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La governance sociale nelle Euroregioni Prof. Andrea Ciampani

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Page 1: La governance sociale nelle Euroregioni Prof. Andrea Ciampani

La governance sociale nelle Euroregioni

Prof. Andrea Ciampani

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Torino 2009

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Titolo XI del trattato di Amsterdam, Politica sociale, istruzione, formazione professionale e gioventù, articoli 137 - 139.

In questo senso appare di assoluto rilievo, in una “avventura, fortunatamente non ancora terminata”, […]

“il Protocollo sociale incluso nel Trattato di Maastricht, che in qualche misura consente alle parti sociali di legiferare”.

Jacques Delors

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“In un mondo così difficile si tratta peraltro di assicurare – lo ribadisco essendo un punto essenziale - la difesa degli interessi morali e materiali dei lavoratori. E’ un obiettivo che va sostenuto politicamente e concretamente, trattandosi di uno dei pilastri di una società di cittadini liberi e responsabili, in una parola della vera democrazia.I politici, come le stesse istituzioni europee, tendono troppo spesso a dimenticarlo. Gli attori sociali […] hanno bisogno di autonomia per negoziare le regole atte a far vivere il mondo del lavoro nella dignità e nella capacità, per ciascuna e per ciascuno, di realizzarsi e di sviluppare la propria personalità.”

Jacques Delors

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Presentazione

1. Alcuni presupposti storici dell’esperienza di governance europea

2. Un’Europa sociale a molteplici livelli e dimensioni e le dinamiche della governance di un mercato interregionale

3. Una considerazione circa la natura e le opportunità della governance europea.

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1. 1 Giulio Pastore, Segretario Generale CISL, ICFTU, TUAC – ERP aprile 1950

Il problema della manodopera in Europa costituisce la questione centrale delle organizzazioni sindacali nazionali: la sua soluzione implica “l’impostazione di una certa politica economica dell’interno di ciascun Paese e l’adozione di determinati rapporti economici dei diversi Paesi fra di loro”.

In tale prospettiva si pone nella metà degli anni Cinquanta, la questione se fosse possibile “pensare una politica di unificazione dell’Europa […] senza la collaborazione dei sindacati operai”, oppure “pensare un movimento sindacale democratico che [fosse] assente dal grande gioco degli ideali e degli interessi, che tendono a fare del nostro continente una nuova identità quanto più possibile omogenea” [1].

[1] Citato in A. Ciampani, La CISL tra integrazione europea e mondializzazione. Profilo storico del sindacato nuovo nelle relazioni internazionali: dalla Conferenza di Londra al trattato di Amsterdam, Roma, Edizioni Lavoro, 2000, p. 38.

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1.2 Articolo 2 del Trattato CECA. La comunità sopranazionale in corso di costituzione si proponeva“di contribuire, in armonia con l’economia generale degli Stati membri e in virtù dell’instaurazione di un mercato comune […] all’espansione economica, all’incremento dell’occupazione e al miglioramento del tenore di vita negli stati membri”. Il raggiungimento di tale obiettivo sarebbe stato conseguito con una “introduzione progressiva di condizioni” che, comunque, dovevano condurre a una “più razionale ripartizione della produzione al livello di produttività più elevato, salvaguardando al tempo stesso la continuità dell'impiego ed evitando il sorgere, nelle economie degli Stati membri, di perturbazioni fondamentali persistenti.”

Articolo 3, comma e). La comunità si impegnava a “promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della manodopera, permettendo la loro parificazione nel progresso, in ciascuna delle due industrie di cui essa ha competenza.”

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1.3 Capo III “Disposizioni economiche e sociali” della CECA.

In esse si prefiguravano processi di consultazione e scambio d’informazioni tra la Comunità e le associazioni di produttori, lavoratori e consumatori (artt. 46-48) e si stabilivano norme per incoraggiare il miglioramento delle condizioni di sicurezza del lavoro (art. 55).

Inoltre, si prevedeva, nel caso di riduzione della manodopera connessa alla costituzione della CECA, l’utilizzo dei fondi dell'Alta Autorità per “programmi di creazione di nuove attività economiche sane che possano assicurare il reimpiego produttivo della manodopera resa disponibile”, per “contribuire al versamento di indennità che permettano alla manodopera di attendere d'essere ricollocata”, per il “finanziamento della rieducazione professionale dei lavoratori condotti a cambiare impiego” (art. 56).

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1.4 Articolo 2 del Trattato CEE.

La nuova Comunità avrebbe dovuto “promuovere”, attraverso il mercato comune e il “graduale riavvicinamento delle politiche economiche degli Stati membri”, uno “sviluppo armonioso delle attività economiche nell’insieme della comunità, un’espansione continua ed equilibrata, una stabilità accresciuta, un miglioramento sempre più rapido del tenore di vita, e più strette relazioni fra gli Stati che ad essa partecipano.”

Titolo III “Politica sociale”. Le “disposizione sociali” previste riguardavano la “necessità di promuovere il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro della manodopera”, consentendo “la loro parificazione nel progresso”, posta l’esigenza nel mercato comune di un “armonizzarsi dei sistemi sociali”, anche grazie a un “riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative” (art. 117).

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1.5 Conferenza tripartita sul Lavoro (1970).

Il Rapporto Werner (1970) riconosce che un ’equilibrio economico e monetario mondiale era raggiungibile soltanto se collegato “alla partecipazione dei diversi gruppi economici e sociali”. Il processo d’integrazione delineato prevedeva il coinvolgimento degli attori sociali per conseguire nel mercato comune “uno sviluppo soddisfacente, un alto livello di occupazione, la stabilità, una riduzione delle disparità regionali e sociali, e la protezione delle condizioni ambientali”, attraverso “l’effetto combinato delle forze di mercato e delle politiche concepite e consapevolmente perseguite dalle autorità responsabili”.Occorreva, perciò, “associare strettamente le parti sociali all’elaborazione e all’applicazione della politica comunitaria per assicurare un migliore successo delle azioni intraprese in comune”.

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1.6 La nascita di una confederazione sindacale europea

La CESL e l’organizzazione europea della CMLfondano nei congressi del 1973 e del 1974 la

Confederazione europea dei sindacati (CES/ETUC).

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1.7 La nascita dei CSIR/IRTUC 1976

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1.8 Il Dialogo sociale di Val Duchesse (1985).

Atto Unico Europeo, art. 118 B. La Commissione assume tra i propri compiti quello di “sviluppare a livello europeo un dialogo tra le parti sociali che possa sfociare, se esse lo ritengono opportuno, in relazioni convenzionali” (1986).

D’intesa con la DGV della Commissione europea, CES/ETUC, CEEP, UNICE si accordano il 31 ottobre 1991 per una modifica dell’articolo 118 del Trattato e lo propongono agli Stati membri della Comunità.

Il contenuto dell’accordo, approvato A Maastricht (1992)come Protocollo sociale, a causa dell’opting out britannico,è inserito nel Trattato di Amsterdam (1997).

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Prima considerazione sul rapporto

attori sociali e integrazione europea :

con più partecipazione

degli attori sociali

più Europa,

con più Europa sociale

più integrazione europea.

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2. 1 Processo di allargamento dell’Unione Europea

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2.2 L’ Europa del GasEuropean Network of Transmission System Operators for Gas ENTSO - G

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2.3 L’Europa transfrontaliera e interregionale

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2.4 Consigli Sindacali Interregionali IRTUC/ETUC (2009)

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2.5 Servizi per l’impiego europeiTransfrontalieri EURES – T (2009)

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2.6 Programmi Interreg IV

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2.7 Instrument Pre-accession Assistance 2007-2013

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2.8 Il profilo istituzionale euroregionale

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2.9 Una integrazione con più livelli e più attori

Processo di integrazione a più livelli:politico (nazionale e internazionale),

economico e sociale.

Processo che coinvolge diversi attori: politici (partiti e governi degli Stati membri), parti sociali (imprese e sindacati dei lavoratori).

Processo che tiene conto della rappresentanza politica, economica e sociale e del grado di interdipendenza dei loro differenti piani d’azione.

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2.10 Prima griglia di elaborazione

Dinamiche storico - sociali riguardanti l’azione di

attori sociali indirizzati alla governance

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a) Questioni relative all’area sociale euroregionale

b) Questioni relative alle origini degli attori sociali ed alla formazione dei loro obiettivi

c) Dinamiche di interdipendenza relative allo sviluppo degli attori sociali nei processi di governance

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2.11 Seconda griglia di elaborazione

Aspetti delle dinamiche

di governance interregionale

cui partecipano gli attori sociali

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a) Aspetti strutturali

b) Aspetti socio-culturali

c) Aspetti relativi al mercato del lavoro

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CONCERTAZIONE

NEGOZIAZIONE

AssociazioniImprenditoriali

Servizi per l’occupazione Attori Istituzionali

MovimentoSindacale

Attori per la governance

del mercato del lavoro

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3.1 Nell’esperienza storica europea appare realizzarsi una governance che si presenta come “un sistema allargato di governo”, che si connota secondo “una modalità di governo, distinta dal modello del controllo gerarchico”, che appare caratterizzata “da un maggior grado di fiducia e cooperazione tra lo Stato e gli attori non - statali, all’interno di reti decisionali miste pubblico - private”. [1]

[1] L. Cedroni, La rappresentanza politica. Teoria e modelli, Milano, Franco Angeli, 2004, p. 161.

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3.2 Nell’esperienza storica europea appare realizzarsi una governance

in cui molteplici partner “per un momento si considerano alla stessa altezza, allo stesso livello”, in una situazione in cui “ognuno cerca di convenire su qualche cosa in piena libertà,” senza attivare azioni finalizzate a realizzare una posizione maggioritaria;

in quel momento prevale “un tentativo di far scaturire qualcosa di comune”, che può concretarsi o meno, fondato sul “merito specifico delle idee di cui ciascuno è capace di farsi portatore.” [1]

[1] Così Mario Romani in un intervento del 1961,ora in A. Ciampani, Il dispiegamento della natura associativa del movimento sindacale per la società contemporanea, in Mario Romani, il sindacalismo libero e la società democratica, a cura di A. Ciampani, Roma, Edizioni Lavoro, 2007, pp. 95-102.

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3.3 La promozione di una governance

del mercato del lavoro transfrontaliero, dunque,

sembra possibile in una prospettiva di dialogo tra le istituzioni politiche e la rappresentanza degli interessi in un peculiare spazio territoriale,

nel contesto di una concertazione

condotta da attori sociali responsabili e partecipativi

a livello regionale e interregionale.

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Seconda considerazione sul rapporto

attori sociali e integrazione europea:

con la governance promossa dall’Europa sociale

si evidenzia una possibile ricomposizione

della frattura storica

tra rivoluzione politica e rivoluzione industriale

all’origine della società contemporanea

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3.4 Quattro elementi in gioco intorno al tema della governance del mercato del lavoro europeo:

Cittadinanza (obiettivo politico). Libertà. Solidarietà. Rappresentanza (riequilibrio sociale).

Loro interazione e possibile risoluzione del loro conflitto (rivoluzione politica e rivoluzione industriale).

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3.5 Quale insegnamento dallo studio dell’esperienza storica europea:

L’Europa sociale è raggiungibile con politiche di cittadinanza? No, a meno che non realizzi un cambiamento della sovranità

politica.

E’ conseguibile con politiche sociali? No, se sono frutto di deliberati validi per tutti, (si torna al caso

precedente).Sì, se sono frutto di governance, iniziativa pubblico – privato

collettiva (come richiesto dal sistema economico-sociale europeo).

E’ realizzabile con accordi tra le parti sociali? Sì, a patto che si sviluppi un sindacalismo europeo ai molteplici livelli

della governance

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3.6 Occorre una piena consapevolezza della realtà socio – economica: importanza degli Osservatori.

Il sindacato, ai suoi molteplici livelli, conosca e prenda atto della realtà economico - sociale

adeguando ad essa la sua azione e i suoi strumenti (ripensando la cultura del lavoro in una dimensione partecipativa);

partendo dall’organizzazione nel posto di lavoro e dalla rappresentanza associativa, sviluppando dimensione confederale nelle categorie, nel sindacato territoriale (interregionale), transnazionale (europeo).

Noi, sindacati europei.

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Corso di Laurea in Scienze Politiche e Internazionali

E’ in questa prospettiva che si richiede

un rinnovamento della cultura europea,

una consapevole responsabilità sociale,

un solidale esercizio di libertà.

Fin d’ora un compito comune.

Grazie