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U l / l t L INTERFERENZA LINGUISTICA E SINTASSI POPOLARE NELLE LETTERE DI UN'EMIGRATA ITALO-ARGENTINA n materiale epistolare analizzato nel seguente articolo l è costituito da 39 let ter e manoscritt e, inviate ad una sorella r esidente in Italia durante un periodo di sedici anni (1970-1986), da Maria D., originaria della pr o- vincia di Chiet i ed emigrata ventiduenne in Argentina nell'ultimo dop o- guerra. La scrivente è in poss esso della licenza istruzione el ementare, conseguita in Ital ia. Rimasta vedova nel 1970, vive a Buenos Aires dove svolge mestiere di sarta. Le lettere, pur nella loro atipicità 2 ris פtto ai testi « canonici » di ita- ano popolare, o forse proprio a causa di essa, sono parse meritevoli di esame linguistico. La storia ste ssa della scrivente mette in luce le divers e influen- ze, esercitate sulla sua competenza dias istematica, dall'influs so incrociato di dialetto, italiano e spagnolo. Il lavoro si articolerà quindi in due parti ben distinte. Nella prima, si prenderanno in esame le diverse s edimentazioni stratificates i nella lin- gua della scrivente; nella seconda, si indagheranno - sempre nel quadro di questa part icolare fattispecie « triglott ica » ma con un più alto coeffi- ciente d i generalizzabilità dei tratti sin tat tico- testuali rilevati - i procedi- menti di organizzazione del discorso t ipic i della scrittura popolare, che af- fondano le proprie radici da un lato nelle modalità del parlato, dall'altro in un comples so intreccio di forme auliche e costrutti arcaici, derivanti da un precario contatt o c on la cultura scritt a, in una tensione dialett ica tut- t' altro che risolta. l T ratto dalla rielaborazione della mia tesi di laurea, discussa con il prof. Luca Serianni presso l'Università « Sapienza» di Roma e contenente, tra l' altro, l'edizione delle lettere. Nell'allegazione di passi dalle lettere rispetto, come è ovvio, tutte le caratteristiche dell'origina- le (grafia, interpunzione, uso delle maiuscole ecc.). 2 L'atipicità non riguarda il genere, ché infatti la gran p arte dei testi di italiano popolare finora stiati è costituita proprio da lettere di semicolti, ma la particolare situazione di « tri- glossia >> in cui si trova la scrivente.

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INTERFERENZA LINGUISTICA E SINTASSI POPOLARE NELLE LETTERE DI UN'EMIGRATA ITALO-ARGENTINA

n materiale epistolare analizzato nel seguente articolo l è costituito da 39 lettere manoscritte, inviate ad una sorella residente in Italia durante un periodo di sedici anni (1970-1986), da Maria D., originaria della pro­vincia di Chieti ed emigrata ventiduenne in Argentina nell 'ultimo dopo­guerra . La scrivente è in possesso della licenza di istruzione elementare , conseguita in Italia . Rimasta vedova nel 1970, vive a Buenos Aires dove svolge il mestiere di sarta.

Le lettere, pur nella loro atipicità 2 rispetto ai testi « canonici » di ita­liano popolare, o forse proprio a causa di essa, sono parse meritevoli di esame linguistico . La storia stessa della scrivente mette in luce le diverse influen­ze, esercitate sulla sua competenza diasistematica, dall' influsso incrociato di dialetto, italiano e spagnolo .

Il lavoro si articolerà quindi in due parti ben distinte . Nella prima, si prenderanno in esame le diverse sedimentazioni stratificatesi nella lin­gua della scrivente; nella seconda, si indagheranno - sempre nel quadro di questa particolare fattispecie « triglottica » ma con un più alto coeffi­ciente di generalizzabilità dei tratti sin tattico-testuali rilevati - i procedi­menti di organizzazione del discorso tipici della scrittura popolare, che af­fondano le proprie radici da un lato nelle modalità del parlato, dall ' altro in un complesso intreccio di forme auliche e costrutti arcaici, derivanti da un precario contatto con la cultura scritta, in una tensione dialettica tut­t ' altro che risolta.

l T ratto dalla rielaborazione della mia tesi di laurea, discussa con i l prof. Luca Serianni presso l 'Università «La Sapienza» di Roma e contenente, tra l'altro, l'edizione delle lettere. Nell'allegazione di passi dalle lettere rispetto, come è ovvio, tutte le caratteristiche dell'origina­le (grafia, interpunzione, uso delle maiuscole ecc.).

2 L'atipicità non riguarda il genere, ché infatti la gran p arte dei testi di italiano popolare finora studiati è costituita proprio da lettere di semicolti, ma la particolare situazione di « tri­glossia >> in cui si trova la scrivente.

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416 MASSIMO PALERMO

I. l Il ruolo dell'interferenza linguistica: il « cocoliche » 1

Di grande utilità ai fini di una valutazione della presenza di spagnoli­smi nelle lettere di Maria risultano i numerosi studi dedicati da Meo Zi­lio4 , nel corso degli anni '50, al problema delle interferenze fra italiano e spagnolo presenti nel « cocoliche » 5, la lingua mista degli emigrati ita­liani nella zona rioplatense . Tale p arlata, apparentemente raccostabile, al­meno per le motivazioni che ne hanno determinata la nascita, alla fenome­nologia delle lingue pidgin, presenta in realtà rispetto ad esse delle diffe­renze non marginali .

Innanzitutto le lingue pidgin sono di solito caratterizzate da un rap­porto netto di subalternità fra un idioma dominante, a cui bisogna ade­guarsi, e uno indigeno, di prestigio scarso o nullo, mentre nel caso dell 'e­migrazione italiana in Argentina la differenza sociale (anche per l' inesistenza di conflitti razziali) è molto meno marcata 6; in secondo luogo perché le « lingue di emergenza » nascono dall ' impossibilità totale di comprendersi parlando i rispettivi idiomi, mentre la stretta parentela esistente fra italia­no e spagnolo garantisce un' almeno parziale possibilità di comunicazione . Di conseguenza il cocoliche presenta delle differenze interne rispetto alle lingue pidgin (il sistema flessionale rimane completo , sono ridotti i processi di semplificazione stricto sensu 7 ecc . ) e mantiene un'elevata fluidità che non consente, a rigore , d i parlare di terza lingua accanto a italiano e spa­gnolo 8. Tuttavia, proprio a causa della vicinanza linguistica fra i due si­stemi, il cocoliche offre un vasto campionario di incroci, interferenze, cal­chi semantici e sintattici, presenti inevitabilmente in tutte le situazioni di contatto interlinguistico . Di essi cercherò ora di offrire un seppur schema-tico quadro .

·

I.2 Grafia e fonologia Un discorso esauriente sui mutamenti indotti nel sistema fonologico

della lingua madre dalla trentennale presenza in Argentina e, viceversa, sulla semplificazione di quei fonemi spagnoli che non sono presenti in italiano richiederebbe del materiale orale . In questa sede mi limiterò ad osservare alcuni casi di adattamenti grafici 'significativi' .

3 Si ringraziano i dottori Davi d Urman e Agustin Cortés, lettori di spagnolo presso il Di­partimento di Studi Romanzi dell'Università « La Sapienza >> di Roma, per i preziosi consigli,

4 1 955; 1 955•; 1955b; 1956; 1 956•. 5 Il termine, come è noto, deriva dalla spagnolizzazione di cocolicchio, vera e propria ma­

schera del teatro popolare argentino, rappresentante un immigrato calabrese ridicolizzato per i goffi modi di esprimersi e comportarsi.

6 Non è da sottovalutare, inoltre, l'incidenza numerica dell'emigrazione itala-argentina. 7 Che poi la varietà popolare di italiano presenti a sua volta fenomeni di semplificazione

linguistica, come ha egregiamente dimostrato Berruto ( 1983), è altro discorso. 8 Cfr. le osservazioni in merito di Meo Zilio (1955 pp . 16- 1 9) e Giunchi ( 1986 pp.

129-13 1 ).

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È il caso di arriva 'sopra, alle spalle di' (« l'oro vivono arriva del' al­tri »; sp . arriba); govierno (sp . gobierno) ; vili 'bile ' ( sp . bilis) , in cui si rende con « v » la fricativa bilabiale / (3/, o di targhetta 'cartolina illustrata' (sp . tarjeta); cubilarsi 'andare in pensione' (sp . jubilarse) in cui si rende, attra­verso l 'occlusi va corrispondente , la fricativa velare sorda .

Interessanti perché testimoniano un tipico tratto fonetico argentino (il yeismo, ossia la sostituzione della laterale palatale castigliana /'A/ con la fricativa palatale sonora /3/) le forme seggio 'capsula medicinale ' (sp . sel­lo); piandigia 'soletta' ( sp . plantilla) in cui non è d a escludere un ulteriore passaggio da /3/ a /d3/, per influsso, questa volta, del dialetto abruzzese.

Le forme reazzionare 'reagire' (sp . reaccionar); dozzena (sp . docena); soluzionare 'risolvere' (sp. solucionar) , sono evidenti italianizzazioni grafi­che che testimoniano la pronuncia affricata della sibilante alveolare (che in Sudamerica sostituisce la fricativa interdentale /8/ del castigliano) .

Adattamenti esclusivamente grafici saranno invece ciurro 'l;:?i�t{;ç:ca ?,l­la brace ' (sp . churro); luccia 'lotta' (sp . lucha); pachette 'pacchetto' (sp . pa­quete); attacche (sp . ataque); carigno 'affetto ' (sp . carino) .

I.3 Moifosintassi Più d'uno dei tratti morfosintattici rilevati da Meo Zilio nel cocoli­

che rioplatense e presenti nelle lettere appartengono anche all'italiano po­polare . Questa coincidenza non è certo inaspettata e , fra l ' altro , conferma la validità della categoria dell' ortopopolare proposta a suo tempo da Cor­telazzo 9. La tendenza comune agisce verso la semplificazione del sistema (analogie nelle desinenze sostantivali indicanti genere e numero, perdita dei casi obliqui di che relativo, uso avverbiale degli aggettivi) anche se non sono da trascurare costruzioni pleonastiche o comunque sovrabbondanti. Non è agevole , nel caso di tratti compresenti nel dialetto , nello spagnolo e nell ' italiano popolare determinare quale varietà del repertorio della scri­vente abbia esercitato l ' influsso principale . ·

Per quanto riguarda l e confusioni nel genere e nel numero bisognerà ricordare che il problema nel nostro caso è pressoché inestricabile poiché sulle vocali finali agiscono contemporaneamente la tendenza alla restitu­zione arbitraria dovuta al sostrato dialettale e l ' interferenza fra italiano e spagnolo . Sembra siano da attribuire all' influenza spagnola alcuni maschili singolari in -e (pachette 'pacchetto' ; bommercate 'a buon mercato'; attacche 'attacco' ) e le varie occorrenze di problema con valore plurale (sp . problemas) .

Un tratto morfologico rìferibile allo spagnolo è la proliferazione di ele-

9 1972 p. 131.

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menti prostetici semanticamente deboli , sia di fronte a sostantivi (estudio, espasmo), sia con i verbi (anche quando la prefissazione non trova appog­gio nel corrispondente spagnolo) 10: ripentirsi ' pentirsi' (sp. arrepentirse) ri­mandare 'mandare' (sp . mandar); riportare ' portare ' (sp . reportarma in altro significato) ; risposarsi ' sposarsi' (sp. dese()�t�.rst; con scambio di prefisso do­vuto forse a tendenza ipercorrettisfica nei confronti del prefisso des- assai più comune in spagnolo) ; ripensare 'pensare' (sp. pensar).

Anche il sistema pronominale risulta influenzato dallo spagnolo ; ri­cordo qui l 'uso dei pronomi atoni se, me e la loro combinazione in un ordi­ne diverso da quello italiano (già se me [mi si] stanno normalizzando tutto; non appena se le chiude [le si chiudono] bene le ferite; la vili se me ne [mi se ne] andava tutto nel sangue).

L'uso di che relativo anche nei casi obliqui, così diffuso nell ' italiano popolare, può essere stato rafforzato dal corrispondente uso dello sp . quien.

Sul fronte della sintassi del verbo incontriamo alcuni casi interessanti di accordo fra dialetto e spagnolo contro l ' italiano . In primo luogo la sosti­tuzione dell ' auisiliare essere con avere, particolarmente compatta nel caso dei riflessivi (mi avevo messa contenda; mi ho preso; gli avrebbe piaciuto; aver tornato al matrimonio) ; inoltre l 'uso di tenere nel significato di avere (devi tenere pazienza; tengo molto desiderio di vedere il cugino Antonio) e di stare per essere (stava [stavo] anemica; sto ripendita [pentita]) . Molto diffusa an­che la costruzione preposizionale dell ' oggetto diretto animato, presente in particolare con i verbi conoscere, piangere, ringraziare, salutare, vedere.

Interamente di origine spagnola è invece l ' imperativo negativo di se­conda persona singolare costruito con un modo finito 11: (non parli con nes­suno; non di niente a nessuno; non pensi a male di ciò che ti scrivo) .

Per quel che riguarda l ' imperativo affermativo sono da segnalare i nu­merosi casi di seconda persona singolare in -i nei verbi della prima coniu­gazione (cerchi di aiutarti molto; scusi molto se non ho scritto prima; parli con un avvocato) . Si tratta probabilmente, sia per le forme affermative, sia per quelle negative, della desinenza della seconda e della terza coniugazio­ne penetrata per analogia nei verbi della prima . L'abruzzese odierno pre­senta le forme con vocale indistinta, ma l ' avvenuta metafonesi in forme come aspitto (Rohlfs 1968 par . 605) testimonia che all ' attuale vocale indi­stinta corrisponde un' antica -i recuperata, per così dire, nella sua qualità di« vocale profonda » nelle forme italianizzate. Non è da escludere comun­que l ' ipotesi che si tratti della corrispondente forma dell ' indicativo

IO L'abuso di questo tratto è caratteristico del cocoliche. Cfr. Meo zilio 1 955b p. 1 15. 11 Per lo spagnolo è il congiuntivo.

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presente (o, meno probabilmente, del congiuntivo) usata per esprimere la volizione propria dell ' imperativo .

Particolarmente complessa si presenta la casistica degli scambi di pre­posizione . Mi limiterò qui a citare i casi attribuibili all ' influenza del mo­dello spagnolo, ricordando comunque l ' ampia diffusione di questo t ratto in tutte le varietà non standard d' italiano 12:

- « a » al posto di « da » nei complementi di moto a luogo : Olga ieri lo riportata al dottore;

- « di » al posto di « per » in proposizioni finali : ciò molto poco tenz_ po di scrivere; non ho più forza di fare tutto;

- « di » al posto di « da » nei complementi di tempo (adattamento dello sp . desde): del mese di dicembre che ho incominciato un'altra volta con Olga;

- « per » al posto di « da » o « per mezzo di » (sp. por): te lo /arò sa­pere per Mariella;

- « dentro » al posto di « fra » o « entro » (sp . entre): dentro di un anno; dentro il mese di ottobre.

Sono da registrare inoltre delle costruzioni con infinito apreposizio-nale, regolari nelle corrispondenti frasi spagnole :

l) M i manca terminare la successione. 2) Se Olga continu a andare b ene. 3) Se sto b ene in salute penso farmi un viaggio co n Olga. 4) N ecessita mo lto, fare in questo mo mendo un viaggio con Olga. 5) Spero po terti mandare l a procura. 6) Ti ripeto informarti bene che d ocumend o ci vuo le.

C 'è da notare che le frasi 3 e 5 sarebbero varianti possibili anche 10 italiano 13 .

Per quanto riguarda l ' uso avverbiale di aggettivi ci troviamo di fronte

ad una triplice compresenza del tratto nel dialetto, nell ' italiano popolare e nello spagnolo . Ecco alcune occorrenze del fenomeno:

7) Ho trovato un professore che me lo sta curando mol to b uo no. 8) Il risultato v a migliore. 9) Qui in questo mo mend o si vive un po difficile.

10) Segreto ho saputo ch e lu i è venuto qui per curarsi.

12 Oltre alla più volte ricordata presenza nell'italiano popolare, basti pensare alla diffu­sione di questo tipo di errore negli elaborati scolastici.

13 Nell ' italiano antico la costruzione apreposizionale dell'infinito dopo i vei'ba putandi et declarandi era assai più comune che oggi. Dal punto di vista diatopico l'area romanza conosce forti v ariazioni nella realizzazione di questo costrutto: in spagnolo la costruzione con 0 è la norma (anche con altre categorie di verbi reggenti), mentre in italiano tende progressivamente a ridursi. Su ciò v. l 'esauriente lavoro della Skytte ( 1983 pp. 1 15- 1 74).

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11) Deve e ssere conte nto pensa ndo che ha vissuto sano a sta [fino a] quella età .

12) Ca da uno c onsiglia distindo che ]'altro.

Interessante anche il caso inverso in :

13) Sto passa ndo un momend o molto male.

Ricordiamo infine un tratto, anch'esso rilevato da Meo Zilio, consi­stente nella soppressione della seconda preposizione quando si susseguono due sintagmi preposizionali coordinati (o, nel caso di 17, in correlazione con un pronome obliquo precedente):

14) Aspetto notiz ie vostre baci a te d a parte mia e Olga . 15) G li darai molti baci da parte mia e Olga. 16) Mi sono piaciute sia a me come Olga. 17) Se lo vedi gli da rai saluti co me pure Angioina.

I.4 Lessico14 Assai varia e articolata è la presenza di spagnolismi lessicali . Raramente

si riscontrano esempi di parole prese di peso dallo spagnolo e introdotte nelle lettere (besos 'baci' ottuve 'ottenni' sp . obtuve) e poche altre) . Più fre­quenti sono i casi di italianizzazione morfologica (disprezza 'insulti, offese' < desprecios, buscare 'cercare' < buscar, invitazione 'invito' < invitacion ecc . ) come si osserva anche nell ' adattamento dei prefissi (disfogarsi < de­sfogarse, ripentirsi < arrepentirse ecc . ) . In alcuni casi si creano fenomeni di incrocio fra una parola italiana e il corrispondente spagnolo (abastande da abbastanza x bastante, a gradire da gradire x agradar, norde da nord x norte ecc . ) .

Particolarmente insidiosi per lo scrivente poco colto sono i cosiddetti « falsi amici » (o paronimi), ossia quelle parole formalmente uguali o molto simili ma usate nelle due lingue con significati diversi . Ne derivano nume­rosi esempi di risemantizzazione : adorno nel significato di « ornamento », a parte 'inoltre' (sp. aparte), calore 'caldo' , (sp. calar), guidare 'accudire' (sp. cuidar), mentre 'nel frattempo' (sp. mientras), passeggiare 'fare una vacanza' (nella frase « è venuto in Italia a passeggiare » sp. pasear), tuttavia 'ancora' ( sp . todavia) .

Altre volte la scrivente « traduce » espressioni idiomatiche spagnole come darse cuenta (che diventa darsi conto « rendersi conto ») , salir a flote

14 Fonti: Abad De Santillan ( 1976); D.R.A.E; G.R.A.E; Meo Zilio (1955•); Moliner ( 1967).

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(uscire a flotta« farcela appena »), me habia puesto verde (mi ero messa [ero diventata] color verde).

La presenza di spagnolismi nelle lettere è comprensibilmente molto alta; a quelli già citati si possono aggiungere infatti15:

aguandare 'sopportare' (sp. aguantar), ande 'prima' (sp. ante), a sta 'fi­no a' (sp. hasta), banco 'banca', cada 'ogni', ciurro bavaro (nella frase «A Bruno lo visto nelle foto [ ... ] digli che sta molto bello, sta un ciurro bava­ro »; l'espressione è un'alterazione di churro barbaro; churro è la forma ab­breviata di churrasco 'bistecca alla brace' ed indica metaforicamente una persona di bell'aspetto, barbaro è un elemento intensificativo assai usato nel cocoliche 16; 'sta un ciurro bavaro' vale quindi 'ha un aspetto molto bello'), conformarsi 'accontentarsi' (sp. conformarse), conoscere (usato asso­lutamente nel senso di 'visitare'; sp. conocer, in quest'accezione solo in Ar­gentina), departamento 'appartamento' (sp. departamento), si disconpuse 'si sentì male' (sp. descomponerse, propriamente 'alterarsi', usato nell' accezio­ne medica in Argentina), disfruttare 'fruire di' (sp. disfrutar), entre 'fra', for­ma 'maniera di comportarsi' (nella frase « non cio altra forma che rasse­gnarmi al destino»), guasto/guastare 'spesa, spendere' (calco semantico del­l'it. guastare sullo sp. gastar), incondrare 'trovare' (nella frase «per il mo­mendo sta molto meglio il dottore la incondra bene», sp. encontrar), inter­nare 'ricoverare' (sp. internar), maggioria 'maggior parte' (sp. mayoria), men­suale/mensualmente 'mensile, mensilmente' (sp. mensual), mercaderia 'mer­canzia' (il termine è usato in Spagna soprattutto riferendosi ad epoche pas­sate 17, mentre è di uso corrente in Argentina), ne 'neanche' (nella frase

« a volte non ho voglia ne di farmi da mancciare ») , passare 'succedere' (sp. pasar), p i letta 'piscina' (il termine è usato in quest'accezione solo in Suda­medea, mentre in sp. pileta indica l'acquasantiera o un serbatoio per la rac­colta delle acque piovane 18) , pindare 'pitturare' (sp. pintar), precisare 'ab­bisognare' (sp. precisar), ricorrere 'darsi da fare' (sp. recorrer 'andare in gi­ro'), rivisare bene 'trovare in buone condizioni' (nella frase« il dottore lo ha rivisato bene», sp. revisar), salire 'riuscire' (accezione poco usata dello sp. salir), suero 'sangue' (in sp. il termine non indica propriamente il san­gue ma il siero), tan poco 'neppure' (sp. tampoco) , tenere pago 'aver pagato' (la forma forte del participio è usata in sp. solo nell'espressione« tener al­go pago »), frastorno 'frastorno, scombussolamento', trattarsi 'riguardarsi' (sp. tratarse), venda 'vendita' (sp. venta), volvere 'tornare' (sp. volver).

15 I verbi sono citati all'infinito, a meno che non compaiano nelle lettere con la desinenza spagnola.

16 Cfr. Meo Zilio (19)5• p. 54).

17 Cfr. Moliner (1967 p. 396).

18 Cfr. Moliner (1967 p. 741); Abad De Santillàn (1976 p. 648).

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II. l Deissi e organizzazione sintattica _

Divenute uno dei punti chiave nell'àmbito degli studi di linguisti�a testuale, le modalità di riferimento deittico endoforico ed esoforico 19 ri­vestono altresì una notevole importanza nell'analisi dei testi popolari 20, in quanto permettono di verificare quelle strategie di coesione testuale che, supplendo ai frequenti collassi del livello micro-sintattico, contribuiscono in qualche modo a conferire alla scrittura dei semicolti un sufficiente gra­do di efficacia comunicativa.

La pro-forma usata con maggior disinvoltura nelle lettere è l'indefini­to tutto. L'uso di questo termine presenta delle differenze rispetto allo si:an­dard. Spesso esso è preposto al verbo di cui è soggetto o complemento:

18) Però le cure mi stanno co stand o mo lto e tutto deve uscire co l mio lavoro .

19) Co me vedi i n tutto son o sola.

e c'è la tendenza ad un suo uso indeclinabile:

20) Mi fa tutto le co se d i casa meno che il mangiare. 21) Per graz ia di Dio tutto so no riuscite b ene.

È interessante notare l'analogia fra queste anticipazioni e le anticipa­zioni di molto e di alcuni avverbi temporali come sempre e spesso 21:

22) Co sì ti dico che molto con lui no n ho parlato . 23) C ara so rella se Olga co ntinua and are b ene penso poterlo po rtar e in

I talia sempre qu ando parliamo mi dic e c he deve venire a co no sc ere a Bruno e Gian ni.

24) Graz ie a Dio sto megl io spesso mi sto fac endo an alisi di san gue. 25) Parlando con Gio vina, mi ha detto c he ha ricevuto una tua lettera

d ove è rimasta mo lto co ntenda dopo di tando tempo vedere u n tuo scritto.

L'anticipazione e l'invariabilità morfologica possono far pensare ad un uso avverbiale di tutto. Il termine sarebbe cioè accostato, nella coscien­za linguistica della scrivente, ad alcune classi di avverbi (una certa importan-

19 L'impalcatura terminologica di questa seconda parte e la stessa definizione di deissi si rifanno ai lavori di Dressler ( 1974), Sornicola ( 198 1 ), Vanelli ( 198 1 ).

20 La linguistica del testo si è infatti finora occupata principalmente di lingua letteraria o, comunque, di italiano standard.

21 Il fenomeno potrebbe rientrare nel quadro delle anticipazioni enfatiChe così frequenti nei testi vicini al parlato. Trattandosi di elementi avverbiali sarebbe tuttavia interessante rileva­re se, e in che modo, questi mutamenti d'ordine ne modifichino il dominio linguistico. Sul pro­blema cfr, per quanto rigaurda l'italiano standard, Pecoraro-Pisacane (1984).

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za può rivestire anche la contiguità semantica con molto e, per altri aspet­ti, con sempre che indica, per dir così, un tutto temporale) e di conseguenza sarebbe costruito allo stesso modo.

Per quanto riguarda la funzione sostitutiva andrà notato che tutto può essere usato come « termine di comodo » per riprendere lunghi elenchi di fatti e circostanze dati per presupposti o già menzionati in un intorno più o meno ampio di testo. Ciò spiega a mio avviso il valore anaforico « am­pio »di tutto in alcune frasi. Ad es. in 18 il riferimento è all'intero perio­do, iniziato precedentemente con l'accenno alle spese mediche sostenute per la figlia, ma riprende allo stesso tempo il macroargomento che domina fin dall'inizio la lettera (spese eccessive ---jo sovraccarico di lavoro).

Vediamo ora il seguente brano:

26) Cara sorell a anche a me tutto mi va mal e a riguardo gl i inq uil ini mi ho fatto mol to cattivo sangue, sto con più d i un avvocato e Giusto in quando mi stavano aiutand o si è precipitato tutto, l e l eggi stanno mal e, i trib unal i non l avo rano, non si sa l e l egge nuove che vengono , do un inq uilino e quasi un anno che no n paga sto in causa spero che tutto si aggiustano.

Come si vede il tutto dell'ultima riga ha una doppia possibilità di rife­rimento: da un lato richiama il tutto iniziale (e si crea così un riferimento a circuito chiuso fra il primo termine cataforico e il secondo anaforico), dall'altro si riferisce complessivamente al brano citato dove vengono spie­gati i motivi per cui le cose non stanno andando bene. Questa porzione di testo viene così ad essere incorniciata da una prima pro-forma che intro­duce l'argomento ed una seconda che lo riprende per tirarne le somme.

Il riferimento può anche riguardare quello che potremmo definire il « cotesto diacronico », intendendo con questa espressione l'insieme della corrispondenza epistolare tra le sorelle 22, che può a buon diritto essere considerato un « prima » t�stuale alla stregua di ciò che materialmente pre­cede nella stessa lettera. E il caso delle seguenti frasi:

26) E quando [q uanto] tu mi dice di te ti comprendo tutto. 27) Gl i anni mi passano vol ando sol a lucciando con Olga è [e] con tutto

co me ti feci capire anch e a te. ·

28) Come sempre ti ho scritto che vogl io tornare un tempo se Iddio mi aiuta co n Ol ga ·in Ital ia.

22 A un livello più generale il termine può estendersi fino a còllidere con l'insieme delle conoscenze extralinguistiche comuni. Del resto già in V anelli (1981) è presente la consapevolez­za della non totale complementarità tra rinvii deittici contestuali e cotestuali. Nel nostro caso tuttavia la situazione è più facilmente schematizzabile perché la possibilità di scambio di infor­mazioni fra le sorelle è quasi esclusivamente limitata alla corrispondenza.

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in cui ci si riferisce evidentemente a materiale epistolare che noi non pos ­sediamo e che viene assunto a cotesto .

Probabilmente è la s tessa natura semantica dell'indefinito tutto a fa­vorire questi fenomeni di riferimento ampio, inseribili nel quadro più ge­nerale delle relazioni di coreferenza plurivoca, che caratterizzano tanto il parlato quanto i testi scritti scarsamente elaborati .

Un altro elemento riferibile a segmenti di testo di lunghezza assai va­riabile è cosz' 23• Vediamo ne alcuni esempi:

29) L'altro gio rno è venu ta M ariella è stata co n me due g iorni e così manda mo lti salu ti a Bru no .

30) A riguardo del docu mendo c he mi c erc hi pensavo fartelo avere den­tro il mese di ottobre a nome tuo, a parte anche qu a tutta via manc a per no rmalizz arsi le c ose, c redo ch e voi lo sapete più di no i, e io ne­c essito per farlo perc he tutto anno aumendate così non appena posso te lo mand o.

31) I eri per telefo no mi h a parlato M aria di G ernesia e così mi ha detto .

Come si vede così svolge una funzione al limite fra quella del dimostrativo anaforico e del connettivo transfrastico . Particolarmente fruibile risulta come connettivo « multiuso » proprio perché può affondare le radici in ampi brani di testo e al contempo servire da appoggio per l'ulteriore sequenza testuale secondo lo schema di progressione semantica base + sviluppo 24 •

Interessante la frase 31, per più di un aspetto ricollegabile ai casi di sìpleonastico e paraipotattico rilevati da Durante ( 1981 p . 1 1 5) nell'italia­

no antico (e precisamente nel « Tristano Riccardiano » ed in una lettera mercantile senese del1260), su cui l'autore si fonda per dimostrare l'ostili­tà del discorso antico per le strutture giustappositive.

I dimostrativi sono usati cataforicamente più spesso che nella lingua standard:

32) Quello che ho avu to incominc iando l' anno nuovo anno aum endato un po gli. affitti.

33) Quello che ho sentito molto la morte di tua suo cera. 34) Spero di tener fortuna in questo penso c omperarmi una c asa più

pic cola. 35) C ara so rella non so q uando finisce per me tutto ciò c he sto sacrifi­

c andomi per Olga senz a un appoggio d i nessu no. 36) E [è] proprio spec ializz ato di ciò la malattia d i G iovina.

23 Evito per comodità di darne una definizione categoriale (avverbio? congiunzione? di­mostrativo?) che sarebbe inevitabilmente vanificata dall'analisi che seguirà. La polifunzionalità di così è peraltro registrata anche da Rohlfs (196 9 S 946).

24 Si tratta dello schema che caratterizza la prosa volgare, progressiva e discendente, in opposizione a quella latina (classica), regressiva e ascendente. Sul piano sintattico-tipologico le due strategie corrispondono rispettivamente all'ordine determinato + determinante e determi­nante + determinato. Cfr. in merito Durante (198 1).

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Nelle frasi 3 2 e 3 3 il dimostrativo sembra assumere la funzione di intro­duttore, semanticamente debole , della sequenza succes siva . In 35 è da ri­scontrare l 'uso sia anaforico che cataforico di ciò. Probabilmente il dimo­strativo è stato inserito per richiamare il già detto, ma il riferimento de­v ' essere sembrato troppo lontano o troppo vago, così che si è sentita la necessità di glos sarlo con una formula riassuntiva .

Passiamo ora all 'esame di altri due tratti che, insieme al maggiore uso dei pronomi tonici soggetto 25, caratterizzano in senso affettivo la sintassi delle lettere . Il primo riguarda i casi di« accumulo di deissi », di cui darò alcuni esempi più significativi:

3 7) Qua lsiasi che ti necessita mi scrivi così te lo ma ndo io di qui per via a erea che qui costano mo lto meno che in Italia.

38) Da te a spetto tue notiz ie spero che stai b ene, anch'io avrei piacere di sta re più vicino a te.

39) C ara sorella qu ello che sempre ti h o scritto se vu oi curarti e sta re un po tranquilla chiud ere gli o cchi e senza pensare che ai paura fa rti un via ggio qui in Argentina quello che tu gua sti è solo il via ggio qui con me sta ra i b ene.

Come si vede, gli elementi deittici sono soprattutto esoforici (partecipanti e luoghi dello scambio linguistico) . Bisogna a questo punto sottolineare una differenza fra la funzione di questo tipo di deissi nel parlato, che potremmo latamente definire« fatica », nel senso che , contestualizzando il segno lin­guistico, garantisce la continua attivazione del canale e la prosecuzione del messaggio, e nelle lettere che, per quanto raccostabili al parlato sono pur sempre qualcosa di diverso, soprattutto sul piano pragmatico .

Nelle lettere mi pare, infatti, che gli accumuli deittici, svolgano prin­cipalmente una funzione di rinforzo del legame affettivo. I deittici, come ho già detto , sono soprattutto esoforici (io, tu, qui, in Italia) e servono ad « uscire » il più possibile dal testo 26, che è sì, nel nostro caso, strumento per il mantenimento dei contatti fra le sorelle , ma è allo stesso tempo un diaframma, un filtro rispetto alla possibilità di una comunicazione diretta e immediata.

L'altro tratto che riferirei alla componente empatica è quello che le grammatiche tradizionali definiscono« dativo etico » e di cui si può riscon-

25 Non mi soffermo su tale caratteristica, già ampiamente studiata nell'ambito della sin­tassi orale. Cfr, ad es., le considerazioni di Berruto (1985 p. 124-6).

26 O, se si vuole, costituiscono una sorta di puntelli per ancorare meglio l'enunciato alla situazione extralinguistica.

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trare un uso davvero abbondante . Eccone alcune occorrenze, a titolo pura­mente esemplificativo :

40) M i ha avuti più di una convulsio ne. 41) Mi deve anc ora migliorare. 42) M i darai anche saluti e un b acio a Neddina. 4 3) Devi tenermi un po d i paz ienz a.

Il tratto potrebbe in parte essere ricondotto al sostrato dialettale, in cui si ha una maggiore incidenza di verbi pronominali, ma la sua funzione affettiva all'interno delle lettere mi sembra rimanere indubbia 27•

Le relazioni di coreferenza, oltre che alla pronominalizzazione e alle altre forme sostitutive fin qui osservate, possono essere affidate alla ripeti­zione dell'elemento che si vuole riprendere o alla sua parafrasi. Quest'ulti­ma operazione connota in genere testi con un discreto livello di elabora­zione ed è dunque scarsamente presente nelle lettere . La si ritrova perlo­più in situazioni « cristallizzate », come l'alternanza lettera/scritto o nella serie parlare/dare notizie:

44) C ara sorella a fine di gennaio h o ricevuto una tua lettera e sai che a me fa piacere ricevere un tuo scritto.

45) M i ha parlato chiaro, mi ha detto di andare al Console italiano. 46) C i anno parlati mo lto b ene di voi e per noi e una grand e soddisfaz io­

ne, delle notizie che ci anno dati d i voi tutti.

Significativo mi sembra inoltre l'uso delle ripetizioni nel seguente brano:

47) C ara sorella c ome tu mi scrivi del documendo per poter vendere, an­che qua il consolato I taliano mi a detto che c on una procura generale tu puoi vendere, però datosi io avevo fatto la procura a nome d i Atti­lio, e la unica so luz ione rifare una procura generale a nome tuo e puoi fare è disfare con la parte mia quello c he vuoi, però è raro che non sai il numero del titolo di proprietà a parte devi stare di accordo a P ietro e Giovinà per vendere o meglio dire prima ti d evi informare d a un notai o c ome fate le quattro parte per vendere, tu devi sapere quale è la parte mia e quale la parte tua, perciò che dovevate f are la suddivisione è cosl sapend o quale era la parte mia e quale la tua con la procura po tevi vendere cred o ch e mi spiego bene devi tu parla­re con un n otaio e vedere che ti cerca per vendere se solo che ti cerca una procura, vad o al C onsole e te la mando.

27 Chiappelli (1954 p. 5) riferisce questi e altri costrutti pronominali ai casi di « a�ar�e­nenza somatologica » effettiva (parti del corpo) o metonimica (in senso jakobsoniano): vestlarw, oggetti posseduti ecc. E facile adattare questa osservazione ai nostri esempi, in cui il soggetto è la scrivente stessa, la figlia, o altra persona o circostanza a lei particolarmente cara.

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Data la delicatezza della materia e la necessità di essere compresa perfetta­mente, la scrivente indugia sulla ripetizione dei termini chiave del discor­so : vendere è ripetuto sei volte e parafrasato dall'espressione « puoi fare e disfare con la parte mia quello che vuoi », procura ricorre cinque volte ed è p arafrasato da documendo e così via . Prescindendo dal diverso grado di efficacia comunicativa, mi sembra che questo atteggiamento risponda alle stesse esigenze di chiarezza ed esplicitezza che nel linguaggio burocra­tico motivano l'ossessiva ripresa anaforica dei dati salienti di una dichiara­zione, di una denuncia o altro attraverso le espressioni il sottoscritto, detto (ufficio) e simili .

II .2 Alcuni sviluppi coordinativi Affermare che nelle lettere l'andamento para tattico prevale su quello

ipotattico sarebbe una semplice conferma di quel che è già saldamente ac­quisito dagli s tudi sulla lingua popolare . Cercherò dunque di prendere in esame alcuni esempi di coordinazione in qualche modo « deviante » dalla norma.

Nelle lettere assis tiamo ad un sovraccarico di valori coordinativi sulla e, la congiunzione coordinativa di più alta frequenza, abitualmente usata soltanto per rapporti copulativi. Possiamo a buon diritto , in analogia con quanto avviene nel campo della subordinazione con la fenomenologia del che polivalente, e come risulta dai seguenti esempi, parlare di un e« coor­dinatore generico »:

48) L'altro giorno sono stata di nuovo al console Italiano per molti pro­b lema che sto passando a riguardo gli inquilini e non mi danno nes­sun a iuto.

In questo caso l'e ha valore avversativo rispetto alla protasi, costituita dal gruppo causale + relativa. L'e può anche assumere valore conclusivo :

49) Ho passato u n fine di anno anch'io con prob lema prima con un a t­ta cche di fegato in b ase al sistema nervoso che cio e vivo con pastiglie.

In alcuni casi il valore della coordinazione non è univocamente definibile come in:

50) Come si di ce anche loro anno fatti molto i grand i e in questo mo­mendo tutto gli va male.

dove s i è incerti sé attribuire alla coordinata valore avversativo o conclusi­vo, o 1n:

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51) S ta vo in ma no di due professo ri molto b uo ni, q ua si si aveva no dec isi di o pera rmi, grazie a S . Co sma e Da miano c he sta va co ntinuamente cerca ndo gli la gra zia di no n fa rmi a rrivare in un'o perazione è [e] o t­tuve la gra zia.

Anche in questo brano si potrebbe scorgere uno sviluppo avversativo mal costruito del tipo premessa (stavo in mano di due professori . .. ) + ma +

incidentale (grazie a S . Cosma e Damiano . .. ) + conclusione (ottuve la gra­zia). A mio avviso però questo periodo è raccostabile piuttosto alla feno­menologia paraipotattica, per quanto a rigore non si possa parlare di parai­potassi mancando una marca formale di subordinazione (in questo caso tem­porale). A ravvicinare questo esempio ai casi « classici » di paraipotassi è l 'idea di simultaneità o, meglio, di concitata successione degli eventi (il brano è caratterizzato, per la materia trattata, da una spiccata componente emo­tiva, testimoniata fra l ' altro dall' inserimento di un forte spagnolismo co­me ottuve) espressa dall' e28•

La congiunzione e può inoltre sostituire uno sviluppo ipotattico:

52) I o è poc hi giorni e ho preso co n me una raga zza di quattordic i a n n i. 53) Ca ra sorell a se tu ti senti potresti venire qui in americ a e ti fa rei tra t­

tare da q uesto medico . 54) L'a ltro giorno sono sta ta in un 'altro A vocato di Buono s Aire, è [ e]

pa re c he mi ha pa rlato chiaro .

Ci troviamo, nel caso di 52, di fronte ad una frase scissa con il secondo membro introdotto da un e con la stessa funzione di un che subordinatore generico con valore temporale . Infine in 53 l 'e ha valore locativo e in 54 relativo (è superfluo sottolineare che lo sviluppo in senso ipotattico di que­sto tipo di frasi non riveste alcun carattere di « obbligatorietà » ma, sem­plicemente, corrisponde al« nostro » modo di organizzazione del periodo) .

L'elemento da sottolineare, che emerge da queste osservazioni, è l 'u­so generalizzato e sottodifferenziato di pochi elementi passe-partout (il che per l ' ipotassi, l 'e per la para tassi) attuato nei testi di semicolti con l 'evi­dente scopo di semplificare gli sviluppi sintattici . Vedremo successivamente come un'analoga tendenza sia presente anche a livello testuale .

II. 3 La sintassi nominale Gli studi più recenti hanno messo in luce la frequente presenza di tale

costruzione nella lingua parlata, correlandola alle variabili sociolinguisti­che ed evidenziandone la congenialità con le caratteristiche di base della

28 Tale sfumatura di significato che renderebbe lo sviluppo con e paraipotattico diverso da un semplice doppione mal costruito dell'ipotassi era già stata notata, ad es. da Durante (1981 , pp. 116-7).

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sintassi orale . Sulla scorta di quanto già affermato dalla Sornicola 29 met­terei in risalto il fatto che, nei parlanti con basso grado di istruzione e, dal punto di vista diafasico, nei momenti di maggiore emotività, la costru­zione nominale si estende dal terreno descrittivo che più le è proprio (si pensi all'uso letterario), a quello narrativo . Inoltre la presenza di una sin­tassi slegata - uno dei <( terreni di coltura » privilegiati per lo sviluppo delle frasi nominali - comporta l'uso delle relazioni semantiche in senso strutturante 30•

A quali valori funzionali sono riferibili le frasi nominali presenti nelle lettere? Come dato generale si può affermare che il parallelismo sintattico (variamente sviluppato) e i costrutti appositivi siano alla base della mag­gior parte dei procedimenti di nominalizzazione :

55) A n ch'io ciò momen ti tristi, e sola. 56) Io sola e preoccupata di ciò che sta pa ssa ndo . 57) Io co mpren do q ua n do [q ua n to] tu mi scrivi e no n fa cc io risp oste a

tutto ciò che mi dici e so che molto triste. 58) Io con Olga a ndiamo al q ua n do b en e, l'al tro gio rno lo riporta to al

Do tto re e mi ha detto che sta mol to megl io però sempre con medico e medicine.

59) No n aggiungo al tro , propabile p er l ugl io to rna a n che la signo ra di C iccillo .

60) S a i b en e q uest'a nno l e co se mi si so no presenta te mol to mal e, sia co n gl i inq uilini e a pa rte tutto in aumendo.

61) E mol to che no n ric evo tue no tizie spero c he sta te tutti b ene in sal u-te, come sa i, io lo stesso.

62) S pero di tenere no tizie di vo i e tutto bene. 63) Io sempre chiuso in casa es co solo qua ndo c iò c ose nec essa rie. 64) Io c on Olga sempre lo stesso. 65) Io sto come sa i al q ua n do b ene come p osizio ne, però con molto lavoro. 66) Qui i pa renti tutti vo rrebb e che io to rna ssi a una nuova vita no n ta n ­

do per me, p iù p er Olga , vedessi sola con me. 67) Ho pa ssa to un mese e mezzo mala ta tutte l e ma ttine mi a nno fa tto

a nalisi di sa ngue, sola senza nessuno.

Come si vede il parallelismo sintattico è attuato mediante coordinazioni di varia natura ad una precedente frase verbale. È interessante il caso di 55 in cui il parallelismo non è grammaticale (il primo aggettivo è infatti riferito a momendi, il secondo alla scrivente e le due frasi hanno diversi verbi soggiacenti) ma semantico (potremmo grosso modo così parafrasare

29 1981 pp. 102-27. 30 Vedi le osservazioni in proposito di Trifone (1986 p. 231).

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la rappresentazione semantica della frase : *ci ho momenti tristi e ci ho mo­menti soli). Rientriamo dunque in pieno nella configurazione semantico­globalizzante che caratterizza la costruzione dei testi popolari . Sottolinee­rei inoltre l'efficacia espressiva di frasi come 55 , 56 e 6 7, ,alla quale stilisti­camente avrebbe forse nociuto una costruzione verbale . E significativo ri­levare che queste frasi hanno come nucleo centrale elementi con funzione di modificatore modale (sola, preoccupata, triste, molto lavoro, tutto bene, tutto in aumento, sempre con medico e medicine, lo stesso) sia in posizione di predicati, sia in strutture bimembri soggetto-predicato (tutto bene, tutto in aumento). In casi del genere tali elementi m o dali sembrano sostituirsi al verbo nella sua tradizionale funzione di « fulcro » della frase.

Un altro nucleo di frasi nominali è generato da processi di enfatizza­zione che danno luogo a frasi scisse :

68) I o da l mese di giugno c he non pr endo gli a ffittì.

o a costruzioni sintattiche con dimostrativo cataforico analoghe alle frasi SCISSe :

69) Io gli a vevo detto se q ua l cun o d i vo i voleva no venire per l'a nn o 78 in a rgentina però q uello ch e vedo ch e voi non a vete intenzion e di co n osc er e.

70) q uello ch e d eve fa re guidar si molto a l ma ngia re.

a cui accosterei anche il tipo seguente :

71) Se ved i c he n on scr ivo perch é non ho tempo.

Tali costrutti segmentati (come ha recentemente notato Berruto [1987, pp. 65-68 e 146]) hanno l'indubbio vantaggio, sul piano pragmatico, di distri­buire l'informazione su due elementi frasali anziché su uno, facilitando co­sì la codificazione a corta gittata tipica del parlato nonché la decodificazio­ne . Nel nostro caso, inoltre, mi sembra significativo rilevare che la costru­zione segmentata ha come risultato la cancellazione dell'elemento infor­mativamente più debole, cioè la copula .

Un'altra testimonianza della « debolezza » degli elementi verbali ci è offerta dai non pochi casi di correzione (di mano della scrivente) in cui il verbo è aggiunto nell'interlinea ad una seconda lettura. Spesso infatti le frasi corrette risulterebbero comunque accettabili, anche se in diversa mi­sura, senza l'inserzione del verbo (le aggiunte sono in corsivo):

72) Dira i a Bruno ch e ti pr epa ra il viaggio per ché pagando a lira r isulta molto più b ommerca to del peso s a rgentino .

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73) Giovina a dovuto farsi un altro piccolo operazione perché la ferita che aveva dal l'altra operazione non si cicatrizzava.

74) La legge degli affitti termina il30 giugno del 78 spero se iddio vuole, tenere la casa libera, poi penserò ho vendere e comperare una piccola e poter disfruttare quello che resta.

II.4 L'omissione del« che» Accanto ad un uso assai diversificato del che subordinatore generico 31

risaltano i numerosi esempi di omissione di tale particella in funzione sia dichiarativa sia, più raramente, relativa . Vediamo alcune occorrenze signi­ficative del fenomeno. Per il che dichiarativo:

75) Sai bene devo farmi tutto in casa. 76) Può darsi più in la stando bene essa posso farmi un nuovo viaggio

con Olga. 77) Il dottore di Olga mi a promesso se viene in europa pensiamo come

farti fare una visita. 78) Credo che ricordi ti avevo detto che sta con me il figlio di vin-

cenzma. 79) Propabile per luglio torna anche la signora di Ciccillo. 80) Digli a parte mia lo sento molto la morte del zio Fiore. 81) Credo che ai saputo Giovina è stata molto male. 82) Datosi Olga sta con un poco di febre. 83) Spero l'anno venturo termina la legge degli affitti.

e per il che relativo:

84) Ho dovuto andare dall'oculista mi ha dato delle cure. 85) Ieri sono stata in casa di Giovina ti manda molti saluti.

C'è da notare innanzi tutto l'assenza del congiuntivo nei verbi dipendenti . Ciò è dovuto in parte alla semantica dei verbi che introducono le completi­ve (in 75, 78, 80, 81, 82 è obbligatorio l'uso dell'indicativo) in parte alla riduzione d'uso del congiuntivo caratteristica di tutte le varietà non stan­dard di italiano (le frasi 79 e 83 in un livello più sorvegliato si sarebbero rese con il congiuntivo, mentre in 76 e 77 le frasi ipotetiche esprimono di per sé la probabilità dell'evento).

Tuttavia, non si può automaticamente assumere il modo della dipen�

31 Non mi soffermo su tale tratto, che è stato più volte analizzato dagli studiosi di italia­no popolare a partire dal noto lavoro dell'Alisova (1965).

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dente come discrimine fra il costrutto di matrice colta e quello popolare 32, occorre bensì cercarne la causa nei singoli contesti. Voglio dire che in frasi come 79 e 83 l'omissione può essere stata favorita anche da un influsso << alto » nonostante l'endemica mancanza del congiuntivo in questo tipo di testi. (Nel caso della scrivente potrebbe trattarsi del modello burocrati­co o, come osserva Bellosi (1978 p. 25 7), dell'influsso dello stile telegrafi­co , a cui egli riconduce il più generale fenomeno dell'ellissi di articolo, pre­posizioni semplici e articolate e che dichiarativo negli scriventi con scarsa capacità linguistica) .

Sono comunque molteplici i fattori che possono concorrere a deter­minare il costrutto giustapposto: ciò è verificato anche dal breve corpus di frasi citate. Ad es . nella frase 75 si ha l'impressione che la giustapposizio­ne sia dovuta al fatto che la dipendente sia per l'appunto poco « dipenden­te » dal verbo che la introduce, a sua volta indebolito semanticamente fino a conservare la semplice funzione di introduttore del concetto seguente (una funzione analoga sembra avere l'espressione dice che, frequente nel parlato per introdurre ad es . una macrostruttura narrativa) . In un testo più sorve­gliato la stessa sfumatura di significato si sarebbe ottenuta con una pausa opportuna (nel parlato) o, nello scritto, con il ricorso alla punteggiatura (vir­gola o due punti) . In 77 invece la presenza della congiunzione ipotetica ha potuto far considerare superfluo un altro indicatore di subordinazione, mentre in 78 e 8 1 la presenza ravvicinata di altri che può avere avuto un peso nella scelta del costrutto ellittico (bisogna notare però che questa spie­gazione è incerta visto che la scrivente in altri luoghi non si perita di evita­re le ripetizioni) . Nella frase 79 inoltre, l'ellissi di che è accompagnata da quella della copula in una comune strategia di eliminazione di parole gram­maticali 33 •

Per quanto riguarda la frase 8 1 penso che all'origine della costruzione ci sia un cambiamento di progetto. Ci ovina era infatti l'oggetto embriona­le di sapere (nelle lettere troviamo numerosi esempi di sapere costruito tran­sitivamente secondo l'uso centromeridionale) poi sviluppato in un'in-

32 Come fa ad es. Nilsson Ehle (1947) in un lavoro che resta tuttavia fondamentale sul­l' argomento. Tale osservazione riveste comunque un'importanza più generale, riguardando il pro­blema della giustapposizione sintattica, considerata da alcuni autori corrispondente ad uno « stadio primitivo del pensiero » (Rohlfs 1969 § 797), da altri (cfr ad es. Durante 198 1 pp. 110-18) come estranea alle origini della prosa volgare. Per la confutazione del luogo comune che tende ad iden­tificare paratassi e ingenuità o imperizia sintattica cfr invece Trifone (1986 pp. 237-239). Io mi limiterei a osservare che il collegamento zero, tanto a livello microsintattico che a livello te­stuale, connota attualmente sia testi scarsamente elaborati, sia la prosa « ipercolta » (e, natural­mente, la lingua poetica) presentandosi così un curioso caso di accordo fra norma iperletterana e lingua popolare, in opposizione alla lingua standard che tende sempre di più ad individuare i propri modelli negli usi « medi » dell'italiano. Su ciò cfr. anche le osservazioni di Serianni (1986) .

33 Berruto (1983 p. 60) definisce la copula << marca sintattica equativa » .

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tera frase ma non raccordato sintatticamente alla precedente .

II.5 Macrostrutture e connettivi transfrastici Nella costruzione di un testo esiste una dialettica fra il piano macro­

strutturale, caratterizzato da semanticità, globalità, simultanèità, e il pia­no microstrutturale, che si organizza in catene sintattiche, sequenziali, li­neari .

Ora, mentre nella scrittura delle persone colte operano una serie di regole che riescono a correlare (dal piano mcil;'fonologico a quello testuale) le parti all' insieme, nella scrittura dei semicolti si può dire che agiscano le stesse strutture semantico-globalizzanti che sono alla · base delle macro­strutture anche nella determinazione delle microrelazioni,. che così finisco­no con l 'esprimere la loro dipendenza rispetto all' insieme del testo, senza passare per la mediazione delle singole parti 34 • Gli studi di psicologia co-1 gnitiva hanno inoltre messo in luce il fatto che nel bambino l' acquisizione della competenza narrativa segue la descrittiva e precede l' argomen-tativa 35 •

Il livello più elementare nell 'esecuzione lineare di un racconto è dato dalla semplice giustapposizione dei blocchi. tematici . Un gradino appena più alto si ha con serie enumerative Tn cui in�gono elementi di con­nes sione interfrasale di natura per lo più temporale, del tipo allora, poi e simili . Bisogna però distinguere fra elementi di determinazione temporale cotestuale, cioè di specificazione di una prima e di un dopo testuale (para­frasabili all' incirca con « oltre a quanto ho già detto dico anche questo ») e elementi di determinazione temporale contestuale (uso dei tempi ecc . ) che raccordano l 'universo temporale degli eventi a quello del testo . In ana­logia con la distinzione attuata per le pro-forme potremmo anch� qui par­lare di deissi temporale endoforica e deissi temporale esoforica . E eviden­te che le conformazioni che presentano prevalentemente deissi temporale endoforica si pongono ad un livello di elaborazione inferiore rispetto alle altre .

S alendo ancora un gradino nella scala della complessità vediamo che le relazioni interfrasali, oltre che temporali, pos sono divenire causali, di inferenza deduttiva e induttiva ecc .

Le macrostrutture più complesse sono dunque quelle di tipo argomen­tativo, sia perché coinvolgono un pensiero più astratto, sia perché essendo organizzate gerarchicamente, non sono risolvibili in una catena di blocchi monotematici coordinati enumerativamente, ma possiedono un'articolazione interna che richiede una maggiore capacità di programmazione .

34 Cfr . Sornicola (1981 pp. 43-44). 35 Cfr. Van Dijk (1977 p. 193 e relativa bibliografia) .

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Questo non significa che il parlato non sorvegliato e la scrittura popo­lare non conoscano il procedere argomentativo, bensì che in essi tale tipo di discorso non viene organizzato secondo gli schemi retorici (propositio + ratio + conclusi o) che regolano, ad esempio, l ' arringa di un avvocato

o il discorso di un politico . A livello generale si può dire che nei testi non elaborati si tende, con

vari procedimenti, a rendere narrativamente anche uno sviluppo argomen­tativo , a creare cioè delle conformazioni testuali funzionalmente argomen­tative e strutturalmente enumerative . Uno di questi procedimenti è l ' in­serzione di sviluppi esemplificativi per rinforzare o sostituire del tutto la ratio argomentativa . Evidentemente tali sviluppi testimoniano la predile­zione , in questo tipo di testi, per moduli di ragionamento orientati sul par­ticolare e sul concreto 36 .

Si veda ad es . i l seguente brano :

86) Qui per i l vici no n on posso l amenda rmi sempre vi en e q ualcuno però di notte è molto t rist e, c ome sempre ti dic evo an che a t e, sono so la c on Olga, p er d irti ieri ho po rtato Olga al d ot tore l a incont rato mo l­to b ene c ome sai devo po rtarla un a volt a al mes e, son o conten da c he cad a v olt a mi dice che st a megli o e p iù an ch 'io ved o c he va meglio , però ca ra sorella non so q uan do fini sc e per me tu tto c iò che sto sac ri­fi cand omi per Olga senza u n a ppog gio di nessun o e senza un a com­pagn ia, va do c ammi nan do per Bu on os Air es sol a c on Olga, povero è la person a c he n ec essita di u n aiu to, an che G iovin a si vede po co meglio di rt i parendi vengono q uand o necessita di m e.

Alla propositio « qui per il vicino non posso lamendarmi » segue uno svi­luppo causale asindetico (sempre viene qualcuno) che giustifica la premessa, subito corretta dall ' avversativa « però di notte è molto triste » . A questo punto l'ulteriore sviluppo che avrebbe potuto essere argomentativo­generalizzante viene subito contestualizzato attraverso le due inserzioni col­loquiali come ti dicevo (abbiamo già visto la funzione di riferimento al « co­testo diacronico » di questo elemento) e per dirti da cui si sviluppa una pro­gressione narrativa che ha però la funzione dr dimostrare la validità delle asserzioni precedenti . Ancora più interessante la st�tturazione del perio­do successivo in cui, a conclusione del racconto-argomentazione, si ricorre alla dimensione gnomica (povero è la persona che necessita di un aiuto) per dare un riscontro oggettivo alle proprie affermazioni .

In altre occasioni il valore gnomico è ottenuto sempre con mezzi gram­maticali ma in modo brachilogico:

. 36 Tale predilezione si inserisce nella generale maggior dipendenza d a l contesto di tutte le situazioni di « codice ristretto ».

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87) S ento mol to cio ch e mi dici dell a tua sal ute, però ai che tener p azien­za è [ e] rassegnarsi al destino.

con il brusco passaggio dalla seconda alla terza persona 37 • Anche in que­sto brano a rinforzo dell' affermazione generalizzante interviene uno svi­luppo narrativo :

88) A nch' io il mese di ottobre l o p assata a bbastante mal e e senza nessu­no, f ort una ho tenuto ch e q uando mi sono sentita mal e già veniv a R oberto a dormire in casa.

A ulteriore conferma della difficoltà, per lo scrivente poco colto , a intrec­ciare correttamente conformazioni testuaJi enumerative e argomentative si può osservare il « collasso sintattico » del seguente brano :

89) A nnina mi ha detto ch e il figlio M ingo si è sep ara ta dall a mogl ie ch e non van no daccordo, cara sorel la ch i più è chi m eno tutto tiene q ual cosa e l a gente ch i più può tenerl a segreto i q uali ap parentement e tutti vogliono fa rsi grand i.

In esso la scrivente, a suggello di una serie di osservilzioni concrete, tenta di confezionare una massima di carattere personale . E interessante fra l ' al­tro riscontrare, come « spia » di questo tentativo di innalzamento stilisti­co, l ' inserzione del pronome relativo i quali, rarissimo nelle lettere . An­ch'esso viene però usato in modo inarticolato , essendo concordato a senso con il coreferente 38 •

A ben vedere dunque l ' inserzione in questi testi di elementi embrio­nali di generalizzazione come le massime o i proverbi rappresenta esatta­mente una situazione di transizione fra l' argomentazione svolta attraverso l a narrazione (tendente al particolare e al concreto) e l' argomentazion� ve­ra e propria basata su affermazioni personali di carattere generale . E un po' come se lo scrivente semicolto, nel momento di trarre delle conclusioni generali si affidi, per maggiore sicurezza, a elementi argomentativi <' pre­confezionati » .

Quest 'ultima considerazione mi offre lo spunto per collegare quanto detto fin ora ad una importante caratteristica dell' italiano popolare . Come aveva già rilevato De Mauro ( 1 983 p. 1 10 n. 34) e come è stato successiva­mente messo in luce da vari studiosi (ad es . Cortelazzo 1972 p. 44; Bellosi 1978 p. 25 7 ; Bruni 1 984 p. 209) la ripetizione passiva di elementi aulici e burocratici è una costante dei testi popolari . Tale atteggiamento è evi-

37 Resta però il dubbio di una confusione fra l ' italiano hai e l'impersonale spagnolo hay , visto che siamo in presenza di un costrutto spagnoleggiante .

38 C aratteristica già riscontrata nei testi popolati dall' Alisova ( 1965 p . 23 1) .

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dentemente il riflesso di una non buona padronanza del mezzo linguistico che si può riscontrare anche a livello microsintattico nella generale impres­sione di asintatticità che tali testi offrono . Per quanto riguarda la connes­sione interfrasale invece, gli effetti di questa « acquisizione per blocchi 1>

degli elementi del discorso si possono riscontrare nell 'uso sintatticamente « slegato 1> di alcuni connettivi transfrastici .

Il più usato fra essi è sicuramente l ' allocuzione « cara sorella 1> che, oltre ad aprire le lettere, ne articola la paragrafatura interna, sostituendosi del tutto alla scarsa punteggiatura e scandendo il passaggio da un blocco tematico al successivo. È insomma un segnale di apertura assoluta dell ' in­tero testo o di singole macrostrutture 39 •

Ad un livelo più basso nella gerarchia dei segnali di apertura narrativi si trovano vari elementi, dal semplice e ad espressioni come più (anche in combinazione con e e con di), poi, aparte ' inoltre ' ecc . Interessante la locu­zione la verità ' per la verità' spesso posta all' inizio reale della lettera, dopo le prime righe dedicate ai convenevoli di rito . Essa è da considerarsi dun­que formula di apertura assoluta, gerarchicamente appena al di sotto del cara sorella iniziale . A tali elementi dunque, sembra essere deputata la fun­zione di attivare la deissi temporale endoforica.

Tornando ora al problema della « acquisizione per blocchi 1> degli ele­menti del discorso vorrei sottolineare che alcuni dei connettivi che abbia­mo appena visto sono inseriti in modo slegato nel periodo, come risulta dai seguenti esempi :

90) ier i h o por tato O lga al d ottor e la inc ontr ato molto bene c om e sai d e­v o por tar la una v ol ta al mese, son o contenda c he cada volta mi dic e ch e sta meglio e più a nc h'io v edo che v a meglio .

91) Par land o c on Giov ina mi ha d etto c he a r icev uto una tua letter a, d o­v e è r imasta con tend a, d opo d i tando tem po v ed er e un tuo scr itto e più saper e di v oi tutti c ome state.

92) Per lo meno se star em mo vic ino av esse c on chi par lar e per d isfogar­mi un poc o, c osì devo ag uandarm ela [ soppor tar e] so la, perche anche come si v ive in q uesto momendo in ar gen tin a non si può fidar e di n essuno.

93) N on h o scr itta pr ima, la verità che o av uto tand o lav or o. 94) I o per le feste n on ho scr itto n e a te c ome n epp ur e a Pietr o, è da

lor o n emeno c io n otizie la verità n on vorr ei dar ti di spiac er i ma pur­tr oppo la v ita è una lucc ia [ lotta] di c ontinu o.

95) N on pr end er a a ma le se no n ti scr iv o più spesso, a parte la meno pau­sa mi sta dando molto tr astor no e g li a nni passano vo land o.

39 Gli elementi di articolazione dell'italiano parlato sono stati studiati da S tammerjohann (1977) che ha cercato, fra l ' altro, di s tabilire i diversi livelli gerarchici dei segnali d ' apertura . Un'utile classificazione dei connettivi del parlato (suddivisi in semantici, pragmatici , metahn­guistici) è in Bazzanella 1 98 5.

l l l

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INTERFERENZA LINGUISTICA E SINTASSI POPOLARE 43 7

Come si vede, la scrittura dei semicolti incontra notevoli difficoltà a supe­rare i passaggi testuali più complessi (articolazione delle conformazioni te­stuali argomentative, connessione degli enunciati ecc . ) , difficoltà a cui ov­via in un caso ricorrendo a blocchi preconfezionati di generalizzazione (mas­s ime e proverbi) , nell' altro (ma il procedimento è lo stesso) ad elementi di articolazione non sempre adeguatamente calati nella struttura sintattica del periodo.

Volendo istituire un parallelo con l ' acquisizione del linguaggio si può osservare che ci troviamo di fronte ad un procedimento analogo, mutatis mutandis, alla costruzione classe perno + classe aperta a cui ricorrono i bam­bini non appena superano lo stadio del linguaggio olofrastico 40 •

Si tratta evidentemente di fenomeni diversi, questo legato alla mieto­sintassi, quello allo sviluppo testuale, tuttavia l' analogia con l 'uso scorret­to dei connettivi transfrastici consiste a mio avviso nell' accostamento « inar­ticolato » di due classi di elementi linguistici di cui una (la classe « aper­ta ») svolge la funzione di enunciazione del tema (il macra-argomento a li­vello testuale) e l ' altra lo modifica (in modo strettamente predicativo nelle parole « perno » infantili , modificando la progressione testuale nella scrit­tura dei semicolti) .

MASSIMO PALERMO

OPERE CITATE

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Al isova (1967) - T. Al isova, Studi di sintassi italiana, i n: Studi di filologia italiana 25 , pp. 223-313 .

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di A . Fr anchi d e B elli s e L. M. Sav oi a, Ro m a, pp. 83-94 . B ell osi ( 1978) - G. B ell osi, Lettere di soldati romagno li dalle zone di guerra

(1 915- 1 9 1 8), i n: Rivista italiana di dialettologia 3 , pp . 241-296 .

40 Sul problema cfr ad es . Mc Neill (197 3 pp. 66 sgg.).

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4 38 MASSIMO PALERMO

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