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Livello C1 Lessico I Il contratto annullare recedere con lo stesso valore equipollente tacitamente in silenzio, senza avvisare conclusione del contratto disdetta disaccordo, tensione controversia annullamento risoluzione senza responsabilità esonerato decidere ufficialmente e in forma scritta stipulare sito in che si trova consenso, l’essere d’accordo acquiescenza II Il Controllo Qualità Scegli l’aggettivo corretto tra quelli proposti. ben conforme correttiva farmaceutiche moltissimo necessarie particolari prime primo stringente L’applicazione del Controllo Qualità consiste nell’assicurarsi che il prodotto sia _________________ ai requisiti espressi dal cliente effettuando, prima della consegna, tutti i controlli, le prove e le misurazioni _________________ per eliminare quei prodotti che non corrispondono ai requisiti espressi nelle specifiche. Questa metodologia può essere considerata come il _________________ stadio dell’applicazione della qualità ed è molto utile, soprattutto, in quelle realtà in cui un errore può costare _________________ come, ad esempio, nelle industrie _________________, in ambito aerospaziale, ecc. Storicamente il controllo qualità iniziò a diffondersi intorno agli anni ’30, quando si iniziò a capire che i costi di scarti e rilavorazioni incidono pesantemente sulle finanze delle aziende. Con l’avvento della produzione di massa, il controllo divenne ancora più _________________ grazie al controllo 1

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Livello C1Lessico

I Il contratto

annullare recederecon lo stesso valore equipollentetacitamente in silenzio, senza avvisareconclusione del contratto disdettadisaccordo, tensione controversiaannullamento risoluzionesenza responsabilità esoneratodecidere ufficialmente e in forma scritta stipularesito in che si trovaconsenso, l’essere d’accordo acquiescenza

II Il Controllo Qualità

Scegli l’aggettivo corretto tra quelli proposti.

ben conforme correttiva farmaceutiche moltissimo necessarie particolari prime primo stringente

L’applicazione del Controllo Qualità consiste nell’assicurarsi che il prodotto sia _________________ ai requisiti espressi dal cliente effettuando, prima della consegna, tutti i controlli, le prove e le misurazioni _________________ per eliminare quei prodotti che non corrispondono ai requisiti espressi nelle specifiche.Questa metodologia può essere considerata come il _________________ stadio dell’applicazione della qualità ed è molto utile, soprattutto, in quelle realtà in cui un errore può costare _________________ come, ad esempio, nelle industrie _________________, in ambito aerospaziale, ecc.Storicamente il controllo qualità iniziò a diffondersi intorno agli anni ’30, quando si iniziò a capire che i costi di scarti e rilavorazioni incidono pesantemente sulle finanze delle aziende. Con l’avvento della produzione di massa, il controllo divenne ancora più _________________ grazie al controllo statistico di processo, concetto trattato per la prima volta da Shewhart.Questa metodologia può essere implementata solo se:

1) è _________________ definito il livello di qualità richiesto attraverso specifiche di prodotto chiare (quali sono le caratteristiche da controllare, quali sono le prestazioni attese e le tolleranze ammesse, ecc)2) sono assicurate tutte le condizioni necessarie per ottenere la qualità3) sono stati definiti i punti di controllo, la frequenza dei controlli e cosa controllare4) i controlli vengono eseguiti puntualmente5) si interviene tempestivamente per riportare la varianza del processo entro le tolleranze ammesse.

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Il Controllo Qualità può essere eseguito, a seconda delle necessità, in tre momenti _________________ della vita di un’organizzazione:1) all’ingresso delle materie _________________ per non immettere in produzione materiali non conformi2) durante i processi produttivi: sui semilavorati3) all’atto del collaudo: sui prodotti finitiI prodotti considerati non conformi saranno soggetti ad apposite decisioni e ad una conseguente azione _________________.

conforme, necessarie, primo, moltissimo, farmaceutiche, stringente, ben, particolari, prime, correttiva(da www.qualitiamo.com)

III Il Museo del rubinetto

Scegli i sostantivi adeguati:

accesso cammino chiave componenti corpo elemento mondo oro risorse spazio storia uomo vista

Il “Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia” di San Maurizio d’Opaglio, è un unicum al ________________; esso affronta l’affascinante ed atavico argomento del sofferto rapporto dell’________________ con l’acqua in un percorso dal quale riemerge il ________________ dell’umanità da un insolito punto di : la storia dell’igiene e delle innovazioni tecnologiche (di cui rubinetti e valvole costituiscono i ________________ fondamentali) che hanno permesso di dominare l’elemento liquido, trasformando la cura del ________________ da una pratica di lusso per pochi a fenomeno di massa. [...]

La missione del Museo

La missione che il Museo si prefigge è quella di illustrare non solo la ________________ di San Maurizio d’Opaglio e del distretto industriale del rubinetto, ma soprattutto esporre le numerose tematiche relative alla potabilizzazione dell’acqua e l’uso delle ________________ idriche con cui la tecnologia del rubinetto si è dovuta e si deve confrontare.

Il Museo intende ripercorrere la storia sociale dell’acqua e delle innovazioni che hanno permesso di dominare l’________________ liquido, trasformando la cura del corpo da pratica elitaria a fenomeno di massa, determinando il sorgere del distretto industriale del rubinetto e del valvolame nel Cusio.

Il Museo si propone anche come ________________ aperto alla discussione sui temi legati alla produzione del rubinetto e del valvolame, ma anche su quelle globali relative alla disponibilità di acqua nel mondo e alla necessità di razionalizzarne l’uso per limitare gli sprechi e garantirne a tutti l’________________. Finalità questa che è propria di quello strumento, semplice e insieme complesso, che prende il nome di “rubinetto” (dal francese “robinett” = “piccolo montone”, termine desunto dalla forma a testa d’ariete diffusa in

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Francia), una piccola ________________, in fin dei conti, che se ben utilizzata può consentire l’accesso al deposito dell’________________ blu.

mondo, uomo, cammino, vista, componenti, corpo, storia, risorse, elemento, spazio, accesso, chiave, oro

(da www.museodelrubinetto.it)

IV I valori della Costituzione

Leggiamo queste parole di Giuseppe Dossetti, uno dei padri della Repubblica, sulla Costituzione italiana e proviamo a scegliere quelle corrette per completare il testo.

animo contrapposizione cultura esuli fatto fiore idea ideologia rassegna resistenza risentimenti schieramenti storia terreno uomo

Alcuni pensano che la Costituzione sia un ____________________ pungente nato quasi per caso da un arido ____________________ di sbandamenti postbellici e da ____________________ faziosi volti al passato. Altri pensano che essa nasca da una ____________________ antifascista di fatto coltivata da certe minoranze, che avevano vissuto soprattutto da ____________________ gli anni del fascismo. Altri ancora - come non pochi dei suoi attuali sostenitori - si richiamano alla ____________________, con cui l’Italia può avere ritrovato il suo onore e in certo modo si è omologata a una certa ____________________ internazionale. E così si potrebbe continuare a lungo nella ____________________ delle opinioni o sbagliate o insufficienti. In realtà la Costituzione italiana è nata ed è stata ispirata - come e più di altre pochissime costituzioni - da un grande ____________________ globale, cioè i sei anni della seconda guerra mondiale. Questo fatto emergente della ____________________ del XX secolo va considerato, rispetto alla Costituzione, in tutte le sue componenti oggettive e al di là di ogni ____________________ di soggetti, di parti, di ____________________, come un evento enorme che nessun ____________________ che oggi vive o anche solo che nasca oggi, può e potrà accantonare o potrà attenuarne le dimensioni, qualunque ____________________ se ne faccia e con qualunque ____________________ lo scruti.

fiore terreno risentimenti ideologia esuli resistenza cultura rassegna fatto storia contrapposizione schieramenti uomo idea animo

(da Giuseppe Dossetti, I valori della Costituzione, 16 settembre 1994)

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V La luna e i falò

Scegli le parole tra quelle proposte, in questo brano introduttivo di La luna e i falò, romanzo di Cesare Pavese.

anno duomo inverno mondo ospedale paese palazzo pane pezzo ragazzo saccone scudo

C'è una ragione perché sono tornato in questo _______________, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un _______________, di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere". Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del _______________, di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un _______________,, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il _______________, da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.Se sono cresciuto in questo paese, devo dir grazie alla Virgilia, a Padrino, tutta gente che non c'è più, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'_______________, di Alessandria gli passava la mesata. Su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno _______________, d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai figli che avevano già. C'era chi prendeva una bambina per averci poi la servetta e comandarla meglio; la Virgilia volle me perché di figlie ne aveva già due, e quando fossi un po' cresciuto speravano di aggiustarsi in una grossa cascina e lavorare tutti quanti e star bene. Padrino aveva allora il casotto di Gaminella - due stanze e una stalla -, la capra e quella riva dei noccioli. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso _______________, Angiolina la maggiore aveva un _______________, più di me; e soltanto a dieci anni, nell'_______________, quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello. Da quell'inverno Angiolina giudiziosa dovette smettere di girare con noi per la riva e per i boschi; accudiva alla casa, faceva il _______________, e le robiole, andava lei a ritirare in municipio il mio scudo; io mi vantavo con Giulia di valere cinque lire, le dicevo che lei non fruttava niente e chiedevo a Padrino perché non prendevamo altri bastardi.Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ma ero già un _______________, fatto e il municipio non ci pagava più lo scudo, che io ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze.

paese pezzo duomo palazzo mondo ospedale scudo saccone anno inverno pane ragazzo

(Cesare Pavese, La luna e i falò, Einaudi, 1994, pp. 7-8)

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Aggettivi

Scegli l’aggettivo adatto tra quelli proposti, in questo brano tratto da Senilità, romanzo di Italo Svevo.

ammalato buona fresca ogni prepotente profondo proprio qualunque quel scottante vero

Quell'indignazione era la madre dei più dolci sogni. Verso mattina il suo _________________ turbamento s'era mitigato nella commozione per il _________________ destino. Non s'addormentò, ma cadde in uno stato singolare d'abbattimento che gli tolse la nozione del tempo e del luogo. Gli parve d'essere _________________, gravemente, senza rimedio, e che Angiolina fosse accorsa a curarlo. Le vedeva la compostezza e la serietà della _________________ infermiera dolce e disinteressata. La sentiva muoversi nella camera, ed _________________ qualvolta ella si avvicinava, gli apportava refrigerio, toccandogli con la mano _________________ la fronte _________________ , oppure baciandolo, con lievi baci che non volevano essere percepiti, sugli occhi o sulla fronte. Angiolina sapeva baciare così? Egli si rivoltò pesantemente nel letto e tornò in sé. L'effettuazione di _________________ sogno sarebbe stato il _________________ possesso. E dire che poche ore prima egli aveva pensato di aver perduto la capacità di sognare. Oh, la gioventù era ritornata. Correva le sue vene _________________ come mai prima, e annullava _________________ risoluzione la mente senile avesse fatta.

profondo proprio ammalato buona ogni fresca scottante quel vero prepotente qualunque

(Italo Svevo, Senilità, Mondadori, 1998, p. 132)

Gli usi del condizionale

Sei sicuro di saper usare il condizionale come un vero italiano? Quando gli italiani lo usano, ne comprendi perfettamente il significato, in tutte le sue sfumature? Mettiti alla prova con questo esercizio! Buon lavoro!

1. Gigi è al telefono con la sua fidanzata e dice: "No, tu non lo faresti mai!" Perchè reagisce così?

1.   La sua fidanzata gli ha appena confessato di aver comprato una nuova auto2.   La sua fidanzata gli ha detto che inizierà un corso di danza del ventre3.   La sua fidanzata gli ha detto che ha vinto un concorso

2. Alla radio si sente la seguente notizia: "I sopravvissuti al disastro aereo sarebbero 21"1.   Al disastro aereo sono sopravvissute circa 21 persone2.   21 persone potevano sopravvivere al disastro aereo, ma è successo qualcosa

in seguito e sono morte tutte3.   Una fonte di informazioni non sicura al 100% ci dice che 21 persone sono

sopravvissute al disastro aereo3. "Secondo Tullio, io avrei detto che tutte le ragazze bionde sono stupide!"

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1.   Tullio dice in giro che io ho detto che tutte le ragazze bionde sono stupide. Io l'ho scoperto e sono un po' arrabbiato

2.   Tullio non crede che tutte le ragazze bionde siano stupide3.   Io ho detto che tutte le ragazze bionde sono stupide, ora ho cambiato idea ma

Tullio lo ha già raccontato a tutti4. Annibale, rivolto ai sui amici seduti comodamente sul suo divano, intenti a giocare a

Scarabeo, dice: "Beh, direi che è ora di andare a dormire!" I suoi amici capiscono che:1.   Annibale non ha voglia di andare a dormire, ma domani deve lavorare presto

quindi sta per salutare tutti ed andarsene2.   Annibale invita gentilmente i suoi ospiti ad andarsene3.   Annibale si sente in dovere di avvisare i suoi amici che è molto tardi

5. Clarabella, bevendo il the con le amiche, esordisce dicendo: "Ragazze, avrei una notizia da darvi..." Cosa può significare?

1.   Clarabella ha una notizia da dare ma non può farlo perchè è segreta2.   Clarabella, un po' timidamente, sta per dare alle amiche una notizia

importante3.   Clarabella sta per leggere alle amiche una notizia dal suo quotidiano preferito

6. "Avrei pensato di partire sabato mattina e di tornare domenica sera", dice Laura ai genitori, a proposito del suo fine settimana romantico con il fidanzato.

1.   Laura ha deciso di partire sabato mattina e, indirettamente, sta chiedendo ai genitori se sono d'accordo

2.   Laura ha cambiato programma e di sicuro non partirà sabato mattina3.   Laura ha deciso di partire sabato mattina e sta imponendo la sua decisione ai

genitori7. "Chi avrebbe mai detto che Samanta e Daniela si sarebbero laureate in fisica?" Da

questa frase possiamo dedurre che, probabilmente:1.   Laura e Daniela si sono laureate, ma non in fisica2.   Laura e Daniela alle scuole superiori prendevano sempre voti insufficienti in

fisica3.   Molte persone pensavano che Laura e Daniela si sarebbero laureate in fisica

8. "Oggi dovrei proprio studiare!" pensa Pasqualina fra sè e sè, guardando fuori dalla finestra. Cosa farà Pasqualina?

1.   Andrà di corsa a studiare fino all'ora di cena2.   Continuerà a pensare che è necessario studiare per la versione di latino e

continuerà a guardare fuori dalla finestra.3.   Si butterà dalla finestra.

1b (Gigi conosce bene la sua fidanzata e dubita fortemente che, in futuro, lei trovi il coraggio per iscriversi ad un corso di danza del ventre), 2c (Molto spesso i giornalisti utilizzano il condizionale (semplice o composto) per riferirsi a notizie non sicure al 100% o perchè troppo recenti o perchè provengono da fonti non certe), 3a (Il parlante riporta un'informazione di seconda mano: Tullio infatti afferma una cosa che colui che parla è sicurissimo di non aver detto. Lo sottolinea quindi con un bel condizionale composto, prendendo le distanze da quanto sembra sia stato detto); 4b (Annibale è educato, non vuole dire ai suoi amici: "ragazzi, è tardi, andatevene a casa!", quindi usa un bel condizionale semplice per suggerire la cosa. O forse è semplicemente un po' ironico!); 5b (Clarabella ha veramente una notizia da dare alle amiche, usa il condizionale per "smorzare i toni", per attirare su di sè l'attenzione ma in modo educato, gentile.); 6a (a volte si usa il condizionale composto per mettere al corrente le persone di alcune decisioni che abbiamo preso o di idee che abbiamo avuto, senza sembrare troppo "invadenti" o senza far vedere che ci stiamo "imponendo" sugli altri); 7b (Una frase

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del genere ci fa capire che nessuno, in passato, quando le due signorine collezionavano insufficienze in fisica alle scuole superiori, avrebbe immaginato che sarebbero diventate due fisiche. In questo caso il secondo condizionale composto viene usato con valore di "futuro nel passato"); 8b (In questo caso l'uso del condizionale indica un obbligo "morale" che ci siamo imposti, ma che fatichiamo a rispettare. Pasqualina sa che deve studiare, ne è convinta, ma proprio non ne ha voglia!)

FORMA PASSIVA Lo stramonio

http://parliamoitaliano.altervista.org/lo-stramonio/

Coniuga i verbi all’imperfetto o al trapassato prossimo, in forma attiva o in forma passiva.

Conosciuto fin dai tempi degli Aztechi, lo Stramonio (utilizzare) ______________________ in molte culture come pianta necessaria per la divinazione. Lo stregone, dopo aver ingerito foglie o semi triturati, (cadere) ______________________ in uno stato di trance durante il quale (possedere) ______________________ dagli spiriti. Al risveglio, (potere) ______________________ annunciare a tutta la popolazione i messaggi che gli (svelare) ______________________ durante il sonno allucinatorio.

Durante riti di iniziazione, lo stramonio (utilizzare) ______________________ come mezzo per ottenere visioni della vita futura dei ragazzi che (passare) ______________________ dalla giovinezza alla vita adulta.

In alcuni riti notturni africani, lo stramonio (fare) ______________________ ingerire a ragazze filatrici di cotone, che (riuscire) ______________________ poi a essere sedate solo da un battitore di tamburo che le (indurre) ______________________ a ballare una danza liberatoria.

Presso alcune popolazioni indiane, parti della piana (considerare) ______________________ fondamentali, mischiate ad altri ingredienti, per la preparazione di un potente afrodisiaco che (utilizzare) ______________________ per amplificare ed accelerare il piacere femminile.

In Europa lo stramonio, simbolo di inganno e depravazione, viene anche chiamato "erba delle streghe", a causa delle proprietà narcotiche e allucinogene sfruttate durante i sabba per avere visioni e compiere riti.

Alcune credenze popolari narrano di come lo stramonio possa essere utilizzato per riconoscere streghe e stregoni: se venisse posta una pianta con fiore e frutto sul davanzale di una finestra, la strega che si trovasse a passar da quelle parti, non riuscirebbe più ad allontanarsi, catturata dall'odore irresistibile.

Spesso i ciarlatani (usare) ______________________ questa pianta per creare effetti tossici e malessere su persone a cui, ovviamente, (tentare) ______________________ di vendere miracolosi e, soprattutto, costosi rimedi.

(da www.latelanera.it)

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PREPOSIZIONI Breve storia dei Rom italianihttp://parliamoitaliano.altervista.org/preposizioni-breve-storia-dei-rom-italiani/

Inserisci le preposizioni semplici e articolate mancanti.

In Italia arrivarono probabilmente _______ XIV e XV secolo a più riprese seguendo principalmente due direzioni a partire _______ Balcani. Un gruppo arrivò _______ Italia dal nord per via terra e un altro da sud _______ via mare. Del gruppo proveniente dal nord sappiamo con certezza che arrivò _______ Bologna il 18 luglio 1422 poiché l'evento è riportato in un'anonima cronaca bolognese contenuta _______ "Rerum Italicarum Scriptores" pubblicata _______ erudito Ludovico Antonio Muratori nel 1731. Questo gruppo era diretto a Roma _______ visita dal papa Martino V, ma la mancanza _______ documenti non dà modo di confermare se l'incontro sia avvenuto o meno. _______ altro gruppo si sa poco o nulla ma si suppone che arrivò _______ Italia diverso tempo prima per via mare. Secondo alcuni studiosi (Miklosich già nel 1874) i Rom dell'Italia centro-meridionale appartengono _______ questo gruppo proveniente _______ coste albanesi e greche. Questa ipotesi può trovare fondamento per alcuni gruppi Rom del meridione come i calabresi e forse i pugliesi che non presentano _______ loro parlate termini tedeschi (sempre che non li abbiano dimenticati), ma non _______ i Rom abruzzesi i quali hanno nella loro parlata questi termini [...].I Rom dell'Italia centro-meridionale rappresentano, quindi, uno _______ gruppi di più antico insediamento, se non il più antico. Essi arrivarono quando in Italia, sotto l'influsso dei dominatori stranieri, si stavano formando le grandi Signorie che esigevano l'incremento _______ spirito nazionalistico e l'allontanamento _______ elementi che potevano turbare l'unità del popolo e intaccare la purezza della "razza". Ben presto _______ incanto, _______ curiosità e _______ meraviglia verso questo popolo che lavorava il ferro e il rame, prediceva il futuro, allevava e commerciava cavalli, subentrarono il timore, il disprezzo e il rifiuto da parte _______ società circostante.Dal 1493 (Ducato di Milano) seguendo l'esempio _______ altri stati europei, cominciarono ad essere emanati editti e bandi contro la Popolazione Romanì, un popolo alla ricerca _______ una patria a cui offrire i prodotti _______ propri mestieri e i servizi delle sue comunità. Anche lo Stato Pontificio emanò editti contro la Popolazione Romanì. Nel 1570 il Papa Pio V, bisognoso _______ rematori per la flotta _______ preparazione della battaglia _______ Lepanto contro i Turchi, attraverso Paolo Giordano Orsini fece rastrellare nell'Agro Romano tutti i Rom abili e li condannò _______ galere. Le donne disperate, si precipitarono piangendo e urlando in città. San Filippo Neri fu commosso e, assieme _______ tre cappuccini, protestò presso il Papa _______ questa condanna _______ cui non si era accertata nessuna colpa. Pio V si adirò fortemente _______ intromissione. La politica fascista verso i Rom _______ Italia fu, tuttavia, piuttosto tollerante specie verso i Rom _______ antico insediamento che avevano cittadinanza italiana e regolare residenza. Ma ancora oggi tutti i gruppi rom vivono in condizioni _______ emarginazione sociale e culturale, vittime _______ stereotipi negativi e _______ politiche assimilatrici.

I Rom _______ tutte le persecuzioni subite durante il loro lungo viaggio verso occidente (dai Persiani, dai Bizantini, dai Turchi Ottomani, dagli Europei) hanno reagito _______ atteggiamenti umili e apparentemente arrendevoli (vedasi la mendicità), ma che _______ realtà celano una fortissima resistenza. È grazie _______ questa intima forza che i Rom, oggi, continuano ad esistere.

(adattato da www.associazionethemromano.it)

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La Borsa italiana

http://parliamoitaliano.altervista.org/la-borsa-italiana/

Inserisci le preposizioni semplici e articolate in questo testo che presenta l’attività della Borsa italiana.

Borsa Italiana nasce ___________ privatizzazione ___________ mercati di borsa e ___________ 1998 si occupa ___________ organizzazione, ___________ gestione e del funzionamento ___________ mercati finanziari.

A partire ___________ 1° ottobre 2007 è diventata effettiva l'integrazione ___________ Gruppo Borsa Italiana ed il Gruppo London Stock Exchange, che ha dato vita ___________ mercato leader in Europa ___________ quanto riguarda gli scambi azionari, gli scambi di ETF, di covered warrant e certificates così come di strumenti del reddito fisso.

Obiettivo principale ___________ Borsa Italiana è sviluppare i mercati e massimizzarne la liquidità, la trasparenza, la competitività e l’efficienza.

Fra le sue responsabilità, quelle principali sono:

- vigilare ___________ corretto svolgimento ___________ negoziazioni;- definire i requisiti e le procedure ___________ ammissione e ___________ permanenza ___________ mercato per le società emittenti;- definire i requisiti e le procedure ___________ ammissione per gli intermediari;- gestire l'informativa delle società quotate.

Borsa Italiana organizza e gestisce il mercato italiano attraverso intermediari nazionali ed internazionali che operano - ___________ Italia o dall'estero - utilizzando un sistema ___________ negoziazione completamente elettronico per l'esecuzione degli scambi ___________ tempo reale.

___________ princìpi ispiratori, fondamentali sono il carattere imprenditoriale ___________ attività di organizzazione e gestione ___________ mercati e la separazione delle funzioni di vigilanza (esercitate da Consob e Banca d'Italia) ___________ quelle di regolamentazione e gestione ___________ mercati (esercitate da Borsa Italiana).

Gestisce il Congress Centre and Services, centro congressi ___________ disposizione non solo ___________ comunità finanziaria, ma di ogni realtà italiana e internazionale che necessiti ___________ una struttura ___________ avanguardia per tecnologie e servizi offerti, perfettamente attrezzata ___________ organizzazione di eventi, seminari, congressi e iniziative formative.

Tra le sue attività si occupa inoltre ___________ erogare servizi di Information Technology ad operatori privati, pubblici, istituzioni finanziarie e società ___________ gestione dei mercati.

(da www.borsaitaliana.it)

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Trasformare nomi e aggettivi

http://parliamoitaliano.altervista.org/trasformare-nomi-e-aggettivi/

Trasforma il nome in aggettivo e l’aggettivo in nome, come negli esempi.Es.: Ferro solido – solidità ferrea; oratore violento – violenza oratoria.

1. Alimento semplice - ____________________________________2. Artista rivale - _________________________________________3. Terra sferica - _________________________________________4. Luce solare - __________________________________________5. Luna chiara - __________________________________________6. Strumento musicale - ___________________________________7. Madre devota - ________________________________________8. Afa estiva - ___________________________________________9. Uomo debole - ________________________________________10. Terra umida - ________________________________________11. Delitto atroce - _______________________________________12. Eroe generoso - _______________________________________

Trasformare nomi e aggettivi (2)

http://parliamoitaliano.altervista.org/trasformare-nomi-e-aggettivi-2/

Trasforma il nome in aggettivo e l’aggettivo in nome, come negli esempi.Es.: Ferro solido – solidità ferrea; oratore violento – violenza oratoria.

1. Diavolo astuto - _____________________________________

2. Angelo pietoso - ____________________________________

3. Famiglia felice - ____________________________________

4. Archeologo sapiente - ________________________________

5. Scienza applicata - ___________________________________

6. Operaio emigrante - __________________________________

7. Leone coraggioso - __________________________________

8. Padre felice - _______________________________________

9. Persona originale - __________________________________

10. Prodotto industriale - ________________________________

11. Oceano profondo - __________________________________

12. Strada pulita - ______________________________________

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Superlativi idiomatici

Completa i superlativi idiomatici di queste frasi:

1 ) Ho lavorato tutto il giono, sono stanco .________________________2 ) Giorgio non ha niente, è povero .________________________!3 ) Non puoi pensar male di Gianluca, è buono come .________________________ !4 ) Puoi farmi tutte le domande che vuoi ma io resto muto come .________________________ .5 ) Luca, hai fritto? La padella è tutta unta e .________________________!6 ) Non ho mai visto un ragazzo più bello di Tommaso: è bello come .________________________ !7 ) A te piace Francesco? Ma se è brutto come .________________________!8 ) Da quanto tempo hai questo cellulare? Sembra nuovo.________________________ .9 ) Irene non frequenta più Giovanna, dice che è pazza .________________________ .10 ) Non mi fiderei di Piero, è furbo come .________________________.11 ) Ce la farai, sei forte come .________________________ !12 ) Aldo e Maria stanno bene insieme e lui è proprio innamorato .________________________! MORTO, IN CANNA, IL PANE, UN PESCE, BISUNTA, IL SOLE, IL PECCATO, DI ZECCA, DA LEGARE, UNA VOLPE, UNA ROCCIA, COTTO

Superlativi idiomatici (2)

Completa i superlativi idiomatici di queste frasi:

1 ) Sta arrivando Sofia! E' bella !2 ) Senza luce per le scale è buio .3 ) Avrei voluto mangiare un po' di più ma quel ristorante è caro .4 ) Elisabetta ha acceso i termosifoni perché faceva un freddo .5 ) Ti piace la mia nuova auto? E' nuova !6 ) Dobbiamo chiedere l'aiuto economico di Fabio, lui è ricco .7 ) Anche se c'era ghiaccio sulla strada è arrivato a casa sano e .8 ) Alessandra non vuole più mangiare, è proprio innamorata !9 ) Sara ha detto di andare ma Giuseppe rimaneva fermo .10 ) La scorsa notte Leonardo è tornato a casa ubriaco .11 ) Smettila di cantare! Sei stonato come una !12 ) Maria, è da tanto che non ti vedo! Io, come vedi, sono ancora vivo e !

DA MORIRE, PESTO, ARRABIATO, VANE, FIAMMANTE, SFONDATO, SALVO, PAZZA, IMPALATO, FRADICIO, CAMPANA, VEGETO

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Verbi

Il barone rampante – Italo Calvino

http://parliamoitaliano.altervista.org/il-barone-rampante-italo-calvino/

Coniuga i verbi usando indicativo presente, passato remoto, imperfetto, trapassato prossimo, congiuntivo imperfetto. Presta attenzione alle maiuscole.

(essere) __________________________________ il 15 di giugno del 1767 che Cosimo Piovasco di Rondò, mio fratello, (sedere) __________________________________ per l’ultima volta in mezzo a noi. (ricordare, io) __________________________________ come (essere) __________________________________ oggi. (essere, noi) __________________________________ nella sala da pranzo della nostra villa d’Ombrosa, le finestre (inquadrare) __________________________________ i folti rami del grande elce del parco. (essere) __________________________________ mezzogiorno, e la nostra famiglia per vecchia tradizione (sedere) __________________________________ a tavola a quell’ora, nonostante (essere) __________________________________ già invalsa tra i nobili la moda, venuta dalla poco mattiniera Corte di Francia, d’andare a desinare a metà del pomeriggio. (tirare) __________________________________ vento dal mare, ricordo, e (muoversi) __________________________________ le foglie. Cosimo (dire) __________________________________: - Ho detto che non voglio e non voglio! - e (respingere) __________________________________ il piatto di lumache. Mai (vedere) __________________________________ disubbidienza più grave.

Sette piani – Dino Buzzati

http://parliamoitaliano.altervista.org/sette-piani-dino-buzzati/

Coniuga i verbi usando indicativo imperfetto, passato remoto e trapassato prossimo, congiuntivo imperfetto, gerundio semplice, forma attiva e forma passiva. Presta attenzione alle maiuscole.

Dopo un giorno di viaggio in treno, Giuseppe Corte (arrivare) __________________________________, una mattina di marzo, alla città dove (esserci) __________________________________ la famosa casa di cura. (Avere) __________________________________ un po' di febbre, ma (volere) __________________________________ fare ugualmente a piedi la strada fra la stazione e l'ospedale, (portarsi) __________________________________ la sua valigetta.Benché (avere) __________________________________ soltanto una leggerissima forma incipiente, Giuseppe Corte era stato consigliato di (rivolgersi) __________________________________ al celebre sanatorio, dove non si (curare) __________________________________ che quell'unica malattia. Ciò (garantire__________________________________ un'eccezionale competenza nei medici e la più razionale ed efficace sistemazione d'impianti.Quando lo (scorgere) __________________________________ da lontano - e lo (riconoscere) __________________________________ per averne già visto la fotografia in

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una circolare pubblicitaria - Giuseppe Corte (avere) __________________________________ un'ottima impressione. Il bianco edificio a sette piani (solcare) __________________________________ da regolari rientranze che gli (dare) __________________________________ una fisonomia vaga d'albergo.Tutt'attorno (essere) __________________________________ una cinta di alti alberi.Dopo una sommaria visita medica, in attesa di un esame più accurato Giuseppe Corte (mettere) __________________________________ in una gaia camera del settimo ed ultimo piano. I mobili (essere) __________________________________ chiari e lindi come la tappezzeria, le poltrone (essere) __________________________________ di legno, i cuscini rivestiti di policrome stoffe. La vista (spaziare) __________________________________ su uno dei più bei quartieri della città. Tutto (essere) __________________________________ tranquillo, ospitale e rassicurante.

(da Dino Buzzati, Sette piani)

Intervista a Mario Capecchi

http://parliamoitaliano.altervista.org/intervista-a-mario-capecchi/

Completa la seguente intervista a Mario Capecchi, premio Nobel per la Medicina nel 2007, coniugando i verbi nei modi e nei tempi adeguati.

Perché ha scelto i topi?Il genoma murino (essere) __________________________________ al 99,9% simile a quello umano e quindi se modifichiamo un determinato gene in un topo, (aspettarsi) __________________________________ che l'effetto osservato (rispecchiare) __________________________________ quello che avverrebbe nell'uomo. Perciò possiamo arrivare a capire la funzione del gene non solo nei topi ma anche negli esseri umani e questo (valere) __________________________________ sia per i geni che coinvolgono la fisiologia che per quelli relativi ai comportamenti.

Però il cervello dei topi è diverso dal nostro.E' vero, è diverso in alcuni aspetti, (essere) __________________________________ molto più piccolo e quindi non ci aspettiamo che (essere) __________________________________ intelligente come noi. Ma per molti comportamenti innati, quindi già codificati nel DNA (come ad esempio (avere) __________________________________ paura, fame e il fatto di pulirsi) ci aspettiamo che topi e umani (essere) __________________________________ identici.

Riguardo la paura, i topi sono molto pavidi di natura.Sì, è vero e (essere) __________________________________ anche attivi soprattutto di notte. Ma anche noi dobbiamo essere in grado di valutare un pericolo e prendere la decisione di fuggire o di affrontarlo. Dobbiamo capire quando (avere) __________________________________ fame o sete e provvedere di conseguenza. E dobbiamo anche pulirci, un'attività che (condividere) __________________________________ da tutti gli organismi.

Ma come si fa a capire se un topo ha disturbi psichici osservando i suoi comportamenti?(Esistere) __________________________________ già alcuni test comportamentali per valutare, appunto, i comportamenti, ma credo che (essere)

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__________________________________ necessario svilupparne di nuovi. Esistono già altri mezzi per gli esseri umani. Ad esempio, si può praticare l'analisi dell'imaging funzionale. Si può osservare il cervello, (vedere) __________________________________ quali aree sono attive e quali inattive in reazione alla vista di una certa immagine o a certe attività. In futuro, speriamo di poter ottenere e interpretare i risultati dell'imaging sul cervello del topo e a partire da lì, trarne inferenze su che cosa (stare) __________________________________ pensando il topo.

Lei sta pensando di mettere i topi in una macchina per l'imaging?Sì, per la RMI o nello scanner per la tomografia assiale, fare una risonanza magnetica funzionale insomma, osservare quali aree cerebrali (avere) __________________________________ un'attività elevata nel topo, paragonarle con le configurazioni cerebrali che osserviamo negli esseri umani e dedurne quello che (succedere) __________________________________ nel cervello del topo.

Nei topi l'attività cerebrale (produrre) __________________________________ una cascata di reazioni chimiche.Sì infatti possiamo anche fare ricerca sui neurotrasmettori, sui neurorecettori. Tutte le analisi biochimiche si possono fare sia per i cervelli dei topi che per quelli umani.

Ma lei è un genetista e quindi penso che (occuparsi) __________________________________ della componente genetica dei problemi psichici dei topi.Sì, solo che recentemente ci stiamo concentrando di più sul comportamento, e anche sullo sviluppo cerebrale perché penso che le due cose siano collegate. Secondo la mia opinione, risulterà che le funzioni cerebrali (dipendere) __________________________________ da come si è formato il cervello.

Però se io sono depressa, posso dirglielo, ma un topo non può parlare.Giusto, gli esseri umani possono parlare, valutare attraverso la comunicazione quali sentimenti o emozioni provano, mentre con i topi no. Tuttavia sono sicuro che anche i topi (potere) __________________________________ soffrire di depressione. La depressione è molto diffusa tra gli uomini, circa il 15% delle persone soffre a un certo punto di depressione acuta. Ma negli uomini e nei topi, ci sono sintomi in comune, come l'inattività. Con la depressione, le attività alle quali (dedicarsi) __________________________________ una persona/un topo di solito (diminuire) __________________________________ palesemente. Così possiamo utilizzare un indice di attività per misurare se un topo è depresso o no. E ci sono altri sintomi comuni alle due specie che ci possono servire per fare correlazioni.

I topi di laboratorio però sono allevati per essere tutti uguali, mentre il cervello umano ha una complessità individuale e cambia con l'ambiente. Questa non è una difficoltà per le due ricerche?Esatto. Abbiamo ceppi di topi tutti imparentati, molto definiti. Anche io penso che (esserci) __________________________________ una grande interazione tra ambiente esterno e i geni di cui siamo portatori. Però, (studiare) __________________________________ due gemelli umani omozigoti cresciuti in ambienti diversi, si scopre che hanno preferenze comuni non solo per certi colori, ma anche per certi modelli e persino in politica, e (comportarsi) __________________________________ in modo molto simile. Per questo credo che nel comportamento ci sia una fortissima componente genetica ed è questo che dobbiamo scoprire.(da www.molecularlab.it)

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Storia del Monte dei Paschi di Siena

http://parliamoitaliano.altervista.org/storia-del-monte-dei-paschi-di-siena/

Coniuga i verbi scegliendo tra indicativo imperfetto e passato remoto, nella forma attiva o passiva.

Il Monte di Pietà, o Monte Pio, (nascere) __________________________________ il 27 febbraio 1472 con una delibera del Consiglio Generale della Repubblica, al fine di concedere il prestito alle “povare o miserabili o bisognose persone” con un minimo tasso d’interesse. La sua origine e la sua natura lo qualificano come un istituto del tutto laico, abilitato fin dall’inizio a praticare un interesse del 7,50%, senza perciò aspirare a speculazioni, ma evitando anche il prestito gratuito voluto dai frati Minori Francescani, tenaci propugnatori dei Monti di pietà. “Monte”, in questo caso, indica una raccolta di denaro, offerto o depositato e poi erogato a fini assistenziali.

La parola (avere) __________________________________ però anche altri significati, sempre collegati a un’idea di unione o accumulazione, tanto che i gruppi ereditari di governo protagonisti della vita politica senese fin dal XIV secolo (chiamarsi) __________________________________ Monti, distinguendosi col nome assunto dalle singole consorterie: Monte dei Gentiluomini, Monte dei Nove, Monte dei Dodici e così via.

Proprio al Monte dei Gentiluomini (appartenere) __________________________________ quelle famiglie dell’aristocrazia terriera senese che già nel XIII secolo avevano intrapreso una proficua attività nel commercio e in particolare nel traffico del denaro, sviluppando l’uso della “lettera di cambio” e quello della “fede di deposito”. Dalle fiere di Lagny-sur-Marne, di Bar-sur-Aube, di Provins, di Troyes e di Saint-Germaindes- Prés, le Compagnie mercantili senesi dei Ruggeri, degli Angiolieri, dei Tolomei, dei Gallerani (spingersi) __________________________________ sulle strade dei grandi mercati europei, prestando denaro a principi e a prelati e divenendo esattori delle decime pontificie, ovvero banchieri della Curia romana come i Buonsignori, o accollatari delle gabelle dell’Impero come i Salimbeni.

Una coraggiosa resistenza non (bastare) __________________________________ a salvare l’antica repubblica di Siena contro gli eserciti alleati dell’imperatore Carlo V e del duca di Firenze, Cosimo de’ Medici, che, al termine di un lunga guerra, nel 1557 (avere) __________________________________ in feudo l’antico Stato senese. I senesi (ottenere) __________________________________ però di mantenere alcune antiche magistrature e (accettare) __________________________________ la loro richiesta di poter riprendere l’attività del Monte Pio che il 14 ottobre 1568 (avere) __________________________________ un nuovo statuto, conforme a quello del Monte di pietà di Firenze. I documenti contabili del Monte Pio testimoniano il progressivo sviluppo del credito agricolo e fondiario e del prestito fruttifero.

Nel 1580 con l’assunzione del servizio di esattoria dell’Ufficio pubblico dell’Abbondanza il Monte Pio (confermare) __________________________________ il suo ruolo di banca pubblica. La convinzione di dover ampliare le azioni di beneficenza del Monte Pio (spingere) __________________________________ i cittadini senesi a chiedere la creazione di un nuovo istituto bancario, che potesse fornire un sostegno finanziario all’economia cittadina in difficoltà. In particolare la nuova banca avrebbe dovuto agevolare gli agricoltori e gli

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allevatori di bestiame, nonché alcune istituzioni cittadine, permettendo anche forme di deposito di capitali privati. Il Granduca (accogliere) __________________________________ la richiesta, ma a condizione che a garanzia dell’istituzione della nuova banca fossero vincolate le rendite dei pascoli demaniali della Maremma.

Nel 1624 si (giungere) __________________________________ quindi alla fondazione del nuovo istituto, che (dovere) __________________________________ essere amministrato da otto cittadini appartenenti alla classe nobile. Le rendite dei pascoli maremmani detti “Dogana dei Paschi” (da cui (derivare) __________________________________ il nome del Monte dei Paschi) (dividere) __________________________________ in porzioni del valore di cento scudi, da collocarsi presso i risparmiatori attraverso titoli che (garantire) __________________________________ una rendita annuale del 5%.

Nell’ultimo periodo del governo di Gian Gastone de’ Medici l’amministrazione del Monte dei Paschi e quella del Monte Pio (subire) __________________________________ notevoli difficoltà finanziarie. Ma nel 1737, con la morte di Gian Gastone, la famiglia Medici (estinguersi) __________________________________ e la Toscana (passare) __________________________________ sotto la dinastia dei Lorena che (dare) __________________________________ nuovo impulso alla banca. Con il rescritto deI 1759 (incrementare) __________________________________ la potenzialità del Monte, assoggettando nello stesso tempo la sua amministrazione al controllo governativo. In questi anni il Monte (avere) __________________________________ spesso difficoltà a rispondere alle crescenti domande di prestito; la raccolta del risparmio attraverso l’emissione delle sue obbligazioni non (potere) __________________________________ infatti oltrepassare il limite del fondo di garanzia che più di una volta fu quindi ampliato dal governo su richiesta della Banca.

Durante i venticinque anni di regno di Pietro Leopoldo, iniziato nel 1765, il controllo governativo sul Monte (accrescersi) __________________________________ notevolmente e in particolare nell’ultimo decennio del suo governo la banca (subire) __________________________________ decisivi mutamenti strutturali, il primo dei quali (essere) __________________________________ l’unificazione — nel 1784 — del Monte dei Paschi e del Monte Pio sotto il nome di Monti Riuniti. Fu inoltre definitivamente abolita anche la competenza giudiziaria penale e civile per i magistrati del Monte.

Nel 1786 poi, (decidere) __________________________________ che la nuova Comunità civica senese eleggesse ogni tre anni fra i nobili della città otto Deputati — ovvero amministratori — dei Monti Riuniti. Di questa Deputazione (fare) __________________________________ parte anche il Provveditore, che già (nominare) __________________________________ dal sovrano. Quasi tutti membri dell’aristocrazia terriera locale, i nobili senesi incaricati di amministrare la banca non (dimenticare) __________________________________ i vincoli che (legare) __________________________________ i Monti al territorio e alle istituzioni senesi. Frequenti (essere) __________________________________, infatti, le elargizioni caritative decise anche per far fronte a molti problemi di carattere straordinario come il disastroso terremoto che (colpire) __________________________________ Siena il 26 maggio 1798.

(da www.mps.it)

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Il musicista invidioso – Dino Buzzati

http://parliamoitaliano.altervista.org/il-musicista-invidioso-dino-buzzati/

Coniuga i verbi tra parentesi usando indicativo imperfetto e passato remoto, congiuntivo imperfetto, gerundio semplice, forma attiva e forma passiva. Presta attenzione alle maiuscole.

Il compositore Augusto Gorgia, uomo invidiosissimo, già al colmo della fama e dell’età, una sera, (passeggiare) __________________________________ da solo nel quartiere, (udire) __________________________________ un suono di pianoforte uscire da un grande casamento.Augusto Gorgia (fermarsi) __________________________________. (Essere) __________________________________ una musica moderna però diversa dal tipo che (fare) __________________________________ lui o da quella che (fare) __________________________________ i colleghi; di simile non ne aveva mai sentita. Non si (potere) __________________________________ neppur dire, lì per lì, se (essere) __________________________________ seria o leggera; pur ricordando certe canzoni popolari per una sua trivialità, (contenere) __________________________________ un amaro sprezzo, e (sembrare) __________________________________ quasi che (scherzare) __________________________________ benché nel fondo si (avvertire) __________________________________ una convinzione appassionata. Ma soprattutto Gorgia (colpire) __________________________________ dal linguaggio, il quale (essere) __________________________________ libero dalle vecchie leggi armoniche, spesso stridulo e arrogante, e nello stesso tempo riusciva a una massima evidenza. La (caratterizzare) __________________________________ inoltre un bello slancio, giovanile levità, senza alcuna traccia di fatica. Ma ben presto il piano (tacere) __________________________________ e inutilmente Gorgia (continuare) __________________________________ a passeggiare nella via (aspettare) __________________________________ che (ricominciare__________________________________.

(da Dino Buzzati, Il musicista invidioso)

Dialetti d’Italia

http://parliamoitaliano.altervista.org/dialetti-ditalia/

Completa questa intervista al Prof. Gian Luigi Beccaria, coniugando i verbi tra parentesi, in tutti i modi e i tempi possibili.

Lingua o dialetti?

In Italia da molti anni (essere) __________________________________ in corso un acceso dibattito fra i fautori dei dialetti e chi li (avversare) __________________________________. Diciamo subito che dal punto di vista linguistico i dialetti italiani e la lingua nazionale (essere) __________________________________ sullo stesso piano: entrambi hanno avuto la stessa ’nobile’ origine, cioè il latino. Non è vero che i dialetti sono una corruzione dell’italiano. È vero invece che italiano e dialetti (avere)

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__________________________________ un diverso ruolo sociolinguistico: il primo è la lingua della comunicazione all’interno della Repubblica Italiana (e della Repubblica di San Marino e nel Canton Ticino elvetico); i secondi hanno uso più limitato, in qualche caso (limitarsi) __________________________________ all’uso familiare.

Perché il toscano ha avuto più fortuna?

Perché ragioni culturali, storiche, economiche ecc. (fare) __________________________________ sì che la formidabile produzione letteraria del Trecento (Dante, Petrarca e Boccaccio) sviluppatasi in Toscana (diffondere) __________________________________ in gran parte della Penisola. Così autori non toscani quali il napoletano Sannazzaro e l’emiliano Boiardo (scrivere) __________________________________ in toscano.

Poteva andare diversamente?

Probabilmente sì. Se, ad esempio, la stessa sorte (toccare) __________________________________ alla Scuola poetica siciliana (sec. XII), noi oggi forse parleremmo una lingua con caratteristiche siciliane. Ma è un gioco della fantasia!

Allora non si è trattato di un’imposizione?

A differenza di ciò che (accadere) __________________________________ in Francia o in Inghilterra l’italiano (diffondersi) __________________________________ senza l’appoggio di un apparato statale fino almeno all’unità d’Italia. Del resto i precedenti interventi dei vari stati italiani (tendere) __________________________________ a operare scelte politiche nell’ambito amministrativo con scarsissima incidenza sulla popolazione quasi completamente analfabeta (l’80% circa al momento della formazione dello Stato unitario).

Si può dire che il piemontese, il marchigiano, il napoletano ecc. sono lingue?

Sì e no per le ragioni anzidette. Bisogna tuttavia (tenere) __________________________________ presente che chi oggi sostiene tale affermazione lo (fare) __________________________________ come reazione a un periodo di grande disprezzo per i dialetti a tal punto che aborrisce l’uso dello stesso termine "dialetto". È significativo che anche nell’ambito del linguaggio ufficiale dell’Unione Europea si (parlare) __________________________________ esclusivamente di lingue minoritarie, meno diffuse, regionali ecc.

Qual è l’origine dei dialetti italiani?

Con la conquista romana il latino si è diffuso in mezza Europa e soprattutto nel bacino del Mediterraneo sovrapponendosi alle lingue parlate in precedenza da quelle popolazioni. Dalla commistione di questi elementi e da quelli derivanti dalle successive invasioni barbariche (generarsi) __________________________________ i vari dialetti d’Italia. Altre teorie più recenti sostengono che il padre di tutti i dialetti non (essere) __________________________________ il latino della romanizzazione ma il latino parlato prima di Roma durante un fase di latinizzazione verificatasi nelle regioni in cui i latini e altri popoli italici (soggiornare) __________________________________ prima di fermarsi nelle zone che storicamente conosciamo. Ciò (confermare)

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__________________________________ dalle grandi aree dialettali attuali che coincidono con frontiere di antiche culture dell’Italia preistorica, come è dimostrabile con dati linguistici e archeologici.

Ma tutti i dialetti italiani hanno come antenato il latino?

No. I dialetti tedeschi di alcuni comuni attorno al Monte Rosa (alemanni) di tredici comuni veronesi e di sette vicentini (cimbri), di alcuni comuni friulani (carinziani), dei sud-tirolesi, dei mocheni (bavaresi) e così i dialetti sloveni del Friuli Venezia Giulia, quelli croati del Molise, quelli grecanici (o grichi) del Salento e dell’estremità meridionale della Calabria e quelli albanesi (diffondere) __________________________________ in gran parte dell’Italia centro meridionale e in Sicilia hanno padri diversi dal latino.

Quali sono i gruppi in cui si suddividono i dialetti italiani?

Una prima grande suddivisione è quella che, seguendo la linea La Spezia-Rimini (separare) __________________________________ i dialetti settentrionali da quelli centro meridionali: i primi infatti appartengono alla Romània occidentale, i secondi alla Romània orientale, l’altra grande distinzione che (interessare) __________________________________ l’Europa latinizzata. Nell’Italia settentrionale (procedere) __________________________________ da ovest verso est si hanno i dialetti gallo-romanzi (occitani e francoprovenzali), i dialetti gallo-italici (piemontese, lombardo, ligure, emiliano, romagnolo), veneti, ladini, friulani, toscani, centro-meridionali (umbro, marchigiano, abruzzese, molisano, pugliese, campano, lucano, salentino, calabrese, siciliano) e il sardo.

(da www.atlantelinguistico.it)

Museo della mente

http://parliamoitaliano.altervista.org/museo-della-mente/

Coniuga i verbi al tempo verbale che ritieni più opportuno, scegliendo tra indicativo presente e passato prossimo, infinito e participio, in forma attiva e passiva.

Il Museo Laboratorio della Mente, (inaugurare) _______________________ nel 2000, (ripercorrere) _______________________ la storia dell’Ospedale Santa Maria della Pietà, dalla sua fondazione in qualità di “Hospitale de’poveri forestieri et pazzi dell’Alma Città di Roma” alla definitiva chiusura nel 1999, cinque secoli dopo, come ospedale psichiatrico.Un itinerario immersivo narrativo attraverso le memorie del manicomio, per una lettura dell’alterità, delle sue forme e dei suoi linguaggi, per (combattere) _______________________ lo stigma e (promuovere) _______________________ la salute mentale.L’originale percorso di visita ((coadiuvare) _______________________ dall’Archivio storico-audivisivo e dalla Biblioteca Cencelli del Santa Maria della Pietà) (articolare) _______________________ come cartografia storica delle prassi istituzionali e delle pratiche anti-istituzionali, come un doppio e continuo processo dialettico di decostruzione della geografia delle costrizioni spaziali, fisiche, psicologiche, sociali e di ricostruzione della soggettività: un’esperienza soggettiva che (generarsi) _______________________

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nell’attraversamento degli spazi manicomiali e nell’apparire inatteso delle storie (rievocare) _______________________.(da www.museodellamente.it)

Diversi tempi verbali – La Contestazione

http://parliamoitaliano.altervista.org/diversi-tempi-verbali-la-contestazione/

Coniuga i verbi tra parentesi scegliendo tra indicativo imperfetto, passato remoto, trapassato prossimo, congiuntivo imperfetto, infinito semplice, participio passato, in forma attiva o passiva.

La seconda metà degli anni Sessanta (caratterizzare) ____________________________ da profondi mutamenti nella vita politica italiana: ormai in crisi il centro-sinistra e dimostratesi illusorie le speranze che questa novità politica (potere) ____________________________ incidere a fondo nella società e nell'economia, (prendere) ____________________________ corpo, soprattutto a cominciare dall'autunno 1967, un nuovo protagonismo di base che (porsi) ____________________________ come obiettivo un radicale cambiamento della società. Tale movimento non (eguagliare) ____________________________ per dirompenza e forza rivoluzionaria quello francese, ma per alcuni aspetti lo (anticipare) ____________________________ e gli (sopravvivere) ____________________________ più a lungo; soprattutto, nel nostro paese il fenomeno della contestazione (caratterizzarsi) ____________________________ non solo come momento di critica nei confronti del sistema capitalistico e consumistico che (rafforzarsi) ____________________________ e diffuso dagli anni Cinquanta in poi, ma anche come contrapposizione alle culture imperanti nella società italiana: quella marxista, (incarnare) ____________________________ dal PCI e (criticare) ____________________________ per la sua subordinazione al modello sovietico e per la sua scarsa radicalità politica, e quella cattolica, rea di non (compiere) ____________________________ una definitiva scelta a favore dei più poveri.

(da G. Vecchio - D. Saresella - P. Trionfini, Storia dell'Italia contemporanea. Dalla II guerra mondiale al Duemila, Monduzzi, 2002, p. 382)

Il contesto

http://parliamoitaliano.altervista.org/il-contesto/

Coniuga i verbi tra parentesi, scegliendo tra indicativo passato remoto, imperfetto e trapassato prossimo, condizionale composto, congiuntivo trapassato. Il brano è l’inizio del romanzo di Leonardo Sciascia, Il contesto.

Il Procuratore Verga (essere) _______________________________ impegnato nel processo Reis, che (durare) _______________________________ da circa un mese e (trascinarsi) _______________________________ almeno per altri due, quando in una dolcissima sera di maggio, dopo le dieci e non oltre la mezzanotte secondo testimonianze e necroscopia, lo (ammazzare) _______________________________. Le testimonianze, in verità, non (coincidere) _______________________________ strettamente coi risultati della necroscopia: il medico legale (tirare) _______________________________ verso la

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mezzanotte il momento del decesso, mentre gli amici coi quali il procuratore, uomo di rigide abitudini, (usare) _______________________________ intrattenersi ogni sera, e coi quali si era anche quella sera intrattenuto, (affermare) _______________________________ che alle dieci, minuto più minuto meno, li (lasciare) _______________________________. E poiché non (impiegare) _______________________________, a piedi, più di dieci minuti per arrivare a casa, (restare) _______________________________ il vuoto di almeno un'ora, e da scoprire dove e come il procuratore (passare) _______________________________ quell'ora.

(da Leonardo Sciascia, Il contesto, Adelphi, 2006, p. 11)

Plurale dei nomi composti

http://parliamoitaliano.altervista.org/il-plurale-dei-nomi-composti/

Forma il plurale dei seguenti nomi composti:

1) Il camposanto - i ______________________2) Il francobollo - i ______________________3) Il capostazione - i ______________________4) La capofamiglia - le ______________________5) Il capofamiglia - i ______________________6) Il cavatappi - i ______________________7) La mezzaluna - le ______________________8) Il chiaroscuro - i ______________________9) La cassaforte - le ______________________10) Il capocuoco - i ______________________

Plurale delle parole composte (2)

http://parliamoitaliano.altervista.org/il-plurale-delle-parole-composte/

Scrivi il plurale delle seguenti parole composte.

L'apribottiglia - Gli ___________________________Il pomodoro - I ___________________________Lo scansafatiche - Gli ___________________________Il portapacchi - I ___________________________Il portafoglio - I ___________________________L'autobomba - Le ___________________________La cassaforte - Le ___________________________L'altopiano - Gli ___________________________Il tritacarne - I ___________________________Il soprannome - I ___________________________

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Discorso diretto e discorso indiretto

http://parliamoitaliano.altervista.org/discorso-diretto-e-discorso-indiretto/

Per ciascuna frase, scegli la forma corretta di discorso indiretto.

Discorso diretto e discorso indiretto (2)

http://parliamoitaliano.altervista.org/discorso-direttoindiretto/

Volgi al discorso indiretto le seguenti frasi.

1) Ho detto a Luca: «Non posso venire al cinema domani».→ Ho detto a Luca che non ______________________________al cinema il giorno dopo.

2) Martina ha detto: «Qui mi trovo molto bene».-→ Martina ha detto che ______________________________molto bene.

3) Giorgio chiese a Luisa: «Esci con me questa sera?».→ Giorgio chiese a Luisa se ____________________________________________.

4) Giacomo mi ha chiesto: «Hai telefonato a Michele?».-→ Giacomo mi ha chiesto se ______________________________a Michele.

5) «Fra un'ora ci vediamo?».→ Mi chiese se ______________________________________________________.

6) Gli ho detto: «Ti chiamo stasera».→ Gli ho detto che ____________________________________________________.

7) «Non vengo in questo posto da un mese».→ Gli ha detto che non ______________in __________________ da ________________..

8) Valeria mi ha detto: «Il tuo arrivo mi farà felice».→ Valeria mi ha detto che ______________________________ felice.

9) La mamma ha detto a Sara: «Riordina la tua stanza e non mangiare sul letto».→ La mamma ha detto a Sara ______________________________e ___________ sul letto.

10) Ivana ha chiesto a Luigi: «Hai avuto quelle notizie dalla tua famiglia che aspettavi da tempo?».→ Ivana ha chiesto a Luigi se ______________________________che __________________________ da tempo.

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Letture

Mina

Anna Maria Mazzini, conosciuta come Mina, artista di fama internazionale, viene considerata da molti la più grande cantante italiana. Nasce nel 1940 a Busto Arsizio, ma, alcuni mesi dopo la sua nascita, la famiglia si trasferisce a Cremona, città in cui la cantante abita fino ai primi anni di carriera e che spiega  il soprannome  ”Tigre di Cremona”.

Inizia a cantare, come tanti altri artisti, in serate nei locali e partecipazioni in complessi vari ed è  in una di queste occasioni che Mina incontra un discografico e nel 1959 debutta in tv nel programma “Musichiere”.

Partecipa due volte al Festival di Sanremo ma le sue aspettative vanno deluse e promette a se stessa di non partecipare più alla gara canora. E così sarà.

Il 1961 la vede protagonista di “Studio Uno”, la popolare trasmissione televisiva. E’ in questo periodo che conosce e si innamora dell’attore Corrado Pani, dal quale avrà un bambino. L’attore, però, è già sposato e questo provoca uno scandalo tanto che Mina viene cacciata dalla televisione di stato. Nonostante lo scandalo, molti italiani, ammiratori della cantante, protestano e spingono la Rai a far tornare Mina l’anno seguente e in modo trionfante.

Mina diventa così la regina dei cosiddetti “Urlatori”, quel tipo di cantanti che negli anni ’60 venivano così etichettati per via dello stile ribelle e sguaiato.

Nel 1968 festeggia i primi dieci anni di carriera proprio in quel locale che l’aveva vista esibirsi per la prima volta, la Bussola, e dove fra l’altro registra anche il suo primo album dal vivo che è anche il primo album live mai realizzato da una cantante italiana.

Nel 1974 presenta con Raffaella Carrà “Mille Luci”, ma sono le sue ultime apparizioni televisive. Mina abbandona la televisione, smette di fare concerti dal vivo, non concede più interviste e non si fa più fotografare. Si trasferisce in Svizzera da dove, però, continua a incidere album e a scrivere articoli.

E così da diva è diventata mito. Eppure, come ha scritto una volta, “quante lacrime!”.

Rita Levi Montalcini

Nacque a Torino il 22 aprile 1909. Conseguì la laurea in medicina nel 1936 presso l’università di Torino e iniziò giovanissima i suoi studi sul sistema nervoso nella scuola medica dell’istologo Giuseppe Levi (padre di Natalia Ginzburg). A causa delle leggi razziali, essendo ebrea, fu costretta a fuggire in Belgio nel 1938 ma dopo la guerra ritornò a Torino ed allestì anche a casa un laboratorio. Nel 1947 proseguì i suoi studi presso il Dipartimento di Zoologia della Washington University dove rimase fino al 1977. Durante questo periodo, negli anni Cinquanta, le sue ricerche condussero alla scoperta del “fattore di crescita nervoso” (NGF), elemento essenziale per la crescita e la differenziazione delle cellule nervose, sensoriali e simpatiche. Portò avanti queste ricerche per trent’anni e nel 1986 fu insignita del Premio Nobel per la medicina. Tornata in Italia diresse, prima, il Centro di Ricerche di Neurobiologia

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del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University, e poi il Laboratorio di Biologia cellulare. Successivamente si ritirò da questo incarico per aver raggiunto i limiti di età, anche se le sue ricerche non si arrestarono.Nel 2001 è stata nominata senatore a vita. Ha, inoltre, vinto molti prestigiosi premi e ricevuto numerosi riconoscimenti: fra cui alcune lauree honoris causa da numerose Università.

E’ morta il 30 dicembre 2012, all’età di 103 anni e mezzo.

E’ da notare che su 741 premi assegnati dal 1901 a oggi, soltanto 35 sono andati a donne. Su 521 Nobel complessivi per la scienza (Chimica, Fisica e Medicina), inoltre, solo 12 sono donne. La stessa Rita Levi Montalcini ha dovuto combattere tutta la vita per essere accettata negli ambienti scientifici più esclusivi. Ha sempre pensato che le donne abbiano sempre dovuto lottare doppiamente, abbiano sempre dovuto portare due pesi, quello privato e quello sociale, e comunque le donne restano la colonna vertebrale delle società. La differenza tra uomo e donna, afferma, è epigenetica, ambientale. Il capitale cerebrale è lo stesso: in un caso è stato storicamente represso, nell’altro incoraggiato.

Sul presente delle donne è ottimista perché, secondo lei, l’Europa sta facendo grandi progressi in questo senso. In Africa, invece, devono combattere anche per poter semplicemente studiare. Per questo la Fondazione Levi Montalcini (1992) è rivolta al conferimento di borse di studio alle giovani studentesse universitarie africane, con l’obiettivo di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo importante nella vita scientifica e sociale del loro paese. Sono le sue parole: “Queste ragazze hanno più fame di conoscenza che di cibo e sono molto più determinate degli uomini: quando possono istruirsi i risultati sono davvero sorprendenti”.

Per quanto riguarda la politica, è favorevole al sistema delle quote rosa, che spesso è l’unica possibilità per garantire pari opportunità. Le donne devono godere degli stessi diritti, e potersi assumere gli stessi doveri degli uomini. E invece, fare un figlio mette comunque a rischio il loro lavoro. Per lei la famiglia non è stata un’opzione. Non ha mai pensato di sposarsi: “Io sono sposata con la scienza, non ho mai sentito la mancanza di un figlio o il bisogno di legarmi a un uomo. Sono felice così. E se in passato sono stata corteggiata da qualche collega non me ne sono proprio accorta. L’amore su di me ha l’effetto dell’acqua sulle piume di un’anatra: sono totalmente impermeabile”.

Vincenzo Peruggia

Nato a Dumenza, in provincia di Varese, nel 1881, Vincenzo Peruggia fu un decoratore emigrato in Francia. Partecipò al Louvre ai lavori di sistemazione della teca di vetro della Gioconda, il celebre quadro di Leonardo da Vinci. La notte tra il 20 e il 21 agosto 1911, Peruggia riuscì nella rocambolesca impresa di rubare il dipinto, per poi portarlo a Firenze. Del furto furono accusati Guillaume Apollinaire e Pablo Picasso, oltre al nemico storico della Francia, il Reich tedesco.

La Gioconda fu ritrovata dai carabinieri italiani nel 1913 e Peruggia, arrestato, dichiarò di averlo fatto per restituire l’opera all’Italia: disse anche che il quadro era stato rubato da Napoleone, fatto non vero, dato che la Gioconda era stata venduta dallo stesso Leonardo al re Francesco I. Il governo italiano volle restituire il capolavoro alla Francia, nel quadro delle

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ottime relazioni tra i due paesi. Parigi consentì che l’opera fosse esposta per qualche tempo a Firenze e a Roma prima di tornare al Louvre. Peruggia, appoggiato dall’opinione pubblica italiana che interpretò il furto in chiave patriottica, ottenne una pena modesta. Uscito dal carcere, l’uomo partecipò alla Prima Guerra Mondiale e poi tornò in Francia, dove morì nel 1925.

Il furto della Gioconda alimentò la leggenda intorno all’opera e ne aumentò l’attenzione del pubblico internazionale all’inizio del XX secolo.

L’innamorato

L’innamorato, nei suoi comportamenti, presenta analogie con tre precise categorie di individui: gli affetti da disturbi ossessivi compulsivi, i tossicodipendenti, e le persone colpite da depressione.

Tanto chi è innamorato quanto chi è affetto da OCD (Disturbo Ossessivo Compulsivo) perde la capacità di controllare il contenuto della propria mente. L’attenzione viene monopolizzata da pensieri e immagini che la volontà non riesce a scacciare. In entrambi i casi si manifestano difficoltà di concentrazione e impegno. Inoltre sia gli innamorati che gli affetti da OCD diventano superstiziosi e confondono pensiero e azione. Uno studio della psichiatra italiana Donatella Marazziti ha dimostrato che i livelli di serotonina sono più bassi del 40 per cento tanto in chi ha una diagnosi di OCD quanto in soggetti sani che si dichiarano innamorati.

Sia innamorati che tossicodipendenti e alcolisti avvertono costantemente un senso di incompletezza, sono consapevoli dell’irrazionalità dei loro comportamenti, ma non riescono a modificarli. Inoltre, l’incontro con una persona da cui siamo attratti causa il rilascio nel cervello di feniletilamina, un composto simile all’anfetamina. L’abbandono invece causa un brusco abbassamento del suo livello, che provoca chimicamente una reazione molto simile alla crisi di astinenza di un tossicodipendente. Uno studio di Semir Zeki pubblicato su “Neuroreport” nel 2000 ha dimostrato che nell’innamoramento e nel consumo di oppiacei e cocaina le aree cerebrali coinvolte sono le stesse.

Quanto alla depressione, l’alternanza tra stati euforici e disforici dell’innamorato ricorda molto da vicino quanto accade nel disturbo bipolare. La semplice separazione dalla persona amata provoca normalmente apatia, insonnia, perdita di appetito, difficoltà di concentrazione, calo di interesse per le attività quotidiane, tutti sintomi comuni nella depressione. Inoltre le statistiche sui suicidi indicano nella depressione e nell’abbandono amoroso due dei maggiori fattori di rischio.

tratto da Cronaca di un disamore, di Ivan Cotroneo

Il Tribunale convoca Topolino e Paperino (Livello C2)

Leggi il seguente articolo sul “burocratese”, cioè la lingua della burocrazia.

MILANO – Il testimone Topolino? «È pregato di comparire innanzi al Tribunale il 7 dicembre». E non da solo: perché anche «i signori Titti, Paperino, Paperina» sono attesi «davanti al giudice monocratico» per deporre «quali testi nel procedimento penale 6342/05».

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Il timbro parla chiaro: «Io ufficiale giudiziario, richiesto come in atti, ho per ogni legale effetto notificato l’atto che precede a: Titti, Paperina, Paperino, Topolino». La «relazione di notifica», che la cartolina dell’Ufficio notifiche atti giudiziari di Milano attesta appunto essere stata fatta pervenire al supposto domicilio legale dei fumetti, conferma: non è uno scherzo della giustizia. Ma la bizzarra esecuzione di un teorico adempimento, richiesto effettivamente dalla Procura di Napoli: la citazione proprio di questi quattro testimoni da parte del pm all’udienza in programma venerdì, in un processo partenopeo a un cinese accusato di aver contraffatto gadget con le immagini dei personaggi dei cartoni.

Ovvio che si sia trattato di un paradossale lapsus di cancelleria. Che, una volta vergato, non è stato più fermato, anzi ha via via risalito tutti i livelli di una burocrazia ormai talmente paraocchiata da diventare cieca anche rispetto al ridicolo. L’imputato cinese è accusato a Napoli di aver contraffatto giochi e adesivi con le immagini di Topolino & Co. E in questi casi è il legale rappresentante dell’azienda danneggiata a essere chiamato dal pm per riferire al giudice che quello contraffatto era davvero un proprio marchio. Ma non è un caso che ogni giorno in Italia un processo su tre «salti» per un qualche difetto di notifica.

Nella montagna di adempimenti pratici nei quali si dibattono le cancellerie dei tribunali, in perenne affanno da carenza d’organici e assenza di risorse materiali, deve essere accaduto che il tapino cancelliere di turno abbia automaticamente trasposto nell’atto di citazione dei testi i nomi rimastigli impressi in una affrettata lettura del capo d’imputazione. Il resto è implacabile burocrazia che si autoperpetua. Che sia a mano (come la citazione della Procura napoletana) o dattiloscritto (come sulla cartolina dell’Ufficio notifiche milanese), il risultato non cambia: e «mediante consegna di copia a mani dell’ufficiale giudiziario», la notifica plana (come e anche meglio che in un cartone animato) nello studio legale di Milano che di solito patrocina Warner Bros e Walt Disney nei processi per contraffazione. Improbabile, però, che Paperino e Topolino si presentino a testimoniare. Pare siano già impegnati con i bambini di mezzo mondo sotto Natale. «Legittimo impedimento».

La tribù degli indiani Cucù

Conosci la tribù degli indiani Cucù?C’è l’indiano Cuore che raccoglie le more,c’è Cuoio un indianone che fa lo stregone,c’è Scuola l’indiana che fila la lana,c’è l’indiano Cuoco che accende un bel fuoco.Conosci la tribù degli indiani Cucù?Se li scrivi con la Q ride tutta la tribù!

(di Gianni Rodari)

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Il principe granchio

Questa fiaba di Italo Calvino è intitolata “Il principe granchio”.

Una volta c’era un pescatore che non riusciva mai a pescare abbastanza da comprare la polenta per la sua famigliola. Un giorno, tirando le reti, sentì un peso da non poterlo sollevare, tira e tira ed era un granchio così grosso che non bastavano due occhi per vederlo tutto. – Oh, che pesca ho fatto, stavolta! Potessi comprarmici la polenta per i miei bambini!

Tornò a casa col granchio in spalla, e disse alla moglie di mettere la pentola al fuoco che sarebbe tornato con la polenta. E andò a portare il granchio al palazzo del Re. – Sacra Maestà, – disse al Re, – sono venuto a vedere se mi fa la grazia di comprarmi questo granchio. Mia moglie ha messo la pentola al fuoco ma non ho i soldi per comprare la polenta.

Rispose il Re: – Ma cosa vuoi che me ne faccia di un granchio? Non puoi andarlo a vendere a qualcun altro? In quel momento entrò la figlia del Re: – Oh che bel granchio, che bel granchio! Papà mio, compramelo, compramelo, ti prego. Lo metteremo nella peschiera insieme con i cefali e le orate.

Questa figlia del Re aveva la passione dei pesci e se ne stava delle ore seduta sull’orlo della peschiera in giardino, a guardare i cefali e le orate che nuotavano. Il padre non vedeva che per i suoi occhi e la contentò. Il pescatore mise il granchio nella peschiera e ricevette una borsa di monete d’oro che bastava a dar polenta per un mese ai suoi figlioli.

La Principessa non si stancava mai di guardare quel granchio e non s’allontanava mai dalla peschiera. Aveva imparato tutto di lui, delle abitudini che aveva, e sapeva anche che da mezzogiorno alle tre spariva e non si sapeva dove andasse. Un giorno la figlia del Re era lì a contemplare il suo granchio, quando sentì suonare la campanella.

S’affacciò al balcone e c’era un povero vagabondo che chiedeva la carità. Gli buttò una borsa di monete d’oro, ma il vagabondo non fu lesto a prenderla al volo e gli cadde in un fosso. Il vagabondo scese nel fosso per cercarla, si cacciò sott’acqua e si mise a nuotare.

Il fosso comunicava con la peschiera del Re attraverso un canale sotterraneo che continuava fino a chissà dove. Seguitando a nuotare sott’acqua, il vagabondo si trovò in una bella vasca, in mezzo a una gran sala sotterranea tappezzata di tendaggi, e con una tavola imbandita.

Il vagabondo uscì dalla vasca e si nascose dietro i tendaggi. A mezzogiorno in punto, nel mezzo della vasca spuntò fuori dall’ acqua una Fata seduta sulla schiena d’un granchio.

La Fata e il granchio saltarono nella sala, la Fata toccò il granchio con la sua bacchetta, e dalla scorza del granchio uscì fuori un bel giovane.

Il giovane si sedette a tavola, la Fata batté la bacchetta, e nei piatti comparvero le vivande e nelle bottiglie il vino. Quando il giovane ebbe mangiato e bevuto, tornò nella scorza di granchio, la Fata lo toccò con la bacchetta e il granchio la riprese in groppa, s’immerse nella vasca e scomparve con lei sott’acqua.

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Allora il vagabondo uscì da dietro ai tendaggi, si tuffò anche lui nella vasca e nuotando sott’acqua andò a sbucare nella peschiera del Re. La figlia del Re che era lì a guardare i suoi pesci, vide affiorare la testa del vagabondo e disse: – Oh: cosa fate voi qui? – Taccia, padroncina, – le disse il vagabondo, – ho da raccontarle una cosa meravigliosa -. Uscì fuori e le raccontò tutto. – Adesso capisco dove va il granchio da mezzogiorno alle tre! – disse la figlia del Re. – Bene, domani a mezzogiorno andremo insieme a vedere.

Così l’indomani, nuotando per il canale sotterraneo, dalla peschiera arrivarono alla sala e si nascosero tutti e due dietro i tendaggi. Ed ecco che a mezzogiorno spunta fuori la Fata in groppa al granchio.

La Fata batte la bacchetta e dalla scorza del granchio esce fuori il bel giovane e va a mangiare. Alla Principessa, se il granchio già le piaceva, il giovane uscito dal granchio le piaceva ancora di più, e subito se ne sentì innamorata. E vedendo che vicino a lei giaceva la scorza del granchio vuota, ci si cacciò dentro, senza farsi vedere da nessuno.

Quando il giovane rientrò nella scorza di granchio ci trovò dentro quella bella ragazza. – Cos’hai fatto? – le disse, sottovoce, – se la Fata se n’accorge ci fa morire tutt’e due. – Ma io voglio liberarti dall’incantesimo! – gli disse, anche lei pianissimo, la figlia del Re. – Insegnami cosa devo fare. – Non è possibile, – disse il giovane. – Per liberarmi ci vorrebbe una ragazza che m’amasse e fosse pronta a morire per me.

La Principessa disse: – Sono io quella ragazza! Intanto che si svolgeva questo dialogo dentro la scorza di granchio, la Fata si era seduta in groppa, e il giovane manovrando le zampe del granchio come al solito, la trasportava per le vie sotterranee verso il mare aperto, senza che essa sospettasse che insieme a lui era nascosta la figlia del Re.

Lasciata la Fata e tornando a nuotare verso la peschiera, il Principe – perché era un Principe spiegava alla sua innamorata, stretti insieme dentro la scorza di granchio, cosa doveva fare per liberarlo: – Devi andare su uno scoglio in riva al mare e metterti a suonare e cantare. La Fata va matta per la musica e uscirà dal mare a ascoltarti e ti dirà: «Suoni, bella giovane, mi piace tanto». E tu risponderai: «Sì che suono, basta che lei mi dia quel fiore che ha in testa». Quando avrai quel fiore in mano, sarò libero, perché quel fiore è la mia vita.

Intanto il granchio era tornato alla peschiera e lasciò uscire dalla scorza la figlia del Re. Il vagabondo era rinuotato via per conto suo e, non trovando più la Principessa, pensava d’essersi messo in un bel guaio, ma la giovane ricomparve fuori dalla peschiera, e lo ringraziò e compensò lautamente. Poi andò dal padre e gli disse che voleva imparare la musica e il canto. Il Re, che la contentava in tutto, mandò a chiamare i più gran musici e cantanti a darle lezioni.

Appena ebbe imparato, la figlia disse al Re: – Papà, ho voglia d’andare a suonare il violino su uno scoglio in riva al mare. – Su uno scoglio in riva al mare? Sei matta? – ma come al solito la accontentò, e la mandò con le sue otto damigelle vestite di bianco. Per prevenire qualsiasi pericolo, la fece seguire da lontano da un po’ di truppa armata.

Seduta su uno scoglio, con le otto damigelle vestite di bianco, su otto scogli intorno, la figlia del Re suonava il violino. E dalle onde venne su la Fata. – Come suona bene! – le disse. – Suoni, suoni che mi piace tanto!

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La figlia del Re le disse: – Sì che suono, basta che lei mi regali quel fiore che porta in testa, perché io vado matta per i fiori. – Glielo darò se lei è capace d’ andarlo a prendere dove lo butto. – E io ci andrò, – e si mise a suonare e cantare. Quando ebbe finito, disse: – Adesso mi dia il fiore. – Eccolo, – disse la Fata e lo buttò in mare, più lontano che poteva.

La Principessa lo vide galleggiare tra le onde, si tuffò e si mise a nuotare. – Padroncina, padroncina! Aiuto, aiuto! – gridarono le otto damigelle ritte sugli scogli coi veli bianchi al vento. Ma la Principessa nuotava, nuotava, scompariva tra le onde e tornava a galla, e già dubitava di poter raggiungere il fiore quando un’ondata glielo portò proprio in mano.

In quel momento sentì una voce sotto di lei che diceva: – Mi hai ridato la vita e sarai la mia sposa. Ora non aver paura: sono sotto di te e ti trasporterò io a riva. Ma non dire niente a nessuno, neanche a tuo padre. Io devo andare ad avvertire i miei genitori ed entro ventiquattr’ore verrò a chiedere la tua mano. – Sì, sì, ho capito, – lei gli rispose, soltanto, perché non aveva più fiato, mentre il granchio sott’ acqua la trasportava verso riva.

Così, tornata a casa, la Principessa disse al Re che s’era tanto divertita, e nient’altro. L’indomani alle tre, si sente un rullo di tamburi, uno squillo di trombe, uno scalpitìo di cavalli: si presenta un maggiordomo a dire che il figlio del suo Re domanda udienza.

Il Principe fece al Re regolare domanda della mano della Principessa e poi raccontò tutta la storia. Il Re ci restò un po’ male perché era all’oscuro di tutto; chiamò la figlia e questa arrivò correndo e si buttò nelle braccia del Principe: – Questo è il mio sposo, questo è il mio sposo! – e il Re capì che non c’era altro da fare che combinare le nozze al più presto.

Parco di Pinocchio

Carlo Lorenzini, più noto con lo pseudonimo di Collodi, nacque a Firenze nel 1826. Si dedicò al giornalismo e la sua attività letteraria si rivolse specialmente all’infanzia. Fra le sue opere, “Le avventure di Pinocchio” (1886) già uscite a puntate nel 1881 sul “Giornale per i bambini” con il titolo “Storia di un burattino”.

Il Parco di Pinocchio sorge a Collodi dove nacque la madre di Carlo Lorenzini e lo scrittore trascorse l’infanzia. Il Parco non è il consueto luogo di divertimenti, ma la suggestiva, preziosa opera collettiva di grandi artisti. Il divertimento che ne scaturisce è spontaneo e naturale, grazie alla bellezza dell’arte e dell’ambiente. L’idea di complesso monumentale sorse nel 1951 e furono invitati i maggiori artisti a concorso. Ottantaquattro furone le opere presentate: Pinocchio e la Fata, celebre gruppo bronzeo che raffigura simbolicamente la metamorfosi di Pinocchio, e la Piazzetta dei Mosaici con gli straordinari mosaici con i principali episodi delle avventure, furono le vincitrici e si inaugurarono nel 1956. Sucessivamente il Parco si ampliò con ventuno sculture in bronzo e acciaio che evocano l’intreccio delle Avventure. Infine nel 1987, si aggiunse il “Laboratorio delle Parole e delle Figure”. In questa costruzione si trovano:

1) le mostre d’arte e d’illustrazioni ispirate alla lettura per ragazzi e alla Storia di Pinocchio.2) il Grande Carillon, un “generatore di suoni” interamente meccanico.3) la Genealogia di Pinocchio, tante reintepretazioni di Pinocchio secondo personaggi di “altre fantasie”.

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4) la Nuvola Favolosa, un mondo di seta e tulle, di tappeti e cuscini, di suoni e sensazioni per i più piccoli.

Tutto il Parco è un luogo di attività culturali sempre rinnovate: spettacoli e laboratori di creazione di burattini, marionette e cantastorie, racconti e mini magie, che arricchiscono la visita del Parco. Sotto i lecci, nelle zone adibite al relax, dal 2004 si trovano le giostre storiche, che risalgono a vari periodi tra il 1900 e il 1950. L’evoluzione impietosa della tecnologia, il mutare dei gusti e delle mode ne avevano decretato la morte ma, recuperate e restaurate da abili artigiani nel rispetto della loro struttura originale, conservano tutta la poesia, la freschezza, l’ingenuità dei divertimenti di un tempo.

La Fondazione Nazionale Carlo Collodi ha tra i suoi scopi quello di curare e migliorare il Parco Monumentale di Pinocchio.

Basandoti sul testo, scegli il significato delle seguenti parole:

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Un angolo italiano in Scozia

C’è un pezzetto d’Italia in una delle estremità più settentrionali d’Europa. In una delle isole Orcadi, paradiso naturale situato a nord della Scozia (e raggiungibile con antediluviani bimotori a elica), si trova infatti una piccola cappella tutta italiana, l’Italian Chapel, appunto. Un gioiellino che, dietro la bellezza che emana, racchiude storie di guerra. Ma anche di speranza e di fede.

Nel 1942, circa 1300 soldati italiani, catturati dall’esercito britannico in Nord Africa, furono condotti prigionieri proprio nelle isole Orcadi, per essere impiegati nella costruzione delle barriere antisottomarino. Alle Orcadi, infatti, stanziavano, nella baia di Scapa Flow, navi della marina britannica, che da lì partivano per compiere operazioni di guerra. Già durante la Grande Guerra la zona era stata teatro di affondamenti di navi inglesi da parte tedesca (i relitti sono ancora oggi visibili), ma l’affondamento della Royal Oak, nel 1939, aveva convinto gli inglesi della necessità di bloccare l’ingresso degli U-boot tedeschi nella baia. A questo scopo le isole orientali furono collegate tra loro da immense barriere di massi, su cui poi furono costruite strade di collegamento. Le barriere sono oggi conosciute come Churchill Causeway. A costruirle ebbero parte importante proprio i prigionieri italiani.

Sulla più piccola delle isole, Lamb Holm, a sud del villaggio di St. Mary’s, grazie agli auspici del comandante del campo di prigionia (il maggiore T.P. Buckland), di un sacerdote (padre Gioachino Giacobazzi) e di un prigioniero dall’abilità di un vero artista (Domenico Chiocchetti), gli italiani vollero edificare una cappella, servendosi di uno dei rifugi del campo e di materiale di seconda mano. Ciò che ne venne fuori fu quella che è diventata una tappa obbligata per chiunque visiti le Orcadi, una preziosa costruzione cui gli isolani (tra cui P.N. Sutherland Graeme, proprietario dell’isolotto di Lamb Holm) sono così affezionati da aver fatto di tutto per salvarla anche dopo la guerra. La cappella, colorata e viva, ma tutt’altro che pacchiana, esternamente è piuttosto anonima, se si eccettua la facciata, bianca e rossa, che le conferisce un tono allegro. Internamente è invece tutta affrescata e decorata con motivi delicati, che nascondono il grigiore delle pareti del rifugio del campo. Sulla parete dell’altare, troneggia una splendida Regina Pacis, splendido augurio di pace in tempo di guerra, mentre ai lati due finestrine colorate (con i santi Francesco d’Assisi e Caterina da Siena) arricchiscono di luce e di calore la piccola cappella. Davanti all’altare, un cancelletto in ferro battuto fa da cornice alle decorazioni sacre. Lo stesso Domenico Chiocchetti, rintracciato dopo la guerra dalla Bbc, provvide al restauro delle uniche tracce di quel campo di prigionia smantellato: la cappella italiana e, di fronte a essa, la statua di San Giorgio, costruita con una struttura di filo spinato ricoperto di cemento, e alla cui base sono iscritti i nomi di tutti i prigionieri italiani. Oggi, accanto alla cappella, si trova anche un grazioso crocifisso in legno intagliato, donato alle Orcadi dal Comune di Moena, paese di residenza del nostro soldato-pittore.

Tra le altre cose, la cappella ospita oggi alcune manifestazioni del St. Magnus Festival.

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Il Partito Comunista Italiano

Nato a Livorno il 21 gennaio 1921 con il nome di Partito Comunista d’Italia (poi rinominato Partito Comunista Italiano nel 1943), il PCI diventò, dopo l’esperienza della dittatura fascista, il più importante partito della sinistra italiana. Uno dei suoi fondatori, Antonio Gramsci, è stato tra i più importanti intellettuali italiani. Il capo più rappresentativo fu però Palmiro Togliatti, che guidò il PCI negli anni della ricostruzione, facendo diventare i comunisti un attore importante nella nascita della Costituzione. Sul PCI di Togliatti ci sono diverse interpretazioni: alcuni studiosi sottolineano il ruolo del partito nella costruzione della democrazia italiana (anche se mantenne vivo l’entusiasmo rivoluzionario dei suoi militanti), altri storici evidenziano invece il legame stretto di Togliatti con Stalin e con l’URSS, da cui, in pratica, dipendeva ogni scelta del PCI, che approvò perfino la repressione sovietica a Budapest nel 1956. Inoltre, la presenza di un così forte partito comunista e di un debole partito socialista ha impedito per molti anni in Italia l’alternanza al governo, facendo della Democrazia Cristiana il partito della difesa della democrazia italiana dal pericolo sovietico.

Propaganda nel 1950

Negli anni il PCI cominciò a riflettere sulla possibilità di costruire una “via italiana al socialismo”, vista l’impossibilità di arrivare al potere in un’Italia ormai saldamente inserita nell’Alleanza Atlantica. La stagione più vivace del PCI fu quella della guida di Enrico Berlinguer, segretario dal 1972 al 1984: il PCI si allontanò piano piano dall’URSS, progettando la nascita di un “eurocomunismo”, anche se ancora c’erano al suo interno settori vicini a Mosca. Ma in quegli anni c’era anche per il PCI il pericolo della contestazione dei movimenti studenteschi e dei movimenti extra-parlamentari. Berlinguer portò il PCI a collaborare con la DC al governo alla fine degli anni Settanta. Negli anni Ottanta iniziò il declino del partito, che perse voti a ogni elezione e perse anche diverse battaglie politiche e sindacali (la sconfitta nello sciopero della Fiat nel 1980, con la “marcia dei quarantamila”, e la sconfitta al referendum sulla “scala mobile” nel 1985, vinto dai socialisti, sono i simboli di quel tramonto). Solo nel 1989, caduti i regimi comunisti dell’Est, il PCI capì che doveva cambiare e il 3 febbraio 1991 finiva la storia di questo partito, trasformato in Partito Democratico della Sinistra, poi entrato nell’Internazionale Socialista. Il simbolo della falce e martello è scomparso solo nel 1998, con la nascita dei Democratici di Sinistra. E’ così stato possibile per uomini politici provenienti dal PCI arrivare infine al governo e nelle più alte cariche dello Stato: Massimo D’Alema è diventato Presidente del Consiglio dal 1998 al 2000, mentre Giorgio Napolitano, esponente dell’area più moderata del PCI (che dialogava con gli USA), è diventato Presidente della Repubblica nel 2006.

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Filastrocche sulla Costituzione

Recitato da Pamela Villoresi nel 2005 nell’ambito del progetto “Difendiamo la democrazia, difendiamo la Costituzione”, questo testo intende avvicinare i bambini alla conoscenza della ricchezza della Costituzione italiana.

Benvenuti. A voi mi presentosono il documento,il monumento dell’Italia unitada vent’anni di violenze uscitae dalla guerra lacera e ferita,che con me ha iniziato una nuova vita.

2 giugno ’46: il popolo italianovota per la Repubblica,non vuole più un sovrano,diritti che vegliano la storia di ognunoe che preferenze non fanno a nessuno.Violarli vuol dire tradire davveroil patto che lega un popolo intero.

Il patto che viene dai nonni-coraggioche hanno lottato per farcene omaggio.

Anche tu hai il compito di far da guardianoperché questo bene non ci sfugga di mano.

Diritto alla vita.Diritto al nome.Diritto ad esprimere la nostra opinione.Diritto a esser liberi, mai sfruttati.Diritto al rispetto, mai offesi e umiliati.

La legge è uguale per tutti,la legge non fa differenza,la legge non guarda le tasche,la legge non ha preferiti,non chiede opinioni o credenzeci guarda attraverso i vestiti.Lo Stato siamo noi cittadinie allora davanti alla legge saremopiù uguali e vicini.

Servono braccia, menti, passioneserve l’impegno di tante persone.Siamo immigrati, siamo italiani, siamo buddisti,laici o cristiani,eppure c’è chi lavoro non trova,

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c’è chi lo perde,chi è solo in prova.

Ogni persona, ogni uomo, ogni donna,quando lavora si sente colonnadi questa grande casa stivale:tetto sui monti, porte sul mare.

La scuola è aperta a tutte le menti,anche se tutte son differenti.La scuola è libera come il sapereed è una sorgente, dà a tutti da bere.

Corriamo dal dottore perché ci curi il male,se questo non basta corriamo all’ospedale.Sani, malati, deboli, si cambia all’improvviso.Dobbiamo avere tutti un medico e un sorriso.

Libera carta per libero stato,l’ha chiesta un popolo che ha tanto lottato.

L’Italia ripudia la guerra, perché la guerraè un mostro che mangia la libertà degli uominie copre i colori di nero inchiostro.L’Italia vuole la pace.L’Italia ripudia la guerra.L’Italia vuole aiutare a fare la pace su tutta la terra.L’Italia vuole la pace perché la pace è un semeche cresce solo se gli uomini imparano a vivere insieme.

Foibe

“Foibe” sono grandi cavità naturali, a forma di pozzo verticale, tipiche del terreno della Venezia Giulia. Sono celebri per essere state teatro di massacri durante la Seconda Guerra Mondiale, quando la Jugoslavia fu suddivisa tra Italia e Germania che la occuparono.

In queste terre, dominate fin da allora da grandi tensioni etniche oltre che ideologiche, si sviluppò un movimento di resistenza guidato dai partigiani comunisti di Tito, futuro leader jugolsavo, che si scontrarono con gli italiani. Dopo l’8 settembre 1943, cominciarono le prime azioni di rappresaglia dei partigiani di Tito contro gli italiani, come vendetta per le precedenti repressioni subite dal regime fascista. Nell’ondata anti-italiana, però, non furono colpiti soltanto i fascisti, ma gli italiani non comunisti in generale. Le vittime venivano prelevate, torturate e i loro corpi gettati – spesso ancora in vita – nelle foibe, dove, ammassati l’uno sull’altro, si consumava il loro destino.

Le violenze proseguirono anche dopo la guerra, quando Trieste fu contesa da Italia e Jugoslavia: nella zona tra Gorizia, Trieste, Fiume e l’Istria, i titini approfittarono del caos per liberarsi dei loro futuri avversari politici ed etnici, colpendo ancora migliaia di italiani che non

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avevano niente a che fare con il fascismo: furono massacrati così cattolici, socialisti, liberali o esponenti del mondo economico e civile italiano. Molti italiani scapparono per evitare il massacro (diverse città accolsero i profughi giuliano-dalmati: a Roma c’è un intero quartiere che si chiama “Giuliano Dalmata”, perché negli anni Cinquanta vi si trasferirono duemila profughi).

Per molti anni il tema non è stato mai trattato pubblicamente dalle istituzioni: il governo non voleva compromettere i rapporti con la Jugolsavia, mentre il PCI era imbarazzato dall’appoggio che aveva dato a Tito contro gli italiani. Caduto il Muro di Berlino, dagli anni Novanta, anche dopo una celebre intervista a Milovan Gilas – importante collaboratore di Tito – che ammise le responsabilità, si è cominciato a parlarne con maggiore onestà (anche se spesso molti utilizzano il tema in modo polemico e strumentale contro la sinistra ex-comunista) e ormai tutti in Italia concordano con la necessità di ricordare le vittime di massacri in cui il razzismo e l’odio anti-italiano ebbero un ruolo prevalente.

E’ così che  il Parlamento italiano ha istituito nel 2004 il “Giorno del ricordo“, il 10 febbraio. Il 10 febbraio 1947 infatti fu firmata la Pace tra Italia e Jugoslavia che diede a Belgrado l’Istria, Fiume e Zara, e che segnò l’inizio di un esodo di oltre 250 mila italiani da quelle zone verso l’Italia. La legge per l’istituzione del Giorno del ricordo è stata votata da quasi tutti i partiti italiani, di destra e di sinistra, a indicare che su questa vicenda ormai c’è una posizione comune delle forze democratiche italiane.

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Lessico

Il Gattopardo

Questo è un famoso brano del libro Il Gattopardo, di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ambientato nel 1860, al tempo dell’unificazione dell’Italia. E’ il dialogo tra il protagonista, il nobile Don Fabrizio principe di Salina, e il nipote Tancredi: quest’ultimo, arruolatosi con Garibaldi, con la sua celebre frase “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”, esprime la convinzione che per i nobili è molto meglio appoggiare la monarchia dei Savoia e cacciare i Borbone ormai sconfitti che rischiare l’avvento di una repubblica. Col tempo, la frase è diventata un motto molto citato.

animo asciugamani barba blocco caccia caffè certe cuore giovanotto insolente lecito mento niente palpebre pazzo radeva scale serio soprattutto spalla subito

testone tricolore

La mattina dopo il sole illuminò un Principe rinfrancato. Aveva preso il _______________ ed in veste da camera rossa fiorata di nero si faceva la _______________ dinanzi allo specchietto. Bendicò[1] posava il _______________ pesante sulla sua pantofola. Mentre si _______________ la guancia destra vide nello specchio, dietro la sua, la faccia di un _______________, un volto magro, distinto, con un’espressione di timorosa beffa. Non si voltò e continuò a radersi. – Tancredi, cosa hai combinato la notte scorsa? – Buon giorno, zio. Cosa ho combinato? Niente di _______________: sono stato con gli amici. Una notte santa. Non come _______________ conoscenze mie che sono state a divertirsi a Palermo. – Don Fabrizio si applicò a radere bene quel tratto di pelle difficoltoso fra labbro e _______________ . La voce leggermente nasale del ragazzo portava una tale carica di brio giovanile che era impossibile arrabbiarsi; sorprendersi, però, poteva forse esser _______________. Si voltò e con l’asciugamano sotto il mento guardò il nipote. Questi era in tenuta da _______________, giubba attillata e gambaletti alti. – E chi erano queste conoscenze, si può sapere? – Tu, zione, tu. Ti ho visto con questi occhi, al posto di _______________ di Villa Airoldi mentre parlavi col sergente. Belle cose, alla tua età! e in compagnia di un Reverendissimo! I ruderi libertini! – Era davvero troppo _______________, credeva di poter permettersi tutto. Attraverso le strette fessure delle _______________ gli occhi azzurro-torbido, gli occhi di sua madre, i suoi stessi occhi lo fissavano ridenti. Il Principe si sentì offeso: questo qui veramente non sapeva a che punto fermarsi, ma non aveva l’_______________ di rimproverarlo; del resto aveva ragione lui. – Ma perché sei vestito così? Cosa c’è? Un ballo in maschera di mattina? – Il ragazzo divenne _______________: il suo volto triangolare assunse una inaspettata espressione virile. – Parto, zione, parto fra mezz’ora. Sono venuto a salutarti. – Il povero Salina si sentì stringere il _______________. – Un duello? – Un grande duello, zio. Contro Franceschiello Dio Guardi[2]. Vado nelle montagne, a Corleone; non lo dire a nessuno, _______________ non a Paolo[3]. Si preparano grandi cose, zione, ed io non voglio restarmene a casa, dove, del resto, mi acchiapperebbero _______________, se vi restassi. – Il Principe ebbe una delle sue visioni improvvise: una crudele scena di guerriglia, schioppettate nei boschi, ed il suo Tancredi per terra, sbudellato come quel disgraziato soldato. – Sei _______________, figlio mio! Andare a mettersi con quella gente! Sono tutti mafiosi e imbroglioni. Un Falconeri[4] dev’essere con noi, per il Re. – Gli occhi ripresero a sorridere. – Per il Re, certo, ma per quale Re? – Il ragazzo ebbe una delle sue crisi di serietà che lo rendevano impenetrabile e caro. – Se non ci siamo anche noi, quelli ti combinano la repubblica. Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto

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cambi. Mi sono spiegato? – Abbracciò lo zio un po’. – Arrivederci a presto. Ritornerò col _______________. – La retorica degli amici aveva stinto un po’ anche su suo nipote; eppure no. Nella voce nasale vi era un accento che smentiva l’enfasi. Che ragazzo! Le sciocchezze e nello stesso tempo il diniego delle sciocchezze. E quel suo Paolo che in questo momento stava certo a sorvegliare la digestione di “Guiscardo!”[5]. Questo era il figlio suo vero. Don Fabrizio si alzò in fretta, si strappò l’_______________ dal collo, frugò in un cassetto. – Tancredi, Tancredi, aspetta – corse dietro al nipote, gli mise in tasca un rotolino di «onze»[6] d’oro, gli premette la _______________. Quello rideva: – Sussidi la rivoluzione, adesso! Ma grazie, zione, a presto; e tanti abbracci alla zia. – E si precipitò giù per le _______________.

[1] Il cane di Don Fabrizio.[2] Soprannome del re Francesco II di Borbone. Dio Guardi (cioè, “Dio me ne guardi, mi salvi”) è un’ironica storpiatura del latino Dei gratia: il re delle Due Sicilie era infatti tale “per grazia di Dio”.[3] Figlio di Don Fabrizio.[4] Cognome di Tancredi.[5] Nome del cavallo di Paolo.[6] Monete.

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La libbertà de pensiero – Trilussa

Un gatto bianco, ch’era presidenteder circolo der Libbero Pensierosentì che un Gatto nero,libbero pensatore come lui,je faceva la criticariguardo a la politicach’era contraria a li principi sui.“Giacché nun badi a li fattacci tui,- je disse er Gatto bianco inviperito -,rassegnerai le proprie dimissionee uscirai da le file der partito:che qui la poi pensà libberamentecome te pare a te, ma a condizzioneche t’associ a l’idee der presidentee a le proposte de la commissione!”- “E’ vero, ho torto, ho aggito malamente…” -Rispose er Gatto nero.E pe’ restà ner Libbero Pensieroda quela vorta nun pensò più gnente.

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Carlo M. Cipolla

Carlo M. Cipolla (1922-2000) è stato uno storico dell’economia italiano. Insegnò in varie università italiane e negli Stati Uniti, anche se il suo nome è legato al prestigioso ateneo di Pavia. Scrisse numerosi testi di storia economica (prima in inglese e poi in italiano, per superare la diffidenza del mondo accademico americano nei confronti della produzione scientifica europea), ma la sua fama è dovuta al volumetto Allegro ma non troppo, in cui Cipolla (oltre a raccontare in termini di parodia il ruolo afrodisiaco del pepe come motore dello sviluppo economico medievale) enuncia le “leggi fondamentali della stupidità umana“, trattando un argomento così apparentemente frivolo in termini scientifici (e avvertendo che «lo stupido è più pericoloso del bandito»).

La storia del libretto è curiosissima: Cipolla lo scrisse in inglese nel 1976, chiedendo alla casa editrice “Il Mulino” (una delle principali in Italia) di stamparne un centinaio di copie per gli amici, come regalo di Natale. Per quell’edizione, la casa editrice viene spesso indicata come “The Mad Millers” (ossia “i mugnai folli”), ritenendo che solo dei matti alla casa editrice “Il Mulino” potessero dargli retta. Si rifiutò poi a lungo di pubblicare la versione italiana, credendo che l’umorismo inglese con cui l’aveva immaginato non fosse nelle corde degli italiani. Ma quando nel 1988 cedette alle pressioni dell’editore, il suo libretto in italiano ebbe un grande successo e ancora oggi è tra i regali più apprezzati.

Un’altra curiosità è legata poi al suo stesso nome. Che cosa significa la “M.” tra nome e cognome? Cipolla infatti si chiamava soltanto Carlo. La “M.” (che molti credono stia per “Maria”, secondo nome un tempo tipico di molti uomini nati in famiglie cattoliche), si è scoperto di recente, la inventò lui stesso negli anni ’50, quando a Berkley, in California, gli chiesero di compilare la casella “middle name”. Chi non vorrebbe avere un professore con un così raffinato umorismo?

Le leggi della stupidità

“Le faccende umane si trovano, per unanime consenso, in uno stato deplorevole. Questa peraltro non è una novità. Per quanto indietro si riesca a guardare, esse sono sempre state in uno stato deplorevole. Il pesante fardello di guai e miserie che gli esseri umani devono sopportare, sia come individui che come membri della società organizzata sin dai suoi inizi.Da Darwin sappiamo di condividere la nostra origine con le altre specie del regno animale e tutte le specie, si sa, dal vermiciattolo all’elefante, devono sopportare la loro dose quotidiana di tribolazioni, timori, […], pene e avversità. Gli esseri umani, tuttavia, hanno il privilegio di doversi sobbarcare un peso aggiuntivo, una dose extra di tribolazioni quotidiane, causate da un gruppo di persone che appartengono allo stesso genere umano. Questo gruppo è molto più potente della Mafia o del Complesso industriale o dsell’Internazionale Comunista.È un gruppo non organizzato, non facente parte di alcun ordinamento, che non ha capo, né presidente, né statuto, ma che riesce tuttavia ad operare in perfetta sintonia come se fosse guidato da una mano invisibile, in modo tale che le attività di ciascun membro contribuiscono potentemente a rafforzare ed amplificare l’efficacia dell’ attività di tutti gli altri membri.

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LE LEGGI FONDAMENTALI DELLA STUPIDITÀ

1. Sempre ed inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

2. La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona.

3. Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.

4. Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

5. La persona stupida è il tipo di persona più pericolosa che esista. Non è difficile comprendere come il potere politico o economico o burocratico accresca il potenziale nocivo di una persona stupida. Ma dobbiamo ancora spiegare e capire cosa essenzialmente rende pericolosa una persona stupida; in altre parole in cosa consiste il potere della stupidità.

Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido. Una persona intelligente può capire la logica di un bandito. Le azioni del bandito seguono un modello di razionalità. Il bandito vuole un “più” sul suo conto. Dato che non è abbastanza intelligente per escogitare metodi con cui ottenere un “più” per sé procurando allo stesso tempo un “più” anche ad altri, egli otterrà il suo “più” causando un “meno” al suo prossimo. Tutto ciò non è giusto, ma è razionale, e se si è razionali lo si può prevedere. Si possono insomma prevedere le azioni di un bandito, le sue sporche manovre e le sue deplorevoli aspirazioni e spesso si possono approntare le difese opportune.

Con una persona stupida tutto ciò è assolutamente impossibile.Come è implicito nella Terza Legge Fondamentale, una creatura stupida vi perseguiterà senza ragione, senza un piano preciso, nei tempi e nei luoghi più improbabili e impensabili.

Non vi è alcun modo razionale per prevedere se, quando, come e perché, una creatura stupida porterà avanti il suo attacco.

Di fronte ad un individuo stupido, si è completamente alla sua mercé. Poiché le azioni di una persona stupida non sono conformi alle regole della razionalità, ne consegue che:

a) generalmente si viene colti di sorpresa dall’attacco;

b) anche quando si acquista consapevolezza dell’attacco, non si riesce ad organizzare una difesa razionale, perché l’attacco, in se stesso, è sprovvisto di una qualsiasi struttura razionale.

Il fatto che l’attività e di movimenti di una creatura stupida siano assolutamente erratici ed irrazionali, non solo rende la difesa problematica, ma rende anche estremamente difficile

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qualunque contrattacco – come cercare di sparare ad un oggetto capace dei più improbabili e inimmaginabili movimenti.

Questo è ciò che Dickens e Schiller avevano in mente quando l’uno affermò che “con la stupidità e la buona digestione l’uomo può affrontare molte cose” e l’altro che”contro la stupidità gli stessi Dei combattono invano”.

Occorre tener conto anche di un’altra circostanza. La persona intelligente sa di essere intelligente. Il bandito è cosciente di essere un bandito. Lo sprovveduto è penosamente pervaso dal senso della propria sprovvedutezza. Al contrario di tutti questi personaggi, lo stupido non sa di essere stupido. Ciò contribuisce potentemente a dare maggior forza, incidenza ed efficacia alla sua azione devastatrice.

Lo stupido non è inibito da quel sentimento che gli anglosassoni chiamano self-consciousness. Col sorriso sulle labbra, come se compisse la cosa più naturale del mondo, lo stupido comparirà improvvisamente a scatafasciare i tuoi piani, distruggere la tua pace, complicarti la vita ed il lavoro, farti perdere denaro, tempo, buonumore, appetito, produttività – e tutto questo senza malizia, senza rimorso, e senza ragione. Stupidamente”.

(da Carlo M. Cipolla, Allegro ma non troppo)

Leggere è un privilegio

Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’ hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.

da Il gusto della lettura

Il caffè

C’è un caffè, giù sulla Ripa, gestito da due sorelle dove io mi ritrovo tutti i giorni insieme ad altre compagne di sventura. Sì, perché la vita è una enorme assurda sventura. I nostri discorsi li conosciamo a memoria come conosciamo a memoria la vita l’una dell’altra. Abbiamo tutte

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un punto debole, un punto doloroso di cui parliamo sempre e questo caffè somiglia o un confessionale o a un luogo di psicoterapia piuttosto che a una birreria.

Una volta un tizio mi disse che non davo buono spettacolo facendomi vedere lì dentro mentre le altre massaie rassettavano la casa, ma io mi ero messa a ridere; e dove la trovavo io la forza di andare avanti, se nessuno mi parlava mai? Sì, d’accordo, erano discorsi scuciti di gente molto vicina all’arteriosclerosi, ma in fondo erano discorsi umani accorti, anzi con un certo piglio signorile perché le persone che frequentavano questo bar avevano tutte licenza di credere che sarebbero state persone altolocate se il caso fosse stato benigno.

Beh, ecco, il baretto consta di un largo pancone e poche sedie per le persone più anziane, ma ci si trova bene e si addice meravigliosamente al Naviglio che sta di fronte. Fuori la scritta “La Madonina” precisa che ci troviamo proprio a Milano, nel cuore della vecchia città, che non ci possiamo sbagliare e che lì dentro è tutto milanese; le sorelle poi che gestiscono il locale – il quale non ha subito modifiche da oltre un centinaio di anni – sono abilissime e curiose, quel tanto di curiosità che basta a farti dire con piacere le tue cose private come se ti scaricassi di un lungo inveterato peso.

“La Madonina”: ecco il mio punto fermo nella vita e alle volte vorrei scrollarmelo di dosso come un piacere che non merito, a volte mi dico che ho cose più urgenti da fare, che non è giusto che una madre di famiglia si sieda a prendere un buon caffè; ma poi mi consolo pensando che sì, in fondo, non vado mai dal parrucchiere, che non ho altri sfoghi e così mi adagio serenamente nella poltrona del piccolo caffè e lì comincio a dipanare ricordi senza fine e senza nome sulla scie dei discorsi degli altri, fumandomi qualche sigaretta, regalata anche quella dall’alice che è la più giovane delle sorelle.

Così, ecco un punto fermo. Credo che tutti nella vita ne abbiano bisogno uno; chi se lo fa al bar, chi in altri posti, chi persino in chiesa. E poi – lo crederesti, lettore? – in questo bar qualche volta si prega: sì, perché, vedete, siamo tutte persone spaurite che andiamo a rifugiarci lì dentro a chiedere una grazia – solo che questa grazia invece di chiederla a Dio la chiediamo a una buona tazza di caffè.

(tratto da Alda Merini, Il ladro Giuseppe, Milano, Scheiwiller, 1999)

Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti

C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia.

Nel finanziarsi per via illecita, ogni centro di potere non era sfiorato da alcun senso di colpa, perché per la propria morale interna ciò che era fatto nell’interesse del gruppo era lecito; anzi,

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benemerito: in quanto ogni gruppo identificava il proprio potere col bene comune; l’illegalità formale quindi non escludeva una superiore legalità sostanziale. Vero è che in ogni transizione illecita a favore di entità collettive è usanza che una quota parte resti in mano di singoli individui, come equa ricompensa delle indispensabili prestazioni di procacciamento e mediazione: quindi l’illecito che per la morale interna del gruppo era lecito, portava con sé una frangia di illecito anche per quella morale. Ma a guardar bene il privato che si trovava a intascare la sua tangente individuale sulla tangente collettiva, era sicuro d’aver fatto agire il proprio tornaconto individuale in favore del tornaconto collettivo, cioè poteva senza ipocrisia convincersi che la sua condotta era non solo lecita ma benemerita.

Il paese aveva nello stesso tempo anche un dispendioso bilancio ufficiale alimentato dalle imposte su ogni attività lecita, e finanziava lecitamente tutti coloro che lecitamente o illecitamente riuscivano a farsi finanziare. Perché in quel paese nessuno era disposto non diciamo a fare bancarotta ma neppure a rimetterci di suo (e non si vede in nome di che cosa si sarebbe potuto pretendere che qualcuno ci rimettesse) la finanza pubblica serviva a integrare lecitamente in nome del bene comune i disavanzi delle attività che sempre in nome del bene comune s’erano distinte per via illecita. La riscossione delle tasse che in altre epoche e civiltà poteva ambire di far leva sul dovere civico, qui ritornava alla sua schietta sostanza d’atto di forza (così come in certe località all’esazione da parte dello stato s’aggiungeva quella d’organizzazioni gangsteristiche o mafiose), atto di forza cui il contribuente sottostava per evitare guai maggiori pur provando anziché il sollievo della coscienza a posto la sensazione sgradevole d’una complicità passiva con la cattiva amministrazione della cosa pubblica e con il privilegio delle attività illecite, normalmente esentate da ogni imposta.

Di tanto in tanto, quando meno ce lo si aspettava, un tribunale decideva d’applicare le leggi, provocando piccoli terremoti in qualche centro di potere e anche arresti di persone che avevano avuto fino a allora le loro ragioni per considerarsi impunibili. In quei casi il sentimento dominante, anziché la soddisfazione per la rivincita della giustizia, era il sospetto che si trattasse d’un regolamento di conti d’un centro di potere contro un altro centro di potere.Cosicché era difficile stabilire se le leggi fossero usabili ormai soltanto come armi tattiche e strategiche nelle battaglie intestine tra interessi illeciti, oppure se i tribunali per legittimare i loro compiti istituzionali dovessero accreditare l’idea che anche loro erano dei centri di potere e d’interessi illeciti come tutti gli altri.

Naturalmente una tale situazione era propizia anche per le associazioni a delinquere di tipo tradizionale che coi sequestri di persona e gli svaligiamenti di banche (e tante altre attività più modeste fino allo scippo in motoretta) s’inserivano come un elemento d’imprevedibilità nella giostra dei miliardi, facendone deviare il flusso verso percorsi sotterranei, da cui prima o poi certo riemergevano in mille forme inaspettate di finanza lecita o illecita.

In opposizione al sistema guadagnavano terreno le organizzazioni del terrore che, usando quegli stessi metodi di finanziamento della tradizione fuorilegge, e con un ben dosato stillicidio d’ammazzamenti distribuiti tra tutte le categorie di cittadini, illustri e oscuri, si proponevano come l’unica alternativa globale al sistema. Ma il loro vero effetto sul sistema era quello di rafforzarlo fino a diventarne il puntello indispensabile, confermandone la convinzione d’essere il migliore sistema possibile e di non dover cambiare in nulla.

Così tutte le forme d’illecito, da quelle più sornione a quelle più feroci si saldavano in un sistema che aveva una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone

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potevano trovare il loro vantaggio pratico senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto. Avrebbero potuto dunque dirsi unanimemente felici, gli abitanti di quel paese, non fosse stato per una pur sempre numerosa categoria di cittadini cui non si sapeva quale ruolo attribuire: gli onesti.

Erano costoro onesti non per qualche speciale ragione (non potevano richiamarsi a grandi principi, né patriottici né sociali né religiosi, che non avevano più corso), erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso. Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone. In quel paese di gente che si sentiva sempre con la coscienza a posto loro erano i soli a farsi sempre degli scrupoli, a chiedersi ogni momento cosa avrebbero dovuto fare. Sapevano che fare la morale agli altri, indignarsi, predicare la virtù sono cose che trovano troppo facilmente l’approvazione di tutti, in buona o in malafede. Il potere non lo trovavano abbastanza interessante per sognarlo per sé (almeno quel potere che interessava agli altri); non si facevano illusioni che in altri paesi non ci fossero le stesse magagne, anche se tenute più nascoste; in una società migliore non speravano perché sapevano che il peggio è sempre più probabile.

Dovevano rassegnarsi all’estinzione? No, la loro consolazione era pensare che così come in margine a tutte le società durante millenni s’era perpetuata una controsocietà di malandrini, di tagliaborse, di ladruncoli, di gabbamondo, una controsocietà che non aveva mai avuto nessuna pretesa di diventare la società, ma solo di sopravvivere nelle pieghe della società dominante e affermare il proprio modo d’esistere a dispetto dei principi consacrati, e per questo aveva dato di sé (almeno se vista non troppo da vicino) un’immagine libera e vitale, così la controsocietà degli onesti forse sarebbe riuscita a persistere ancora per secoli, in margine al costume corrente, senza altra pretesa che di vivere la propria diversità, di sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo magari avrebbe finito per significare qualcosa d’essenziale per tutti, per essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire, di qualcosa che non è stato ancora detto e ancora non sappiamo cos’è.

(Italo Calvino, 15 marzo 1980)

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Livello C2

Don Giovanni Minzoni

Nato a Ravenna nel 1885, Giovanni Minzoni studiò in seminario per diventare sacerdote. Fu inviato ad Argenta, vicino a Ferrara, una terra particolarmente ostile per la Chiesa cattolica. In quei tempi, infatti, l’Emilia-Romagna era una zona dove trionfavano dottrine in polemica con il cattolicesimo: il socialismo, il repubblicanesimo, l’anticlericalismo. Pochi avevano il coraggio di andare in chiesa, non perché rischiassero la vita, ma perché questo comportava il loro isolamento dal resto della comunità.

Don Giovanni Minzoni seppe fare breccia in questo clima difficile. La sua sensibilità per i temi sociali lo portò a conseguire il diploma di sociologia alla Scuola sociale di Bergamo. Il suo attivismo e la sua apertura culturale gli permisero di diventare ben presto popolare ad Argenta, dove seppe farsi rispettare anche dalle persone più ostili al cattolicesimo. Non esitò a partire come cappellano militare nella Prima Guerra Mondiale, dove rifiutò le comodità dello status e chiese di poter stare in prima linea con i suoi soldati: dopo la battaglia del Piave, ottenne dai comandi una medaglia d’argento al valor militare. Ritornato ad Argenta, riprese la guida della comunità.

Quando il fascismo salì al potere rendendosi protagonista di numerosi episodi di violenza nelle campagne romagnole, don Minzoni gli tenne testa: la gravità della situazione lo convinse a schierarsi apertamente dalla parte delle forze antifasciste, anche se spesso le sue iniziative erano sgradite a parte dell’episcopato locale. Appoggiò il Partito Popolare di don Sturzo e abbonò la parrocchia a “Il Popolo”, giornale del PP inviso ai fascisti. Difese i socialisti di Argenta dalle aggressioni delle “squadracce” fasciste e si scontrò con i “ras” locali del fascismo, tra cui il potente Italo Balbo.

La sera del 23 agosto 1923 alcuni sicari del regime lo uccisero. Il fascismo fece molta fatica a mettere a tacere la situazione, dato che don Minzoni era troppo apprezzato anche dai non cattolici per essere facilmente dimenticato: ci vollero ben due anni di processi e intimidazioni per “chiudere” il caso. Solo nel 1947, dopo la guerra, un tribunale dell’Italia repubblicana condannò i responsabili dell’omicidio.

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Poesia – Evanzio

Leggi attentamente questa poesia e rispondi alle domande.

La tua voce che sovrasta il cicaleccio della follada un lontano passato tu vieni;non ti resiste, non ti è pari quest’esitante zollache a bada, sottomessa e in pugno tieni.

Eccoti eretta sul tuo tronolasciato vuoto dal momento giuntoallora che squillò l’atteso suonostuccati gli altri dal tuo furor compunto.

Non ti duol tanta mestizia?Non te ne calma l’argento capo?Non toccherà a me pure tal letizia?

(Titolo: Anziana in metropolitana)

di Evanzio

1a, 2a, 3c, 4a, 5c, 6b, 7a, 8c, 9b, 10a, 11b, 12a, 13b

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San Carlo e il “Sancarlone”

Ad Arona, sulle sponde del Lago Maggiore, c’è una statua gigante, che la popolazione locale chiama “Sancarlone”, in dialetto “Sancarlùn”. Alta 31,9 metri, fu conclusa nel 1698 e doveva fare parte di un Sacro Monte dedicato alla memoria di San Carlo Borromeo (1538-1584), cardinale e arcivescovo di Milano tra il 1565 e il 1584, che era nato proprio nella splendida città di lago.

Milano, che ancora oggi è tra le diocesi più popolose del mondo, all’epoca era così vasta da sembrare un regno (comprendeva, oltre a territori lombardi e piemontesi, anche vaste zone venete, genovesi e svizzere). Esserne arcivescovo era un onore e una responsabilità enorme: Carlo Borromeo, divenutone vescovo molto giovane, la visitò tutta e fu molto attivo nel creare opere per i più poveri, ospedali, ospizi. Di famiglia ricca, offrì le proprie ricchezze ai bisognosi della diocesi. Riorganizzò profondamente la Chiesa ambrosiana dopo il Concilio di Trento e assisté personalmente i malati della peste del 1576. Il lavoro eccessivo lo portò alla morte molto rapidamente.

La sua influenza nella città di Milano ha fatto sì che Carlo Borromeo sia ricordato come santo, accanto Sant’Ambrogio.

Le “leggi razziali” nell’Italia fascista

Il fascismo arrivò al potere in Italia nel 1922, quando Benito Mussolini diventò capo del governo e, in seguito, dittatore (“Duce”).

Nell’Italia fascista, gli ebrei (circa 47 mila, su una popolazione italiana totale di oltre 41 milioni di abitanti) vivevano integrati con il resto della popolazione: come tra tutti gli italiani, anche tra gli ebrei c’erano i fascisti e gli antifascisti, i più ricchi e i più poveri, i più istruiti e i meno istruiti. In più va detto che la comunità ebraica italiana (quella di Roma in particolare) era la più antica comunità ebraica d’Europa (presente nella Penisola fin dal II secolo a.C.).

Negli anni ’30, il regime fascista cominciò a percorrere la strada del razzismo: con la guerra d’Etiopia (1935-1936), quando cioè l’Italia aggredì e poi annesse il paese dell’Africa Orientale, si sviluppò l’idea di evitare il “rischio” di una popolazione di “meticci”, cioè di persone nate dall’unione tra italiani bianchi e africani neri. In questo modo il fascismo produsse le prime norme di stampo razzista, vietando il matrimonio tra bianchi e neri.

In pochi mesi il razzismo diventò anche antisemitismo (ostilità contro gli ebrei), cioè quella forma particolare di razzismo che era molto diffusa in Europa in quegli anni: nella Russia zarista di inizio secolo, nella Germania nazista, nella Polonia della dittatura militare e così via. Nei primi mesi del 1938 anche in Italia ci fu una violenta campagna antisemita, che portò il regime fascista a promulgare, tra settembre e novembre, le “leggi razziali”, cioè delle leggi in cui si diceva che gli italiani erano “ariani” e che gli ebrei non erano mai stati italiani.

A partire da quel momento, gli ebrei italiani non potevano più lavorare nelle amministrazioni pubbliche, insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, gestire alcune attività economiche e commerciali che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione. Di anno in anno le misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943,

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quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia anche per gli ebrei italiani, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio.

In quegli anni gli italiani si comportarono in maniera molto diversificata nei confronti dei loro connazionali di origine ebraica: in molti casi li aiutarono a sopravvivere e, al momento del bisogno, li nascosero e portarono in salvo; in altri casi, soprattutto nelle città più piccole, ne approfittarono per ricavare dei vantaggi economici e li denunciarono alle autorità.

Sissignor, sur Marches, lu l’è marches – Carlo Porta

Principale poeta dialettale milanese, in questa poesia del 1815 Carlo Porta (1775-1821) si scaglia contro un nobile (forse il marchese Giovanni Giacomo Medici di Marignano), arrogante e ignorante, espressione di una nobiltà che ha ormai fatto il suo tempo e che non ha ancora capito che la storia va in un’altra direzione. Vi proponiamo la poesia in milanese con la traduzione in italiano.

Sissignor, sur Marches, lu l’è marches,marchesazz, marcheson, marchesonon,e mì sont el sur Carlo Milanes,e bott lì! senza nanch on strasc d’on Don.

Lu el ven luster e bell e el cress de pesgrattandes con sò comod i mincion,e mì, magher e biott, per famma sti spesboeugna che menna tutt el dì el fetton.

Lu senza savè scriv né savè legge senza, direv squas, savè descorel god salamelecch, carezz, cortegg;

e mì (destinon porch!), col mè stà sùsui palpee tutt el dì, gh’hoo nanch l’onord’on salud d’on asnon come l’è lu.

Sissignore, signor Marchese, lei è Marchese,marchesazzo, marchesone, marchesonone,e io sono il signor Carlo milanese,e basta! senza nemmeno lo straccio di un Don.

Lei diventa lucido e bello e cresce di pesograttandosi con suo comodo i coglioni,e io, magro e spoglio, per mantenermi a galla,bisogna che muova il sedere tutto il giorno.

Lei senza saper scrivere né saper leggere,e senza, direi quasi, saper parlare,si gode salamelecchi, carezze, corteggiamenti;

e io (destinaccio porco!), con il mio star piegatosulle carte tutto il giorno, non ho nemmeno l’onoredi un saluto da un asinone come lei.

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Il Cantico delle Creature

“Il Cantico delle Creature”, conosciuto anche come “Il cantico di Frate sole e Sorella Luna” è la prima poesia scritta in italiano. Il suo autore è Francesco d’Assisi che l’ha composta nel 1226.La poesia è una lode a Dio, alla vita e alla natura che viene vista in tutta la sua bellezza e complessità. Oltre al testo originale abbiamo aggiunto una versione in italiano moderno.

Altissimu, onnipotente, bon Signore,tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.Ad te solo, Altissimo, se konfano,et nullu homo ène dignu te mentovare.Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,spetialmente messor lo frate sole,lo qual è iorno, et allumini noi per lui.Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:de te, Altissimo, porta significatione.Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.Laudato si’, mi’ Signore, per frate ventoet per aere et nubilo et sereno et onne tempo,per lo quale a le tue creature dài sustentamento.Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,per lo quale ennallumini la nocte:ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,la quale ne sustenta et governa,et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amoreet sostengo infirmitate et tribulatione.Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,ka da te, Altissimo, sirano incoronati.Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,da la quale nullu homo vivente pò skappare:guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;

Altissimo, Onnipotente Buon Signore, tue sono la lode, la gloria, l’onore ed ogni benedizione.A te solo Altissimo, si addicono e nessun uomo è degno di pronunciare il tuo nome.Tu sia lodato, mio Signore, insieme a tutte le creature specialmente il fratello sole, il quale è la luce del giorno, e tu attraverso di lui ci illumini.Ed esso è bello e raggiante con un grande splendore: simboleggia te, Altissimo.Tu sia lodato, o mio Signore, per sorella luna e le stelle:in cielo le hai formate, chiare preziose e belle.Tu sia lodato, mio Signore, per fratello vento,e per l’aria e per il cielo; quello nuvoloso e quello sereno e ogni tempotramite il quale dai sostentamento alle creature.Tu sia lodato, mio Signore, per sorella acqua, la quale è molto utile e umile, preziosa e pura.Tu sia lodato, mio Signore, per fratello fuoco, attraverso il quale illumini la notte. E’ bello, giocondo, robusto e forte.

Tu sia lodato, mio Signore, per nostra sorella madre terra, la quale ci dà nutrimento, ci mantiene e produce diversi frutti con fiori colorati ed erba.

Tu sia lodato, mio Signore, per quelli che perdonano in nome del tuo amore e sopportano malattie e sofferenze.Beati quelli che le sopporteranno in pace, perchè saranno incoronati.Tu sia lodato, mio Signore, per la nostra morte corporale, dalla quale nessun uomo vivente può scappare:guai a quelli che moriranno mentre sono in situazione di peccato mortale.

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beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,ka la morte secunda no ‘l farrà male.Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiatee serviateli cum grande humilitate.

Beati quelli che la troveranno mentre stanno rispettando le tue volontà,perché la seconda morte, non farà loro male.

Lodate e benedicete il mio Signore, ringraziatelo e servitelo con grande umiltà.

In italiano moderno:

Dialogo tra Madonna Morte e un cavaliere

Giorgio Latis era un ragazzo ebreo cacciato da scuola nel 1938 che ha partecipato alla Resistenza nelle fila di “Giustizia e Libertà”, venendo ucciso dai nazisti al momento della Liberazione. Questo è un dialogo teatrale, sul modello della letteratura medievale, tra la Morte e un Cavaliere.

Il cavaliere giace semidisteso su un divano: è giovane e bello, indossa un ricco, elegante costume di sera; in mano tiene una rosa che di tanto in tanto porta alle labbra.

Entra Madonna Morte.

CAVALIERE. Buonasera Madonna.MORTE. Buonasera Cavaliere.CAVALIERE. Già da molto, Madonna, vi aspettavo, voi lo sapete, e vi chiamavo…MORTE. Ed io, da molto ascolto il vostro richiamo.CAVALIERE. Senza risponder mai, né farmi cenno d’aver udito. Ma che importa, ormai siete arrivata. Non volete sedere?MORTE. No, il cammino per giungere sin qui mi è stato lieve; pensavo a voi che aspettavate. E poi, forse, non mi potrò fermare a lungo.CAVALIERE. Mi porterete via con voi?MORTE. E voi verreste via con me?CAVALIERE. Allora perché vi avrei chiamata?MORTE. Allora perché sarei venuta?

Pausa.

CAVALIERE. Vi ho tanto atteso, Madonna, e ora quasi mi sembra che vi vogliate un poco burlare di me.MORTE. Non più di quanto il vostro abito me lo consenta.CAVALIERE. Non si può, Madonna, attendere la Morte in abito marrone, seduti ad un tavolo d’ufficio; e una rosa sperduta tra le mani è assai più dolce di un telefono.MORTE. Tuttavia mi piacete, Cavaliere, e cercherò di conquistarvi.CAVALIERE. Io sono sempre stato vostro, Madonna, farò quanto mi ordinerete finché avrò

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un soffio di vita.MORTE. Anche questo fa parte dell’abito di seta; e anche per questo mi piacete.CAVALIERE. Per che cosa ancora, Madonna?MORTE. Per Madamigella Vita, il cui nome sboccia tra le vostre labbra come la rosa che stringeste, un giorno, al suo roseto.CAVALIERE. Io sarei lieto di potervela offrire, se la vorrete accettare dalle mie mani.MORTE. La vita o la rosa, Cavaliere?CAVALIERE. Ne dubitate, Madonna?MORTE. Il Signore vi ha elargito i suoi doni a piene mani; siete bello…CAVALIERE. Dite piuttosto di fattezze umane.MORTE. …e nobile…CAVALIERE. Dite raffinato, Madonna.MORTE. …e generoso.CAVALIERE. Dite prodigo, Madonna.MORTE. E amate Madamigella Vita con ogni battito del vostro cuore, e anch’essa vi ama, tanto che non voleva lasciarmi accorrere da voi.CAVALIERE. Amo voi, Madonna; Madamigella Vita mi ha dato troppo poco perché la possa amare ancora.MORTE….come una volta.CAVALIERE. Perché la possa ancora amare.MORTE. E se io vi dessi altrettanto?CAVALIERE. Vi odierei, ma voi mi togliete tutto. Che belle mani avete, e lunghe e affusolate…MORTE. Per tanto filare il destino degli uomini.CAVALIERE. …e forti.MORTE. Per tanto spezzarlo.CAVALIERE. Datemi solo un momento la vostra mano. Ecco. Dio com’è fredda. Eppure brucia come se fosse di fuoco.MORTE. Invece le mani di Madamigella Vita sono morbide, tiepide e delicate.CAVALIERE. Le vostre sono ambrate.MORTE. E rosate le sue, come i petali di questa rosa alla quale vi afferrate, chiamando me.CAVALIERE. Già una volta ve l’ho offerta, Madonna.MORTE. La vedreste avvizzire, tra le mie mani.CAVALIERE. Se voi non mi aiutate, non vi potrò seguire con le mie sole forze.MORTE. Se con le vostre sole forze non riuscirete, Cavaliere, io certo non vi potrò aiutare.CAVALIERE. Mi attirate e mi respingete, mi guardate con dolcezza eppure non mi vedete.MORTE. Cerco di attraversare il vostro abito di seta.CAVALIERE. Il mio abito di seta fa parte di me stesso. Non ho altra difesa davanti a voi.MORTE. Il vero amore si abbandona, non ha bisogno di difesa.CAVALIERE. Il vero bisogno deve rivestirsi d’un abito, altrimenti, per tanto annullarsi, si perderebbe.MORTE. Avete paura di perdervi?CAVALIERE. Prima di avervi trovata, sì, ho paura.MORTE. Mi ritrovereste, io vi ritroverei.CAVALIERE. Il nulla mi spaventa, Madonna.MORTE. Mentre la Vita vi dà poco, ma certo.CAVALIERE. Ma inutile. La odio.MORTE. Odiate la Vita e temete la Morte, allora cosa volete, Cavaliere?CAVALIERE. L’amore, Madonna.

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MORTE. L’amore bisogna conquistarlo; l’amore, Cavaliere, è il dono che ha più caro prezzo… (Qui il dialogo è rimasto interrotto)

Codice della vita italiana

Nel 1921, all’indomani della Prima Guerra Mondiale, in un’Italia vincitrice ma allo stesso tempo insoddisfatta, Giuseppe Prezzolini scriveva un Codice della vita italiana, libro che è diventato il simbolo di un’Italia che si autocritica a volte con ferocia, altre con amarezza, altre ancora con autocompiacimento.

Capitolo I. – Dei furbi e dei fessi

1. I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.

2. Non c’è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all’agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.3. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.

4. Non bisogna confondere il furbo con l’intelligente. L’intelligente è spesso un fesso anche lui.

5. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.

6. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.

7. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.

8. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.

9. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.

10. L’Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l’Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.

11. Il fesso, in generale, è stupido. Se non fosse stupido avrebbe cacciato via i furbi da parecchio tempo.

12. Il fesso, in generale, è incolto per stupidaggine. Se non fosse stupido, capirebbe il valore della cultura per cacciare i furbi.

13. Ci sono fessi intelligenti e colti, che vorrebbero mandar via i furbi. Ma non possono: 1) perché sono fessi; 2) perché gli altri fessi sono stupidi e incolti, e non li capiscono.

14. Per andare avanti ci sono due sistemi. Uno è buono, ma l’altro è migliore. Il primo è leccare i furbi. Ma riesce meglio il secondo che consiste nel far loro paura: 1) perché non c’è furbo che non abbia qualche marachella da nascondere; 2) perché non c’è furbo che non

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preferisca il quieto vivere alla lotta, e la associazione con altri briganti alla guerra contro questi.

15. Il fesso si interessa al problema della produzione della ricchezza. Il furbo soprattutto a quello della distribuzione.

16. L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.

Capitolo II. – Della Giustizia

17. In Italia non esiste giustizia distributiva. Ne tiene le veci l’ingiustizia distribuita. Per cinque anni il Sindaco (oppure il Deputato, il Prefetto, il Ministro) del Partito Rosso perseguita gli uomini del partito nero e distribuisce cariche o stipendi agli uomini del partito rosso. La situazione sarebbe intollerabile se dopo cinque anni, essendo salito al potere il Sindaco (c.s.) del Partito Nero, questi facesse le cose giustamente.E’ chiaro che lascerebbe almeno una metà dell’ingiustizia antecedente. Perciò il Sindaco (c.s.) del partito nero fa tutto il rovescio dell’altro; distribuisce cariche e stipendi agli uomini del partito nero e perseguita gli uomini del partito rosso.

Così l’ingiustizia rotativa tiene luogo della giustizia permanente.

18. Non è vero, in modo assoluto, che in Italia, non esista giustizia. E’ invece vero che non bisogna chiederla al giudice, bensì al deputato, al Ministro, al giornalista, all’avvocato influente ecc. La cosa si può trovare: l’indirizzo è sbagliato.

19. In Italia non si può ottenere nulla per le vie legali, nemmeno le cose legali. Anche queste si hanno per via illecita: favore, raccomandazione, pressione, ricatto ecc.

Capitolo III. – Del Governo e della Monarchia

20. L’Italia non è, democratica nè aristocratica. E’ anarchica.

21. Tutto il male dell’Italia viene dall’anarchia. Ma anche tutto il bene.

22. In Italia contro l’arbitrio che viene dall’alto non si è trovato altro rimedio che la disobbedienza che viene dal basso.

23. In Italia il Governo non comanda. In generale in Italia nessuno comanda, ma tutti si impongono.

24. Per le cose grosse non si cade mai, per quelle piccine spesso.

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Ciò corrisponde al carattere italiano che subisce le grosse ingiustizie, ma è intollerantissimo per le piccole.

25. L’Italiano non dice mai bene di quello che fa il Governo, anche se è fatto bene; però non c’è italiano il quale non affiderebbe qualunque cosa al governo e non si lagni perché il Governo non pensa a tutto.

26. I ministri non sono scelti perché persone competenti nell’agricoltura, nei lavori pubblici, nelle finanze, nelle poste e telegrafi, bensì perché piemontesi, liguri, lombardi, toscani, siciliani, abruzzesi, o perché appartenenti al gruppo a, b, c. Si è ministri non per quel che si è fatto, ma per il dialetto che si capisce, per il gergo parlamentare che si parla. Questo deriva in gran parte dal concetto della ingiustizia distribuita (cap. II).

27. Il valore degli incarichi non corrisponde sempre alla realtà. Molto spesso il piantone conta più del colonnello, l’usciere ne sa più del ministro, il segretario può quello che il cardinale non osa, e così via. Nelle piazze e nei salotti la conoscenza di questo ” annuario segreto ” delle potenze, forma uno dei punti indispensabili per poter fare carriera. Rivolgersi al principale senza passare per la succursale, è uno dei più comuni errori di tutti i novizi della vita italiana.

28. L’autorità del grado non conta. L’italiano non si inchina davanti al berretto. Nulla lo indispone più dell’uniforme. Ma obbedisce al prestigio personale ed alla capacità di interessare sentimentalmente o materialmente la folla.

29. L’uomo politico in Italia è uomo avvocato. Il dire niente in molte parole è stata sempre la prima qualità degli uomini politici; che se hanno sommato il dire niente al parlare fiorito, hanno raggiunto la perfezione.

30. La Monarchia resiste in quanto non esiste. I repubblicani non esistono in quanto non esiste l’oggetto della loro lotta. Non si può combattere un Re che non è meno noioso di un presidente di repubblica, poiché non crea nemmeno la difficoltà di farsi eleggere.

31. Il Re ha rinunciato ai diritti che esercitava, e non esercita più quelli che gli son rimasti.

32. La piazza è il vero Governo italiano, che decide la guerra o fa cessare lo sciopero dei tranvieri. Da parecchi anni impiegati, produttori. operai, e ormai anche militari, sanno che non si ottiene nulla dal governo, ” se non si scende in piazza “. Forse è per questo che siamo i discendenti dei Romani, che decidevano le questioni politiche nel Foro.

Capitolo IV. – Della geografia politica

33. L’Italia si divide in due parti: una europea che arriva all’incirca a Roma, e una africana o balcanica, che va da Roma in giù. L’Italia africana o balcanica è la colonia dell’Italia Europea.

Capitolo V. – Della famiglia

34. In Italia l’uomo è sempre poligamo. La donna è poliandra (quando può).

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35. La famiglia è la proprietà del capo di famiglia. La moglie è un oggetto di proprietà. Se abbandona si può uccidere. Viceversa non è ammesso che possa uccidere, se la si abbandona.

36. La moglie ha la sua posizione sociale segnata fra la serva e l’amante. Un po’ più in su della serva e un po’ più giù dell’amante. Fa le giornate da serva e le notti da amante.

37. I figli sono proprietà del padre. Devono fare onore, non a se stessi, ma al padre.

Capitolo VI. – Delle leggi

38. In Italia nove decimi delle relazioni sociali e politiche non sono regolate da leggi, contratti o parole date. Si fondano sopra accomodamenti pratici ai quali si arriva mediante qualche discorso vago. una strizzatina d’occhio e il tacito lasciar fare fino a un certo punto. Questo genere di relazioni si chiama compromesso. Non ci sono mai situazioni nette tra marito e moglie, tra compratore e venditore, tra governo e opposizione, tra ladri e pubblica sicurezza, tra Quirinale e Vaticano.

39. Tutto ciò che è proibito per ragioni pubbliche si può fare quando non osta un interesse privato. Nei vagoni dove è proibito fumare tutti fumano finché uno non protesta.

40. In Italia nulla è stabile fuorché il provvisorio.

41. La mancia è la più grande istituzione tacita d’Italia, dove gli usi contano più delle leggi, e le consuetudini più dei regolamenti. Per far procedere una pratica come per ottenere un vagone. per avere notizia di una sentenza. come per far scaricare un piroscafo, occorre sempre la mancia. Il modo di darla è variabile ed esige un noviziato non breve, una conoscenza della graduatoria sociale e dei sistemi in uso. Essa va dal volgare gruzzoletto posto nella mano dell’autorità da commuovere, e dalla bottiglia fatta stappare in onore dell’affare che si conclude, fino alla ” bustarella “, in uso negli uffici di Roma ed ai contratti tariffati degli agenti ferroviari del settentrione. o al vezzo di perle per la signora e la compartecipazione ad un’emissione di azioni per il grosso affarista o giornalista.

42. La pena di morte non è abolita in Italia. Essa colpisce, in generale, gli innocenti che si trovano a passare sotto la traiettoria dei moschetti della Regia Guardia o dei Reali Carabinieri, oppure nel cerchio delle bombe a mano lanciate da socialisti o da fascisti.

Capitolo VII. – Delle Ferrovie

43. In Italia si viaggia gratis in prima classe; con riduzione, in seconda. In terza si paga la tariffa intera, proporzionalmente più alta di quella che pagherebbero le altre classi, se le altre la pagassero mai interamente.

Capitolo VIII. – Dell’ideale

44. C’è un ideale assai diffuso in Italia: guadagnar molto faticando poco. Quando questo è irrealizzabile, subentra un sottoideale: guadagnar poco faticando meno.

45. La scuola è fatta per avere il diploma. E il diploma? Il diploma è fatto per avere il posto. E il posto? Il posto è fatto per guadagnare. E guadagnare? E’ fatto per mangiare. Non c’è che il

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mangiare che abbia fine a se stesso, sia cioé un ideale. Salvo in coloro, in cui ha per fine il bere.

Capitolo IX. – Del guadagno

46. In generale in Italia nessuna professione è sufficiente per vivere, da sola. Perciò si vede l’insegnante che fa anche il giornalista; l’impiegato che fa il rappresentante di case commerciali; il ragioniere dello Stato che va a curare la sera aziende private; il giornalista che scrive commedie. Un solo impiego non basta a sbarcare il lunario. Con due ci si riesce. Con tre si vive bene. Bisogna essere furbi per averne quattro. Se fra questi ve n’è uno almeno da trascurare, la preferenza vien fatta a quello dello Stato, in base al principio che segue.

Capitolo X. – Della proprietà collettiva

47. La roba di tutti (uffici, mobili dei medesimi, vagoni, biblioteche, giardini, musei, tempo pagato per lavorare, ecc.) è roba di nessuno.

Capitolo XI. – Dell’Italia e degli Italiani

48. L’Italia è il giardino del mondo. L’Italia è un paese naturalmente povero, senza carbone, con poco ferro, molto scoglio, per tre quarti malarico e troppo popoloso. Esso dipende e dipenderà sempre economicamente dagli stranieri. L’indipendenza dell’Italia è il mito più infondato e dannoso che un italiano possa nutrire. C’è una sola consolazione: che nessun paese è economicamente indipendente.

49. L’italiano è un popolo che si fa guidare da imbecilli i quali hanno fama di essere machiavellici, riuscendo così ad aggiungere al danno la beffa, ossia l’insuccesso alla disistima, per il loro paese. Da molti anni il programma degli uomini che fanno la politica estera sembra riassumersi in questo: mani vuote, ma sporche.

50. I veri italiani sono pochissimi. La maggior parte di coloro che si fanno passare per italiani, sono in realtà piemontesi, toscani, veneti, siciliani, abruzzesi, calabresi, pugliesi e via dicendo. Appena fuori d’Italia, l’italiano torna ad essere quello che è: piemontese, toscano veneto ecc. L’italiano sarà un prodotto dell’Italia, mentre l’Italia doveva essere un prodotto degli italiani.

51. L’ammirazione degli stranieri per tutte quelle cose che ci urtano nella vita italiana (il lazzaronismo, l’indisciplina, il sentimentalismo, la musica da serenate, la statueria ecc.), indica che in tutti questi difetti c’è qualche cosa di gradevole e di simpatico. Ma per chi va a fondo delle cose, vede che si tratta di una permanente insidia al carattere italiano, già inclinato a ciò che è più gradevole, ma meno pericoloso per gli stranieri. Essi vedono volentieri gli italiani prendere il mandolino in mano e far serenate alla luna, e li carezzano gettando un obolo, con la simpatia e il disprezzo che si ha per una cortigiana, o la sottintesa superiorità che si mostra verso un cagnolino.

52. Se per ingegno si intende la facilità nelle cose facili, l’arte di esprimersi con abbondanza, la capacità di intendersi senza troppo precisare. la vernice di tutti i talenti esterni. il canto piacevole, la poesia sonora, l’arrivare d’un colpo a comprendere le cose senza sforzarsi, dopo,

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di compiere un passo più avanti per approfondirsi in ciò che si è imparato, l’italiano è un popolo intelligente. Se per ingegno si intende invece …

53. Il perfetto italiano giudica l’ingrandimento dell’Italia dell’allargamento chilometrico, la grandezza dei quadri dalla superficie della tela, la bellezza della poesia dalla sonorità delle rime e quella delle donne dalla quantità della ciccia. Il buffo è che molti di questi valori plastici sono entrati anche nella zucca degli stranieri, che ammirano il nostro parlar sonoro, le nostre donne carnose, i quadroni dal Rinascimento in poi, e qualche volta anche l’aumento dei chilometri quadrati.

54. La storia d’Italia è la storia di Spagna e di Francia, d’Alemagna e d’Austria, e in fondo, storia d’Europa. Lo sforzo degli storici per creare una storia d’Italia dimostra come si possa spendere molto ingegno per una causa poco ingegnosa, come accade a quei capitani che si fanno valorosamente ammazzare per una causa infame.

55. L’Italiano è di tanto inferiore al giudizio che porta di se stesso di quanto è superiore al giudizio che ne danno gli stranieri. Le sue qualità migliori sono le ignorate e i suoi difetti peggiori sono i pubblicati da tutta la fama.

56. La famiglia è l’unico aggregato sociale solido in Italia. Il comune è l’unico organismo politico sentito in Italia. Tutto il resto è sentimento generico di classi intellettuali, come la patria; o astrattismo burocratico, come la provincia; o mito vago, che nasconde spinte economiche molto ristrette ed egoistiche, come l’internazionale.

57. Alcune massime e parole italiane hanno una origine dialettale e regionale, che significa che una qualità particolare d’una data gente s’è andata allargando a tutta l’Italia. Per esempio : tira a campà è massima eminentemente romana; non ti compromettere è precetto squisitamente toscano; fare fesso è pratica particolarmente meridionale; però tutti gli italiani ormai le capiscono e i furbi le hanno adottate come regola di vita sociale.

58. Il tempo è la cosa che più abbonda in Italia, visto lo spreco che se ne fa.

59. Tutto è in ritardo in ritardo in Italia, quando si tratta di iniziare un lavoro. Tutto è in anticipo quando si tratta di smetterlo.

60. Non è vero che l’Italia sia un paese disorganizzato. Bisogna intendersi : qui la forma di organizzazione è la camorra. Il Partito come la religione, la vita comunale come la economica prendono inevitabilmente questo aspetto. Non manca disciplina ma è la disciplina propria della camorra, l’ultra disciplina che va dal fas al nefas.

61. Tutti i principali difetti degli italiani, e soprattutto i più vergognosi : la mancanza di parola, il servilismo, l’individualismo esagerato, l’abitudine dei piccolo inganno e della corruzione, derivano dalla povertà italiana, come la sporcizia di tanti loro paesi dalla mancanza di acqua. Quando in Italia correrà più denaro vero e più acqua pulita, la redenzione d’Italia sarà in buona parte compiuta.

62. L’Italia è una speranza storica che si va facendo realtà.

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Locuzioni – Latinismi

In italiano si usano comunemente diverse espressioni latine.

Curriculum vitaeElenco degli studi e del lavoro svolti

In vino veritas L'alcol aiuta a dire la veritàPecunia non olet Il denaro non puzzaRepetita iuvant Ripetere fa beneCave canem Attenti al cane!Ex abrupto All'improvvisoTabula rasa Vuoto, azzerato

Ad personamPer il vantaggio di una persona sola

Alias Detto in altro modoRedde rationem Presenta il conto!

Ad hoc A propositoBis Due volteIdem Lo stessoMemorandum Appunto per ricordareUltimatum Ultime condizioniAuditorium Sala per conferenze o musicaLapsus Errore involontarioQui pro quo EquivocoEx aequo Alla pariDeficit Carenza

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Falsi amici: Italiano – Inglese

False friends

Traduzione in ing. ••• ••Italiano•• ••Inglese•• ••• Traduzione in ita.… …

currently attualmente actually in realtàsum addizione addiction dipendenza

bored annoiato annoyed infastiditosubject argomento argument discussione

(to) warn Avvertire (to) Advertise pubblicizzareshack baracca barracks casermagood bravo brave coraggiosoroom camera camera macchina fotograficacellar cantina canteen mensatail coda code codice

warm caldo cold freddounderstanding comprensivo comprehensive esaurientecompetition concorrenza concurrence coincidenza

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disappointment delusione delusion illusionepublisher editore editor redattore / curatore

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naiveté ingenuità ingenuity ingegnositàinsult ingiuria injury feritawide largo large grande

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(to) dismiss licenziare (to) license autorizzarelust lussuria luxury lusso

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boring noioso noisy rumorosonews notizia notice avviso

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relative parente parent genitoredriver’s license patente patent brevetto

condom preservativo preservative conservante(to) claim pretendere (to) pretend fingere

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Dizionari di italiano

- Etimo.it – Dizionario etimologico: spiega le parole dicendo la loro origine- Treccani.it – Dizionario online della Treccani- Sabatini Coletti Online – Dizionario di italiano Sabatini-Coletti- Dop – Dizionari italiano multimediale d’ortografia e pronunzia della Rai- Dizionario online Hoepli- Dizionario Online di Aldo Gabrielli – Dizionario de La Repubblica- Dizionario-italiano.it- Sapere.it – Dizionari e traduzioni- Homolaicus – Dizionario di sinonemi e contrari- Dizionario dei sinonimi di Dossier.net- Logos Library – Trova le parole che cerchiamo inserite in alcuni testi letterari- Garzanti linguistica (serve la registrazione)- Dizionario gastronomico – Traduzione dei piatti e del cibo in Inglese, Francese, Spagnolo e Tedesco- Dizionario Italiano – Burocratese – Traduzione dei termini burocratici in un italiano più chiaro

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Dizionario culturale

Accise

Uno dei motivi per cui agli italiani non piace molto fare le guerre è che poi le pagano nei diversi decenni successivi. Infatti, il metodo più “facile” per raccogliere soldi utili a finanziare una guerra è l’aumento delle accise, che sono tasse dirette su un singolo prodotto di consumo, in particolare le accise sulla benzina. Tasse che poi non vengono più tolte quando la motivazione cessa di esistere: gli italiani stanno infatti ancora pagando la guerra

d’Etiopia del 1935-36. L’altra idea dei governi è l’utilizzo delle accise per risolvere i danni e i problemi che nascono dalle tragedie nazionali, così che risulti impossibile lamentarsi dell’aumento delle tasse senza sembrare cinici cuori di pietra: che cosa sono infatti pochi centesimi di aumento di fronte alle sofferenze dei connazionali colpiti da un terremoto? Ecco le motivazioni dell’introduzione delle principali accise che ancora oggi si pagano su ogni litro di benzina:

1935 Guerra d’Etiopia € 0,001

1956 Crisi di Suez € 0,007

1963 Tragedia del Vajont € 0,005

1966 Alluvione di Firenze € 0,005

1968 Terremoto nel Belice € 0,005

1976 Terremoto nel Friuli € 0,051

1980 Terremoto in Irpinia € 0,039

1983 Missione di pace in Libano € 0,106

1996 Missione di pace in Bosnia € 0,011

2011 Emergenza Libia € 0,040

2011 Alluvione in Toscana e Liguria

€ 0,0089

Amarcord è oggi una parola della lingua italiana che indica il ricordo nostalgico, il parlare in modo malinconico di momenti ormai lontani nel tempo.Originariamente, però, il termine viene dal dialetto romagnolo “a m’arcord” che vuol dire “io mi ricordo“. L’uso a livello nazionale della parola e il suo nuovo significato è arrivato con l’omonimo film di Federico Fellini nel 1973. Il film racconta la storia di un borgo di Rimini negli anni ’30 e dei suoi abitanti ed è, allo stesso tempo, anche la ricostruzione della Rimini ricordata da Fellini.

L’aperitivo si fa quando ci si riunisce prima di cena per bere qualcosa di analcolico o poco alcolico. Generalmente l’orario è dalle 18.00 alle 19.30, ma cambia in base alle regioni italiane. Le bevande più diffuse sono: vino, Campari, Spritz, Martini o birra. Mentre si beve, durante l’aperitivo, si mangiano anche stuzzichini, cioè cibo veloce e leggero, come patatine, tramezzini, pizzette o piatti a buffet.

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L’aperitivo esisteva anche nell’ ’800 e serviva ad aumentare l’appetito prima della cena, poi, con la nascita del Martini, aveva conosciuto una nuova fortuna specialmente grazie ai lavoratori che facevano l’aperitivo subito dopo il lavoro.Oggi è diventato una moda soprattutto tra i giovani; proprio per questo sono stati aperti dei locali in zone molto raffinate e così fare l’aperitivo, o “fare l’ape”, è diventato anche uno status symbol.

L’espressione Bel Paese nasce dai versi dei due più importanti poeti italiani. Dante Alighieri (XIII-XIV secolo), nell’Inferno, parla di “bel paese là dove ‘l sì sona”, con riferimento alla lingua italiana (la cosiddetta “lingua del sì”, contrapposta alla “langue d’oc” e alla “langue d’oïl”), mentre Francesco Petrarca (XIV secolo) cita l’unità territoriale nel suo Canzoniere: “il bel paese / Ch’Appennin parte e ‘l mar circonda e l’Alpe”. Due testi che si richiamano a un’unità italiana con oltre 500 anni d’anticipo rispetto al processo politico del Risorgimento (1861).Nel 1876 l’abate Antonio Stoppani scrive Il Bel Paese. Conversazioni sulle bellezze naturali, la geologia e la geografia fisica d’Italia, un libro che diventa presto un best seller e che aiuta gli italiani del nuovo stato unitario a conoscere meglio il proprio paese.Nel 1906 Egidio Galbani decide di mettere in vendita un formaggio che faccia concorrenza ai formaggi francesi, all’epoca più noti. Lo chiama Bel Paese e sulla confezione mette l’immagine dell’abate Stoppani, al cui libro si è ispirato.Oggi Bel Paese è l’espressione con cui comunemente è conosciuta l’Italia.

Molti pensano che agli italiani che viaggiano all’estero manchino la pasta e la pizza autentiche. In realtà ciò di cui sentono maggiormente la mancanza è il bidet (pronunciato bidé), strumento da bagno non presente in tutti i paesi del mondo. A sua volta il bidet crea qualche perplessità tra chi arriva in Italia e non ne conosce l’uso. Vediamo di che si tratta.Nato in Francia nel XVIII secolo, il bidet è stato introdotto in Italia dalla famiglia reale di Napoli, per poi diventare di uso comune nel XX secolo. Oggi nessuna casa italiana ne è sprovvista e nessun italiano accetterebbe un bagno senza bidet.Serve come strumento per l’igiene delle parti intime dopo l’uso della carta igienica (e non in sostituzione, come alcuni pensano!) e, soprattutto, non è un’alternativa alla doccia, ma ne è complemento. Ci sono momenti della giornata in cui non è possibile fare la doccia e, se occorre andare in bagno proprio in quei momenti, è necessario lavarsi, non essendo sufficiente la carta igienica a garantire piena pulizia.Per le donne, inoltre, che necessitano di ulteriori attenzioni all’igiene intima in certi giorni di ogni mese, il bidet è molto prezioso (non ci si può certo fare la doccia diverse volte al giorno).

La Candelora (2 febbraio) è una ricorrenza che ha radici religiose, a cui si sono poi aggiunti elementi di folklore. E’ la “festa delle luci”, che ricorda la presentazione di Gesù al Tempio, ed è anche dedicata a Maria. Nella tradizione religiosa ebraica, una donna era considerata impura per 40 giorni dopo la nascita del figlio: al termine di questo periodo doveva recarsi al Tempio per purificarsi. La festa della “Purificazione della SS. Vergine Maria” o della “Presentazione del Signore” (in greco “Ipapante“) al Tempio ricorda un gesto di grande umiltà: il Figlio di Dio e sua madre compiono un atto di rispetto per la Legge mosaica.Il rito della benedizione delle candele ha dato il nome popolare di “Candelora”. Anche la Candelora, come altre ricorrenze, ha ispirato proverbi e detti popolari di natura meteorologica:Quando vien la Candelorade l’inverno semo fora;ma se piove o tira il ventode l’inverno semo dentro

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cioè: “Quando viene la Candelora, siamo fuori dall’inverno; ma se piove e c’è vento, siamo ancora in inverno”. Il proverbio si trova in forme diverse, secondo la regione italiana di origine.

E dopo il Carosello tutti a nanna!Il Carosello è stata una famosissima trasmissione televisiva molto particolare. La prima volta che la trasmissione è andata in onda è stato il 3 febbraio del 1957, e da quel giorno dalle 20.50 alle 21 è stato un appuntamento quotidiano.La tv italiana non aveva mai trasmesso la pubblicità ed ora che la società italiana si apriva al consumismo, questo sembrava necessario.L’idea del programma era semplice: c’erano dei messaggi pubblicitari che però erano accompagnati da brevi episodi teatrali, musicali o da cartoni animati e queste scene si chiamano sketch.Ogni sketch doveva essere breve, efficace e comprensibile da tutti, per questo si usava un linguaggio semplice, diretto e vicino alla cultura popolare.Il Carosello ha avuto una grande diffusione ed è stata una trasmissione molto amata. Molti personaggi, il linguaggio e le espressioni del Carosello, sono diventati patrimonio della cultura popolare italiana.E dopo il Carosello si andava tutti a dormire. O così diceva il celebre motto.

Celo celo, manca mancaSe chiedete a un uomo italiano sopra ai 30 anni che cosa significa il titolo, “Celo, celo, manca, manca”, vi saprà quasi sicuramente rispondere. Se non saprà spiegarvi il significato vuol dire che è uno dei pochi italiani che non ama il calcio. “Celo” sta infatti per “Ce l’ho” e “manca” non ha bisogno di traduzioni: è il ritornello che i bambini dicevano ai loro amici che sfogliavano il mazzetto di figurine Panini dei calciatori: un album che, dal 1961/62, cominciava ogni anno in autunno e si concludeva in giugno, alla chiusura del campionato. Le figurine doppie si scambiavano tra amici e, per rendere più veloce la loro classificazione tra figurine che si avevano e figurine già incollate (con la colla Coccoina) sul proprio album, si rispondeva meccanicamente “celo, manca” a ogni nome di calciatore che l’amico elencava. L’album aveva tutti i giocatori di ogni squadra, ciascuno dei quali campeggiava in una figurina. La sfida era completarlo prima degli amici, in un’epoca però in cui non si poteva chiedere ai propri genitori una quantità infinita di denaro per acquistare pacchetti di figurine nuove: allora l’abilità stava nell’arrivare prima degli altri sulle doppie più rare, avendo però una buona scorta di figurine da usare come merce di scambio.Oggi questo rito dell’album Panini è di fatto scomparso: tra mercato dei calciatori quasi sempre aperto e rose di giocatori infinite, tanto che due pagine di album non basterebbero per una squadra, i ragazzi preferiscono giocare con la Playstation, che è poi un modo diverso per divertirsi allo stesso modo, sognando di poter conoscere gli eroi della domenica.

Il chinotto è un po’ la coca-cola italiana, anche se è una bevanda più sana e gustosa. Questa bevanda, diffusa solo in Italia e in alcune comunità italiane del mondo, è prodotta dal succo dell’omonima pianta, è analcolica e frizzante. Il sapore è un po’ amaro, ma ha anche un retrogusto delicato.L’origine del chinotto non è ben chiara. Il nome scientifico del chinotto è Citrus Myrtifolia, e forse è una trasformazione dell’arancio amaro. La pianta non è molto alta, un metro e mezzo o due al massimo, e il frutto è grande come la metà di un arancio normale.Con il chinotto si possono fare anche confetture e canditi. Non è molto buono da mangiare al naturale.

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Alcuni documenti dicono che la San Pellegrino sarebbe tra le prime aziende ad aver prodotto la bevanda, nel 1932.Ma ci sono anche indicazioni precedenti, per cui è difficile dirlo con esattezza.Nel 1949 Pietro Neri ha fondato un’azienda produttrice di chinotto che, con una campagna pubblicitaria efficace, è riuscita a diffondere largamente la bevanda in tutta la penisola.Lo storico slogan era: non è vero chinotto, se non c’è l’8!Curiosità: nel chinotto c’è più caffeina della coca-cola classica.

Che cosa significa “ciao”, il popolare saluto che gli italiani si danno quando incontrano e quando congedano una persona con cui sono in confidenza?Deriva dalla lingua veneta e nella sua forma originaria è s’ciàvo, cioè “schiavo, servo”, corrispondente al saluto “Servo vostro”. Da s’ciàvo si è passati a s’ciào per poi ritrovare la parola nell’italiano “ciao”.Il nome “Ciao” è stato usato in passato per un motorino della Piaggio e, nel 1990, per la mascotte dei Mondiali di Calcio tenuti in Italia.“Ciao” è anche il titolo di varie canzoni, tra cui una di Lucio Dalla, ma la canzone più famosa è certamente “Bella ciao“, cantata durante la Resistenza dai partigiani che combattevano i nazi-fascisti.

Cicciobello è una bambola creata nel 1962 da Gervasio Chiari: ha i capelli e gli occhi chiari, veste una tutina azzurra e ha in bocca il ciuccio. E’ di grandezza naturale, dando così l’opportunità a chi ci gioca di fingere di avere tra le braccia un vero neonato. Nel corso degli anni Cicciobello si è arricchito di numerose varianti, ma è sempre stato il bambolotto preferito dalle bambine italiane.

“Cinepanettone” è un termine che, nato inizialmente in senso dispregiativo, ha finito col definire una serie di film che escono nelle sale cinematografiche intorno al periodo natalizio. Sono film comici, un po’ grossolani e volgari, che però registrano sempre un grande successo di pubblico, pubblico alla ricerca di un divertimento semplice in un periodo di preoccupazioni qual è il mese di dicembre. Sembra che la parola sia nata per definire il film Vacanze di Natale del 1983, ambientato a Cortina d’Ampezzo. Poi ha viaggiato lungo tutti gli anni novanta e duemila con la coppia di attori Massimo Boldi e Christian De Sica (figlio del regista Vittorio De Sica), espressione della comicità facile (basata sui doppi sensi) rispettivamente milanese e romana. Sul cinepanettone c’è da sempre un dibattito che coinvolge i critici cinematografici. In genere se ne critica la volgarità e la grossolanità, ma ci si divide tra chi lo ritiene un genere dannoso per la qualità del cinema e chi invece pensa che gli enormi incassi che derivano dal cinepanettone possano permettere ai produttori di girare anche film meno popolari ma di maggiore qualità.

Il derby Milan-Inter, chiamato anche “derby della Madonnina”, è una partita di calcio molto popolare e seguita, e vede la partecipazione delle due squadre italiane più glocal: sono tra le società italiane quelle che hanno vinto di più in Europa e nel mondo e allo stesso tempo le ultime tra le grandi squadre che sono rimaste molto legate alla città che rappresentano, con due proprietari milanesi che finora hanno speso tanti soldi per far divertire i loro tifosi. In questo video di Sky vediamo come il derby può diventare un’ossessione per i milanesi, che parlano dei giocatori delle due squadre a sproposito.

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Dieta mediterraneaLa dieta mediterranea è un tipo di alimentazione molto diffuso nei paesi che si affacciano sul mar Mediterraneo.Spesso è riconosciuta come una delle diete più sane esistenti. La definizione l’ha data un ricercatore statunitense, Ancel Keys, che ha osservato soprattutto lo stato di salute degli abitanti di questi paesi.L’Italia, in cui la dieta mediterranea è molto diffusa, gode di una bassa percentuale di obesità, di una grande speranza di vita e di una percentuale minore di alcuni disturbi, come quelli cardiovascolari.Se consideriamo che la cucina italiana è una delle più buone e famose al mondo, la dieta mediterranea diventa una vera e propria eccellenza da condividere.Con l’immagine seguente vi riassumiamo brevemente in cosa consista. La figura è una piramide e alla base ci sono i prodotti che sono consumati di più, mentre salendo incontriamo i prodotti che vanno assunti in quantità minore fino ad arrivare al vertice dove ci sono quegli alimenti che andrebbero consumati più raramente.

Esodo e controesodoLa parola “esodo”, che evoca l’uscita del popolo ebraico dall’Egitto, è usata nel linguaggio giornalistico per indicare la partenza di una grande quantità di persone. Si parla così di “esodo estivo” o “esodo pasquale” per descrivere le partenze di massa per le vacanze. Il ritorno dei vacanzieri dai luoghi di villeggiatura è definito “controesodo”.Più recentemente si è coniato anche il termine “esodato”: è riferito alle migliaia di persone che sono uscite dal mondo del lavoro per ristrutturazioni aziendali oppure per raggiungimento

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dell’età della pensione, ma che, a causa di una nuova legge, non possono ancora percepire la pensione.

EuroCome tutti sanno, l’euro è la moneta ufficiale di tutti quei paesi dell’Unione Europea che fanno parte anche dell’unione monetaria.In Italia è stato adottato al posto della lira, fin dalla sua nascita, nel 1999.Le banconote dell’uro sono uguali per tutti i paesi, ed hanno come immagini dei ponti per rappresentare l’unione tra le varie culture che formano l’Europa.Le monete, invece, hanno una faccia che è uguale per tutti, mentre l’altra cambia da stato a stato.In Italia sono state scelte queste immagini:

Castel del Monte, in Puglia

Mole Antonelliana, di Torino

Colosseo, di Roma

particolare de La nascita di Venere,di Sandro Botticelli

Forme uniche della continuità nello spazio,di Umberto Boccioni

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Statua di Marco Aurelio,in piazza del Campidoglio a Roma,realizzate da Michelangelo

l’Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci

ritratto di Dante Alighieri, realizzato daRaffaello Sanzio

Feste e ferie – Giorni feriali e giorni festiviPer giorno feriale, in italiano, si intende giorno lavorativo mentre le ferie sono il periodo di vacanza dal lavoro.Gli italiani di solito prendono i giorni di ferie nei periodi estivi, soprattutto in agosto, e non c’è una regolazione nazionale su questo.In Italia ci sono poi diverse feste nazionali: alcune sono giorni festivi, per cui non si va a scuola o a lavorare, altre invece sono giorni feriali, benché siano importanti e conosciute.

Feste ( † festivo, º feriale )1 gennaio – Capodanno † 6 gennaio – Epifania † 14 febbraio – San Valentino º40 giorni prima di Pasqua – Carnevale º19 marzo – Festa del papà ºmarzo-aprile – Pasqua † marzo-aprile – Lunedì dell’Angelo – Chiamata Pasquetta † 25 aprile – Festa della Liberazione dal nazi-fascismo † 1 maggio – Festa dei lavoratori † seconda domenica di maggio – Festa della mamma º2 giugno – Festa della Repubblica † 15 agosto – Ferragosto † 1 novembre – Ognissanti † 2 novembre – Giorno dei defunti º8 dicembre – Immacolata Concezione † 25 dicembre – Natale †

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26 dicembre – Santo Stefano † 31 dicembre – San Silvestro

Il Festival di SanremoDopo la seconda guerra mondiale, l’Italia cerca di trovare una sua normalità. La lingua italiana resta ancora una lingua di poche persone, perché, anche se è passato quasi un secolo dall’unificazione, la maggior parte degli italiani parla dialetto.In questo scenario, con la città di Sanremo ancora in ricostruzione, il direttore del Casinò di Sanremo, Pier Bussetti, e Giulio Razzi della Rai, decidono di creare un Festival della Canzone italiana: è il 1951.Il Festival viene trasmesso per radio, per poi diventare dal 1955 un fenomeno televisivo. Dal 1976 si trasferisce dal Teatro del Casinò al Teatro Ariston, dove si celebra ancora oggi.Negli anni a Sanremo hanno partecipato quasi tutti i più grandi cantanti italiani e molti giovani sono diventati famosi proprio grazie al festival. Alla manifestazione hanno anche preso parte molti interpreti internazionali.Il festival è diventato col tempo una vetrina anche per le case discografiche e per i vari generi musicali.

La Fiera degli Oh bej! Oh bej! è la tradizionale fiera natalizia milanese. Si tiene nei giorni intorno alla celebrazione di S. Ambrogio (7 dicembre), patrono della città, ed è molto frequentata da milanesi e da turisti, in cerca di dolciumi, oggetti d’antiquariato e d’artigianato, giocattoli.Il suo nome è un’espressione di gioia dialettale dei bambini che, nel 1510, intorno alla festività di S. Ambrogio, accolsero nella città Giannetto Castiglioni, inviato di Papa Pio IV. Egli, per ingraziarsi la città che in quel periodo era piuttosto fredda nei confronti del Papa (ma accesamente devota al suo santo patrono), decise di entrare a Milano portando con sé dolci e regali per i bambini, le cui grida “Oh bej! Oh bej!” (“oh belli, oh belli”) rimasero così impresse da dare il nome alla ricorrenza annuale. Tra i prodotti che fin da subito si cominciarono a vendere alla fiera, ci sono i ‘firon’, caldarroste infilate in lunghi fili, il castagnaccio, la mostarda, le bambole di pezza, vestiti.All’inizio la manifestazione si svolgeva in Piazza Mercanti, accanto a Piazza Duomo, nel 1886 è stata spostata intorno alla Basilica di S. Ambrogio. Nel 2006, a causa dell’eccessiva quantità di persone che la frequentano, la Fiera degli Oh bej! Oh bej! è stata trasferita intorno al Castello Sforzesco.

Giorno dei defuntiIl 2 novembre è giorno dei defunti e in questo giorno si ricordano i propri cari che non ci sono più. In Italia si lavora, anche se spesso le scuole restano chiuse per dare la possibilità agli studenti di andare a trovare i propri cari lontani.In questo giorno si portano i fiori al cimitero e qualcuno accende qualche candela sulla propria finestra, così le anime delle persone che abbiamo amato possono ritrovare la strada di casa.

Giorno del ricordoCon una legge del 2004, il Parlamento italiano ha istituito, con voto quasi unanime, il “Giorno del ricordo” (10 febbraio), in onore delle vittime delle persecuzioni titine in Jugoslavia e per non dimenticare la tragedia delle foibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Ecco alcuni contributi per approfondire il tema:

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» Le foibe e l’esodo giuliano-dalmata

Giorno della MemoriaIl Giorno della Memoria è una celebrazione che cade il 27 gennaio di ogni anno. In questa giornata vengono ricordate le vittime del nazi-fascismo, dell’Olocausto e tutte quelle che a costo della propria vita hanno protetto i più deboli in quei giorni.Questa giornata è stata istituita per legge dal Parlamento italiano e il primo articolo recita:“La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.”» Leggi razziali in Italia» Primo Levi – Se questo è un uomo» Salvatore Quasimodo – Auschwitz» Francesco Guccini – Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)» Franco Battiato – Il carmelo di Echt» Un eroe: Giorgio Perlasca» Binario 21» Liliana Segre – In viaggio verso Auschwitz» Shlomo Venezia – Costretto a collaborare» Risiera di San Sabba

I giorni della merlaSecondo la tradizione, i “giorni della merla” (29, 30 e 31 gennaio) sarebbero i tre giorni più freddi dell’anno. Inoltre, se in questi giorni viene rispettata la tradizione che li vuole molto freddi, allora la primavera sarà bella. Ma se i “giorni della merla” sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.Il nome deriva da una leggenda, secondo cui una merla, uccello che un tempo aveva le piume bianche come la neve, per proteggersi dal freddo portò i suoi piccoli dentro un comignolo, da cui sarebbe uscita tre giorni dopo con un manto di color nero, a causa della fuliggine. Da allora i merli hanno le piume nere.

Max BunkerAlan Ford e il Gruppo TNTAlan Ford è un fumetto pubblicato nel 1969 da Max Bunker (pseudonimo di Luciano Secchi): racconta le storie di un gruppo molto bizzarro di agenti segreti (Gruppo TNT). Dal fumetto è poi stato ricavato un cartone animato.SatanikSatanik è un fumetto ideato da Max Bunker nel 1964, ed è una fascinosa donna criminale che vive storie al limite dell’horror e degli eventi soprannaturali.

La Juventus è una delle squadre di calcio più conosciute e popolari d’Italia, con circa 12 milioni di tifosi nel Bel Paese (le stime sui tifosi nel mondo sono molto varie, ma segnalano alcune decine di milioni di sostenitori).

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La sua storia comincia nel 1897, quando un gruppo di studenti del liceo classico Massimo d’Azeglio di Torino decide di incontrarsi per giocare a calcio. La scelta del nome latino (“juventus” significa “gioventù”) richiama gli studi classici dei ragazzi. L’attuale maglia bianconera viene scelta nel 1903: prima la Juventus usava la maglia rosa. Il primo titolo di campione d’Italia la Juve (questo è il suo diminutivo) lo ha vinto nel 1905. Nel 1923 la società si lega alla famiglia Agnelli, e di conseguenza alla FIAT. La “Vecchia signora” (soprannome che indica la storia e l’autorevolezza della squadra) ha intrecciato sempre più il suo destino a quello dell’Italia, contribuendo notevolmente alla crescita della Nazionale di calcio e non lasciando mai i propri tifosi troppo a lungo digiuni di vittorie e i periodi di crisi sono sempre durati poco tempo. Non è la squadra italiana più vincente a livello internazionale (lo è il Milan), ma è senza dubbio la prima in Italia.Oltre alla tragedia dell’Heysel (lo stadio di Bruxelles in cui nel 1986 sono morti numerosi tifosi in seguito al crollo di una parte della struttura), il periodo più difficile la Juventus lo ha vissuto proprio all’inizio degli anni Duemila. Nel 2006 scoppia lo scandalo chiamato “Calciopoli”: la Juventus viene coinvolta in oscure vicende di illeciti sportivi, causate soprattutto da alcuni dirigenti che hanno tradito la fiducia dei propri tifosi. La giustizia sportiva ha così tolto alla squadra i due scudetti appena vinti e l’ha mandata in serie B. Da quel campionato la Juve si è subito ripresa, ritornando in serie A in appena un anno e, con nuovi dirigenti e un rinnovamento della squadra, è tornata alla vittoria nel campionato 2011/2012, ottenendo il suo 28° scudetto (30° secondo i tifosi che non riconoscono la revoca dei due tolti dalla giustizia sportiva).Tra gli oltre 700 nomi, italiani e stranieri, che hanno legato la propria carriera a quella della Juve, vanno segnalati Giampiero Boniperti, John Charles, Gianpiero Combi, Omar Sivori, Marco Tardelli, Gaetano Scirea, Michel Platini, Dino Zoff, Roberto Baggio, Zinédine Zidane, Alessandro Del Piero. E chissà quanti altri ciascun tifoso juventino vorrebbe aggiungere!

Letterine, schedine, meteorine e altreDalla parola “velina”, indicante una “ragazza di bell’aspetto senza competenze particolari salvo quelle estetiche”, sono nati numerosi neologismi che riempiono i giornali italiani. Bisogna perciò sapersi districare tra tutte queste “-ine” che affollano gli schermi televisivi. Eccone un campione esemplificativo:- Letterine: ragazze che ballavano in bikini durante la trasmissione televisiva “Passaparola”, un popolare quiz sulla conoscenza della lingua e della cultura italiana.- Schedine: ragazze che ballavano in bikini durante una trasmissione televisiva chiamata “Quelli che… il calcio”. Il nome viene da “schedina” del Totocalcio, il gioco a premi legato al calcio.- Meteorine: ragazze che presentavano il meteo in minigonna e maglietta molto aderente, all’interno di un telegiornale nazionale (Tg4).- Padanine: ragazze che accompagnavano un candidato leghista durante una campagna elettorale. Dal nome “Padania”, lo stato immaginario inventato dalla Lega Nord.- Olgettine: ragazze che, secondo l’accusa della magistratura, abitavano in una residenza in via Olgettina, a Milano, per essere a disposizione di un importante uomo politico dedito alle feste notturne.

La LiraNell’VIII secolo, nel grande impero di Carlo Magno, la moneta valeva davvero poco: c’era una grave crisi e per pagare bisognava usare quantità enormi di denari. Si è deciso allora, con una grande riforma monetaria, di coniare 240 denari da ogni libbra d’argento (434 grammi), l’unità di misura del peso dell’epoca. Col tempo, “libbra/libra” è diventata “lira” e ha cominciato a non rappresentare più il peso, ma un conto numerico. Presto molti stati italiani

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hanno adottato monete che si chiamavano “lira”: Venezia, Genova, Milano… La lira ha così accompagnato gli italiani per molti secoli prima ancora della nascita dell’Italia unita. Dopo una lunga vita tra le monete europee, la lira italiana ha lasciato il posto all’euro nel 2002.Il simbolo della lira italiana era ₤.Le ultime monete prima dell’euro erano queste:

Moneta da 50 lire – A sinistra appare la personificazione dell’Italia, a destra, invece, vediamo il dio Vulcano nudo e di spalle.

Moneta da 100 lire – A sinistra appare la dea Minerva con l’ulivo, mentre a destra, invece, vediamo la personificazione dell’Italia laureata.

Moneta da 200 lire – A sinistra appare l’indicazione del valore al centro di una ruota dentata, a destra, invece, vediamo la personificazione dell’Italia.

Moneta da 500 lire – A sinistra appare la personificazione dell’Italia con le ali sulle tempie come simbolo di libertà e intelligenza, a destra, invece, vediamo il palazzo del Quirinale, sede del Presidente della Repubblica.

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Moneta da 1000 lire – A sinistra appare l’Europa attraverso uno squarcio, mentre a destra, invece, vediamo l’Italia turrita.

Alcune monete da 100 lire, gran parte di quelle da 500 lire e la faccia nazionale della moneta da un euro sono disegnate dalla prima donna che abbia inciso su una moneta, Laura Cretara.

Madonna – Immacolata Concezione – FerragostoLa Madonna è una figura molto importante nella religione cattolica e nella cultura italiana. La Madonna è la madre di Gesù e per i cattolici nasce senza peccato. Dato che Maria accetta la missione che Dio le ha dato, viene considerata come l’esempio da seguire per tutti i cristiani.La Madonna è stato il soggetto di molti quadri, poesie e a lei sono state dedicate molte chiese e anche molte edicole. Le edicole sono dei piccolissimi templi, cioè piccole strutture che ospitano l’immagine sacra.A Roma c’è la più grande basilica storica dedicata alla Madonna, questa basilica ha il nome di Santa Maria Maggiore.Ovviamente, data la sua importante, è anche il soggetto di interiezioni (oh Madonna!) e di bestemmie.La festa per la nascita della Madonna si celebra in Italia l’8 dicembre, ed è una festa nazionale. In questo giorno, nelle case, si preparano alberi e presepi. La festa prende il nome di Immacolata Concezione, cioè, appunto, nascita senza peccato.L’altra festa nazionale è il 15 agosto, giorno in cui si celebra l’Assunzione di Maria in cielo. Per i cattolici, infatti, Maria non sarebbe morta ma sarebbe ascesa in cielo. Il 15 agosto si celebrava, originariamente, la feriae Augusti, per questo prende il nome di Ferragosto. Spesso si festeggia con una gita fuori città.Maggio è il mese dedicato a Maria, ed in questo mese cade infatti la festa della mamma.Dante, il padre della lingua italiana, così la prega nel canto XXXIII del Paradiso (versi 1-21):

Vergine Madre, figlia del tuo figlio,umile e alta più che creatura,

termine fisso d’etterno consiglio,

tu se’ colei che l’umana naturanobilitasti sì, che ‘l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

Nel ventre tuo si raccese l’amore,per lo cui caldo ne l’etterna pace

così è germinato questo fiore.

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Qui se’ a noi meridiana facedi caritate, e giuso, intra ‘ mortali,

se’ di speranza fontana vivace.

Donna, se’ tanto grande e tanto vali,che qual vuol grazia e a te non ricorre

sua disianza vuol volar sanz’ali.

La tua benignità non pur soccorrea chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

In te misericordia, in te pietate,in te magnificenza, in te s’aduna

quantunque in creatura è di bontate.

La mafia è un’organizzazione criminale molto particolare: non si limita infatti a compiere atti illegali, ma punta alla gestione del potere e al controllo del territorio e della società, contando su legami di sangue (infatti si parla di “famiglie mafiose” anche perché molti mafiosi sono imparentati tra loro). Per questo è molto difficile combatterla, perché dietro la mafia c’è una mentalità che cambia e peggiora la società. In molte zone dove la mafia ha potere, ci sono complicità di tanti cittadini che, pur non compiendo niente di illegale, nei fatti difendono o approvano con i comportamenti le azioni criminali della mafia (omertà = il silenzio di chi non denuncia i criminali). La lotta alla mafia è fatta perciò di azioni di polizia, ma anche di educazione dei giovani, a cui bisogna offrire modelli e valori diversi da quelli offerti dai mafiosi, lavoro per le zone più povere, in modo che nessuno debba più rivolgersi al mafioso del luogo per lavorare, e presenza dello Stato.In Italia ci sono diversi tipi di mafia, secondo la provenienza regionale.In Sicilia la mafia locale si chiama Cosa Nostra, molto presente anche negli Stati Uniti. Ha avuto un grande potere soprattutto nel passato, ma negli anni più recenti lo Stato ha registrato alcuni successi che fanno sperare in un ridimensionamento, soprattutto dopo le grandi stragi di mafia del 1992 e del 1993. Si è vista anche una grande reazione della società siciliana, dove sono sempre di più i cittadini che si oppongono al potere mafioso. Cosa Nostra gestisce circa 13 miliardi di euro l’anno.In Calabria c’è la ‘ndrangheta, mafia che è diventata molto ricca e potente con i sequestri di persona e che ha investito poi queste ricchezze nel traffico della droga. Oggi la ‘ndrangheta è la più potente organizzazione internazionale del traffico della cocaina, e si è insediata anche fuori della Calabria. Le ‘ndrine (famiglie mafiose) sono presenti ormai anche nel Nord Italia, dove controllano alcuni settori dell’economia (come l’edilizia), e in altre parti del mondo. La ‘ndrangheta ha un giro di affari di oltre 44 miliardi di euro, il 2,9% del Pil italiano.La camorra è la mafia che soffoca Napoli e la Campania, ma che si è estesa anche in altre zone d’Italia. Le attività camorristiche sono legate al traffico della droga, al riciclaggio del denaro sporco, al traffico d’armi. Il giro di affati della camorra è di circa 12 miliardi di euro.In Puglia c’è la Sacra Corona Unita, organizzazione che negli ultimi anni è stata molto indebolita. Si ritiene che guadagni circa 2 miliardi di euro l’anno.

La mammaModi di dire sulla mamma:- Mamma mia! - Imprecazione- Come l’ha fatto mamma - Nudo, come alla nascita

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- Essere attaccato alle gonnelle della mamma - Non essere autonomi e aver ancora bisogno dell’aiuto della mamma- Mammone - Eccessivamente attaccato alla mammaPoesie sulla mamma:Le madri non cercano il paradiso – Alda MeriniSupplica a mia madre – Pier Paolo PasoliniLettera a mia madre – Salvatore QuasimodoLa madre – Giuseppe UngarettiA mia madre – Edmondo De AmicisQuadri sulla mamma:Ritratto della madre dell’artista – Giorgio De ChiricoLa madre – Umberto BoccioniCanzoni sulla mamma:Viva la mamma – Edoardo BennatoLa mamma – Anna German (scritta da Charles Aznavour)Tracce di te – Francesco RengaIn bianco e nero – Carmen ConsoliPortami a ballare – Luca BarbarossaMamma – Luciano PavarottiSon tutte belle le mamme del mondo – Gino Latilla

Le maschere italiane – La commedia dell’arteLa maschera ha sempre caratterizzato il costume degli attori. Molte volte è stata usata per mettere in risalto la personalità di un personaggio in scena.Con la commedia dell’arte, in Italia hanno avuto molto successo alcune maschere che esprimevano le virtù e i difetti delle persone, fino ad essere dei veri e propri rappresentanti, a volte, dell’immagine di alcune città italiane.Ecco alcune delle maschere più famose in Italia:

Arlecchino: è intelligente, fa scherzi a tutti, ha sempre fame. E’ il servo semplice e sincero. La sua città è Bergamo.

Balanzone: sa tutto e parla di tutto. Quando parla è molto pesante, usa molte frasi in latino e la filosofia per fare discorsi senza logica. E’ l’immagine del laureato pedante. Per questo è la maschera che è legata a Bologna, che si considerava la capitale della cultura.

Capitan Spaventa: viene da Genova. E’ un soldato sognatore, colto e giusto.

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Gianduia: è, ovviamente, la maschera di Torino e da lui arriva il nome del cioccolato gianduiotto. E’ un cavaliere, ha coraggio, adora mangiare bene e il buon vino. Del vino conosce tutto. E’ anche intelligente e furbo.

Meneghino: è la maschera di Milano. E’ la immagine del servo rozzo però onesto, che vuole rimanere libero. Non abbandona il suo popolo quando deve lottare ed è sempre disposto a criticare gli aristocratici.

Pantalone: è un vecchio e ricco commerciante di Venezia. E’ molto taccagno.

Colombina: anche lei è di Venezia ed è la fidanzata di Arlecchino, anche se lui vuole evitare il matrimonio. E’ una serva intelligente e maliziosa. Bravissima a risolvere i danni che provoca Arlecchino.

Pierrot: il suo nome è il francesismo della maschera Pedrolino. E’ la immagine del servo pigro anche se intelligente. Critica i padroni e a volte fa il contrario di quello che chiedono, quando crede che sbaglino. E? anche l’immagine dell’uomo innamorato e malinconico. E’ molto pallido e sul suo viso c’è sempre una lacrima.

Pulcinella: è la maschera di Napoli. E’ anche l’immagine del napoletano: anche se ha molti problemi ha sempre un sorriso. E’ anche il servo povero che dice la verità ai padroni, però ridendo, cosicché non si capisca la gravità di quel che dice. Ha la gobba e il naso grande.

Rugantino: è quello che dice che è meglio perdere un amico che una buona risposta. E’ un uomo buono, molto furbo però a volte pigro. Rappresenta la Roma popolare, piena di sentimenti di solidarietà e giustizia.

Mattarellum, Porcellum e altri latinismi elettoraliLeggendo i giornali italiani si trovano parole curiose, che sembrano latine, come “Mattarellum”, “Porcellum” ecc. Che cosa significano?Nel 1993, in seguito a un referendum popolare che chiedeva il passaggio da un sistema elettorale proporzionale a uno maggioritario, il Parlamento approvò una legge, il cui relatore era Sergio Mattarella, all’epoca parlamentare della Democrazia Cristiana: la legge in realtà era maggioritaria solo per il 75% dei seggi e proporzionale per il 25%. Pare che il nome “Mattarellum” alla legge elettorale sia stato inventato dal politologo Prof. Giovanni Sartori, un po’ in senso ironico (perché non la condivideva), rifacendosi alla tradizione del diritto di usare i nomi latini. Un nome maestoso e altisonante per qualcosa di non molto ben riuscito.

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Il successo giornalistico del nome “Mattarellum” generò la nascita di altre parole simili. Nel 1995 il Parlamento approvò una nuova legge elettorale maggioritaria anche per le Regioni: poiché a presentarla era stato il parlamentare di Alleanza Nazionale Pinuccio Tatarella, i giornali la chiamarono “Tatarellum”.La storia più curiosa è certamente quella del “Porcellum”. Nel 2005 il governo di centrodestra promosse e fece approvare dal Parlamento una legge elettorale molto complessa, con premio di maggioranza nazionale alla Camera e premio di maggioranza regionale al Senato per la coalizione vincente. La legge creò una gran confusione nel 2006, perché il centrosinistra vinse per pochi voti, ma al Senato ottenne una maggioranza così ridotta che fece fatica a governare (e infatti si tornò a votare due anni dopo). Lo stesso autore della legge, Roberto Calderoli (Lega Nord), definì la propria legge “una porcata”, che aveva l’obiettivo di mettere in difficoltà i grandi partiti. Inevitabile la definizione di “Porcellum” data dal solito Giovanni Sartori.Nel 2007 il Partito Democratico propose una nuova legge elettorale (poi mai approvata) definita “Vassallum”, dal nome del suo creatore, il politologo Salvatore Vassallo.Sulle leggi elettorali l’Italia vive sempre dibattiti spesso feroci. Nel 1953 si votò alle elezioni con una legge che attribuiva il 65% dei seggi alla coalizione che avesse superato il 50% dei voti: anche se la norma non scattò perché la coalizione vincente non ottenne la maggioranza dei voti, la legge elettorale passò alla storia come “legge truffa“, così definita dai suoi oppositori (forse il termine fu inventato da Piero Calamandrei).

Mito e mitologiaIl mito (dal greco mythos) è un racconto che parla di qualcosa di sacro anche se non sempre di religioso. Infatti tutti i miti hanno un valore sacro ma non tutti hanno un valore religioso.Il sacro è lo straordinario, cioè è qualcosa è “fuori dal normale” (dal latino “extra”, che vuol dire “fuori” e “ordinario”, cioè “normale”). Il sacro fonda la realtà, cioè ordina la realtà e dà significato alla vita delle persone.Il mito spiega perché la vita quotidiana va avanti in questo modo. Il sacro salva l’uomo dal caos, dal disordine.Il mito contiene il sacro, cioè contiene la spiegazione del perché accadono determinati eventi. Il mito serve a spiegare tutti i momenti importanti della vita umana. Il mito spiega i rapporti tra le persone, il senso della vita, le cose che succedono in natura. Il mito è una tradizione fantastica, è un racconto legato ad una divinità o fenomeno naturale per spiegarne l’origine e la natura.I Greci e i Romani utilizzavano il mito, questi racconti fantastici, per spiegare la realtà. In questo modo mentre raccontano queste vicende i Greci e i Romani mostravano anche come vedevano le cose.Gli dèi sono antropomorfi (anthropos → uomo, morphe → forma; quindi sono come gli uomini). Come gli uomini discutono, si arrabbiano, litigano, a volte sono bugiardi, puniscono e si innamorano.E’ importante conoscere alcune divinità e alcuni miti perché questi sono molto presenti nell’arte e nella letteratura italiana. In diversi casi, poi, sono diventati parte della cultura popolare. Molte divinità greche e romane si assomigliano, per questo proponiamo i due nomi, quello greco e quello romano.

Zeus / Giove : è il padre degli dèi. E’ rappresentato con un fulmine.Crono/Saturno :  Signore dell’Universo durante l’Età dell’Oro e padre di Zeus. Per paura di perdere il suo posto mangia i suoi figli. Zeus lo sconfigge e lo imprigiona.Era / Giunone : è la dea moglie di Zeus. E’ rappresentava come invidiosa e vendicativa.Atena / Minerva : è la dea della sapienza. Secondo il mito è nata dalla testa di Giove.

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Afrodite / Venere : è la dea della bellezza. Per i Romani il fondatore di Roma, Romolo, discende da lei.Eros / Cupido / Amore : è il dio dell’amore. Secondo alcuni miti sarebbe figlio di Venere. E’ rappresentato con gli occhi bendati, le ali e l’arco con le frecce. Quando le sue frecce colpiscono qualcuno, questi si innamora. Legato a Eros è il mito di Amore e Psiche.Ares / Marte : è il dio della guerra. Per i Romani era molto importante perché il fondatore di Roma, Romolo, sarebbe il figlio di Marte.Dioniso / Bacco : è il dio del vino e della sregolatezza. Le sue feste, che a Roma erano chiamati baccanali, portavano ad ubriacarsi e a compiere orge. Oggi in italiano resta l’espressione: fare baccano, quando si fa molta confusione.Apollo : è il dio del Sole, delle arti e della musica. Apollo era il capo delle Muse che ispiravano gli artisti.Ade / Plutone : è il dio degli inferi e dell’aldilà.Demetra / Cerere : è la dea della coltivazione dei campi e dei raccolti.Persefone / Proserpina : è la figlia di Cerere e viene rapita da Plutone per diventare sua moglie. Il suo rapimento è un mito celebre.Ermes / Mercurio : è il messaggero degli dèi. E’ rappresentato con le ali ai piedi.Efesto / Vulcano : è il dio del fuoco. Si dice che vivesse nel vulcano Etna.Nettuno / Poseidone : è il dio del mare.Estia / Vesta : è la dea che proteggeva la casa. A Roma era molto importante. La dea e le sue sacerdotesse erano vergini e lontane dalla vita comune.Asclepio/Esculapio :  dio della medicina.La morte è un argomento tabù in Italia. Se ne parla normalmente solo se è un tema che riguarda persone lontane da noi: ma quando riguarda noi e i nostri famigliari o conoscenti, allora l’obiettivo è scongiurarla e deprecarla. In genere si cerca di affrontare l’argomento in modo cauto e delicato, utillizando giri di parole e termini più dolci. Così, di una persona che è morta diciamo che “è scomparsa”, oppure “ci ha lasciato”, “si è spenta”, o ancora se si è religiosi che “ha raggiunto la casa del Padre” o “ha raggiunto la vita eterna”. Parlando di se stessi, si preferisce dire “quando non ci sarò più”. I più superstiziosi parlano della propria morte facendo scongiuri e sdrammatizzando con risate e battute, cercando comunque di cambiare discorso. E’ importante, quindi, parlando con un italiano tenere conto di questa diffusa sensibilità sul tema della morte.

Il Natale si festeggia il 25 dicembre ed è la festa più importante in Italia. Con il Natale si celebra la nascita di Gesù. Le famiglie, in questo giorno, si riuniscono, cucinano molte cose da mangiare, giocano e si scambiano i regali.I bambini aspettano la mattina di Natale per vedere se Babbo Natale,  un vecchio con la barba che viaggia in slitta, abbia portato quello che loro hanno scritto nelle letterine. Questo è un bel periodo per i bambini anche perché le scuole rimangono chiuse, in genere, dal 23 dicembre al 6 gennaio. In questo periodo c’è chi parte per la montagna, per andare a sciare sulle Alpi che sono piene di turisti; si dice che partono per la settimana bianca.Il giorno prima di Natale è chiamato Vigilia e la cena della vigilia è una delle più importanti e prende il nome di cenone. I negozi chiudono prima nel giorno della vigilia mentre tutto resta chiuso i giorni 25-26 dicembre.Per il cenone della vigilia e per quello natalizio, in Italia si cucina moltissimo, soprattutto pesce. Allo stesso modo, durante tutto il periodo di festa, si preparano o si comprano dolci particolari, come il panettone, il pandoro o il torrone, e la casa viene decorata.L’albero viene preparato, di solito, l’8 dicembre che è la festa dell’Immacolata Concezione. Insieme all’albero spesso viene fatto anche il presepe che è la rappresentazione della natività di Gesù. In Italia si organizzano molte mostre con i presepi, anche particolari, e la più famosa

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è sicuramente la mostra di Napoli.Il 26 dicembre, il giorno dopo Natale, è chiamato Santo Stefano, dal nome del primo martire cristiano. La sera di S. Stefano spesso si mangia tutto quello che è rimasto delle due cene precedenti.Sempre nel periodo natalizio cade la festa per il nuovo anno, il Capodanno. Il 31 dicembre, giorno di San Silvestro, si esce o ci si riunisce per il cenone dell’ultimo giorno dell’anno. I negozi chiudono prima, alle 18 al massimo.Quando arriva la mezzanotte si beve lo spumante.La fine delle feste di Natale è il 6 gennaio, l’Epifania, cioè il giorno in cui, per i cristiani, i re Magi vedono Gesù e lo riconoscono come Dio.Il 6 gennaio è particolarmente importante per i bambini perché la tradizione dice che una vecchia signora, la Befana, voli di casa in casa per riempire le calze dei bambini buoni con tante caramelle. Per quelli cattivi invece c’è il carbone!Si dice che l’Epifania tutte feste porta via!

» A «• chi •• ama •

• dormire •• ma si sveglia •

• sempre di buon •• umore, a chi saluta •

• ancora con un bacio, a •• chi lavora molto e si diverte di •

• più, a chi va in fretta in auto ma •• non suona ai semafori, a chi arriva •

• in ritardo ma non cerca scuse, a chi spegne •• la televisione per fare due chiacchere, a chi è •

• felice il doppio quando fa la metà , a chi si alza presto •• per aiutare un amico, a chi ha l’entusiasmo di un bambino •

• e pensieri da uomo, a chi vede nero solo quando è buio •A chi non aspetta Natale

per esseremigliore

BUON NATALE!

Ognissanti – Onomastico – Santi protettori

Il primo novembre in Italia si festeggiano tutti i Santi e per questo è chiamato Ognissanti. E’ una festa cattolica e in Italia è festa nazionale, quindi le scuole, gli uffici e i negozi sono chiusi.I Santi sono una figura importante nella cultura cattolica e italiana: sono delle persone che nella loro vita hanno testimoniato la fede in Dio e tutte le virtù cristiane. Il Papa dichiara che una persona è Santa dopo un processo che si chiama canonizzazione.Per i cattolici tutti possono diventare Santi e questi sono l’esempio che i fedeli devono seguire.Per i Santi c’è un particolare tipo di rispetto e di omaggio, la venerazione, che è diversa dalla adorazione che è solo per Dio.Così come si prega per i defunti e si chiede ai defunti di pregare per noi, allo stesso modo si prega per i Santi e si chiede di pregare per noi.

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Ogni giorno nel calendario cattolico c’è un Santo dedicato.Quando qualcuno ha lo stesso nome di un Santo (e in Italia è molto frequente), il giorno del Santo festeggia l’onomastico, ricevendo gli auguri dalle altre persone.Il Santo patrono è invece un Santo al quale la Chiesa affida la protezione di un gruppo di fedeli. Per i Santi patroni delle città ci sono le feste locali e in alcune aree non si lavora.I più celebri sono i Santi patroni dell’Italia, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena, i Santi di Roma Pietro e Paolo (si festeggiano il 29 giugno e a Roma è festa), il Santo di Milano, Sant’Ambrogio (si festeggia il 7 dicembre e a Milano è festa), poi c’è San Gennaro a Napoli, San Nicola di Bari, Sant’Antonio da Padova ecc…

OperaQuando si parla di Italia non si può dimenticare l’Opera italiana. In Italia nasce e diventa famosa la canzone lirica. All’Italia sono legati i nomi di grandi compositori: Giuseppe Verdi, Giacomo Puccini, Giacchino Rossini ma anche Mozart che in molte opere usa i libretti in lingua italiana; al Bel Paese sono legati anche i nomi di grandi cantanti lirici: Luciano Pavarotti, Enrico Caruso, Renata Tebaldi ma anche Maria Callas; e poi i grandi teatri, come il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, La Fenice di Venezia, l’Arena di Verona; e i grandi direttori d’orchestra, da Arturo Toscanini a Riccardo Muti.Ed ancora oggi le opere italiane sono le più rappresentate nel mondo.Vi proponiamo una scelta di arie e il riassunto delle opere di cui fanno parte:≈ È strano… Follie! Delirio vano è questo. Sempre libera, da La Traviata, di Giuseppe Verdi – Aria cantata da Sumi Jo e riassunto in breve dell’opera≈ Amami Alfredo, da La Traviata, di Giuseppe Verdi – Aria cantata da Anna Moffo e riassunto in breve dell’opera≈ Libiamo ne’ lieti calici, da La Traviata, di Giuseppe Verdi – Aria cantata da Teresa Stratas e Placido Domingo e riassunto in breve dell’opera≈ Va’ pensiero, da Nabucco, di Giuseppe Verdi – Aria cantata dal coro diretto da Arturo Toscanini e riassunto in breve dell’opera≈ Un bel dì vedremo, da Madama Butterfly, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Renata Scotto e riassunto in breve dell’opera≈ In questa reggia, da Turandot, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Gina Cigna e riassunto in breve dell’opera≈ Nessun dorma, da Turandot, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Andrea Bocelli e riassunto in breve dell’opera≈ E lucevan le stelle, da Tosca, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Luciano Pavarotti e riassunto in breve dell’opera≈ Vissi d’arte, da Tosca, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Renata Tebaldi e riassunto in breve dell’opera≈ Mi chiamano Mimì, da La Bohème, di Giacomo Puccini – Aria cantata da Mina e riassunto in breve dell’opera≈ Vesti la giubba, da Pagliacci, di Ruggero Leoncavallo – Aria cantata da Luciano Pavarotti e riassunto in breve dell’opera≈ Suicidio!, da La Gioconda, di Amilcare Ponchielli – Aria cantata da Renata Tebaldi e riassunto in breve dell’opera≈ Casta Diva, da Norma, di Vincenzo Bellini – Aria cantata da Maria Callas e riassunto in breve dell’opera

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Il termine paparazzo è ormai diventato molto famoso e si è diffuso anche in altre lingue. Il paparazzo è il fotografo che cerca di catturare l’immagine dei personaggi famosi, in situazioni private, per poi rivenderle alla comunità. Anche lui quindi, se si guarda bene, è una sorta di pettegolo. Con qualche strumento in più.Il nome paparazzo è nato ed è stato reso celebre grazie al film di Federico Fellini “La dolce vita”. Infatti il termine sarebbe stato inventato da Ennio Flaiano che aveva collaborato con Fellini.

Par condicio è un’espressione latina che si può tradurre con “pari condizioni”. E’ il principio secondo cui chiunque partecipi alle elezioni debba godere di condizioni di partenza uguali agli avversari. La legge del 2000 riguarda soprattutto l’uso degli spazi televisivi, con norme molto severe sulla propaganda politica: tutti i partiti che si presentano devono essere rappresentati in maniera uguale e non c’è libertà di trasmettere pubblicità elettorale fuori dai limiti imposti.La legge è molto contestata dal centrodestra, che giudica ingiusto dare spazi uguali a partiti largamente rappresentativi e a movimenti senza nessun seguito nella società, mentre il centrosinistra difende i limiti, senza i quali chi ha molte risorse finanziarie e il controllo dei mezzi di comunicazione potrebbe risultare favorito.

ParentopoliUna città, un mondo di parenti, dove a fare strada sono i parenti di politici, professori universitari, imprenditori, sindacalisti e così via. Si tratta di un termine giornalistico che indica un costume non proprio nobile: la tendenza di molti potenti a raccomandare famigliari e amici per ricoprire ruoli importanti o meno nelle istituzioni e negli enti pubblici, secondo lo slogan “tengo famiglia” (cioè, “ho famiglia”, perciò “devo pensare ad aiutarla”). Non è un costume dal colore politico, sociale o geografico: succede tra i politici di destra come tra quelli di sinistra, nel Nord come nel Sud, tra imprenditori come tra sindacalisti e così via. Succede così che a volte in alcune università ci siano 3-4 professori e ricercatori con lo stesso cognome: si tratta di figli, nipoti o cugini di un “barone universitario”. Succede che in politica diventi consigliere regionale o assessore il figlio o il cognato di un parlamentare. E così via. Naturalmente non tutta l’Italia è così, ma ogni tanto i giornali riportano notizia di qualche scandalosa “parentopoli”. In genere gli italiani non sono contrari alla trasmissione della professione tra padre e figlio, ma chiedono che la politica garantisca il rispetto delle regole e che sia chiaro che il parente del potente è stato assunto per il merito e non per il cognome.

La Pasqua è la festa più importante del cristianesimo. Pasqua viene dall’ebraico Pesach che vuol dire “passare oltre” ma mentre nella Pasqua ebraica si celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto, nella Pasqua cristiana viene celebrata la resurrezione di Gesù Cristo.La data della Pasqua cattolica cambia ogni anno ed è legata al ciclo lunare perché è la domenica successiva alla prima luna piena (il plenilunio) dopo l’equinozio di primavera (il 21 marzo).I quaranta giorni prima della Pasqua sono detti Quaresima. La Quaresima comincia con il Mercoledì delle Ceneri (Domenica delle Ceneri a Milano, dove vige il rito ambrosiano) in cui i cattolici vengono segnati con la cenere ed ascoltano la formula «Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai». Durante la Quaresima i cattolici il venerdì non mangiano carne e di solito fanno un fioretto, cioè rinunciano a qualcosa.La domenica prima di Pasqua è chiamata Domenica delle palme e ricorda l’entrata di Gesù a Gerusalemme. In questa giornata vengono distribuiti, nelle chiese, rami di ulivo benedetti.Il giovedì prima della Pasqua è Giovedì Santo, in cui si ricorda l’ultima cena di Gesù.Il Venerdì Santo, invece, si ricorda la crocifissione di Gesù e si organizza una

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rappresentazione della Passione, cioè del percorso che Gesù fa fino alla morte. Questa rappresentazione è chiamata Via Crucis.Il giorno di Pasqua la famiglia si riunisce e mangia l’agnello, che è il simbolo del sacrificio fatto da Cristo.Durante il periodo pasquale si mangiano dei dolci particolari come le colombe, che sono nel sapore simili al panettone.Un’altra abitudine diffusa è quella di regalare un uovo di cioccolato. L’uovo infatti è simbolo di rinascita e precedentemente venivano regalate delle uova vere decorate.Il lunedì seguente, chiamato Lunedì dell’Angelo o più comunemente Pasquetta, gli italiani spesso fanno una gita in campagna e organizzano pic-nic.

Qual è la differenza tra Carabinieri e Polizia?Nella vita di tutti i giorni, non ci sono molte differenze e la loro divisione è dovuta ormai alla tradizione abbastanza antica che i due corpi hanno. I Carabinieri sono nati nel Regno di Sardegna nel 1813, la Polizia di Stato nel 1852. I Carabinieri sono una Forza Armata, cioè sono militari (con i gradi tipici dell’esercito) e quindi dipendono dal Ministero della Difesa, ma hanno anche compiti di controllo dell’ordine pubblico, come la Polizia, che dipende dal Ministero dell’Interno. I Carabinieri sono più diffusi nei piccoli centri, con caserme anche molto piccole, mentre la Polizia è più presente nei grandi centri urbani.Basta così? No, esistono altri corpi di polizia: la Guardia di Finanza (reati finanziari), il Corpo Forestale dello Stato (reati ambientali), la Polizia Penitenziaria (nelle carceri), le Polizie locali, la Guardia Costiera.

Pubblicità Progresso

L’Associazione Pubblicità Progresso nasce nel 1971 e riunisce i principali rappresentanti della comunicazione. L’associazione promuove, ogni anno, delle campagne pubblicitarie per migliorare la comunicazione sociale e stimolare la coscienza civile.La prima campagna è stata per la raccolta di sangue, poi ci sono state campagne contro il razzismo, l’omofobia, il rumore, il fumo, a favore della sicurezza del lavoro, per i diritti dei minori e per la prevenzione dell’AIDS.Nel 2011 festeggia i 40 anni con la campagna: Far diventare forte quello che è giusto.» Rispetta chi non la pensa come te

QualunquismoNel 1944 Guglielmo Giannini, giornalista che ha vissuto, come tanti italiani, la tragedia della morte di un figlio in guerra (evento che peserà nelle sue scelte pubbliche), fonda una rivista, L’Uomo Qualunque, subito seguita dal movimento politico Fronte dell’Uomo Qualunque. Il partito si fa portatore delle istanze di sfiducia nei partiti politici e nelle istituzioni pubbliche, dando voce a chi ritiene che lo Stato e la politica siano sempre nemici delle persone comuni. La guerra, le distruzioni e le macerie politiche e morali dell’Italia all’indomani della caduta del fascismo lo portano a maturare un sentimento di completa sfiducia. Dagli avversari il movimento politico viene accusato di essere di ispirazione fascista, anche se in realtà si tratta di un partito dal tratto molto libertario (lo Stato, simbolo di ogni male, secondo il Fronte dell’Uomo Qualunque va ridotto al minimo). Alle elezioni del 1946 il Fronte dell’Uomo Qualunque raccoglie il 5,3% dei voti, concentrati soprattutto nel Sud Italia (che, a differenza del Nord, non ha partecipato alla rinascita nazionale con la Resistenza). Negli anni seguenti il partito viene coinvolto nell’orbita governativa e nel 1948 si scioglie: i suoi membri vanno in gran parte nei partiti monarchico (PNM) e liberale (PLI), qualcuno nel partito neofascista del Movimento sociale italiano (MSI).

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La parola qualunquista indica, ancora oggi, un rifiuto e una sfiducia nella politica e nelle istituzioni, senza distinzioni di responsabilità tra i diversi soggetti. Il termine è utilizzato in senso negativo.

Resistenza e Liberazione

La Resistenza è il movimento che è nato in Italia nel settembre 1943. Quando l’8 di quel mese il governo italiano provvisorio (nato nel luglio ’43 dopo la caduta di Mussolini) ha proclamato l’armistizio con gli Alleati anglo-americani, la Germania nazista – alleata dell’Italia fascista – ha occupato il centro-nord del Paese. Gli oppositori del fascismo, di fronte a questa fase più grave e drammatica della guerra, si sono riuniti in un Comitato di Liberazione Nazionale (CLN), che raggruppava comunisti, socialisti, azionisti, cattolici, monarchici, liberali.L’azione dei partigiani è stata una vera e propria guerra patriottica per la difesa della nazione dall’occupante nazista e dai collaborazionisti della Repubblica Sociale Italiana (RSI), condotta da uomini e donne di coraggio con i mezzi a disposizione: a volte è stata possibile una vera lotta armata, altre volte azioni di sabotaggio e di guerriglia, molto spesso di resistenza passiva all’occupante. In alcune fasi e alcune zone dell’Italia in guerra (soprattutto nelle aree di montagna), i partigiani hanno ottenuto risultati notevoli, con la costituzione di “repubbliche partigiane” in aree momentaneamente liberate dai tedeschi. In generale, i partigiani hanno offerto un aiuto notevole all’avanzata degli eserciti di Stati Uniti e Gran Bretagna che stavano risalendo la Penisola.Il 25 aprile 1945, il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia (CLNAI) ha proclamato l’insurrezione, anche con l’obiettivo di mettere in sicurezza fabbriche e macchinari che i tedeschi avevano l’abitudine di distruggere o portare via con sé prima della ritirata: in molte zone dell’Italia del Nord le truppe tedesche si sono così arrese al CLN prima dell’arrivo degli anglo-americani. Ogni 25 aprile si festeggia perciò l’anniversario della Liberazione.Alla Resistenza hanno partecipato diverse centinaia di migliaia di persone. Si calcola che siano stati almeno 300 mila i partigiani armati, ma bisogna aggiungere anche chi ha aiutato con informazioni, nascondigli e alimenti le bande armate, e quei soldati dell’esercito regio che hanno preferito farsi internare nei campi di concentramento in Germania o farsi fucilare piuttosto che continuare la sanguinosa guerra di Hitler e Mussolini. Significativa anche la presenza femminile (circa 35-40 mila donne).L’azione dei partigiani ha permesso all’Italia di riscattare, almeno in parte, la vergogna del fascismo. E ha anche consentito all’Italia, diversamente da quel che è accaduto a Germania e Giappone, di formare fin da subito, dopo la guerra, un governo legittimo e riprendere l’attività democratica, senza la lunga occupazione di truppe americane.

Il Risorgimento

L'Italia tra Vittorio Emanuele II e il conte di CavourIl Risorgimento è un lungo processo che porta alla nascita dell’Italia come stato unitario.Gli italiani non sono mai stati uniti istituzionalmente in uno stato, infatti l’impero romano era una cosa diversa. Però dal punto di vista culturale e linguistico c’è una forma di identità nazionale già a partire dal Rinascimento. Tuttavia anche Dante parla di un’identità italiana, però non pensa ad uno stato indipendente ma come ad una parte dell’Impero.

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Machiavelli nel suo “Il principe” parla della situazione italiana e spera nell’intervento di un uomo forte, un principe appunto, in grado di realizzare l’unità.Guicciardini, invece, accusa la Chiesa di aver portato alla divisione.All’inizio dell’800 l’Italia è molto divisa:- Il Piemonte e la Sardegna formano un regno indipendente con la famiglia Savoia;- La Lombardia, il Trentino, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto sono controllati dagli austriaci;- In Toscana c’è il Granducato indipendente ma influenzato dall’Austria;- Il Lazio, le Marche e l’Umbria sono sotto il controllo dello Stato Pontificio;- Dalla Campania fino alla Sicilia c’è il Regno delle due Sicilie con la famiglia dei Borboni.Anche in Italia, come in altri paesi europei, si sono diffuse le sette segrete come la massoneria. La più famosa è sicuramente la carboneria e i carbonari sono soprattutto borghesi e piccoli letterati di idee liberali.

I moti del 1820-‘21I carbonari sono quelli che organizzano i primi moti rivoluzionari. Le prime regioni ad essere coinvolte sono il Regno delle due Sicilie (con i Borboni) e il Regno di Sardegna (con i Savoia).In Sicilia il re Ferdinando di Borbone concede una costituzione simile alla costituzione di Cadice spagnola.In Sardegna, Vittorio Emanuele I lascia il posto a Carlo Felice e Carlo Alberto, che tiene il potere, concede una costituzione, chiamata Statuto Albertino, che sarà valida in Italia fino al 2 giugno 1946.

I moti del 1830-31Questi moti sono legati a quelli francesi. In Francia c’era stata una rivolta antimonarchica mentre in Italia, con una cospirazione, si cercava di creare uno stato nel nord.Tra i capi di questa rivolta c’erano il duca di Modena, Francesco IV, e Ciro Menotti, che era un borghese carbonaro. L’Austria però scopre il piano e fa arrestare Menotti.

Il dibattito risorgimentaleI moti falliti aprono però il dibattito sull’unità d’Italia, e si comprende, così, che questo processo non può essere guidato dalle sette segrete.I punti principali del dibattito sono:- Come fare l’unificazione- Quale istituzione deve nascere: monarchia o repubblica?

In risposta abbiamo perciò due gruppi di pensatori:- I moderati (destra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere i Savoia e l’unificazione debba avvenire gradualmente. Il principale protagonista è Camillo Benso conte di Cavour.- I democratici (sinistra risorgimentale) pensano che bisogna coinvolgere la popolazione e che debba nascere una repubblica. Il protagonista principale è Giuseppe Mazzini che fonda un’organizzazione per promuovere le sue idee, la “Giovine Italia”, e usa come bandiera il tricolore. Mazzini crede che l’unificazione debba arrivare con l’educazione e che Dio avrebbe guidato il popolo italiano.

Vicino alle posizioni di Mazzini è Giuseppe Garibaldi, un combattente che aveva partecipato ai moti del ’34 ed era fuggito in Sudamerica dove aveva combattuto contro altri dittatori (per

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questo è chiamato l’eroe dei due mondi).Sempre vicino a Mazzini è Carlo Cattaneo che parla di una repubblica federalista.

Giuseppe Gioberti, invece, è un sacerdote e vorrebbe un’Italia che fosse una confederazione con il Papa come presidente e l’esercito dei Savoia come difesa.

Cesare Balbo, infine, propone di spingere, con la diplomazia, l’Austria verso i Balcani per liberare il nord Italia.

I moti del 1848 e la prima guerra di indipendenzaQuesti moti nascono in Francia e portano alla II Repubblica di cui diventa presidente Luigi Bonaparte. Bonaparte si fa nominare imperatore, prende il nome di Napoleone III, e si considera il difensore del Papa.A Milano ci sono le 5 giornate che liberano la Lombardia. Carlo Cattaneo chiede aiuto ai Savoia che dichiarano guerra all’Austria insieme a Leopoldo II di Toscana, Papa Pio IX e Ferdinando II di Borbone, re delle due Sicilie. Scoppia così la prima guerra di indipendenza.

A Venezia nasce la Repubblica di San Marco grazie a Niccolò Tommaseo e Daniele Manin.Gli austriaci minacciano il Papa di lasciare il cattolicesimo e il Papa si ritira. Subito dopo si ritirano anche Toscana e il Regno delle due Sicilie.Dopo la battaglia di Custoza il Piemonte è costretto a firmare la pace.Intanto dilaga la rivoluzione in Italia, specialmente a Roma, in Toscana e a Palermo.Pio IX è costretto a fuggire e nasce la Repubblica romana guidata da Mazzini, Armilleri e Saffi.I francesi intervengono in aiuto del Papa e gli austriaci riprendono il Veneto e rimettono Leopoldo II in Toscana, mentre Ferdinando II calma la rivolta a Palermo.Si diffonde la coscienza patriottica e cominciano le preparazioni per la successiva guerra di indipendenza.

Il PiemonteIl re Vittorio Emanuele II sostiene una politica di modernizzazione.Il ministro Massimo D’Azeglio approva le leggi Siccardi che tolgono il potere e le ricchezze alla Chiesa in Piemonte e aprono lo scontro tra Piemonte e la Chiesa che durerà anche dopo l’unità.Il ministro Cavour sviluppa l’economia piemontese, finanzia l’industria siderurgica, fa costruire molte infrastrutture e aumenta la produzione delle armi. Prepara il Piemonte all’espansione.Il genio di Cavour

Cavour capisce che l’unità non si può ottenere con le lotte popolari, né con le alleanze tra gli stati italiani e neppure attaccando l’Austria da soli.L’unica possibilità è cercare l’alleanza dei paesi europei, rendendo internazionale il problema dell’unità d’Italia.Nel 1852 si allea con la Francia nella guerra di Crimea e, come vincitore, può parlare al congresso di Parigi. Al congresso Cavour parlerà dell’occupazione austriaca della Lombardia e di altre zone che devono essere così liberate.

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Nasce l’Italia

Nel 1858 il Piemonte fa un accordo con la Francia a Plombières: l’accordo prevede l’aiuto all’Italia da parte della Francia in caso di attacco dell’Austria, in cambio il Piemonte dà Nizza e la Savoia ai francesi. Garibaldi, che era nato a Nizza, dirà le celebri parole: «mi avete fatto straniero in casa propria».

Cavour si accorda con i protagonisti dei moti, Garibaldi e Mazzini, e comincia a provocare l’Austria che dichiara guerra. Scoppia così la seconda guerra di indipendenza.Il Piemonte combatte contro l’Austria insieme ai francesi mentre Garibaldi avvia una spedizione con mille uomini (la spedizione dei Mille) verso la Sicilia.

Cavour ottiene la Lombardia, l’Emilia-Romagna e la Toscana mentre Garibaldi conquista la Sicilia e risale fino a incontrare vicino Napoli, a Teano, Vittorio Emanuele II a cui affida i territori.

Il 17 marzo 1861 nasce il regno d’Italia e il primo re è Vittorio Emanuele.Rimangono fuori il Veneto e il Lazio. Il Piemonte intanto estende tutte le sue leggi al nuovo regno d’Italia (piemontizzazione). Questo aumenta lo scontro con la Chiesa e la diffusione dei briganti nel sud.

La terza guerra di indipendenza e la presa di RomaNel 1865 l’Italia sposta la capitale da Torino a Firenze per avvicinarsi a Roma. Nel 1866 scoppia la guerra tra Austria e Prussia e l’Italia si allea con quest’ultima, questa è la terza guerra di indipendenza. Con la vittoria della Prussia l’Italia riesce a liberare il Veneto.

Nel 1870 la Francia dichiara guerra alla Prussia ma Napoleone III viene catturato a Sedan dai prussiani. L’Italia ne approfitta e attacca lo stato pontificio e il 20 settembre entra a Roma attraverso Porta Pia.

Nel 1871 Roma diventa la capitale del Regno d’Italia.» Cruciverba – L’unità d’Italia» La linea del tempo del Risorgimento» Una canzone per l’Italia» Canzoni storiche

SarchiaponeDi origine letteraria (il termine, napoletano, compare in una novella di Giambattista Basile, scrittore del XVII secolo), la parola “sarchiapone” è diventata famosa per una celebre scenetta di Walter Chiari con Carlo Campanini, apparsa in televisione nel 1958. “Sarchiapone” è il nome di un animale immaginario: nello scompartimento di un treno, Campanini sostiene di essere stato morso dal suo “sarchiapone americano”. Chiari, fingendo di conoscerlo, tenta di indovinarne le caratteristiche. La parola divenne di uso comune, per molto tempo, per indicare chi, furbescamente, tenta con presunzione di parlare di cose che non conosce.

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ScioglilinguaUno scioglilingua è una frase difficile da pronunciare, spesso a causa della ripetizione o dell’alternanza di determinati suoni.Ecco alcuni scioglilingua tra i più conosciuti in Italia:

- Trentatré trentini entrarono a Trento, tutti e trentatré trotterellando- Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa- Tre tigri contro tre tigri- Apelle figlio di Apollo, fece una palla di pelle di palle di pollo. Tutti i pesci vennero a galla per vedere la palla di pelle di palle di pollo fatta da Apelle, figlio di Apollo- Il Papa pesa e pesta il pepe a Pisa, Pisa pesa e pesta il pepe al Papa- Sul tagliere l’aglio taglia, non tagliare la tovaglia; la tovaglia non è aglio, se la tagli fai uno sbaglio- Se oggi seren non è, doman seren sarà. Se non sarà seren, si rasserenerà- Se l’arcivescovo di Costantinopoli si disarcivescoviscostantinopolizzasse, ti disarcivescoviscostantinopolizzeresti tu?

Tafazzismo“Tafazzismo” è un neologismo che nasce negli anni Novanta ed è sinonimo di “masochismo”. Tafazzi è un personaggio comico interpretato da Giacomo Poretti: è vestito con una calzamaglia nera e un sospensorio bianco. Si colpisce le parti intime con una bottiglia, ricavandone piacere e intonando una melodia tratta dalla canzone klezmer Gam Gam, del film Jona che visse nella balena. Da allora capita sovente che si parli di “tafazzismo” quando si vuole indicare una pratica dolorosa autoinflitta.

Tizio, Caio e Sempronio“Se Tizio entra in una stanza e saluta solo Caio, Sempronio può offendersi”.E’ un esempio di frase in cui compaiono i tre nomi (Tizio, Caio e Sempronio), che rappresentano le tre persone ipotetiche, che in italiano si utilizzano per fare esempi e dare spiegazioni, senza riferirsi a persone concrete.I tre nomi risalgono all’antichità: i giuristi romani parlavano di Titus, Gaius e Sempronius per fare esemplificazioni, ma fu solo Irnerio, un giurista vissuto a Bologna tra XI e XII secolo, a utilizzarli tutti e tre insieme. Da allora è nato un sodalizio dei più duraturi.

VelinaDurante il fascismo, il governo mandava ai giornali piccoli fogli di carta velina (un tipo di carta molto leggera) con le informazioni ufficiali da pubblicare e con le indicazioni su che cosa non andava pubblicato. A partire dagli anni novanta, un programma televisivo molto popolare, un telegiornale satirico, ha chiamato “veline” le ragazze che portavano le notizie ai giornalisti che le leggevano: un modo scherzoso per sottolineare l’importanza della libertà di stampa. In seguito, con la parola “velina” si è indicata in generale ogni valletta televisiva scelta per la sua bellezza e non per altre qualità.

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Lo Zecchino d’oro

Lo Zecchino d’oro è un festival dedicato alla canzone per bambini. Negli anni è diventato così importante da ricevere una targa dall’UNESCO come “Patrimonio per una cultura di pace”.La manifestazione nasce a Milano ed è stata trasmessa per la prima volta il 24 settembre del 1959. Il grande ideatore dello Zecchino d’oro è stato Cino Tortorella, conosciuto come Mago Zurlì.Nella prima edizione veniva celebrata la favola di Pinocchio fino a far rinascere l’albero degli zecchini d’oro, da cui deriva il nome dello spettacolo.Dal 1961 lo Zecchino d’oro si trasferisce all’Antoniano di Bologna e nel 1963 nasce il “Piccolo Coro dell’Antoniano”.Lo Zecchino d’oro non premia i bambini ma le canzoni, così da non generare l’invidia e il divismo infantile.Le canzoni che partecipano sono state spesso scritte e composte dai grandi nomi della musica italiana. Al festival partecipano anche quattro canzoni, su dodici, non-italiane. Alcuni di questi brani sono diventati dei veri e propri successi ricordati dai bambini e dai grandi.

Stupidario

Diario di un cane e diario di un gatto

Dal diario di un cane

8:00 – Cibo! La mia cosa preferita!9:30 – Un giro in macchina! La mia cosa preferita!9:40 – A spasso nel parco! La mia cosa preferita!10:30 – Coccole! La mia cosa preferita!12:00 – Pranzo! La mia cosa preferita!13:00 – Giochi in giardino! La mia cosa preferita !15:00 – Scodinzolo! La mia cosa preferita!17:00 – Merenda! La mia cosa preferita!19:00 – Si gioca a palla! La mia cosa preferita!20:00 – Wow! Guardo la tv con i mamma e papà! La mia cosa preferita!23:00 – A nanna nella cuccia! La mia cosa preferita!

Dal diario di un gatto

Giorno di prigionia numero 983.

I miei guardiani continuano a prendermi per il culo con dei piccoli oggetti ciondolanti.L’unica cosa che mi aiuta ad andare avanti è il mio sogno di scappare. Nel tentativo di disgustarli, vomito ancora sul tappeto.

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Oggi ho decapitato un topo e ho gettato il corpo senza testa ai loro piedi. Speravo che ciò li terrorizzasse, perché è la prova di cosa son capace di fare. Comunque, hanno fatto un piccolo commento su che “bravo piccolo cacciatore” io sia. Bastardi.

Oggi son quasi riuscito ad assassinare uno dei miei tormentatori passandogli in mezzo ai piedi mentre camminava. Devo riprovarci domani, però in cima alle scale.

Sono convinto che gli altri prigionieri siano lecchini e spie. Il cane ha sempre dei privilegi speciali. Viene regolarmente rilasciato, e sembra pure che voglia tornare. Ovviamente è un ritardato.

L’uccellino dev’essere un informatore. Lo osservo mentre comunica con le guardie regolarmente. Son sicuro che riferisce ogni mia singola mossa. I miei guardiani l’hanno messo in custodia protettiva in una cella in alto, così è al sicuro, per ora… Vi terrò aggiornati.

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Le dodici P

Un tempo, i professori insegnavano ai loro studenti una regola considerata d’oro, la “regola delle 12 P”, che ancora oggi potrebbe essere utile a molti:

Prima pensa poi parlaperché parole poco pensate

possono portare perenne pentimento

Perché usare il congiuntivo?

Mettiamola così: il congiuntivo sta al parlar corretto (non forbito, intesi? Corretto) come il baciamano alla creanza. Chi bacia più la mano a una signora? Pochi, ma noi continueremo a farlo, come continueremo a onorare il congiuntivo (non ad abusarne fino alla pedanteria. Al mare, quand’ella è in topless, non si bacia la mano ad una signora. Il mezzo inchino e conseguente avvicinamento potrebbe, oltretutto, generare pruriginosi fraintendimenti).

(Paolo Granzotto, Perché parliamo italiano, 1998, pp. 150-151).

Locuzioni e modi di direhttp://parliamoitaliano.altervista.org/locuzioni-modi-di-dire-vari/http://parliamoitaliano.altervista.org/proverbi-vari/http://parliamoitaliano.altervista.org/proverbi-e-modi-di-dire-con-gli-animali/

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Proverbi e modi di dire sui pesci

Essere un pesce fuor d’acqua Trovarsi a disagio in una certa situazione o ambiente

Fare il pesce in barileRimanere neutrale tra due parti opposte

Essere muto come un pesceRimanere in silenzio e non rivelare un segreto

Fare gli occhi di triglia / gli occhi da pesce lessoFare lo sguardo dolce. Guarda mostrando di essere innamorato

Non sapere che pesci pigliare / prendereNon sapere che cosa fare

Prendere a pesci in facciaTrattare qualcuno con modi sgarbati e villani

Buttarsi a pesce su qualcosaCogliere al volo un’occasione propizia

Essere un pesce grosso o un pesce piccoloRivestire un ruolo primario o secondario

Non essere né carne né pesceDi persona o cosa priva di carattere

Essere una balenaEssere grassi

Essere uno squaloEssere cattivo

Essere sano come un pesceAvere una buona salute

L’ospite è come il pesce, dopo tre giorni puzza Prendere un ospite in casa non conviene perché spesso si creano problemi di convivenza, soprattutto se la permanenza si protrae per più giorni.

Chi dorme non piglia pesciNon perdere tempo perché si rischia di non combinare niente

Il pesce grosso mangia quello piccoloDi fronte allo strapotere e all’arroganza usata dal più forte, il debole soccombe sempre

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Proverbi e modi di dire su cani e gatti

Can che abbaia non mordeSpesso chi minaccia e si accalora molto alla fine non rappresenta un vero pericolo.

Essere un caneEssere vile e misero.

Fa un freddo caneFa un freddo terribile.

Menare il can per l’aiaPerdere tempo.

Non svegliare il can che dormeNon provocare chi potrebbe reagire in maniera imprevedibile.

Solo come un caneAbbandonato da tutti.

Fa un tempo da caniFa brutto tempo.

Un cane che si morde la codaSi dice di un concetto vuoto che non spiega niente ma che nella spiegazione ripete ciò che dovrebbe spiegare.

Essere come cane e gattoSi dice di due persone che litigano sempre.

Avere una gatta da pelareAvere un grosso problema da risolvere.

Qui gatta ci cova!C’è qualcosa che non convince (come vedere una gatta che cova un uovo).

Fare / essere una gattamortaSi dice di una donna che fa finta di essere ingenua per conquistare qualcuno.

Quando il gatto non c’è, i topi ballanoL’assenza di autorità produce anarchia.

Quattro gattiPoche persone.Al buio tutti i gatti sono bigiIn una brutta situazione tutto è brutto.Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampinoQuando si esagera a volte si finisce male.

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La gatta frettolosa ha fatto i figli ciechiChi fa le cose di fretta ha dei brutti risultati.

Modi di dire legati alla cucina

Essere buono come il paneEssere molto buono e altruista

Essere tenero come il burroEssere molto tenero

Essere dolce come il mieleEssere molto dolce

Essere un salameEssere un po’ stupido

Avere il prosciutto sugli occhiNon vedere ciò che è evidente

Avere le orecchie foderate di prosciuttoNon sentire volontariamente

Fare cuocere nel suo brodoLasciare che una persona paghi le conseguenze delle sue azioni

Essere una pentola di fagioliParlare in continuazione

Essere come il cavolo a merendaNon c’entrare niente

Essere come il cacio sui maccheroniEssere adeguato alla situazione

Mettere le pere con le meleMettere insieme due cose che non c’entrano niente

Essere una testa di rapaEssere stupido

Non si può cavare il sangue dalle rapeNon si può ottenere qualcosa da chi non è adeguato

Parlare della rava e della favaParlare di cose inutili

Preso in castagna / Colto con le mani nella marmellataScoperto mentre compie il misfatto

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Dare pane al pane, vino al vinoDire le cose come stanno

Patata bollenteSituazione difficile

Non piangere sul latte versatoNon bisogna lamentarsi per qualcosa che si è fatto

Vestirsi a cipollaVestirsi con più strati di vestiti per affrontare i cambiamenti climatici della giornata

Essere come il prezzemoloStare dappertutto

Minestra riscaldataUna cosa identica che viene mostrata come qualcosa di nuovo

Fare un minestroneMettere tutto insieme

Essere un finocchioEssere omosessuale, espressione molto offensiva

Essere un broccoloEssere un po’ stupido

Cascare come una pera cottaCadere in un tranello in modo ingenuo

Se non è zuppa è pan bagnatoVuol dire che due cose sono identiche anche se sono chiamate con nomi diversi

Avere le mani di pasta frollaFar cadere tutto dalle mani

Rompere le uova nel paniereRovinare i piani di qualcuno

Modi di dire sui colori – I colori idiomatici

Passare la notte in bianco οPassare la notte senza dormire

Essere bianco dalla paura οAvere molta paura

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Dare / fare un assegno in bianco οDare un assegno senza scrivere la cifra. Dare a qualcuno la possibilità di spendere i propri soldi come vuole

Fare una settimana bianca οFare una settimana di vacanze invernale in montagna

Vedere nero •Vedere tutto in modo negativo

Essere nero •Essere di pessimo umore

Cronaca nera •Notizie di criminalità

Essere al verde •Essere senza soldi

Essere verde dall’invidia •Essere molto invidiosi

Avere il pollice verde •Essere bravi a coltivare piante e fiori

Dare il disco verde •Dare il via libera a qualcosa

Vedere rosso •Essere arrabbiati

Essere rosso dalla vergogna •Vergognarsi molto

Essere a luci rosse •Si dice di qualcosa che è legata al sesso

Dare il disco rosso •Dare lo stop a qualcosa

Vedere rosa •Vedere le cose in modo positivo

Cronaca rosa •Notizie scandalistiche

Avere una fifa blu •Avere molta paura (fifa)

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Avere il sangue blu •Essere nobili

Romanzi / film gialli •Romanzi o film con storie poliziesche

Libri in giro per il mondo!

Ci sono dei libri che sono dei vagabondi. Questo sito li ha messi in circolazione e loro passano di mano in mano per non fermarsi mai.Con il tempo avranno nuovi amici. Se li incontri, scrivicelo!

◊ Seta – Alessandro Baricco è nato a Torino nel 1958. Seta è stato pubblicato nel 1996 dalla casa editrice Rizzoli.Il romanzo è ambientato nella seconda metà dell’800. La storia ha inizio quando un commerciante francese deve andare in Giappone per comprare le uova dei bachi da seta.◊ Lettera a un bambino mai nato – Oriana Fallaci è nata a Firenze nel 1929 ed è scomparsa nel 2006. Come giornalista ha intervistato i grandi della Terra e ha seguito le guerre da vicino.Il libro è un monologo di una donna che scopre di aspettare un figlio e che vede la maternità come una scelta.◊ A ciascuno il suo – Leonardo Sciascia nasce a Racalmuto nel 1921 e scompare nel 1989. A ciascuno il suo è pubblicato nel 1966.La storia inizia con un professore di italiano che per amore della verità indaga sulla morte del farmacista del suo paese.◊ Non è una cosa seria – Luigi Pirandello è uno dei più noti scrittori italiani del ’900.In questo libro sono raccolti diversi racconti brevi che affrontano in modo semiserio il matrimonio e la vita di coppia.◊ Una burla riuscita – Italo Svevo è uno dei protagonisti della letteratura italiana del ’900.Il libro è stato pubblicato nel 1926 ed è la storia di Mario Samigli, uno scrittore deluso dagli insuccessi che però ha molta fortuna negli affari.◊ Il ladro Giuseppe – Alda Merini è una delle più grandi poetesse italiane.Questo libro, pubblicato dall’elegante Scheiwiller, è una raccolta di racconti che la poetessa ha scritto negli anni ’60.◊ Dal tuo al mio – Giovanni Verga è uno dei più importanti scrittori a cavallo tra l’800 e il ’900. E’ uno dei protagonisti del Verismo, un movimento artistico che si ispira al Naturalismo francese ma da cui si differenzia molto.Questo libro è un testo teatrale di un dramma in tre atti. Interessanti sono anche le note in fondo al libro per capire meglio l’autore e la sua epoca.◊ La sposa del faro – Roberto Piumini è uno scrittore molto conosciuto per i suoi racconti.Questo libro ne offre diversi in una bella edizione de Il Melangolo.◊ La madre – Grazia Deledda è una celebre scrittrice e Premio Nobel per la letteratura nel 1926.In questo libriccino Deledda racconta delle storie di vita quotidiana di un personaggio che scopre l’amore e di sua madre che vorrebbero proteggerlo da tutto.◊ Cuore – Edmondo De Amicis. “Cuore” di Edmondo De Amicis non ha bisogno di grandi presentazioni perché è già molto conosciuto. Per chi non lo conoscesse, il libro è il diario di un bambino che racconta il suo anno scolastico in un’Italia di fine ’800.◊ Polenta fritta – Gianni Rodari è uno dei più grandi scrittori italiani per l’infanzia (e non solo!).In questo libro sono raccolte varie storie con i temi più diversi.

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◊ L’illustre estinto – Luigi Pirandello è uno dei più noti scrittori italiani del ’900.In questo libro sono raccolti diversi racconti brevi che affrontano in modo semiserio la morte.

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Giornali italiani online

- Corriere della Sera (quotidiano della borghesia, di Milano, è uno dei due principali organi di informazione)- La Repubblica (quotidiano di centrosinistra, di Roma, è uno dei due principali organi di informazione)- Il Sole 24 Ore (principale quotidiano economico-finanziario)- Il Messaggero (principale quotidiano di Roma)- La Stampa (quotidiano della Fiat, di Torino)- Il Mattino (principale quotidiano di Napoli)- Il Gazzettino (principale quotidiano di Venezia)- Avvenire (quotidiano cattolico, della Conferenza Episcopale Italiana)- Il Giornale (quotidiano di destra, di Milano)- Il Tempo (quotidiano di centrodestra, di Roma)- Libero (quotidiano di destra, di Milano)- L’Unità (quotidiano del Partito Democratico, di sinistra)- Europa (quotidiano del Partito Democratico, di centrosinistra)- Il Riformista (quotidiano d’opinione di centrosinistra)- Il Foglio (quotidiano d’opinione di centrodestra)- Il Fatto Quotidiano (quotidiano d’opinione di sinistra)- Il Manifesto (quotidiano comunista)- Liberazione (quotidiano del Partito della Rifondazione Comunista)- La Padania (quotidiano della Lega Nord)- La Gazzetta dello Sport (principale quotidiano sportivo)

- Ansa (principale agenzia di stampa italiana)- Adnkronos (agenzia di stampa)- Rai News 24 (sito del canale all-news della Rai)- Asianews (agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere)- Peace Reporter (agenzia di stampa su temi internazionali)- La Voce (sito di analisi economica, gestito da professori universitari)

- Vita (giornale del non profit)- Gambero Rosso (sito di cultura gastronomica)- Dagospia (sito satirico di pettegolezzi e politica)

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NAUFRAGIO ITALIA: DISOCCUPAZIONE AL 12,8%, RECORD DAL ‘77

Primo trimestre 2013: disoccupazione al 12,8%, sale di 1,8 punti rispetto all’anno scorso - Catastrofe giovani: i senza lavoro tra i 15 e i 24 anni sono il 41,9% - Salgono tutti gli indici: disoccupazione maschile (11,9%) e femminile (13,9%) - Al Sud sfondato il tetto del 20%…

Da Corriere.it

Nuovo record negativo per la disoccupazione in Italia: nel primo trimestre del 2013 il tasso di disoccupazione balza al 12,8% (+1,8 punti percentuali rispetto a un anno prima). Lo rileva l'Istat in base a dati non destagionalizzati. L'Istituto di ricerca lo definisce il «massimo storico» da 36 anni: il livello più alto sia dalle serie mensili (gennaio 2004) che da quelle trimestrali, avviate nel primo trimestre 1977. Record anche per il tasso di disoccupazione dei giovani: i senza lavoro tra i 15 e i 24 anni sono il 41,9%.

LETTA, ALFANO, SACCOMANNI

Lo rileva l'Istat sottolineando che si tratta del livello più alto dal 1977. Il tasso di disoccupazione maschile cresce per il sesto trimestre consecutivo portandosi all'11,9%; quello femminile, in aumento per l'ottavo trimestre, sale al 13,9%. La crescita tendenziale del tasso di disoccupazione riguarda l'intero territorio nazionale. Nel Nord l'indicatore passa dal 7,6% del primo trimestre 2012 all'attuale 9,2%, nel Centro dal 9,6% all'11,3%. Nel Mezzogiorno l'indicatore raggiunge il 20,1% (era il 17,7% nel primo trimestre 2012)

Francesca Paci per "la Stampa"

Dopo due anni di guerra, milioni di profughi e oltre 90 mila vittime, saranno i temibili missili russi S-300 a determinare le sorti della crisi siriana allargata? Il presidente Bashar Assad rivela alla tv filo Hezbollah «al Manar» di averne già ricevuto una parte e, sebbene Mosca smentisca la prima consegna della fornitura da 900 milioni di dollari concordata con Damasco nel 2010, Israele torna a ripetere che non aspetterà con le mani in mano la blindatura dei cieli nemici.

Mentre le fioche speranze nella conferenza di pace Ginevra 2 si affidano all'incontro preliminare del 5 giugno tra mediatori americani, russi e inviati Onu (forse Brahimi), lo scenario regionale resta complesso. Gli esperti militari notano che seppure Damasco avesse le nuove batterie e i radar, necessiterebbe di almeno sei mesi per attivarli, un tempo sufficiente a Israele per intervenire elettronicamente.

È probabile dunque che, al di là della promessa di Assad di «rispondere immediatamente a un altro raid israeliano», l'escalation su questo fronte resti verbale, anche perché già nel 2010 Israele persuase il Cremlino a sospendere la vendita di S-300 all'Iran offrendogli in cambio sofisticati droni da usare nel confronto con la rivale Georgia. Ma le ragioni di ottimismo si fermano qui.

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Con o senza gli S-300 la soluzione, discussa anche ieri a Roma dal ministro degli Esteri italiano Bonino e dal leader della Lega Araba al-Araby, appare lontana. La Coalizione nazionale siriana, il principale cartello delle opposizioni dominato dai Fratelli Musulmani (e dalla diaspora) e ai ferri corti tanto con i liberali quanto con i ribelli armati, rifiuta di contribuire a Ginevra 2 a meno che Assad non se ne vada e i 7 mila miliziani di Hezbollah (4 mila secondo Parigi) non smettano di combattere al fianco di Damasco (in particolare a Qusayr, la Misurata siriana, sotto assedio da due settimane e con mille feriti in attesa di un corridoio umanitario).

Condizioni giudicate «inaccettabili» da Mosca che insiste nella partecipazione di Teheran (per ora invitata «solo verbalmente») e considera un ostacolo alla pace anche la vaga apertura americana a un'ipotetica no-fly zone.

La via politica alla crisi è bersagliata dal tiro incrociato di diversi avversari (nell'Iraq diviso tra il governo sciita e la maggioranza sunnita gli scontri settari si sono moltiplicati uccidendo 712 persone solo ad aprile).

Assad afferma ad «al Manar» che sarà a Ginevra 2 e accusa Qatar, Turchia e Arabia Saudita di avergli mandato contro «100 mila uomini armati, arabi e stranieri», quelli sì, a suo dire, agenti del caos, diversamente dai libanesi di Hezbollah che sarebbero invece «organici alla Siria» (come probabilmente gli iraniani) perché il nemico comune è Israele. E avverte: «L'incendio può propagarsi al Libano».

Ma tra gli oppositori le ombre non sono meno cupe. Oltre al rapporto dell'Onu secondo cui gran parte dei ribelli non sarebbe affatto democratica, c'è la polizia di Ankara che alla frontiera siriana avrebbe arrestato 12 miliziani di al Nusra, i qaedisti in campo contro Damasco, con due chili di Sarin, la potente arma chimica utilizzata a detta di Francia, Regno Unito e Turchia dalle truppe lealiste. Una miccia nelle mani di Erdogan ma anche della comunità internazionale.

http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/ri-armare-la-siria-per-fare-la-pace-un-piano-geniale-che-non-sta-56777.htm (31 maggio 2013)

gambero rosso

Spaghetti alla puttanesca

4 persone facile

350 g di spaghetti; 500 g di pomodori da sugo ben maturi (o 300 g di pelati); 80 g di olive nere di gaeta; 3 acciughe sotto sale; 1 cucchiaio di capperi sotto sale; 3 cucchiai d’olio extravergine d’oliva; 2 spicchi d'aglio; prezzemolo; origano; peperoncino; sale

Tuffate i pomodori in acqua in ebollizione, passateli sotto l’acqua fredda quindi pelateli, privateli dei semi e sminuzzateli. Snocciolate le olive e sciacquate i capperi.

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Raschiate leggermente le acciughe, sciacquatele, asciugatele e dividetele a filetti. Scaldate l’olio in una padella e fatevi rosolare gli spicchi d’aglio interi e schiacciati e il peperoncino.

Quando l’aglio ha preso colore, eliminatelo e versate in padella i pomodori, le olive, i capperi e un pizzico di origano. Fate cuocere a fuoco vivace per una decina di minuti e infine unite le acciughe sminuzzate e mezzo cucchiaio di prezzemolo tritato.

Ancora un minuto e la salsa è pronta. Nel frattempo avrete lessato gli spaghetti; scolateli al dente e conditeli con salsa ben calda.

Schiacciata con la cipolla 500 g di farina; 1 dado di lievito di birra; 2 grosse cipolle; 1 cucchiaio di strutto; olio extravergine d'oliva; sale.

Preparazione: 30 minuti + 3 ore per il riposo

Setacciate due manciate di farina (prese dai 500 g), fate la fontana e versatevi il lievito diluito in due dita di acqua appena tiepida.

Impastate brevemente quindi sistemate il panetto in una ciotola infarinata, coprite con la pellicola e fate lievitare per circa un'ora fino al raddoppio.

Setacciate il resto della farina sulla spianatoia, fate la fontana e mettetevi il panetto lievitato, un goccio di acqua appena tiepida, lo strutto, due cucchiai d'olio e un pizzico di sale.

Impastate a lungo quindi raccogliete la pasta a palla, incidetela a croce e sistematela in una ciotola infarinata. Coprite la ciotola con una panno umido e fate lievitare in luogo tiepido per un paio d'ore.

Trascorso questo tempo allargate la pasta, senza più lavorarla, sulla placca del forno una d'olio. Tagliate le cipolle a fettine sottili e distribuitele sulla schiacciata e cospargetele con una manciata di foglie di salvia spezzettate.

Completate con due o tre cucchiai d'olio, spolverate di sale e infornate a 200° per circa mezz'ora. Servite la schiacciata calda.

Brustengolo

400 g di farina di mais; 2 mele; 80-100 g di zucchero (facoltativo); 100 g di uvetta; 100 g di gherigli di noce; 1 manciata di pinoli; la scorza di 1 limone non trattato; 4 cucchiai d'olio extravergine d'oliva; 2 o 3 cucchiai di mistrà (o rum); sale.

Preparazione: + almeno 3 ore per il riposo

Versate la farina in una ciotola e, mescolando, unitevi l'acqua calda necessaria per ottenere una pastella densa. Coprite la ciotola e lasciate riposare il composto per alcune ore (meglio se

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tutta la notte). Mettete a bagno l'uvetta in acqua tiepida. Trascorso il periodo di riposo, unite alla pastella lo zucchero, la scorza di limone grattugiata, l'olio, le noci spezzettate, i pinoli, l'uvetta strizzata, le mele sbucciate e tagliate a fettine sottili, il liquore e un pizzico di sale.

Amalgamate il tutto con cura, quindi ungete abbondantemente la placca del forno e versatevi il composto, stendendolo con un lungo coltello: il brustengolo dovrà avere uno spessore di non più di 2 cm.

Infornate a 180° e proseguite la cottura per circa 50 minuti. È un dolce molto rustico e campagnolo che, fermo restando la farina di mais e l'olio, può essere variato in molti modi secondo la disponibilità degli ingredienti.

http://www.europaquotidiano.itGuido Moltedo 30 maggio 2013 STAMPA

La seconda vita del fact-checking americano

Obama in difficoltà? Perché dice meno bugie. Ma negli States il controllo sulle frottole dei politici è una cosa seria. Dentro il team di PolitiFact

Le bugie dei politici? Quante ne dicono, e quanto spudorate possono essere? Spesso, però, non sono forse mezze verità? O mezze falsità? E quante promesse elettorali sono campate per aria, quante non saranno mai realizzate? Se ci fosse un osservatorio che registra e verifica con regolarità e con riconosciuta indipendenza quel che sostiene, nel corso del tempo, un esponente di spicco di un partito o un ministro o un sindaco, forse si “dichiarerebbe” di meno e con maggiore accuratezza. Ci sarebbero meno zig zag e giravolte. E ci sarebbe meno antipolitica.

In Italia, nel corso della campagna elettorale per le politiche di febbraio, ha fatto la sua apparizione, in dibattiti televisivi, il fact-checking, la verifica dei fatti. È sembrata una bella trovata. Quella terminologia inglese, poi, lasciava illudere che finalmente la politica veniva misurata anche con il metro della realtà e non solo con quello della performance recitativa e spettacolare.

Un’illusione, appunto. Dopo il voto, è ricominciato il libero flusso del bla bla. Massima libertà di dichiarazione, massima libertà di cambiare idea ma anche casacca, massima libertà di non tener conto di quanto si è detto e promesso in campagna elettorale. Tanto non c’è nessuno che osservi con scrupolo e con inattaccabile obiettività quel che dicono e che fanno i politici e poi ne dia conto agli elettori. Infatti, manca – e come ci vorrebbe davvero! – un osservatorio come PolitiFact, un gruppo di lavoro ad hoc, ormai temutissimo in America, che fa da cane da guardia del Congresso, della Casa Bianca, delle lobby e dei gruppi d’interesse, valutando di volta in volta le loro affermazioni con un veritametro: il misuratore della verità. Il Truth-O-Meter.

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Quanto c’è di vero, di quasi vero, di metà vero, di prevalentemente falso, di falso, di spudorata bugia nell’affermazione di un politico? Con meticoloso e inappuntabile rigore, le dichiarazioni pubbliche del presidente degli Stati Uniti e dei membri dell’esecutivo, di parlamentari, leader, organizzazioni, lobby e associazioni sono passate al setaccio da PolitiFact.com. È un sito indipendente, che si è guadagnato una notevole rispettabilità – e un ragguardevole seguito nella Rete – osservando e registrando con regolarità il mondo politico americano e verificando la fondatezza di quanto è messo nel circuito informativo e nel discorso pubblico, ma anche mettendo a confronto quanto è promesso nelle campagne elettorali e quanto poi è davvero realizzato.

Ci lavorano reporter e redattori del Tampa Bay Times, il più importante quotidiano della Florida, in cooperazione con i colleghi dell’Atlanta Journal-Constitution, l’Austin America-Statesman, il Cleveland Plain Dealer, lo Star Ledger of Newark e l’Oregonian, più quelli di una radio del New Hampshire del circuito della Public Radio. Come si vede, si tratta di un’aggregazione di redazioni locali di peso, che operano in diversi angoli degli Usa. Il sito contempla anche un Obamameter, che registra la performance del presidente democratico, in relazione alle sue promesse elettorali.

Con eguale zelo osserva il comportamento dei repubblicani. Dal 2009 assegna la “bugia dell’anno”, distribuita con egual rigore a personaggi di destra e di sinistra. Nel 2009 ha vinto il premio Pulitzer per la sua attività di fact-checking nella campagna presidenziale del 2008, nel corso della quale furono passate al setaccio oltre 750 affermazioni politiche «separando la retorica dalla verità per illuminare gli elettori». Nella scorsa campagna presidenziale ha sbugiardato il candidato repubblicano Mitt Romney, che aveva accusato Obama di aver «venduto la Chrysler agli italiani che avrebbero costruito le Jeep in Cina». Uno dei passi falsi dell’ex-governatore che l’avrebbero portato alla catastrofe elettorale. E che denotavano una coazione a dire bugie non solo da parte sua ma da parte di molti altri politici repubblicani.

Come dimostra anche l’ultimo rilevamento di PolitiFact. Dall’analisi di cento dichiarazioni di repubblicani, che implicano affermazioni fattuali nei confronti del presidente Obama, nei primi quattro mesi del suo secondo mandato, il 32 per cento sono false o spudoratamente bugiarde e solo il 18 per cento sono per lo più o interamente vere.

Al contrario, Barack Obama non se la cava male, con un 45 per cento di promesse mantenute, 25 di compromessi e 22 per cento di promesse mancate. Ma il suo è un secondo mandato e con una performance così potrebbe ottenerne un terzo, che non può inseguire, ma non un posto nella Storia.

@GuidoMoltedo

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Cultura Alessandra Bernocco 29 maggio 2013 STAMPA

Franca Rame e l’incontro-scontro con l’Italia dei valoriNel 1997 Dario Fo scrive “Il diavolo con le zinne”, protagonista un giudice che ricorda molto Antonio Di Pietro

«Questo testo è suo». Dario Fo attribuiva a lei la responsabilità e gli onori de Il diavolo con le zinne, il testo del 1997 che vedeva protagonista un giudice incorruttibile e casto che diceva «che c’azzecca».

Al suo fianco, una perpetua vecchia e brutta che sconterà la pena destinata al suo padrone: essere posseduta da un diavoletto impertinente che le farà crescere natiche e seno a dismisura.

Nei ruoli, Giorgio Albertazzi e Franca Rame, curiosamente insieme in una commedia non particolarmente riuscita, che rielaborava una favola cinquecentesca ambientata in una non definita città dell’Italia centrale.

Lui, citazione quasi didascalica di un Di Pietro che finirà per pagare la sua intransigenza con la galera, lei furiosa serva indemoniata sempre pronta a offrire il fianco agli escamotage del marito drammaturgo, in una scena che ricordiamo satura di maschere, diavoli, arlecchini e seni gonfiabili.

Un pastiche di sesso, potere, corruzione e processi mediatici,  condotto prendendo a prestito i codici consumati della commedia dell’arte, tra equivoci, intrighi e scambi di persona, in cui di Franca Rame resta memorabile il tuffo mimetico senza protezione. Ora orrida perpetua in cuffia da notte, che faceva di nome Pizzocca Ganassa, ora rigogliosa cortigiana assetata di sesso, dai capelli biondissimi e la pelle di pesca, che portava a compimento le grottesche unioni “benedette” da Satana.

Meno grottesca quella che la portò ad aderire all’Italia dei valori, eletta senatrice nel ’96, un anno prima che il leader del partito “ispirasse” suo malgrado l’integerrimo e non acutissimo giudice della commedia. Quello che in chiusa tuona contro «gli imbecilli che sventolano bandiere, fanno cortei e non riposano mai», non senza una dose di ben accordata imbecillità. Fatto sta che due anni dopo Franca Rame si dimette, in polemica aperta con il vertice del partito.

Noi ricordiamo il suo intervento in senato in cui denunciava un paese «in cui pace e guerra hanno ormai lo stesso significato», un paese che manda i suoi soldati a combattere «respirando la terra sollevata dai cararmati».

Ma non era una retorica  impennata pacifista: ce l’aveva con la mancanza di misure di sicurezza contro l’uranio impoverito, con le divise non a norma come invece lo erano quelle dei militari inglesi e americani, e lamentava le  migliaia di vittime civili e militari che sono state contaminate in Paesi che si volevano liberare, come i Balcani, l’Iraq e l’Afghanistan. Dalla parte delle “madri impazzite” per i figli morti o gravemente ammalati.

Ai giovani Franca Rame era affezionata, ma modo pragmatico, concreto, e la compagnia era spesso composta da un nutrito gruppo di giovani attori, comprimari e comparse. «Era molto attenta-ricorda al proposito Giusi Zaccagnini – e spesso si prodigava ad aggiustare il tiro sulle

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nostre battute comiche, anche a discapito delle sue. Per tenermi in compagnia estrapolò il mio ruolo da un altro personaggio».

 

Cultura Andrea Tognotti 29 maggio 2013 STAMPA

L’Europa e l’esilio degli intellettualiÈ con la nostalgia che si apre l’ultimo numero, il 115, di Lettera Internazionale, rivista trimestrale di cultura diretta da Bianca Maria Bruno

La nostalgia, secondo Andrej Tarkovskij, è un poeta in esilio, un intellettuale che non riesce a trasmettere la sua esperienza artistica. È con la nostalgia che si apre l’ultimo numero, il 115, di Lettera Internazionale, rivista trimestrale di cultura diretta da Bianca Maria Bruno. Si apre con la nostalgia – quindi anche con la non-comunicabilità, l’intraducibilità delle culture – ma poi i contributi che vengono riassunti col titolo Storia, memoria, cittadinanza tendono a dire che di intellettuali capaci di trasmettere il loro sapere, e dunque anche di “tradurlo”, ci sarebbe quanto mai bisogno.

«Gli intellettuali europei hanno fallito?», si chiede Jan-Werner Müller, che insegna Teoria politica a Princeton. In altri termini: dov’erano i maîtres-a-penser quando si mettevano in discussione le «grandi conquiste dell’integrazione europea»? E perché non le hanno difese? E sui  nazionalismi hanno niente da dire?

Torna (perché il tema era già stato sviscerato in altri numeri della rivista) la nostalgia – ancora – per la «Repubblica europea delle Lettere» che non esiste più.

Idee, suggestioni. Ma non è che non esistano punti di caduta. Come il bello scritto di Carlo Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all’università di Bologna e fresco parlamentare del Pd. Un articolo, il suo, concepito ben prima della polemica sull’intenzione di Cècile Kyenge di introdurre lo ius soli (tralasciamo gli insulti, ché quelli degradano solo chi li pronuncia anche se sarebbe bene non assuefarsi troppo alla barbarie),  eppure situato all’incrocio tra politica e cultura, con affermazioni forti e motivate.

Proviamo a seguire il ragionamento. «È nel dialogo tra culture  – afferma Galli – l’essenza della cittadinanza multiculturale: che non è solo tolleranza, né generico “riconoscimento” ma, come Walter Benjamin esigeva dal traduttore, autentica reciproca apertura alle contraddizioni che si esprimono in tutte le lingue, tanto quella d’origine quanto in quella di destinazione. La cultura va tradotta, decostruita, aperta: non ci si deve fermare alla superficie ma si deve penetrarne la profondità, per estrarne l’umanità che contiene, le richieste che esprime a modo suo, gli appelli che lancia, la libertà che esige».

Dunque, secondo Galli, «la via della cittadinanza multiculturale è obbligata». Ma «non c’è bisogno di una nuova Costituzione», bensì «di un nuovo spirito costituzionale (…), di un nuovo patto e di una nuova patria: della vecchia patria democratica e in più del nuovo patriottismo costituzionale volto a promuovere la nuova figura, necessaria, della democrazia: la democrazia multiculturale e la dialogica aperta,  inevitabilmente, a una politica su scala europea». Perché «come la Costituzione vigente ha saputo unire, nel dopoguerra, gli italiani

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aspramente divisi, così può continuare a essere il quadro entro il quale si può costruire la nuova cittadinanza del futuro, la patria democratica dei nuovi italiani».

Insomma: intellettuali europei che costruiscono un pezzo di nuova identità anche per i singoli stati.

Francesco Longo 27 maggio 2013 STAMPA

L’angelo sterminatore di Mo Yan

C'è anche una chiave politica ne “Le rane”, il nuovo libro del premio Nobel 2012, che racconta la Cina, le sue contraddizioni, e i dilemmi legati al controllo delle nascite

Vita e morte nel romanzo dello scrittore cinese Mo Yan. L’ultimo libro del premio Nobel 2012 si intitola Le rane (Einaudi) e potrebbe stare accanto a quei classici della letteratura che hanno raccontato i dilemmi morali che lacerano la coscienza dell’umanità.

Letteratura etica: quella che ama gli abissi, la luce e tutte le ombre che si agitano nel mezzo. Le storie bibliche e quelle di Euripide, fino a Dostoevskij, Faulkner o Camus. Queste, le tappe che indicava Abraham Yehoshua in un libro in cui percorreva la letteratura mondiale sulla scia delle riflessioni morali (Il potere terribile di una piccola colpa, Einaudi). Letteratura attratta dagli inferi eppure sempre a caccia di redenzione.

Protagonista del romanzo di Mo Yan è la ricerca del Bene, incarnata da Wan Xin, donna di straordinaria determinazione e ignara di essere alla ricerca di qualcosa. Forte e sola, è la zia del narratore. Per la prima parte della vita è un’ostetrica che brilla per un’abilità inarrivabile nel mettere al mondo i bambini. Ma quando negli anni Sessanta la politica cinese impone il controllo delle nascite e soffia sulla sua coscienza fino a spegnerla, Wan Xin userà la sua energia per sopprimere feti di troppo. La regola è: “Una famiglia un bambino” e lei si trasforma in un angelo sterminatore, fanatico, programmato per far rispettare la legge.

La maestria di Mo Yan sta nel restituire questa ferita della cultura cinese sottoforma di una storia meravigliosamente letteraria, senza scordare mai, cioè, che il lettore ha bisogno di frasi come: «Era quasi sera, il sole stava calando tra le nuvole rosate del crepuscolo e spirava una brezza leggera, quasi tutti gli abitanti del villaggio con le grosse ciotole fra le mani si trovavano fuori in strada a mangiare».

Il narratore si sposa. Ha un primo figlio (una femmina). Ma presto la moglie rimane incinta di una seconda, illegale, creatura. E sarà proprio la zia a praticare un aborto che ucciderà il piccolo e la donna. Tra dicerie, superstizioni e squarci poetici, il libro ricostruisce la storia della recente Cina, con le sue piogge nelle campagne, i battelli e i gabbiani, i polli e i banchetti di pesci arrostiti. Sull’ostetrica che pratica aborti circolano giudizi e cattiverie: «Lei è furiosa perché non può avere figli, è invidiosa se li fanno gli altri».

Più la letteratura è sincera con se stessa, più siamo lontani dai romanzi impegnati che impongono una tesi al lettore piegando la narrazione ad uno scopo preciso. Nel romanzo Le

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rane è così tutto problematizzato che il libro sarebbe piaciuto a Bachtin che vedeva la forma romanzo come il tempio in cui le voci possono dibattere.

Mo Yan fa parlare epoche e personaggi ma lascia che sia il lettore a riflettere sugli interrogativi che la sua storia disegna. Ecco come il narratore commenta la parabola della zia: «Negli anni della vecchiaia, continuò a sentirsi colpevole di delitti gravissimi che non avevano possibilità di riscatto. Per me esagerava con i rimorsi, nessun altro all’epoca avrebbe potuto comportarsi meglio».

Dove sta la verità? La zia ha ragione a percepire il sangue sulle sue mani, o ha solo eseguito gli ordini? Da che parte sta Mo Yan? Sembra che lo scrittore creda semplicemente che una delle vie per raggiungere la verità sia la strada della complessa menzogna letteraria.

Eppure allo scrittore Mo Yan, da quando ha vinto il Nobel, non si chiede altro che una dichiarazione sull’artista Ai Weiwei. Considerato, lui sì, scomodo, mentre Mo Yan, a detta di Weiwei, sarebbe “parte del sistema”. Si vuole da Mo Yan una dichiarazione politica. Ma cosa c’è di più politico per uno scrittore che costruire una frase ambigua come, ripetiamo: «Negli anni della vecchiaia, continuò a sentirsi colpevole di delitti gravissimi che non avevano possibilità di riscatto. Per me esagerava con i rimorsi, nessun altro all’epoca avrebbe potuto comportarsi meglio»? È sintomatico che mentre nelle librerie italiane è arrivato Le rane, Ai Weiwei faccia il giro del mondo con un video heavy metal in cui trae ispirazione dalla sua reclusione in carcere.

Cosa è successo alla letteratura? Quando ha smesso di interrogarsi sul male e il bene? Yehoshua crede che la letteratura possa dilatare la nostra morale: «La letteratura, con la sua potenza e suggestività retorica, riesce ad allargare gli orizzonti del nostro universo morale sino a limiti che non avremmo potuto immaginare». E preso atto di ciò, offriva un’interpretazione molto poco novecentesca sulle cause: «La psicologia, infatti, pretende di fornire una spiegazione obiettiva del comportamento umano e dei dilemmi morali dell’individuo senza far intervenire un giudizio di valore; si preoccupa dunque di risolvere il conflitto fra il bene e il male sostituendolo con la descrizione di stati d’animo individuali».

Culmine del libro, seminato di colpi di scena, innamoramenti, funerali e molti bambini (bambini promessi, bambini attesi, bambini illegali, bambini nascosti, bambini partoriti da madri in affitto) è il momento in cui la zia viene illuminata sul suo passato. Sta camminando in un acquitrino quando il gracidare delle rane di colpo si trasforma nel pianto dei bambini: «In passato avevo amato quel pianto più di ogni cosa, per un’ostetrica il vagito di un infante è la musica più bella del mondo! Ma nel suono di quella sera c’erano risentimento e recriminazione, era come se le anime di un numero infinito di neonati stessero denunciando i torti subiti». Le colpe, in letteratura, arrivano con le sembianze delle rane: «Un’armata di dimensioni colossali che gracidava, saltava, si urtava, si accalcava, in una marea torbida che avanzava inesorabile».

La storia procede. Il narratore si sposa di nuovo. In un modo miracoloso riavrà, vecchio, il figlio perso nella giovinezza. Letteratura al meglio di sé questa di Mo Yan, sempre eclissato nei suoi personaggi tranne forse in una frase che viene il desiderio di attribuire allo scrittore: «Soltanto una scrittura sincera può portare alla redenzione e continuerò quindi a farlo con la massima sincerità».

@FrancescoLongo

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Cultura Antonello Colimberti 27 maggio 2013 STAMPA

Una scienza per gli stati di coscienzaUno studio di Fulvio Gosso sul tema della Coscienza inquadrata dal punto di vista delle sue variazioni storiche Cultura Antonello Colimberti 27 maggio 2013 STAMPA

Una scienza per gli stati di coscienzaUno studio di Fulvio Gosso sul tema della Coscienza inquadrata dal punto di vista delle sue variazioni storiche

«I fenomeni incontrati negli Stati Alterati di Coscienza forniscono risposte diverse da quelle della Ragion Pura e fanno intravedere altre associazioni e altri collegamenti. È difficile predire la possibilità di sviluppare una scienza specifica degli stati di coscienza, ma è giunto il tempo di provarci». Queste parole conclusive siglavano, esattamente trent’anni fa, l’articolo di apertura di una nuova ed insolita rivista (Altrove), che di lì a poco sarebbe stata consigliata da uno studioso non facile agli elogi come Èlemire Zolla.

L’autore era Gilberto Camilla, socio fondatore e poi presidente della Società Italiana per lo Studio degli Stati di Coscienza (Sissc), di cui la rivista era l’organo. Nel corso degli anni, accanto a quelle di Camilla, autore di innumerevoli e rigorosi lavori sull’argomento, si sono moltiplicate le pubblicazioni del vicepresidente della Sissc, lo psicologo Fulvio Gosso, del quale è fresco di stampa il volume Per una scienza degli stati coscienza, per i tipi delle Edizioni Altravista di Lungavilla (Pavia).

Il testo viene a colmare una grave lacuna nel panorama culturale del nostro paese, offrendoci una accurata ed aggiornata documentazione non tanto sui diversi fenomeni oggetto di osservazione e denominati Stati Non Ordinari di Coscienza (Snoc), che vanno dall’assunzione rituale di sostanze psicotrope alla trance, dall’ipnosi all’estasi e così via, quanto piuttosto sul punto di vista da cui vengono oggi osservati, dall’Antropologia Psicologica alla Antropologia della Coscienza, dalla Psicologia Transpersonale all’Antropologia Transpersonale.

Una attenzione particolare è dedicata al ritratto dei maestri, che hanno aperto da precursori il nuovo campo di indagine, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, da Aldous Huxley e Abraham Maslow a Charles Tart e Stanislav Grof, senza dimenticare il panorama italiano, dove ha operato in anni recenti la prestigiosa figura del medico neurofisiologo Marco Margnelli, tra i fondatori della Sissc e prematuramente scomparso nel 2005.

Il volume, che per la sua agilità e rigore andrebbe consigliato anche per un utilizzo didattico nelle scuole secondarie, dove i giovani sono i più sensibili a tali temi, si conclude con la intelligente considerazione dell’autore che, se storicamente alle profonde crisi sociali ed economiche si è sempre affiancata una regressione economica fatta di superstizioni, «forse i tempi sono maturi per una soluzione diversa che, tenendo in debito conto anche il ruolo degli Snoc, accompagni una decrescita economica guidata anche verso relazioni umane più intense e meno aggressive».

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