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delle Libertà P O L I T I C A R O M I T I A P A G I N A 2 Catastrofi a scelta a Cinque Stelle E S T E R I H A R R I S A P A G I N A 5 Che sia Trump o Clinton, è una prima per gli ebrei P R I M O P I A N O P I L L I T T E R I A P A G I N A 3 M5S in Israele fra gaffe e provocazioni E S T E R I M A R O U N A P A G I N A 5 La bugia della “mancanza di proporzionalità” E C O N O M I A C O C O A P A G I N A 4 Allacciare le cinture I grillini e l’incompetenza al potere I dieci assessori della giunta romana di Virginia Raggi hanno un budget ciascuno di trecentomila euro per creare le proprie squadre di collabo- ratori e di esperti. Non si tratta di una cifra esagerata se si considera che alcuni assessorati romani equi- valgono ad un ministero nazionale ed anche quelli meno strategici ed importanti incidono pesantemente sulla vita di alcuni milioni di citta- dini. Ma il problema non è la di- mensione di questo “tesoretto” pubblico, ma il suo impiego. Servirà ad assicurare competenze indispen- sabili (o semplicemente utili) per la comunità o verrà utilizzato per ga- rantire posti? In passato tutti sanno che per tra- F inalmente la lobby delle “porte aperte ai migranti” ha il suo bel mostro da crocifiggere. Si chiama Amedeo Mancini ed è della città marchigiana di Fermo. Mancini ha ucciso il nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, ospite insieme alla moglie Chinyery della comunità di Capo- darco. Per il circo mediatico non ci sono dubbi: Mancini è uno spietato assassino, mosso da odio razziale. Sentenza di condanna già emessa. Il fatto che Mancini dichiari di aver agito per legittima difesa è un dettaglio ininfluente, come inin- fluenti sono le testimonianze di cit- Amedeo Mancini: sbatti il mostro in prima pagina dizione bimillenaria gli uffici comu- nali romani servivano per beneficare i “clientes”. Oggi, con i Cinque Stelle giusti al governo della città in nome della “pulizia” e della lotta allo spreco, ci si augura che al posto dei “clientes” ci siano i “competenti”. Ma è possibile un’operazione del ge- nere da parte di un movimento poli- tico che non avendo avuto il tempo Italia-Europa, sulle banche dialogo tra sordi tadini presenti alla colluttazione che avrebbero confermato la versione dell’indagato. di formare dei “clientes” non ha avuto neppure la possibilità di sele- zionare dei “competenti”? Il rischio che grava sull’ammini- strazione romana di Virginia Raggi ed in generale sull’intero Movimento Cinque Stelle è che a fare da bacino per l’identificazione della classe diri- gente non ci sia né una massa di pa- rassiti, né una ristretta casta di illuminati ma solo il nucleo duro e puro delle poche centinaia di mili- tanti che usano la Rete per manife- stare la propria presenza ed incidere sulle scelte del vertice grillino. Si dirà che in attesa di selezionare dei “competenti” adeguati è sempre meglio puntare sui militanti che sui semplici sfaccendati.

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delle Libertà

POLITICA

ROMITI A PAGINA 2

Catastrofia scelta a Cinque Stelle

ESTERI

HARRIS A PAGINA 5

Che sia Trump o Clinton,è una prima per gli ebrei

PRIMO PIANO

PILLITTERI A PAGINA 3

M5S in Israele fra gaffe e provocazioni

ESTERI

MAROUN A PAGINA 5

La bugia della “mancanza

di proporzionalità”

ECONOMIA

COCO A PAGINA 4

Allacciare le cinture

I grillini e l’incompetenza al potere

Idieci assessori della giunta romanadi Virginia Raggi hanno un budget

ciascuno di trecentomila euro percreare le proprie squadre di collabo-ratori e di esperti. Non si tratta diuna cifra esagerata se si considerache alcuni assessorati romani equi-valgono ad un ministero nazionaleed anche quelli meno strategici edimportanti incidono pesantementesulla vita di alcuni milioni di citta-dini. Ma il problema non è la di-mensione di questo “tesoretto”pubblico, ma il suo impiego. Serviràad assicurare competenze indispen-sabili (o semplicemente utili) per lacomunità o verrà utilizzato per ga-rantire posti?

In passato tutti sanno che per tra-

Finalmente la lobby delle “porteaperte ai migranti” ha il suo bel

mostro da crocifiggere. Si chiamaAmedeo Mancini ed è della cittàmarchigiana di Fermo. Mancini haucciso il nigeriano Emmanuel ChidiNnamdi, ospite insieme alla moglieChinyery della comunità di Capo-darco. Per il circo mediatico non cisono dubbi: Mancini è uno spietatoassassino, mosso da odio razziale.Sentenza di condanna già emessa.

Il fatto che Mancini dichiari diaver agito per legittima difesa è undettaglio ininfluente, come inin-fluenti sono le testimonianze di cit-

Amedeo Mancini: sbatti il mostro in prima pagina

dizione bimillenaria gli uffici comu-nali romani servivano per beneficarei “clientes”. Oggi, con i Cinque Stellegiusti al governo della città in nomedella “pulizia” e della lotta allospreco, ci si augura che al posto dei“clientes” ci siano i “competenti”.Ma è possibile un’operazione del ge-nere da parte di un movimento poli-tico che non avendo avuto il tempo

Italia-Europa, sulle banche dialogo tra sordi

tadini presenti alla colluttazione cheavrebbero confermato la versionedell’indagato.

di formare dei “clientes” non haavuto neppure la possibilità di sele-zionare dei “competenti”?

Il rischio che grava sull’ammini-strazione romana di Virginia Raggied in generale sull’intero MovimentoCinque Stelle è che a fare da bacinoper l’identificazione della classe diri-gente non ci sia né una massa di pa-rassiti, né una ristretta casta diilluminati ma solo il nucleo duro epuro delle poche centinaia di mili-tanti che usano la Rete per manife-stare la propria presenza ed incideresulle scelte del vertice grillino.

Si dirà che in attesa di selezionaredei “competenti” adeguati è sempremeglio puntare sui militanti che suisemplici sfaccendati.

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La surreale visita del grillinoLuigi Di Maio, candidato Pre-

mier in pectore del Movimento 5Stelle in Palestina, mi richiama allamente un titolo di un famoso librodel compianto Isaac Asimov: “Ca-tastrofi a scelta”.

Nella fattispecie, l’indignata rea-zione dei grillini per la mancata au-torizzazione delle autoritàisraeliane a far visita nella tormen-tata Striscia di Gaza, minacciandodi riconoscere lo Stato palestineseuna volta giunti al Governo, la dicelunga sul livello di avventurismo di-lettantesco di questo onesto partitodelle catastrofi a scelta. Un avven-turismo che, oltre a codesta sciagu-rata vicenda, si è già manifestato

nella politica interna con tutta unaserie di proposte a dir poco demen-ziali, tra cui il referendum sull’Euro,

il reddito di cittadi-nanza e l’abolizionedi Equitalia. Tuttociò partendo dalpresupposto di unavisione infantile dellademocrazia con laquale, ignara deltutto della com-plessità delle varieproblematiche sol-levate, si immaginadi risolvere qualun-

que questione con un semplice attodi volontà politica, che nel caso diun dilettante allo sbaraglio giunto

per avventura nella stanza dei bot-toni si traduce automaticamente inun colossale delirio di onnipotenza.

Come altro definire, infatti,l’improvvida reazione dei grillinicapitanati da Di Maio, di fronte adun rifiuto, giustificato da Israele dalegittimi motivi di sicurezza, cheera già stato espresso nei confrontidi altri partiti europei, tra cui glispagnoli di Podemos? Con il peri-colo del terrorismo di matrice isla-mista alle porte, ci manca solo diimmischiarsi nella vicina polve-riera mediorientale, entrando agamba tesa nello storico conflitto

tra israeliani e palestinesi. Se il gio-vane Di Maio intende rappresen-tare la componente più dialogantee ragionevole dei grillini, evocandogli spettri di politica del vecchioPartito comunista italiano, hacommesso un grave errore d’im-magine.

Anziché muoversi su un pru-dente piano di equidistanza, l’ele-gantone pentastellato ha volutoirresponsabilmente indossare lakefiah, mostrando l’intenzione diportare il nostro già traballantePaese su un pericolosissimo ter-reno minato. Proprio non ci siamo.

sostenuti dagli Usa o a quelli aiutati dalla Rus-sia? Agli sciiti armati dagli iraniani o ai sunnitiappoggiati dai sauditi?

La pulizia al potere fa solo guai se alle spalleha solo arroganza ed incompetenza!

...Neppure le prime risultanze autoptiche scalfi-rebbero l’equazione giustizialista: Mancini inquanto simpatizzante di estrema destra non puòessere innocente. Alla faccia del garantismo! I“compagni” hanno fabbricato il mostro e se lotengono stretto: serve a fare sentire un escre-mento umano chiunque osi mettere in dubbiol’ineluttabilità del fenomeno migratorio e ildovere della comunità nazionale di subirlopassivamente. Chi nega i sacri principi dell’ac-coglienza è un…“Mancini”. E l’indagato? Lui èperfetto nella parte cucitagli addosso. Ha, comesi dice, le physique du role. Testa calda, mane-sco, attaccabrighe abituale, Mancini non puòaver detto la verità. Poi c’è la moglie del nige-riano che l’accusa del pestaggio e c’è don Vini-cio Albanesi, il boss della holding “Comunità diCapodarco” che avalla la versione dell’aggres-sione razzista, pur senza essere stato presentealla lite. Il sant’uomo non vuole sentire ragionianche se i testimoni dicono l’opposto e l’autop-sia ha stabilito che non c’è stato pestaggio.Come si comporteranno gli inquirenti? Se do-

Politica

segue dalla prima

...Ma troppo spesso i militanti attivi sono sfac-cendati pronti a diventare clientela. E la selezionedei competenti tra di loro diventa o un’impresaardua o la conseguenza non di un meccanismodemocratico ma di una cooptazione fatta dal-l’alto da parte dei componenti del cosiddetto “di-rettorio” o dei supervisori del “direttorio” stessoBeppe Grillo e Davide Casaleggio.

Intendiamoci, nei sistemi gerarchico-autori-tari la cooptazione dall’alto può funzionare. Infondo la Chiesa cattolica applica questo metododa duemila anni. Ma per non incepparsi il mec-canismo deve essere guidato da persone dellamassima competenza. Quella competenza chenon sembra poter essere vantata da chi si ritrovaoggi senza alcuna preparazione alla guida digrandi città o dello stesso Movimento. Il caso diLuigi Di Maio, che studia addirittura da Premiere che sta girando per il mondo cercando di ac-creditarsi come il possibile Presidente del Con-siglio della futura Italia grillina, è emblematico.Giunto in Israele il Premier in pectore ha spie-gato che per portare la pace in Medio Orientebasterà arrivare alla formazione di due Stati,uno palestinese ed uno ebraico, dopo che Israelesarà rientrata entro i confini del 1967 ed avràriconsegnato ai siriani le colline del Golan.

Già, ma quali siriani Israele dovrebbe ricon-segnare il Golan secondo Di Maio? A quelli diAssad o a quelli dei nemici di Assad? A quelli

quelli delle vittime italiane del terrorismo isla-mico nell’infame notte di Dacca. Non è inno-cente la senatrice Linda Lanzillotta che,presiedendo la seduta del Senato durante laquale si commemorava il nigeriano ucciso, haimpedito a Carlo Giovanardi di continuare ilsuo intervento solo perché il senatore avevaesordito dicendo: “Non so cosa è successo… ap-profondiremo l’accaduto”. E in questa gigante-sca fiera della menzogna l’unico bugiardosarebbe Mancini il boia? Ma si guardino allospecchio, lor signori.

Catastrofi a scelta a Cinque Stelle

vesse emergere che Mancini, come giura, hadavvero ricevuto un morso dalla signora Chi-nyery e che il paletto della segnaletica stradaletrasformato in arma letale non l’ha usato lui,come asserisce la moglie della vittima, ma, alcontrario, sono stati i coniugi nigeriani a impu-gnarlo per colpirlo, vorrà dire che la vedova èimputabile per aver partecipato attivamente al-l’azione violenta. A quel punto cosa faranno imagistrati della Procura fermana? Lo mande-ranno un avviso di garanzia alla signora dive-nuta, suo malgrado, l’ultima icona della lobbymulticulturalista? Sarà bene che qualcuno spie-ghi alla gentile ospite nigeriana che mentire al-l’autorità giudiziaria sulle circostanze di unevento delittuoso è reato.

A nessuno viene voglia di conoscere la veritàprima di sputare sentenze? In questa brutta vi-cenda non ci sono innocenti. Non è innocenteMancini per quell’odioso “scimmia africana” ri-volto alla moglie della vittima e per quel viziac-cio di menar le mani a ogni piè sospinto. Non èinnocente la signora Chinyery che ha mentitosulla dinamica della lite. Non è innocente donVinicio Albanesi che, per difendere il suo busi-ness, sta irresponsabilmente soffiando sul fuocodelle polemiche. Non sono innocenti i politiciche si sono avventati come iene affamate sullacarogna dello “zebù” Mancini per trarne inde-bita popolarità. Non è innocente il ministro Al-fano che si è precipitato a Fermo al solo scopodi distogliere lo sguardo dell’opinione pubblicadai maneggi dei suoi familiari. Non sono inno-centi Maria Elena Boschi e Laura Boldrini chesono corse al funerale del nigeriano, snobbando

Quando Matteo Renzi e MariaElena Boschi ammoniscono gli

italiani sul referendum invitandoli pe-rentoriamente a votare sì per il futuro,va da sé che si riferiscano a quello loroe non certo a quello del Paese. È evi-dente, infatti, che i promotori dellapessima riforma a tutto pensino fuor-ché alle necessità del domani dell’Ita-lia.

Insomma, più si avvicina il voto re-ferendario e più si capisce il perchédella nascita e del percorso di una mo-difica costituzionale tanto bruttaquanto rischiosa. Del resto, se cosìnon fosse stato tutt’altra storiaavrebbe avuto il tragitto parlamentaree forse nemmeno si sarebbe arrivati alreferendum. Viceversa, voti di fiducia,tagliole, diktat di partito, poltrone, ap-provazione a maggioranza risicata,hanno manifestato l’unico interessevero che c’era dietro la modifica costi-tuzionale.

In buona sostanza, la riformaRenzi/Boschi ha violato ogni principiodi buon senso, di ragionevolezza e diopportunità politica, che dovrebbeavere un cambiamento tanto grandedella Carta fondamentale. In nessunPaese al mondo riteniamo si sarebbearrivati a proporre una variazione cosìvasta delle regole comuni, con tecni-che parlamentari che, seppure legit-time, la dicono lunga sul pensiero deiproponenti. Così come la dice lungasul pensiero degli ideatori (Renzi/Bo-

schi) il collegamento con la legge elet-torale Italicum, che rappresenta unvero e proprio combinato disposto adhoc. Ecco perché chi dice che vannodivisi i giudizi sul Governo da quellisul referendum, o non ha capito op-pure è un ipocrita dell’ultima ora.Non c’è legge ordinaria o costituzio-nale che non sia nata dalla testa odalle teste di qualcuno e che per que-sto non abbia rispettato il modo di in-tendere, considerare, il senso delGoverno e della democrazia, di quellatesta, di quelle teste. Tanto è vero chele leggi portano il nome di chi le ela-bora e dunque anche questa riformacostituzionale si chiama appunto leggeRenzi/Boschi. E qui sta il punto, Renzie la sua più importante ministra, gui-dano il Paese da due anni e mezzo e inaltrettanto tempo hanno a chiare let-tere fatto capire come e cosa inten-dano del potere, del Governo, delParlamento e soprattutto degli italiani.Ogni cittadino ha potuto osservaretutti i passaggi che dal febbraio 2014hanno segnato i provvedimenti, gli an-nunci, i comportamenti, le promesse,le dichiarazioni solenni e lo stile diquesto Esecutivo. Ogni cittadino hapotuto valutare i fatti, gli episodi, lecircostanze che hanno testimoniato lecaratteristiche di un Esecutivo che ènato dal famoso “Enrico stai sereno”ed è vissuto e cresciuto come sap-

piamo. Ogni cittadino infine ha po-tuto rendersi conto della affidabilità,della credibilità, della coerenza, di unGoverno e di una maggioranza che indue anni e mezzo ha dato l’esempioche ha dato.

Bene, pensare che la riforma costi-tuzionale Renzi/Boschi possa nascereda un intento diverso, distinto, di-stante, da questo loro modo di essere edi apparire, dire e fare, gestire e prov-vedere, porre e disporre, è una ipocri-sia oppure una sciocca ingenuità.

Ecco perché non si può e non sideve scollegare il voto referendario dalgiudizio su Renzi, sulla Boschi, sul Go-verno, sulla maggioranza. Le due cosesono ovviamente le facce della stessa

medaglia e solo immaginare che laprima possa essere altro dalla secondaè una sciocchezza e una contraddi-zione in termini.

La riforma l’hanno voluta e realiz-zata così, perché è così che sperano nelcontrollo assoluto. Ecco il motivo del-l’Italicum collegato alla riforma, eccoil motivo di una maggioranza appic-cicata ad hoc pur di avere i voti, eccoil motivo con il quale si cerca di spa-ventare la gente in caso di vittoria delno. Credete la riforma è solo un pre-testo, un escamotage per prenderetutto e tenerselo decenni, perché siachiaro se vincesse Renzi, dopo i fa-mosi due mandati, ci sarebbero quellidella Boschi e avanti così per l’eter-

nità. La riforma è un pessimo e ri-schioso combinato, non è nuova, nonè moderna, non elimina il senato, glistatuti speciali delle regioni, non tagliaburocrazia e poteri di veto. La riformanon renderà più snello niente, anzi,consentirà a un senato patchwork diuomini dal doppio incarico (locale enazionale) di infilarsi ovunque. La ri-forma solo una cosa consentirà, spe-cialmente in abbinamento conl’Italicum di lista o coalizione che sia,consentirà a Renzi di fare il bello e ilbrutto tempo con un Parlamento ob-bligato e obbediente. Consentirà aRenzi di avere due camere personali,un potere vastissimo, scegliere tutte lepiù alte cariche a piacimento, in-somma, gli consentirà di fare ciò chetanto gli piace e cioè l’uomo unico alcomando.

Credete, questa è la sola ragioneper cui è stata messa in piedi questamessa in scena, perciò vi invitiamo avotare no, convintamente per almenotre imprescindibili motivazioni: laprima, contro l’indebolimento dellademocrazia e della sovranità popo-lare, la seconda, contro questo Go-verno, la terza, contro questamaggioranza fasulla e dannosa.

P.S. - Gira voce di un possibile riav-vicinamento fra Berlusconi e Renziper sostenere il sì, se così fosse per ilCavaliere sarebbe la pietra tombale diogni sua residua credibilità politica epersonale e chi vuole intendere in-tenda.

I contenuti? Sono sempre i loro

I grillini e l’incompetenza al potere

Amedeo Mancini: sbatti il mostro in prima pagina

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Primo Piano

Certo che a vederli così, un po’ ca-sual (Luigi Di Maio a parte) e un

po’ in posa in giro per Israele, la de-legazione del M5S parrebbe unadelle tante “delegatie d’antan” conassonanze sovietiche a spasso per ilmondo, a scopi turistico propagan-distico. Niente di male e, soprattutto,niente di nuovo sotto il sole, com-preso quello cocente di Terra Santache ne ha viste di tutti i colori. Figu-riamoci poi, la delegazione penta-stellata. Il punto è che i neopartiti,quelli cioè che spuntano quasi percaso - non è vero che c’entri solo ilcaso, ma insomma, ci capiamo - eche si ingrossano fino a diventare ilsecondo o primo partito d’Italia,sono convinti di sapere tutto, di co-noscere ogni realtà interna edesterna, di potere approcciare se nonaddirittura risolvere ogni problemacon la stessa facilità e rapidità con laquale sono cresciuti a dismisura po-nendosi, dopo pochi anni, come pos-sibile alternativa a sinistra (a MatteoRenzi) e a destra (a chi? boh...).

Se poi si mettono in viaggio perturismo politico scegliendo il MedioOriente, che è il Medio Oriente mical’estremo; e aggirandosi per Israele,che è Israele, e ospiti di quel governo,potrebbe essere questo tour l’occa-sione per migliorare le proprie, pe-raltro scarse, conoscenze estere earricchire lo stesso vocabolario poli-tico, esiguo e sloganistico, ristrettoessenzialmente alla magica parolaonestà (ripetuta tre volte) col conse-guente “via i corrotti, a casa tutti ipartiti, in galera i disonesti, ecc”. Al-l’estero non funziona così. Soprat-tutto in Israele. Ed è subito flop ogaffe che dir si voglia. Che in politicaestera è peggio di un errore, soprat-tutto se voluta. Dire infatti da partedi Di Maio - Premier in pectore eCapo della delegatia - che Israele nonconcede loro il permesso di entrarenella Striscia di Gaza, governata daHamas, “dando, con questo un cat-tivo segnale non tanto per il M5S maper quello che è l’approccio dellostesso esecutivo israeliano rispettoalla situazione nella Striscia di Gazae della pace” è peggio di una gaffe, èuna provocazione.

Naturalmente l’elegantone DiMaio non poteva e non può non sa-pere chi è davvero Hamas: che ri-vendica terrorismi, attua attentati,perseguita cristiani, statutariamentepromette lo sterminio di Israele, fa agara con ogni fondamentalismo isla-mico e così via. Non solo, ma aquanto pare i Cinque Stelle, a spasso

politico per il Medio Oriente, eranoinformati preventivamente del no delgoverno Netanyahu a quei permessinegati a una delegazione di Podemose concessi peraltro assai raramente e,ultimamente a Laura Boldrini inqualità di Presidente della Camera. Eallora Di Maio: “Vengo anch’io, chesono un vice della Boldrini”. “No,tuno!”.

L’incidente poteva fermarsi qui,anche perché la visita del M5S inIsraele doveva servire a Di Maio, ilmoderato del gruppo, per accredi-tarsi in quel mondo e legittimarsi in-ternazionalmente giacché dovràrecarsi più in là negli Usa; invece ledichiarazioni sono proseguite conl’invito a Israele a ritornare a vecchi

confini del 67 ritirandosi dalle Alturedel Golan (restituendole ad Assad,chissà...) tanto più che, ha specificatoDi Maio: “Quando arriveremo al go-verno riconosceremo lo Stato di Pa-lestina”, detto anche per rassicurareuna gran parte dei Pentastellati chenon hanno mai nascosto la loro vi-vace antipatia per Gerusalemme el’indubbio entusiasmo per Teheran.

Tant’è vero che Alessandro DiBattista, una sorta di responsabileesteri del M5S, ha chiesto con un’in-terrogazione parlamentare l’interru-zione delle commesse militari conIsraele spiegando poi sul blog diBeppe Grillo che per capire bene “ilconflitto israelo-palestinese significaspingersi indietro fino al 1880 circa

quando nell’Europa centrale e orien-tale si espandevano le radici del Sio-nismo” a proposito del quale, haaggiunto il suo collega Manlio DiStefano (vedi “La Stampa”): “L’11settembre è stato pianificato dallaCia americana e dal Mossad, aiutatidal mondo sionista”, te pareva.Mentre alla domanda se Hamas siaper lui terrorista: “È una questionesecondaria - ha risposto - in questocontesto. I militanti di Hamas diconopreferiamo morire lottando che con-tinuare a vivere in una gabbia. Perdefinirli terroristi o meno dovremmovederli in una situazione di libertà.Cosa che in questo momento nonhanno”. Bisogna ritornare indietromolto indietro negli anni per imbat-

terci in cascami ideologici di un ter-zomondismo da quattro soldi, fruttodi un’ignoranza politica tanto ambi-gua quanto pericolosa.

Non a caso, come ha dichiarato a“Il Giornale”, il professore dell’Uni-versità Ebraica di Gerusalemme, Ser-gio Della Pergola, rivolgendosi alladelegazione pentastellata: “È scon-certante il livello di impreparazionee di mancanza di cultura storica epolitica. Purtroppo non c’è nulla dinuovo: il bagaglio ideologico èquello degli anni Settanta. Ma daparlamentari che arrivano in questaregione ci si dovrebbe aspettare qual-cosa di diverso”. E nel Paese dovesono già arrivati, per ora come sin-daci, che c’è da aspettarsi?

M5S in Israele fra gaffe e provocazioni

In questi giorni si discute di un pos-sibile “spacchettamento” del testo

della riforma costituzionale, in mododa trarne distinti quesiti referendari.La soluzione è stata suggerita da au-torevoli studiosi, come il professorFulco Lanchester, e, sul piano poli-tico, è stata sposata dai Radicali ita-liani. A prima vista sembrerebbe unaproposta di buon senso. Ma, come sisa, il diavolo si nasconde nei detta-gli.

Se si legge l’articolo 138, secondocomma, della Costituzione, non sitrova alcun riferimento all’eventua-lità che un progetto di riforma costi-tuzionale esaminato ed approvatodalle Camere possa essere votato perparti separate in occasione del refe-rendum popolare ex articolo 138della Costituzione.

Non penso che la Corte di Cassa-zione, o la Corte costituzionale, pos-sano inventarsi una disciplina che laCostituzione vigente non prevede.Come procedere? Per argomenti

omogenei? In tale ipotesi, i quesiti re-ferendari dovrebbero essere almenouna decina (ad esempio, uno per lasoppressione del Cnel). La stessascelta degli argomenti non sarebbe,tuttavia, automatica: si tratterebbe discegliere tra varie soluzioni astratta-mente possibili. Ma c’è di più: oc-correrebbe scomporre gli attualiarticoli 38, 39 e 40 del testo e ricon-durre a ciascun quesito le disposi-zioni di coordinamento, transitorie efinali, che si riferiscono specifica-mente alle proposte di modifica dellaCostituzione oggetto del quesito me-desimo. Un lavoro che sarebbe unazzardo definire “tecnico”, ma chedovrebbe rientrare nelle prerogativeproprie del legislatore costituzionale.

Se, viceversa, si volesse procederefacendo riferimento al dato formaleche le proposte di modifica della Co-stituzione sono contenute in cinquecapi del testo, e dunque s’intendessericondurre ogni capo ad un unicoquesito, ne verrebbero fuori quesitinon omogenei. Ad esempio, il capoprimo riguarda: le funzioni delle Ca-

mere, la composizione del Senato, ilprocedimento legislativo, l’iniziativalegislativa, la promulgazione delleleggi, la decretazione d’urgenza eperfino il referendum abrogativo.

La mia modestissima opinione èche lo spacchettamento non sia am-missibile. Per strette ragioni di di-ritto. Poiché quello che a me è chiarodovrebbe essere tanto più chiaro achi è molto più qualificato di me dalpunto di vista delle conoscenze giu-ridiche, mi chiedo se la rilevanza cheimprovvisamente si riconosce allaquestione non sia, in realtà, frutto deldesiderio di far slittare la data dellaconsultazione referendaria. La Cortedi Cassazione si pronuncerà perl’inammissibilità. La questione po-trebbe essere allora deferita allaCorte costituzionale ed anche qui ilresponso, prevedibilmente, sarebbenegativo. Soltanto che, aspettando ladecisione della Corte costituzionale,purtroppo (!), non sarebbe possibiletenere il referendum né nel mese diottobre, né in quello di novembre.Forse si andrebbe al 2017.

Lo spacchettamento dilatorio

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Chi, in questi ultimi sedici anni,avesse investito il patrimonio

nelle principali banche europee loavrebbe perso. Ecco, Paese per Paese,le perdite delle quotazioni azionaredelle principali banche dall’inizio delsecolo: Italia: Unicredit -95 per cento,Intesa San Paolo -99% e Banco Po-polare -98%; Francia: Crédit Agri-cole -76 per cento e Société Générale-87%; Spagna: Santander -75 percento e Bankia -99%; Germania:Deutsche Bank -88 per cento e Com-merzbank -98%; Regno Unito: Bar-clays -98 per cento, Rbs -98% eLloyds -92%. Le più grandi bancheeuropee hanno perso tra il 75 e il 99per cento del loro valore. Pazzesco!Le banche statunitensi e giapponesinon sono messe meglio.

La devastazione delle banche è an-data di pari passo con la deindustria-lizzazione e la disoccupazione inquesti Paesi. Banche insolventi sonoimpossibilitate a finanziare la cre-scita. Chi ha un conto in banca do-vrebbe preoccuparsi, crolli azionaridi tale entità hanno solitamente ununico esito: il fallimento. Quandouna grande banca fallisce provoca uneffetto domino e il resto viene da sé,un contagio capace di spazzare viatrilioni di risparmi in tutto il sistema.È opportuno ricordare che il rispar-mio che la collettività mette in bancanon ha riscontro fisico nelle banche.Quando una persona ha nel conto10mila euro non pensi neppure perun istante di avere l’equivalente inpezzi di carta nei forzieri della banca.Il contante rappresenta solo una mi-nima parte delle attività bancarie.Saldi e depositi sono una posta con-tabile elettronica nel database di uncomputer collocato in un locale senzafinestre della banca e possono esserecongelati o annullati in qualsiasi mo-mento con un colpo di mouse.

Nella realtà le banche possiedono

tre tipi di “valute”: contante fisico,digitale e bond governativi, questi ul-timi considerati per la loro liquiditàcome contante. Essendo tutte e trepraticamente intercambiabili è comese fossero legate da un tasso di cam-bio di 1:1:1; ma tale parità dipendedalla stabilità finanziaria, in unagrave crisi i saldi finanziari possonovenire congelati facendo saltare la pa-rità. Basta pensare a quanto è suc-cesso a Cipro nel 2013, il denaro inbanca perse valore all’istante mentrequello che si aveva in tasca aumentòdi valore. Non importa quanto si hain banca se non si ha più accesso alconto. Bisogna dunque tenere pre-sente che l’instabilità finanziaria pro-voca immediatamente una variazionedella parità delle varie forme di liqui-dità; lo stesso si applica ai bond.

Cosa succede se un governo è ina-dempiente o deve ristrutturare il pro-prio debito? I bond diventanoimmediatamente illiquidi e c’è la

corsa per disfarsene per cercare liqui-dità sicura. La parità si rompe e dicolpo i bond non equivalgono più acash. Così è accaduto in Grecia nel2015. Quando si verifica una crisibancaria? Quando nel bilancio le at-tività non sono sufficienti a pagare lepassività. Quanto valore resterebbealle banche se vendessero tutte le atti-vità per pagare le passività? Nessuno,andrebbero addirittura sottozero: laliquidazione dell’attivo farebbe emer-gere un capitale o patrimonio nettonegativo. In tale circostanza la bancasarebbe impossibilitata a soddisfarerichieste di prelievo e a pagare i de-positi ai clienti. La liquidità dei de-positanti scomparirebbe.

È la prospettiva di questa situa-zione ad aver fatto crollare i titolibancari, la stessa che, nel 2008, portòal fallimento della Lehman Brothers.Oggi tutto il sistema bancario è po-tenzialmente nella stessa condizione.Il guaio è che non si sa neppure

“quanto” sia insolvente. Non si trattasolo di crediti inesigibili ma dellaqualità stessa dei componenti dell’at-tivo. Quanto varrebbero i bondiscritti a bilancio se il loro valore nonfosse sostenuto dalla banca centralee dagli interessi negativi che, peraltro,minano la stessa redditività bancaria?Quanto i derivati stipulati da terzicontro il calo del prezzo dei bondstessi?

Comunque, chi mette i soldi inbanca dovrebbe almeno tenere sottocontrollo la proporzione del capi-tale netto della banca rispetto al to-tale dell’attivo. Se il capitale netto èil 3 per cento dell’attivo basta unariduzione di quest’ultimo di appenal’1 per cento per annientare di unterzo il capitale bancario. Per ripri-stinare la proporzione del capitaledel 3 per cento la banca dovrebbevendere il 33 per cento delle proprieattività. Ora il capitale del sistemabancario non supera il 3 per centodell’attivo e se dovesse vendere unterzo delle attività a seguito di uncalo dell’1 per cento ne provoche-rebbe un tale ribasso da destabiliz-zare ancora di più il sistemafinanziario. Per ristabilire la stabi-lità finanziaria, oggi, le banche do-vrebbero avere un capitale pari al20 per cento dell’attivo, ma in unasituazione così precaria come l’at-tuale dove trovare l’azionariato perun aumento così consistente?

Non c’è nulla che possa salvareun sistema così compromesso. Al-lora, dove trovano le banche i soldiper riempirsi l’attivo di bond conrendimenti negativi? Usano quellidei risparmiatori. Il denaro non va afinire in investimenti industriali maad alimentare la continua dissipa-zione dei governi che poi gli stessi ri-

sparmiatori devono ripianare a suondi tasse. Si capisce, quindi, come lacircolarità infernale di questo si-stema abbia portato all’insolvenza ealla rovina generale. Nessun pro-gresso, nessuna espansione è possi-bile in un contesto come questo.Potremo assistere solo a nuove con-vulsioni, tensioni, perturbazioni del-l’apparato finanziario e monetario.

Eppure le banche verranno “sal-vate”. Ma da chi? Dai governi chesono in bancarotta? No, dalle ban-che centrali che cercheranno di al-lungare la vita alle une e agli altri.La crisi bancaria è solo un pre-show.L’evento più spettacolare deve an-cora cominciare: una nuova crisi,quella finale, dei debiti sovrani; lafase in cui i governi d’Europa, Ame-rica e Giappone andando letteral-mente a gambe all’aria scatenerannoun’espansione monetaria che ren-derà incandescenti i computer dellebanche centrali. Ennesimo e futiletentativo di salvare, stampando tri-lioni di unità monetarie e forse qua-drilioni, ciò che non si può piùsalvare. Allacciate le cinture, il tuttocollasserà: banche, borse, bond e va-lute, compreso questo immondo si-stema monetario basato sui debiti,deficit, pirateria speculativa e truffa.Saltando le valute, salteranno anchegli istituti che le emettono. Non ac-cadrà nel giro di settimane ma, forsedi mesi, forse di qualche anno.

Nelle more ricordare: ogni bancaè altamente illiquida e potenzial-mente insolvente. Le attività finan-ziarie private possono esserecongelate all’istante. I governi sul-l’orlo della bancarotta sono capacidi qualsiasi cosa, di sicuro attue-ranno controlli di capitali e, per ten-tare di salvarsi ad ogni costo,emaneranno leggi marziali finanzia-rie cercando di far pagare il contodelle loro follie ai contribuenti. Èsempre avvenuto così. Ingenuo pen-sare che questa volta sarà diverso.

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Economia

Allacciare le cinture

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Esteri

Poiché si profila all’orizzonte unaquarta guerra di Gaza, non do-

vremmo scordarci dell’ipocrisia edella demagogia delle tre precedentiguerre, poiché probabilmente il co-pione sarà lo stesso.

L’accusa

Il senatore Bernie Sanders, candi-dato democratico alle primarie per lepresidenziali americane, ha dichia-rato che la risposta di Israele allaguerra di Gaza del 2014 è stata“sproporzionata” e l’editorialista diHaaretz Asher Schechter si è dettod’accordo. Eppure, né Sanders néHaaretz hanno fornito le prove a suf-fragio di questa affermazione.

Schechter ha detto qualcosa chevale la pena menzionare. Ha parlatodi “regole di ingaggio estremamentepermissive durante le operazionivolte a proteggere la vita dei soldatidelle Idf, anche se ciò ha comportatoingenti vittime tra i civili”. Se fossevero, ciò significherebbe che le Idf,come tutti i soldati, devono prenderedecisioni fulminee e quando lo fannoin una situazione in cui si trovano adover affrontare palestinesi che sem-brano terroristi, essi sbagliano a pen-sare che lo siano, al fine di proteggerela propria vita. Questo è prevedibile eIsraele non è obbligato a comportarsidiversamente.

Israele ha ripetutamente dimo-strato quanto tenga alla vita della po-polazione civile del nemico in guerra.Nessun’altra forza militare lancia vo-lantini, telefona agli avversari e uti-lizza la cosiddetta tecnica del“bussare sul tetto” per avvertire del-l’imminente attacco, in modo che i ci-vili abbiano il tempo di evacuare gliedifici. Israele dà valore alla vita deicivili palestinesi, ma ovviamente dàpiù valore alla vita dei propri soldati,come fece ad esempio, quando liberòpiù di un migliaio di criminali pale-stinesi. E allora, perché aspettarsi che

Israele dia improvvisamente menovalore ai propri soldati quando è co-stretto a combattere il terrorismo aGaza?

Ciò che è più disdicevole non è ilfatto che Israele si preoccupa dei proprisoldati, molti dei quali hanno una fa-miglia a casa che dipende da loro per ilproprio sostentamento. Quale sarebbeil morale di questi soldati se si sentis-sero trattati come mera carne da ma-cello?

Ciò che è vergognoso è che al go-verno palestinese di Gaza importi piùuccidere gli ebrei che della vita deipropri civili e delle loro famiglie.Ecco perché i terroristi utilizzanoquesti civili come parte della loro “strategia che mira a incolpare Israeleper i bambini morti”, di cui parlaAlan Dershowitz l’avvocato ameri-cano difensore dei diritti umani.

Come ha scritto Dershowitz,Hamas ha “una strategia calcolatavolta a puntare il dito della condannamorale contro le Idf per fare quelloche ogni democrazia farebbe: vale adire, difendere i propri civili dagli at-tacchi missilistici colpendo coloroche lanciano i razzi, anche se li spa-rano da aree abitate da civili”.

Nessuna prova credibile

Non è stata fornita alcuna provada parte di una fonte imparziale e cre-dibile del fatto che le azioni di Israelea Gaza siano state sproporzionate.Nel diritto bellico, ciò non significache il numero delle vittime da ambo leparti di un conflitto debba essere lostesso (il che sarebbe insensato), mala quantità di forza militare da impie-gare per compiere una particolareoperazione militare non può superarela quantità di forza necessaria perraggiungere l’obiettivo di questa ope-razione militare: “La perdita di viteumane e i danni alla proprietà causatidagli attacchi non devono essere ec-cessivi in relazione al concreto van-taggio militare...”.

Questo non è un concetto sem-

plice, soprattutto per chi non èesperto di questioni militari. Tra lefonti di parte che hanno detto la loroa riguardo c’è Amnesty International(AI), che ha lanciato quest’accusa nelluglio 2015. Il governo israeliano haspiegato il motivo per il quale le con-clusioni di questa organizzazione perla difesa dei diritti umani non eranovalide, ma AI ha ben documentato ipregiudizi contro Israele che hannoavvelenato il suo rapporto.

Oltre a Ngo Monitor, questi pre-giudizi sono stati documentati ancheda molti analisti come ad esempioYvette Alt Miller e lo stesso Alan Der-showitz. L’ufficio nazionale di Amne-sty International ha negato ad AlanDershowitz il diritto di parlare dopoche era stato invitato dalla stessa se-zione di AI della Columbia University.Amnesty International ha anche co-sponsorizzato un ciclo di conferenzedi un attivista palestinese che pro-muove la violenza e che sfrutta aper-tamente i propri figli per provocare isoldati israeliani.

Oltre alla mancanza di credibilitàdelle accuse mosse, fonti non israe-liane e non ebraiche sono anchegiunte alla conclusione che Israelenon ha commesso crimini legati allaviolazione del principio di proporzio-

nalità. Durante la guerra di Gaza del2014, il colonnello Richard Kemp, excomandane delle forze britanniche inAfghanistan, disse: “Nessun altroesercito al mondo ha mai fatto più diquello che Israele sta facendo ora persalvare la vita di innocenti civili inuna zona di combattimento”. E nel-l’aprile 2016 lo ha ripetuto.

E Schechter nelle pagine di Haa-retz ammette che “Hamas, ha lan-ciato ovviamente attacchi missilisticicontro scuole, ospedali e abitazioni.Lo ha fatto deliberatamente, con l’in-tento di infliggere morte e soffe-renza”. Tutti coloro che non sonosostenitori del terrorismo, tra cui San-ders e Haaretz, concordano sul fattoche Israele ha il diritto di difendersidagli attacchi terroristici lanciati daGaza. È naturalmente dovere diIsraele utilizzare solo la forza neces-saria per fermare gli aggressori, macome si fa a stabilire se Israele si siaspinto “troppo oltre”?

Secondo gli ingenui osservatori po-litici, essendoci state più vittime tra ipalestinesi che tra gli israeliani, Israeledeve aver usato una forza spropor-zionata. Ma questa conclusione nontiene conto del fatto che Israele fatutto il possibile per proteggere i pro-pri civili, mentre Hamas incoraggia le

perdite tra i civili per ottenere solida-rietà e guadagnare simpatia, comespiega Dershowitz. E inoltre questaconclusione non tiene conto del realesignificato della proporzionalità.

Un tradimento di israeliani e palestinesi

Parlando di mancanza di propor-zionalità senza definire il significatodel termine, Bernie Sanders e Haaretzhanno tradito non solo i palestinesi egli israeliani, ma anche le loro profes-sioni. Hanno lanciato accuse false einfondate, ignorando le migliaia divittime che i palestinesi stanno fa-cendo nella loro stessa popolazione –addestrando i bambini alla guerra,utilizzando i civili come scudi umanie non riuscendo a offrire loro prote-zione, come fanno gli israeliani per iloro cittadini.

Le infondate accuse di mancanzadi proporzionalità, oltre ad aiutareBernie Sanders ad attirare il voto dichi è ingenuo e contrario a Israele ead aiutare Haaretz ad attirare lettoriantisemiti, distolgono l’attenzione dalfatto che per evitare nuove guerre oc-corre sostituire il regime terroristicodi Gaza appoggiato da Teheran conun regime che è interessato al benes-sere dei palestinesi. Sanders e Sche-chter non formulano alcuna propostaper conseguire quest’obiettivo. Prefe-riscono ingiustamente accusareIsraele di tutto ciò che potrebbe sem-brare incriminante e sperano che nes-suno scaverà in cerca della verità ofarà domande.

Chi è ingenuo penserà che Sanderse Schechter siano degli individui ri-flessivi e compassionevoli che hannoa cuore i palestinesi. In realtà, essisono disinformati o sleali. Se tradireisraeliani e palestinesi è ciò che San-ders intende per “una posizione piùequilibrata”, tutto ciò che è spropor-zionato è la loro ostilità ingiustificatanei confronti di Israele che non aiutanemmeno i palestinesi.

(*) Gatestone Institute

La bugia della “mancanza di proporzionalità”

Negli Usa, gli ebrei prendono parteda sempre al processo politico.

L’affluenza alle urne dell’elettoratoebraico è di gran lunga superiore allamedia nazionale, e questo è rappre-sentativo dell’entusiasmo che pro-vano per la democrazia di quel Paese.Ciò è spiegato probabilmente dalfatto che la gran parte degli ebreiamericani provenivano da Paesi in cuila libertà era nel migliore dei casi unbene raro - e nel peggiore, inesistente- e gli ebrei ne pagavano spesso leconseguenze.

Ma per gli ebrei, la domanda èanche fino a che punto il processo po-litico americano li abbia inclusi; do-manda che non nasce oggi nel 2016grazie alla candidatura a Presidentedegli Usa del senatore Bernie Sanders,primo ebreo ad arrivare a vincere laprimarie in uno stato degli Usa.

Nei primi anni della nazione, ci sidomandava già se gli ebrei potesseroaspettarsi protezione ed uguaglianzadei diritti. Fortunatamente la rispostada parte dei primi due Presidenti, Ge-orge Washington e John Adams, fu af-fermativa.

I primi membri del Congresso direligione ebraica furono eletti nel1845, ma fu solo nel 1906 che un Pre-sidente elesse un ebreo a membro delGabinetto. E dieci anni dopo, esatta-mente un secolo fa, la Corte Supremevide il suo primo membro di religioneebraica.

Da allora, non è successo nulla diparticolarmente rilevante riguardo alfatto che un ebreo venga eletto alCongresso, o a membro del Gabi-netto, o alla Corte Suprema. E gliebrei che si dedicavano a prendernota delle elezioni di altri ebrei, e ditenere il conteggio dei successi otte-nuti, persero pian piano l’abitudine,visto che erano ormai divenute oc-correnze non più eccezionali.

Chiaramente, il ruolo che non èstato mai assunto da un ebreo, èquello di trovarsi sulla poltrona diPresidente all’Ufficio Ovale. Se ne èparlato quest’anno, vista la candida-tura di Sanders, ebreo di Brooklyn;eppure la questione della sua identitànon è stata sollevata praticamentemai, né dai suoi supporter e neppureall’interno della comunità ebraica.

Per quanto riguarda il primopunto, concentrare l’attenzione sulcandidato in sé e non sulla sua iden-tità etnica o religiosa è un tratto posi-tivo della maturità dell’elettoratostatunitense. Sul secondo punto pe-sano, a mio parere, due fattori: San-ders stesso non ha posto la questionedella sua identità ebraica, e d’altrondeanche se gli ebrei avessero mai votatoin base all’appartenenza etnica, nonlo fanno da un bel pezzo. In altre pa-role, per gli ebrei la questione non è seSanders sia ebreo o meno, ma se lasua politica meriti il loro supporto inquanto elettori americani.

In realtà, il tema si impose in ma-niera veramente importante durantela corsa alla Casa Bianca del 2000,quando l’allora vicepresidente AlGore, Democratico, dovette affron-

tare la coppia Bush-Cheney. I primisondaggi davano vincenti i Repubbli-cani. Quando gli strateghi Democra-tici si riunirono per decidere in chemodo agire per recuperare il terrenoperduto decisero per qualche stranomotivo che la cosa giusta da fare fosseaffiancare a Gore un senatore delConnecticut, ebreo osservante, cheevitava i panini al prosciutto e chenon guidava il sabato.

E come se non bastasse, sua moglienon si chiamava Michelle, Barbara,Laura o Nancy, bensì Hadassah. Sottomolti aspetti, fu quello il momento im-portante per molti ebrei americani. Seil Paese avesse accettato quella coppia,allora tutto sarebbe stato possibile. Eil Paese lo fece. Il voto popolare fu perGore-Lieberman, e anche se finironoper venire sconfitti alle elezioni, il mo-mento della svolta fu allora.

Nelle elezioni di quest’anno, in-vece, è venuta fuori un’altra que-stione, quella della crescentecomplessità dell’identità ebraica.

Prendiamo ad esempio i candidatidei due partiti principali. Che sia Hil-lary Clinton o Donald Trump il pros-simo ad occupare la Casa Bianca, saràla prima volta che un Presidente degliUsa avrà familiari ebrei. Nessuno deidue candidati è ebreo, ma entrambihanno figlie che hanno sposato ebrei.

Chelsea, la figlia dei Clinton, hasposato Marc Mezvinsky nel 2010.Non è dato sapere in quale fedestiano crescendo i due nipotini, ma almatrimonio erano presenti elementi

sia del cristianesimo che dell’ebrai-smo.

Dal suo canto, Trump è fiero diparlare della di sua figlia Ivanka con-vertita all’ebraismo, e dei suoi tre ni-poti ebrei. Jared Kushner, il suogenero ebreo, è diventato uno dei suoiconsiglieri più intimi.

Quale sarà la risposta dell’eletto-rato ebraico-americano ai legami diDonald Trump con l’ebraismo ed allesue affermazioni a supporto di Israele– e le questioni riguardo il supportoche sta ricevendo dall’estrema destrae da gruppi fautori della supremaziadella razza bianca ed antisemiti – èancora da vedere. Ma se il passato èindicativo del futuro, si troverannoebrei sia tra i suoi supporter più en-tusiasti che tra i suoi più convinti de-trattori.

In tempi moderni, nessun candi-dato Repubblicano è arrivato mai adottenere più del 40 per cento dei votidell’elettorato ebraico, primato otte-nuto da Ronald Reagan nel 1980. Nel1992, George H.W. Bush ne ottenneappena l’undici per cento. È questal’estensione numerica del voto ebraicodi cui deve tener conto DonaldTrump. Ma con ancora quattro mesidi turbolenta campagna davanti a noi,qualunque previsione è azzardata.Benvenuti alle presidenziali americaneed agli ebrei nel 2016!

(*) Direttore esecutivo dell’American Jewish Committee,

organizzazione

Che sia Trump o Clinton, è una prima per gli ebrei

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Cultura

“Whoever stands in the ranksof Kufr will be a target for

our swords and will fall in humilia-tion”. Tradotto: “Chiunque si trovinel campo dei miscredenti sarà il ber-saglio privilegiato delle nostre spadee verrà umiliato”, parola di Isis.

Questo, in fondo, rappresenta ilcarattere “globale” del terrorismoislamico, ancor meglio sintetizzatodall’espressione “Pubblico combat-tente”. Ovvero, qualunque personache non sia un islamico ortodosso (egli sciiti non lo sono, com’è noto!) è

un nemico dell’Islam e va, alternati-vamente: convertito, decapitato osottomesso. In quest’ultimo caso,però, l’Islam deve aver già conqui-stato il territorio dove vive il non-islamico: qualora ebreo o cristiano lasua esistenza è tollerata, previo pa-gamento di una tassa. E da qui, sevolete, inizia il bel libro “Sottomis-sione” (Edizioni Bompiani, 2015) delcontestatissimo scrittore franceseMichel Houellebecq, classe 1956,nato a la Réunion, uno dei Diparti-menti d’Oltremare francesi. E valetto il libro, oggi più di ieri, perchéci dice come, di certo, saremo con-

quistati dall’Islam in questo XXI se-colo. Con le buone o con le cattive.Nello scenario semionirico del ro-manzo il tutto avviene attraverso re-golari elezioni grazie al fascino di ungrande leader carismatico, il mode-rato islamico Mohammed Ben Abbesche fa la parte del Caporale au-striaco, ma con ben altro spessore eapertura alla Storia contemporanea.

Il protagonista è François, un mo-desto professore di letteratura allaSorbona, specialista di Joris-KarlHuysmans, capostipite del decaden-tismo francese, affascinato in gio-ventù dall’esoterismo e dalsatanismo e che incontrerà la fede inetà matura, fatto quest’ultimo cheprovocherà in lui una metamorfositale da investirne anche le formeespressive: il linguaggio stesso ne ri-sulta rinnovato, come fosse stato im-merso in un bagno di purificazione.Il romanzo di Houellebecq è am-bientato nel 2022 in piene elezionipresidenziali francesi, in cui al ter-mine del primo turno, con grandis-sima sorpresa di tutti, arriva alballottaggio assieme al Partito di de-stra della Marine Le Pen anchequello della Fratellanza Musulmana,che sconfigge di misura i socialisti.Scontri armati con numerose vittimesi susseguono in tutta la Francia, mai media non ne danno notizia. E tuttociò accade perché, oggi come do-

mani, è la destra antieuropeista a farmolto più paura dell’Islam mode-rato. Cosicché, socialisti e centristisconfitti decidono di appoggiare ilcandidato islamico al secondo turno.Drogandosi con sigarette, vini e cibiultraraffinati, il protagonista Fran-çois vive con grande sofferenza - al-l’interno della sua roccaforte dellacultura mondiale - il trapasso versouna società occidentale islamizzata.Ne vede i cambiamenti profondi in-trodotti nell’abbigliamento delle suestudentesse e nelle epurazioni susse-guenti (tra cui lui stesso) di docenti aseguito della nomina a Rettore di unconvertito islamico.

Ai nuovi padroni interessano pocoo nulla le leve del potere economico:l’unico obiettivo è il controllo strate-gico del Ministero dell’istruzione, perconsentire ai nuovi padroni di Fran-cia (e del mondo) di procedere alla ri-voluzione culturale “dolce”, in cuil’insegnamento religioso islamico èposto a fondamento di tutta l’educa-zione primaria e secondaria. Gli im-mensi capitali che vengono dal regnosaudita e dagli emirati sono lì perquesto. Per la conquista culturale del-l’Europa attraverso la fertilità dei fe-deli musulmani e la forza spiritualedel Corano. Progressivamente, lacomponente femminile è spinta fuoridal recinto del lavoro, sussidiata perrestare a casa e occuparsi dell’alleva-

mento della prole. Il tasso di disoccu-pazione scende di decine di punti,mentre il nuovo presidente aprel’Unione europea all’ingresso deiPaesi arabi della fascia mediterraneae della Turchia, per ricostruire quelloche, un giorno, fu il Grande ImperoRomano d’Occidente, sotto la guidailluminata di un leader islamico comeMohammed Ben Abbes.

Inutile, in fondo, è il tentativo difuga dai nuovi poteri incombenti delgaudente François, godendo del-l’amore di una sensualissima ebreache fugge precipitosamente in Israelecon i suoi genitori e, poi, in una se-quenza sempre più dolorosa e stra-ziante, tentando amori mercenari epersino ripercorrendo le orme del suoadorato Huysmans che lo videro mo-naco laico in un glorioso conventofrancese. Tutto inutile. Ma, può ungaudente appassionato di donne resi-stere alla tentazione di godere luistesso dei piaceri dell’harem, condonne giovani, belle, “sottomesse” eubbidienti come è già accaduto a col-leghi rimasti alla Sorbona - guada-gnando il triplo dello stipendioprecedente - che, malgrado la loroscarsa attrattività fisica, si sono vistisposati con rito islamico, una voltaconvertiti dal nuovo Rettore, con unagiovane donna sedicenne? Una LunaNera, l’Islam, o il Nuovo Risorgi-mento dell’Europa?

“Sottomissione”

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