istituto di istruzione superiore · web viewdi conseguenza un eventuale compratore, leggendo gli...
TRANSCRIPT
IL LICEO DI TREBISACCE ACCEDE ALLO SPIN-OFF DEL DIPARTIMENTO FSSN DELL’UNICAL PER L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO
Giorno 10 Marzo 2017 una parte del gruppo di studenti delle classi quarte che ha scelto di seguire i moduli
opzionali del progetto ASL “La scuola incontra le eccellenze agroalimentari del territorio”, ha avuto il
piacere di visitare, sotto la guida dei Proff. Grazia Le Voci e Pasquale Napoli, lo spin-off Macrofarm presso
l'Unical di Cosenza. Ad accoglierci il dottor Fabio Amone, laureato in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche,
amministratore delegato della Macrofarm. Dopo le presentazioni spiega in primo luogo il significato della
parola "spin off", letteralmente "togliere la spina". Consiste nel distacco da parte di docenti e personale
tecnico, già inserito nell'università, i quali avendo approfondito degli ambiti specifici, creano delle nuove
realtà e posti di lavoro sul territorio. Gli spin-off non sono altro che il ponte tra l’ambito accademico ed il
mercato imprenditoriale, e trasferiscono importanti informazioni sul territorio. In particolare lo spin-off di
Cosenza nasce da un brevetto impiegato inizialmente in campo cosmetico, in quanto ambito dalla
regolamentazione più snella. Lavorano a questo progetto sei soci, e sono presenti diverse collaborazioni e
consulenze esterne, di cui due quasi quotidiane. Fa dunque notare che l'ambiente in cui ci troviamo è stato
isolato per mantenere integre le materie prime, e che sono presenti due reattori a specchio, uno con una
capienza di 100 litri e l'altro di 50 litri, attraverso i quali è possibile eseguire le estrazioni di principi attivi.
Nel laboratorio vengono attuati studi per esaltare i principi attivi di alimenti e prodotti naturali, affinché
possano essere usati come coadiuvanti. Quindi gli ambiti specifici di cui si occupano sono: cosmesi,
nutraceutica e prodotti funzionali. In termini tecnici cercano soprattutto di rendere stabili nelle
formulazioni cosmetiche i principi attivi di piante officinali, come ad esempio l'origano che è un ottimo
depigmentante. Legando ad es. i polifenoli con reazioni di tipo radicalico a dei polimeri, le molecole
risultano stabilizzate. Lo spin-off si occupa anche di analisi per certificare le proprietà dei prodotti calabresi,
su richiesta degli imprenditori che vogliono valorizzare ciò che producono. Per farci realizzare meglio ciò di
cui parla fa esempi concreti, prendendo come riferimento la bacca di Goji. Una volta appurato che questa
pianta (originaria dell’ Himalaya) cresca tranquillamente sul suolo calabrese, hanno creato una crema con i
suoi principi attivi. Per renderla unica nel suo genere e poterla commercializzare con successo hanno reso la
parte preponderante della formulazione della crema, ossia l'acqua, una parte attiva, trasformandola in un
infuso di Goji. Di conseguenza un eventuale compratore, leggendo gli ingredienti di questa crema, noterà
che per l'80% questa è composta da estratto di bacche di Goji. Un'altra collaborazione in corso è quella con
un elicicoltore di Terranova da cui prelevano la bava di lumache. Quest'ultima infatti contiene due
costituenti che hanno un effetto ricostituente sulla pelle. Ci informa inoltre che dal 2009 non è più
permesso fare test su animali, ma vengono effettuati test di tipo chimico-fisico. Ci invita dunque a spostarci
nel Laboratorio di Farmacia, dove il dottor Rocco Malivindi ci spiegherà nei dettagli i test sugli sciroppi
condotti su pelle sintetica. Quest'ultima è realizzata in vitro a partire da cellule tumorali riprogettate
(immortalizzate). Al contrario le cellule fisiologiche si dividono 5/6 volte e successivamente muoiono se
esportate dal loro ambiente naturale. Ci spiega che l'epidermide boccale manca dello strato cheratinizzato,
e per questo risulta molto più delicata alle sollecitazioni. Un normale farmaco per combattere il mal di gola
deve tagliare il catarro e ridurre l'infiammazione. Il glucosio contenuto nel microfilm dello sciroppo si
attaccherà ai residui di glucosio che sporgono dalla mucosa, riducendo l’irritazione (mucoadesione). Prima
di poter commercializzare il
farmaco, però, bisogna sperimentarne diverse
formulazioni ed eseguire test di
valutazione ed efficacia. Test in cui si gioca con i
colori, afferma. Per valutare la mucoadesione
si prova a far depositare la lecitina sulle cellule
della mucosa: la lecitina compete, infatti,
per legarsi al glucosio della mucosa. La
colorazione sarà proporzionale ai bracci di
glucosio rimasti liberi. Per valutare la
citotossicità si deve verificare la presenza dei fibroblasti, deputati a produrre collagene ed indispensabili per
la rigenerazione della pelle. Le colture vengono trattate con un colorante che viene trattenuto solo da
cellule vive, maggiore sarà l'assorbimento e maggiore sarà la vitalità. Per verificare infine la
prosensibilizzazione si valuta la presenza di monociti, che sono i primi ad intervenire in caso di insulto: i
monociti, a contatto con la mia crema o il mio farmaco, non devono aver esposto gli immunocomplessi
(CD54 e CD86): aggiungo un anticorpo colorato (rosso per CD54 e verde per CD86)e mi aspetto che non ci
sia colore.
Una volta conclusa la brillante esposizione, il professore ci affascina con una riflessione sorprendente.
Osservando le parti di una cellula, la rigorosità con cui svolgono le diverse mansioni, si capisce che l'uomo
nel corso della sua esistenza non ha fatto altro che trasportare
fuori ciò che aveva dentro di sé. Così le cellule diventano città a
tutti gli effetti. Salutiamo soddisfatti il dottor Malivindii e ci
dirigiamo nuovamente nel laboratorio Macrofarm per la parte
conclusiva della giornata: le esperienze pratiche. Ciò che
andremo a decretare sarà la migliore matrice antiossidante.
Prepariamo tre estratti: uno acquoso di origano, uno idroalcolico
di peperoncino ed uno idroglicerico di tè verde. Aggiungiamo i
tre filtrati, goccia a goccia, al DPPH, una soluzione che sviluppa
colore in presenza di radicali liberi. Se il filtrato ha proprietà
antiossidanti si lega ai radicali e il colore diminuisce.
Notiamo che il tè verde e l'origano affievoliscono maggiormente
il colore del DPPH rispetto al peperoncino, e per questo possiedono maggiori capacità antiossidanti.
Conclusa l'esperienza, il Dott. Amone ci invita simpaticamente a bere tè nelle prossime settimane. Noi lo
salutiamo e ringraziamo, fieri nell'aver appreso l'esistenza di una realtà così innovativa e funzionale,
significativa per noi giovani quanto per tutti coloro che credono nelle potenzialità del nostro territorio.
Mariasara Staffa, IV A L.C.
Giorno 11/03/2017 una parte degli studenti del quarto anno del liceo di Trebisacce “G.Galilei”, che ha
scelto di seguire i moduli opzionali dell’ambito agro-alimentare dell’alternanza scuola-lavoro, sotto la guida
delle Proff.sse Grazia le Voci e Tecla Urbano, è stata protagonista di una lezione teorico-pratica presso lo
spin-off Macrofarm dell’Unical” di Cosenza, tenuta da due giovani laureati, il Dott. Fabio Amone e la Dott. ssa
Mariarosa Ruffo. Lo spin-off nasce da un’idea imprenditoriale di
docenti universitari e da un brevetto, ovvero una forma legale di
protezione di una novità di qualsiasi genere, con lo scopo di
apportare innovazioni al mercato. Nello specifico, lo spin-off
dell’Unical nasce da un brevetto di carattere chimico, applicato
dapprima nell’ambito della cosmesi, che gode di una legislazione
più snella, in seguito in quello agro-alimentare e nutraceutico,
strettamente legati tra loro. Quest’ultimo settore consente, tra le
altre cose, di trasformare una matrice alimentare, mediante
processi che allontanano l’acqua e l’ausilio di un solvente che
consente l’estrazione dei suoi principi naturali, in determinate
polveri. Per arrivare a ciò, si effettuano numerose prove di
svariati solventi. Il vantaggio non è solo salutare, ma anche
economico, dal momento che il trasformato acquisisce maggiore
valore del prodotto iniziale. Il brevetto della Macrofarm per
l’utilizzo di principi attivi estratti da piante officinali ne prevede la
coniugazione con polimeri, attraverso una reazione di tipo
radicalico. La molecola del principio attivo risulta quindi
stabilizzata in matrici polimeriche. Dopo una breve
presentazione della materia in questione, il Dott. Amone ha
illustrato alcuni esempi dell’utilizzo di principi attivi estratti da
diverse matrici alimentari. Il primo riguarda una reazione tra
materia polimerica e polifenoli ricavati da piante: i polifenoli
reagiscono con i radicali liberi, che contengono elettroni spaiati e sono molto reattivi. In questo caso i
polifenoli si legano con doppio legame covalente ai polimeri, agendo positivamente sulle mutazioni causate
dai radicali sulle diverse parti della cellula, dalla membrana allo stesso DNA, in quanto sono antiossidanti. Il
secondo esempio riguarda le bacche di Goji, importate dall’Himalaya e piantate in Calabria, dove la loro
crescita esponenziale ha permesso di effettuare su di esse studi analitici, che hanno riscontrato proprietà
importanti: antiossidante, antinfiammatoria, inibizione degli enzimi dell’ipertensione e protezione
neuronale. A questo punto dalla “lexis” l’attenzione si è spostata alla “praxis”, attraverso un’attività
sperimentale eseguita da noi studenti: siamo così entrati nelle
vesti di piccoli chimici, lavorando in un vero e proprio laboratorio
sperimentale. L’attività consisteva nel preparare tre estratti di
piante officinali: origano, peperoncino e tè verde, al fine di
verificare quale dei tre, aggiunto al DPPH (una soluzione che
sviluppa colore in presenza di radicali liberi), lo decolorasse più
velocemente e, di conseguenza, risultasse un miglior
antiossidante: il risultato più soddisfacente è stato quello del tè
verde. A conclusione della giornata, gli studenti hanno
compartecipato alla produzione di una crema per il corpo,
costituita per il 60% da olio d’oliva, per il 20% da cera e per il
restante 20% da uno degli estratti precedentemente preparato. Si
è giunti così al termine di un’esperienza all’insegna della cultura,
sia perché noi studenti liceali siamo stati introdotti nel mondo universitario in modo graduato, con la guida
dei nostri docenti e di esperti, sia perché tale iniziativa ci ha offerto la possibilità di capire che l’Università
di Cosenza, non meno delle altre, si affaccia per via diretta sulla realtà imprenditoriale dell’Alto Jonio
calabrese e non solo, costituendo un ponte di collegamento tra l’ambito accademico e quello
imprenditoriale.
Ilenia Filazzola, IV A L.C.