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… un affettuoso saluto da parte di: Carlo Zamparelli Pisa, dicembre 2007 1

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… un affettuoso saluto da parte di:

Carlo Zamparelli

Pisa, dicembre 2007

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Ti ho conosciuto quando, nata da non molti anni, già ti firmavi con civetteria con quella “E” svolazzante mostrando tutta la tua freschezza e la tua voglia di fare. La tua ingenuità, le parole che scrivesti nel tuo statuto, il modo con il quale volevi affrontare un tema sociale così arduo, mi fecero presto infatuare di te.

Eravamo giovani entrambi ed entrambi credevamo nei grandi ideali.

Probabilmente, a ripensarci adesso, la tua incoronazione non dovette essere completamente scevra dai soliti giochi di potere della tua corte: non rammento il clima politico dell’epoca. Ma non importa, non mi importava perché sapevi ben farti perdonare i compromessi che i tuoi fraudolenti consiglieri ti suggerivano.

Ero sicuro che, come nelle favole, la bella principessa avrebbe, prima o poi, fatto incatenare i cattivi consiglieri e reso felici i propri sudditi.

Il mio lavoro, assieme a te, trovò subito un motivo di orgoglio e di consapevolezza di utilità sociale; la mia soddisfazione andava molto al di là del contingente, non analizzavo mai le voci della mia mercede mensile, non mi chiedevo quando mi avresti benevolmente elevato al rango superiore, non guardavo con ansia l’ora nella meridiana del castello alle quattro del pomeriggio …

Ma tu crescevi ed anch’io crescevo pur non volendolo ammettere.

Le tue compagnie di allora, la tua vita nella torre d’avorio che ti eri così ben costruita, cominciarono a farti sentire in prigione. Volevi avere nuove esperienze, guardare il mondo dei grandi più da vicino, volevi vivere provocandoli ed istigandoli a provocarti. Cambiasti pettinatura e colore dei capelli, modo di vestire, di parlare e di presentarti ai tuoi fedeli di un tempo.

I consiglieri fraudolenti della tua corte, mai del tutto scomparsi, ma fino ad allora vissuti nel buio della cospirazione, ne trassero un tale vantaggio che, facendoti credere più bella, più forte, più potente ed illudendoti con promesse di nuovi regni, riuscirono a vincere in te quella ritrosia, tipica di ogni animo nobile, nei confronti del vile denaro, della frequentazione dei mercati e del commercio.

In pratica fosti soggiogata da ciò che noi oggi chiamiamo “il nostro mondo” “i nostri valori” pur vergognandoci di esplicitarne con precisione il significato.

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Chi ti consigliò non fece più parte della tua corte, divenne un oscuro manovratore della nuova e rampante società dei consumi, aiutato ed approvato da una larga parte di cittadini ed ex tuoi cortigiani che reclamavano ora la loro fetta di potere.

Fu un colpo di stato contro il dorato mondo dell’ENEL (eravamo nel cosiddetto “periodo dell’Impero”), una rovinosa caduta di fronte ai nuovi scenari presentati e propagandati nelle numerosissime diete convocate all’epoca in maniera astuta e subdola. Nessuno in effetti ti detronizzò o ti ridusse in prigionia; formalmente eri, e quel che più mi angoscia è che ci credevi, sempre la bella principessa di un tempo, con nuovi trombettieri dalle trombe più squillanti, con nuovi palafrenieri e buffoni, ma senza la capacità di incidere sull’entusiasmo di chi ti amava. Molti preferirono buttare alle ortiche il vecchio mondo, vergognandosi di essere stati tuoi ingenui servitori, ed abbracciando senza remore i nuovi idoli. Dicevano che bisognava stare al passo con i tempi, che altrimenti andando al mercato saremmo stati travolti da venditori ambulanti in rivolta. Sostenevano che finalmente potevamo senza sensi di colpa aspirare al superfluo, che la corte di cui facevamo parte in fondo non doveva assicurare benessere sociale ai sudditi e libertà dai bisogni ma istigare al bisogno di nuovi bisogni, elargendo ai popolani, spiccioli e medagliette che essi inevitabilmente avrebbero poi fatto rientrare, in numero maggiore, nelle casse del regno.

Non credo che ti potrai giustificare dicendo “non sapevo”. Il silenzio nel quale, in questi anni nei miei confronti, ti sei chiusa ti rende colpevole almeno di omissione e di mancanza di sdegno e ribellione alla violenza passivamente subita.

Ti capisco anche se non ti giustifico: capisco la tua penosa e difficile vita, la tua infinita vergogna per aver dovuto cedere alle attenzioni amorose del tuo ex stalliere che negli ultimi anni del secolo scorso ti ha indegnamente posseduta.

Ora sei una matura ed attempata signora di mezz’età: hai una figlia, una deliziosa bambina innocente che mi ricorda la vispa ed intraprendente ragazza di molte decine di anni fa.

Le piace giocare con le girandole a vento, gli specchietti contro il sole ed i castelli di pura sabbia silicea; non la rimproverare per questi che potrebbero sembrarti sterili giochi che distolgono la sua attenzione dallo studio e da una educazione degna di una principessina.

Raccontale piuttosto la favola della tua vita, ricordale quando anche tu credevi di fare cose importantissime con i nuovi giocattoli che i 1270 ex feudi

indipendenti ti avevano appena regalato nel lontano 1962.

Le favole sono indispensabili per la crescita di un bambino; ma sono anche importanti per noi adulti perché in esse ritroviamo in nuce i veri valori universali e non caduchi, motivazione e ricompensa, al tempo stesso, della vita.

Con affetto.

Carlo

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QOELET 1,12

Vanità della scienza

Io, Qoelet, sono stato re d'Israele in Gerusalemme.

Mi sono proposto di ricercare e investigare con saggezza tutto ciò che si fa sotto il cielo.

È questa una occupazione penosa che Dio ha imposto agli uomini, perché in essa fatichino.

Ho visto tutte le cose che si fanno sotto il sole ed ecco tutto è vanità e un inseguire il vento.

Ciò che è storto non si può raddrizzare e quel che manca non si può contare.

Pensavo e dicevo fra me: « Ecco, io ho avuto una sapienza superiore e più vasta di quella che ebbero quanti regnarono prima di me in Gerusalemme. La mia mente ha curato molto la sapienza e la scienza ».

Ho deciso allora di conoscere la sapienza e la scienza, come anche la stoltezza e la follia, e ho compreso che anche questo è un inseguire il vento,

perché molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere, aumenta il dolore.

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E’ TEMPO DI BILANCI

Lascio il lavoro con quasi 38 anni di contributi, dei quali 30 relativi alla mia vita in ENEL: da giovane laureato in addestramento presso la Centrale Sulcis in Sardegna, ai primi impieghi di responsabilità come Capo Reparto, Capo Sezione e Vice Capo Centrale in impianti di produzione siciliani, per finire come Ricercatore presso la struttura di Pisa.

30 anni in ENEL non sono pochi: ne permettono una visione “generazionale” attraverso cambiamenti epocali, vieppiù considerando che, quale figlio d’arte, ho vissuto in famiglia anche il passaggio dal mondo delle società elettriche private a quello della nazionalizzazione (6 dicembre 1962).

Più che di un bilancio di lavoro concluso si tratta, allora, forse di una pagina di storia, storia di una realtà sociale così come vissuta da un lavoratore-cittadino qualunque.

Per molti sarà tedioso leggere queste brevi note: l’amore nostalgico per il passato in genere arriva solo quando l’efficientismo, proiettato sul futuro, si scontra con la presa di coscienza della finitezza dell’esistenza umana. Chiedo pertanto scusa a quanti, giovani, oggi vivono la realtà aziendale incarnandone perfettamente (e giustamente per motivi biologici) l’efficientismo1.

In tal caso mi limito a salutarvi affettuosamente con queste poche parole ed a ringraziarvi degli anni costruttivamente passati insieme in ENEL.

Se, invece, la Storia è uno dei vostri valori, forse sarete interessati a conoscerne un punto di vista, anche se misero e parziale, da parte di chi questa storia la ha vissuta: chiedo solo venia per la pedanteria, la parzialità, l’ingenuità, di quanto mi accingo a scrivere.

Nonostante questo mio tono da “vecchio brontolone saccente” devo pur tuttavia riconoscere che, complessivamente, la mia attività in ENEL si chiude con un bilancio positivo: con esperienze, opportunità e riconoscimenti che altrimenti non avrei avuto.

Ripercorrendo mentalmente tutta la mia vita aziendale mi rimane un solo rammarico: non essere riuscito, per quanti sforzi vi abbia profuso, a neutralizzare lo “screen saver” automatico del mio PC che puntualmente mi rompe le scatole con la sua richiesta di password.

La mia lotta contro gli automatismi ha avuto la meglio contro Web TV, aggiornamenti automatici di sistema, antivirus misteriosamente autoinstallantisi, e simili diavolerie tecnologiche. Contro lo “screen saver” ho dovuto arrendermi. Chissà forse avrei dovuto rinviare di qualche mese la pensione: ci sarei sicuramente riuscito !

1 L’efficienza è tutt’altra cosa. Ancor più distante è l’efficacia

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Ancora qualche settimana e lascerò quindi l’Azienda per la tanto agognata pensione.

Si chiude un capitolo della mia vita, anzi più che un capitolo: un libro completo con un suo inizio, una trama ed una conclusione. Un libro che secondo i miei calcoli avrei già dovuto e potuto scrivere da qualche anno; ho svolto tutta la mia attività in ENEL con l’obiettivo del raggiungimento minimo dei contributi pensionistici necessari e, alieno da qualsivoglia desiderio di carriera formale, aspettavo i primissimi anni di questo nuovo millennio per avere quanto promessomi e liberamente accettato al momento dell’assunzione. Ora mi ritrovo invece a dover aspettare altre scadenze, legate a leggi e normative sopravvenute. Spero non ne giungano altre.

Per non tediare gli eventuali lettori che potranno così, senza rancore da parte mia, liberamente cestinare queste pagine, ne riassumo e presento brevemente i contenuti, manifestando subito il tono che ho creduto di poter dare loro.

La ormai lunga frequentazione con un mondo che si professa scientifico mi ha coinvolto a tal punto da ritenere un diagramma matematico più esplicativo di mille parole.

La curva rossa rappresenta, in valuta corrente dell’epoca e relativamente al 1978, la mia retribuzione netta annua da parte dell’ENEL.

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La curva blu rappresenta l’indice ISTAT dell’andamento del costo della vita.La curva verde rappresenta la mia retribuzione netta ENEL espressa in vero potere

d’acquisto.

Dal 1978 (anno della mia assunzione) ad oggi sono trascorsi circa 30 anni. Gli altri contributi pensionistici accumulati sono relativi agli anni di Laurea, al servizio militare e alle attività lavorative antecedenti all’ENEL.

Dunque il mio lavoro ENEL si è sviluppato dalla categoria BS del 1978 alla categoria di Quadro 2° livello; non è male e ne sono pienamente felice.

Uno sguardo superficiale al diagramma potrebbe far credere al lettore che sia presente in me una forte insoddisfazione per l’andamento economico di questi 30 anni in ENEL: l’avere aumentato il proprio tenore di vita a valori leggermente inferiori al suo doppio non è certo il massimo che ci si possa aspettare passando dalla condizione di neolaureato, scapolo, ventenne, alla condizione di marito e padre di famiglia, ultra cinquantenne.

Per quanto importante tralascerò però questo aspetto economico che, per una sorta di pudore, mi ha sempre infastidito perché spesso ed eccessivamente considerato come “valore”: per fortuna non sono in una situazione di sopravvivenza economica anche in virtù della la mia fortunata situazione familiare.

Come in tutte le cose della mia vita sono i particolari ad attrarmi maggiormente: i particolari quali infidi e nascosti identificatori della qualità del “tutto”. Si può ammantare una realtà di bei lustrini e presentarla come panacea universale, ma qualche suo particolare sfuggirà pur sempre a questa operazione di marketing sociale, denunciando il vero humus sul quale si è costruito il castello.

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Il logo di un’Azienda è forse insignificante per poterne definire i suoi valori: ma in questo caso non ho potuto trattenermi da queste esternazioni allorquando, alla conclusione del suo lungo iter grafico, riportato nel diagramma di cui sopra, si è giunti alla versione odierna del “culo di pavone” con la sussurrata e suadente vocetta: “l’Energia che ti ascolta”.

I sei cambiamenti di logo (corrispondenti ad altrettanti periodi significativi) sono indice di una ricerca di identità che, mi si dice, al passo con i tempi, ha cercato di non allontanare l’Azienda dalla società del momento. E’ proprio la società di oggi, dell’immagine e del virtuale, a non piacermi affatto; L’ENEL si è felicemente adeguata ed integrata in questa società dove si producono quasi esclusivamente strumenti, mezzi (media), strutture, protocolli e norme dimentichi di cosa in realtà si debba strumentare, strutturare, protocollare, normalizzare.

L’Energia che ti ascolta allontana l’Azienda dalla sua semplice e titanica figura di “Produttore e Distributore di Energia Elettrica”, di qualche decennio fa, avvicinandola a quella di un produttore di profumi, creme antirughe, telefonini, etc che vezzeggiando gli ignari percettori del messaggio li fanno sentire importanti, quasi sincero oggetto di amore. L’unico amore è, però, quello per il denaro rastrellato dall’Azienda che, dichiarando ipocritamente di volerci bene, se ne frega del nostro benessere, in quanto se ne frega del benessere della società.

Quando entrai in ENEL percepivo un compito socialmente utile da parte dell’Azienda, ed il farne parte mi inorgogliva.

Ecco quindi in sintesi la motivazione di questo mio scritto: nostalgia, rammarico, delusione.

Non sono così ingenuo da non rendermi conto che oggi, in un mondo globalizzato, e pilotato da interessi economici e scientifici extranazionali, è più proficuo, almeno per il mio attuale lavoro di ricercatore, scrivere “reports” piuttosto che “rapporti”; ciò non toglie però che tale stile dovrebbe essere accettato con una attenta e vigile autocritica del proprio modo di essere, riducendo altrimenti il lavoro ad un vuoto contenitore. Assisto invece ad uno sfrenato entusiasmo da parte di tutta la struttura della mia Azienda verso ciò che è nuovo, estero, avanzato, accattivante, roboante, spettacolare, etc.. Tutto ciò mortifica il mio senso morale del lavoro.

Quanta rabbia nell’aver letto, in occasione dell’ultimo premio di produzione, di far parte anch’io della “struttura premiale” dell’Azienda! Si dirà che è solo un problema di grammatica italiana, di una scuola che non ha formato i ragazzi come si doveva, di un uso disinvolto e gergale della nostra lingua, ma devo purtroppo constatare che tale arroganza linguistica altro non è che la manifestazione semantica, ed al tempo stesso la copertura, di quel mondo vuoto di valori di cui parlavo.

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Ben cosciente di essere considerato, con un sorriso di sufficienza, “laudator temporis acti” passo ciononostante a ricordare qualche momento vissuto in ENEL, se non altro per tenermi compagnia, per il puro piacere del racconto, per una mia propensione all’autoironia, e, se è vero che l’Energia mi ascolta, per farmi ascoltare, non disdegnando il sottile piacere di levarmi qualche sassolino dalla scarpa.

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FORME E CONTENUTI

La mia idea dell’essere ingegnere è sempre stata aliena da quella del fabbricante di felicità sociale. Qualche decina di anni fa giudicavo quindi positivamente la funzione di servizio pubblico dell’Azienda che forniva a tutti noi opportunità di sviluppo, progresso, benessere e crescita culturale. Certamente questi sono anche i presupposti ed i contenuti della “felicità”. Non nego il diritto alla felicità ma ne stigmatizzo l’uso fine a se stesso, senza nulla prima, senza nulla dopo: inorridisco all’idea che oggi “felicità” possa essere il possesso di un telefonino (The life is

now!) senza che ciò possa voler dire maggiore facilità ed opportunità di dettare subito, in diretta, al proprio editore una nuova Divina Commedia venuta alla mente improvvisamente e che si rischierebbe di dimenticare se si attendesse il momento per metterla su carta.

Con questa visione idilliaca della vita, pur con inevitabili compromessi, ho affrontato con piacere, godimento e soddisfazione i miei primi anni di lavoro, quando tornavo a casa stanco, sporco di olio, odoroso di limatura di ferro arroventato.

Ero giovane ed ingenuo? O il mondo del consumismo, del virtuale e del marketing non era ancora prepotentemente entrato a far parte di noi?

Nel contenuto del mio lavoro, poco a poco, non ho più ritrovato ciò che era ed è il contenuto del mio essere; parallelamente, con perfetto sincronismo, la forma dell’Azienda (il suo modo di apparire e presentarsi) faceva nascere quei mostri di comunicazione di cui parlerò in seguito.

In estrema sintesi posso dire che svolgo una professione che si pone alle massime vette di un mondo demiurgo; produco il benessere, la materialità sconfitta dalle armi tecnologiche dell'uomo, anzi, peggio ancora, produco il benessere per produrre il benessere: produco energia elettrica per il videoregistratore che possa annullare il vincolo terreno dello spazio-tempo dell'accavallarsi in contemporanea dei programmi televisivi, che possa far sì che la giornata di 24 ore diventi di 26 ore od oltre. Noi possiamo. Io posso.

E’ una estenuante corsa alla tuttologia. Si finisce per essere alienati, a desiderare ciò che ancora non si sa se esiste e se può quindi essere desiderato, a volere tale oggetto prima e già diverso: nulla regge a tale frenetica e fatua corsa; una sigla, un motto, un modo di presentarsi, di essere, la copertina di un giornale, lo stile Power Point istituzionale ENEL, la cornice di qualunque prodotto non è concepibile che possa rimanere identica per più di qualche anno (o mese ?) pena il passare per desueti od "arrivati", laddove invece è importante correre, o meglio farsi vedere in corsa, verso che cosa non si sa; ma è meglio

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non chiederselo, sarebbe drammatico in un mondo dove i valori consistono nello stesso correre verso qualche improbabile valore.

Ci si frantuma in mille rivoli, in mille inutili, dispendiose, attività che sembrano uscire dalla fantasia di chi ha paura di rimanerne senza. Il mondo è inondato da riviste specializzate su tutto ciò che è o simboleggia l'orologio, da persone che svolgono il mestiere di definire cosa ci sia da definire nel definire un mestiere, da artigiani abilissimi nella riparazione delle sole cerniere degli occhiali della sola marca tal dei tali, da negozi specializzati nella sola vendita di giocattoli per gatti viziati, da libri che in varie centinaia di pagine ci intrattengono sulla importanza della corretta ed univoca definizione del "tornante" automobilistico, etc.

Si dirà genericamente che tutto ciò è frutto del consumismo. Ma cosa è il consumismo? Cosa nascondiamo dietro questa parola che è diventata una sorta di autoesorcismo per giustificare anche noi stessi quando cadiamo nelle tentazioni di avere o fare solo per avere o solo per fare? Consumismo perchè abbiamo consumato il senso della vita, perchè abbiamo perduto la capacità di critica e di riflessione e ben consapevoli di ciò ci droghiamo, ci stordiamo con il "tutto" tecnologico, con l'efficienza, il benessere, la velocità, le parole, la presunzione di essere entità intelligenti, di essere meglio dei nostri avi (non abbiamo forse sconfitto la fame, la miseria, la tubercolosi ed il vaiolo?), di poter dominare gli eventi. Ma il tutto si frantuma, si scioglie come palla di neve al sole, in mille rivoli fatti di acqua che provengono da acqua; una sorta di frantumazione forse inevitabile perchè il tutto, il vero "tutto" non è facilmente ed umanamente individuabile ovvero non è nostro compito individuarlo sic et simpliciter.

Quanti di noi non si sentono socialmente sminuiti se non sono in grado di dire la loro, qualunque sia la "loro", su situazioni di politica internazionale, sui conflitti o sui problemi aperti del mondo così come sull'ultima partita di calcio di Domenica scorsa?

Quanti non debbono recitare la parte di chi ".. io lo so come vanno certe cose .." o di colui al quale non la si da a bere tanto facilmente? E la parola ripete ciò che freneticamente si acquista, si possiede, si fa o si cerca; la parola come mezzo di autoipnosi in un mondo che sembra vivere solo se anestetizzato nella sostanza.

Ognuno di noi sembra vanagloriosamente vantarsi delle nefandezze filosofiche dell'epoca dell'illuminismo che ormai da secoli ha regalato all'uomo il dono dell'illusione ed il potere della presunzione. Anche nel campo artistico.

Ci scappa di parlare per far vedere che non si sta a guardare ma che, con una intraducibile espressione siciliana, siamo "sperti" e non "babbi".

La mia Azienda, come tante altre oggi, è perfettamente in sintonia con questo tipo di società: ne incarna le aspettative, ne esalta i presupposti di base con, in verità, ottimi risultati impeccabilmente presentati.

La società siamo noi. Noi evidentemente la gradiamo così, virtuale e felice a tutti i costi come quella famiglia americana stile telefilm con casetta bianca, giardino, Station Wagon, moglie bella ma oca, marito manager di una società di consulenza, due bei ragazzi biondi e burro di arachidi a volontà; il tutto sotto gli sguardi invidiosi dei vicini di casa.

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Perché allora continuo a rileggere e ripetermi ciò che la mia Azienda dichiara essere il suo ruolo istituzionale2, in un ingenuo tentativo di trovarvi qualcosa che forse mi è sfuggito?

Mi si dice che oggi, in un mondo sempre più globalizzato e competitivo, l’apparire sia più importante dell’essere, pena la scomparsa dal mercato. E’ vero, oggi ha più successo chi urla più forte, chi è più ambizioso, chi lancia programmi su programmi a prescindere dai contenuti.

Il mondo di oggi è di chi sviluppa procedure e strategie anche senza qualcosa di concreto che di tali procedure non possa fare a meno. La strategia della vita di oggi è una autoipnotica condotta motivata solo dal desiderio di apparire “bene e subito”.

2 “La missione dell’ENEL è perseguire l’eccellenza nella gestione di grandi infrastrutture e nella fornitura di beni e servizi, valorizzando le competenze e l’innovazione tecnologica in iniziative di crescita che si accompagnano al mantenimento della leadership nel settore elettrico, per creare valore per i propri azionisti, soddisfazione dei clienti e crescita professionale dei collaboratori”

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O così o si torna al medioevo; o così o si blocca tutto ciò che chiamiamo progresso, con gli innegabili benefici pratici per la vita di tutti i giorni. Poco importa se chi già gode di molti di questi benefici ne godrà sempre di più e chi ne gode di meno sarà sempre più spinto in fondo alla scala sociale.

Allora se la società oggi è questa, la mia Azienda è una delle Aziende italiane che egregiamente contribuiscono a farne girare gli ingranaggi, a far andare l’economia e, in definitiva, a garantirmi uno stipendio.

Mi sia consentito, però, il diritto ad una forma di perplessità: possibile che questo modo di vivere piaccia a tal punto da non far trapelare da parte di chi è al vertice un senso di accettazione “ob torto collo” del ruolo cosi costruito, ancorché necessario ?

Ciò che mi infastidisce in definitiva è quella sorta di trionfalistico entusiasmo che trovo attorno a me. Lo sopporto nei giovani rimpiazzi aziendali (i giovani appartengono ad una generazione dove il superfluo ha già prevalso sul necessario), mi sconforta sentirlo fra colleghi e superiori.

In definitiva riconosco che il problema non riguarda esclusivamente l’Azienda che mi ha accolto ed accompagnato in tutti questi anni di lavoro; è un problema molto più grande: sociale, generazionale e, al tempo stesso, intimamente personale.

L’Azienda incarna perfettamente il nostro tempo; con una frase ovvia quanto stupida direi che siamo tutti figli del nostro tempo, con più cattiveria direi che abbiamo creato l’ENEL che ci meritiamo.

Anzi ancora oltre, programmiamo già ciò che ci meriteremo nel futuro …. Come nello slogan della ”Convention Dirigenti e Quadri” – Roma 19 giu 2006 - :

“Costruiamo il Futuro. Think International. Be ENEL” 3

Per tornare al presente ricostruisco ora, con l’aiuto della mia agenda, la reale attività svolta in Azienda durante tutto un mese di qualche tempo fa (nel 2007).

1. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) da integrare, per la parte di mia competenza, nel più omnicomprensivo documento di presentazione “Progetti Ambientali 2007 – 2011”

2. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) finalizzati a permettere al nostro A.D. di presentare le tecnologie solari ENEL ai Paesi Arabi

3. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) per introdurre informalmente il progetto Archimede in ambito EU, sentendone il parere dell’ing. Menna.

3 Chissà perchè in maiuscolo “Futuro” e “International” ?

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4. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) per presentare ufficialmente il progetto Archimede in ambito EU, durante la giornata di divulgazione sul territorio a Catania.

5. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) su richiesta di ing. Venafro (Roma) che avrebbe dovuto avere un colloquio con il Ministero sui Certificati Verdi.

6. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) sulle tecnologie solari a concentrazione su richiesta ing. Donatini ed ing. De Michele in vista di una prossima visita in Spagna per un confronto tecnico commerciale.

7. Elaborazione di fogli di grafica (Power Point) da inserire nella presentazione prevista da parte dell’A.D. durante una conferenza stampa con la finalità di celebrare l’accordo ENEL / ENEA in merito all’impianto Archimede.

8. Elaborazione (questa volta non più Power Point … meno male!) degli allegati tecnici condivisi con ENEA facenti parte dell’accordo di realizzazione dell’impianto Archimede

9. Condivisione e preparazione dei contenuti per una annunciata intervista RAI a Priolo sul … solito argomento.

10. Etc. etc. …………..

Quanto fumo! Che vulcanico movimento di idee, progetti, azioni !

Qualcuno che conosco bene mi chiederebbe: “Carlo, ti stai divertendo ?”:

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A proposito di fumo, ecco cosa mi fa venire in mente questa politica aziendale del “far vedere di fare”: l’Ammuina della Marina Militare del Regno delle due Sicilie.

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Eppure qualcosa l’ho imparata, anche con godimento intellettuale e con una consapevolezza di crescita professionale ed umana.

Ho imparato che le attività di Ricerca da portare oggi avanti per essere veramente importanti e degne di interesse devono obbligatoriamente comprendere nel loro titolo o nella loro sintesi (qui si dice “Abstract”) almeno due termini, a scelta, fra i seguenti: Avanzato, Innovativo, Ottimizzato, Sperimentale, Multigenerativo, Moderno, e far parte non già delle normali attività di Ricerca ma, scegliendo questa volta un solo termine, far parte della Ricerca Strategica, Speciale, di Base, Competitiva; di Sistema, Ambientale, etc.

Qualunque studio abbia portato a termine, ho poi potuto riscontrare con piacere che qualcuno prima di me l’aveva già affrontato, anche se in embrione: i miei armadi sono pieni zeppi di carte di ex dipendenti, di ex enti, di ex entusiasmi passati … così numerose che nessuno sa di cosa parlino. Per creare fisicamente uno spazio fisico per le mie poche nuove carte, ho buttato, a caso, oltre il 50% di quanto trovato negli scaffali, ed anche così quando oggi devo affrontare un tema nuovo rovistando fra il rimanente trovo sempre qualcosa che rimesso in vita (allora non esisteva il Power Point) può fare la sua bella figura.

Ho imparato, ancora, che è possibile condurre una Ricerca anche sulla “Macchina Angelica del Moto Perpetuo”, purché sia “innovativa”, “avanzata” e presentata con almeno 10 slides (vuol dire “pagine”) del Power Point nel formato con loghi e bande colorate aziendali

Ho imparato a chiamare “Report” un generico Rapporto tecnico. Inizialmente, chiamandolo “Rapporto”, non riuscivo a farmi prendere sul serio. Ed inoltre ho imparato a

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mettere le maiuscole un po’ dappertutto, a raffica, altrimenti sembra di non stare parlando di una Cosa Veramente Importante.

Ma, fondamentalmente, ho imparato che non ho più 30 anni: quanti ragazzi attorno a me! Qualcuno, però, dovrebbe frenarli! qualcuno dovrebbe sbatterli fuori dai loro loculi, dai loro “open spaces”, lontano dai loro PC ed e-mail, portarli in mezzo al frastuono di un impianto, in mezzo al fango di un cantiere, davanti ad una macchina riottosa che non ne vuol sapere di project Planning e di Business Review !

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PAROLE, PAROLE, PAROLE

La parola, questo meraviglioso strumento per comunicare, trasmettere un pensiero, aggregare una società attorno a contenuti culturali condivisi, nel mondo contemporaneo perdendo sempre più la sua funzione strumentale è con voluttà addivenuta a qualcosa che, facendo da controaltare alla vacuità dei contenuti, rimbomba fine a se stessa, stordisce, stupisce, aggredisce, confonde l’essere con l’apparire.

In questo mondo della comunicazione (scritta, verbale, tecnologica ENEL ci si ritrova benissimo senza (almeno questo sarebbe stato apprezzabile) la minima autocritica, senza nessuno che faccia il gesto di turarsi il naso ma anzi respirando a pieni polmoni in una gara di sigle, paroloni inglesi, neologismi, etc…

Un tempo facevamo le riunioni, per esempio, per organizzare la manutenzione di un impianto, e quindi convocavamo quel che chiamavamo “la riunione”. Oggi si convoca (con un memo) una Conference Call per fare il Briefing od anche una O.R.M. con seguito di incontro di Debriefing…. Di cosa si parlerà ? Spesso di ciò che le due o tre persone interessate potrebbero dirsi, di persona o per telefono, in un tempo stimato attorno ai cinque minuti. ….. Già! Ma così allora non è una cosa importante, non facciamo vedere tutta la nostra organizzazione, è una semplice telefonata …. Meglio organizzare il Breafing, viaggi, trasferte, etc…. il tempo per “fare” lo si troverà dopo, e se non lo si trova forse sarà opportuno un incontro di verifica sulla mancata verifica.

Una scienza che affronta il problema della comunicazione (a prescindere dal tipo di comunicazione) è la Semiologia, chiamata anche Semiotica (non Semeiotica che è tutt'altra cosa). Secondo la sistematizzazione di Jakobson (1978), ogni processo comunicativo si articola in una interrelazione fra i seguenti elementi:

EMITTENTE: Persona fisica, Ente, “il capo”, etc. DESTINATARIO: L'insieme delle persone o società a cui - e per cui - è rivolto il

messaggio. MESSAGGIO: Insieme dei "segni" che rappresentano sia la forma che il contenuto

della comunicazione. CANALE: Supporto, tecnica e modalità operative concrete con cui si formula e

trasmette l'insieme dei "segni" del messaggio. CODICE: Insieme di regole che sovraintendono all'accostamento reciproco dei

"segni". CONTESTO: Ambiente socio-cultuale-geografico-etc. in cui si sviluppa e vive il

messaggio.

La Semiologia si divide poi nelle seguenti tre branche (Semantica, Sintattica, Paradigmatica), a seconda del tipo di approccio verso il processo comunicativo:

SEMANTICA Affronta i segni a sè stanti collegando fra loro le due facce (Significante e Significato

- Forma e contenuto) da cui sono composti. I segni non sono altro che per esempio: punti, linee, forme, colori, luce/ombra.

Un passaggio immediato, solo semantico, dal significante al significato a volte è riduttivo, non univoco, a meno che il "segno" non sia cosiddetto "iconico", come per esempio nel disegno di un cane (è un cane, diciamo; non il disegno di un cane).

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SINTATTICA Studia il "codice", le regole che sovraintendono all'accostamento reciproco dei

"segni". Si tratta di valutare e riconoscere la valenza delle configurazioni spaziali e delle regole compositive dell'equilibrio, del peso, della simmetria, del ritmo, della prospettiva. Con la Sintattica i segni vengono letti in una certa lingua che deve necessariamente essere nota sia all'emittente che al ricevente, per ricavarne ciò che veramente vuol essere il fine del messaggio.

PARADIGMATICA Si occupa dell'interpretazione dei segni non solo in quanto strutturati fra di loro ma

in quanto interagenti con un ben preciso "contesto" umano e sociale. Si tratta di affrontare il problema del "contesto" e del "canale" spesso influenzato o strettamente collegato ai mutamenti sociali di un'epoca. La polisemia dei messaggi è così ulteriormente ridotta da uno studio dei fattori storici, culturali, sociali, economici, geografici, religiosi: sono tutte materie che, anche se separatamente, converrà affrontare.

Lo studio del "canale", dei "media" comunicativi, è inerente ad una lettura pragmatica. Mc Luhan diceva che il medium è una estensione di noi stessi e dei nostri organi percettivi. Ogni medium ha una sua specificità comunicativa, legata ai materiali impiegati ed alle tecniche; non ci sono media migliori o peggiori, ma ognuno serve ad uno scopo.

Il quadro interattivo globale di ogni comunicazione può essere il seguente:

Schema sintetico della comunicazione

A seconda dell'accento dato a ciascuno dei predetti elementi si hanno svariate chiavi interpretative della comunicazione. La realtà comunicativa aziendale ENEL di oggi è essenzialmente tutta incentrata sul CODICE / CANALE (Risponde alla domanda “COME” comunicare ?) e sul CONTESTO (Risponde alla domanda “QUANDO” comunicare ‘)

Peccato che ci si dimentichi di rispondere alla domanda: “CHE COSA” comunicare? O meglio si evita di rispondere perché si aprirebbe il baratro del nulla, si ferirebbe il senso della nostra umanità, ci si ritroverebbe a dover affrontare problemi che ritenevamo “grandiosi” e che invece sono semplicemente “ovvii”.

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CHI CHE COSA A CHI

COME

QUANDO

Emittente Messaggio Destinatario

Codice / Canale

Contesto

CHI CHE COSA A CHI

COME

QUANDO

Emittente Messaggio Destinatario

Codice / Canale

Contesto

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E’ il famoso “trucco” del Power Point: più il progetto, è debole, ovvio e scontato, e più conviene preparare una presentazione scintillante, a colori, con grafici e termini gergali per farlo passare come innovativo, avanzato, sperimentale, mondiale….Ciò vale, a maggior ragione, per i progetti fallimentari, a rischio o troppo involuti: qui il Power Point realizza semplicemente il miracolo di “sostituirsi” alla materia (ferro, vetro, cemento, etc…) illudendo noi poveri uomini che l’obiettivo è stato pienamente raggiunto.

Ma torniamo alle parole, parole, parole……

Secondo quanto riportato nelle poche pagine introduttive di una delle ultime agende distribuite a Natale a tutti i dipendenti4 il core business dell’Azienda si rafforza attorno al proprio sourcing gestendo il trading ed il risk management al fine della soddisfazione dei propri stakeholder in un’ottica di customer care. Base di ciò sarà una politica di change management ed un distance learning system con focus sul know how dei principali brand.

Si tratta di essere presenti al time to market con i nuovi ruoli di account manager, business promotor cooperanti in un contact center che gestisca il data management, non trascurando le attività di franchising, di global energy award e forse (non so cosa voglia dire) anche di business week/platts.

La frana, la fine del comunicare realmente qualcosa per farsi intendere e per “fare” realmente qualcosa, secondo me la si può fare risalire alla fine degli anni ’90 con l’avvio di quelle azioni che portarono alla morte della vecchia ENEL ed alla nascita dell’ENEL S.p.A.

Erano gli anni quando, a Termini da vice capo Centrale, piombai nel panico perché da Roma mi si chiedeva (o mi si trasmetteva, non rammento) un rapporto di “Due Diligence”. Io scherzosamente risposi ” .. e quanti cavalli?” ; realmente non capivo.

Sempre in quegli anni cominciavano a circolare strane figure in Centrale per gli “Audit” e per fare o verificare elenchi di “Assets”. Ancora qualche anno fa da Roma una tizia ENEL mi richiese con e-mail la lista dei miei Assets. Risposi chiedendo cosa volesse dire: non ho mai ricevuto risposta.

4 Tutte le seguenti parole in corsivo sono realmente tratte dalle prime pagine dell’agenda citata. Il discorso sintattico con esse imbastito è ovviamente mio.

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Ormai sono passati molti anni, sono a Pisa da circa sette, e dovrei essere assuefatto a tale modo di esprimersi. Non ho potuto però fare a meno di appendere davanti alla mia scrivania, a memoria perenne, una comunicazione di nomina dell’ing. tal dei tali a Compliance Officier; l’ho letta decine di volte, sperando di capire cosa volesse dire e cosa dovesse fare il tizio.

Mi scuso infine con ritardo con il Dirigente, mio capo alla Ricerca – Pisa per aver un giorno, in riunione, risposto alla sua decisione che io avrei dovuto seguire il Follow up del progetto solare termodinamico con la seguente provocatoria domanda: . “… e cioè, in lingua corrente?”

E’ con enorme nostalgia che mi viene ora alla mente un rapporto tecnico divulgato dalle strutture centrali ENEL, a tutte le unità operative nel 1999 in occasione del pericoloso baco del millennio. Raramente ho visto tanto ardore nell’ottemperare ad una disposizione aziendale: si giocava alle streghe e l’effetto catartico era garantito! Capisco ora che ci si esercitava per le soluzioni dei problemi che di li a poco sarebbero stati posti nel campo del…. vacuo e del virtuale.

Il documento, che trattava di tutte le precauzioni da prendere per non fare andare in tilt i sistemi informatici alla mezzanotte del 31 dicembre 1999, con catastrofiche conseguenze sulla sicurezza nazionale, si compone di molte pagine, imbottite di “riferimenti documentali” (cioè documenti di riferimento), “accadimenti “ (cioè eventi), “segnalazioni aperiodiche” (cioè segnalazioni occasionali), ed altre dotte amenità del genere.

Ne riporto solamente un passo, nella stesura originale, seguita da una mia libera traduzione – evidenziata in colore blu - in lingua volgare italica:

…. – Ott 1999

…. Omissis …

SEGNALAZIONE DELLE ANOMALIE AI SISTEMI DI CONTROLLO

Accadimenti … Eventi da segnalare

In termini di criterio generale, l’accadimento … In generale l’evento che richiede la segnalazione al Servizio di Presidio è l’occorrere di …una anomalia ai sistemi di controllo.

In relazione però all’importanza che assume (nell’intorno della transizione all’anno 2000) la possibilità di poter affermare che eventuali anomalie di funzionamento delle sezioni di produzione non dipendano da malfunzionamenti ai sistemi di controllo (e quindi che non siano in alcun modo riferibili al problema dell’anno 2000), dovranno essere segnalati anche tutti gli accadimenti diversi dalle anomalie ai sistemi di controllo che abbiano impatto sulle modalità di esercizio della sezione, indicando esplicitamente che gli stessi non dipendono da malfunzionamenti ai sistemi di controllo.

Traduzione:

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Per poter, però, individuare con certezza i malfunzionamenti della sezione non causati da malfunzionamenti dei sistemi di controllo, andranno parimenti segnalati anche gli eventi non legati a detti sistemi purchè, ovviamente, abbiano una ripercussione sul normale assetto di esercizio.

Per ciascun accadimento dovranno essere segnalati sia l’insorgenza che il ripristino.

Di ogni evento andrà comunicato sia l’inizio che la fine (ripristino del normale funzionamento)

…. Omissisi ….FINE TESTO

Divulgai il rapporto così corretto a tutti i colleghi e conoscenti ENEL sia a Termini che altrove. Come risultato, assieme ai commenti positivi dei più (… ma allora anche qualcun altro la pensa come me?), registrai l’immediata radiazione dal saluto da parte dell’autore del rapporto, il cui nome per pudore non cito.

Vogliamo continuare a giocare con le parole? Vogliamo veramente ridurre il nostro lavoro ad una esercitazione verbale di suoni

altisonanti, asettici, lontanissimi dal fragore delle sale macchine degli impianti, dal caldo, dagli schizzi d’olio o di vapore, dai luoghi dove il vero lavoro dell’ENEL si concretizza sotto forma di cavi, tralicci, tubi e valvole?

Se mi si consente la paronomasia si tratta di ricreare il significato della nostra attuale azienda in una cultura industriale che lasciando il posto alla cultura dell'informazione, pretende pur tuttavia di mantenerne le basi metodologiche con una sinestesia di sensi, impressioni e sofferenze indicibili.

Analizzando la nostra realtà aziendale attraverso i vari documenti organizzativi ne ho potuto cogliere, con estenuante fatica, alcune impressioni comunicative che, proprio per la loro onirica labilità, ho cercato di fissare su questo scritto.

La mia proverbiale acribia, al di fuori di ogni litote, spera di aver raggiunto l'obiettivo, con quel sincronismo di vita e di pensiero, di aneliti e di speranze, di parole e di cose che farà sempre vivere ciò che alla vita è strettamente correlato e propedeuticamente necessario, fosse anche un semplice documento organizzativo aziendale.

Prendendo le mosse da uno stimolo comunicativo, prepotentemente si illumina in me l'idea di una tale risposta; un'idea che alimentata da una sofferente e personalissima euristica vuole approdare in qualcosa che con stentorea voce si può ben considerare l'ipostasi del "significato" di una azienda.

E' inevitabile che dissertazioni del genere, quasi prolegomeni di un discorso più ampio, vivano di un suo particolarissimo stilema con innegabili tocchi di un gongorismo specchio di un'etopea più diffusa socialmente che non esclusivamente personale.

Non poteva essere evitato: si tratta dell'ipotiposi dell’inutilità di oggi

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In definitiva sono stufo di: per dire:

Idee progettuali ProgettiRiferimenti documentali DocumentiStrutture premiali PremiIncontri calendarizzati5 Incontri programmatiCodice matricolare Matricola

O, in mancanza di italica fantasia creativa, di:

ReportMilestone Business Plan Permitting Procurement Erecting Commissioning Start upWork PackageCorporate Governance Job PostingFacility Deliverables

Etc...Etc...Etc...

5 Ancora più mostruoso il termine “schedulati” !

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RICORDI IN LIBERTA’

Qualche documento cui sono particolarmente legato.

La mia prima busta paga ENEL: 435.000 £ …. Come mi sembravano tante !(Secondo ISTAT per rivalutare dal 1978 al 2006 fattore 5,763)

Le mie nozze d’argento

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Nel 1990 a Priolo iniziarono i lavori per il progetto di flessibilizzazione dell’esercizio. Ancora lontani dalle violenze del linguaggio manageriale di oggi, si era, però, già in pieno periodo di creazione ed allegro uso di acronimi,

Una reale riunione di lavoro fu da me sintetizzata con il seguente:

VERBALEPriolo G. 10/4/1990

Il giorno 10/4/90 alle ore 13,30 presso i locali del GIT Priolo G. si è insediata, per gli imminenti lavori di flessibilizzazione, la struttura del gruppo di controllo denominato:

STRU.DEL. AL C.A.F.F.E.’ (STRUttura DELegata AL Controllo Attività Flessibilizzazione e Funzionalità Esercizio)

Tale struttura, denominata più semplicemente

STRUDEL(STRUttura DELegata, ovvero STRUttura Direzione Esecuzione Lavori)

È composta al suo interno da un TORRONE (Titolare ORganizzazione Rapporti Organismi Nazionali Enel), rappresentato dall’ing. Riccardo Tringali

Sono stati individuati inoltre, sottostanti al TORRONE, i seguenti tre substrati6:

CREMA (Coordinamento Realizzativi Elettrico Meccanico Automazione) PANNA (Pianificazione Appalti e Novità NAzionali) RIBES (Responsabile Iniziative e Benessere ESercizio)

La CREMA che agirà con la nota e collaudata tecnica dei TRE MOSCHETTIERI è affidata all’ing. Carlo Zamparelli.

La PANNA si avvarrà del sistema unificato di gestione ROMOLO (Rapid Office Main Orders Large Operatività) ed è affidata all’ing. Mario Intieri coadiuvato da Romolo Maddaleni.

Il RIBES metterà in campo tutta la potenza e l’entusiasmo del recente sistema PIPPO (Piano Individuazione Problemi Particolari Operativi) sotto la guida dell’ing. Giuseppe Sangiorgio

Letto e sottoscritto, il presente verbale viene trasmesso per essere ratificato al diretto superiore gerarchico dello STRUDEL, largamente noto come CASSATA (CApo Supremo Struttura Aziendale e Tecnologie Avanzate).

6 Ricordo che in Centrale esisteva, a quei tempi, una Direzione (qui chiamata TORRONE) da cui dipendevano le tre Sezioni: Manutenzione, Controlli Tecnici ed Esercizio (qui rispettivamente CREMA, PANNA, RIBES). Dalla Sezione Manutenzione dipendevano poi i tre reparti operativi: meccanico, elettrico, automazione (i TRE MOSCHETTIERI).

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Quando ero in Centrale ho sempre usato attaccare alle pareti dell’ufficio qualche massima, quale spunto di riflessione su quanto di importante ritenevo accadesse attorno a me.

Ho dovuto interrompere questa abitudine qui a Pisa per non avere avuto più potuto godere di un ufficio singolo: sono riflessioni e spunti troppo personali.

Ne riporto ora alcuni, consapevole che essi parleranno prevalentemente a me e che avulsi da un particolare contesto potranno apparire sterili e ridicoli.

Perché corri ?

Perché t’inquieti ?

Perché insegui il sole nel suo corso eterno ?

Quietati

Il sole risorgerà anche dalla più tenebrosa notte

Giugno 1996 – Crisi organizzative e personali varie (ansia e fede)

Abbiate paura dell’ira dei giusti !

1992 – Forfettizazzione straordinari: penalizzazioni economiche(L’ing. Tringali mi chiedeva incessantemente se mi riferissi a lui …)

Da noi “Tutto” è possibile, presto e bene !

Panacea, della migliore qualità

Pietra filosofale, collaudata dai migliori alchimisti

Araba fenice, direttamente importata dall’Oriente

Manna, a volontà

Ambrosia, a profusione

Sfera di cristallo, ultimo modello

Santo Graal, per uso domestico

1997 -

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La migliore strategia

è quella di far credere

di avere una strategia

Marzo 1997 – Simultaneo spostamento di tutti i Capi Centrale in Sicilia(… e contemporaneo inizio del mio esilio a Termini Imerese)

“Perché mai i cuori non suggeriscono agli uomini di continuare a seguire i propri sogni?” domandò il ragazzo all’Alchimista.“Perché in tal caso, è il cuore a soffrire di più. E ai cuori non piace affatto soffrire.”

Aprile 1997 – Dal discorso di addio alla Centrale di Priolo - (da “P.Coelho – L’Alchimista”)

Le “NORME” sono di ausilio al lavoro,

o il lavoro è la materializzazione

delle “NORME”

Febbraio 1995 – A proposito di norme e procedure, Piani di Committenza, etc..

Qualunque cosa fai

sicuramente starai trasgredendo una

qualche legge;

e se non è una legge, è una prescrizione;

e se non è una prescrizione, è una norma;

e se non è una norma, è una raccomandazione.

… cerca di rispettare almeno i dieci Comandamenti !

Febbraio 1995 – Ancora a proposito delle Norme

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Non lasciarti coinvolgere !

Frena il tuo entusiasmo, per non soffrire troppo dopo !

Ottobre 1998 – Vice Capo Centrale a Termini Imprese

Di tutto lo scibile umano non ci siamo mai interessati

esclusivamente delle seguenti tre cose:

Imbalsamatura di animali

Numismatica e filatelia

Matematica del transfinito

Gennaio 1999 – Termini Imprese, la fase 1, 2, etc.. della nuova ENEL(Il famoso progetto MOVE 2000 – Di tutto di più)

L’unica vera scienza di oggi

è la TUTTOLOGIA,

e l’unico modo di affrontarla

è il PRESSAPOCHISMO

Marzo 1995 – Attività di Manutenzioni varie a Priolo G.

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Incompetenza, superficialità e fiumi di parolegovernano il mondo

La sua ridondanza, la teoria delle probabilitàed un pizzico di fortuna

lo sorreggono

6 Maggio 1999 – A proposito di sversamento di nafta a mare – Termini Imerese.(Quella sera iniziava, alla televisione, la prima puntata del Commissario Montalbano)

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HO UN SASSOLINO NELLA SCARPA

Avevo realmente cominciato a scrivere qualcosa sull’argomento. Poi ho pensato che qualcuno7 si sarebbe realmente offeso e questo io non lo voglio assolutamente: chi avrei avuto voglia di criticare è parte integrante (e forse inconsapevole) di quel sistema che ritengo di aver ben descritto precedentemente. Non posso aver nulla contro di lui a livello personale: rappresenta solo un esempio di come la stessa realtà la si possa vivere con spirito differente.

Fatemi però ricordare il mio unico e grande amore ENEL: la centrale di Priolo Gargallo (allora si chiamava di “Marina di Melilli”) dove ho veramente vissuto momenti di vera soddisfazione, non solo professionale ma intima e personale fino ad arrivare a livello di “gioco” e di “hobby”.

Quanti pomeriggi, dopo il lavoro, mi sono precipitato nei laboratori e nelle officine, ormai vuote, per lavorare al tornio, usare sofisticati strumenti elettronici per costruire di tutto, come un bambino che gioca con il “meccano” od al piccolo chimico!

Chi mi ha allontanato8 a forza da questo mondo? Chi è stato così insensibile alle mie richieste, che parevano eresie, di guardare

altrove per le scelte dei “prestigiosi” posti di responsabilità offertimi?

Arrivai al punto di chiedere: “… altrimenti… rischio il licenziamento?”Mi si rispose: “Ma no, ingegnere! La sua serietà e professionalità è fuor di dubbio!”Ed allora chiesi: “Perché non poterla continuare ad esercitare? Perché l’Azienda

non sfrutta al massimo un entusiasmo laddove realmente e gratuitamente manifestato?”

7 Senza fare nomi, quel “qualcuno” è individuabile in una delle foto riportate precedentemente8 Vedi nota precedente

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LEGALITA’ E MORALITA’

Riflessioni sul comportamento etico della mia Azienda

Qualche giorno fa ho per caso assistito ad un video di Beppe Grillo che inveiva contro l’abitudine sempre più frequente oggi, da parte di società finanziarie e bancarie, di reclamizzare varie forme di credito facendo leva sui più futili motivi per invogliare il destinatario. Una sorta di istigazione al debito.

Per una strana coincidenza avevo, pochi giorni prima, scritto una lettera alla finanziaria AGIOS, pregandola di interrompere l’invio delle allettanti proposte di credito che ormai da qualche anno ricevo con puntuale cadenza mensile.

Riflettendo sulla labile e capziosa differenza fra moralità e legalità, un lunedì mattina arrivando in ufficio mi imbatto in un gigantesco manifesto, curato dalla struttura della comunicazione della mia Azienda, che con colori e grafica allettante mi invitava … semplicemente … ad indebitarmi !

Una società del gruppo ENEL era lì pronta ad offrirmi “le migliori condizioni economiche e la massima rapidità di accesso al credito”, … “per realizzare i miei progetti, qualunque essi siano …a condizioni molto vantaggiose” 9.

Questo è troppo, mi sono detto.Da parte del mio datore di lavoro non mi sarei mai aspettato questo brutto tiro:

istigazione al debito, immorale ingerenza e diseducativo comportamento nei confronti dei propri dipendenti.

Comprendo le necessità che, in campo economico, si presentano a volte a tutti noi. Esistono in tali casi istituti che potremmo definire più equi e solidali: l’anticipo del TFR per gravi e motivate necessità; prestiti ARCA per motivi parimenti documentati ed importanti; intermediazioni, sempre dell’ARCA, per crediti da parte di istituti bancari (almeno loro, le banche, svolgono un ruolo che anche se al limite della moralità è purtuttavia necessariamente accettato per quello che è), etc..

Qui siamo invece nel campo della più bieca istigazione al superfluo. Fino a pochi attimi prima non ritenevo di aver bisogno di acquistare qualcosa di particolare, né io né la mia famiglia; sto già pagando le rate del mutuo della casa, del prestito per l’acquisto di una autovettura, le tasse universitarie di mia figlia, e così via.

Però è comodo, mi dico, non dover andare in banca, basta una e-mail, non devo motivare nulla, ripago tutto con la busta paga…. E poi è così gentile ed educato l’invito da parte del mio datore di lavoro che temo di offenderlo non accettando.

Poveretto, avrà certamente bisogno dei miei soldi per gli investimenti, per la crescita dell’Azienda che, tutto sommato, è in parte anche mia.

In fondo posso scegliere di chiedere un credito anche basso, 1000 o 2000 euro.

Cosa mi serve ?Ecco ho trovato. Ho un PC portatile non nuovissimo ma perfettamente funzionante

e che con il suo Windows 95 mi permette, a casa, egregiamente di lavorare con Word, Excel e scaricare e-mail e documenti internet. Però ho sentito che è uscito il nuovo

9 Un TAEG compreso fra 7 ed 8%, quale quello offerto, in verità non mi pare molto dissimile da simili proposte reclamizzate da chi istituzionalmente è dedito al commercio del denaro (banche, assicurazioni, finanziarie, etc.)

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sistema operativo “Vista”; il mio PC, mi hanno detto, non lo potrà supportare, è troppo vecchio.

Si, lo so che non mi è necessario, ma se si diffondesse a tal punto da farmi sentire un dinosauro come quando mi intestardivo ad usare il DOS già in epoca Windows ?

Sono solo poco più di 1000 euro; oggi un PC te lo tirano dietro e poi questi euro me li offre l’Azienda, subito, con efficienza, con semplicità, e la rata poi…. non me ne accorgerò nemmeno: guadagno così tanto !

Domani faccio la richiesta e magari mi faccio bello con mia moglie che si lamenta del fatto che il nostro PC è lento ed obsoleto.

Tutto legale, tutto lecito.

Non ho ancora potuto ben definire la differenza fra moralità e legalità; percepisco di essere caduto in un meccanismo pienamente legale, che si avvale del mio consenso informato e cosciente, ma ciononostante di essere stato istigato e convinto a far qualcosa contro la mia morale.

Il debito per il superfluo è un atto di irresponsabilità verso se stessi, la propria famiglia, la società. E’ come lo sperpero del denaro per il gioco, il vizio od altro, che spesso sfocia in rovinose situazioni economiche preda, in un meccanismo di amplificazione, di usurai con conseguenze personali anche fisiche.

Tutto ciò dal punto di vista immediato e pratico. Da questo punto di vista quindi basta non aderire all’offerta.

Lo sconforto per il tradimento che sento da parte della mia Azienda, invece, non si attenua con il semplice non aderire.

Quand’ero ragazzo se avessi detto a mio padre che con un prestito di 2000 euro, con il favoloso TAEG dell’8% avrei potuto comodamente fare una settimana di vacanze alle Maldive, mi avrebbe tirato un piatto in testa e forse avrebbe denunciato la banca per circonvenzione di incapace.

Oggi invece il debito è un vanto. Lo si propone addirittura come forma di pagamento corrente, il debito del debito. E’ da fessi avere crediti. E’ da furbi avere l’ultimo modello di telefonino e non averlo pagato in contanti. 10

Mi sovviene che tempo fa la mia Azienda divulgò a tutti i suoi dipendenti un opuscoletto dal titolo “Codice Etico”. Confesso di non averlo, a suo tempo, letto. Oggi, incuriosito su come l’Azienda definisca l’Etica ho con sorpresa trovato che essa è innanzitutto da intendere in maniera trasversale e transitiva da parte del vertice verso la periferia, da parte del singolo dipendente verso la struttura da cui dipende, da parte dell’Azienda verso i fornitori e viceversa.

In particolare al paragrafo 2.9 viene detto che “Enel garantisce l’integrità fisica e morale dei suoi collaboratori, condizioni di lavoro rispettose della dignità individuale ed ambienti di lavoro sicuri e salubri.” Poi prosegue parlando degli interessi e delle aspettative degli stakeholder.

10 Che questo discorso non sia solo una iperbolica visione della società lo si può dedurre dai recenti dati Censis e della Banca d’Italia che sottolineano che il debito medio per famiglia è più che raddoppiato dal 1995 ad oggi con una quota dovuta al credito al consumo che nel 2005 ha raggiunto la cifra assoluta totale di 47,5 miliardi di euro (oltre 2000 euro a famiglia all’anno).

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Non ho mai ben capito se io sia uno “stakeholder” o cosa voglia ben dire questo termine; intuisco però che il documento citato quando parla di “collaboratori” parli di quelle figure che io sono abituato a chiamare “dipendenti” e che quindi parli anche di me.

Ma, coinvolgendomi, l’Azienda garantisce che la propria condotta sia tale da preservare la mia salute, la mia crescita professionale, la mia moralità ?

Forse, ma la vera domanda è un’altra: ”Di che morale stiamo parlando ? “.Stiamo parlando di quella morale che, faticosamente anche attraverso tutte le

interpretazioni di relativismo etico, permea la nostra civiltà occidentale, figlia del pensiero classico, della filosofia dell’uomo, del cristianesimo, del moderno concetto laico di cooperazione e solidarietà umana ?

O siamo tornati, noi uomini felici del XXI secolo, al lassismo morale tipico degli ambienti gesuiti del XVII secolo, od alle più ambigue forme di utilitarismo etico sostenute da Jeremy Benthan all’inizio del XIX secolo ?

L’Etica è lo studio della morale, intesa come insieme delle regole di comportamento. Le più alte e nobili di esse, quelle che io oggi ritengo facciano parte della “mia” morale, non sono o non dovrebbero essere neanche scritte.

La sola esistenza di un Codice Etico, di un elenco scritto di norme, mi lascia semplicemente sospettare che tale corpus di norme non sia ben interiorizzato e condiviso, facendomi ancora ripetere fra me e me:

“Di che morale stiamo parlando ?”

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APPENDICE

Storia dell’ENEL, ricordata e sintetizzata dall’ENEL medesima

Del documento seguente, divulgato ufficialmente dall’Azienda, e che riporto come asettico ricordo ed utile sintesi, è interessante notare come la storia dei primi 30 anni (1962 – 1992) sia trattata in meno di una pagina, laddove la restante decina di anni occupi quasi tre pagine: c’è poco da fare, il presente ed il futuro avranno sempre la meglio sul passato.

E’ legge di natura.

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Nascita di EnelÈ il 27 novembre 1962 quando la Camera dei Deputati approva in via definitiva, dopo un lungo dibattito parlamentare, il provvedimento di nazionalizzazione del sistema elettrico, con l'obiettivo di utilizzare in modo ottimale le risorse, di soddisfare la crescente domanda di energia e di consentire condizioni uniformi di trattamento. Il 6 dicembre dello stesso anno il provvedimento diventa legge: nasce così Enel, Ente Nazionale per l'Energia Elettrica, al quale la legge riserva il compito di esercitare le attività di produzione, importazione ed esportazione, trasporto, trasformazione, distribuzione e vendita dell'energia elettrica. È la più grossa riforma economica approvata dal dopoguerra dal Parlamento italiano.

Consumi in Italia nel 1962Il divario nei consumi elettrici è particolarmente accentuato tra nord e sud, segno del grande malessere che affligge il Meridione d'Italia. Il servizio elettrico inoltre non raggiunge tutti gli italiani: il censimento generale della popolazione del 1961 rileva che più di 700.000 abitazioni, pari al 5,1 per cento di quelle censite, sono prive di elettricità.

1966: il termoelettrico supera l'idroelettricoIl 1966 segna una svolta nella storia dell'energia elettrica in Italia: è il primo anno in cui la produzione idroelettrica copre meno del 50 per cento della produzione complessiva. L'avvenimento è conseguenza da un lato del progressivo esaurimento delle risorse idroelettriche e dall'altro del continuo e sostenuto aumento della richiesta di energia elettrica, che rendono sempre più necessario il ricorso alla produzione termoelettrica. Nel 1966 vengono prodotti complessivamente 90 miliardi di kWh, ripartiti come mostrato in figura. L'anno successivo la produzione da fonte idroelettrica subisce un ulteriore calo ed è superata decisamente dalla produzione termoelettrica. Il consumo di energia elettrica, invece, nel 1967 passa a 85.412 GWh rispetto ai 78.881 GWh dell'anno precedente.

L'elettrodotto Firenze-RomaIl disegno di una rete di trasmissione adeguata alle necessità del Paese si va completando con il varo della linea 380 kV Firenze-Roma, che sarà il primo collegamento tra le reti della stessa tensione realizzate, negli anni precedenti, nel nord e nel sud del Paese. Vengono inoltre realizzate interconnessioni a 380 kV con la Francia e la Svizzera.

Aumentano i consumi di energiaNel 1971 il consumo di energia elettrica per abitante in Italia raggiunge 2.035 kWh. Lo squilibrio tra il nord e il sud del Paese è ancora molto forte. Per confronto, il consumo medio per abitante della CEE è, nello stesso anno, di 3.133 kWh.

L'elettrificazione ruraleL'Enel effettua un'indagine sull'elettrificazione rurale accertando che, alla fine del 1971, i residenti in permanenza in abitazioni sprovviste di elettricità si sono ridotti a 656.000 rispetto al 1.210.000 del 1965. Il grado di elettrificazione del Paese sale così al 98,8 per cento rispetto al 97,7 del '65

Nuove leggi per l’energiaAll'inizio del '91 il Parlamento emana due leggi di fondamentale importanza per lo sviluppo della politica energetica nazionale: la n. 9 e la n. 10 del gennaio 1991. La Legge n. 9, in particolare, dà avvio alla liberalizzazione del settore della produzione di energia elettrica e consente all'Enel di promuovere, in Italia e all'estero, la costituzione di Società per Azioni o di assumere partecipazioni per attività riconducibili ai fini dell'Ente.

Enel diventa S.p.A.35

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Il 1992 vede un cambiamento radicale dell'assetto giuridico-istituzionale del settore elettrico nazionale. Infatti, a quasi trent'anni dall'istituzione, con il decreto legge n. 333 dell'11 luglio 1992, convertito nella Legge n. 359 dell'8 agosto, Enel diventa Società per Azioni, primo passo verso la privatizzazione. Lo stesso decreto attribuisce alla nuova Società, a titolo di concessione, le attività che prima erano riservate all'Ente per legge. Azionista unico della Società è il Ministero del Tesoro

1992: Enel fatturato recordDa un'indagine condotta da Mediobanca nel 1992 Enel risulta essere la prima società italiana per fatturato.

1993-2002: Verso la Nuova EnelGli anni '90 vedono mutare Enel: al cambiamento di ragione sociale fanno seguito la liberalizzazione del settore elettrico e la quotazione in Borsa. La liberalizzazione ridimensiona Enel nel suo core business: viene attuata perciò una strategia di diversificazione per lo sviluppo di nuovi business.

L'inchiesta "Mani pulite"Il mondo politico italiano viene scosso dall'inchiesta "Mani pulite", con un forte impatto sulla società civile e sulle aziende.In questo periodo Enel si prepara alla trasformazione da Ente a Società per Azioni.

Summit a Firenze degli E7Nel maggio '93 si svolge a Firenze il summit degli E7, il gruppo che riunisce le sette maggiori imprese elettriche mondiali, di cui fa parte Enel. L'incontro ha l'obiettivo di elaborare strategie comuni per garantire l'uso più razionale dell'elettricità e migliorare il sistema produttivo e distributivo in modo da minimizzare l'impatto sull'ambiente.

Nuovi impianti da fonti rinnovabiliNel 1994 e 1995 vengono inaugurati nuovi impianti da fonti rinnovabili: una centrale solare fotovoltaica da 3 MW, la più grande in esercizio nel mondo, viene realizzata a Serre Persano; nell'Alta Nurra viene messo in opera l'aerogeneratore Gamma 60 da 1 MW, mentre centrali eoliche vengono messe in esercizio a Frosolone e Collarmele.

Norme per la concorrenzaLa Camera approva in via definitiva la Legge n. 481 del 14 novembre 1995, che stabilisce le norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità e istituisce la relativa autorità di regolazione. È un provvedimento di particolare importanza, sia perché propedeutico alla privatizzazione dell'Enel, con il collocamento delle azioni sul mercato sia perché definisce in modo organico le norme per la regolamentazione del servizio elettrico. Tra le varie disposizioni la legge conferma l'uniformità delle tariffe elettriche su tutto il territorio nazionale, nonché il reintegro all'Enel e alle imprese appaltatrici degli oneri connessi con l'abbandono del nucleare.

Convenzione Enel-Ministero dell'IndustriaIl 1995 si chiude con un avvenimento di particolare importanza per i futuri sviluppi dell'Enel: la firma della Convenzione tra il Ministero dell'Industria e l'Enel per la disciplina della concessione delle attività elettriche. La Convenzione ha una validità di 40 anni a partire dall'11 luglio 1992 (data della trasformazione dell'Ente in SpA) e conferma il ruolo dell'Enel nella trasmissione e distribuzione dell'energia elettrica, con l'obbligo della sua diffusione “universale”. Per quanto riguarda la produzione, in vista della futura liberalizzazione del settore, è prevista la costituzione di un'apposita società interamente di proprietà dell'Enel.

Riassetto del settore elettricoIl settore elettrico nazionale viene liberalizzato: Enel partecipa attivamente a questo processo, culminato con l'emanazione del "decreto Bersani", e alla definizione della nuova architettura del sistema elettrico nazionale. Il 1999 è anche l'anno della privatizzazione di Enel, con il collocamento sul mercato di oltre 3,8 miliardi di azioni, diventati, a luglio 2001, 1,9 in seguito al reverse stock split. In linea con il processo di liberalizzazione e con gli obiettivi di decentramento delle attività viene completato il processo di

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"societarizzazione". Enel si trasforma in holding industriale: dal Gruppo nascono nuove società per lo sviluppo di diverse opportunità di business.

Wind terzo gestore nazionaleAlla fine di giugno 1998 Wind, società di telecomunicazioni di proprietà di Enel, France Télécom e Deutsche Telekom, vince la gara per ottenere la concessione di telefonia mobile, diventando così il terzo gestore nazionale. Nel luglio 2000 la compagine azionaria si modifica con l'uscita di Deutsche Telekom da Wind. La quota azionaria viene ripartita tra Enel e France Telecom.

Decreto BersaniIl 19 febbraio 1999 il Consiglio dei Ministri approva il decreto di liberalizzazione del mercato elettrico, il cosiddetto “Decreto Bersani”. La normativa, entrata in vigore il 1° aprile '99, definisce e regola il nuovo assetto del settore elettrico, in cui le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica sono libere (nel rispetto degli obblighi di servizio pubblico). Queste attività possono anche essere svolte da un unico soggetto, purché sia garantita almeno la separazione contabile e gestionale. Nel caso dell'Enel, il decreto prevede la separazione societaria per le attività di produzione, trasmissione, distribuzione e vendita ai clienti “idonei”, nonché l'obbligo di ridurre la propria capacità produttiva cedendo entro il 2002 “non meno di 15.000 MW”.

L'attività di trasmissione, il dispacciamento dell'energia elettrica e la gestione unificata della rete di trasmissione nazionale sono dati in concessione al “Gestore della Rete di Trasmissione”, costituito da una società scorporata dall'Enel, le cui azioni sono assegnate a titolo gratuito al Ministero del Tesoro. Il Gestore stipula con le società proprietarie delle reti (Enel, Municipalizzate e altre) convenzioni che disciplinano gli interventi di manutenzione e sviluppo della rete e delle interconnessioni

Nuova struttura organizzativaIl 1999 ha visto il completamento del processo di societarizzazione del Gruppo. Enel SpA si è trasformata in holding industriale e le Divisioni e le Strutture di Servizio sono diventate società operative autonome focalizzate su business specifici. Nascono così nello stesso anno Enel Produzione, Terna ed Enel Distribuzione. Parallelamente alla societarizzazione delle attività tipiche di produzione, trasmissione e distribuzione, si è provveduto allo sviluppo di nuove aree di business

Quotazione in BorsaNel 1999 è stata avviata la privatizzazione dell'Enel. Sono state collocati sul mercato oltre 3,8 miliardi di azioni ordinarie (diventati 1,9 in seguito al reverse stock split del 9 luglio 2001), pari al 31,74 per cento del capitale sociale, per un controvalore di 16,55 miliardi di euro (corrispondenti a 32.045 miliardi di lire). È stata la più grande offerta pubblica in Europa e la seconda al mondo sia per valore che per numero di sottoscrittori. Dal 2 novembre 1999 le azioni Enel sono quotate alla Borsa Italiana e al New York Stock Exchange. Dal 20 dicembre 1999 le azioni Enel, che all'epoca avevano una quotazione del 10,74 per cento, la più alta dopo i titoli Telecom e Tim, partecipano alla composizione del MIB30.

Cessione di parte della capacità produttivaCon la cessione di Interpower, nel novembre 2002, Enel completa le dismissioni di capacità produttiva previste dal decreto Bersani. Le tre Genco cedute - Interpower, Elettrogen ed Eurogen - hanno infatti una capacità produttiva rispettivamente di 2.611 MW, 5.438 MW e 7.008 MW. Il controvalore complessivo della cessione delle tre Genco è risultato dell'ordine di 8,3 miliardi di euro.

Attività internazionali del Gruppo EnelNel settembre 2001 Enel si aggiudica per 1.870 milioni di euro (2.140 milioni di euro con il debito assunto) l'intero capitale della spagnola Viesgo, una società che opera nella generazione e distribuzione di energia elettrica controllata da Endesa con una capacità di circa 2.400 MW.Nel dicembre dello stesso anno CHI Energy - società acquisita dal Gruppo Enel nel 2000, attiva nel campo delle energie rinnovabili e con sede negli Stati Uniti - completa la realizzazione di una centrale eolica negli Stati Uniti e di una a biomasse in Canada. La capacità installata è di 30 MW per la prima e di 23 MW per la seconda.Sempre nel 2001 il Gruppo Enel ha avviato la costruzione di una linea di trasmissione ad alta tensione in

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Brasile. La linea, lunga 1.095 km, sarà gestita per 30 anni da una controllata di Enelpower. Nel marzo 2002 viene siglato un nuovo accordo per la costruzione di un tratto di linea ad alta tensione lungo 1.278 km che collegherà il Nord al Sud del Brasile.

Il Codice EticoIl 28 marzo 2002 il Gruppo Enel si è dotato di un codice etico, documento di particolare rilevanza per l'azienda. Il codice esprime gli impegni e le responsabilità etiche nella conduzione degli affari e delle attività aziendali assunti dai collaboratori di Enel, siano essi amministratori o dipendenti. È costituito da principi generali, criteri di condotta e meccanismi di attuazione per prevenire il rischio di comportamenti non etici.

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