introduzione alla sociologia toscano

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sociologia

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LA FONDAZIONE DELLA TRADIZIONE SOCIOLOGICA

A.Comte (1798-1857): fede positivista e ordine sociale

Il metodo positivista collega e varie discipline in una sola efficace filosofia politica intesa a scoprire le leggi in tutti i campi. La sociologia per Comte giunta per ultima allo stadio di scienza perch il suo oggetto particolarmente complesso; deve raccogliere e coordinare tutte le conoscenze sul sociale ed assumere un ruolo di superscienza. Sar lispiratrice di una politica sociale veramente risolutiva dei problemi del nostro tempo.Direttamente applicata allo stato presente della civilt, la politica positiva far cessare il dilemma fra ordine e progresso. La riforma della societ deve essere preceduta da una revisione del patrimonio intellettuale: una volta acquisite le verit ultime sarebbe follie non rispettarle. Comte crede nella ragione come prerogativa essenziale degli uomini.La sociologi far uso, nelle sue indagini, di tre criteri: quello dellosservazione, della comparazione, dellesperimento. Utilizzati criticamente in relazione alloggetto proprio di cui si occupa.La sociologia comtiana fa parte di un disegno di salvezza dei sistemi sociali moderni. Un disegno che si attua nel riconoscimento delle leggi sociali. Il concetto di legge anzi un potente schema di unificazione del cosmo fisico-sociale, al centro di quella che Comte chiama solidariet necessaria fra tutti i fenomeni.Comte vede nella volont divina o umana una totale mancanza di legge, vede la continua lotta per laffermazione degli egoismi privati, la prevalenza del pi forte e lanarchia. Responsabili della dannosa concezione secondo la quale la realt passibile di interventi e modificabile a piacimento sono per Comte la teologia e la metafisica.Comte alla ricerca di unautorit super partes: la legge risponde a questa esigenza. La legge impersonale, oggettiva, universale, eterna, necessaria.Lulteriore evoluzione non pone in dubbio il principio, lo realizza in maniera sempre pi rigorosa e vigorosa.Se vero dunque che la scienza ci d la possibilit di conoscere, il presupposto della conoscenza che esiste unarmonia nelle cose e nei fenomeni sociali che rende vano ogni costrutto ipotetico alternativo e ogni illazione su ci che avrebbe potuto essere e non stato. Limpegno della scienza nella spiegazione causale degli eventi cos come si sono verificati. Alcuni eventi possono apparire a tutta prima incomprensibili: occorre un supplemento di indagini e tutto sar chiarito, apatto che si segua il metodo positivo, scientifico per eccellenza.La scienza la fonte della persuasione: una volta individuate le leggi, non resta che rassegnarsi ad esse. Lintervento umano pu intervenire su aspetti non fondamentali, non pu determinare un intero assetto sociale.Le modifiche apportabili ai fenomeni riguardano sempre esclusivamente la loro intensit e la loro maniera secondaria di verificarsi effettivamente, ma senza mai poter influenzare n la loro propria natura n la loro filiazione principale. Perturbatore sarebbe senzaltro lintervento che volesse variare la legge: coerente invece quello che muove verso il suo perfezionamento.

Per Comte, dunque, la sociologia una scienza che scopre le leggi naturali che presiedono alla struttura e allo sviluppo della societ, si costruisce metodologicamente in base allosservazione, alla comparazione e allesperimento, si presenta come potente veicolo di una riforma generale, morale, della civilt contemporanea e fattore dordine nel quadro di sicurezze imposte dalla natura sistemica della realt umana e cosmica. Comte anteponeva i doveri collettivi, ossia dei singoli verso la collettivit, ai doveri individuali, ossia dei singoli verso i singoli, e poneva la societ come entit costruttiva, virtualmente sacra.

H.Spencer (1820-1903): la dottrina evoluzionista

Distinto analiticamente il mondo in inorganico, organico , superorganico, la sociologia si occupa del mondo superorganico: ossia del mondo sociale, dotato di una sua autonomia rispetto agli altri due, bench collegato ad essi sia strutturalmente che dinamicamente. Di questo mondi superorganico studier i modi del divenire a partire dai primi aggregati umani. La legge universale quella evolutiva: la quale attraversa sia il mondo inorganico, della materia inanimata, sia quello organico, delle specie vegetali e animali, si quello superorganico, delle societ. E la sociologia offre verifiche empiriche di questa legge nel campo di sua pertinenza. La sociologia lo studio dellevoluzione nelle sue forme pi complesse.Ancora una volta il concetto di legge definisce lo statuto della scienza e la sua metodologia: in questa prima fase della meditazione sociologica, la legge sociale, che , come legge legge di natura, il dato fondamentale di ogni prospettiva essenzialmente oggettiva.La legge dunque per spencer quella dellevoluzione di cui si fa apostolo ben oltre le applicazione, pi limitate e rigorose, di Darwin.Riconoscere la legge dellevoluzione riconoscere ladattamento necessario e continuo degli organismi allambiente.Specer vede levoluzione come un processo indefinito verso un adattamento delluomo come individuo a condizioni che per mutano e perci provocano sempre nuovi aggiustamenti.Le modifiche che si verificano nella realt, sottoposte alla legge evolutiva, sono possibili solo in minima parte a breve scadenza mentre possono essere in quantit quasi incommensurabili nei tempi lunghi e lunghissimi. Per quanto riguarda la societ poich la sua struttura determinata dalle propriet delle sue unit e lorganismo sociale non pu essere mutato senza che lo siano i suoi elementi, non possono avvenire grandi alterazioni. I pensieri e le azioni degli uomini tuttavia vanno anchessi considerati come elementi attivi in funzione dellevoluzione, che possono ritardare o accelerare il suo corso.

E.Durkheim (1858-1917): il metodo sociologico

E. Durkheim ribadir lautonomia del sociale come presupposto della sua conoscibilit, porr come oggetto di studio della sociologia i fatti sociali, i quali hanno la fondamentale caratteristica di essere esteriori e costrittivi, rispetto allindividuo. Lindividuo obbligato a tener conto di essi, ed per lui tanto pi difficile modificarli. Non vi dubbio che lindividuo partecipi alla loro genesi, ma affinch ci sia un fatto sociale, occorre che diversi individui riuniscano la loro azione e che da questa combinazione risulti qualche prodotto nuovo.Durkheim identifica espressamente alcune sezioni della sociologia, compie ricerche monografiche sulla divisione del lavoro, sul suicidio, sulle forme elementari della vita religiosa.Durkheim dedica un volume alla precisazione sistematica dei criteri da seguire per le indagini sociologiche.Nelle Regole dopo aver stabilito che la peculiarit dei fatti sociali sta nellesteriorit e nella costrizione, elenca i principi fondamentali per esplorarli convenientemente.La prima regola impone di considerare i fatto sociali come cose; una regola che hai dei corollari importanti, il primo dei quali quello di dover scartare sistematicamente tutte le prenozioni, ossia di evitare di adottare concetti che si sono formati al di fuori della scienza.Il secondo esprime la necessit di definire in maniera rigorosa il fenomeno su cui portata lattenzione.Il terzo sottolinea il concetto di esteriorit e autonomia dei fatti sociali.La seconda regola riguarda la distinzione tra normale e patologico.La terza regola concerne la costituzione dei tipi sociali: si comincer col classificare le societ in base al grado di composizione che esse presentano, prendendo come punti di partenza la societ perfettamente semplice; allinterno di queste classi verranno distinte variet differenti.La quarta regola prevede la spiegazione organica dei fatti sociali: quando ci si accinge a spiegare un fenomeno sociale, bisogna dunque ricercare separatamente la causa efficiente che lo produce e la funzione che esso assolve.Il processo di spiegazione duplice, occorre cercare, secondo i canoni pi rigorosi della scienza, le cause dei fenomeni; un passo necessario, ma non sufficiente; va integrato con lo studio elle funzioni a cui un fatto sociale soddisfa.La quinta regola si occupa dellamministrazione della prova.

Una relazione significativa istituita da Durkheim quella tra giudizi di fatto e giudizi di valore, i primi corrispondenti a constatazioni, come potrebbe essere quella che il volume dei gas inversamente proporzionale alla pressione, i secondi a valutazioni del tipo mi piace la birra.Giudizi di fatto e giudizi di valore sono specie dello stesso genere e si assomigliano molto.Durkheim infine insiste sulla separazione tra filosofia e sociologia: questultima vista come una scienza naturalistica, causale, oggettiva, neutrale; la prima proiettata in direzioni generalizzanti, con ipotesi e tesi non dimostrate e forse indimostrabili.La sociologia deve liberarsi di ogni residuo filosofico per poter attendere con seriet al suo ufficio.

Anche per Durkheim la societ ha le sue leggi di evoluzione, ha un suo ordine naturale che non deve essere turbato; egli insiste pertanto, in fatto di istituzioni sociali, sul saggio conservatorismo, sullintelligenza della necessit, sullobbedienza critica in piena conoscenza di cause, sullo spirito di disciplina come primo elemento della morale.Lintervento umano nel mondo limitato ma ci non deve significare astrazione dai problemi.

La proposta di V. Pareto (1848-1923)

Il punto fondamentale per Pareto evitare la sociologia dogmatica: e tra le sociologie dogmatiche inserisce tutte quelle che fanno appello alla fede.La sociologia una scienza sintetica, in grado di raccogliere unitariamente i contributi di altre discipline; deve essere radicalmente e realmente positiva, ossia sperimentale e deve aderire senza riserve ai dati dellosservazione, senza rinunciare tuttavia alla loro coordinazione in schemi comandati dalla logica.Lesperienza consente di stabilire la verit o la falsit di una proposizione; ma verit e falsit non esistono in assoluto. Pareto non nega che adottando altri metodi si possano avere falsit o verit diverse da quelle avute col metodo sperimentale, che per quello ritenuto pi efficace per il progresso della conoscenza.Pareto attribuisce solo validit temporanea alle stesse acquisizioni della scienza, che per sua indole destinata a superare sempre se stessa, e i contenuti preparano di volta in volta le basi per successive e pi profonde certezze.Intende attenersi esclusivamente ai fatti, da essi arrivare sperimentalmente a principi generali e in modo logico ricavarne le conseguenze.La sociologia dovr adeguarsi alle metodologie proprie delle scienze naturali, il cui maggior avanzamento testimonia della bont dei criteri seguiti.

Idealismo e dialettica

La sociologia originaria una sociologia positivistica, votata alla ricerca di leggi di coesistenza e sviluppo della societ, delle societ. La societ una realt oggettiva che si erge davanti a noi; forma un organismo vivente che nasce e progredisce secondo principi, non casualmente; come tale il regno delle societ si collega al mondo della natura, di cui rappresenta lo stadio pi alto e complesso. La societ non esige per la sua esplorazione diversit di metodi, il metodo unico, quello positivo, sperimentale, scientifico.La sociologia positivista ha unindole riformista: parla costantemente dellordine e del progresso.Come scienza, scienza del presente e della crisi del presente: crisi che affronter con intenti teorico-analitici immediatamente collegati ad intenzioni pratico sintetiche. Il disordine riscontrato invoca lordine e la sociologia si propone di individuare e indicare le vie giuste per ricostruire lequilibrio sociale e perfezionare lassetto della convivenza.Da una visione del mondo diversa da quella positivistica nasce una diversa concezione circa la natura, loggetto e il metodo della sociologia. Da tale visione, che diremo idealistica, storicistica, dialettica, trae ispirazione e carattere la riflessione di Max Weber.

Lidealismo ribalta antiche posizioni che affermavano il primato del mondo esterno sulle strutture mentali: Kant suppone che non sia il mondo esterno a plasmare le strutture mentali, che del mondo esterno sarebbero un riflesso, ma pensa invece che siano le strutture mentali a modellare secondo categorie a priori e immutabili il mondo esterno.

Fichte e Schelling pensavano che il soggetto pone la realt con un gesto di volont che immediatamente opera conoscitiva.

Per Hegel il pensiero un assoluto creativo, un universale attivo, e la realt la realt dellidea.

Creazioni del pensiero sono le filosofie, ma anche la religione, la scienza politica, le costituzioni degli stati, le arti e le scienze. Il principio dunque lo spirito dal quale conseguono una serie di determinazioni destinate ad essere sempre superate.Il divenire dialettico, lopposto nella sua unit, il positivo nel negativo.Lidea di realizza nella storia attraverso contraddizioni. Karl Marx riprender lo schema hegeliano. Al posto dellidea ci saranno le condizioni materiali, i rapporti sociali di produzione e le forze produttive, ossia la struttura. La concezione idealistico-storicistica-dialettica fa valere la dimensione della libert.Poich lio creatore, si trova dietro le sue creazioni e un nesso dialettico intercorre tra il soggetto e loggetto nel quadro della totalit creata. Come le altre cose, la societ una creazione delluomo che reagisce sulluomo: dialetticamente interna ed esterna alluomo. La societ non un organismo dotato di autonomia e di sue leggi, non qualcosa che evolve per conto suo e sorgono quindi preoccupazioni sconosciute al positivismo.Di ordine epistemologico: si tratta di sapere quali sono le possibilit che si aprono per la conoscenza; di ordine concettuale: chiarire le differenze tra mondo della natura e mondo della cultura, il primo considerato come esteriore rispetto allidea e dominato dalla necessit e dallaccidentalit, il secondo come ambiente proprio della libert umana e del possibile;di ordine metodologico: individuare i criteri utilizzati per le scienze della natura e quelle delluomo;di ordine morale: si tratta di separare e poi conciliare il mondo e luomo, attore nel suo mondo, anzi costruttore e de costruttore del suo mondo.

M.Weber: tra infinto storico e finitudine umana

Di fronte a Weber c il fluire inarrestabile degli eventi della storia, alcuni pi duraturi, altri effimeri. Come essere razionale, luomo ha stimoli potenti a sapere: bisogna per misurarne le capacit weber crede fermamente che si possa strappare qualcosa allassurdo, ma profondamente scettico circa la possibilit di afferrare il senso totale delle cose.

Lo scienziato della cultura -quindi il sociologo- trova disseminato il suo campo di difficolt. I fatti della storia devono in qualche modo essere resi oggettivi rispetto allosservatore mentre realmente non lo sono. Perch lo scienziato sociale in realt vi dentro e ne condizionato.Lo scienziato sociale adotta tuttavia le stesse procedure di qualsiasi indagine scientifica: egli pu conoscere gli eventi rintracciando le cause di cui sono effetti. Ma se impossibile risalire a tutti i fattori che sono a monte di un evento e bisogna compiere riduzioni, astrazioni e selezioni, allora le cause individuate sono solo probabili. Si pu dire che spieghiamo casualmente per comprendere meglio. La spiegazione causale deve essere inserita in un contesto che la rende significativa. La comprensione dunque unintera dinamica circolare di estrema importanza.

Lo scienziato impegnato nella sua opera dovr compiere delle scelte, dando pi peso a questo o quellaltro elemento; e anche la determinazione del tema di cui occuparsi consegue a una scelta. Queste scelte ripetute in base a che cosa vengono fatte? In base alla relazione al valore.Soltanto in relazione a valori noi possiamo stabilire ci che ha significato e ci che non ne ha. In altri termini noi possiamo comprendere la realt attribuendole significato. La cultura un insieme di valori.Anche la scienza un valore tra gli altri.Il giudizio di valore dunque estraneo alla scienza, il riferimento di valore fondamentale per la scienza.Attraverso il riferimento ai valori gli oggetti sociali acquistano senso, li sentiamo nostri: in questo modo possibile comprenderli internamente, e riviverli. I principi di causalit, di comprensione, di relazione al valore, sinteticamente si traducono in un costrutto metodologico selettivo che Weber chiama tipo ideale: il reale infinito, le nostre strutture mentali finite.Il tipo ideale non un ritratto del reale ma un criterio per descriverlo in maniera non contraddittoria; e soprattutto ideale perch non ha niente a che vedere con il dover essere. La sua funzione la comprensione.Il tipo ideale certamente unastrazione: ma rispetto alla quantit inafferrabile di dati della realt, dalla quale per deriva e ottiene dignit e valore.Con il tipo ideale Weber tenderebbe a mitigare se non a sciogliere il dilemma tra scienza della natura e scienza della cultura: le prime, dette nomo tetiche, cercano rapporti universali e necessari, ossia leggi; le seconde, idiografiche, studiano gli accadimenti nella loro individualit.La sociologia weberiana saldament collocata nel solco idealistico-storicistico-dialettico.

G. Simmel: il problema della sociologia

Georg Simmel mette in dubbio lidea di progresso come categoria esplicativa dei mutamenti sociali in atto e pone nuovamente in questione quale debba essere loggetto e il fondamento della sociologia.Simmel mosso da unesigenza di chiarificazione concettuale: la sociologia allepoca non era ancora riuscita a trovare una definizione univoca del proprio ambito e del proprio oggetto di studio.Simmel dunque ritiene dunque che la sociologia possa affermarsi come scienza specifica se rinuncia ad avere un nuovo oggetto che non venga gi trattato da una delle tante scienze umane esistenti, e se sviluppa un nuovo punto di vista che tracci una nuova linea attraverso i fatti storici tale da far risaltare al loro interno alcune specifiche determinazioni che non vengono prese in considerazione da altre scienze.Questo punto di vista pu essere acquisito nel momento in cui si opera una differenziazione del concetto di societ, in modo da distinguere tra la sua forma e il suo contenuto. I motivi che spingono gli individui a formare una societ si possono definire come il contenuto: in base ad essi gli individui esercitano una azione reciproca gli uni sugli altri, azione che pu assumere varie forme, dalle pi transitorie a quelle pi stabili e durature.Il concetto di azione reciproca assume unimportanza fondamentale in tutto il pensiero di Simmel.La realt viene concepita come una rete di influenza reciproca tra una pluralit di elementi: ogni elemento non pu essere isolato e compreso nella sua singolarit, ma solo in quanto si trova in una interazione vitale con tutti gli altri.Alla nozione di causa si sostituisce quella di corrispondenza.Dominio e subordinazione, concorrenza e cooperazione, imitazione, divisione del lavoro, formazione di partiti e cos via sono solo alcune delle infinite forme che pu assumere lazione reciproca tra gli uomini.

La sociologia dunque per Simmel lo studio delle forme che pu assumere lassociazione tra gli individui.La societ in quanto tale non esiste, viene giudicata come una entit mistica: essa non che il prodotto delle relazioni di influenza reciproca tra gli esseri umani.

Il punto di partenza della teoria dellesperienza sociale sta nella relazione del me con il te nellinterazione sociale. Dal momento ce lindividuo si trova di fronte al fatto della presenza del Tu nella realt sociale, elgi deve dotarsi di una immagine chiara e costante nel contesto di tre elementi fondamentali dei suoi legami associativi.In primo luogo si deve formare unimmagine dellaltro; poi deve comprendere limmagine che laltro ha di lui stesso; infine deve dotarsi di unimmagine riguardo la sua propria posizione nella struttura obiettiva della societ.Questi costituiscono per Simmel i tre a priori dellesperienza sociale sulla base dei quali si strutturano tutte le relazioni sociali.

La sociologia in America

La preoccupazione che emerge quella reale della societ americana: una societ dinamica, individualistica, pluralistica, ricca d risorse e con un grosso problema organizzativo, vissuto nel dilemma fra prerogative del singolo e richieste della collettivit. La sociologia si sviluppa come scienza capace di contribuire alla soluzione dei problemi sociali e qui convergono due tendenze ideali proprie della societ americana, il pragmatismo e il razionalismo.

Si sviluppa essenzialmente secondo due direzioni. Da una parte si assiste al proliferare di una serie di ricerche empiriche che coprono pressoch tutti i campi; da unaltra, allorganizzazione di elaborati concettuali di ampio respiro. Avanza cio da un fronte lempirismo astratto e da un altro la grande teorizzazione.

Per R.S Lynd allinterno delle scienze sociali gli addetti ai lavori si dividono in due blocchi: gli accademici e i tecnici. Gli accademici lavorano in un mondo senza fretta, i pratici lavorano nellimmediatezza del tempo.

Crisi della sociologia e teoria critica della societ

Bench esplosa negli anni settanta, la crisi della sociologia viene da lontano ed preparata ia da fattori interni alla sociologia stessa, sia esterni.In particolare le conoscenze sulluomo come essere naturale, oggetto di analisi specifiche della biologia, della genetica, della biochimica sono enormemente avanzate, mentre le scienze sociali sono nettamente in ritardo rispetto alle prime: e non si tratta solo di un ritmo di evoluzione pi lento, ma anche di uno stato di arretratezza che legato allincapacit di assorbire i nuovi prodotti della conoscenza.La crisi della sociologia , nel caso specifico, crisi di una dottrina sociologica: e lespressione sintetica indica sia la decadenza di questa dottrina sia la costellazione di proposte pi o meno alternative.Le ragioni di fondo vengono diversamente individuate.Lopposizione sistematica alla sociologia parsonsiana e allo struttural-funzionalismo non condotta soltanto dal marxismo, ma anche dalla cosiddetta scuola di Francoforte.In fin dei conti il positivismo accusato di contribuire a elevare una cortina davanti alla realt piuttosto che a infrangerla. E ci deriva dalla sua costituzionale incapacit di affrontare senza pregiudizi il mondo moderno, la cui dimensione fondamentale e generale la contraddizione, che non limita la sua presa solo ai fatti banali, ma penetra anche in quel fatto privilegiato che la scienza. Al positivismo, la teoria critica della societ, oppone la categoria della dialettica, capace di consentire fin nel regno della scienza, un approccio adeguato ai fenomeni del nostro tempo.L'idea della rottura prende il posto di quella della continuit.La teoria critica parte dalla nozione di oggettivit della struttura.Insiste, come abbiamo visto, sul concetto di contraddizione; e utilizza come categoria non affermativa ma critica quella della totalit; ossia, nella trattazione di ogni fenomeno individuale, compreso quella della scienza, intende verificare i nessi che lo collegano alla realt sottostante e circostante.La totalit un criterio metodologico che permette di congiungere termini tradizionalemente separati.Per la scienza, si traduce in un'istanza autocritica mancando la quale il progresso diventa regresso.

IL MODELLO ORGANICISTICO E STRUTTURAL-FUNZIONALISTA

Il modello organicistico intende dare un'interpretazione esauriente e adeguata della realt sociale in generale e dei fenomeni che in essa si sviluppano.L'idea base che la societ forma un organismo non dissimile nel suo complesso da un qualsiasi organismo vivente.

Dire che la societ un organismo significa dire molte cose. Le pi importanti sono:la societ un complesso integrato di organi collegati tra loro e interdipendenti, che formano qualcosa di pi della somma degli organi stessi (esiste uno spirito dell'organismo);

gli organi non sono disposti tutti sullo stesso piano: vi sono quelli pi importanti e quelli meno importanti;

la societ vive e dura per effetto della solidariet delle parti che la compongono;

ogni mutamento che interviene in un settore della societ si ripercuote su tutta la societ;

ogni formazione sociale, se esiste, svolge una funzione, seppur minima.

Questi sono i punti nodali attorno ai quali ruota il modello organicista e quello struttural-funzionalista: il modello struttural-funzionalista rispetta la pregiudiziali sopra segnalate e e chiama strutture gli organi, e funzioni i compiti e le esigenze a cui questi assetti stabili fanno fronte.

L'organismo viene adottato come simbolo guida per l'analisi della societ, ma non fa che ricollegare la stessa societ organismo al mondo degli oggetti su cui si esercita in generale la ricerca scientifica. Comte, nel quadro di un organicismo universale, collega le scienze tra di loro e ribadisce la necessit generale di una filosofia organica; per Spencer l'organismo cosiet parte di un organismo pi vasto. Qui, allora, nel legame materiale tra i mondi e nel legame conoscitivo di questi mondi si afferma l'idea di organismo: non solo come considerazione complessiva di mondi in un cosmo, ma come cosmologia.L'idea di organismo esprime d'altra parte il senso di un ordine intelligibile, in cui i fenomeni non sono dominati dal caso ma da leggi che esprimono la necessit casuale, ma anche un rapporto, ossia un collegamento fra parti.L'organismo il paradigma con il quale si valuta lo Stato attuale della societ ed inteso non soltanto come referente ultimo, ma anche come principio normativo.

L'organismo sociale: Saint-Simon e Comte

L'organismo una realt e una realizzazione. Su queste basi si muover Comte.Comte pende posizione contro tutte quelle teorie che fanno derivare lo stato sociale dall'utulit che l'uomo ne ricava per la soddisfazione dei suoi bisogni individuali. Ora questa naturale socialit dell'individuo si realizza prima di tutto nella famiglia che ha per Comte un ruolo fondamentale.Le societ evolvono dalle pi semplici alle pi complesse, ed evolvono per effetto della divisione del lavoro e della specializzazione.La divisione del lavoro fattore decisivo nell'edificazione di una vera societ: in virt di essa l'organizzazione sociale tende sempre pi a fondarsi su un esatta valutazione delle diversit individuali che possono essere adeguate alla scopo che si pu meglio realizzare.Vi un'evoluzione naturale, per effetto della specializzazione, nell'organismo sociale che diventa sempre pi complesso e sempre pi perfetto.

Il passaggio evolutivo fondamentale dallo stadio delle societ guerriere allo stadio di societ industriali; ma se si guarda ai progressi dello spirito, ossia dell'intelligenza umana e della scienza, si hanno per la verit tre stadi, quello teologico, quello metafisico, quello positivo:

nel primo idee soprannaturali servono a collegare il piccolo numero di osservazioni isolate, cio i fatti osservati sono spiegati sulla base di fatti inventati.Il secondo stadio destinato unicamente a servire da mezzo di transizione dal primo verso il terzo stadio; il suo carattere ibrido, esso collega i fatti alle idee che non sono pi completamente soprannaturali e non sono ancora interamente naturali.Il terzo stadio il modo definitivo di ogni e qualsiasi scienza. I fatti sono collegati sulla base di idee o leggi generali di ordine interamente positivo.

Lo stadio positivo segna l'ultimo definitivo approdo della conoscenza e l'ultima pi completa e armonica fase della societ. L'organismo sociale per non cessa di evolvere verso il meglio: esso essenzialmente dinamico.

La statica sociale si interesser della famiglia, della religione, della propriet, del linguaggio, della struttura generale della societ: la dinamica sociale si occuper delle stesse cose, esaminando il oro sviluppo nel tempo e seguendo l'evoluzione sociale.Le vocazioni parallele della statica e della dinamica sono appunto l'ordine e il progresso, anch'essi come la statica e la dinamica, indisgiuntibili.

Per Comte possibile considerare il genere umano come un unico organismo, anche se vi sono differenze di sviluppo al suo interno ed possibile studiarlo secondo le leggi dell'essere e del divenire. La societ-umanit sar il Grande Essere al quale dovr andare la devozione degli uomini giunti alla loro totale emancipazione. Lo stadio positivo insieme lo stadio della scienza e dell'industria: una volta eliminati i residui delle et precedenti quella positiva sar l'et dell'oro resuscitata dalle nebbie della mitologia.

La societ come organismo vivente: Spencer

Su posizioni analoghe a quelle comtiane si colloca Spencer. Asserisce che la societ un organismo e spiega le ragioni di questo assunto cos deciso.Aumento della massa: in confronto alle cose che chiamiamo inanimate i corpi viventi e le societ presentano in modo cos evidente l'aumento della massa.

Differenziazione delle strutture: mentre crescono in dimensioni, crescono anche in strutture. Quando la societ diventa pi popolosa le divisioni e le suddivisioni divengono pi numerose e spiccate.

Specializzazione delle funzioni: una classe dominante che sorga, non solo diventa distinta dal resto, ma si assume un governo sul resto; e quando questa classe si distingue in pi o meno dominanti, questi cominciano pure a compiere funzioni di governo.

Interdipendenza degli organi e divisione del lavoro.

Vi sono differenze importanti fra organismo individuale e organismo sociale: la massima delle quali consiste nel fatto che l'organismo individuale forma un tutto concreto e quello sociale un tutto discreto.

Spencer divide le societ in semplici, composte, doppiamente composte; in modo meno specifico in societ prevalentemente militari e in societ prevalentemente industriali: in questo ampio quadro evolutivo si inserisce lo studio proprio della sociologia: in particolare il suo campo di applicazione costituito dall'analisi dei fenomeni originari dell'uomo primitivo e quindi delle formazioni sociali pi dirette: la famiglia, l'organizzazione politica, l'organizzazione religiosa.Spencer pensa ad un'evoluzione inarrestabile che procede per successivi adattamenti e non vi sono stadi ma appunto un divenire assecondato dalla circostanze e coerente con le condizioni locali.

Lo struttual-funzionalismo: Durkheim, Malinowski e Radcliffe-Brown

la societ per Durkheim un insieme integrato di parti che collaborano al funzionamento del meccanismo generale e ricevono alimento e significato da questo.

Con il concetto di causa Durkheim intende ribadire la validit in sociologia dello schema esplicativo adottato dalle scienze della natura; lo studio delle funzioni integra quello delle cause e trova il suo fondamento nel postulato che se un fenomeno esiste non gratuito, deve pur avere delle ragioni dalla sua.Nell'ambito di una metodologia che voglia essere esauriente occorre dunque accertare le cause e scoprire le funzioni di un fenomeno sociale.

Malinowski pone alla base delle sue ricerche e della sua prospettiva la nozione di bisogno. Generalizzando la dottrina funzionalistica rapporta i progressi e le forme sociali ai bisogni biologici dell'organismo umano considerati come bisogni primari o ad latri bisogni culturali, derivati.

Quello che rimane oscuro in tutto il discorso la funzione di bisogno: si presuppone il bisogno proprio per dare una spiegazione di cose che altrimenti rimarrebbero inspiegate.

Radcliffe-Brown condivide l'idea di Durkheim secondo la quale l'organismo sociale ha dei bisogni che devono essere soddisfatti attraverso strutture.Radcliffe-Brown sollecita l'adozione della nozione di condizione necessaria di esistenza. Parallelamente precisa anche il significato del termine struttura: la struttura definita come una serie di rapporti tra elementi; e la vita di un organismo concepita come il funzionamento dellaa sua struttura.

Parsons e lo struttural-funzionalismo americano

la nozione di base da cui parte l'azione sociale, ossia il comportamento di un attore (ego) che istituisce una relazione con un altro attore (alter).Questa a forma fondamentale a cui le scienze sociali devono portare interesse: per studiarla in maniera adeguata occorre utilizzare la nozione di sistema. L'azione non un'unit semplice, ma complessa e di una complessit non casuale ma organica: costituisce appunto un sistema. L'interazione, che contempla l'incontro di due o pi azioni motivate, a maggior ragione un sistema.Tutta la sua teoria si presenta come un gioco ad incastro di sistemi e sottoinsiemi.Il sistema dell'azione sociale pu essere considerato a seconda di alcune variabili strutturali. La struttura dell'azione varier dunque secondo alternative, che secondo Parsons sono riassumibili come segue: universalismo/particolarismo; qualit/prestazione; neutralit affettiva/affettivit; diffusione/specificit.

Universalismo/particolarismo: significa che un sistema d'azione pu essere organizzato in senso universale quando l'attore considera oggetti fisici o sociali in termini generali, applicabili senza differenziazioni. In senso particolare quando questo o quell'oggetto fisico o sociale preso nella sua configurazione unica che viene posto al centro dell'attenzione.

Qualit/prestazione: l'attore pu valutare l'oggetto fisico o sociale per la sua qualit, ossia per quello che in s. O per la sua prestazione, per il guadagno che si pu ricavare da esso o dal rapporto con esso.

Neutralit affettiva/affettivit: si pu orientare l'azione nel senso di essere liberi da qualsiasi emozione o sentimento; o in modo da essere coinvolti interiormente.

Diffusione/specificit: l'attore pu trattare con altri in maniera globale, tanto da essere presente nella sua molteplicit di dimensioni; o in maniera specifica, quando si presenta in veste di titolare di prerogative limitate.

Queste variabili strutturali sono impiegabili quindi a livelli diversi: dai sistemi di azione limitati ai sistemi di azione di pi vasta portata. Questi sistemi di azione per esistere devono garantirsi alcune condizioni: condizioni indispensabili di esistenza che Parsons chiama prerequisiti funzionali. Sono:l'adattamento;

il conseguimento degli scopi;

l'integrazione;

la latenza.

Adattamento: ogni sistema d'azione deve sviluppare una serie di meccanismi per adeguarsi all'ambiente esterno dal quale non pu restare separato; conseguimento degli scopi: ogni sistema d'azione ha delle mete davanti a s; integrazione: ogni sistema d'azione deve disporre di una certa radicale solidariet, per mantenere la quale obbligo stabilire una serie di meccanismi di controllo e di difesa contro lacerazioni interne; latenza: in questa specie di emporio dotato di grande variet, Parsons raccoglie tutte quelle spinte che sostengono la vitalit del sistema d'azione.

A questo punto Parsons distingue quattro sottoinsiemi del sistema d'azione:l'organismo biologico, la personalit, il sistema sociale, la cultura, i quali obbediscono alle quattro funzioni sopra segnalate: organismo biologico/adattamento; personalit/conseguimento degli scopi; sistema sociale/integrazione; cultura/latenza.Il tema centrale di Parsons, trattando del sistema sociale, quello dell'ordine e dell'integrazione: egli non spiega in linea generale quali sono le ragioni delle tensioni che si sviluppano nel sistema sociale. Il suo modello di sistema sociale implica la nozione di equilibrio: un equillibrio mai definitivo, n perfetto, quindi dinamico; ma tuttavia chiaro che gli elementi di equilibrio in un sistema devono essere di gran lunga superiori fattori di disturbo. L'equilibrio come processo prevede una serie di aggiustamenti continui del sistema ai fini del miglior adattamento.Ritiene di poter distinguere tre livelli generali di progresso. Cos si pu parlare di tre stadi: quello primitivo, quello intermedio, quello moderno.Il carattere primitivo di una societ si rivela nell'enorme importanza dell'orientamento religioso e magico nei confronti del mondo e nella preminenza dei rapporti di parentela.Nelle societ intermedie si assiste ad uno sviluppo del linguaggio e quindi della comunicazione differenziata tra gli individui, con l'introduzione di costrutti regolativi frammentari e non ancora definiti. Le societ moderne precisano in maniera perentoria la loro struttura: aumenta perci la razionalizzazione della vita.

Merton ricava quelli che egli chiama i tre postulati fondamentali del funzionalismo: quello dell'unit funzionale della societ, quello del funzionalismo universale, quello dell'indispensabilit. Il primo asserisce l'integrazione delle parti per l'armonia del tutto sociale; il secondo afferma che tutte le forme sociali o culturali standardizzate hanno funzioni positive. Il terzo contiene due proposizioni: che vi sono certe funzioni indispensabili tali che se non venissero adempiute, la societ o il gruppo perirebbe: e di qui si sviluppa il tema dei prerequisiti funzionali del sistema sociale; e che certe forme culturali e sociali sono indispensabili per l'adempimento di queste funzioni con la necessaria conseguenza di una specializzazione e insostituibilit di certe strutture.

Merton non ritiene che queste assunzioni siano rispondenti al vero e propone un altro teorema: proprio come lo stesso elemento pu avere molteplici funzioni, cos la stessa funzione pu essere variamente adempiuta da diversi elementi e reintroduce pertanto la nozione di alternative funzionali, equivalenti funzionali o sostituiti funzionali.Merton convinto dell'efficacia del punto di vista funzionale una volta emendato da questa ambiguit e inattendibilit: e anzi lo integra metodologicamente, avanzando un importante distinzione: quelle tra funzioni manifeste e funzioni latenti.Le funzioni manifeste sono riferite alle conseguenze obiettive per un'unit specifica, le quali contribuiscono al suo adattamento od aggiustamento e sono volute per questo fine; le funzioni latenti, quelle che non sono immediatamente visibili e rimangono sottintese, sono riferite a conseguenze dello stesso genere, non per consapevoli e riconosciute.

Critiche al modello organicistico-struttural-funzionalista

il modello organicistico-struttural-funzionalista stato sottoposto ad una serie di critiche. Cohen distingue tre tipi di critica: di ordine logico, contenutistico, ideologico.

A. Critiche di ordine logico:il funzionalismo scambierebbe gli effetti per cause;

il funzionalismo non consentirebbe ipotesi controllabili empiricamente;

il funzionalismo impedisce il confronto e la generalizzazione: se un elemento o una formazione sociale devono essere analizzati nel quadro della totalit di cui parte, esso ha caratteri di unicit e non pu essere impropriamente trasferito nei suoi risultati analitici.

B. Critiche di ordine contenutistico:il funzionalismo sottolinea eccessivamente il problema dell'ordine;

il funzionalismo minimizza la dimensione del conflitto sociale e non riesce a dare spiegazione soddisfacente del mutamento, considerato talora anormale.

C. Critiche di ordine ideologico:

il funzionalismo rispecchierebbe una prospettiva conservatrice. L'insistenza sul sistema avrebbe alla lunga l'effetto di far credere che, se esiste e dura, buono e pertanto occorre difenderlo da tutti i tentativi di sovvertirlo o mutarlo.

LA TEORIA DELL'AZIONE

la teoria dell'azione non postula assunti di carattere naturalistico, come la societ-organismo; pone al centro dell'attenzione l'azione sociale dell'uomo, il suo muoversi e la sua capacit di muoversi in un ambiente che vede partecipare altri agenti, ma anche agenti diversi dall'uomo.La comunicazione, con il suo corredo di simbologie, evoca e colora di innumerevoli riflessi il luogo privilegiato di osservazione per la teoria dell'azione, la storia.

Quando si adopera l'espressione approccio atomistico si intende la prevalenza del particolare. Il particolare della teoria dell'azione sempre in relazione.Il sistema, nel caso della teoria dell'azione, la conseguenza di una serie di operazioni analitiche.

L'agire sociale secondo Weber

L'uomo coglie una porzione relativa di questa infinit e pertanto in gradi di comprenderla stabilendo dei punti fermi che costituiscono di volta in volta i significati degli eventi. Gli eventi sono allora comprensibili nella misura in cui loro attribuito un significato. Tutte le scienze operano costruendo una rete di significati; anche la sociologia, e il veicolo tecnico per l'attribuzione di significato il linguaggio.La sociologia si interessa in maniera diretta dell'agire. In particolare importante un agire che: riferito, secondo il senso soggettivo di chi agisce, all'atteggiamento di altri;

condeterminato nel suo corso da questo riferimento dotato di senso;

pu essere spiegato in modo intelligibile in base a questo senso soggettivamente intenzionato.

L'agire sociale pu essere orientato in vista dell'atteggiamento non solo presente, ma anche passato o previsto per il futuro di altri.L'imitare da parte di un soggetto l'agire di un altro non produce un agire sociale, se l'imitazione semplicemente passiva, senza una presa di coscienza evidente in riferimento all'agire imitato.Weber introduce la tipologia dell'agire sociale, fondata sulle ragione per cui uno agisce in un determinato modo:agire sociale determinato in modo razionale rispetto allo scopo;

agire determinato in modo razionale rispetto al valore: basato sulla fede in un valore assoluto e incondizionato, prescindendo dalla considerazione di qualsiasi conseguenza;

agire determinato affettivamente: sostenuto da eccitamenti di qualche tipo e passioni;

agire determinato tradizionalmente: fondato su abitudini di qualsiasi genere.

Nessuna delle quattro forme di agire si trova allo stato puro nella realt.Lo schema di base dell'agire sociale la relazione sociale: definita da Weber come un comportamento di pi individui. La relazione sociale consiste esclusivamente nella possibilit che si agisca socialmente in un dato modo, quale che sia la base su cui riposa tale possibilit. Concettualmente si esige un minimo di relazione reciproca degli attori in causa, mentre il contenuto della relazione pu essere variabile.

Una relazione sociale pu essere transitoria o duratura: dipende dalla frequenza con la quale ricorre un certo atteggiamento corrispondente al senso intenzionato; una relazione sociale pu mutare.

Weber elabora altre nozioni: come quella di uso, definito come una relazione sociale in cui ricorra una continuit di disposizione dell'agire sociale determinata dalla semplice consuetudine; di costume, quando l'agire sociale poggia su un'acquisizione da lungo tempo; di ordinamento legittimo, allorch l'agire sociale orientato in base alla rappresentanza viva e operante nei soggetti agenti della sussistenza di un ordinamento legittimo.Elabora inoltre la nozione di comunit, di associazione e di gruppo.

Weber registra un'affermazione sempre pi decisa della razionalit rispetto allo scopo. Che cosa significa praticamente razionalizzazione crescente? Significa sempre pi accentuata differenziazione nelle attivit e sempre pi sistematica estensione a tutte le attivit del rapporto mezzi/fini progressivamente perfezionato nella sua adeguatezza: dunque potenza crescente della ragione come strumento di dominio del mondo fisico e umano.La razionalizzazione progresso? Weber piuttosto critico riguardo alla nozione stessa di progresso. Il progresso sintomaticamente progresso nelle tecniche. il potenziamento e miglioramento degli strumenti per fini voluti.

Pareto: azione logica e non logica

Pareto intende cogliere le uniformit del comportamento che si celano al di l delle fantasie. Sono pertanto sintomi di qualcosa: e Pareto attraverso questi sintomi intende risalire ai nuclei stabili dell'agire umano.Occorre partire dall'osservazione degli elementi dell'azione dell'uomo e classificarli con operazioni analitiche analoghe a quelle del chimico.

In linea generale le azioni degli uomini si distinguono in due categorie: le azioni logiche e le azioni non logiche. Le azioni logiche sono le azioni che uniscono logicamente i mezzi al fine non solo rispetto al soggetto, cio non solo soggettivamente ma oggettivamente; le azioni non logiche non hanno questo carattere, ma ci non vuol dire che siano illogiche. Le azioni si distinguono in logiche, non logiche, illogiche.Mentre le azioni logiche sono il risultato di un ragionamento, quelle non logiche hanno origine fondamentalmente da uno stato psichico. Poich le azioni concrete sono sintetiche, si presentano come mescolanze di elementi logici e non logici e talvolta gli elementi logici precedono quelli non logici e viceversa.Pareto stabilisce una distinzione: tra un elemento costante a ed un elemento variabile b , la parte a corrisponde direttamente ad azioni non logiche. La parte b la manifestazione del bisogno di logica che ha l'uomo.La parte a il principio che esiste nella mente dell'uomo, la parte b sono le spiegazioni, le deduzioni di questo principio. L'elemento a corrisponde forse a certi istinti dell'uomo. L'elemento b corrisponde al lavoro della mente per rendere ragione dell'elemento a. La parte a definita, proprio per il suo essere costante, residuo, la parte b invece derivazione.

Sia i residui che le derivazioni possono essere divisi in classi, genere e specie, ed quindi possibile dare loro un ordine. Pareto allora distingue e discute sei classi di residui:istinto delle combinazioni;

persistenza degli aggregati;

bisogno di manifestare con atti esterni i sentimenti;

residui in relazione alla socialit;

integrit dell'individuo e delle sue dipendenze;

residuo sessuale;

L'istinto delle combinazioni esprime l'inclinazione a collegare, mettere insieme idee e cose.La persistenza degli aggregati indica che certe combinazioni formano un aggregato di parti strettamente congiunte. Il bisogno di manifestare con atti esterni i sentimenti connesso con la potenza di certi stati d'animo i quali obbligano ad operare e comunicare, ossia a produrre movimenti significativi nello spazio e nel tempo. La classe dei residui in relazione con la societ comprende i residui che spingono gli uomini a non vivere isolati ma con gli altri, creando molteplici forme di vita comune e di comunicazione.I residui riguardanti l'integrit dell'individuo e delle sue dipendenze esprimono l'esigenza di difendere la propria vita e i propri averi a di accrescerne in quantit e in qualit. Il residuo sessuale opera prepotentemente nella razza umana.Bench tutti questi residui siano rilevanti per l'equilibrio sociale, Pareto finisce col dare un ruolo preponderante ai residui delle prime due classi: quelli di combinazione e quello della persistenzadegli aggregati. Ma i residui non operano se non attraverso le derivazioni, le quali esprimono l'esigenza propriamente umana di offrire spiegazioni plausibili. Ora se il bisogno di ragionare che l'uomo prova fosse soddisfatto solo con ragionamenti logico-sperimentali, non vi sarebbero derivazioni; poich ci non accade nascono le derivazioni: le quali occupano la regione intermedia tra il puro agire dell'istinto e le teorie logico-sperimentali.

L'equilibrio sociale dipende da un'interazione tra individui depositari di residui e capaci di derivazioni: ma vi sono individui che hanno indici pi elevati nel loro ramo di attivit e formano la classe eletta e individui meno dotati che formano quella non eletta; la classe eletta a sua volta esprime individui che direttamente o indirettamente hanno parte notevole nel governo e questi formeranno la classe eletta di governo. Circolazione delle lites.

Come si determina lo stato di equilibrio?L'equilibrio st nelle giuste proporzioni tra i due residui principali. Nell'interpretazione della storia, Pareto d di nuovo grande rilievo alle lites e a due residui in particolare: l'istinto delle combinazioni e la persistenza degli aggregati.La storia non la fanno, per Pareto, tutti gli individui, ma alcuni di essi: non la massa ma le classi elette.Pareto parla di un andamento ondulatorio della storia, la cui molla la circolazione delle lite: le quali sono nello stesso tempo responsabili del mutamento e dell'organizzazione del sistema sociale.

LA CONCEZIONE MATERIALISTICA

La teoria che fa capo a Karl Marx fa valere, anzich l'idea della continuit, quella della rottura. Il concetto stesso di sistema sociale perde qualsiasi indole matematica e si rivela come una proiezione simbolica della vocazione alla stabilit che caratterizza tutta la sociologia. L'accento posto decisamente sulla questione del conflitto sociale, considerato come la forma del processo sociale che rende improbabile la nozione di sistema.

Il materialismo storico: Marx, Engels e Proudhon

Il rapporto elementare da cui parte Marx quello tra l'uomo e la natura come ambiente dell'uomo; la natura si presenta come oggetto o strumento di lavoro, inteso come l'attivit mediante la quale l'uomo crea valori d'uso, soddisfa i propri bisogni.Il primo dato incontestabile della storia l'esistenza di individui umani viventi; il secondo passo quello di capire in che consiste la loro esistenza vivente, ossia esaminare l'organizzazione fisica di questi individui e il rapporto tra essi e il resto della natura.

Vi un'interdipendenza necessaria tra il lavoro e l'attivit vitale: la quale oggetto del volere e della coscienza dell'uomo.

Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto ci che si vuole; ma essi cominciano a distinguersi dagli animali quando cominciano a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che condizionato dalla loro organizzazione fisica. Producendo i loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale.

La natura rispetto all'uomo, suo corpo inorganico, per due ragioni: perch la natura immediato alimento dell'uomo e perch materia, oggetto e strumento dell'attivit vitale dell'uomo.Ma se vi questa distinzione tra uomo e natura, l'uomo non estraneo alla natura.Vi quindi una dialettica tra l'uomo e la natura, in cui i termini si distinguono, ma non sono separati, interagiscono l'uno con l'altro. Il risultato di questa dialettica la produzione dell'esistenza fisica degli individui.

Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volont, in rapporti di produzione che corrispondono ad un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L'insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della societ, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica, alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale.

La struttura condiziona la sovrastruttura. Marx infatti spiega come segue il mutamento, ossia il divenire dei fatti nel tempo:a un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della societ entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cio con i rapporti di propriet dentro i quali tali forze per l'innanzi si erano mosse. Questi rapporti si convertono in loro catene. E allora subentra un'epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si convolge pi o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura.

La produzione delle idee, delle rappresentazioni, della coscienza, in primo luogo direttamente intrecciata all'attivit materiale e alle relazioni materiali degli uomini, linguaggio della vita reale. Le rappresentazioni e i pensieri, lo scambio spirituale degli uomini appaiono qui ancora come emanazione diretta del loro comportamento materiale. Ci vale allo stesso modo per la produzione spirituale. Sono gli uomini i produttori delle loro rappresentazioni, ma gli uomini reali operanti, cos come sono condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e delle relazioni che vi corrispondono fino alle loro formazioni pi estese.

Non la coscienza che determina la vita , ma la vita che determina la coscienza. Questo il materialismo storico: materialismo perch si parte dalle condizioni materiali dell'esistenza e storico perch si considerano gli individui reali nel loro tempo realmente vissuto.

Presupposti del materialismo storico sono dunque gli uomini nel loro processo di sviluppo. La scienza reale e positiva comincia laddove cessa la speculazione astratta. Si lascia perdere la ricerca di una verit assoluta che astrattamente e da ogni individuo non pu essere mai raggiunta e si da la caccia alle verit relative accessibili per la via delle scienze positive e della sintesi dei loro risultati a mezzo del pensiero dialettico.

L'attenzione verte decisamente sull'analisi del processo storico come divenire degli uomini in condizioni determinate, a partire dai bisogni pi elementari. Infatti per poter fare storia gli uomini devono prima di tutto essere in grado di vivere e vivere significa mangiare, bere etc...: allora la prima azione storica la creazione dei mezzi per soddisfare questi bisogni.Ma immediatamente conseguente a questo punto l'altro: il primo bisogno soddisfatto, l'azione di soddisfarlo e lo strumento gi acquistato in questo soddisfacimento portano a nuovi bisogni, si creano pertanto situazioni nuove e si moltiplicano i bisogni; il terzo rapporto che interviene fino dalle prime origine dello sviluppo storico che gli uomini i quali rifanno ogni giorno la propria vita, cominciano a fare altri uomini, a riprodursi; il rapporto fra uomo e donna, fra genitori e figli: la famiglia.

I rapporti di produzione sociale nella storia

Il corso della storia dunque condizionato dallo sviluppo dei rapporti sociali di produzione; i quali possono essere misurati secondo un metro reale, la divisione del lavoro.

La storia molto pi complessa e la divisione del lavoro ha significati molto precisi. Essa, poich implica la ripartizione ineguale sia per quantit che per qualit del lavoro e dei suoi prodotti, ha per lo meno due manifestazioni pratiche: le forme di propriet e la conseguente lotta delle classi.

La divisione del lavoro indica le diverse posizioni degli individui nel processo di produzione e i diversi potenziali di controllo di cui dispongono nella distribuzione delle risorse e, per questo, divide gli uomini: appunto in classi, disposte in maniera gerarchica rispetto al processo di produzione e al possesso dei mezzi di produzione. possibile distinguere alcuni stadi della divisione del lavoro, corrispondente ad altrettante epoche della storia.La prima forma di propriet la propriet tribale, in cui la gente vive di caccia, di pesca, di allevamento del bestiame. La divisione del lavoro tuttavia poco sviluppata ed una specie di prolungamento della divisione del lavoro della famiglia.La seconda forma la propriet della comunit antica e dello Stato che ha origine dall'unione mediante patto o conquista di pi trib in una citt: esiste la propriet della comunit, ma comincia a svilupparsi la propriet privata. La divisione del lavoro abbastanza cospicua e troviamo l'antagonismo tra citt e campagna, tra stati che sono portatori degli interessi della citt o della campagna e all'interno delle singole citt il contrasto tra industria e commercio marittimo. completamente sviluppato il rapporto di classe tra cittadini e schiavi.La terza forma la propriet feudale o degli ordini, tipica del Medio Evo.

Da una parte dunque abbiamo la propriet fondiaria e il lavoro servile e da un'altra un piccolo capitale artigiano e il lavoro dei garzoni. Sia l'una che l'altra forma di propriet affondavano le radici nelle ristrette condizioni della produzione, con una divisione del lavoro limitata.

La quarta fase della propriet e della divisione del lavoro quella borghese-capitalistica. Ci avviene lentamente, in concomitanza con il fiorire della manifattura. Con la manifattura le varie nazioni entrano in concorrenza e il commercio inizia ad avere importanza politica.Con la manifattura fu introdotto un diverso rapporto fra lavoratore e datore di lavoro. C' un rapporto di denaro fra lavoratore e capitalista.

Il capitale

la societ assume un significato preciso: essa comprende tutto il complesso delle relazioni materiali fra gli individui all'interno di un determinato grado di sviluppo delle forze produttive.La base e la potenza su cui poggia questa societ il capitale: il capitale rapporto sociale tra persone mediato da cose, la cui prima forma fenomenica il denaro. Il modo di produzione capitalistico si presenta come un'immensa raccolta di merci e la merce in primo luogo un oggetto esterno, una cosa che mediante le sue qualit soddisfa bisogni umani di qualsiasi tipo.Qui la radice del suo valore d'uso. Ma la merce non ha solo valore d'uso ma anche valore di scambio, che almeno in prima istanza si rivela come il rapporto quantitativo, la proporzione nella quale valori d'uso di un tipo sono scambiati con valori d'uso di altro tipo.

Ora, esiste una circolazione immediata o semplice delle merci, che consiste nel vendere per comprare. In questo caso la merce M passando attraverso il denaro D che ne realizza il prezzo, approda ad un'altra merce M, in un ciclo che vede la merce come punto di partenza e di arrivo: M-D-M. Si scambiano merci differenti perch i produttori non sono in grado di produrre ogni cosa per s: in primo piano il valore d'uso della merce. Da questo processo il denaro costantemente allontanato dal suo punto di partenza, e non vi ritorno ad esso; funziona soltanto come mezzo di compra-vendita.

Ma esiste un'altra forma di circolazione che si esprime nel ciclo D-M-D. In questo caso si compera per vendere: ed qui che il denaro si trasforma in capitale. Come accade? Sarebbe assurdo comperare per rivendere al solito prezzo: si compera per rivendere ad un prezzo superiore e realizzare un profitto. La formula allora D-M-D2; dove D2=D+D, cio alla somma di denaro anticipata, pi un incremento. Questo incremento il plusvalore: il valore iniziale si valorizza aumentando la sua grandezza.

Nel ciclo M-D-M abbiamo uno scambio di equivalenti, nel ciclo D-M-D2 uno scambio di non equivalenti. Il plusvalore deve essere ricercato nella sfera stessa della produzione: il plusvalore deriva al produttore capitalista dal lavoro non remunerato al lavoratore, di cui egli si appropria.Il capitalista non ricompensa il lavoratore per tutto quanto riesce a produrre ma per una pozrione di esso, corrispondente al costo dei mezzi della sua sussistenza e della sua riproduzione, incamerando per s la differenza. Il plusvalore deriva da un'eccedenza quantitativa del lavoro, il risultato del pluslavoro.

La societ borghese

il principio esplicativo della storia la lotta delle classi.La situazione odierna si caratterizza per il conflitto tra due classi, quella borghese e quella proletaria. La borghesia ha avuto nella storia una funzione altamente rivoluzionaria e ha mostrato per prima cosa possa l'attivit umana.La borghesia, dove giunta al potere, non ha lasciata tra uomo e uomo altro vincolo che il nudo interesse; ha ridotto i rapporto di famiglia a semplici rapporti di denaro.Nella attuali circostanze l'attivit umana non libera, lavoro alienato: aliena l'uomo proprio dal genere e dalla natura. L'altro considerato solo sotto l'aspetto dell'utilit.Il fondamento di questa alienazione non va ricercato in un rapporto con la divinit ma in quello con l'altro uomo.

La borghesia destinata a perire: per le sue contraddizioni interne, per la concorrenza spietata tra capitalisti, per le crisi cicliche di produzione, per il rafforzamento sicuro, anche se discontinuo, della classe operaia, sempre pi cosciente di se stessa e della sua forza.Una volta che la societ borghese abbia concluso con la sua parabola storica, e saranno stati aboliti i rapporti di produzione e le forme di propriet borghesi, un'altra forma di societ sar realizzata: quella comunista. Artefici ne saranno i proletari. Se il proletariato, nella lotta contro la borghesia, trasforma se stesso in classe dominante e, come tale, distrugge i vecchi rapporti di produzione, esso abolisce anche le condizioni di esistenza dell'antagonismo di classe e le classi in generale, e quindi anche il suo proprio dominio di classe. Una societ del tutto nuovo vedr la luce: e questo sar il quinti stadio dello sviluppo umano, un'epoca di totale emancipazione.

COMUNIT E SOCIET

Il paradigma di Tonnies

Per Tonnies la comunit uno stato originario o naturale omogeneo nonostante tutte le separazioni empiriche tra individui o gruppi, che affonda le radici nel legame strutturale con la vita vegetativa e ha tre manifestazioni fondamentali: il rapporto madre-bambino, il rapporto uomo-donna come coniugi, il rapporto tra coloro che si riconoscono fratelli e sorelle o figli della medesima madre. A tali manifestazioni se ne aggiungono altre, come la parentela, il vicinato, l'amicizia. Ci che caratterizza queste relazioni la comprensione: un modo di sentire comune e reciproco. La comprensione rappresenta la particolare forza che tiene insieme gli uomini come membri di un tutto. Tale comprensione riposa su un'intima conoscenza reciproca.Essa perci tanto pi probabile quanto maggiore la somiglianza di costituzione e di esperienza.La comunit presuppone un vincolo durevole col campo e con la casa e un'economia domestica indivisa.

La societ si identifica in una cerchia di uomini che, come nella comunit, vivono e abitano pacificamente l'uno accanto all'altro, ma che sono essenzialmente separati.Nella societ ognuno sta per conto proprio e in uno stato di tensione con tutti gli altri. I campi di attivit e di potenza sono nettamente delimitati tra loro.Il legame naturale che c'era nella comunit si spezza nella societ; e perch possa sussistere una vita collettiva bisogna crearne un altro, artificiale.L'anima di questo legame lo scambio, una grandezza che permette un terreno comune di intesa fra i soggetti.

Il mondo frantumato e bisogna ricomporlo attraverso la ragione: distaccatasi dalla natura, la ragione cerca di dominarla. Perduta la sua unit originaria, tutto l'ambiente diventa fluido e incerto; la ragione deve renderlo stabile. Vi provvede inventando il diritto e lo stato.Nel suo ambito ogni persona tende al proprio vantaggio e afferma gli altri soggetti solamente in quanto e finch essi la possono favorire. Il rapporto di tutti verso tutti pu essere concepito come un rapporto di ostilit potenziale, contro cui tutti quegli accordi delle volont spiccano poi come altrettanti trattati e conclusioni di pace.

La societ una condizione in cui ognuno commerciante. Lo scontro cruciale comunque tra capitalisti e produttori: i commercianti o capitalisti sono i padroni e sovrani naturali della societ. Secondo questa interpretazione i non-capitalisti sono essi stessi simili a strumenti inerti.Tonnies propende per quella condizione comunitaria in cui vige il rapporto immediato fra l'uomo e le cose.

Solidariet meccanica e solidariet organica

Durkheim parte dalla semplice constatazione del fatto che gli uomini stanno insieme; e se stanno insieme ci significa che vi tra di loro un vincolo di solidariet. Ma questo vincolo di solidariet varia nel tempo: Durkheim distingue essenzialmente due tempi: quello delle societ inferiori o primitive e quello delle societ superiori.Alle prime corrisponde la solidariet meccanica, alle seconde la solidariet organica. La solidariet meccanica -meccanico sarebbe sinonimo di immediato, spontaneo- espressa da un tipo sociale segmentario e si realizza a causa e attraverso la somiglianza e l'uniformit.Gli uomini, nelle societ inferiori, sono organizzati in gruppi ristretti con scarsi contatti reciproci ma dotati di una grande compattezza interna: con gli stessi modi di vedere e di sentire. Vi pertanto una forte coscienza collettiva che conserva l'unit e la coesione: tutti fanno ci che serve per le esigenze quotidiane e la divisione del lavoro molto limitata.Ma da questo stato di cose primordiale, si perviene a nuove forme di convivenza, dove appunto prevale la solidariet organica.

La struttura delle societ completamente diversa: esse sono costituite da un sistema di organi differenti, ognuno dei quali ha un compito specifico. Gli elementi sociali sono coordinati e subordinati reciprocamente intorno al medesimo organo centrale. Ecco spiegato il senso della solidariet organica, quella di un organismo composto da varie parti che collaborano all'armonia del tutto. E queste sono le societ moderne, complesse e superiori.

Durkheim descrive il processo che ha condotto a queste societ indicando i fattori fondamentali del mutamento: la densit materiale, ossia demografica, e la densit morale, ossia dei rapporti intrasociali e intersociali.Questi due fattori mettono in moto una potente molla, quella della divisione del lavoro.La solidariet organica un prodotto necessario della divisione del lavoro; nella solidariet organica gli individui sono aggruppato in base alla natura specifica dell'attivit sociale alla quale di consacrano. Il loro ambiente naturale quello professionale.Mentre le societ inferiori sono caratterizzate dalla rigidit dei quadri sociali, le societ superiori sono societ mobili: regredisce la coscienza collettiva e ha il sopravvento quella individuale; la religione cono copre pi ogni angolo della vita e subentrano meccanismi formali a regolare le condotte.

Durkheim, al contrario di Tonnies, propende per una valutazione positiva della societ dove l'individuo pu meglio affermare le sue prerogative.

MASSA ED LITE

Continuit e discontinuit

La massa moltitudine, i pi. Quindi bisogna inserire necessariamente l'altro termine, i pochi, l'lite. Naturalmente i pochi hanno qualcosa in pi rispetto alla massa: sono pertanto per qualche ragione, qualit individuali o fortune contingenti, privilegiati.

In generale, una necessit oggettiva e razionale allo stesso tempo, vuole che i pochi non rimangano inattivi; implica anche il fatto, ossia la conseguenza pratica e del tutto immediata del dominio dei pochi sui molti. I governanti sono l'lite, i governati la massa.

Naturalmente questa prospettiva contrasta con tutte quelle teorie che affermano la necessit che debbano essere i molti e non i pochi a governare.Per Mosca, per Pareto, per Michels e per tutti gli altri teorici dell'lite sono appunto le lites, che nel loro ricambio e nella loro dinamica, fanno la storia, dirigendo gli avvenimenti o organizzando di volta in volta e per tutti il tessuto sociale. E bisogna dire che talvolta questo punto di vista si restringe ulteriormente: fino a stabilire che sono solo pochi grandi individui -una specie di super lite- a segnare le tappe fondamentali del cammino del genere umano.Naturalmente nell'ambito di un pensiero accentuatamente aristocratico, fermo alla convinzione per la quale l'lite a dominare il mondo, che si vedono quanti non appartengono all'lite come massa informe.

Disponendo l'lite delle possibilit di accesso alle informazioni e ai linguaggi, ha per questo ottime possibilit in pi di controllo della massa.

stato osservato che la massa cresce con la rivoluzione industriale e l'urbanizzazione: ossia crescono numericamente gli individui che vanno ad ingrossare le file della massa. Ma la massa concepita come massa tout court comincia poi a caratterizzarsi in maniera precisa e diventa le masse: masse operaie e contadine. Tali masse assumono poi nome collettivo, il proletariato, e si trasformano concettualmente in una classe.

E accade una cosa singolare. Accade che come ultima espressione del pensiero elitistico, si pervenga a pensare all'irreparabile fine della civilt per effetto dell'avvento delle masse che avanzano travolgendo ogni cosa e impossessandosi di tutto con grossolana prepotenza.

La societ di massa

Nel concetto di societ di massa si trovano ad operare le ambiguit della nozione di massa e le generalit relative alla nozione di societ.

Nonostante tutto si possono distinguere alcuni paragrafi all'interno del capitolo societ di massa.

Aumento demografico e industrializzazione. Un punto importante costituito dall'aumento della popolazione mondiale.La distribuzione geografica della popolazione interna ai singoli paesi subisce un notevole cambiamento rispetto all'epoca preindustriale e, per effetto dell'agglomerazione urbana, diventa pi squilibrata, con conseguenze di varia natura. La societ di massa non pensabile se non si prende in considerazione il fenomeno demografico nelle sue relazioni con i processi di industrializzazione, di urbanizzazione, e infine di terziarizzazione.

Produzione di massa. Lo sviluppo dell'industria ad una produzione di massa: che significa produzione di beni in grande quantit secondo modalit tipiche. La produzione fortemente specializzata, altamente meccanizzata.La divisione del lavoro aumenta e aumenta la divisione dello spirito; la produzione di massa, nel senso pi generale, produzione di masse.

Egualitarismo. Nelle societ di massa si assiste ad una omologazione crescente: tendono a scomparire in ogni ambito le differenze. Ogni possibile distinzione provoca nuova indistinzione: sicch, nella societ di massa, qualsiasi tentativo di eterogeneit, alla fine, precipita nell'omogeneit. Ha luogo una specie di eguaglianza oggettiva.

Il dibattito qualitativo sulla societ di massa riguarda per la verit il punto: se gli uomini sono o possono essere pi liberi o pi schiavi. O sulla compatibilit tra societ di massa e democrazia.

CULTURA

L'accezione allo stesso tempo pi comune e di pi antica origine del termine cultura quella che la identifica con il patrimonio intellettuale che stato accumulato nei secoli dai dotti e che contiene quelle acquisizioni dello spirito umano cui si conferisce il pi alto valore.Le scienze sociali gli attribuiscono un significato assai diverso: si intende per cultura l'insieme dei modi di comportarsi, delle idee e dei valori che appartengono a tutti i membri di un certo gruppo prescindendo completamente dalla distinzione fra colti e incolti.

La cultura: i due principali significativi

Il primo modo di intendere la parola cultura affonda le sue radici nella classicit greca e latina: richiama infatti il concetto greco di paideia, ovvero l'ideale della formazione integrale della personalit, un processo che si svolge lungo l'intero arco della vita.La cultura distingue aristocraticamente l'individuo colto dalla massa incolta, ma anche lo immette in una comunit di dotti. La cultura in senso classico si combina con l'idea di una societ astratta e liberata dai condizionamenti locali temporali.

La concezione moderna di Tylor invece dice che la cultura quell'insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume e qualsiasi altra capacit e abitudine acquisita dall'uomo come membro di una societ.Tylor muove da un presupposto storico-evolutivo, in base al quale reputa di poter individuare nell'organizzazione delle societ primitive la fase originaria di sviluppo dell'umanit: la fase della cultura primitiva.

Dalla cultura alle culture: la questione del relativismo

Tylor tratta sempre di cultura al singolare; a suo avviso, infatti, la cultura primitiva si presenta con analoghi caratteri in tutti i popoli e lo sviluppo culturale segue un unico percorso (evoluzione unilineare). Tale presupposto legittima lo studioso a istituire rapporti di corrispondenza tra popoli diversi che si trovano nella stessa fase evolutiva.

Franz Boas polemizza contro la teoria dello sviluppo unilineare, sostenendo la necessit di studiare ciascun gruppo umano nel suo particolare contesto storico. Altri grandi maestri come Bronislaw, Malinowski, studiano le culture, al plurale, ritenendo che ognuna di esse sia caratterizzata da un insieme di elementi che la rendono unica e che le trasformazioni cui ciascuna va incontro nel corso del tempo siano irriducibili a uno schema ordinario di sviluppo.Porre l'accento sulle pluralit delle culture conduce Boas a dare con la sua opera un contributo determinante alla formulazione e all'applicazione del principio del relativismo culturale, che per questo autore in primo luogo un principio di metodo: per poter comprendere la cultura di un popolo nella sua complessit e nei tratti che sono a essa peculiari e che la rendono unica, necessario analizzarla metodicamente e riferire ogni suo carattere al contesto in cui appartiene.Boas non sostiene che le diverse culture siano assolutamente incompatibili tra loro, ma convinto che un eventuale confronto potr essere fatto solo dopo che ognuna sia stata studiata per se stessa in maniera esauriente.

I confini della cultura

Un'importante sollecitazione venuta dalle ricerche sui fenomeni di acculturazione; per necessario procedere ad alcuni chiarimenti preliminari relativi ai contenuti concettuali del nostro oggetto, all'interno delle scienze sociali.Ci che appare essenziale in una cultura diventa cos quella che potremmo chiamare la sensibilit condivisa, intessuta di simboli e di valori.

I simboliIl termine simbolo deriva dal sostantivo greco symbolon. Si afferma l'uso di questa parola per designare una relazione di rinvio, in cui un elemento sta per un altro, ovvero si riferisce a esso, in qualche modo lo evoca. equivalente o sinonimo di segno. La capacit di produrre segni si sviluppata enormemente nel corso dell'evoluzione della nostra specie e si espressa in modo eminente nel linguaggio.L'attivit simbolizzatrice consente non soltanto di dare un nome a ci di cui si fa esperienza, ma anche di organizzarlo e quindi di costituirlo come tale, rendendolo prima di tutto pensabile e poi comunicabile. la capacit semiotica, ovvero simbolica, umana che rende possibili i miti, le credenze e i racconti , le religioni.

Il simbolismo caratterizza dunque anche gran parte delle azioni e dei prodotti umani di natura non strettamente linguistica.

I simboli devono essere interpretati. Ci tanto pi vero per quegli autori che intendono il termine simbolo e i suoi derivati in un senso pi specifico: il simbolo costituisce un tipo particolare di segno, caratterizzato dalla presenza di una qualche forma di analogia tra simbolizzante e simboleggiato e da una fondamentale vaghezza di significato. Invece di rappresentare un singolo referente, il simbolo rimanda a una variet di contenuti, connota, suggerisce, evoca.

I valoriIl valore rappresenta l'unit dinamica della cultura, quindi il fattore propulsivo che emancipa l'uomo da condizionamenti della natura per vincolarlo agli scopi emergenti dal processo storico e che risultano leciti, attraenti e meritevoli di essere perseguiti.

Simboli e valori appartengono rispettivamente alla sfera descrittiva e alla sfera normativa della cultura, fatta di norme, precetti religiosi e morali, valori etici ed estetici. Secondo molti autori c' no stretto legame tra valori e identit personale e collettiva. chiaro in questo esempio il ruolo dei valori nell'orientare l'agire sociale, fornendo una motivazione ai comportamenti dei singoli attori sociali e indirizzando le loro scelte.

La cultura materialeAnche gli oggetti materiali di produzione umana sono considerati da molti studiosi una parte integrante della cultura di ogni societ, in quanto essi recano l'impronta della visione del mondo che propria di chi li ha prodotti e di chi li usa e dunque sono portatori di significato: rappresentano idee, credenze, valori morali o estetici e nel loro insieme costituiscono la cultura materiale.

Cultura e significatiCi che i simboli, i valori, gli oggetti prodotti all'interno di una cultura hanno in comune dunque la loro capacit di evocare significati.

Cultura e societ

Anche nella letteratura sociologica contemporanea simboli, valori e artefatti compaiono tra i costituenti di base della cultura. Alcuni studioso escludono invece i comportamenti.Cultura e societ sono due modi differenti di analizzare lo stesso oggetto, l'esperienza umana, mettendone in primo piano l'aspetto espressivo (cultura), oppure l'aspetto relazionale (societ). In questa prospettiva, lo stesso fenomeno pu essere analizzato sia in quanto culturale, cio in quanto esprime un significato socialmente condiviso, sia in quanto sociale, cio facendo riferimento ai modelli dell'interazione socialequali rapporti intercorrono tra cultura e societ? Paradigma del materialismo storico e del paradigma organicista-funzionalista. Al di l delle notevoli differenze esistenti, tra questi due paradigmi, quello che li accomuna un presupposto di carattere estremamente generale: la cultura riflette la societ. Cio soprattutto la societ a esercitare un'azione causale, o comunque a influenzare la cultura.La teoria dell'azione, invece, sottolinea il ruolo determinante che le idee e i valori possono avere nell'indirizzare il processo storico. Questo modello interpretativo mette in evidenza il fatto che in molte circostanze pu essere la societ a riflettere la cultura.

Durkheim pensa che l'intera cultura con tutti i suoi simboli finisce per essere una rappresentazione della societ, funzionale al mantenimento dell'unit sociale.

Natura e cultura

Un importante rapporto che dobbiamo ora prendere in esame quello tra natura e cultura. Sia in senso classico che in senso moderno, infatti, la cultura un intervento che modifica la natura umana.La cultura, in quanto trasforma, separa e distingue: nell'accezione classica, distingue i colti dagli incolti, in quella moderna, gli esseri umani dagli animali.La contrapposizione tra natura e cultura equivale a quella tra umano e non umano, e rimanda a un'altra fondamentale dicotomia: quella tra innato (istinti, tutte le informazioni che si trasmettono geneticamente) e acquisito (le conoscenze e le abilit che si apprendono nel corso dell'ontogenesi).

Culture e differenziazione culturale

il momento di affrontare ancora due questioni: che cosa separa cultura diverse e che cosa distingue gli individui e i gruppi esistenti all'interno di ciascuna realt socio-culturale.Nelle opere delle prime generazioni di antropologi ciascuna cultura tende a essere descritta e spiegata come un tutto organico e coerente.Inoltre la cultura concepita come qualcosa che si distribuisce uniformemente all'interno della societ.L'individuo tende ad essere visto come passivo depositario della tradizione.

Acculturazione. L'acculturazione comprende quei fenomeni che si verificano quando gruppi di persone di culture diverse entrano in contatto diretto e continuo con modificazioni conseguenti nei modelli culturali di uno o di entrambi i gruppi.

Le ricerche dimostrano che non esistono culture pure, che non hanno mai fatto esperienza di influenze dall'esterno. Ogni cultura continuamente in corso di trasformazione, si parla piuttosto di processi culturali.Oggi dunque la cultura viene vista come un'entit dinamica, n perfettamente coerente n omogenea: gli elementi che la compongono provengono infatti da tante fonti diverse e per questo non sono mai totalmente integrati tra loro.

IDEOLOGIA

l'ideologia termine oggi assai diffuso e che raccoglie sotto un'unica etichetta diverse manifestazione della produzione intellettuale.La storia dell'ideologia la storia degli usi sociali del concetto. riconducibile a pochi radicali passaggi concettuali che ne riassumono storicamente gli sviluppi: l'ideologia si lega ai concetti di falsificazione, di contraddizione/antagonismo, di razionalizzazione.L'ideologia si trova spesso coniugata a termini come scienze e potere; si lega alla scienze in quanto modalit per giungere alla verit, coniugandosi invece al potere con una funzione legittimante nel confronti di quest'ultimo.

La prima fase del pensiero ideologico: de Tracy, gli illuministi e Napoleone

Il termine ideologia viene coniato in ambito culturale francese da Destutt de Tracy ad indicare la dottrina delle idee che vanno riportate alla loro origine sensoriale: l'ideologia scienza delle idee in quanto ricondotta alle sue radici sensoriale e dunque per queste scientifiche.L'ideologia assunta come una scienza che indica le regole necessarie per ottenere un pensiero rigoroso e produrre idee vere.Il significato attribuito da de Tracy al temine viene presto superato ed oggi del tutto obsoleto. Il superamento avviene per le valenze politiche, legate alle questioni del potere.

In Napoleone il concetto assume una connotazione di tipo negativo per questioni di uso politico.

Per gli Illuministi la critica della scienza si pone come via alla scienza dai marcati tratti razionalistici, dunque come discordo critico che intende giungere alla verit attraverso la critica delle deformazioni del pensiero insite nell'uomo.Nella sua stagione illuminista l'ideologia si lega alla psicologia dell'interesse, ovvero ha connotazioni individualistiche.Il pensiero ideologico pensiero distorto perch la distorsione connaturata all'uomo. L'ideologia si pone come velo tra la ragione e la realt, velo che va squarciato per giungere a cogliere l'essenza dei fenomeni.La Ragione, secondo gli illuministi, ostacolata nel suo cammino verso la vera conoscenza dagli interesse di dominio, rappresentati in particolare modo dalla Chiesa e dalla nobilt. L'ideologia vista come uno strumento in mano ai potenti per tenere sottomesse le masse.

Nell'interpretazione di Bacone alla falsificazione, di tipo naturale, si aggiunge l'elemento della contraddizione: la mente cattiva che produce false rappresentazioni e la mente buona che va portata alla luce. Con gli Illuministi l'ideologia attaccata come una distorsione della realt operata dagli uomini, distorsione scientemente utilizzata dalle lites dominanti per tenere sottomesse le masse.La Ragione deve liberarsi di questo velo per attingere alla vera realt.

L'ideologia da falsa coscienza a problema gnoselogico: Marx e Manheim

Con Karl Marx l'ideologia diviene oggetto di critica in quanto inevitabile autoinganno della coscienza, derivato da una determinata struttura della societ: l'ideologia si rivela un'arma attraverso la quale la classe borghese mantiene lo status quo e propaganda le magnifiche sorti e progressive dell'era borghese stessa.

Nel mondo capitalistico, secondo Marx, l'ideologia diviene una realt che assume vita propria, e da cui dipende la realt sociale.In Marx l'ideologia diviene fatto storico, che in una prima fase, aggiungendosi alla realt sociale ne maschera gli effettivi meccanismi di potere e dominio; e, in una seconda fase, diviene intrinseca alla realt sociale stessa e contribuisce a rappresentare come naturale un modo di produrre legato al rapporto di sfruttamento del capitalista sull'operaio.Anche per Marx l'ideologia ha i caratteri della falsificazione, della razionalizzazione, della contraddizione, ma egli le innesta sulla sua teoria della lotta delle classi.In Karl Manheim l'ideologia assume connotati meno politici e pi legati alla teoria delal conoscenza. O meglio alla sociologia della conoscenza. L'ideologia diviene una determinazione sociale del pensiero.Con Manheim l'ideologia si fa problema culturale, e da strumento di lotta politica si trasforma in oggetto di indagine scientifica.La conoscenza oggettiva della realt possibile solo grazie all'autocontrollo del soggetto conoscente fondato sulla sociologia del sapere.

La teoria dell'ideologia ha svolto, secondo Manheim, il compito di: smascherare gli inganni e le mistificazioni che sono presenti negli interessi dei gruppi, in particolare dei partiti politici.Manheim distingue tra ideologia parziale e ideologia totale. La prima indica la connessione che certi individui mostrano di avere tra il loro valori e i loro interessi.L'ideologia totale invece quella che coincide con un sistema globale della realt che cerca di trasformare l'intero modo di vivere.Con Manheim l'ideologia torna ad ancorarsi a una dimensione individuale.

La Scuola di Francoforte: l'ideologia come manipolazione del consenso

Nelle riflessioni condotte nel Novecento dalla Scuola di Francoforte l'ideologia perde i connotati della giustificazione razionale per assumere coloritura irrazionalistica, ovvero per diventare strumento di manipolazione del consenso. L'elemento della falsificazione prende il sopravvento.

La versione di Vilfredo Pareto

In Pareto il termine ideologia assume i connotati di uno pseudoragionamento, di una razionalizzazione a posteriori profondamente radicata negli individui. Pareto riprende il concetto di falsificazione e razionalizzazione e attenua molto quello di antagonismo.

La fine delle ideologie

Gi dagli anni '50 avanza la tesi della fine delle ideologie. La tesi sembra legarsi alla fine delle grandi narrazioni, delle visioni onnicomprensive del mondo, delle ideologie totali e alla crisi delle religioni politiche.

LA TEORIA SOCIOLOGICA COME TEORIA SISTEMICA: PARSONS E LUHMANN

L'azione sistemaLe azioni degli individui sono gli elementi di base dell'ordine sociale, il quale si fonda sulla stabilizzazione dell'interazione tra attori. Tale stabilizzazione interviene nell'azione stessa e procede tramite la formazione di sistemi.Oggetto della stabilizzazione sono per le aspettative degli attori. Sono infatti le reciproche aspettative che rendono sensate le azioni degli individui.

L'azione come propriet emergenteOgni azione per Parsons una propriet emergente della realt: vi un insieme di fattori che concorrono a formare la singola azione. L'analisi ha il compito di distinguere questi fattori.I fattori che concorrono a formare l'azione non possono sussistere nella realt come fenomeni autonomi. Essi hanno senso solo nella misura in cui concorrono a far emergere l'azione, ma non sono esse stesse azioni.

La struttura dell'azione sociale comincia con l'analisi del rapporto tra mezzi e fini: vi sono valori e norme che indirizzano l'attore nella selezione di mezzi e di fini, limitandone la scelta.

In questa fase del pensiero di Parsons, sistema significa dunque composizione di elementi che concorrono a formare l'azione. La prospettiva analitica di Parsons ribalta la visione tradizionale di un attore che sceglie i mezzi adatti al raggiungimento di un fine.L'azione si realizza se l'individuo in grado di distinguere mezzi e fini.

Parsons muove dal punto di vista della societ. L'attore stesso viene allora a essere un fattore dell'azione.

Azione, funzione, sistemaL'azione una propriet emergente alla quale concorrono quattro componenti analitiche, che sono al loro volta l'incrocio di due variabili. La prima distingue l'azione a seconda che essa si orienti verso l'esterno o verso l'interno, la seconda distingue l'azione nel suo intreccio di mezzi e fini, e in particolare a seconda dell'atteggiamento strumentale o consumistico: col primo si intendono i mezzi atti dell'azione, col secondo il raggiungimento di un fine.La seconda variabile, quella verticale, rappresenta l'orientamento dell'azione verso l'esterno o verso l'interno.Ai quattro vertici del quadrato, Parsons scrive le quattro funzioni fondamentali di questo schema emergente: il famoso AGIL, da leggersi in senso antiorario a partire dall'angolo in basso a sinistra.

La societ come sistema: N. Luhmann

Gli interessi di Luhmann ruotano intorno alla teoria sociologica, ma oltrepassano il suo ambito.L'assunto da cui muove Luhmann quello della potenziale universalit della teoria dei sistemi.Tra gli anni '60 e '70, Luhmann parte dunque da una costruzione teorica che vuole essere un superamento della tradizione struttural-funzionalista.Il concetto di sistemaLuhmann muove da un presupposto diverso, assumendo che il sistema sia una costruzione che nasce dal consolidarsi di una differenza: il sistema si differenzia da un ambiente.La teoria si deve chiedere come nasce questa differenziazione tra sistema e ambiente. La differenza costituisce il punto di partenza.All'origine c' dunque una concezione dinamica del sistema: esso dato dal riprodursi di una differenziazione tra il sistema stesso e il suo ambiente. Un sistema un'attivit tramite la quale lo stesso sistema si riproduce come un aggregato che si distingue da altro, cio dall'ambiente. Un sistema nasce differenziandosi da un ambiente tramite un'operazione specifica che lo riproduce costantemente. Quest'operazione mette in relazione tra loro elementi che saranno gli elementi del sistema e non dell'ambiente.

Quest'operazione il criterio della distinzione, quindi il sistema da considerarsi operativamente chiuso e autoreferenziale, poich le sue operazioni sono il risultato delle sue proprie operazioni e non generano altro che nuove operazioni.

La comunicazione e i sistemi socialiIl concetto di sistema sociale non tuttavia altro che una sorta di applicazione di questo schema concettuale generale ai fenomeni sociali, che Luhmann identifica come fenomeni di comunicazione. La comunicazione sar dunque l'operazione in grado di generare sistemi sociali. Un sistema sociale nasce quando da comunicazione si sviluppa ulteriore comunicazione.La comunicazione scambio di segni. L'oggetto della comunicazione pu essere virtualmente qualsiasi.Un'offerta comunicativa offre ad altri a