intro be yourself · yourself 2.0, ci sembra lo strumento più semplice e diretto per spiegarvi ......
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INTRO Questa breve brochure, che accompagna l’evento BE
YOURSELF 2.0, ci sembra lo strumento più semplice e diretto per spiegarvi
brevemente il senso di un momento di questo genere ed allo stesso tempo
“donarvi” i racconti che a loro volta i ragazzi e le ragazze ci hanno regalato.
Saremo brevi, promettiamo, in cambio vi chiediamo di dedicare del tempo a
questi racconti: sono per noi, e speriamo anche per voi, molto preziosi!
BE YOURSELF Essere sé stessi di questi tempi non è
così scontato né semplice, soprattutto in un mondo in cui alcune tendenze
ci spingono ad essere ciò che gli altri vogliono che siamo (la pubblicità per
esempio), troppo spesso sotto la pressione di un giudizio, “passati al setaccio”
da giurie, presunti esperti, format televisivi. Ne sono esempi lampanti i talent
show che spopolano in TV. Be Yourself è per noi quindi un tornare ai ragazzi, alle
loro situazioni quotidiane, alla loro voglia di essere ciò che sono, di raccontare
ciò che vivono, di comunicare quello che troppo spesso non sappiamo cogliere.
Be Yourself non è un giudizio sulle doti canore e musicali, sulla coordinazione
nel ballo, sul tratto artistico né sulla composizione fotografica; è piuttosto
un momento di ascolto del messaggio che con vari mezzi i ragazzi ci stanno
donando. Un messaggio che è veicolato dalle loro passioni, canali privilegiati di
espressione e di definizione di ciò che sono. Di ciò che siamo!
RACCONTI In queste pagine troverete le parole scritte
dei ragazzi; hanno raccontato la loro storia, la loro passione, a volte hanno
approfondito una loro canzone o prodotto artistico. Ma non vi anticipiamo
nulla. Vi lasciamo alla lettura: un’ultima cosa: portate a casa questi fogli,
leggeteli con calma... stasera guardate ed ascoltate i ragazzi!
Gli Educatori del CAG Naviganti
PRIMO RACCONTO | MUSICA
BLACKOUT L’idea della band nacque dall’ex bassista, Omar,
ancora nell’estate del 2008, quando espresse il desiderio di iniziare a suonare il
basso, cosa che però comincerà solo un anno più tardi.
Nei primi mesi del 2009 Cesko, chitarrista e cugino di Omar, decise di mettere in
pratica l’idea, chiedendo a Mauro, suo compagno di banco, di fargli da batterista.
Mauro aveva sempre dimostrato, nonostante fosse ed è tuttora trombettista
nella Banda di Concesio, una grandissima ed eccelsa predisposizione per il
ritmo e la batteriologia.
Il nucleo primitivo Cesko-Mauro si aggregò provvisoriamente ad un bassista
capitato lì per caso in sostituzione di Omar e ad un loro amico cantante, che li
accompagneranno per i pochi successivi mesi del 2009, durante i quali poca fu
l’attività e la produttività del piccolo gruppo.
Pausa estiva: durante l’estate 2009 Cesko conosce Erika (attuale cantante) e
tiene da parte il fatto che è anche chitarrista. Sul finire dell’estate Mauro si
fidanza con Erika, e quest’ultima entra ufficialmente nel gruppo (a cui lei stessa
darà il nome) cantando nel primo live a fine estate.
Contemporaneamente Omar corona il suo sogno: acquista un basso elettrico e,
con l’aiuto di Cesko, impara le nozioni fondamentali sullo strumento a quattro
corde e la lettura delle tab. Con molto esercizio, mentre i BlackOut si esibiscono
in altri tre live con il precedente bassista, Omar riesce in pochi mesi ad imparare
un’accettabile tecnica sul basso e a dicembre 2009, finalmente, entra con gli
altri tre in sala prove. E’ l’inizio ufficiale dei BlackOut. A questo punto, però,
Cesko necessitava di un altro chitarrista che gli dasse una mano: ed ecco quindi
la comparsa di Roberto nel gruppo (all’epoca solamente 12enne!!).
Nella primavera del 2011, compongono una canzone dedicata a Martina
Gussago che presenteranno alla Giornata dell’Arte della scuola media di
S.Andrea. Continuano le loro composizioni nell’inverno del 2011 con “Oramai
più nulla”, incisa grazie ad un progetto in collaborazione con il CAG di Concesio,
con la quale hanno registrato il video-clip. All’inizio del 2012, Omar lascia il
gruppo ed ecco quindi la new entry: Teo, attuale bassista del gruppo.
Perché suoniamo? Bè, risposta stupida perché tutti e 5 condividiamo la stessa
passione, la stessa voglia di suonare e cantare, la stessa voglia di esprimere
le idee attraverso la musica… potremmo dire: la stessa vita. Sapete, spesso
c’è chi dice che un rockettaro o un punkettaro sia solo un pagliaccio che vuole
fare casino e basta, ma noi neghiamo assolutamente tutto ciò. Un punkettaro
o un rockettaro è semplicemente colui che, attraverso quella splendida cosa
chiamata musica, vuole esprimere i suoi pensieri e le sue parole… a volte
proprio per non usare le mani (ridiamo!!!). E’ una cosa che ci piace davvero
tanto, non c’è qualcosa in particolare oltre a quello scritto sopra che ci spinge a
farlo… ci piace, ci esce bene, ci soddisfa, quindi tutto ciò entra a far parte degli
ingredienti indispensabili, creando così, la ricetta.
Una cosa però vorremmo sottolineare: questa passione ci aiuta soprattutto
a crescere… Cosa significa? Bè, qualcuno ci prenderà anche per pazzi, ma
davvero tutto ciò ci aiuta a diventare grandi: la collaborazione, la condivisione,
l’entusiasmo a 1000, l’energia, la volontà, la pazienza, la costanza, la capacità,
l’impegno, l’aiuto, il rispetto… tutte “piccolezze” che se vengono a mancare,
rendono tutto molto meno divertente, molto meno entusiasmante e tutto
molto meno fico.
Nella scaletta di canzoni con la
quale noi BlackOut saliremo
sul palco al Be Yourself 2.0,
la sera del 18 maggio,
ve ne sarà presente una
che, sicuramente, almeno per noi, si distinguerà dalle altre. Non perché sarà
più bella, perché darà più carica, perché avrà il testo scritto in dialetto croato
o perché prevederà il supporto di una qualche filarmonica internazionale. Si
distinguerà dalle altre perché quella sera sarà l’unica “made in BlackOut”.
Un gruppo che interpreta in live un proprio lavoro non è certo oggetto di notizia
sensazionale; anzi, è una cosa ormai mondana anche per band emergenti che
spesso festeggiano il proprio primo mese di nascita proponendo al pubblico
due o tre nuove canzoni già di propria scrittura.
Effettivamente, nemmeno noi siamo nuovi del settore “proprie produzioni”. La
stessa Oramai più nulla, la canzone originale che suoneremo al Be Yourelf 2.0,
è una nostra vecchia amica: tra non molto tempo festeggerà il suo secondo
compleanno. Tuttavia, questo brano dalla musica allegra e movimentata che fa
a pugni con il testo cupo e drammatico ha potuto svelare il proprio contrasto
alle orecchie degli ascoltatori solo in due concerti da quando ne è stato tratto
un video musicale.
Videoclip che ha avuto il suo periodo di “gloria” proprio grazie al Be Yourself, a
quel tempo ancora alla sua prima versione, con una proiezione tutta dedicata
e una lunga spiegazione del suo significato.
Ora, se dovessimo rispondere alla domanda: “Perché ci suonate questa
canzone stasera?”, la risposta non avrebbe difficoltà ad essere: “Perché è per
noi etichettata, ormai, come la canzone del Be Yourself, proprio per il lungo
itinerario che ha attraversato grazie a questa esperienza”. L’abbiamo provata
in sala e sistemata insieme diverse stagioni fa, poi registrata in studio, suonata
in playback davanti a una telecamera, ascoltata insieme alle orecchie di una
cinquantina di persone dopo averla dettagliatamente analizzata e, infine,
suonata sotto i riflettori del Be Yourself 1.0.
Diciamo che Oramai più nulla è un po’ Be Yourself in una sua piccola parte.
Almeno un accordo, una breve rullata, uno dei coretti nelle strofe... sono Be
Yourself.
Era l’8 settembre quando questa nostra canzone usciva dalle casse che il
service audio aveva predisposto per l’esibizione serale, in quella prima edizione
dell’evento targato CAG che per la seconda volta andremo a vivere a maggio.
Quella sera veniva tre giorni prima dell’undicesimo anniversario del famoso 11
settembre 2001.
Quella mattina newyorkese che fece rattristare il mondo vide la morte di quasi
3000 persone. Chissà quante di esse lasciarono in quella mattina una famiglia a
casa a guardare il televisore trasmettere le due torri in fiamme.
Ci piace pensare che tra quelle tre migliaia di persone ci fu almeno un giovane,
magari poco più grande di noi, che aveva appena trovato lavoro. E che il 10
settembre 2001 chiese alla sua fidanzata di passare a trovarlo l’indomani nel
suo nuovo ufficio.
Ci piace pensarlo perché, anche se quel giovane non avrebbe comunque
potuto evitare la morte, almeno poté tirare gli ultimi respiri, prima del crollo,
abbracciando la ragazza che amava.
Oramai più nulla immagina questo.
Alla domanda “come vedete il mondo con gli occhi di adolescenti?” vorremmo
rispondere con lo stile di Beppe Grillo: “dopo tutto siamo umani”... noi, dopo
tutto, non abbiamo nulla che ci differenzia dagli altri fenotipicamente... In realtà
noi abbiamo una fattore che ci unisce quanto l’amicizia.. questa è la musica.. la
musica non è un elemento toccabile con i 5 sensi eppure basta l’udito per farci
provare sensazioni emozionanti: pelle d’oca, arrossimento, senso di potere...
noi ci sentiamo molto vicini a queste sensazioni perché il nostro vero scopo e
di trasmetterle agli altri cercando di emozionarli... in questi brutti momenti per
il nostro paese, il nostro vero scopo è quello di far dimenticare alla gente l’odio,
la cupidigia, l’avarizia, ecc... inserendo nella vita di tutti quei momento di puro
rilassamento che fa provare le sensazioni elencate sopra... è un momento della
giornata dedicato SOLO alla musica...
L’età che varia da 14 ai 18 anni è una età, come tutti sappiamo, in cui
l’adolescente prende in mano i suoi diritti e i suoi doveri pensando che
siano quella specie di bancomat con cui puoi acquistare tutto.. l’adolescenza
(momento, per altro, parte della mia vita) fa riflettere anche su ciò che noi
vogliamo fare della nostra storia... le decisioni importanti che selezioneranno
la nostra vita si devono far a questa età.. in questo periodo si decide cosa è
superfluo e cosa è necessario... io so per certo che nella mia vita lo spazio per
la musica occuperà un posto di prima scelta... concludo allora rispondendo alla
domanda sull’arte con una citazione di E. T. A Hoffmann (1776-1822) scrittore
e compositore amico di compositori famosissimi come Friedrich che recitava
così : “La musica è la più romantica di tutte le arti, il suo tema è l’infinito, essa
è il misterioso sanscrito della natura espresso in suoni, che riempie di infinito
desiderio il petto dell’uomo, il quale solo in essa intende il sublime canto degli
alberi, dei fiori, degli animali, delle pietre, delle acque!” (1812)
SECONDO RACCONTO | CANTO
ANNA Mi chiamo Anna e sono la cantante del gruppo “Jabers”. E’ da
settembre 2012 che canto con questo gruppo e, nonostante non li conoscessi,
i ragazzi mi hanno subito fatta sentire a mio agio! Non ho mai studiato canto,
anche se è da ormai un po’ di tempo che ho in mente l’idea di cominciare
questa esperienza.
Nonostante i miei gusti musicali siano più inclini alla musica rock, di solito
preferisco cantare canzoni un po’ più dolci, poiché penso che si adattino meglio
al timbro della mia voce. Cantare questo genere musicale mi rende più libera,
mi fa sentire me stessa; non ho bisogno di indossare maschere per piacere agli
altri, in quel momento ci siamo solo io e la mia canzone.. So di essere più forte,
per un attimo non penso più alle mie preoccupazioni e ai miei problemi.
Con il canto abbandono la mia solita timidezza ed apro il mio cuore. Ogni parola
di ogni canzone la sento dentro in un modo particolare.
Una canzone molto speciale per me, che continuo ad ascoltare e cantare
soprattutto in questo periodo, si chiama “you saved me”, degli Skunk Anansie.
Parlo di questa canzone con il cuore in mano, poiché da poco ho conosciuto
una persona che, come dice il testo, è come
se mi avesse “salvata” da tutto ciò che
prima mi faceva soffrire e stare male.
Io credo che il sentimento che
sento quando canto resterà anche
quando sarò più grande, poiché
la passione per la musica non penso
possa passare da un momento all’altro.
Quando nessuno mi ascolta io so di poter
sempre contare su un ritornello o una strofa
che mi permettano di sfogarmi, e so che sarà sempre così!
TERZO RACCONTO | BALLO
GIULIA+ELENA+BENEDETTA Siamo un gruppo di tre ragazze (Elena, Giulia e Benedetta) e ci siamo conosciute
circa tre anni fa, quando ci siamo iscritte allo stesso corso di danza hip-hop a
Concesio. Il nostro gruppo di danza è composto da circa dieci ragazze, alcune che
conosciamo da alcuni anni, altre invece si sono iscritte poco tempo fa. La cosa
importante, quando si fa parte di un gruppo, è essere unite. E’ fondamentale
aiutarsi reciprocamente, infatti se quando si balla individualmente bisogna
badare solo ai propri movimenti, quando si fa parte di una crew l’impegno
diviene maggiore. Cosa importante è la coordinazione dei movimenti, essi si
uniformano fino a che, durante una coreografia, diventiamo una cosa sola e
non è più importante osservare ballerina per ballerina, ma è il gruppo stesso ad
essere protagonista. Per far ciò è necessario avere musicalità, ascoltare il ritmo
e di conseguenza eseguire i passi a tempo. Questo non è facile, spesso sono i
dettagli e le sfumature a fare la differenza.
Secondo noi tutti i ballerini hanno dei tratti in comune. Pensiamo che la danza sia
una delle più grandi forme di libertà, infatti mentre balli non hai limiti, devi solo
lasciarti trasportare dalla musica. La danza serve per sfogarsi, per esprimere ciò
che si prova dentro. Il ballo ci fa scoprire a poco a poco ciò che il nostro corpo
può fare e quello che può trasmettere grazie a dei passi. E’ innamorarsi, in un
certo senso, del proprio corpo e mettersi alla prova. All’inizio, quando vedevamo
delle coreografie complesse pensavamo di non riuscire ad eseguire dei passi
tanto difficili. A poco a poco, invece, abbiamo capito che possiamo arrivare
molto più in alto di quello che avremmo mai pensato e non ti dai più limiti. Il
ballo può aiutare a migliorare l’autostima. Spesso le persone non capiscono o
comunque non riescono a percepire il duro lavoro che si nasconde dietro ad
una coreografia; sono ore ed ore di prove, spesso devi ripetere lo stesso passo
decine di volte, finchè non lo esegui alla perfezione e ti senti sicuro. Il ballo
comporta sacrifici, ma la felicità che si prova quando ci si esibisce davanti a un
pubblico non ha limiti. Mentre stai su un palco tutto ciò che devi
fare è seguire il ritmo, non pensi a nient’altro: ci sei
solo tu e la musica. E’ un’emozione unica, ci sono dei
momenti in cui ti senti così libero da avere la sensazione da
essere infinito, come se niente ti potesse fermare, come se il
tempo scomparisse all’improvviso.
Ogni coreografia ha una sua anima, per l’evento del be yourself
abbiamo pensato di eseguirne una che ci rappresenta
in modo particolare: Give me everything, del cantante
Pitbull. E’ una coreografia che abbiamo imparato all’inizio del nostro percorso
come ballerine e quindi importante per noi ; per quest’evento, però, abbiamo
modificato alcuni passi.
La danza può davvero cambiare la vita di una persona. Pensando al nostro
futuro, se costanti con gli allenamenti, potremmo intraprendere una carriera
come ballerine e quindi fare della danza un vero e proprio lavoro, ma non solo.
Pensiamo che il ballo sia, anche se non considerato come lavoro, una distrazione
da tutto. Addirittura può darti la spinta ad andare avanti e a guardare il mondo
con occhi diversi, infatti ti può risollevare nei momenti difficili. L’hip-hop inoltre
può essere motivo di incontro con persone nuove, si possono creare dei legami
d’amicizia importanti. Per concludere, in un mondo dove spesso si fa fatica ad
essere compresi, soprattutto nell’adolescenza, crediamo davvero che l’hip-hop
possa essere un mezzo per esprimersi; un passo può dire molte più cose che
un discorso a parole.
QUARTO RACCONTO | CANTO
ROSSELLA Per quanto bizzarro possa essere, è stato un
film a convincermi ad iniziare a cantare, o per lo meno tentare e mettermi in
gioco. Ho sempre avuto una grande passione per la musica e in particolare
per il canto, ma mai il coraggio di prendere in mano un microfono e
cantare. Inizialmente mi sembrava una cosa folle perché non era da me, ma
proprio la “novità” mi ha spinta a provare. Così, ho deciso di contribuire a
dare qualcosa e quasi 2 anni fa mi sono iscritta ad una scuola di canto.
Da lì è cominciato il mio percorso affiancata da un’insegnante geniale e
formidabile che mi ha fatto apprezzare il canto e “osservarlo” da più vicino.
Ciò che mi spinge a cantare è sicuramente la speranza di riuscire a coinvolgere
chi ascolta, far divertire e dare un messaggio, quindi riuscire a far capire cosa
una canzone, la sua melodia e le sue parole, possono far provare. Nel mondo
che ci circonda riuscire a coinvolgere le persone non è semplice, in particolar
modo i giovani, ma se penso agli adulti, ho solo in mente frasi del tipo “Se
potessi tornare giovane…” lasciando intendere che raggiunta una certa età
molte sono le cose che si rimpiangono o che si vorrebbe aver fatto e nella mia
testa risuona la replica di voler far tutto prima di non poter far niente. Ed è
proprio questo quello che intendo fare nel presente e nel futuro.
QUINTO RACCONTO | MUSICA
STREET SURFERS Sì, siamo gli Street Surfers: non
chiedeteci il perchè o il significato del nome, non tutto al mondo deve avere una
spiegazione.. Batteria, chitarra elettrica, basso elettrico, microfono.. purtroppo
ci manca il triangolista: d’altronde al giorno d’oggi è difficile trovarne uno
davvero bravo. Alessio Martinelli, Andrea Gorni, Luca Renica e Stefano Roberti
(o Roberto Stefani, come vi pare). Classe ‘93, l’annata migliore: belli, alti, forti,
abbronzati, ma soprattutto belli.
Suoniamo perchè:
a) siamo bravi. Eh oh, a noi non piace, ma un talento simile non si può sprecare!
b) siamo esibizionisti. vedi punto a)
c) no dai seriamente, suoniamo per mostrare al pubblico le nostre capacità, e
per divertire: ci si deve sempre divertire nella vita: perchè non farlo
con la musica? chi non ascolta musica?
Suonare è un modo per non pensare alla routine quotidiana
che stressa le persone. Crediamo si debba in
qualche modo cercare di evadere dalla
realtà
sempre uguale e con gli stessi ritmi,
e spesso è molto semplice.
Parlando di noi, parecchie cover e poche tracce personali, ma i tempi
cambieranno!
Sperando di non essere stati troppo sbrigativi (abbiamo una vita complicata,
noi!), resta solo una cosa da dire: ci si vede al prossimo concerto!
SESTO RACCONTO | MUSICA
SPACE JAM ACUSTIC DUO Ci chiamiamo
“space jam (acustic duo)” siamo nati un un pò per caso…non ci siamo cercati,
siamo arrivati un po all’improvviso l’uno nella vita dell’altro e conoscendoci più
a fondo abbiamo deciso di condividere ciò che ci scorre nelle vene e la passione
per la quale viviamo ossia la musica. È stata una sorpresa per entrambi scoprire
che insieme si riusciva a lavorare davvero bene e così abbiamo continuato a
provare e continuato a credere in noi e nella nostra musica.
Ale: Io canto perché mi fa stare bene…anzi, forse è la cosa che mi fa stare meglio
di tutte! Sembra, ma non è una banalità !! la musica ha il potere straordinario di
cambiare sempre in meglio la nostra giornata; ed è davvero un potere speciale
che non tutti hanno la fortuna di possedere…
Tutti possiamo essere felici proprio perché la musica appartiene a tutti ed è di
tutti! La musica può farti guarire non solo da una malattia, ma dall’amarezza
di aver preso un brutto voto a scuola per esempio, dall’ indifferenza delle
persone, dalle delusioni amorose…
La musica però ti fa soprattutto gioire…gioire per le piccole cose, per il sorriso
di un bambino o per il saluto di un anziano, per il sole che ci sveglia e per
la luna che ci augura la buona notte ogni sera! La musica è musica, non può
essere chiamata in un modo migliore e nella mia vita occupa davvero un
posto speciale e unico. Sicuramente cantare per me non è solo un gioco o un
divertimento, ma va oltre tutto questo…è una sorta di benessere che riesce
sempre a confermare la mia personalità e la mia voglia di crederci e di andare
avanti nella vita in generale, non solo artisticamente.
Quando canto, canto sempre per qualcuno…perché è come se avessi la
concezione che in ogni caso qualcuno mi stia ascoltando, anche se sono da
sola in una stanza; mando un messaggio alla mia famiglia, alle persone che ogni
giorno mi stanno accanto e che mi sostengono, a coloro che mi sopportano
e supportano…a tutte le persone che credono in me e che aspirano come
me a far si che questo grande sogno un giorno si possa realizzare. Mando un
messaggio di ringraziamento per tutto questo e per molto, molto altro ancora…
Samu: Ho iniziato a suonare la chitarra all’età di 10 anni,pensando che quella
fosse l’età giusta per cominciare a studiare uno strumento musicale che fin da
bambino ho sempre amato.
Affascinato dai più grandi chitarristi italiani e stranieri per un paio di compleanni
da bambino mi sono fatto regalare delle chitarre giocattolo con cui mi sbizzarrivo
ad imitare in modo giocoso i miei idoli.
Appena cominciai seriamente lo studio dello strumento capii che esso
completava me stesso,la mia personalità e la mia capacità di espressione;
così decisi, dopo circa due anni di insegnamenti di fondamentali di chitarra,di
cominciare seriamente ad approfondire lo studio di questo
strumento fino ad arrivare ad oggi.
In questo momento spero che la mia vita musicale
proceda per il meglio perché la musica fa parte di me
e della mia personalità e mi permette di esprimermi in un
modo diverso del semplice linguaggio verbale.
Auguro a tutti di sognare con la musica suonata o
cantata perché essa nonostante i 1000 sacrifici che
ti comporta lo studio riesce sempre a darti delle
enormi emozioni.
Dopo alcuni anni io stesso ho capito che i sacrifici che ho dovuto fare per
imparare a suonare mi stanno portando dei buoni risultati che voglio mantenere
e ampliare.
Non abbiamo dei riferimenti particolari, sappiamo solo che una persona che fa
musica in ogni caso è da stimare e riguardo ai grandi bee ce ne sarebbero troppi
da elencare perché ognuno è speciale a suo modo e abbiamo la concezione che
in ogni caso tutta la musica debba essere rispettata e apprezzata.
Il mondo della musica è davvero spettacolare, ti fa crescere, ti fa sudare ma ti
fa anche essere l’uomo più felice del mondo nel momento in cui ti guardi allo
specchio e dici: “si, oggi ce l’ho fatta!” è un mondo particolare ma tanto tanto
speciale…
Sicuramente dal futuro ci aspettiamo tanto, ma non perché è già scritto che
dovremmo ricevere qualcosa ma per il semplice fatto che ce la metteremo tutta
per far si che i nostri sogni si possano realizzare e per continuare a ricevere
grandi soddisfazioni nel mondo della musica.
SETTIMO RACCONTO | FOTOGRAFIA
MARTA Tre scatti per raccontarmi:
“Ho scelto questa fotografia perché rappresenta e descrive due miei aspetti
molto importanti: l’amore per
l’arte e il bisogno continuo
di socializzazione. Adoro
l’arte in ogni suo aspetto e
in ogni sua forma, in ogni
sua manifestazione grande
o piccola che sia. Trovo
quest’ultima pura soggettività
e interpretazione del singolo. Trovo geniale e fantastico ciò che ognuno sente
e prova alla vista di un quadro, che pur essendo lo stesso regala sensazioni
completamente diverse ad ognuno. In questa fotografia vi sono una serie di
quadri, e davanti ad essi una coppia di giovani innamorati che si abbracciano.
Queste due figure rappresentano il mio bisogno di socializzare e di condividere
esperienze con persone sempre nuove. Sono estroversa ed amo passare il mio
tempo in compagnia. Quando son sola mi capita spesso di sentirmi persa ed
isolata, credo che tutte le mie amicizie e le persone a me care facciano di me
una persona completa, sotto tutti i punti di vista”.
“Questa è una foto che ritrae me stessa. L’ho scelta perché racchiude una
mia grande passione,
l’immaginazione. Ho
cercato di modificarla,
ed utilizzando vari effetti,
son riuscita a riprodurre,
a grandi linee, il clima e
lo stile dei film degli anni
20/30. L’ho sgranata e
messa in bianco e nero,
tecniche che riportano
il proprio pensiero ai famosi film muti, dove il principale soggetto erano le
azioni, che per quanto al giorno d’oggi possano sembrarci esagerate, erano
capaci, nell’istante del gesto, a trasmetterci grande intensità d’emozione. Ed io
mi ritrovo molto in questo genere di commedie, che preferisce i sentimenti, la
gestualità, il modo di fare e l’approccio fisico a parole sentite e ri-sentite, dette
e ri-dette. Io prediligo uno sguardo ad una frase fatta, e questa foto ne è una
dimostrazione”.
“Questa è una fotografia che ho scattato a
Madrid, nel Palazzo di Cristallo, all’interno
del parco del Buen Retiro. Racconta la mia
sfrenata voglia di viaggiare, di visitare paesi
sempre nuovi caratterizzati da culture
differenti. Ho adorato la Spagna e le persone
che vi abitano, sono per la maggior parte
cordiali e gentili. Sono rimasta ammaliata
alla vista di quest’enorme costruzione, quasi
interamente circondata da vetrate. Questo
dimostra come, in ogni luogo, vi sia sempre
un tesoro da visitare, che aspetta solo di
essere trovato. Quindi un mio consiglio è
di viaggiare più che potete, perché il modo
migliore per cercare di capire il mondo, è vederlo dal maggior numero possibile
di angolazioni. (Cit. Ari Kiev)”
OTTAVO RACCONTO | SPEAKERS
LUCA+MARCO La nostra storia: Luca e Marco OFFICIALS
oltre a essere un duo tutto fare, sono grandi amici fin da quando le loro mamme
decisero di battezzarli lo stesso giorno. E’ da qui che
nasce la nostra passione, un susseguirsi di esperienze
ed eventi vissuti assieme che hanno fatto di noi due
un’unica mente capace di mettersi in gioco su più
fronti quali la Radio (StaRadio con il CAG in primis),
la Musica come DJ, presentatori e showman.
E’ la voglia di far ridere ed intrattenere le altre
persone che spesso ci ha spinto a provare nuove avventure.
LA MUSICA, IL BALLO, LA TUA PASSIONE: A tutto c’è un suo perché: e la
motivazione principale del perché facciamo tutto questo è perché ci divertiamo.
Esatto, ci divertiamo. Pensiamo che per far ridere la gente o per intrattenerla in
qualsiasi serata, i primi a divertirsi dobbiamo essere noi. Come può una battuta
o una serata essere divertente per gli altri se non fa ridere anche noi? La nostra
passione svolge un ruolo importante nella nostra vita, il sapersi rapportare con
gli altri al giorno d’oggi è molto importante, e la radio, in modo particolare, è
uno strumento che ci migliora in questo.
RIFERIMENTI: Alla tv e alla radio ci sono molti personaggi da cui a volte
prendiamo esempio, ma in modo particolare non abbiamo nessun riferimento
a cui ci ispiriamo a tal punto da voler diventare come lui. Tuttavia ci piacerebbe
diventare esempio per qualcun altro per quello che facciamo e per come lo
facciamo.
IL VOSTRO MONDO: Come vediamo noi il mondo di oggi? Be penso che un po’
tutti sappiano come stanno andando le cose e le difficoltà che noi adolescenti
incontreremo molto presto. E’ un periodo difficile per tutti, ed è per questo
che uno dei nostri obiettivi è poter far ridere la gente; insomma potergli regale
qualche attimo di felicità in una giornata buia in cui lo stress è all’ordine del giorno.
L’unione fa la forza, è questo il messaggio principale di Luca e Marco Officials,
soprattutto in questo periodo: dobbiamo aiutarci a vicenda se ne vogliamo
uscire.
NONO RACCONTO | MUSICA
JABERS Il gruppo comincia a formarsi nel 2007, per un’ idea del
batterista Marco e del tastierista Marco. Inizialmente la funzione del gruppo
era per passatempo ma ben presto diventò una passione, le prove sempre
più frequenti e più serie ma soprattutto dopo l’ ingresso di Matteo, Samuele
e Giovanni, il gruppo comincia a suonare anche in pubblico e prende il nome
di Jabers. Dopo vari mutamenti di membri del gruppo e di generi, i Jabers nel
2012 si consolidano con i membri: Anna Piardi alla voce,Samuele Temponi
alla chitarra, Matteo Temponi alla chitarra, Giovanni Sorlini al basso e Marco
Temponi alla batteria.
Il genere diventa un Pop-Rock molto leggero per adattarsi alla voce di Anna,
questo genere porta molti benefici al gruppo.
I tempi e la musica melodica obbligano i membri a diventare piu precisi e
tecnici poiché piccoli errori salterebbero subito all’ orecchio. La canzone che
rappresenta meglio il gruppo è Somewone like you di Adele rifatta dai Jabers
e reinterpretata in una versione più spinta. La canzone non solo rappresenta
il gruppo perchè rifatta da loro ma anche perchè è un genere nuovo come il
genere dei Jabers e rappresenta soprattutto il loro progresso.