ink 2004-04-22

4
EDIZIONE SPECIALE NUMERO due 22 aprile 2004 Giornale degli studenti dell’Università di Pavia - Iniziativa realizzata nell’ambito del programma dell’Università di Pavia per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti (A.C.E.R.S.A.T.) 22 Aprile 2004 - Numero 2 http://inchiostro.unipv.it http://inchiostro.unipv.it http://inchiostro.unipv.it Passeggiando tra i bivi della riforma Al di là di quella che potrebbe essere la vostra motivazione per leggere queste righe, vi proponia- mo un’analisi succinta dei più significativi cambiamenti che ver- ranno introdotti (sempre che ven- gano tutti approvati) dalla riforma della scuola. Seguiteci dunque nel nostro breve excursus sulla scuola che verrà… 1.Innanzitutto cambiano le deno- minazioni dei cicli di istruzione. Non si parla più infatti di scuola materna, elementare, media infe- riore, media superiore. Al loro posto subentrano i termini, appa- rentemente più vicini alle corri- spondenti istituzioni di diversi paesi europei, di scuola dell’infan- zia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. 2.La primaria e la secondaria di primo grado costituiranno un pri- mo ciclo di istruzione. La seconda- ria di secondo grado, distinta in sistema dei licei e in istruzione e formazione professionale, che saranno distinti in due bienni e in un anno finale, al termine del quale si terrà l’esame di stato. (Continua a pagina 3) IN QUESTO NUMERO Mentre là fuori, negli anni cinquanta, sessanta e settanta il jazz seguiva una furiosa strada di cambiamento, Bill Evans cambiava sì, ma a modo suo, a distanza dagli altri. Intuition Di mutazione in selezione, di traslocazione in fusione, la danza delle quattro basi azotate ha dato vita a mi- racoli di complessità. Luca e Darwin appesi ad un filo da ricamo Il Guccio è tornato! Erano quattro anni che da una sala di registrazione non usciva la calda e imprecisa voce del sempreverde ragazzo modene- se. “Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso” Libertà rincorsa come una prostituta, una libertà priva di interdipendenza, di interrelazioni, di consapevolezza di sbagliare, di ferire, di morire [...] l’intorno reale non è quel reale inventato a misura di chi si reinventa guerriero e paladino di una rivoluzione che non può più esistere. 11 aprile 2004 Guccini invece parla tanto, tra una canzone e l’altra, con quell’aria genuina perennemente ironica, informa- le, bonacciona e a tratti indolente, e scherza col pub- blico, e racconta le sue storie. “Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso” Quella ritratta da Fusar è una dimensione artigianale del cinema, "nella quale ogni dettaglio, ogni oggetto insignificante diventa significante e portatore di so- vrasenso". Il Grande Sogno "un bambino che scopre il teatro da bambino si inna- mora per sempre. E non tradirà mai quella passione" La Maschera e gli Affetti Alice: “Mi vuoi dire quale stra- da devo fare per uscire di qui?” “Dipende in gran parte da dove vuoi andare…” rispose il Gatto. La nostra Università è un per- corso formativo che ha la struttura del più enigmatico tra i luoghi evocati dalla fan- tasia creatrice di Jorge Louis Borges: un "giardino dei sen- tieri che si biforcano" sulla soglia del quale l'aspirante universitario, armato di bus- sola e buon senso, si ritrova a riflettere sulla strada compiu- ta e ancor di più sul cammino da intraprendere. Come ogni eterno viandante, il giovane studente appoggia qualche istante la valigetta stracolma di esperienze e pensieri (l'abbandona per po- co sulla soglia del giardino) perché ora (ora più che mai?) i suoi occhi sono fissi all'oriz- zonte di scelta. L'orizzonte (ora: ora più che mai) è una linea mutevole, che non regala certezze o stabilità: riforma dopo rifor- ma, nell'avvicendarsi dei go- verni e delle linee politiche, tra proposte innovatrici e ritorni al passato - tra "3+2" e modelli ad "Y", fino alla pros- sima icastica denominazione - pensare al proprio personale percorso significa pensare camminando! Un gruppo di viandanti si è fermato a sostare in un picco- lo ma accogliente locale di Piazza del Lino; "sostare cam- minando", ovviamente: la redazione di Inchiostro ha preso in mano le mappe del nostro comune viaggio nei sentieri che si biforcano (mappe dai colori freddi e impersonali, che hanno i buf- fi/altisonanti nomi di leggi- delega decreti attuativi siste- ma-dei-crediti prerequisiti formativi), e ora è intenta a scartabellarle, indagarle, sospirarle, interpretarle e anche un po' decodificarle, perché proprio di traduzione spesso si tratta. E poi il com- pito più arduo, arduo in quan- to centrale: confrontare le grigie indicazioni cartografi- che con la realtà del nostro accidentato stimolante confu- sionario vitale percorso. Con questo numero del gior- nale diamo il via ad un pro- getto che richiede gli sforzi congiunti e le perplessità (le bussole dell'intelligenza così come l'innato senso dell'orien- tamento di chi tra i sentieri che biforcano c'è nato) di tutti i viandanti dell'Universi- tà perennemente riformata. Volete essere nostri compagni di viaggio? Luna Orlando Editoriale di Maddalena Botta Direttore: Luna Orlando (filosofia) Redazione: Luca Cagnola (lettere moderne), Stefania d’Andrea (filosofia), Mario Farina (filosofia), Elena Marigo (filosofia), Giuseppe Mascherpa (lettere moderne), Alessio Palmero (matematica), Le- onardo Pistone (matematica), Mat- tia Quattrocelli (biotecnologie), Maria Chiara Succurro (lettere an- tiche), Stefano Valle (ingegneria) Hanno collaborato: Larry, Vincen- zo Andraous, Maddalena Botta, Fe- derico Giusfredi Disegni: Mari, Silk Grafica: Alessio Palmero Stampa: Industria Grafica Pavese Registrazione n. 481 del Registro della Stampa Periodica Autorizzazione del Tribunale di Pa- via del 23 febbraio 1998 Questo giornale è distribuito con la licenza Creative Commons Attribu- tion-ShareAlike. Scuole elementari, medie e superiori: primo e secondo ciclo dell’istruzione Una riforma un po' cabalistica, avranno pensato i non-addetti ai lavori nel sentir parlare di "nuovi corsi" della scuola varati all'insegna della "Y". Ma in cosa consiste questo misterioso modello "che si biforca" - nucleo centrale del progetto di revisione della Riforma Zecchino (la riforma del "3+2", introdotta dall'ex Ministro Ortensio Zecchino) operato dall'attuale Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti? Il 18 aprile 2003, all'atto di firmare la pluri-nominata bozza di revisione della Riforma Zecchino, il Ministro Moratti specificava in un'intervista al Sole24ore la natura della sua "contro-riforma": “Il sistema del "3+2" resta sostanzialmente confer- mato, ma vengono introdotti cor- rettivi per garantire una maggiore flessibilità. Il nostro progetto di revisione corrisponde alle esigenze di una formazione universitaria di maggior qualità, che crei nel con- tempo più opportunità di sbocchi professionali”. Flessibilità, qualità, opportunità professionali i cardini teorici, le "parole guida" che animano la "Y". La questione è: come garantire allo stesso tempo tutte queste magiche mete - per giunta sulla scia di una precedente Riforma che molte cose avrà certo mutato, ma allo stato (Continua a pagina 4) Il piano di riforma delle figure di docenti e ricercatori, contenuto dal disegno di legge delega del 16 gennaio, rappresenta un problema assai complesso, innanzitutto per- ché definirlo come ho appena fat- to significa vedere solo la cima dell'Iceberg. I punti toccati dalla riforma sono almeno quattro e qui ci proponia- mo di elencarli senza commenti di tipo politico, delineando ove pos- sibile quelle che sono, all'atto pra- tico, le prospettive di cambiamen- to. Il primo punto è quello che vede coinvolta la figura del ricercatore, che, con un processo di esauri- mento dei posti attualmente esi- stenti, prevede per il futuro l'as- sunzione, a scopi didattici e di ef- fettiva ricerca, di laureati con sta- tuto giuridico di co.co.co. e pro- getti a tempo limitato (quinquennale e rinnovabile una volta soltanto) da condurre per poi abbandonare, a fine incarico, cattedra e posto. Al di là delle consuete critiche e dei comuni dibattiti sulla questio- ne del precariato e della eufemi- stica "mobilità" dei nuovi lavorato- ri, i punti oscuri di questa propo- (Continua a pagina 3) Docenti e ricercatori: specie in via d’estinzione? Controriforma universitaria: dal 3 + 2 al 1 + 2 + 2 di Luna Orlando di Federico Giusfredi

Upload: inchiostro

Post on 06-Jun-2015

71 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: ink 2004-04-22

EDIZIONE SPECIALE

NUMERO due 22 aprile 2004

Giornale degli studenti dell’Università di Pavia - Iniziativa realizzata nell’ambito del programma dell’Università di Pavia per la promozione delle attività culturali e ricreative degli studenti (A.C.E.R.S.A.T.)

22 A

pril

e 20

04 -

Num

ero

2

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

ith

ttp

://

inch

iost

ro.u

nip

v.it

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

it

Passeggiando tra i bivi della riforma

Al di là di quella che potrebbe essere la vostra motivazione per leggere queste righe, vi proponia-mo un’analisi succinta dei più significativi cambiamenti che ver-ranno introdotti (sempre che ven-gano tutti approvati) dalla riforma della scuola. Seguiteci dunque nel nostro breve excursus sulla scuola che verrà… 1.Innanzitutto cambiano le deno-minazioni dei cicli di istruzione. Non si parla più infatti di scuola materna, elementare, media infe-riore, media superiore. Al loro

posto subentrano i termini, appa-rentemente più vicini alle corri-spondenti istituzioni di diversi paesi europei, di scuola dell’infan-zia, primaria, secondaria di primo grado e secondaria di secondo grado. 2.La primaria e la secondaria di primo grado costituiranno un pri-mo ciclo di istruzione. La seconda-ria di secondo grado, distinta in sistema dei licei e in istruzione e formazione professionale, che saranno distinti in due bienni e in un anno finale, al termine del quale si terrà l’esame di stato.

(Continua a pagina 3)

IN QUESTO NUMERO

Mentre là fuori, negli anni cinquanta, sessanta e settanta il jazz seguiva una furiosa strada di cambiamento, Bill Evans cambiava sì, ma a modo suo, a distanza dagli altri.

Intuition

Di mutazione in selezione, di traslocazione in fusione, la danza delle quattro basi azotate ha dato vita a mi-racoli di complessità.

Luca e Darwin appesi ad un filo da ricamo

Il Guccio è tornato! Erano quattro anni che da una sala di registrazione non usciva la calda e imprecisa voce del sempreverde ragazzo modene-se.

“Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”

Libertà rincorsa come una prostituta, una libertà priva di interdipendenza, di interrelazioni, di consapevolezza di sbagliare, di ferire, di morire [...] l’intorno reale non è quel reale inventato a misura di chi si reinventa guerriero e paladino di una rivoluzione che non può più esistere.

11 aprile 2004

Guccini invece parla tanto, tra una canzone e l’altra, con quell’aria genuina perennemente ironica, informa-le, bonacciona e a tratti indolente, e scherza col pub-blico, e racconta le sue storie.

“Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”

Quella ritratta da Fusar è una dimensione artigianale del cinema, "nella quale ogni dettaglio, ogni oggetto insignificante diventa significante e portatore di so-vrasenso".

Il Grande Sogno

"un bambino che scopre il teatro da bambino si inna-mora per sempre. E non tradirà mai quella passione"

La Maschera e gli Affetti

Alice: “Mi vuoi dire quale stra-da devo fare per uscire di qui?” “Dipende in gran parte da dove vuoi andare…” rispose il Gatto. La nostra Università è un per-corso formativo che ha la struttura del più enigmatico tra i luoghi evocati dalla fan-tasia creatrice di Jorge Louis Borges: un "giardino dei sen-tieri che si biforcano" sulla soglia del quale l'aspirante universitario, armato di bus-sola e buon senso, si ritrova a riflettere sulla strada compiu-ta e ancor di più sul cammino da intraprendere. Come ogni eterno viandante, il giovane studente appoggia qualche istante la valigetta stracolma di esperienze e pensieri (l'abbandona per po-co sulla soglia del giardino) perché ora (ora più che mai?) i suoi occhi sono fissi all'oriz-zonte di scelta. L'orizzonte (ora: ora più che mai) è una linea mutevole, che non regala certezze o stabilità: riforma dopo rifor-ma, nell'avvicendarsi dei go-verni e delle linee politiche, tra proposte innovatrici e ritorni al passato - tra "3+2" e modelli ad "Y", fino alla pros-sima icastica denominazione - pensare al proprio personale percorso significa pensare camminando! Un gruppo di viandanti si è fermato a sostare in un picco-lo ma accogliente locale di Piazza del Lino; "sostare cam-minando", ovviamente: la redazione di Inchiostro ha preso in mano le mappe del nostro comune viaggio nei sentieri che si biforcano (mappe dai colori freddi e impersonali, che hanno i buf-fi/altisonanti nomi di leggi-delega decreti attuativi siste-ma-dei-crediti prerequisiti formativi), e ora è intenta a scartabellarle, indagarle, sospirarle, interpretarle e anche un po' decodificarle, perché proprio di traduzione spesso si tratta. E poi il com-pito più arduo, arduo in quan-to centrale: confrontare le grigie indicazioni cartografi-che con la realtà del nostro accidentato stimolante confu-sionario vitale percorso. Con questo numero del gior-nale diamo il via ad un pro-getto che richiede gli sforzi congiunti e le perplessità (le bussole dell'intelligenza così come l'innato senso dell'orien-tamento di chi tra i sentieri che biforcano c'è nato) di tutti i viandanti dell'Universi-tà perennemente riformata. Volete essere nostri compagni di viaggio?

Luna Orlando

Editoriale

di Maddalena Botta

Direttore: Luna Orlando (filosofia) Redazione: Luca Cagnola (lettere moderne), Stefania d’Andrea (filosofia), Mario Farina (filosofia), Elena Marigo (filosofia), Giuseppe Mascherpa (lettere moderne), Alessio Palmero (matematica), Le-onardo Pistone (matematica), Mat-tia Quattrocelli (biotecnologie), Maria Chiara Succurro (lettere an-tiche), Stefano Valle (ingegneria)

Hanno collaborato: Larry, Vincen-zo Andraous, Maddalena Botta, Fe-derico Giusfredi Disegni: Mari, Silk Grafica: Alessio Palmero Stampa: Industria Grafica Pavese Registrazione n. 481 del Registro della Stampa Periodica

Autorizzazione del Tribunale di Pa-via del 23 febbraio 1998 Questo giornale è distribuito con la licenza Creative Commons Attribu-tion-ShareAlike.

Scuole elementari, medie e superiori: primo e secondo ciclo dell’istruzione

Una riforma un po' cabalistica, avranno pensato i non-addetti ai lavori nel sentir parlare di "nuovi corsi" della scuola varati all'insegna della "Y". Ma in cosa consiste questo misterioso modello "che si biforca" - nucleo centrale del progetto di revisione della Riforma Zecchino (la riforma del "3+2", introdotta dall'ex Ministro Ortensio Zecchino) operato dall'attuale Ministro dell'Istruzione Letizia Moratti? Il 18 aprile 2003, all'atto di firmare la pluri-nominata bozza di revisione della Riforma Zecchino, il Ministro Moratti specificava in un'intervista al Sole24ore la natura della sua

"contro-riforma": “Il sistema del "3+2" resta sostanzialmente confer-mato, ma vengono introdotti cor-rettivi per garantire una maggiore flessibilità. Il nostro progetto di revisione corrisponde alle esigenze di una formazione universitaria di maggior qualità, che crei nel con-tempo più opportunità di sbocchi professionali”. Flessibilità, qualità, opportunità professionali i cardini teorici, le "parole guida" che animano la "Y". La questione è: come garantire allo stesso tempo tutte queste magiche mete - per giunta sulla scia di una precedente Riforma che molte cose avrà certo mutato, ma allo stato

(Continua a pagina 4)

Il piano di riforma delle figure di docenti e ricercatori, contenuto dal disegno di legge delega del 16 gennaio, rappresenta un problema assai complesso, innanzitutto per-ché definirlo come ho appena fat-to significa vedere solo la cima dell'Iceberg. I punti toccati dalla riforma sono almeno quattro e qui ci proponia-mo di elencarli senza commenti di tipo politico, delineando ove pos-sibile quelle che sono, all'atto pra-tico, le prospettive di cambiamen-to. Il primo punto è quello che vede

coinvolta la figura del ricercatore, che, con un processo di esauri-mento dei posti attualmente esi-stenti, prevede per il futuro l'as-sunzione, a scopi didattici e di ef-fettiva ricerca, di laureati con sta-tuto giuridico di co.co.co. e pro-get t i a tempo l imi tato (quinquennale e rinnovabile una volta soltanto) da condurre per poi abbandonare, a fine incarico, cattedra e posto. Al di là delle consuete critiche e dei comuni dibattiti sulla questio-ne del precariato e della eufemi-stica "mobilità" dei nuovi lavorato-ri, i punti oscuri di questa propo-

(Continua a pagina 3)

Docenti e ricercatori: specie in via d’estinzione?

Controriforma universitaria: dal 3 + 2 al 1 + 2 + 2

di Luna Orlando

di Federico Giusfredi

Page 2: ink 2004-04-22

2

C o r s i e r i c o r s i n e l m a r a s m a s c i e n t i f i c o

Quando incontrerete, nei prossi-mi giorni, un vostro conoscente di nome Luca, non esitate a ri-pudiarlo con tutta la vostra vee-menza e a bollarlo come un re-litto comunistoide e propagato-re di dottrine pericolose per l’u-manità; in seguito, scrivete sen-za remore al nostro Ministro dell’Istruzione, chiedendo come ricompensa un kit del taglio e cucito, firmato “Abbasso Dar-win”… vi starete chiedendo l’o-rigine dei miei vaneggiamenti e, quindi, mi sembra il caso di chiarire. LUCA è l’acronimo di Last Uni-versal Common Ancestor, ovve-ro il primo ammasso di molecole che avesse una parvenza di “vivente”, ed è, o meglio, era un fiero portatore di una mole-cola facilmente duplicabile co-me l’RNA: in poco tempo (il tempo necessario a far crollare diecimila imperi economici) il passo verso il DNA e la comunio-ne con le proteine è stata solo questione di riarrangiamenti molecolari, mettendo in piedi quel sistema di trasporto e let-tura di informazione digitale che è il codice genetico. Di mu-tazione in selezione, di traslo-cazione in fusione, la danza del-le quattro basi azotate ha dato vita a miracoli di complessità come i plasmidi batterici (anelli di DNA circolare interscambiabi-li) o i cromosomi degli organismi “superiori”, ma soprattutto ha permesso lo sviluppo di quella gabbia variopinta e spropositata all’entropia che è il mondo vi-vente: miliardi e miliardi di for-me, specie, adattamenti, a par-tire, però, da un unico (con qualche differenza qua e là) set di istruzioni genetiche per lo sviluppo dell’individuo, che sia una sequoia o un moscerino del-

la frutta o un porcino. Dov’è la differenza, allora, o, se volete, dov’è l’inghippo per cui non possiamo passare la vita a cro-giolarci al sole estivo come un grillo e dobbiamo compiere un’-operazione così innaturale ed u-mana come il vestirsi? L’inghip-po risiede proprio in quel cam-mino dell’evoluzione, del dialo-go tra stimoli ambientali e ri-sposta del soggetto, della spe-ciazione come risorsa per l’a-dattamento ai fattori più vari e della selezione come competi-zione tra genomi per affermarsi in fenotipi, cioè in proteine e, viste un po’ da lontano, come individui in grado di trasmetter-li. È questa la prospettiva che Darwin partorì a bordo del Bea-gle ed è questo il pensiero che, insieme alla rivoluzione einstei-niana, ha spalancato i portali del pensiero complesso scienti-fico contemporaneo e di una ri-cerca diversa ed estesa, dai tu-mori al differenziamento delle staminali. D’altronde, se è vero quanto ho malamente scritto sopra, è an-che vero che l’evoluzione non cessa mai di stupirci: più di mezzo secolo fa nasceva un’e-semplare femminile di Homo sa-piens sapiens che, dotato di no-tevoli poteri revisionistici, a-vrebbe deciso di cancellare l’e-voluzionismo e Darwin dalle scuole medie, rifiutando così la propria origine comune ai pap-pataci per una più rassicurante provenienza dal dito di Dio. Non solo: convinta del maggior suc-cesso ecologico garantito dal ri-camo, questa femmina di pri-mate avrebbe scambiato l’as-sunzione di processi intellettua-li, ormai inevitabili, per una più pacata applicazione all’ago e al filo. Ovviamente, tutto questo è re-altà, secondo il noto paradigma

per cui la realtà supera di gran lunga l’immaginazione più spin-ta: è tutto scritto nei nuovi pro-grammi ministeriali. Il mondo scientifico e quello del buon senso, però, sta ancora aspet-tando una parallela dichiarazio-ne ministeriale che dica ai ricer-catori come studiare e spiegare la resistenza agli antibiotici dei batteri oppure la formazione di neoplasie e tumori: dato che l’-evoluzione del pensiero, come quella biologica, ha ridisegnato l’ordine universale nelle forme più bizzarre, chissà cos’altro ci si possa attendere da menti fer-vide come quelle adesso in auge al Ministero…

internet

libri e riviste

C. Darwin, L’ORIGINE DELLA SPECIE (visto che se ne parla tanto, teniamo nella nostra libreria questo tassello fondamentale del nostro mondo!) M. Ridley, GENOMA L’autobiografia di una specie in ventitrè capitoli Instar Libri, Torino 2002 (un libro veramente accatti-vante sulla genetica e l’evolu-zione della nostra specie) M. Reggio, SCUOLA Le materie del futuro. Via la storia antica, torna il ricamo La Repubblica, 15/03/2003 (un sunto perspicace e critico delle caratteristiche del piano Moratti)

http://www.anisn.it Sito dell’Associazione degli in-segnanti di Scienze, per legge-re il manifesto firmato contro la censura sull’evoluzionismo.

Luca e Darwin appesi ad un filo da ricamo di Mattia Quattrocelli

Il Guccio è tornato! Erano quat-tro anni che da una sala di regi-strazione non usciva la calda e imprecisa voce del sempreverde ragazzo modenese, un silenzio discografico intermezzato da un CD live, il terzo. L’intervallo fra Stagioni (EMI 2000) e Ritratti (EMI 2004) è stato il più lungo della carriera di Guccini, una pausa di rifles-sione utile a immagazzinare i frenetici eventi scivolati sulle nostre coscienze in questi primi anni del nuovo millennio. Se Stagioni racconta di un secolo appena trascorso con malinconi-ci inni a personaggi fiabeschi, Ritratti si rivolge alla nuova e-ra, che poi tanto nuova non è neppure. Le dinamiche sono sempre le stesse: due mondi contrapposti che si scontrano sfociando in guerre e soprusi, giovani corpi abbandonati su un marciapiede e racconti narranti un bel tempo che fu. Guccini lo capisce bene e incide un album che, come dice il titolo, dipinge i ritratti degli uomini e delle si-tuazioni che, in un modo o nel-l’altro, hanno fatto e faranno le vicende di un’umanità racconta-ta sempre più malinconicamen-te. Anche la nuova Canzone per il Che è ben lontana dagli slo-gan urlati e chiede a un rivolu-zionario di sedersi a riflettere che forse l’esistenza non è da donare interamente agli altri, che l’uomo non deve dimenti-carsi di se stesso. Le lunghe melodie sospinte dal-la profonda voce del cantante emiliano sono sempre le stesse: non è un album che rinnova lo stile e le musiche. L’impianto strumentale fatto da chitarre che dettano legge, ac-compagnate da tristi armoni-che, è lo stesso degli ultimi die-ci anni; gli esperimenti musicali

spariscono in sottofondo ed e-merge la parola. In perfetto sti-le gucciniano a fare da padrone è il testo, i versi scorrono sulle spinose note accarezzandole senza lasciarsi ferire, le conta-minazioni folk restano distanti dalle parole, quasi l’autore si rendesse conto che un suono di troppo storpierebbe la recita-zione. L’11 settembre è esploso nelle opere di ogni artista e Guccini celebra il fremito di terrore che ha scosso l’occidente con una canzone dedicata a Cristoforo Colombo. Il lungo viaggio verso l’ignoto del navigatore genovese è un continuo con il brano d’a-pertura dell’album: Odysseus, nel quale troneggia il dantesco «fatti non foste a viver come bruti». I due personaggi sono le-gati dal desiderio curioso che li spinge ad una probabile morte, con l’unica differenza che il ma-rinaio italiano approderà dove non credeva di approdare, men-tre l’eroe acheo naufragherà di fronte alla sua brama di sapere trascinando con sé timoniere e rematori. L’omaggio che non ti aspetti è a Carlo Giuliani. Piazza Alimonda racconta il picco di follia e vio-lenza di quella tremenda gior-nata di luglio. Le vite dei ragaz-zi di Genova s'intrecciano con quelle degli «opliti» in unifor-me, i primi spinti dalla sponta-nea voglia di liberare, gli altri mossi come marionette da uo-mini freddi che uccidono una città, uno stato, una civiltà. Carlo non è raccontato come un eroe, è il ragazzo che non tre-ma di fronte alla morte, che a-vanza dal basso di una società disperata verso il caotico ordine di un’uniforme blu. I passi decisi di una giovane coscienza si scontrano con la paura di chi ri-conosce un’autorità al di fuori da sé e si spaventa per quel simbolo di ribellione che avanza solitario, il colpo di pistola che taglia il sacrale silenzio di uno scontro fra culture è come un segnale che non viene accolto, i ribelli impietriti abbandonano le armi e si chinano a onorare il compagno. Dinnanzi a quella co-sa inerte abbandonata sul mar-ciapiede si stringe un’intera ci-viltà, proprio quando l’uomo sparisce e rimane la naturalità della morte si piange una vita che non c’è più e che se fosse stata ancora nessuno se ne sa-

(Continua nella pagina a lato)

“Non comprate i miei dischi e sputatemi addosso”

di Mario Farina e Giuseppe Mascherpa

Eccoci ancora a parlare di jazz. Dovete sapere che sono successe un sacco di cose nel jazz negli anni quaranta, cinquanta, sessanta, una se-rie serrata di rivoluzioni di musica, di stile, di pubblico. Negli anni quaranta alcuni ragazzi neri come Charlie "Bird" Parker, Dizzy Gillespie, Bud Powell, Art Blakey, Max Roach sconvolsero il jazz

inventando il Bebop; suona-vano pezzi rapidi, pulsanti, con un forte ritmo "swing"; esplorarono armonie com-plesse e interessanti, molto "tonali" (cioè ricchi di cicli di quinte, o cadenze), inventa-rono l'idea di jam session.

Il bebop fece molto scalpore, ed è veramente importante: se oggi ascoltate del jazz che sembra non avere nulla a che vedere con il bebop, in real-tà il linguaggio è proprio quello del bebop; quasi sem-pre. Approfondiremo il di-scorso nelle prossime punta-te. Torniamo a noi. Il disco di oggi è di Bill Evans ed Eddie Gomez, si chiama Intuition, ed è del 1974. I più astuti già avranno capito: sì, Bill Evans è proprio quello che suona il piano in Kind of Blue, il disco della volta scorsa. E questo stesso Bill Evans ha una ca-ratteristica: mentre là fuori,

negli anni cinquanta, sessan-ta e settanta il jazz seguiva una furiosa strada di cambia-mento, lui cambiava sì, ma a modo suo, a distanza dagli altri. Evans è incredibilmente lirico e musicale come se suonasse un pezzo di De-bussy, ma con tutti gli accen-ti, i ritmi e l'armonia del jazz. Ve ne accorgerete ascoltando questo disco, che forse è il più bel disco in duo piano-basso mai registrato. Come ascoltarlo? Iniziate dal brano 6, "A Face Without A Name". Il disco vi piacerà subito, ora e per sempre, garantito. Buon ascolto!

Intuition

edog esarf atseuQ

eralocitrap anu id

eresse òup :àteirporp

ibmartne ni attel

ad ehc olos ,isrev i

artsed osrev artsinis

.etnein acifingis non

(Larry)

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

ith

ttp

://

inch

iost

ro.u

nip

v.it

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

it

di Leonardo Pistone

Page 3: ink 2004-04-22

3

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

ith

ttp

://

inch

iost

ro.u

nip

v.it

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

it

Passeggiando tra i bivi della riforma

rebbe accorto. Chi ha sparato in fondo ha perso, non ha rischiato sé stesso, ha riconosciuto la su-periorità di chi gli stava davanti e ha ucciso. Al palazzetto c’è il pienone che prevedevi e non avresti detto, orgoglio dei seguaci del Mae-strone. Guccini? E chi è? Ah sì, figa, che asciugo!, muggiscono tanti, troppi under 20 della co-siddetta MTV generation, dando un senso all’imbarazzo dei vee-jay (“vigèi”) che, leggendo le classifiche dei dischi più venduti sull’emittente musicale predi-letta dai “giovani”, proclamano vergognosi, sottovoce e senza il solito entusiasmo demenziale,

(Continua dalla pagina precedente) che il cantautore emiliano trion-fa in vetta alla hit parade setti-manale con la sua ennesima fa-tica intitolata Ritratti. Non sarà di moda, Guccini, ma questa se-ra ad Assago i parcheggi sono imballati: dodicimila persone con un’età media – come sem-pre – da quarta-quinta superio-re, alla faccia dei “vigèi”. Il pa-lazzo dello sport è un grande carnaio aromatico d’erba, le lu-ci al neon illuminano la soffusa foschia tipica di quei luoghi chiusi e sovraffollati in cui cen-tinaia di persone fumano, con-temporaneamente, qualsiasi co-sa. Alcuni fissano frettolosa-mente alle transenne di fronte al palco (maestosamente essen-ziale, come sempre) un cartel-

lone di saluto al loro Vate, poi si siedono in platea – perchè non ci si alza MAI prima di Cirano – a gambe incrociate, con i giubbot-ti sulle ginocchia, e aspettano. Sono le nove e venti: venti mi-nuti di ritardo. Qualcuno si alza in piedi, qualcun’altro applau-de, il pubblico intero mormora e frigge. Improvvisamente si spengono le luci, e la folla natu-ralmente impazzisce: nella se-mi-oscurità, i musicisti salgono sul palco e prendono posizione agli strumenti; Lui si fa attende-re, prima di guadagnare il pro-scenio con la solita andatura di-noccolata e ingobbita, vestito di un largo camicione rosso sgar-giante (divisa militante, si di-rebbe). Tre minuti di ovazione, seguita come al solito dal mono-logo che prelude al concerto: perchè Guccini non è Ramazzot-ti, non stupisce i suoi amici con astruse meraviglie sceniche; Guccini invece parla tanto, tra una canzone e l’altra, con quel-l’aria genuina perennemente i-ronica, informale, bonacciona e a tratti indolente, e scherza col pubblico, e racconta le sue sto-rie, e ogni volta prende in giro Berlusconi, e legge i cartelloni

degli adepti correggendone gli errori d’ortografia, da buon ex-professore (forse pedante) di i-taliano. Poi, uguale a se stesso nei secoli, prende la chitarra, dà una pennata d’avvio e co-mincia con l’eterno omaggio di Canzone per un’amica, cui fa seguire le intuizioni più felici dell’ultimo album, Una Canzone e Odysseus, così belle e così ro-vinate dall’infame acustica del palazzo (e anche, va detto, da qualche magagna nell’esecuzio-ne); poco dopo è la volta della romantica Farewell, subito in-terrotta – se lo permette spesso, il Guccini – sui primi, avvolgenti ricami dell’armonica per speci-ficare che “Farewell significa “addio”, e non è il nome della ragazza cui ho dedicato la can-zone, come molti credo-no” (risate e applausi). In un pacato susseguirsi di battute, brevi aneddoti, brani nuovi – co-me La ziatta, in dialetto mode-nese: bellissima e tristissima – e qualche prezioso reperto del passato – Autogrill, la splendida Scirocco e la periferica ma pro-fetica Shomer-ma-mi-llailah, il cui titolo in aramaico è un ver-setto di Isaia (“perchè io la Bib-

bia la leggo in lingua originale”, spiega fintamente tronfio il Pro-fessore) – si arriva finalmente all’usato e magico finale, che nutre l’esaltazione dei fans in un connubio di pezzi storici (fra i quali sarebbe bello vedere rie-mergere, prima o poi, qualche brano dell’Isola non trovata) e nuovi brani impegnati: Il vec-chio e il bambino con Cirano, Auschwitz con Canzone per il Che, Piazza Alimonda con Dio è morto. E infine La locomotiva, consueta tessera conclusiva dei live gucciniani, climax ascen-dente e catarsi collettiva urlata a pugni alzati in una gestualità più emotiva che politica. Il grande vecchio adesso è stanco: le ultime strofe della canzone-fiume sono quasi sospirate, o sbuffate col fiatone, dentro il microfono. Sommerso di applau-si, le luci del palazzo già riacce-se su “Correva l’altro treno, i-gnaro...” (Locomotiva, ottava strofa), Francesco ha giusto il tempo di ringraziare, sincera-mente colpito e commosso, per l’affetto “che sempre mi dimo-strate”, e di scolarsi un ultimo bicchiere. Naturalmente, alla salute dei “vigèi”.

3.Quanto all’istruzione e formazio-ne professionale, essa passerà alla competenza esclusiva delle regioni (per effetto della riforma al titolo V della Costituzione). La formazio-ne professionale avrà durata qua-driennale, ma ci sarà comunque la possibilità di un anno integrativo per poter accedere alle strutture universitarie. 4.La continuità all’interno del primo ciclo di istruzione sarà faci-litata dall’abolizione dell’esame di licenza elementare. Rimane l’esa-me di stato al termine della scuola secondaria di primo grado. 5.Quanto all’accesso ai diversi livelli di istruzione, ci saranno delle anticipazioni per le iscrizioni alla scuola dell’infanzia e alla primaria. Alla scuola primaria bambini e bambine che compiono i sei anni entro il 30 aprile dell’an-no scolastico di riferimento. 6.Per ciò che concerne la didattica e l’organizzazione degli istituti nelle scuole primarie e secondarie di primo livello, la riforma Moratti è volta ad introdurre una maggiore autonomia scolastica da un lato, ed una maggiore libertà di scelta delle famiglie dall’altro. A questo proposito si elaboreranno dei piani di studio personalizzati, costituiti da un nucleo comune, definito a livello nazionale, e da contributi diversi a seconda delle scuole, determinati sia da specificità re-gionali che da eventuali adatta-menti richiesti dall’alunno in parti-colare. Inoltre, anche l’orario scolastico verrà riorganizzato, prevedendo un monte ore minimo al quale si possono sommare delle ore aggiuntive di insegnamenti ed attività opzionali, che la scuola deve offrire gratuitamente agli allievi. Spetterà ai genitori la scel-ta dell’orario scolastico, eventual-mente comprensivo delle attività facoltative. 7.Nuova figura introdotta dalla riforma è il docente coordinatore, o tutor, cui spettano funzioni di coordinamento didattico, di cura delle relazioni con le famiglie, di cura del percorso formativo degli allievi, che sarà documentato nel portfolio personale. 8.Il portfolio delle competenze individuali accompagna i bambini

(Maddalena Botta, continua da pagina 1)

fin dalla scuola dell’infanzia, e li segue lungo tutto il percorso di formazione. E’ una cartella conte-nente materiali prodotti dall’alun-no, prove scolastiche significative, indicazioni di sintesi sul livello di apprendimento-crescita dell’alun-no, commenti dei docenti o degli stessi familiari, o anche degli stes-si alunni. Un tale documento do-vrebbe sia fungere da elemento di valutazione dell’alunno, sia da anello di continuità tra i diversi livelli di istruzione. 9.L’insegnamento della lingua inglese sarà obbligatorio fin dal primo anno della scuola primaria. A partire dal primo anno della scuola secondaria di primo livello si avrà invece lo studio di una se-conda lingua dell’Unione Europea. 10.Viene incentivata l’alfabetizza-zione informatica, che è introdotta già nei primi anni della scuola primaria. Il sistema progettato dal Ministro Moratti è volto a facilitare even-tuali cambi di indirizzo durante il percorso di istruzione, sia all’inter-no del sistema dei licei, che tra questo e quello di formazione professionale. In particolare, a partire dai 15 anni di età è previ-sta la possibilità di ottenere diplo-mi e qualifiche in alternanza scuo-la-lavoro. Sarà stabilito un sistema di crediti certificati, acquisibili sia attraverso la frequenza di un qual-siasi segmento del secondo ciclo, a livello di licei come a livello di formazione professionale, sia infi-ne tramite la partecipazione ad una serie di esperienze diverse esterne al contesto scolastico: stage in Italia o all’estero, "periodi di inserimento nelle realtà cultura-li, sociali, produttive, professionali e dei servizi” (legge del 28 marzo 2003, n°53). Fino a qui si è parlato di riforme e riordinamenti che, in base al de-creto legislativo del 19 febbraio 2004, attuativo della legge delega del 28 marzo 2003 n°53, entreran-no pienamente in vigore a partire dall’anno scolastico 2004-2005. Certo, anche i programmi ministe-riali sono stati rivisti e corretti. Ma dato che la loro effettiva applica-zione nelle scuole è ancora in discussione, rimandiamo l’argo-mento al futuro...

Vincenzo Andraous è nato a Catania il 28-10-1954, una figlia Yelenia che definisce la sua rivincita più grande, detenuto nel carcere di Pavia, spo-sato con Cristina, ristretto da trenta anni e condannato all’ergastolo. Da dieci anni usufruisce di permessi premio e lavoro esterno in art.21, da tre anni è in regime di semiliber-tà svolgendo attività di tutor educa-tore presso la Comunità “Casa Del Giovane” di Pavia. Per dieci anni è stato uno degli ani-matori del Collettivo Verde del carcere di Voghera, impegnato in attività sociali e culturali con le televisioni pubbliche e private, con Enti, Scuole, Parrocchie, Università, Associazioni e Movimenti culturali di tutta la penisola; circa venti le col-laborazioni a tesi di laurea in psico-logia, criminologia e sociologia; è titolare di alcune rubriche mensili su riviste e giornali, laici e cattolici; altresì su alcuni periodici on line di informazione e letteratura laica, e su periodici cattolici di vescovadi italiani; ha conseguito circa 80 pre-mi letterari; ha pubblicato otto libri di poesia, di saggistica sul carcere e la devianza, nonché la propria auto-biografia. Ogni volta che ci investe la notizia di un atto terroristico, nella mente c’è indelebile il rumore sordo delle as-senze improvvise. Come una fotogra-fia impolverata dal tempo, lo sguar-do della memoria riporta ai tanti ieri riesumati. La sensazione è di aver di fronte dei sognatori che negli ideali tentano di dare giustificazione a un sogno maledetto che non si avvererà mai. Libertà, libertà, libertà, si grida nelle strade, nelle celle, nelle piaz-ze, sui pavimenti imbrattati di san-gue. Libertà rincorsa come una prostitu-ta, una libertà priva di interdipen-denza, di interrelazioni, di consape-volezza di sbagliare, di ferire, di morire. Proprio in questa follia scorgo segnali concreti che sconsigliano il perpe-trarsi di queste tragedie, perché l'intorno reale non é quel reale in-ventato a misura di chi si reinventa guerriero e paladino di una rivoluzio-ne che non può più esistere.

(Continua a pagina 4)

di Vincenzo Andraous

11 aprile 2004

sta di rinnovamento sono due. Cosa ne sarà del dottorato di ri-cerca? Esisterà ancora la figura del dottorando come persona che in-comincia una carriera intellettuale e professionale? E soprattutto cosa ne sarà delle cattedre coperte per un po' di tempo e poi abbandonate dai ri-cercatori a progetto? Secondo recenti stime i ricercato-ri, che in Italia sono circa 21000, conducono più o meno il 51% degli insegnamenti presenti nelle uni-versità, e non necessariamente gli insegnamenti più settoriali. È chiaro dunque che i cambiamen-ti negli atenei saranno molti, an-che in termini di qualità e coeren-za dell’offerta didattica. Il secondo punto trattato dalla proposta di legge è quello relativo alle modalità di svolgimento dei concorsi per posti di docente ordi-nario e associato. Fino a sei anni fa vigeva il sistema detto del concorso nazionale, se-condo il quale era un organo unico per tutti gli atenei del paese a ge-stire le prove e a stabilire le asse-gnazioni di cattedre e idoneità al-l’insegnamento in tutta Italia. Criticato sulla base di accuse di pesantezza burocratica e favoreg-giamento dei clientelismi, il meto-do venne sostituito con quello dei concorsi decentrati. Ora il nuovo sistema riceve analo-ghe accuse, e si parla di tornare al vecchio concorso. All’interno di questo piano di ri-torno al passato non mancano pe-rò le novità. D’ora in avanti infatti, se la rifor-ma sarà approvata, ogni vincitore di concorso riceverà una cattedra per tre anni, al termine dei quali verrà confermato e quindi assunto a tempo indeterminato, o respinto e privato dell’insegnamento. Ricercatori e Associati con una di-screta anzianità (rispettivamente 5 e 10 anni) avranno riservati il 15% dei posti per i concorsi verso la qualifica di grado superiore. Saranno riservati dei posti anche per i docenti stranieri. In terzo luogo cambia il monte ore d’insegnamento dei docenti, che passa da 60 a 120, e la modalità di

(Federico Giusfredi, continua da pagina 1)

calcolo della loro retribuzione, che sarà costituita da uno stipen-dio base con aggiunte dipendenti dalle attività di ricerca o da altre attività non direttamente didatti-che. Sulla sostanza di tali retribuzioni non avrà alcun peso, però, l’even-tuale presenza di altre fonti di reddito, legate ad attività extrau-niversitarie. Suppongo si converrà che non è far politica, ma solo buon senso, osservare che, di fatto, il peso di questi introiti extradidattici sarà diverso per un italianista o un filo-logo e, che so io, un medico, un ingegnere, un avvocato. Il che ci porta all’ultimo punto trattato dal disegno di legge, che si limita a consentire il diritto di enti privati a stanziare fondi per gli atenei e perfino a costituire delle cattedre. Un intervento, dunque, che non si arresta alla concessione di finan-ziamento non pubblico alla ricer-ca, ma legalizza l’intervento di enti privati nella didattica anche degli atenei statali, verso il gene-rico disegno di privatizzazione del-la cultura e dell’istruzione da tempo perseguito da diversi gover-ni (ahimè di più d’una parte). Non è questa, come già detto, la sede in cui criticare la struttura della riforma che abbiamo cercato di spiegare con la massima chia-rezza, e men che meno la sede per muover critiche che siano di natura ideologica. Ci limitiamo a domandarci come mai in un momento in cui gli ate-nei chiedono una maggior spesa pubblica e un rientro del fallimen-tare modello “tre più due”, la ri-sposta debba somigliare così tanto a una gambizzazione della ricerca con una apertura a finanziamenti privati. La nuova geometria didattica del-le nostre università ha dimostrato in più sedi di aver impoverito l’of-ferta culturale di approfondimen-to, e mettere in mano all’impresa privata le sorti della pubblica ri-cerca è un’operazione che, a chi chiede un’istruzione gestita in mo-do competente e degno di uno stato di diritto, lascia qualche so-spetto e una buona dose di per-plessità.

Page 4: ink 2004-04-22

4

Il 7 aprile è stata inaugurata un’esposi-zione di fotografie, opera di Evaristo Fu-sar, che ritraggono attori di cinema: Il Grande Sogno è il titolo di questa mo-stra, titolo che vuole evocare tutto il cli-ma di un periodo, della “grande stagio-ne del cinema italiano”, nella definizio-ne di Lorenzo Demartini, Assessore alla Promozione delle Attività Culturali della Provincia di Pavia e promotore del Cata-logo della mostra, sul quale è autore della Presentazione. Introducendo il pubblico alle fotografie esposte, imma-gini bellissime che raccontano il "cinema che fu", Demartini non vuole sbilanciarsi in giudizi o istituire paragoni, limitando-si ad affermare la diversità del cinema di oggi rispetto a quello di un passato in cui “i veri protagonisti erano gli attori e i loro sguardi gli effetti speciali”. L'inaugurazione della mostra rappresen-ta un momento significativo per raccon-tare la carriera e la vita avventurosa di Evaristo Fusar, che, nato come fotografo nel ’53, "non per amore ma per denaro", come lui stesso ricorda, trascorre i primi sette anni di lavoro in Europa col fratel-lo, spostandosi tra Parigi, Londra e Ma-drid. Poi va all'Europeo, dove tra gli altri incontra Pietrino Bianchi, grandissimo critico del cinema (sua è l'osservazione secondo la quale "nei grandi film si sa sempre che ora è"). Inizia una lunga se-rie di servizi fotografici sui quali non sol-tanto Fusar ha l'esclusiva, ma che gli of-frono soprattutto la possibilità di trovar-si effettivamente "dentro al film", episo-dio significativo a proposito, tra i tanti ricordati, è quello che vede Fusar pre-stare la sua Giulietta per le riprese di Banditi a Milano. Dal 1967 inizia a girare

il mondo, dall’Africa all’Australia, per la Domenica del Corriere, ma riprende quasi subito a occuparsi di cinema negli Stati Uniti. Dopo un breve periodo nella redazione di Capital, torna libero pro-fessionista. Dal 1990 lavora insieme al fi-glio Alberto. Le sue fotografie, come fa notare il prof. Nuccio Lodato, anche autore del-l’Introduzione del Catalogo, rappresen-tano l’occasione per una grande retro-spettiva culturale su un'epoca in cui ogni immagine è importante, un’epoca in cui, contrariamente al profluvio di im-magini che ci circonda ora, nel quale an-che le migliori tendono a inflazionarsi, l'immagine invece era ancora rara, c'era-no pochi canali televisivi e il periodico a rotocalco era il mezzo privilegiato per la diffusione di un'immagine sempre di gran livello. E ci porta anche a riscoprire la forza concentrata, il potere di riassu-mere dell'immagine. Se è dai dettagli che si può vedere la grandezza di un fotografo, niente me-glio della voluta di fumo tra Orson Wel-les e la figlia Beatrice, del riflesso nello specchio della Vitti ripresa di spalle in-sieme ad Antonioni sul set di Deserto rosso, o della vitalità e della giovinezza sprigionata dal volto assorto di Fellini, solitamente ripreso sempre come più grave, mentre gira Giulietta degli spiri-ti, può testimoniare della grandezza di Fusar. Oppure da ritratti come quelli di Rossellini e di Ford; in particolare, fa notare il professor Lodato che Ford "ha tutto il suo cinema scolpito nel viso". Quella ritratta da Fusar è una dimensio-ne artigianale del cinema, "nella quale ogni dettaglio, ogni oggetto insignifican-te diventa significante e portatore di so-vrasenso", nelle parole del prof. Lodato.

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

ith

ttp

://

inch

iost

ro.u

nip

v.it

htt

p:/

/in

chio

stro

.un

ipv.

it

Il Grande Sogno AGENDA dal 20 aprile al 7 maggio

SPAZIO MUSICA Via Faruffini 5 giovedÏ 22 aprile 2004 S.A.D. Pop rock venerdÏ 23 aprile 2004 MIDNIGHT RAMBLERS L.B. Hard Rock '60 '70 sabato 24 aprile 2004 GOLDRUST giovedÏ 29 aprile 2004 JASON REED BAND (da confermare) venerdÏ 30 aprile 2004 ABBEY BAND The Beatles songbook tutti i lunedÏ JAM SESSION tutti i martedÏ SOUND DIFFUSION TEATRO FRASCHINI Corso Strada Nuova, 136 lunedì 3 maggio 2004 ore 21.00 DIE DEUTSCHE KAMMERPHILAR-MONIE BREMEN direttore Gerard Korsten, violino Vikto-ria Mullova musiche di Stravinskij, Prokofiev, Mozart venerdì 7 maggio 2004 ore 21.00 ORCHESTRA I POMERIGGI MUSI-CALI DI MILANO direttore Aldo Ceccato, violino Mauro Rossi musiche di Schumann BARATTOLO Via dei Mille 130a Ogni mercoledÏ dalle 21:30 alle 23:30 - Jam session di percus-ssioni UNIVERSITA' Aula '400, Palazzo Centrale giovedÏ 22 aprile 2004 ore 21.15 ORQUESTRA DO ALGARVE flauto Mario Carbotta arpa Letizia Belmondo direttore Alvaro Cassuto musiche J. de Sousa Carvalho: L’amore industrio-so (ouverture) W.A. Mozart: Concerto per flauto, arpa e orchestra K.299 L. van Beethoven: Sinfonia n_7

TEATRO FRASCHINI Corso Strada Nuova, 136 martedì 27 aprile 2004 ore 21.00 ITALIA-BRASILE 3 A 2 di e con Davide Enia martedì 4, mercoledì 5, giovedì 6 maggio 2004 ore 21.00 ZIO VANJA di Anton Cechov regia di Sergio Fantoni, con Andrea Giordana TEATRO C. VOLTA Quartiere Scala, Pavia martedÏ 20 aprile 2004 ore 21.00 ECCIDI PARALLELI: ECUBA DI TROIA - MUKAGASANA DEL RWANDA Spettacolo tragico con musica: un'attrice italiana e una africana rappre-sentano il dramma della guerra Regia di Paolo Castagna.

di Maria Chiara Succurro MUSICA

DANZA

BARATTOLO Via dei Mille 130a Ogni martedì dalle 18:30 alle 20:30 - Corso di Danza orientale

TEATRO

LA MASCHERA E GLI AFFETTI 25 anni di teatro a Pavia (1942-1967) Mostra fotografica dalla raccolta di Erminio Maestri, a cura di Beppe Sogget-ti e Francesca Brignoli 3 aprile - 30 maggio nel ridotto del teatro Fraschini aperta dalle ore 17.00 nei giorni di spettacolo e negli orari 11.00-13.00 e 17.00-19.00 tutte le domeniche succes-sive al Lunedì di Pasqua Ingresso gratuito IL GRANDE SOGNO Miti del cinema visti da Evari-sto Fusar 8 aprile - 13 maggio nella Sala dell'Annunciata inaugurazione 7 aprile ore 17.00 proiezione in anteprima del film Fellini: sono un gran buguardo di Daniel Petti-grew al Cinema Corallo ore 21.00 MOS3 20 aprile-20 maggio Federico Gualtieri, fotografia Dalì - Viale Venezia 48 (zona confluente) AD PUBLICAM UTILITATEM Libri del Seicento in mostra A cura di Elisa Grignani 25 marzo - 2 maggio 2004 Castello Visconteo RWANDA: MEMORIE DI UN GENOCIDIO Mostra fotografica di Livio Senigalliesi 7 - 30 aprile, ore 10.00 - 17.50 (Chiuso il lunedÏ) Loggiato del Castello Visconteo, Pavia Ingresso gratuito RWANDA: LE FERITE DEL SILENZIO Mostra fotografica di Medici Senza Frontiere 2 - 31 maggio, ore 10.00 - 17.50 (Chiuso il lunedÏ) Loggiato del Castello Visconteo, Pavia Ingresso gratuito

MOSTRE

CINEMA

CINEFORUM DEL BARATTOLO Via dei Mille 130a martedÏ 20 aprile 2004 ore 22.30 LA COSA (1982) di John Carpenter; versione director's cut martedÏ 27 aprile 2004 ore 22.30 IL DOLCE DOMANI (1997) di Atom Egoyan di John Carpenter; versione director's cut

CONFERENZE

martedì 20 aprile 2004 - ore 17 LETTERATURE COMPARATE E TRADUZIONE LETTERARIA Responsabile prof. Antony Oldcorn Sala Conferenze, Collegio Santa Caterina martedì 20 aprile 2004 - ore 21 DIRITTO, LEGGE, COSTITUZIONE: ANTIGONE E CREONTE Gustavo Zagrebelsky, presidente della Corte Costituzionale Almo Colleguio Borromeo, P.zza Borromeo 9 mercoledì 21 aprile 2004 - ore 11 CELLULE STAMINALI E CLONAZIONE Carlo Alberto Redi Polo Didattico Cravino, aula 2 giovedì 22 aprile 2004 - ore 21 PRECETTO DIVINO, DIRITTI DEL-L'UOMO, LEGGI DELLO STATO mons. Giuseppe Angelini, prof. Salvato-re Veca Sala Conferenze, Collegio Santa Caterina lunedì 26 aprile 2004 - ore 18 I POETI LAUREANDI cerimonia di premiazione Sala Conferenze, Collegio Santa Caterina mercoledì 28 aprile 2004 - ore 11 BIOTECNOLOGIE: BENEFICI E RISCHI Luca Ferretti Polo Didattico Cravino, aula 2 mercoledì 28 aprile 2004 - ore 21 TRAUMI DI GUERRA: un'esperienza psicoanalitica in Bosnia P. Brunori, M. Risoldi, V. Belinciano, D. Scotto di Fasano Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri, Piazza Ghislieri 5 martedì 4 maggio 2004 - ore 11 LA SPERIMENTAZIONE ANIMALE Stefano Govoni Polo Didattico Cravino, aula 2 martedì 4 maggio 2004 - ore 18 OLTRE LA TRADIZIONE POETICA: il linguaggio di Christina Rossetti Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri, Piazza Ghislieri 5 giovedì 6 maggio 2004 ore 17.30 ETICA DELLA RICERCA GENETICA Vittorio Sgaramella Almo Collegio Borromeo, P.zza Borromeo 9

La Maschera e gli Affetti

Duecentocinquanta immagini in mostra al teatro Fraschini fino al 30 maggio a-prono al visitatore e al curioso uno scorcio su un mondo lontano, un pesan-te sipario che si dischiude su un pal-conscenico di polvere e sogno. Si tratta delle fotografie di attori di teatro auto-grafate provenienti dalla raccolta di un personaggio particolarissimo, Erminio Maestri. Figlio dei custodi del Fraschini negli anni che vanno dal 1942 al 1967, Maestri bambino ha vissuto immerso in un mondo di favola, in mezzo alle cele-brità dell'epoca: la sua casa era dove oggi c'è la biglietteria del teatro, e, co-me fa notare Antonio Sacchi, Presiden-te dell'Istituzione, "un bambino che scopre il teatro da bambino si innamo-ra per sempre. E non tradirà mai quella passione". Ed è proprio questo amore mai venuto meno che oggi, venerdì 2 aprile, ha portato Erminio Maestri an-cora nel ridotto del teatro Fraschini, per presentare la sua raccolta "di volti cari", che sono venticinque anni di tea-tro italiano e che lo riportano indietro alla sua giovinezza al Fraschini. In no-

me di questi ricordi ha voluto donare all'istituzione Teatro Fraschini delle im-magini che sono documenti per la sto-ria culturale del nostro Paese e della nostra città, oltre che “25 anni della mia vita e della vita della mia famiglia al Fraschini”. Ha tanto da raccontare Maestri sulla sua vita all’interno del te-atro, episodi curiosi e anche avventu-rosi, come quando suo nonno ha salva-to il teatro dal rischio di un incendio provocato da un sigaro abbandonato, o come il furto avvenuto al teatro di Ge-nova e smascherato proprio a Pavia. Presentando l’esposizione, il presiden-te Antonio Sacchi parla di “foto che raccontano l’aura di un tempo”, un tempo in cui il teatro aveva una funzio-ne ben precisa, in contrapposizione a quella che Bianciardi ha definito “la solitudine di massa della società del benessere”, e gli attori erano come gli angeli di Chagall, che prendono per mano lo spettatore e volano… come anche in Volare, la canzone appunto del ’58. E quindi prepariamoci con que-sta mostra a “un volo indietro nel tem-po”, nell’“epoca affascinante di un Gran Teatro che non c’è più”.

di Maria Chiara Succurro

Oggi quelle masse compatte e sim-patizzanti di una giustizia dell'ingiu-stizia, non sono più ben allineate e intruppate sul campo delle ideolo-gie. Oggi il consenso alla lotta arma-ta è in disuso, é di per sé fallimenta-re. A fronte di tanto sangue gettato ai lati delle coscienze, sorprende con-statare il vuoto di memoria delle nuove generazioni, certo, una di-menticanza colpevole per un preciso momento storico del nostro paese, della nostra storia recente, anzi recentissima. Anche per questa assenza di memoria storica è doppia-mente pericolosa la strategia in atto. 1 giovani non conoscono assoluta-mente il dramma degli anni di piom-bo, cosa hanno significato quei teatri

(Continua da pagina 3) di guerra in termini di assenze eter-ne e di paralisi riformistica. Nelle classi, negli oratori, nelle uni-versità, ci sono plotoni e reggimenti di giovani che non sono documentati né hanno voglia di conoscere uno scenario che per loro é sepolto dal benessere e dal successo da conse-guire a tutti i costi. Ma forse, proprio in questa osserva-zione vi é intrinseca la solitudine suicida che attraverserà la recita macabra di qualsiasi fantasma del passato. La clessidra dei secoli non s'è ferma-ta, le parole non si riuscirà ancora una volta a piegarle agli slogans, ai concetti di immagine, di contrappo-sizione ideologica, di dottrine che non hanno più presa né scaltri consu-matori.

L'araba fenice in questo senso non risorgerà. Ora e ancora mani armate decanta-no inni e lodi alla rivoluzione, ora e ancora ci saranno autorappresenta-zioni, o peggio autocelebrazioni, ma nulla si potrà di allora, nulla si ripe-terà di ieri. Soprattutto nulla potrà ovviare alle grandi responsabilità che ci si assumerà nei riguardi dei tanti ragazzi al palo della vita, di tanti coetanei e propri simili con gli sguar-di perduti e già stanchi a vent'anni. Un mio amico filosofo un giorno mi ha detto; “guai a tradire se stessi e guai a tradire gli altri”. Oggi è Pasqua, e proprio perché non è una ricorrenza, gli auguri miei stanno tutti in questa preghiera: non tradite voi stessi, tradendo la possi-bilità di scegliere di tanti altri.

attuale ben poco in direzione delle agognate "opportunità professiona-li", e ancora meno in campo di "qualità"? La formula dell'abracadabra suona come un'elementare operazione matematica, per la quale 3 + 2 diviene 1 + 2 + 2. L'attuale sistema di laurea triennale + laurea bienna-le (laurea specialistica) viene rifor-mata grazie un'ulteriore suddivisio-ne: con il progetto Moratti lo stu-dente universitario al secondo an-no, smessi i panni di matricola (il primo anno - 60 crediti rimane uguale per tutti), si ritrova al bivio "Y" tra Scuola e Lavoro. A seconda che imbocchi il ramo destro o quello sinistro del sentiero, il nostro viandante avrà scelto d'in-d i r i z z a r s i v e r s o s t u d i "professionalizzanti" o di natura "metodologico-teorica"; verso corsi “indirizzati all'acquisizione di speci-fiche competenze professionali”, che dovrebbero permettergli una facile immissione sul mercato del

lavoro, oppure verso una formazio-ne naturalmente orientata al prose-guimento degli studi attraverso il percorso biennale di Laurea Magi-stralis (la vecchia laurea specialisti-ca) ed eventualmente attraverso la Laurea Doctoralis (dottorato di ricerca). Per quanto riguarda la Laurea Magistralis, un aspetto im-portante del programma di riforma consiste in una modifica nel sistema dei crediti: per il biennio sarebbero previsti 120 crediti al posto dei 300 attuali che tengono conto dell'inte-ra esperienza universitaria, in modo da permettere l'accesso a una plu-ralità di lauree specialistiche In seguito ad una riunione svoltasi il 22 marzo, il Consiglio di Stato ha ora espresso parere favorevole rispetto allo schema di regolamento di modifica del decreto Zecchno: in tempi brevi il Ministro potrà firmare il regolamento, e che il Cun potreb-be iniziare a "concretizzare" il pro-gramma di revisione e concludere l'iter legislativo entro luglio.

(Continua da pagina 1)