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In memoria di Chiara L’uomo e l’aborto Fantascienza o realtà? Una ragazza di 28 anni è stata chiamata da Dio a mostrare che è buono, che in Lui non ci sono tenebre e che la morte è vinta Solo gli specialisti conoscono le conseguenze devastanti che ha l’aborto per il padre. Un racconto di fantascienza pubblicato 40 anni fa descrive una società disumana non troppo diversa da quella in cui viviamo oggi. nel nome di chi non può parlare Notizie N. 8 - Ottobre 2012 € 3,50 €1,50 per Librerie e Associazioni Infosportpagine

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In memoriadi Chiara

L’uomo e l’aborto

Fantascienzao realtà?

Una ragazza di 28 anni è stata chiamata da Dio a mostrare che è buono, che in Lui non ci sono tenebre e che la morte è vinta

Solo gli specialisticonosconole conseguenzedevastanti che hal’aborto per il padre.

Un racconto difantascienza pubblicato 40 anni fa descrive una società disumana non troppo diversa da quella in cui viviamo oggi.

nel nome di chi non può parlare

Notizie

N. 8 - Ottobre 2012

€ 3,50€1,50 per Librerie e Associazioni

Infosportpagine

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RIVISTA MENSILE

N. 8 - OTTOBRE 2012

TestataInfosportpagine-ProVita

EditoreMP cooperativa giornalisticaSede legale Via Marlengo 49/b, 39012 Merano (BZ)Autorizzazione Tribunale BZ N6/03 dell’11/04/2003

RedazioneVia Ridolfino Venuti 34/A, 00162 Roma.Tel. 06 45444909

Direttore ResponsabileFrancesca Lazzeri

Progetto graficoMassimo Festini

TipografiaEticart srl, via Garibaldi 5, 73011 Alezio

DistribuzioneRapida Vis, Via Cadlolo 90, 00136 Roma

RedazioneFrancesca Romana Poleggi, Antonio Brandi,Mario Palmaro, Andrea Giovanazzi

Hanno collaboratoalla realizzazione di questo numeroFrancesco Agnoli, Cinzia Baccaglini,Antonio Baldassarre, Marzio Bianchi, Antonio Brandi,Sveva Colonna, Mauro Faverzani, Carlo Manetti,Pino Morandini, Angela Pellicciari, Renzo Puccetti,Danilo Quinto, Marco Respinti, Benedetto Rocchi,Francesca Romana Poleggi, Antonello Vanni

Notizie- Sommario -

per un aggiornamento quotidiano:

www.prolifenews.it

Editoriale 1

Notizie dall’Italia 2

Notizie dal mondo 3

Primo Piano In ricordo di Chiara Corbella Petrillo 10 Angela Pellicciari

Siamo nati e non moriremo mai più 11 Antonio Brandi

Attualità Marciare per la vita 4 Francesco Agnoli

Cheng Guancheng e Lou Xiaoying: due eroi per la vita 5 Sveva Colonna

Armati di diritto per la vita 6 Danilo Quinto

Obiezione di coscienza: diritto intoccabile 8 Pino Morandini

Youth Defence: la battaglia per la vita in Irlanda 9 Marzio Bianchi

In memoria di Nellie Gray 12 Marco Respinti

Scienza e Morale L’inizio della vita umana 13 Carlo Manetti

Fantascienza o realtà? 14 Francesca Romana Poleggi

Cartesio, ancora lui 15 Mauro Faverzani

Anche l’uomo è tra le vittime dell’aborto 16 Antonello Vanni

Sesso (in)sicuro 17 Renzo Puccetti

Ciò che resta dopo un aborto volontario 18 Cinzia Baccaglini

Economia e Vita Nel diritto italiano il concepito è considerato una persona 19 Antonio Baldassarre

Crescita della popolazione: danno o beneficio? 20 Benedetto Rocchi

Prezzo: 3,50 euro

Abbonamenti:Semplice 30,00 euro

Sostenitore 60,00 euroBenefattore 100,00 euro

Patrocinatore 250,00 euro

Per abbonamenti, acquisti e donazioniConto Corrente presso

Banca Popolare di Puglia e BasilicataIBAN IT91 B053 8515 0000 0000 0003 270

intestato aM.P. Società Cooperativa Giornalistica a.r.l.

L’editore è a disposizione degli aventi diritto con i quali non gli è stato possibile comunicare,nonché per eventuali, involontarie omissioni o inesattezze nella citazione delle fonti e/o delle foto.

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Questa iniziativa, dedicata a Chiara Corbella-Petrillo, vuole coinvolgere tutti coloro che - cri-stiani, credenti di altre religioni e non credenti - concordano sul fatto che l’aborto è il più igno-bile degli omicidi, perché perpetrato contro una persona inerme, incapace di difendersi.È soprattutto un servizio: vogliamo dare riso-nanza alle voci pro life in Italia e nel mondo; vogliamo sensibilizzare l’opinione pubblica e risvegliare le coscienze: la gente, spesso, non comprende che l’aborto è un omicidio, perché

è disinformata; vogliamo mostrare come qualsi-asi legge che renda legale l’aborto sia ingiusta, nociva alla dignità umana ed incompatibile con la legge naturale.Vogliamo che se ne parli nelle scuole, nelle par-rocchie, nei circoli culturali, tra la gente, per far capire a tutti l’orrore dell’aborto. Una volta che si sia creata una sensibilità socia-le idonea, non sarà più un’utopia premere per una riforma legislativa adeguata, che porti alla abrogazione della legge 194. È un progetto cer-tamente ambizioso, ma doveroso. Vogliamo e dobbiamo batterci e parlare nel nome di tutte quelle mamme, come Santa Gian-na Beretta-Molla e Chiara Corbella-Petrillo, che non possono più parlare perché hanno dato la vita per i loro figli, e nel nome dei milioni di bambini che ogni anno vengono uccisi nel grembo delle loro madri.

Antonio Brandi

Nel nomedi chi non può parlare

Editoriale

Notizie Editoriale

Avanti per la Vita!Avanti per la Vita!

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liaNotizieNotizie dall’Italia

Medici specialisti del Gemelli e del Bambin Gesù hanno creato a Roma il centro “Exit”.Si chiama exit una delle tecniche operatorie che si usano sul bambino quando è ancora nel grembo materno: il bimbo non ancora nato, infatti, in questo centro è considerato un paziente come tutti gli altri. Per questo - oltre ad avere un alto valore medico e scientifico - “Exit” è un segnale culturale molto rilevante per chi ancora si ostina a non voler riconoscere la dignità umana al concepito.

Vittoria della vita: nell’ospedale di Jesi sono stati sospesi gli aborti, poiché tutti i medici hanno esercitato il diritto di obiezione di coscienza.

Il diritto alla vita , per un giudice di Spoleto, non è adeguatamente tutelato dalla legge 194 del 1978, che gli antepone il diritto alla salute. Purtroppo la Corte Costituzionale ha respinto il ricorso. Il Consiglio Direttivo dell’AIGOC, Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici ha manifestato pubblicamente i sentimenti, che la decisione della Corte Costituzionale ha suscitato: delusione, timore, dolore.

Marco Griffini, presidente della Ai.Bi. propone l’adozione di bambini non nati: l’Associazione Amici dei Bambini, durante il convegno “Oltre l’aborto la speranza nell’abbandono” che si è tenuto a Milano, ha annunciato che sarà fatta una proposta di legge in tal senso.

Si è svolta con successo “Cento Passeggini per la Vita”, una manifestazione promossa dal Centro di Aiuto alla Vita di Agrigento, opera don Guanella.

A Livorno, don Maurizio De Sanctis ha invitato i suoi parrocchiani ad un concreto gesto di solidarietà per una mamma in difficoltà. E così, grazie a Dio, è nata una bella bambina che i parrocchiani di Santa Rosa sono orgogliosi di

aver sottratto all’aborto.

Al cimitero di Desio è stata rimossa la Croce dal luogo dove vengono sepolti i bimbi non nati.La vicenda ha interessato Repubblica.it e ha suscitato la reazione di molti blogger. Ne parleremo nel prossimo numero.

Si è svolto a Roma, sotto il patrocinio della seconda sezione della Segretaria di Stato della Santa Sede e del Pontificio Consiglio per la Famiglia, un vertice mondiale dei cattolici impegnati negli organismi internazionali con l’obiettivo di imparare ad affrontare le “industrie” dell’aborto.

Il consiglio regionale del Veneto, ha approvato una legge di iniziativa popolare presentata nel 2004 che prevede l’informazione delle donne sulle possibili alternative all’aborto. Così sarà possibile l’accesso dei

volontari pro-life ai consultori e alle strutture socio-sanitarie.

È durato una settimana il “Life Happening Vittoria Quarenghi” del Movimento per la Vita. La manifestazione si è tenuta al villaggio “Porto Rhoca” di Squillace, dove il Centro Servizi Volontariato di Catanzaro ha organizzato una serie di incontri, scambi, dibattiti e corsi di formazione

per i volontari della vita.

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Negli Usa c’è un animato dibattito sull’aborto, ma si pratica l’eugeneticanella quasi indifferenza più totale: la “gender selection” è praticata estesamente nelle cliniche degli Stati Uniti.

Il 16 settembre si è svolta a Zurigo la terza “Marcia per la vita”, organizzata da 13 associazioni pro life. Il corteo è stato disturbato da schiamazzi, fischi e urla, mentre i partecipantisfilavano con croci bianche e piccole bare perprotestare contro il business mortale dell’aborto.

“Ancorata nel cuore di Cristo, sorgente inesauribile di amore, Barbara ha optato prima per la vita di sua figlia”: così Ignacio Cabezas parla di sua moglie, Barbara Castro Garcia, che - come la nostra Chiara Corbella -. ha rinunciato a curare il cancro per dare alla luce la sua piccola Barbarita.

Si sono svolte le paralimpiadi, un vero inno alla vita, un segno di civiltà e di speranza. Il coordinatore, J. Parker, alla chiusura dei giochi è intervenuto con forza contro la normativa sull’aborto in Inghilterra.

La Federazione Portoghese per la Vita ha proposto al governo di eliminare tutte le spese e i costi connessi all’aborto: per esempio il trasporto e l’alloggio pagati alle madri e ai loro accompagnatori, oppure le licenze e i sussidi. È stato calcolato che lo Stato potrebberisparmiare molti milioni di euro.

Una nuova legge del governo conservatore dello stato americano dell’Arizona cerca di limitare le possibilità di aborto disponendo che il calcolo delle settimane di gravidanza cominci due settimane prima del concepimento.

La Corte Costituzionale della Corea del Sud ha stabilito che ildiritto alla vita è il più fondamentale dei diritti umani e che il diritto della donna di disporre del proprio corpo non può essereconsiderato superiore al diritto alla vita del bambino nel grembo.

In Spagna il ministro della giustizia, Alberto Ruiz Gallardòn, un esponente di sinistra del Governo Rajoy, ha annunciato la prossima presentazione di una riforma della legge sull’aborto. Il progetto mira a ridimensionare la legge vigente introdotta dal governo di Zapatero, che ha

trasformato l’aborto in un diritto della donna.

Disponibile in Germania, Austria, Svizzera e Liechtenstein il primo esame del sangue “fai da te” che consente di diagnosticare la sindrome di Down già dalladodicesima settimana di gravidanza. La cosa ha diffuso preoccupazione e sconcerto per la chiara deriva eugenetica che ne consegue.

Il deputato di Pietroburgo Vitaly Milonov ha proposto di conferire lo status di cittadini ai bimbi in grembo dal momento del concepimento o per lo meno da quando il cuore inizia a battere. Secondo il politico, l’aborto va combattuto ufficialmente come omicidio. In Russia l’aborto è consentito entro le 12 settimane di gravidanza, fatta eccezione per i casi in cui la donna sia vittima di stupro o la sua salute in pericolo.

Schiacciante vittoria nelle votazioni a sostegno del Principe Alois del Liechtenstein, il cui potere di veto era stato messo in discussione perché lo scorso anno lo aveva usato contro la legalizzazione dell’aborto.

Il patriarcato ortodosso russo è sceso apertamente in campo contro l’aborto: “è il peggiore olocausto nella storia dell’umanità”, ha detto il portavoce della chiesa ortodossa moscovita, partecipando a una marcia contro l’aborto che ha sfilato per le vie del centro della capitale russa.

È stata accettata da una Corte scozzese la richiesta di appello di due infermiere cristiane di Glasgow che si sono rifiutate di assistere i medici che praticano l’aborto nell’ospedale dove lavorano da vent’anni.

Nata nel Nord Carolina (USA) a gennaio dopo sole 25 settimane di gestazione, pesava 270 grammi: poteva essere contenuta tra i palmi di due mani. La piccola Kenna Claire Moore ha lottato sei mesi per la vita e ora finalmente è a casa con i suoi genitori.

In India, a causadell’ aborto selettivo, vengono uccise 500.000 bambine ogni anno.

Secondo uno studio danese l’aborto indotto aumenta il tasso di mortalità tra le madri.

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Marciare per la vitaAnche in Italia la manifestazione unitaria della base ProLife,punto di partenza di una battaglia in difesa dei più deboli.

Ogni anno, centinaia e centinaia di migliaia di persone sfilano in tut-to il mondo nelle Mar-

ce per la Vita, da Washington a Parigi, da Bruxelles a Varsavia. Anche in Italia vi sono state nu-merose iniziative Pro-Life, da nord a sud, come la Marcia per la Vita siciliana, il Life Day e la Marcia per la Vita di Desenza-no, il 28 Maggio 2011 che, pur essendo stata organizzata in po-chissimo tempo, ed in un paese piuttosto decentrato del nord Ita-lia, ha avuto un notevole succes-so. Straordinario, addirittura, l’e-sito della II Marcia Nazionale per la Vita organizzata a Roma il 13 maggio di quest’anno, la prima di questo tipo organizzata nella capitale: circa 15.000 persone hanno sfilato dal Colosseo a Ca-stel sant’Angelo per dire il loro sì alla vita e il loro no, chiaro e for-te, all’aborto. Hanno partecipato numerose realtà del mondo Pro Life Italiano, religiosi, laici, atei, tibetani, buddisti e varie organiz-

zazioni per i diritti umani. Perché di questo si tratta, del diritto alla dignità umana che ogni persona possiede dal momento del con-cepimento. Perché una marcia? Perché cer-te verità, comprensibili al cuo-re di ogni uomo, non possono restare confinate ai muri di una chiesa, o alle sale dei convegni. Il nostro Paese sta morendo di vecchiaia, perché dal 1978 l’eli-minazione di almeno 5 milioni di bambini a causa della legge 194, ci ha portato in un inverno familiare e demografico che ha conseguenze in ogni aspetto della vita sociale ed individuale. L’aborto infatti, oltre che elimina-zione di un bambino, è una feri-ta immensa al cuore e al corpo della madre e del padre, anche quando costoro pensano il con-trario; è, inoltre, un atto che mina la famiglia, cellula base della so-cietà; infine colpisce la società intera, che viene privata dei suoi giovani, cioè della sua più gran-de ricchezza. L’aborto è anche, per i credenti, un crimine contro Dio, creatore e datore della vita. Manifestare pubblicamente que-ste verità è dunque un atto do-vuto, di vera e propria carità: è il

ricordare a tutti qualcosa che si vuole nascondere o dimenticare o magari confinare nell’ambito delle opinioni soggettive. La caratteristica fondamentale della marcia - che è preceduta da un convegno e che ha come corollari pubblicazioni, incontri, conferenze ecc. - è che essa si propone come evento unitario del mondo prolife italiano, per troppi anni sminuito da strategie minimaliste, oltre che dall’ostili-tà di gran parte del mondo po-litico. Un evento che auspica il superamento di timori, divisioni e personalismi e il rilancio a tutto campo della battaglia per la Vita. La marcia è quindi aperta a tutti, credenti e non credenti, a qualsi-asi associazione o meno appar-tengano, ed è, come ha scritto qualcuno, “l’unica manifestazio-ne in cui non si rivendicano i propri diritti, ma quelli degli altri. Non si cerca di prevaricare un avversario, ma di difendere il più debole dei deboli. Non si urla il proprio ego, ma si dà voce a chi non ne ha”.Ci vediamo alla prossima marcia il 12 Maggio 2013!

Francesco Agnoli

Per informazioni:www.marciaperlavita.it

tel. 06-32110310

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Chen Guangcheng e Lou Xiaoying: due eroi per la Vita

Da trent’anni le donne e i bambini cinesi subiscono morte e violenzaper la barbara politica di pianificazione familiare,

posta in essere con la complicità della comunità internazionale.

Chen Guangcheng, 41 anni, non vedente, si è battuto contro la cam-pagna di sterilizzazioni

ed aborti forzati imposta dal regi-me comunista cinese nella pro-vincia dello Shandong, nel 2004. Per questo è stato detenuto in un Laogai e costretto al lavoro for-zato per più di quattro anni ed è stato obbligato agli arresti domi-ciliari per quasi due anni, durante i quali ha subito torture ed abusi insieme alla sua famiglia: amici e parenti sono stati arrestati. Gra-zie alla pressione internazionale è ora negli USA ma presto torne-rà in Cina per continuare la sua battaglia. Lou Xiaoying, ormai condannata a morte da una gra-vissima insufficienza renale, si è battuta per la vita di tanti bambini per quasi tutta la sua esistenza, vissuta in povertà. Secondo il quotidiano cinese Yanzhao Me-tro Daily, Lou ha infatti salvato ben trenta neonati abbandonati sul ciglio della strada o nei bi-doni della spazzatura nella città di Jinhua, nello Zhejiang, tragica testimonianza della politica del figlio unico cinese. Ancora oggi nel 2012, fra le tante libertà re-presse nella Cina post-olimpica, non è consentito ai genitori di avere il numero desiderato di fi-gli. A parte alcune eccezioni, la regola è che ogni coppia deve procreare un solo bambino. An-che per sposarsi e per mettere al mondo un figlio è obbligatorio ricevere una licenza speciale emessa dal governo. Di conse-guenza, la legge repressiva sul-la pianificazione familiare causa decine di migliaia di sterilizza-

zioni e aborti forzati all’anno. Il Governo Cinese si vanta infatti di aver “evitato”, dalla prima in-troduzione della politica del figlio unico del 1979, ben 400 milioni di nascite. Che cosa accomu-na Xiaoying e Guangcheng? Semplicemente il coraggio di battersi per i più deboli e per gli indifesi. Ambedue sono mossi dallo stesso spirito che spinge tanti altri dissidenti cinesi, come Mao Hengfeng e Huang Qi, a battersi contro gli aborti forzati e la“cultura della morte” che im-pera in Cina e che, purtroppo, è diffusa anche in occidente: basti pensare alla politica de-mografica attuata dalle agenzie dell’ONU, come l’UNFPA, a cui anche l’UE e l’Italia concedono ampi finanziamenti, che tra l’al-tro sostiene concretamente con mezzi e know-how la barbara politica di controllo delle nascite di Pechino. Con la scoperta del DNA, la scienza conferma che la vita di ogni essere umano inizia dal concepimento. Gesù Cristo ci insegna “non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”. Eb-bene, come possiamo noi oggi meravigliarci dell’aumento delle guerre, delle violenze, dei so-prusi, del fatto che neonati sono gettati nei bidoni di spazzatura o abbandonati per strada, dell’e-goismo e del male imperante, se, con la scusa di un cosiddetto “diritto alla scelta” per la donna, dimentichiamo il diritto alla vita del bambino e quindi ne senten-ziamo la condanna a morte, me-diante l’aborto?

Sveva Colonna

ll Governo Cinesesi vanta infattidi aver evitato 400 milioni di nascitedal 1979

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Chen Guangcheng

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Il successo della seconda mar-cia nazionale per la vita, orga-nizzata da Famiglia Domani, Movimento Europeo Difesa

Vita (Mevd) e da tante altre sigle pro life, ha portato alla nascita dei “Giuristi per la vita”, presieduti dall’avvocato Gianfranco Amato, al quale chiediamo: come posso-no aiutare i “Giuristi per la Vita”, il consolidamento di un sentire cat-tolico diffuso e militante sui temi della vita?

“Operando sul campo. L’espe-rienza ha dimostrato quanto sia importante proclamare e difende-re il diritto alla vita anche nelle sedi in cui esso viene interpretato e ap-plicato. Da qui è nata l’idea di co-stituire una task force operativa di giuristi. I radicali hanno dimostra-to, purtroppo, come una pattuglia di agguerriti e convinti avvocati ri-esca ad ottenere molto più di tanti autorevoli saggi, erudite conferen-ze e illustri simposi. ‘Giuristi per la Vita’ vuole essere una task force operativa, costi-tuita da un gruppo affiatato e risoluto di avvocati, filosofi del diritto, docenti, studen-ti, capace di diventare un utile strumento nella lotta in difesa della vita. Con questa iniziativa po-tremmo dimostrare che la Marcia per la Vita non è stata

un’esperienza estemporanea o un evento limitato alla pura testimo-nianza. In molti, abbiamo ritenuto che occorreva evitare il rischio di un autocompiacimento per l’esal-tante risultato ottenuto e di non fare, quindi, la fine del Family Day, quella meravigliosa esperienza che tante speranze aveva desta-to e che si è tristemente conclusa in un nulla di fatto. La Marcia per la Vita sarà giudicata dalla capa-cità di dar voce ad un popolo, di generare una presenza culturale, di creare sinergie e di aggrega-re intelligenze in difesa del diritto sacrosanto e sempre inalienabile della vita. Igitur ex fructibus eius cognoscemus eam. Sono convin-to che ‘Giuristi per la Vita’ sia uno di quei frutti”.

Molti cattolici, sui temi della bioeti-ca, sembrano operare accettando il “male minore” e cercando il com-promesso con chi si batte contro

la vita. I “Giuristi per la vita” come considerano questa posizione?

“Non c’è nulla da fare: in tema di vita e di morte non sono possi-bili compromessi al ribasso, né giova scendere a patti col Male. ‘Nolite locum dare Diabolo’, am-moniva San Paolo. Chi si illudeva che la Legge 194 avrebbe limitato il ricorso all’aborto – accettando tale normativa come male mino-re – è stato smentito dall’utilizzo strumentale del concetto di ‘tutela della salute psichica della donna’, che ha concesso a quest’ultima un pieno e assoluto diritto di vita e di morte nei confronti del nascitu-ro. Chi si illudeva che la Legge 40 avrebbe limitato gli abusi della fe-

Armati di diritto per la vitaIntervista a Gianfranco Amatopresidente di Giuristi per la Vita Non c’è nulla da

fare: in tema di vita e di morte non sono possibilicompromessi al ribasso

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condazione assistita – accettando tale normativa come male minore – è stato smentito dagli interventi giurisprudenziali di magistrati eu-genisti, che stanno smantellan-do ciò che di positivo contempla quella legge. Chi si illudeva che la somministrazione della pillola abortiva RU486 sarebbe avve-nuta con ricovero in una struttura sanitaria pubblica – accettando l’applicazione della Legge 194 come male minore – è stato smen-tito dal riconoscimento alla donna del diritto al rifiuto delle cure ospe-daliere, che ha portato, di fatto, all’aborto a domicilio. Potremmo continuare.

Si esaltano sempre più spesso scelte suicidarie ed eutanasiche. Lei crede che questo possa esse-re un “fronte giuridico” che si può aprire?

Ritengo proprio di sì. Ciò che sta oggi accadendo in Gran Bretagna sul tema dell’assisted suicide ci rende evidente come quella bat-taglia sia destinata a combattersi, anche da noi, proprio sul fronte giuridico.Non dimentichiamo, poi, che il decreto 9 luglio 2008 emesso dalla Corte di Appello di Milano, con cui è stato disposto l’‘ac-

cudimento accompagnatorio’ di Eluana Englaro verso la morte, ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento giuridi-co il principio secondo cui senza una ‘pienezza di facoltà motorie e psichiche’, l’esistenza umana si riduce a ‘vita non degna di esse-re vissuta’, traduzione italiana del termine ‘lebensunwertes Leben’, coniato dai giuristi tedeschi anni ’30 e riecheggiato tristemente nel-le aule giudiziarie del Terzo Reich. Si tratta di ‘una crepa nella nostra civiltà’, come direbbe il Cardinal Bagnasco. È un salto qualitativo in pejus, di fronte al quale è im-morale per i giuristi tacere e non reagire”. Quello europeo può diventare un ambito del vostro intervento?

“È già un ambito in cui dover in-tervenire. Basti pensare al recen-te pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sul-la legge 40. Dovremmo creare un network europeo. Penso, ad esempio, agli amici del Christian Legal Center, di Advocates Inter-national, di Human Dignity Watch, e dell’A.D.F.”.

Quale tipo di rapporto pensa si possa instaurare con il Parlamen-to?

“La situazione politica generale non appare davvero confortante per i cattolici. Ritengo, però, che un interlocutore interessante pos-sa senz’altro essere l’Associa-

zione Intergruppo Par-lamentare per il valore della Vita, coordinata dal senatore Stefano De Lillo”.

Occuparsi della vita in ter-mini di diritto significa se-guire nel senso opposto il metodo di chi vuole perse-guire la via giuridica per af-fermare la morte. Non cre-de che i decenni trascorsi nel non comprendere che

questa è stata la strada vincente dello schieramento anti-umano, possano incidere sui vostri obiet-tivi?

“Sono anni che vado predicando che occorre occuparsi della vita in termini di diritto, ma nel mondo cattolico la mia è rimasta una voce alquanto isolata. Quando sulla pil-lola RU486 rilanciai la proposta di strutturare un team di legali – pro-posta ripresa da Ferrara sul Foglio il 6 agosto 2009 con l’articolo inti-tolato ‘Avv. & Prof. Prove tecniche di battaglia radicale contro la kill pill che viola la legge 194’ – i lumi-nari del mondo cattolico risposero che la via del diritto in bioetica non aveva futuro e prospettive. La realtà, purtroppo, non pare aver dato loro ragione. Forse il biodi-ritto è considerato morto nelle aule accademiche, ma la crona-ca quotidiana ci dimostra come goda di ottima salute nelle aule giudiziarie. Dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo fino all’ultimo giudice monocratico di un Tribu-nale di periferia. Ecco perché è arrivata l’ora di smettere di ponti-ficare e di rimboccarsi umilmente le maniche”.

Danilo Quinto

È immorale per i giuristi tacere e non reagire

Notizie Attualità

Eluana Englaro

Gianfranco Amato

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L’alta percentuale di me-dici che, in Italia, si rifiu-ta di praticare l’aborto dichiarandosi obiettore

di coscienza – circa l’80% - sta mandando su tutte le furie gli esponenti della cultura radica-le e comunque della mentalità dominante i quali, in dissonan-za con le loro storiche batta-glie per i diritti, oggi si battono, ed accanitamente, contro un diritto: quello di essere obiet-tori, appunto. Un diritto fondato sia giuridicamente sia storica-mente e moralmente. “Medico” è infatti un termine, la cui radice mad, madh – ricorda Felici - «in varie lingue assume allo stesso tempo sia il significato di medi-care che quello di insegnare» (Consenso informato, Lìbrati 2008 p. 21). Dunque l’obietto-re sinceramente convinto non è affatto un “cattivo medico”,

bensì un vero medico. Quanto al lato giuridico, i riferimenti sono molteplici. A partire dall’osanna-ta Legge 194/78, la quale riserva un intero articolo (il 9) alla disci-plina dell’obiezione di coscienza, mentre invece non contempla alcuna funzione abortiva per l’at-tività dei Consultori familiari. Non è cioè scritto da nessuna parte che questi abbiano l’obbligo di rilasciare il certificato autorizzati-vo dell’aborto. Pertanto, alla luce della L. 194 - per la cui difesa ci si prodiga con energie degne di mi-glior causa - non solo l’obiezione di coscienza si configura quale diritto, ma risulta – con riferimen-to al criterio interpretativo «ubi lex voluit, dixit» - che i consultori non abbiano alcun obbligo di rilascia-re certificati per l’interruzione di gravidanza. Sempre a proposito di obiezione di coscienza, c’è da dire come questa sia valida non

solo, come abbiamo visto, per i medici, ma anche per i farmaci-sti che intendessero sottrarsi alla vendita di farmaci i quali, qualora vi sia stato concepimento, sono purtroppo abortivi. Infatti, il già ricordato art. 9 della L. 194/78, che disciplina la possibilità di sol-levare obiezione di coscienza di fronte all’aborto, lo fa con riferi-mento al «personale sanitario ed esercente le attività sanitarie». E nessuno dubita che il farmacista faccia parte del «personale sani-tario»: il R.D. 27/07/1934, n. 1265, al capo I, intitolato “Dell’eserci-zio delle professioni sanitarie”, all’art. 99 sottopone a vigilanza «l’esercizio della medicina e della chirurgia, della veterinaria, della farmacia». Se a ciò si aggiunge che la gravidanza perfino nei vari vocabolari della lingua italiana, oltre che nelle più accreditate ri-sultanze scientifiche, decorre dal completamento della penetrazio-ne spermatica nell’ovulo, ne con-segue che anche per i farmacisti l’obiezione di coscienza configuri a pieno titolo un diritto. Diritto che il luglio scorso anche il laico Co-mitato Nazionale di Bioetica ha ricordato essere «costituzional-mente fondato (con riferimento ai diritti inviolabili dell’uomo)» e connotato importante di «un’isti-tuzione democratica, in quanto preserva il carattere problematico delle questioni inerenti alla tutela dei diritti fondamentali senza vin-colarle in modo assoluto al pote-re delle maggioranze».

Pino Morandinivice presidente

del Movimento Per la Vita

Obiezione di coscienza,diritto intoccabileAnche il laico Comitato Nazionale di Bioeticaconferma che il diritto all’obiezione di coscienzaè inviolabile

L’obiettoresinceramente convinto è un vero medico

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Si potrebbe tradurre come “giovani in difesa” della Vita. È il 1992 quando un piccolo gruppo di

giovani e giovanissimi irlandesi di fronte al tentativo dei pote-ri forti di legalizzare l’aborto in Irlanda decide di dare vita a un movimento prolife. Il gruppo, pri-vo di appoggi e osteggiato dai politici, privilegia l’attività di stra-da a diretto contatto con la gen-te. Loro dicono che è veramente interessante incontrare tutti i tipi di persone per strada: buoni, cattivi, poveri, ricchi, impegnati, menefreghisti e a tutti parlare, spiegare cosa è la vita e cosa è - veramente – il crimine dell’abor-to. Il loro attivismo è contagioso e fa rumore: attira nuovi amici e si procura nuovi nemici. Al loro primo raduno di piazza – dicono con umorismo irlandese – si ri-trovano 1197 persone, un cane, due biciclette e un uomo con la barba finta! Una prima intervista radiofonica è come un segnale a tutti gli irlandesi di buona volontà e inizia una campagna attivistica in crescendo che culmina in una sorta di miracolo: a dispetto di ministri, deputati e poteri forti il referendum sull’aborto è una clamorosa vittoria del buon senso e della parte più sana del popolo irlandese con il 63% dei voti a favore della Vita!Ma così come una sconfitta non avrebbe scoraggiato questi gio-vani entusiasti, la vittoria non li induce a dormire sugli allori. Ne-gli anni seguenti il movimento è un continuo vulcano in eruzione: campagne di strada, cicli di con-ferenze di controinformazione nelle scuole, interviste, manifesti sui muri e sugli autobus, inter-

venti ai discorsi dei politici che vorrebbero lavarsene le mani “dimenticando” il tema e vengo-no rumorosamente costretti loro malgrado, a prendere posizione. Non viene tralasciato neppure il lavoro capillare e diretto: diverse donne che volevano abortire (ba-sta andare nella vicina Inghilterra per eliminare il bambino) vengo-no persuase e aiutate a prendere la giusta decisione. A un raduno del 1996 partecipa un gruppo di donne coi figli piccoli: sono i bambini salvati direttamen-te da Youth Defence e portati

in braccio da madri felici. Nel corso degli anni il movimento cresce e si rafforza: pubblica una rivista, diversi opuscoli informati-vi, apre una nuova sede centra-le, partecipa a conferenze proli-fe nel mondo, organizza anche campagne di telefonate ai depu-tati che si sono dichiarati prolife quando cercavano voti: “mantie-ni la tua promessa” ripetuto per telefono decine di volte al giorno. Mentre i poteri forti tramano per legalizzare lo sterminio, l’Irlanda resta la punta di diamante della battaglia prolife nel mondo per 20 anni fino a oggi.

Ma Erode non ama essere con-trastato: il governo irlandese viene “invitato” a uniformarsi alle direttive degli organismi in-ternazionali in tema di aborto, spots di Youth Defence ven-gono boicottati dai media, non mancano le critiche politiche e le pressioni da parte della po-lizia soprattutto quando ven-gono esposti manifesti che mostrano la vera natura dell’a-borto – pur riconoscendo che l’attività di questi giovani è per-fettamente legale. Nel 1995 due leaders, Niamh Nic Mhathuna e John Heaney, vengono rice-vuti dal Papa che li ringrazia e li incoraggia a proseguire sul-la strada intrapresa in difesa della Vita. Oggi, mentre si (ri)parla di introdurre l’aborto in Ir-landa, Youth Defence ha lancia-to una nuova fase di lotta con un grande congresso al quale hanno preso parte numerosi dottori e specialisti da ogni par-te del mondo che hanno ricor-dato – ancora una volta! – che il bambino nel ventre mater-no è una Vita fin dall’inizio e che nessun trucco dialettico, nessun “problema” potrà mai cambiare la realtà. Questo movimento può essere preso come esempio da tutti i militan-ti prolife nel mondo per le sue caratteristiche: perseveranza, coerenza, volontà d’azione, fantasia e - perché no? – sen-so dell’umorismo di fronte alle difficoltà. Un esempio di come si trasformano le parole in azioni.

Marzio Bianchi

www.youthdefence.ie

Youth Defence: la battaglia per la vita in Irlanda

Un movimento giovanile, osteggiato dai politici,privilegia l’attività di strada a diretto contatto con la gente

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In ricordo di Chiara Corbella PetrilloLa vita di Chiara, la sua storia,sono la prova che la Risurrezione di Cristoè un fatto tanto vero quanto reale

I numeri sono numeri: cioè hanno un significato. Profon-do. Il 13 maggio è il giorno in cui sono cominciate le appa-

rizioni di Maria a Fatima. Conti-nuate ogni 13 del mese per sei mesi. Maria è apparsa a tre gio-vanissimi pastori: un maschietto e due ragazzine: Lucia, Giacinta e Francesco.Francesco e Giacinta sono morti giovanissimi: hanno dedicato le loro sofferenze e la loro vita a Gesù perché attraverso di loro l’amore di Dio potesse continua-re a vincere. A vincere la batta-glia finale, quella che attende e spaventa ognuno. La battaglia contro la morte. La morte, ce lo dice il libro della Sapienza, non è stata creata da Dio ma è entrata nel mondo per invidia di satana. Dio stesso, autore e perfezio-natore della fede, Dio in cui non ci sono tenebre perché c’è solo vita, ha combattuto e vinto la bat-taglia contro questo mostro dia-bolico che ci rende schiavi della paura e, quindi, del peccato.La chiesa orientale celebra la vittoria sulla morte di Gesù risor-to con un bellissimo saluto che dura tutto il periodo di Pasqua e cioè cinquanta giorni. Quando due persone si incontrano si sa-lutano così:Cristo è risorto! (dice il primo)È veramente risorto! (risponde il secondo).Il 13 giugno 2012 questo saluto si è fatto carne in una famiglia romana benedetta dalla fede. Una ragazza di 28 anni è sta-ta chiamata da Dio a mostrare che è buono, che in lui non ci sono tenebre e che la morte è vinta. La vita di Chiara Corbella,

la sua storia, sono la prova che la risurrezione di Cristo è un fat-to tanto vero, tanto reale, che si ripete ogni volta che c’è un cri-stiano.Con queste parole Chiara rac-conta il miracolo del suo matri-monio, della sua maternità, della sua fede, della sua morte: “libera dalle aspettative che mi ero creata ho potu-to vedere con occhi nuovi quello che Dio voleva per me.Poco dopo contro ogni nostra aspet-tativa superate le nostre paure ab-biamo deciso di sposarci.Nel matrimonio il Signore ha volu-to donarci dei figli speciali: Maria Gra-zia Letizia e Davide Giovanni, ma ci ha chiesto di accom-pagnarli soltanto fino alla nascita, ci ha permesso di ab-bracciarli, battez-zarli e consegnarli nelle mani del Pa-dre in una serenità e una gioia scon-volgente.Ora ci ha affidato questo terzo figlio, Francesco che sta bene e nascerà tra poco, ma ci ha chie-sto anche di continuare a fidarci di Lui nonostante un tumore che ho scoperto poche settimane fa e che cerca di metterci paura del futuro, ma noi continuiamo a credere che Dio farà anche que-sta volta cose grandi”.

“Grandi cose ha fatto il Signo-re per noi”, recita il salmo 125. Grandi cose ha fatto il Signore per Chiara.

Angela Pellicciari

Libera dalleaspettative che mi ero creata hopotuto vedere con occhi nuoviquello che Diovoleva per me

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“Siamo nati e non moriremo mai più”La testimonianza straordinariadi una madre dei nostri giorni

“Siamo nati e non mo-riremo mai più” sono parole di Chiara Cor-bella-Petrillo che rap-

presentano una forte testimo-nianza di fede nella risurrezione. Conoscevo Chiara fin da giova-nissima. Era una ragazza nor-male, serena, spesso auto-iro-nica, che ha sempre condotto una vita semplice. All’età di 5

anni, sull’esempio della madre, Maria Anselma, comincia a fre-quentare una comunità del Rin-novamento dello Spirito e insieme alla sorella Elisa inizia un percorso di fede che l’accompagna nella crescita e che le insegna a pre-gare Gesù in maniera spontanea. All’età di 18 anni, in un pellegri-naggio, incontra Enrico con cui

si fidanza pochi mesi dopo. Nel 2008 la coppia corona il sogno di sposarsi, ad Assisi. Ricordo anco-ra la sua gioiosità nel cantare con gli amici, dopo la cerimonia. Chia-ra ed Enrico conducono una vita normale, amano scherzare, uscire e divertirsi con gli amici. Nel matri-monio il Signore ha voluto donare a Chiara ed Enrico dei figli spe-ciali: Maria Grazia Letizia, Davide Giovanni e Francesco. Chiara ed Enrico sono una coppia che ha sempre posto prima di tutto la vita dei loro figli, davanti ad ogni considerazione di convenienza personale: prima hanno portato a termine le gravidanze di Maria Grazia Letizia e Davide Giovanni, sapendo che i bimbi non sareb-bero sopravvissuti al parto; poi, quando Chiara, ancora incinta di Francesco, si sottopone ad un intervento in anestesia locale che conferma un carcinoma e quindi la necessità di un secondo interven-to molto più invasivo, decidono di ritardare il più possibile l’opera-zione per consentire la completa formazione del bambino.L’amico Gianluigi De Palo, asses-sore alla famiglia del Comune di Roma, scrive: “Hanno affrontato queste prove con il sorriso e con un sereno affidamento alla Provvidenza. Mai si son lasciati sconvolgere, ma hanno accetta-to la volontà di Colui che non fa nulla per caso”. “Chiara non è morta per suo figlio: ha dato la vita a suo fi-glio”. Così afferma Padre Vito nell’omelia per il funerale. Duran-te tutto questo periodo di prova per la famiglia, è stata lei, Chia-ra, a dare agli altri la forza di an-dare avanti. Mi racconta il papà Roberto:”Verso le otto del matti-no del 13 giugno - Chiara ci ha lasciato a mezzogiorno - Enrico

le chiede: Chiara, amore mio, ma questa Croce è veramente dol-ce, come dice il Signore? Lei lo guarda, sorride e con un filo di voce dice: sì, Enrico, è molto dolce”. Così, tutta la famiglia l’ha vista spegnersi felice e con il sor-riso sulle labbra. Quel sorriso che ha attraversato la sua vita nono-stante le ripetute enormi prove a cui è stata sottoposta. Al funera-le, il cardinale Vicario di Roma, Agostino Vallini definisce Chia-ra come una “seconda Gianna Beretta Molla”. Chiara aveva certamente le idee molto chiare circa la gravidanza ed il ricono-scimento del feto come persona con piena dignità e non si è mai posta come una martire, ma ha accettato anche quello che non comprendeva perché aveva fidu-cia nel disegno del Signore.Ed è nel nome di tutte le mamme che hanno dato la vita per i loro figli, come Gianna e Chiara, che è nata questa nostra iniziativa pro life.

Antonio Brandi

Il Signoremette la veritàin ognuno di noi;non c’è possibilitàdi fraintendere.

Chiara non èmorta per suo figlio: ha dato la vita a suo figlio

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Dal 13 agosto 2012 la difesa della vita ha un enorme vantaggio in più. Nellie J. Gray, sto-

rica leader del movimento an-tiabortista statunitense, scom-parsa in quella data all’età di 88 anni, assiste la buona battaglia dall’alto del Cielo.Era la fondatrice, la direttrice e l’infaticabile animatrice dell’o-ramai famosissima “March for Life”, che ogni fine gennaio ri-chiama a Washington migliaia e migliaia di persone. Le esequie sono state celebrate il 24 ago-sto nella parrocchia a cui Nellie apparteneva, la St. Mary Mother of God di Washington, a China-town, con una Messa cantata celebrata secondo il messale di san Pio V, come espressamen-te richiesto dalla defunta. Alla liturgia hanno partecipato pure l’arcivescovo di Washington, cardinale Donald W. Wuerl, e l’arcivescovo di Boston, cardina-le Sean O’Malley.Nellie era nata in Texas il 25 giu-gno 1924 e da giovane teneva ben poco a cuore le “cose di Chiesa”; eppure, come ha avuto occasione di ricordare decenni dopo, «la mia vita era trapunta-ta di elementi cattolici». Fino a quando, Nellie era ancora una giovinetta, incontrò un sacerdo-

te cattolico che le seppe spiega-re la pienezza della fede, accom-pagnandola quindi al battesimo.Arruolatasi nel Women’s Army Corps di Camp Bennett in Te-xas nel 1944 (divenne caporale), Nellie studiò dapprima Business ed Economia, e poi Diritto nel prestigioso ateneo di George-town, al contempo lavorando, e per 28 anni, per il governo fe-derale, prima al Dipartimento di Stato, poi al ministero del Lavo-ro. Da avvocato ha patrocinato cause anche davanti alla Corte Suprema federale di Washing-ton, la massima magistratura giuridica del Paese che presto sarebbe però diventata la sua “bestia nera”. Perché il 21 gen-naio 1973 la Corte Suprema legalizzò – con quello che molti ancora definiscono un abuso di potere – l’aborto in tutti i 50 Sta-ti nordamericani a conclusione di un processo – il famosissimo caso di stupro “Roe v. Wade” –, il quale alla fine si è rivelato però essere solo una colossale mon-tatura. Fu a quel punto che Nel-lie gettò la toga alle ortiche per chiamare a raccolta il popolo.Un giorno, ha ricordato Nellie nel 2010, «ricevetti una telefo-nata dai Cavalieri di Colombo», la famosa charity cattolica ame-ricana. «Non sapevo nemmeno

chi fossero, ma mi illustrarono la loro risoluta opposizione all’a-borto, aggiungendo che stavano cercando un luogo dove discu-tere del progetto di una marcia popolare. Il luogo lo trovarono subito: il soggiorno di casa mia. E così, durante una riunione di una trentina di persone, mi ven-ne chiesto se, data la mia buona conoscenza degli ambienti po-litici della capitale, potevo dare una mano per trovare oratori che intervenissero all’evento». La March for Life è nata così, nel 1974: un successo enorme, forte di 20mila persone, che dunque ha spinto Nellie a trasformare l’avvenimento in una mobilita-zione permanente attraverso il

“March for Life Education & Defense Fund”, che per decenni si è occupato di re-perire la necessaria copertu-ra economica e di mantene-re uniti i gruppi antiabortisti.Al funerale il card O’Malley ha definita Nellie «la Giovan-na d’Arco del Vangelo del-la vita», e davvero la materia c’è tutta.

Marco Respinti

In memoria di Nellie GrayLa Giovanna d’Arco del Vangelo della vita

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Nellie Gray

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Una delle caratteristiche della cultura post illumi-nistica è la diffusione a livello popolare, di un

nuovo bigottismo: le norme del vivere sono dettate da ide-ologie o, addirittura, sono prive di ogni fondamento; si tende a non considerare più la realtà

come fondamento della norma. La conseguenza più appariscen-te è l’eliminazione dall’orizzonte culturale non solo del concetto di etica e di diritto naturale: si tende a rendere “immorale” la ricerca della verità, in quanto tenderebbe a far venire meno presunti “diritti”.Un esempio emblematico di ciò si ha nel caso della legalizza-zione dell’aborto procurato. Per giustificarla, si omette sistema-ticamente di considerare che cosa sia il concepito. Ci si rife-risce a lui con espressioni volu-tamente vaghe, quali «frutto del concepimento».Il concepito è, da un punto di

vista scientifico, una persona umana nello stadio iniziale. L’es-sere umano, in tutta la sua esi-stenza terrena, è soggetto ad un continuo mutamento endoge-no, vale a dire che non è indotto dall’esterno, quantunque pos-sa essere facilitato da elementi esterni. Questo sviluppo inizia esattamente con il concepimen-to, in quanto il gamete maschile e quello femminile, presi singo-larmente, non hanno nessuna capacità di sviluppo, ma, una volta unitisi in un unico essere, questo inizia quella parabola

evolutiva che durerà fino alla morte.Questo concetto, che, da un punto di vista filosofico, era chia-ro all’uomo da millenni, ha tro-vato con gli studi della moderna genetica la sua dimostrazione scientifica. Il concepito pos-siede già tutto il patrimonio genetico della persona adul-ta; questi studi hanno raggiunto il loro apice con la mappatu-ra completa del DNA a partire dal sangue materno, compiu-ta dall’équipe del Professor Stephen Quake dell’Università di Stanford, in California (USA), tra giugno e luglio 2012. Ciò è ovvio da un punto di vista logi-co, in quanto, dopo il concepi-

mento, la persona non subisce alcun apporto dall’esterno, che vi possa introdurre il suddetto patrimonio genetico. Ma oggi, grazie alle osservazioni e agli studi compiuti sugli uomini nella fase embrionale, si è potuto ve-rificare ciò che prima si era solo dedotto: il patrimonio genetico della persona è già presente nel-la fase prenatale.È ora palesemente evidente che negare la perfetta umanità del concepito non è solamente irra-zionale, ma anche assolutamen-te antiscientifico e fideistico, nel

senso più spregevole del termine, vale a dire nel senso di anteporre una propria ideologia all’evidenza della realtà.Tra gli antichi romani o gli spartani che attribu-ivano al padre il diritto di uccidere i propri figli, ma non si sono mai so-gnati di negare l’uma-

nità a questi ultimi, e coloro che oggi negano l’umanità del con-cepito, per concedere alla ma-dre il diritto di sopprimerlo, forse non ci sarà una grande diffe-renza etica, ma di sicuro, c’è un maggiore rispetto per la scienza e la ragione in capo agli antichi.

Carlo Manetti

Il patrimoniogenetico della persona è già presente nella fase prenatale

Notizie

L’inizio della vita umanaLa scienza ha dimostrato che l’essere umano

inizia già dal concepimento

Scienza e morale

Il concepito è, da un punto di vistascientifico, unapersona umana nello stadioiniziale

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Fantascienza o realtà?Un racconto di fantascienza pubblicato 40 anni fa descrive una società disumana non troppo diversa da quella in cui viviamo oggi.

Blade Runner, Minori-ty Report e Paycheck sono forse i film più fa-mosi tratti dai romanzi

di Philip Dick. Tra le sue opere meno conosciute, c’è anche un racconto del 1974 intitolato “Le pre-persone”. È una storia di fantascienza che si svolge in un contesto sociale agghiacciante. Per non togliere agli interessati il piacere della lettura, riportiamo solamente un paio di citazioni dall’edizione del 2005 (Fanucci).Negli Stati Uniti in profonda cri-si economica, la competizione sociale è più spietata che mai. Tutti devono avere l’attestato di normalità della polizia regionale, e la gente ha perso l’umanità. Poiché entro dieci anni non ci sarà più cibo per nessuno, bi-sogna raggiungere la crescita zero. Il dialogo che segue, tra uno dei protagonisti, Ian Best, e la moglie, una donna comu-ne, perfettamente “normale”, è illuminante.“Voglio un aborto!” ... “È ‘in’ adesso, avere un aborto. Cosa abbiamo noi? Un ragazzi-no.... È imbarazzante.” Poi ag-giunge: “E il tipo di aborto che praticano ora, per le donne nei primi mesi, costa solo un centi-naio di dollari, come quaranta litri

di benzina! E ne puoi parlare per ore praticamente con chiunque incontri”. Ian si girò per guardar-la in viso e con voce piatta disse: “E ti lasciano anche tenere l’em-brione. Puoi riportartelo a casa in una bottiglia, magari dipinto con una speciale vernice fosfore-scente affinché brilli nell’oscurità come una specie di lampadina”. In un altro punto della storia, l’altro protagonista, Ed Gantro, spiega come si è evoluta la nor-mativa sull’aborto negli anni. Un embrione non ha diritti per la costituzione americana e quindi può legalmente essere ucciso da un dottore. Eppure il feto era stato considerato, almeno per un certo periodo, una “persona” anche dal punto di vista giuridi-co; ma poi la folla abortista ave-va deciso che neanche a sette mesi si può parlare di “essere

umano”.... E, un bel giorno, era toccata ai neonati: sono come dei ve-getali, non ca-piscono nulla, non parlano. Così la lobby abortista ave-va perorato la sua causa, vincendo, sta-bilendo che un neonato è solo

un feto espulso dall’utero mater-no. La Chiesa da tempo andava sostenendo che già lo zigote è una forma di vita sacra come tutte le altre sulla Terra, ma poi di compromesso in compromes-so, il termine legale fu ineso-rabilmente spostato sempre più in avanti. E così fino a 12 anni, i figli indesiderati possono diventare “bambini randagi” e possono essere eliminati: non hanno ancora un’anima, sono “pre-persone”. Il camion degli aborti che gira regolarmente per il paese li porta via, in un luogo che i funzionari conside-rano un centro di protezione per i bambini.Ian Best ad un certo punto si chiede perché quanto più è in-difesa una creatura tanto più per alcuni è facile farla fuori. E si dà una risposta: lo fanno, perché possono. La società ha conse-gnato il potere a persone in gra-do di uccidere le creature più indifese.... c’è l’odio dei grandi per i piccoli... odio per qualsiasi cosa sia in grado di crescere.È fantascienza? Da tempo esiste l’aborto al momento della nasci-ta (partial birth abortion), e già si parla di aborto post parto...

Francesca Romana Poleggi

Voglio un aborto!...È ‘in’ adesso, avere un aborto. Cosa abbiamo noi? Un ragazzino...È imbarazzante

E un bel giorno eratoccata ai neonati:sono come deivegetali, noncapiscono nulla.

NotizieScienza e morale

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Notizie Scienza e morale

Ciò che oggi diciamo a proposito della vita, ha le proprie radici in un preciso contesto filo-

sofico e teologico, che ha gene-rato le contemporanee catego-rie mentali e che dunque val la pena riconsiderare, per meglio comprendere le radici dell’attua-le dibattito.Occorre andare a Cartesio, “pa-dre” del nefando “dub-bio metodico”, per ritrovare la meno nota (ma non per questo meno pestifera) distin-zione tra vita coscien-te e vita vegetativa o corporeità, distinzio-ne tanto rivoluzionaria quanto arbitraria.Fino ad allora, specie con la filosofia scola-stica, il fenomeno del-la vita in generale era oggetto di studio della psicologia, che a sua volta faceva riferimento alla filosofia della natu-ra, alla physica aristo-telica, la quale prose-guiva naturaliter in una metafisica dell’uomo. Era insomma un tutto organico, che indivi-duava una gerarchia di enti, composti di ma-teria e forma, dalle più elementari sino all’anima uma-na. Non a caso il “De Anima” di Aristotele iniziava nel secondo libro con una filosofia della vita e terminava nel terzo con una teoria sull’intelletto umano. Da Cartesio in poi, non più.Secondo Cartesio, infatti, col termine di vita cosciente doveva intendersi l’anima spirituale, la

res cogitans; col termine di vita vegetativa era da intendersi, in-vece, la rex estensa.È come se improvvisamente tra i due concetti si fosse creato un abisso, come se fossero di-ventati radicalmente e struttural-mente eterogenei, su due piani diversi e paralleli, ciascuno con leggi proprie. Com’era possibile la loro coesistenza nell’essere

umano? Cartesio, questo, non lo ha mai spiegato. E non lo ha mai spiegato, perché non pote-va spiegarlo.Il discorso sulle bestie, con tali premesse, era più facile da li-quidare. Esse non avrebbero alcuna forma di coscienza, go-drebbero solo di vita sensitiva, dunque sarebbero pure macchi-

ne, caratterizzate dal movimen-to della materia, com’era stato descritto nel suo “Trattato delle passioni”. Ma per l’uomo la que-stione si faceva molto più com-plessa, né convinse la sua teoria della glandola pineale, “cabina di regia” dell’anima.Uno spiritualismo tanto assurdo, insomma, quello di Cartesio, da renderlo sospetto, improbabile,

ingiustificabile, sur-realistico, minandolo a partire dalle fonda-menta.L’operazione fu tutt’al-tro che indolore: infatti, aprì la strada al mate-rialismo ed alla con-seguente psicologia materialistica, il cui scopo fu quello di spie-gare tutta la vita psichi-ca, anche intellettiva, in modo meccanico. Da qui discesero le teorie - tanto singolari quanto insostenibili - dell’oc-casionalismo di Male-branche, dell’armonia prestabilita di Leibniz, del parallelismo psi-cofisico di Spinoza, e via dicendo. Tutt’altro che parentesi o retag-gio del passato: se gli organismi viventi son macchine, come le

macchine possono infatti es-ser smontati o anche distrutti a piacimento e senza troppi scrupoli di carattere bioetico.Purtroppo, come si può notare, gli effetti di tale impostazione si fanno sentire pesantemente an-che oggi. Anzi: ancor più oggi.

Mauro Faverzani

Cartesio, ancora lui...

Alle origini del materialismo, che devastòil concetto di vita, rendendola altro rispetto al corpo

Cartesio

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Oltre alle donne anche gli uomini possono soffrire di problemi psicologici causati

dal vissuto abortivo. Se sul-la sofferenza femminile esiste una crescente documenta-zione, più limitata è la ricerca sugli uomini, anche se diversi studi, come quelli del sociolo-go Arthur Shostak o di psico-logi come Vincent Rue o Guy Condon negli Usa e Claudio Risé in Italia, hanno verificato una reazione negativa definita trauma post abortivo maschi-le (Male Postabortion Trauma) che erode l’identità personale del maschio, da un lato minan-done l’autostima dall’altro sof-focandola con il senso di col-pa e il rimorso che ne deriva. Non solo: in questo processo psicologico viene inflitto un grave colpo anche alla matura-zione di una compiuta identità di genere: per il maschio, par-tecipare al concepimento di un figlio significa vivere il nucleo centrale della virilità, dell’esse-re davvero uomini: la capaci-tà, intesa anche come forza e potenza, di avviare il processo vitale di un altro essere umano. I sintomi del trauma post abor-tivo maschile si manifestano in

modo diverso, in relazione al ruolo avuto nella scelta abor-tiva: rimorso, senso di colpa o di impotenza, irritabilità e scatti di rabbia, ansia e depres-sione nei giorni in cui ricorre la data dell’aborto, sbalzi di umore immotivati, diminuzione dell’autostima e della fiducia in se stessi, senso di colpa e at-teggiamenti di autopunizione, dipendenze compulsive (dro-ghe, alcol, nuove dipendenze on line), disfunzioni sessuali come impotenza o comporta-menti sessuali a rischio, inson-nia e incubi notturni, ideazioni suicide, incapacità di costruire relazioni con il mondo femmini-le o di mantenere la propria fa-miglia, instabilità nel lavoro. E questi sono solo alcuni segnali di una sofferenza psicologica che non va sottovalutata per le conseguenze che può ave-re sulla vita emotiva, affettiva e relazionale dell’individuo. Cosa

può fare un uomo che vive que-sto dramma? Innanzitutto deve riconoscere e ammettere il problema poi deve decidere di farsi aiutare per lenire questa sofferenza, rivolgendosi a uno psicologo esperto nelle proble-matiche psicologiche maschili, ma anche a un amico che sap-pia ascoltare, o a un sacerdote attento ai problemi spirituali. Oppure può intraprendere un percorso di guarigione come quelli proposti dalla Vigna di Rachele (www.vignadirachele.org). Infine, dato che il trau-ma abortivo incide negativa-mente sull’identità di genere, è necessario intraprendere un cammino di ricerca persona-le sull’identità maschile nella sua pienezza: è un percorso fondamentale per ritrovare se stessi, soprattutto dopo gravi sofferenze.

Antonello Vanni

Anche l’uomoè tra le vittimedell’abortoNumerosi sociologi e psicologiconfermano il traumapost abortivo maschile

Approfondimenti in Internet:“Uomini che abbattono il muro del silenzio”in http://www.antonello-vanni.it/uomini_testimoniano_contro_aborto.htm;il “Documento per il padre”http://www.claudio-rise.it/documento_per_il_padre.htme “Aborto: nel cuore del maschio” nel sito dei Maschi Selvaticihttp://www.maschiselvatici.it.

Il trauma post abortivo maschile erodel’identità personale

NotizieScienza e morale

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3297 soggetti intervistati nell’arco di 12 mesi, ri-ferite 9304 relazioni ses-suali con il partner prin-

cipale e altre 6793 con partner occasionali, uso del preservati-vo almeno una volta rispettiva-mente nel 53-66,6% dei casi; nel 29,9-39,1% dei soggetti al-meno una volta il preservativo si è rotto, sfilato, o non è sta-to usato dall’inizio alla fine del rapporto. Sono questi i numeri dello studio RESPECT-2, con-dotto su soggetti seguiti pres-so ambulatori di malattie ses-sualmente trasmesse appena pubblicato sulla rivista Sexually Transmitted Diseases. Queste cifre confermano un quadro ormai ben delineato: pensare di contrastare l’espandersi delle malattie a trasmissione sessuale con la diffusione del lattice vulcanizzato è una chi-mera. Questo se si vuole rima-

nere sul piano della scienza, se invece si entra in un contesto ideologico, allora tutto cambia, giacché la logica insegna che ex falso quodlibet (dal falso quel che piace). In realtà se ai proclami saccenti sparati nel ventilatore mediatico si sosti-tuisse un pizzico di maggiore serietà, di cautela, di umiltà e ad esempio si leggesse la let-teratura scientifica, se ne ana-lizzassero i risultati, si tenesse conto del lavoro di scienziati che studiano il comportamento umano, allora le cose andreb-bero un po’ meglio. Riguardo all’ultimo aspetto infatti sono ormai stati acquisiti molti dati a supporto di modelli comporta-mentali descritti dalla planned behavioural theory e dal ratio-nal choice model. La prima af-ferma che le persone tendono a seguire quel comportamento che precedentemente avevano stabilito di fare sulla base di un mix formato da attitudine per-sonale, percezione sociale e conseguenze previste. La se-conda prevede che i compor-tamenti tendono a modificarsi sulla base del rapporto rischio/beneficio percepito. Nel campo della sessualità la promozione di pillola e preservativo per ottenere il cosiddetto “ses-so sicuro” veicola un mes-saggio banalizzante riguardo alla sessualità (il sesso è un

fatto di puro piacere) e dere-sponsabilizzante perché fa credere che si possa deman-dare tutto alla tecnica. Spesso ci si accorge troppo tardi che si tratta di una pubblicità ingan-nevole. Negli Stati Uniti soltan-to l’8% delle donne che abor-tiscono non hanno mai usato la contraccezione. In Francia, una delle nazioni dove l’ideale contraccettivo è stato pervica-cemente perseguito da un ef-ficiente sistema di promozio-ne, controllo e pianificazione statale, dopo 4 anni di utilizzo il 48% delle donne interrompo-no l’assunzione della pillola e due terzi delle adolescenti che abortiscono sono rimaste incin-te perché il contraccettivo ha fallito, percentuali che si inse-riscono in una cornice impres-sionante di oltre duecentomila aborti ogni anno. Nel difendere l’enciclica Humanae vitae che ribadiva l’illiceità della contrac-cezione, la filosofa Elizabeth Anscombe scrisse in un saggio del 1972: “La Cristianità ha inse-gnato agli uomini ad essere ca-sti così come i pagani pensava-no dovessero esserlo le donne oneste; la morale contraccettiva insegna che le donne devono essere poco caste così come i pagani pensavano dovessero esserlo gli uomini”. Tutto qui.

Renzo Puccetti

Sesso (in)sicuroGli studi statistici

confermano che il condomnon è sufficiente per evitare

le malattie veneree

La promozione dipillola e preservativo per ottenere ilcosiddetto “sesso sicuro” veicola un messaggiobanalizzante

Notizie Scienza e morale

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NotizieScienza e morale

Ciò che resta dopo un aborto volontarioLa testimonianza di una psicoterapeuta specializzatanella cura dei traumi conseguenti all’aborto

Sono in treno, di città in città a raccontare ciò che resta dopo un abor-to volontario, quali soffe-

renze per la donna, per gli uo-mini, per gli altri figli, per i nonni, per i medici obiettori e non, per l’intera società. È diventato più difficile difendere la vita appe-na concepita oggi! Lo vivo sulla pelle tutti i giorni. Tra colloqui di salvataggio, terapie postabor-to e postfecondazione artificia-le, telefonate infinite nel mezzo della notte di donne che non riescono a perdonarsi di ave-re ucciso il loro figlio, che tira-no fuori a quelle ore l’ecografia per baciarla e chiedere scusa al bimbo che non è con loro, che sperano che i medici abbiano lasciato dentro un pezzettino che si possa riformare per non toglierlo più, che raccontano di come abbiano iniziato a drogar-si e ubriacarsi dopo l’aborto o in corrispondenza della data del parto che non c’è stato, di come abbiano cercato, buttandosi in

mille altre storie fallimentari, di avere un altro figlio per cercare di sostituire quello abortito, per colmare quel vuoto lasciato non riuscendoci; che portano fiori bianchi davanti alle cliniche dove hanno abortito il giorno dell’anniversario del loro abor-to; e tanto altro ascoltano le mie orecchie. E nei giornali il festeg-giamento per una legge buona, applicata bene, che fa diminuire il numero degli aborti, si parla di diritti, di autodeterminazione del-la donna, che bisogna facilitare togliendo gli ostacoli delle pro-cedure, di consultori che funzio-nano benissimo anzi con troppi obiettori per il gusto di qualcuno. Quanto è distante la verità su quel piccolo essere che si sta formando nel grembo di ogni mamma incinta, quanto distante la ‘salute riproduttiva’ dalle soffe-renze postaborto. Come siamo potuti arrivare a tanto? Chi spa-ventano questi bimbi concepiti se vengono al mondo? No! solo se la donna vuole! È la risposta

di certo veterofemminismo che con il femminile ha poco a che fare. Ma la realtà poi è un’altra. Donne che non si perdonano, donne che mi inseguono dopo ogni conferenza dicendo che ciò che dico è vero, che anche a loro è successo e non dimenticano e si accusano di essere state debo-li in quel momento. Altro che in-cidenti fortuiti. L’ho cercato, l’ho voluto, c’ero. Sono io la respon-sabile. E la memoria conferma: ho firmato, sono stata una codar-da. Avrei dovuto lottare e non l’ho fatto. Gli studi scientifici sulle conseguenze fisiche e psichiche non mancano. Le testimonian-ze personali che sono diventati libri nemmeno. E allora perché non aprire gli occhi una volta per tutte sul baratro che si apre dopo e la sensazione di morte che ti consuma dentro perché la tua bara è ancora lì, il figlio che non c’è più, il figlio che hai ucci-so? Perché continuare a parlare di conseguenze psichiche post aborto, di ansia, depressione,

bassa autostima, fobie, ossessioni, pensieri in-trusivi se non disturbi più gravi che arrivano fino alle psicosi? Per-ché è la vita che lo chie-de, che chiede di dare un nome a quei figli, di lenire queste ferite pu-rulenti per non fare altro danno a se stessi e a quelli che ti circondano, ai figli che verranno e a quelli che ci sono già. E continua la corsa di questo treno. Un’altra corsa, un’altra fermata, un’altra conferenza. Lo stesso identico dolore.

Cinzia Baccaglini

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Notizie Economia e vita

Nel dibattito politico de-gli ultimi decenni, è del tutto scomparsa ogni di-scussione sul tema della

revisione della legge n. 194, che disciplina l’interruzione volontaria della gravidanza. Le ragioni sono a tutti evidenti. L’esistenza di mag-gioranze politiche molto eteroge-nee dal punto di vista culturale, molto fragili e poco compatte ha prodotto l’espunzione di un tema che, essendo visto in modo oppo-sto all’interno di ambedue le coali-zioni partitiche, viene considerato estremamente “pericoloso” per la stabilità politica. Eppure non è una novità affermare che la legge n. 194 è frutto di una visione culturale che oggi viene ritenuta dalla mag-gioranza degli studiosi superata, oltreché di difficile armonizzazio-ne con la decisione fondamentale che in tale materia ha pronunziato la Corte costituzionale nel 1975 e da allora mai rinnegata. Quest’ul-tima, infatti, ha correttamente im-postato il problema costituzionale dell’aborto volontario come con-seguenza del conflitto tra il diritto alla vita della madre e quello del nascituro (che è considerato dalla Corte «persona» sin dal momen-to del concepimento) i due diritti, parimenti fondamentali e invio-labili (ex art. 2 Cost.), e dunque di egual valore giuridico. Parten-do da tale premessa, la Corte ha giustificato costituzionalmente l’a-borto soltanto di fronte al fatto, accertato da un medico, che la continuazione della gravidanza arrecherebbe un serio pericolo alla sua salute fisica e psichica della madre. È noto come questo

requisito essenziale sia stato ap-plicato con molta, anzi eccessiva, latitudine nella prassi sanitaria di ogni giorno, tale da ridurre in mol-ti casi l’aborto a una libera scelta della donna incinta. Non è questa la sede per discutere ciò. Mi pre-me invece sottolineare un altro aspetto connesso a tale prassi, di-ciamo così, creativa. La legge n. 194, mentre resta fedele ai principi costituzionali allorché richiede una motivazione terapeutica per po-ter giustificare il ricorso all’aborto, nello stesso tempo stabilisce re-gole copiate da altre esperienze giuridiche – in specie quella degli Stati Uniti d’America – che in re-altà muovono da una concezione dell’aborto come libertà costituzio-nale. Mi riferisco in particolare al termine di tre mesi posto come li-mite temporale per poter procede-re legittimamente all’interruzione volontaria della gravidanza. Tale termine, in realtà, è stato escogita-to dalla Corte Suprema nel famoso caso Roe v. Wade del 1973 (e poi seguito da varie leggi di molti altri Stati), muovendo dalla premessa definitoria (e apodittica) che il con-cepito non è «persona» fino a che non risulta capace di una vita di re-lazione (sociale) autonoma, e cioè fino all’incirca al sesto mese di gra-vidanza. Su questa base la Corte americana riconosceva l’aborto come libertà, anzi come diritto di privacy (e quindi come diritto il cui esercizio non si scontra, né può scontrarsi, con diritti di altre perso-ne), fino ai primi tre mesi di gravi-danza, mentre esigeva una moti-vazione terapeutica a difesa della salute (fisica e psichica) della ma-

dre per i successivi tre mesi. Non c’è bisogno di interrogarsi su qua-le conoscenza scientifica la Corte americana basasse tale bipartizio-ne trimestrale, poiché in realtà non era basata su nulla, tantomeno su qualche fattore di diversità che in-tervenisse nel processo di svilup-po biologico del feto. Si vuole solo sottolineare che il termine da essa escogitato, una volta che è stato ripreso dalla legge n. 194, ha intro-dotto in quest’ultima un elemento di incoerenza con l’approccio della collisione tra due contrap-posti diritti (alla vita) di caratte-re inviolabile, sul quale la Corte costituzionale italiana ha basato la sua giustificazione costituzionale dell’interruzione volontaria della gravidanza. Quel termine, infatti, si fonda sulla tesi che si è «persona» solo quando si è autonomamente capaci di una vita di relazione (so-ciale), cioè sulla teoria della vitalità, mentre la possibilità di abortire è giustificata dalla Costituzione italiana (a giudizio della Corte costituzionale) soltanto a par-tire dalla tesi che il concepito è già «persona». Se vivessimo in un Paese serenamente democratico, desideroso di migliorare la qualità della legislazione e della vita civile, ogni residuo di una teoria, come quella della vitalità, oggi screditata e perciò respinta da tutti, verrebbe rivisto ed emendato. Ma il dubbio che ciò avvenga, non può non gettare un’ombra anche sulla pre-messa appena posta.

Antonio Baldassarre,Presidente emerito

della Corte Costituzionale

Nel diritto italiano il concepito è considerato una persona

Pochi conoscono l’interpretazione restrittivache la Corte Costituzionale diede alle possibilità di abortire.

Ancor meno si sa che la Corte da sempre ha consideratoil concepito una persona

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La sovrappopolazione del-la terra è una delle grandi paure che la cultura della morte ha diffuso nella no-

stra società. Ma è proprio vero che le grandi sfide per l’umanità nei prossimi decenni deriveran-no dal numero di essere umani presenti sulla terra?Si è appena concluso il pro-gramma decennale mondiale di censimenti della popolazione e oggi è possibile riconsiderare le previsioni demografiche alla luce della popolazione effettiva rilevata nel 2010: il rallentamen-to della crescita della popola-zione è superiore alle attese. In Cina il tasso di crescita medio annuo della popolazione si è dimezzato rispetto al decennio precedente (dall’1% allo 0,56%), in India è sceso sensibilmen-te passando dal 2,3 all’1,6%. Si tratta di medie di un periodo con tendenza alla diminuzione perciò nell’anno 2010 il tasso di crescita è stato sicuramente più basso.In realtà è ragionevole atten-dersi che la crescita demogra-fica possa fermarsi del tutto molto prima del previsto. Il tas-so medio di fertilità che a livello mondiale garantirebbe natural-mente la stabilità della popola-zione è circa 2,3 figli per donna. Nei paesi sviluppati è di gran lunga inferiore. Ma anche in Cina è ormai molto al di sotto il livello di sostituzione (1,8); in India non è superiore di molto (2,6). Sono numeri che però devono essere corretti al ribasso, per tener con-to dello sbilanciamento tra i ses-si. Naturalmente nascerebbero 105 maschietti ogni 100 bambi-ne. Invece in Cina nascono 118 maschi ogni 100 femmine, in In-

dia 110. La causa di queste diffe-renze è tutta sociale: per motivi culturali sono preferiti i figli ma-schi e così le bambine vengono eliminate. Lo sbilanciamento tra i sessi comporterà inevitabilmen-te una riduzione del tasso effet-tivo di fertilità rispetto a quello apparente. Inoltre nel 2010 per la prima volta la popolazione ur-bana ha superato quella rurale e la tendenza alla migrazione ver-so le città è in forte espansione nei paesi emergenti. Anche l’ur-banizzazione è storicamente as-sociata ad un calo della fertilità.Tenendo conto di tutto si può stimare un tasso di fertilità a li-vello mondiale intorno a 2,4 figli per donna. Questo significa che il declino del numero totale di nascite di bambini potrebbe cominciare molto presto, se-condo alcuni intorno al 2020. La popolazione totale continuerà a crescere per un po’ ma solo per l’allungamento della vita media.Dovremmo essere contenti di questo? Purtroppo no. Un rallen-tamento delle nascite unito ad un allungamento della vita me-dia comporta l’invecchiamento della popolazione. Non solo: nei paesi in cui la fertilità media non è sufficiente a garantire natural-mente il “ricambio generazio-nale”, la quota di popolazione in grado di lavorare e produrre diminuisce. Per mantenere lo stesso livello di benessere o aumenta a sufficienza la produt-tività del lavoro o è necessario utilizzare manodopera immigra-ta. È l’esperienza che stanno vi-vendo molti paesi europei, come l’Italia. Paradossalmente i paesi nei quali nascono ancora molti bambini sono in possesso di un vero e proprio “dividendo

demografico” che favorirà il loro sviluppo economico. L’In-dia, un paese capace di formare anche manodopera qualificata, già adesso comincia a trarre vantaggio da questa situazione. Ma se l’invecchiamento della po-polazione è oggi un grave pro-blema economico e sociale nei paesi più ricchi, cosa potrà com-portare in paesi emergenti come la Cina, dove esistono ancora grandi aree di povertà estrema e disuguaglianza e dove manca la libertà? L’equazione crescita della po-polazione = freno allo svilup-po è tanto semplicistica da essere falsa. Molti paesi hanno conosciuto alti tassi di sviluppo del benessere materiale e socia-le associati ad una crescita della popolazione consistente: l’Italia del boom economico è una di queste. E sono ancora tutti da dimostrare i “limiti delle risorse” della terra: ancora a metà degli anni ’90 la FAO stimava che le terre potenzialmente destinabili all’agricoltura potrebbero nutri-re fino a 33 miliardi di persone. All’origine di fame e carestie c’è quasi sempre un problema di distribuzione delle risorse e dei diritti e non di insufficiente produzione.Nei prossimi decenni i teorici della decrescita della popolazio-ne vedranno coronato il loro so-gno ma forse per molti popoli la realtà assomiglierà piuttosto ad un incubo. È tempo che si rico-minci a guardare ogni bambi-no che nasce come una spe-ranza e un dono non solo per i suoi genitori ma per il mondo intero.

Benedetto Rocchi

Crescita della popolazione: danno o beneficio?È proprio vero che le grandi sfide per l’umanitànei prossimi decenni deriveranno dal numerodi essere umani presenti sulla terra?

NotizieEconomia e vita

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www.prolifenews.itLa nostra redazione cura un sito che viene aggiornato quotidianamente con notizie Pro Life dall’Italia e dal mondo. Il sito ospita articoli di stampa relativi al tema della Vita e diverse rubriche che trattano vari argomenti di carattere giuridico, scientifico, morale, economico e filosofico. Dai primi di novembre, ospita anche un catalogo per acquisti di libri e DVD Pro Life.

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Letture consigliate

Antonio SocciIl genocidio censurato.

Aborto: un miliardo di vittime innocenti

Piemme

Oltre un miliardo di bambini sono stati uccisi in 40 anni di aborto legalizzato (dati dell’OMS, che non ten-gono conto dell’aborto chimico). Ma di questi bambini nessuno oggi vuole parlare: vittime a cui viene nega-to perfino lo statuto di vittima. Semplicemente non esi-stono. Non debbono esistere. Antonio Socci denuncia quello che è il peggior crimine che l’umanità continua a commettere, raccontando tutta la verità sull’aborto: dalle origini del dibattito morale alle scelte politiche ita-liane e alle bugie sfacciate che sono state usate dalla propaganda abortista negli anni ‘70, dall’attuale orienta-mento antinatalista dell’Onu e delle istituzioni europee, alle polemiche sulla Ru486, alle coraggiose iniziative del Movimento per la vita. Una lettura di base, necessaria per tutti coloro che credono nella vita e vogliono difen-derla nella Verità.

Harry WuStrage di innocenti.

La politica del figlio unico in Cina

Edizioni Guerini

La Laogai Research Foundation, grazie a molte perso-ne che hanno investigato sul campo sottoponendosi ad enormi rischi, ha raccolto le testimonianze e i documenti comprovanti le crudeltà commesse dai funzionari della pianificazione familiare, con il supporto tecnico ed eco-nomico dell’ONU. Le sterilizzazioni e gli aborti forzati, le violenze e il clima di terrore, l’obbligo di chiedere il permesso anche per sposarsi e avere il primo figlio hanno portato la Cina alla crescita zero. A prezzo però della vita e della dignità di milioni di bambini, di donne e di famiglie. D’altro canto, si manifestano preoccupan-ti conseguenze sociali come i suicidi femminili, la di-minuzione della forza lavoro e l’invecchiamento della popolazione. Inoltre la tradizionale preferenza per i figli maschi e la politica del figlio unico combinate insieme, incoraggiano gli abbandoni e gli infanticidi e offrono ter-reno fertile alla proliferazione di comportamenti criminali come il traffico di donne e neonati.

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