informasanita' settembre 2016
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informainformasanità settembre 2016settembre 2016
ECCELLENZA TRAPIANTI
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PERIODICO d’informazione dell’Azienda Ospedaliera di Padova
Settembre 2016
DIRETTORE RESPONSABILE Luisella Pierobon
DIRETTORE GENERALE AZIENDA OSPEDALIERA DI PADOVA Luciano Flor
HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO Silvia Baggio, Eliana Camporese, Umberto Cillo,
Giuseppe Feltrin, Gino Gerosa, Roberto Mancin,
Federico Rea, Paolo Rigotti
Consulenza Legale: Luisa Longhini
Servizi fotografici a cura di Pietro Bernardi
DIREZIONE, REDAZIONE, AMMINISTRAZIONE Via Giustiniani 1— Padova tel. redazione 049.8213923 fax redazione 049.8218283 [email protected]
Registrazione del Tribunale di Padova n. 1553 del 21.01.97 Registro Stampa
SOMMARIO
In 24 ore staffetta di trapianti pag. 3
I trapianti di cuore della staffetta pag. 4
I trapianti di rene della staffetta pag. 6
Attività trapiantologica anno 2015
Primato nazionale per il rene pag. 7
Classifiche nazionali per rene, cuore, polmone pag. 9
Pepper: il robottino che interagisce
con i bambini malati pag. 10
informasanità
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IN 24 ORE STAFFETTA DI TRAPIANTI: 3 CUORI E 2 RENI
Grazie alla generosità di più
persone sono stati donati 3 cuori e il Centro Trapianto Cardiaco dell’Azienda Ospedaliera/Università di Padova ha potuto inserirli in 2 uo-mini e una donna. I riceventi - di questo straordina-rio dono - sono di età tra i 50 e i 65 anni.
La staffetta dei medici dell’Azienda Ospedaliera, con uno sforzo impor-tantissimo nonostante il periodo esti-vo, ha visto all’opera più equipes car-diochirurgiche. I clinici di chirurgie, anestesiolo-gie, infermieri, personale tecnico di supporto e amministrativo, avevano un unico obiettivo di salvare in tempo delle vite umane.
Professionisti dell’Azienda Ospedaliera al lavoro
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TRAPIANTI DI CUORE
L’attività di trapianto ha la preroga-
tiva di necessitare di modelli organizzativi
e gestionali che coinvolgono strutture
multidisciplinari non solo all’interno del
singolo Ospedale ma tra più strutture sia
regionali che extra regionali; per questo
in Italia è stata creata la Rete Nazionale
per i Trapianti composta dal Centro Na-
zionale Trapianti, dai Centri Interregionali
di Riferimento, dai Coordinamenti Regio-
nali, dai Coordinamenti Locali e dai Cen-
tri di prelievo e trapianto.
Il 1° trapianto di cuore relativo a
questa staffetta avvenuta alla fine del
mese di luglio, è iniziato alle 11.40 e
si è concluso alle 16.15. Il 2° è comin-
ciato alle 3.00 del mattino successivo
e alle 8.30 in contemporanea è stata
aperta una nuova sala operatoria per
cominciare le operazioni per il 3° tra-
pianto di cuore in contemporanea al
secondo. Alle 12.30 si è concluso il
secondo trapianto e alle 18.00 dello
stesso giorno è terminato il terzo tra-
pianto di cuore.
Il Centro Trapianti di Cuore di Pa-
dova diretto dal Prof. Gino Gerosa, ha
compiuto i trapianti grazie all’impegno
profuso da tutti i suoi collaboratori e conti-
nua a percorrere e a superare le strade
della trapiantologia aperte dal noto pre-
cursore Prof. V. Gallucci nel 1985 (data
del primo trapianto di cuore in Italia) con
un duplice trapianto di cuore in simulta-
nea, con più equipes all’opera simultane-
amente.
IN 24 ORE STAFFETTA DI TRAPIANTI: 3 CUORI E 2 RENI.
2 CUORI SONO TRAPIANTATI IN SIMULTANEA
5
TRAPIANTI DI CUORE
L’équipe dopo l’intervento cardochirurgico riuscito
IN 24 ORE STAFFETTA DI TRAPIANTI: 3 CUORI E 2 RENI.
2 CUORI SONO TRAPIANTATI IN SIMULTANEA
Nell’arco di poco più di 24 ore le equi-
pes cardiochirurgiche: 7 cardiochirur-
ghi, 4 anestesisti, 4 perfusionisti, 8 in-
fermieri, con un impegno al quale non
sono estranee, eseguivano a Padova
i delicati interventi per l’inserimento
dei cuori in pazienti che soffrivano di
gravi patologie cardiache e già sotto-
posti a più interventi al cuore.
La disponibilità degli operatori
che prontamente hanno risposto
all’emergenza ha permesso
l’eccezionale staffetta che in sole 24
ore ha realizzato i trapianti di cui 2 in
simultanea allestendo contemporane-
amente più sale operatorie.
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Tutti gli organi donati provengono da più
regioni d’Italia e anche i 5 pazienti rice-
venti, trapiantati a Padova nelle 24 ore,
sono di diverse regioni d’Italia, uno è di
altra nazionalità.
Partendo da gesti altruistici, con la sinergi-
a e professionalità del Centro Nazionale
Trapianti, Centro Interregionale NITp,
Centro Regionale Trapianti della Regione
Veneto, Coordinamento Locale Trapianti
di Padova, e grazie ai professionisti
dell’Azienda Ospedaliera, è stata resa
possibile la staffetta che ha visto le 5 per-
sone riceventi riavere una speranza di vi-
ta, 3 con un cuore nuovo e 2 con il nuovo
rene grazie alla generosità delle famiglie
dei donatori.
La scelta di coscienza di donare gli orga-
ni contribuisce a ri-donare la vita a chi la
sta perdendo. Oggi le probabilità di aver
bisogno di un trapianto sono molto mag-
giori rispetto a quelle di diventare un do-
natore.
Sempre nelle stesse 24 ore, alla fine di
luglio, l’Azienda Ospedaliera di Padova è
stata impegnata con il Centro Trapianti
di Rene diretto dal Prof. Paolo Rigotti, in
due delicati trapianti di rene effettuati in
sequenza. L’attività chirurgica ha coin-
volto 12 figure professionali includendo
l’equipe chirurgica, anestesiologica ed
infermieristica. I due pazienti affetti da
grave insufficienza renale cronica che
hanno ricevuto il rene sono di età tra i 60
e i 65 anni.
TRAPIANTI DI RENE
Prof. Paolo Rigotti, direttore Centro Trapianti Rene
e Pancreas
IN 24 ORE STAFFETTA DI TRAPIANTI: 3 CUORI E 2 RENI.
2 CUORI SONO TRAPIANTATI IN SIMULTANEA
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ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA
ANNO 2015ANNO 2015
Azienda Ospedaliera di Padova
Attività trapiantologica
Anno 2015
143
15 10
Per Padova il 2015 è stato un anno
eccezionale per l’attività trapiantologica.
L’Azienda Ospedaliera di Padova si con-
ferma polo di eccellenza della trapiantolo-
gia italiana, con un’attività che è al top
delle classifiche per le principali tipologie
di organi trapiantati. Un risultato eccellen-
te sempre riferito al 2015 è quello della
UOC Trapianti Rene e Pancreas diretta
dal Prof. Paolo Rigotti, che non solo rap-
presenta il Centro italiano con la maggio-
re attività di trapianto di rene da donatore
deceduto (90 trapianti nel 2015), ma
svetta rispetto agli altri Centri per l’attività
di trapianto di rene da donatore vivente,
con 53 trapianti eseguiti (tutti con 100%
di sopravvivenza dei pazienti e degli or-
gani) su un totale di 301 trapianti da do-
natore vivente eseguiti in Italia.
l’Unità Operativa esegue anche il trapian-
to di pancreas e si colloca al secondo
posto in Italia con 10 casi trattati nel
2015 a fronte di un’attività complessiva di
50 casi.
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L’Azienda Ospedaliera di Padova col suo
polo pediatrico espleta l’attività di trapian-
to su tutti gli organi; per quanto concerne
il rene nei bambini, l’attività è tra le più
consistenti in Italia: 9 trapianti di rene da
donatore deceduto e 6 da donatore viven-
te.
Si ricorda che l’attività di trapianto ha la
prerogativa di necessitare di modelli orga-
nizzativi e gestionali che coinvolgono
strutture multidisciplinari non solo
all’interno del singolo ospedale ma tra più
strutture sia regionali che extra regionali e
per questo che in Italia è stata creata la
Rete Nazionale per i Trapianti composta
dal Centro Nazionale Trapianti, dal Cen-
tro Interregionale di Riferimento, dai Co-
ordinamenti Regionali, dai Coordinamenti
Locali e dai Centri di prelievo e trapianto.
ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA ANNO 2015ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA ANNO 2015
L’Azienda Ospedaliera di Padova si collo-
ca al secondo posto come numerosità di
casi trattati per il trapianto di cuore con 27
trapianti eseguiti, Centro Trapianti Cuore
– Prof. Gino Gerosa, e di polmone con 18
trapianti, Centro Trapianti Polmone –
Prof. Federico Rea, mentre i 77 trapianti
di fegato, Centro Trapianti Fegato – Prof.
Umberto Cillo, vedono Padova al quarto
posto in Italia.
A Padova sono presenti le attività dei
principali trapianti d’organi e di tessuti.
équipe Prof. Federico Reaéquipe Prof. Federico Rea
équipe Prof. Umberto Cilloéquipe Prof. Umberto Cillo
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Totale RENE: 1580
Totale CUORE: 246
Totale POLMONE: 112
ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA ANNO 2015ATTIVITA’ TRAPIANTOLOGICA ANNO 2015
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E’ stato sperimentato dall’Università di
Padova, Pepper, un robottino che intera-gisce con i bambini malati (e non solo). L’umanoide, prodotto in Francia e distri-buito da una società giapponese, muove testa e braccia oltre a muoversi nello spazio; è dotato di un tablet sulla parte anteriore del corpo che facilita la comuni-cazione con chi gli sta di fronte. In Italia verrà usato soprattutto in campo educativo: scuole, centri di ricer-ca, università ma nel resto del mondo viene già utilizzato sulle navi da crociera, nei bar e pizzerie, nelle banche e persino nei supermercati.
TECNOLOGIA & PEDIATRIA PEPPER, IL ROBOTTINO CHE
INTERAGISCE CON I BIMBI
“Pepper potrà essere utilizzato efficace-mente in ambito pediatrico, prima di pro-cedure dolorose e invasive; va ad ag-giungersi alle tecniche non farmacologi-che, da anni in uso, utili per ridurre l’ansia, prima che il bambino venga se-dato (sedo-analgesia preprocedurale). Utilissime sono le tecniche non far-macologiche, come per es. l’uso di Pep-per, affinché il bambino affronti serena-mente situazioni e ambienti ospedalieri che già conosce e ha paura di riaffronta-re”. Così dichiara l’ing. Roberto Mancin, responsabile del progetto, al quale in questi giorni abbiamo posto alcune do-mande.
Pepper il robottino che dialoga col bambino
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TECNOLOGIA & PEDIATRIA
Cosa avete riscontrato durante il test?
I bambini sono incuriositi e divertiti dal cucciolo di robot. Amore a prima vista… oserei dire. Per un processo detto ‘antropomorfismo’ gli attribuiscono caratte-ristiche umane; in effetti il robottino parla, chiede al bambino il suo nome, balla, si stiracchia, sorride. Attraverso il computeri-no anteriore mostra al bambino delle im-magini e gli permette di selezionare le ico-ne con cui avviare attività programmate in precedenza. Pepper è dotato di sensori, se ‘aggancia’ un volto non lo molla più ma continua a seguirlo, oltre a reagire diversamente se questa persona è allegra oppure triste; il tutto grazie a due telecamere HD che gli consentono di identificare i movimenti e riconoscere le emozioni sui volti dei suoi interlocutori.
Come funziona esattamente Pepper? Ci sono tre livelli di programmazione: il primo consiste in codici di alto livello utiliz-zati esclusivamente dagli informatici; il se-condo è molto più semplice ed utilizza og-getti grafici da assemblare come mattonci-ni lego virtuali e l’ultimo permette di lancia-re programmi già predisposti cliccando sulle icone. E’ possibile scegliere diverse modalità di interazione e, attraverso la connessione wifi, gestirlo a distanza. Quali sono le sue caratteristiche? Si tratta di un sofisticato strumento alto un metro e venti, e pesante 30 kg; il costo si aggira attualmente sui 15.000 euro. Quali gli antenati del robottino? Gli antenati del robottino Pepper vengono usati già da anni per automatizzare lavori ripetitivi (es. carillon, orologio, telaio mec-canico, lavatrice) ma i nipoti di questi pro-to-robot non sono più intelligenti ma solo più adattabili al contesto; proprio per que-sto possono avere un alto valore inclusivo, permettendo di abbattere barriere fisiche, culturali ed economiche che svantaggiano i bimbi più vulnerabili. Concretamente: il robot Pepper potrà es-sere usato per tranquillizzare e distrarre un bimbo sano di 2 anni con genitori olan-desi ma anche dagli stessi infermieri e ne-gli stessi spazi, o da un ragazzo italiano che, per problemi neurologici, non può gu-stare gli stessi giochi. Nessun “facilitatore”, spesso introvabile, sarà più necessario per rendere uniforme l’attività assistenziale. Purtroppo Pepper è ancora un prototipo e l’azienda veneta che ce l’ha fornito in pro-va, è l’unico distributore per l’Italia. Sono orgoglioso che sia arrivato alla Pediatria di Padova.
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Il suo entusiasmo ed ottimismo si basa su fatti concreti o è solo una speranza? La mia formazione ingegneristica mi impe-disce di sognare troppo. Mi permetto di affermare queste cose perché ho visto con i miei occhi particolarmente scettici che Pepper sa parlare correttamente 20 lingue e si adegua all’altezza, lingua ma-dre ed età di ogni bambino. Soprattutto in campo pediatrico, il robot si adatta bene a tutte le età del bambino, alle diverse etnie o provenienze, e a tante situazioni che possono crearsi all’interno di un reparto ospedaliero. Ormai molti studi scientifici vanno in que-sto senso. Il più recente, un piccolo studio
fatto prima dell’estate che ha coinvolto 30 bambini, compresi fra i 6 e i 15 anni.
Negli Stati Uniti, in Canada, in Belgio, in Francia e nella vicina Svizzera cuccioli ro-bot vengono usati quasi come degli ava-tar, per esempio nel caso di bambini con malattie che impediscono loro di frequen-tare la scuola; il robot svolge alcune fun-zioni sostituendosi in parte al bambino ma permettendo l’interazione sociale e scola-stica fra lui e le persone che gli stanno in-torno, creando momenti di curiosità, inte-resse e stimolando incontri. Ogni inse-gnante di “scuole inclusive” dovrebbe po-ter utilizzare uno strumento così versatile per migliorare l’inclusione in classe. E l’Italia su questo, a mio modesto avviso, parte avvantaggiata grazie ad anni di seri sforzi per l’integrazione scolastica. Svilup-pare atteggiamenti e servizi inclusivi può quindi essere relativamente facile. Si noti che integrazione ed inclusione non sono per nulla sinonimi.
A dx l’ing. Roberto Mancin che ci ha rila-sciato l’intervista assieme all’ing. Pietro Alberti dell’azienda veneta, distributore unico per l’Italia
TECNOLOGIA & PEDIATRIA
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