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Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 e-mail novara.verbania@ipasvi.legalmail.it - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 1 marzo 2011 INDICE 3 Editoriale 4 Assemblea annuale 5 Proposte formative 6 Infermiere e sperimentazione clinica 8 Infermieri in farmacia 10 Consenso informato del nursing 12 Abcstrat di tesi 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino 23 La contenzione.. 22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristica 32 Informazioni 36 Rubriche 39 Segreteria

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Page 1: INDICE - Ipasvi - Collegio Interprovinciale Novara 2011... · 12 Abcstrat di tesi 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino ... Relazione annuale Presidente Relazione

Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque

NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 1 marzo 2011

INDICE

3 Editoriale

4 Assemblea annuale

5 Proposte formative

6 Infermiere e sperimentazione clinica

8 Infermieri in farmacia

10 Consenso informato del nursing

12 Abcstrat di tesi

15 Infermiere e trapianti

18 Studio sull'obesità nel bambino

23 La contenzione..

22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristica

32 Informazioni

36 Rubriche

39 Segreteria

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informazioni 2

Trimestrale di informazione settoriale – AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N.6 del 11/02/1999 –

Direttore Responsabile ARRENI Antonella – Comitato di di Redazione Consiglio Direttivo del

Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania – Redazione via Biandrate 20/b,

28100 Novara. Tel. 0321.30237 – fax. 0321.393276 – e-mail [email protected]

progetto grafi co: Italgrafi ca Novara – Stampa: Italgrafi ca Novara – Spedizione in abbonamento

postale 70% - DCO/DC Novara – Tax perque.

Notiziario di informazione e di aggiornamento

del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO.

Direzione/Redazione/Amministrazione

Via Biandrate 20/b – 28100 Novara - tel. 0321.30237

Direttore Responsabile

Arreni Antonella

Comitato di Redazione

Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano,

Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina

Editore

Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO

Progetto grafi co e stampa

ITALGRAFICA srl - Via Verbano, 146 - Veveri (Novara)

Foto di copertina a cura di

Cataldi Alberto

NORME EDITORIALIDialogare è il periodico del Collegio IPASVI della pro-vincia di Novara e Verbania che pubblica liberamente articoli previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la respon-sabilità dell’autore/autori.Il materiale per la pubbli-cazione dovrà essere invia-to alla Redazione in forma-to elettronico. Il testo deve pervenire in formato word. Le parole che gli autori de-siderano evidenziare de-vono essere in “grassetto/bold”. Tabelle e/o immagi-ni (tiff oppure jpeg) devono essere numerate e fornite su fi le a parte (il numero andrà anche richiamato nel testo con brevi didascalie). In allegato all’articolo dovrà essere fornita una sintetica nota biografi ca dell’auto-re. La pubblicazione degli articoli è a titolo gratuito e in nessun caso da dirit-to a compensi. Gli articoli inviati saranno sottoposti all’esame del Comitato di Redazione che si riserva di valutarli, eventualmente ri-maneggiarli. Il materiale inviato non ver-rà restituito.

Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque

NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XII I n. 1 marzo 2011

INDICE

3 Editoriale

4 Assemblea annuale

5 Proposte formative

6 Infermiere e sperimentazione clinica

8 Infermieri in farmacia

10 Consenso informato del nursing

12 Abcstrat di tesi

15 Infermiere e trapianti

18 Studio sull'obesità nel bambino

23 La contenzione..

22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristic

32 Informazioni

36 Rubriche

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editoriale3

Con il nuovo anno si riparte e

riprende in pieno l’attività del

Consiglio Direttivo, anche alla

luce dei cambiamenti politico-

sanitari, che stanno avvenendo nella no-

stra Regione, e che inducono a proporre

alcune riflessioni sul piano organizzativo,

che saranno, a breve, portate sui tavoli

dell’Assessorato alla sanità piemontese.

L’elaborazione di un documento che

pone le basi per tracciare le linee di

orientamento, della politica professio-

nale, oltre che stabilire i requisiti inde-

rogabili su ciò che intendiamo, quando

discutiamo di assistenza al cittadino.

Come nella maggior parte delle regioni

italiane, anche in Piemonte, l’assistenza

sanitaria è attraversata da profonde mo-

difiche, rispetto alla tipologia delle cure

erogate, ai nuovi assetti organizzativi,

dove lo sguardo deve essere rivolto so-

prattutto alle caratteristiche della popo-

lazione assistita.

L’aumento dell’età media corrisponde a

un incremento numerico delle persone

affette da una o più patologie croniche,

questi dati, sicuramente noti, dovranno

far riflettere su quale sanità vogliamo

così come di quale infermiere stiamo

parlando.

L’intervista proposta al Coordinatore del

CL in infermieristica, mette in luce la ne-

cessità di agire sulle figure professiona-

li che si formeranno, attuando sinergie

tra Università e Aziende Ospedaliere/

Territoriali, per evitare la classica frase

“in ambito formativo è una cosa, nella pratica è un’altra” poiché, ogni infer-

miere è identico a quello che fa.

Infine come ogni anno, annunciamo

l’Assemblea degli iscritti, che si

svolgerà presso l’Hotel il Chiostro in

Verbania il prossimo 26 marzo. In

associazione all’Assemblea, è proposto

un evento sul tema della responsabilità

amministrativa e disciplinare nella Rifor-

ma delle P.A.

Riprende in pieno anche l’attività for-

mativa del nostro Collegio attraverso lo

sviluppo di eventi che invitiamo a visua-

lizzare sul Sito.

Buona lettura!

Antonella Arreni Presidente

Collegio IPASVI di Novara e VCO

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informazioni 4

Collegio IPASVI Novara VCO

Convocazione

ASSEMBLEA ANNUALEin ottemperanza degli art. 23 e 24 del vigente D.P.R. 221/50, è convocata l’Assemblea ordinaria degli Iscritti al Collegio Interprovinciale IPASVI,

SECONDA CONVOCAZIONE

ALLE ORE 14.00

Ordine del Giorno:

Relazione annuale Presidente

Relazione del Tesoriere

Il Segretario La PresidenteF.to Luigi Binelli F.to Antonella Arreni

Chi non potesse partecipare all’Assemblea può delegare un/una Collega servendosi del modulo sottostante.

Nessun iscritto può essere investito da più di due deleghe.

……………………………………………………………………………………

Il/la sottoscritta ………………………………………………………………

delega il/la Collega………………………………………………………………,

In fede

Data………………………… Firma …………………………………

SABATO 26 MARZO 2011

Presso Hotel il Chiostro - Via F.lli Cervi, 14 Verbania

in prima convocazione alle ore 15,30 di venerdì 25 marzo 2011 presso la sede del Collegio di Novara ed in via Biandrate 20/b ed in

Approvazione verbale seduta anno 2010

Approvazione Conto Consuntivo 2010 e Bilancio di previsione 2011

a rappresentarla/o nell’Assemblea ordinaria IPASVI del 26 marzo 2011.

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informazioni5

EVENTI FORMATIVI DATE LUOGOMODALITÀ

ISCRIZIONECREDITI ECM

L'Infermiere ascolta, informa,

coinvolge e valuta l'assistito ...

comunicare al di là delle parole

29 gennaio 2011

VERBANIA

Sede CollegioP.zza A. Moro 5

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 10 gennaio

40 partecipanti

6

La Responsabilità Professionale

e etica nella gestione

del Rischio Clinico

26 febbraio 2011

NOVARA

Hotel EuropaC.so Cavallotti 38

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 10 febbraio

40 partecipanti

6

La nuova responsabilità nell'esercizio

pubblico della professione sanitaria

alla luce del Dlgs 150/09

26 marzo 2011

VERBANIA

Hotel Il ChiostroVia F.lli Cervi 14

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 10 marzo100 partecipanti

In fase di accreditamento

La Responsabilità Professionale

e etica nella gestione

del Rischio Clinico

9 aprile 2011

VERBANIA

Sede CollegioP.zza A. Moro 5

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 20 marzo40 partecipanti

6

L'Infermiere ascolta, informa,

coinvolge e valuta l'assistito ...

comunicare al di là delle parole

21 maggio 2011

NOVARA

Hotel CavourVia S. F. d’Assisi 6 fronte Stazione

di Novara)

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 10 maggio

40 partecipanti

6

Cellule Staminali: aspetti clinici,

etici e deontologici nella gestione

dei confl itti con la persona,

per una nuova frontiera

della Medicina

maggio/giugno

2011

VERBANIA

Sede da defi nire

Tel. 0321 30237

(in orario di apertura)dopo il 20 maggio100 partecipanti

In fase di accreditamento

Per il dettaglio dei programmi consultare il sito www.ipasvinovara.it

(verranno inserite le brochure specifi che)Partecipazione gratuita agli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO

(fi no ad esaurimento posti)

Per gli iscritti ad altri Collegi IPASVI il costo è stabilito in euro 50,00 per giornata formativa

INOLTRE E’ IN DEFINIZIONE LA PROGRAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011

PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIOPER IL PRIMO SEMESTRE 2011

o

6

In faseaccreditame

i là delle pa

i: aspetti clinic

nella gestione

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maggio/giugno

2011

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RAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011

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Tel. 0321 30237

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6approfondimenti

L’infermiere riconosce il valore

della ricerca, della sperimenta-

zione clinica e assistenziale per

l’evoluzione delle conoscenze e

per i benefi ci sull’assistito.

Il Collega e Presidente del Col-

legio IPASVI di Venezia, ha sot-

toposto all’AIFA, Osservatorio

nazionale sulla sperimentazione

clinica dei medicinali, un’interes-

sante rifl essione riguardante il

coinvolgimento del personale di

assistenza negli studi sperimen-

tali avviati.

Oltre a ricordare gli articoli del

Codice deontologico, riprende

quanto indicato dal Decreto del

Ministero della Sanità del 15 lu-

glio 1997 - Recepimento delle

L’infermiere e la sperimentazione clinica dei medicinaliDal Codice deontologico dell’Infermiere ...Art. 12

A cura di Antonella Arreni

Presidente IPASVI Novara VCO

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7 approfondimenti

(foto Alberto Cataldi)

linee guida dell'Unione europea

di buona pratica clinica per l'ese-

cuzione delle sperimentazioni

cliniche dei medicinali - dove

al comma 4.2.4 recita: Lo speri-

mentatore deve far sì che tutte

le persone coinvolte nello stu-

dio siano adeguatamente in-

formate in merito al protocollo,

al/i prodotto/i in sperimenta-

zione ed ai loro compiti e fun-

zioni relativi allo studio.

Per attività assistenziale e di sup-

porto, prevista nei protocolli di

ricerca, si intende, anche, e ad

esempio, la rilevazione dei para-

metri, i prelievi ematici, gli ap-

puntamenti telefonici, la tenuta

e archiviazione dei moduli, l’ese-

cuzione di esami e di accerta-

menti. Il Direttore della Ricerca e

Sperimentazione Clinica dell’AI-

FA, in merito a ciò, il risponde

che: è responsabilità dello speri-

mentatore principale fare in modo

che tutte le persone coinvolte nel-

lo studio siano adeguatamente

informate in merito al protocollo,

al prodotto in sperimentazione e

ai loro compiti e funzioni relativi

allo studio.

Ne consegue che anche il persona-

le infermieristico, quando coinvol-

to, deve far parte a tutto titolo del

gruppo operativo e informato su

tutti i dettagli dello studio.

Se questo non viene perseguito, è

responsabilità diretta dello speri-

mentatore che, in caso di proble-

mi vari ne risponde direttamente.

La conseguenza logica di questo

parere è di porre l'attenzione su-

gli aspetti che vedono il coinvol-

gimento, nelle sperimentazioni

cliniche, della professione infer-

mieristica, laddove per coinvol-

gimento fattivo si intende il ri-

spetto del Codice deontologico

nella logica del processo assi-

stenziale e non nella mera ese-

cuzione di prestazioni o di atti.

Dal Codice deontologico

dell’Infermiere …. Art. 22

L’infermiere conosce il progetto

diagnostico-terapeutico per le

infl uenze che questo ha sul per-

corso assistenziale e sulla rela-

zione con l’assistito.

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8approfondimenti

Infermieri in farmacia,arriva l'accordo

A cura di Antonella Arreni

Presidente IPASVI Novara VCO

Un progetto politico, risalen-

te a qualche anno fa, propone

l’obiettivo di trasformare le far-

macie in veri e propri presidi sa-

nitari sul territorio.

La Conferenza Stato Regioni

ha recentemente approvato

i nuovi servizi attribuibili alle

farmacie come ad esempio la

prenotazione di prestazioni sa-

nitarie di assistenza specialisti-

ca ambulatoriale, il pagamento

del ticket, il ritiro di referti e

l’esecuzione di analisi come ad

esempio il controllo di glicemia,

colesterolo, trigliceridi.

L’accordo prevede che le farma-

cie potranno mettere a dispo-

sizione, per residenti e domi-

ciliati, operatori socio sanitari,

infermieri e fisioterapisti per l’ef-

fettuazione, a domicilio, di spe-

cifiche prestazioni professionali

richieste dal medico di medici-

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9 approfondimenti

na generale e/o dal pediatra di

libera scelta.

Le attività effettuabili dall'in-

fermiere, possono essere svolte

solo alla presenza di una pre-

scrizione medica e, per quanto

riguarda le caratteristiche del-

la remunerazione, si dovran-

no aspettare i relativi accordi

regionali che stabiliranno, at-

traverso apposite convenzioni,

le modalità di remunerazione

(vedi art. 6 del D.M. attuativo

del D.Lgs. 3 ottobre 2009, n. 153

e concernente l’erogazione da

parte delle farmacie, di specifi-

che prestazioni professionali).

Sarà l'infermiere libero profes-

sionista che deciderà il proprio

compenso? Si stabiliranno del-

le convenzioni regionali? Degli

accordi tra aziende e territorio?

Sarà il titolare della farmacia, il

nuovo datore di lavoro? Le ri-

sposte ancora non ci sono!

All’art. 3, del medesimo decre-

to, vengono invece riportate

le prestazioni erogabili dagli

infermieri (sempre e tutto su

rigorosa prescrizione medica!):

a) supporto alle determi-

nazioni analitiche di prima

istanza, rientranti nell’ambi-

to dell’autocontrollo;

b) effettuazioni di medicazio-

ni e di cicli iniettivi intramu-

scolo;

c) attività concernenti l'edu-

cazione sanitaria, e la par-

tecipazione a programmi di

consulting, anche personaliz-

zato;

d) iniziative finalizzate a fa-

vorire l’aderenza dei malati

alle terapie.

L’art. 4 enuncia che sono ero-

gabili dall’infermiere, a domici-

lio del paziente, le prestazioni,

rientranti nelle competenze

del proprio profilo professio-

nale, prescritte dal MMG o dal

PLS e, sempre su prescrizione,

l'infermiere può erogare sia

all'interno della farmacia, sia a

domicilio del paziente, ulteriori

prestazioni rientranti fra quelle

effettuabili in autonomia se-

condo il proprio profilo profes-

sionale. Inoltre, a domicilio del

paziente, l’infermiere partecipa

a iniziative finalizzate al corret-

to utilizzo dei medicinali.

Appare evidente che il de-

creto, così com’è imposta-

to, svuota di significato, la

presenza degli infermieri in

farmacia, che potrebbero di-

versamente fornire un enorme

servizio ai cittadini, un aiuto

concreto alla popolazione, re-

sidente nelle zone periferiche,

come le comunità montane,

dove non è sempre facile rag-

giungere la struttura ospeda-

liera.

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formazione 10

Il nuovo clima culturale al quale

si è già fatto riferimento parlando

di empowerment del cittadino è

frutto di un movimento cultura-

le che si è sviluppato nel mondo

occidentale intorno agli anni set-

tanta e che dopo aver interessato

i vari ambiti della vita sociale, è in-

fi ne giunto a toccare anche la di-

mensione biologica della persona

e inevitabilmente la sua salute.

Per millenni la medicina statica

e tradizionalista ha identifi cato

il paziente più come oggetto che

come soggetto delle cure e questa

profonda rivoluzione ancora oggi

destabilizza buona parte dei sani-

tari, soprattutto coloro la cui for-

mazione di base è avvenuta in un

clima culturale diverso.

Proprio per questo motivo il con-

senso informato ha avuto scarsa

adesione soprattutto in Italia.

La riorganizzazione della prece-

dente identità paternalistica in

quella odierna, orientata sulla

centralità della persona assistita,

ha implicato notevoli diffi coltà

di accettazione che non esistono

solo valori professionali bensì an-

che personali e quindi soggettivi.

Vi è un complesso rapporto tra

coscienza individuale, cioè quella

costituita da propri valori e prin-

cipi di persona, e la coscienza pro-

fessionale, ossia quella derivante

dai valori tipici di una comunità di

professionisti.

In realtà la distinzione è “artifi -

ciale” e cioè non si può parlare di

coscienze separate, bensì di due

momenti di sviluppo dell’unica

coscienza di ogni persona: nel

momento in cui un soggetto si

avvia all’ingresso in una comunità

professionale, di fatto assume su

di sé anche i valori che abbiamo

defi nito professionali.

Purtroppo però, ancora spesso,

si assiste all’atteggiamento in cui

alcuni professionisti entrando a

far parte di un gruppo professio-

nale credono di poter esercitare il

proprio ruolo nei servizi sulla base

delle proprie convinzioni perso-

nali.

L’innovazione culturale sopra ci-

tata viene defi nita come bioetica,

una disciplina che negli Stati Uniti

nasce uffi cialmente nel 1978 con

Il consenso informato del nursing

Andreina Zavaglio

Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO

PARTE II: la bioetica all'origine del consenso informato

(fot

o A

lber

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di)

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formazione11

la pubblicazione della”Encicopedia

di bioetica” (W. Reich).

La sua peculiarità sta nell’aver in-

dividuato e portato all’attenzione

quell’insieme di problemi morali

che propongono oggi le scienze

della vita.

Reich defi nisce la bioetica come:

“lo studio sistematico delle dimen-

sioni morali delle scienze della vita

e della salute utilizzando varie me-

todologie etiche, con una imposta-

zione interdisciplinare”. In questo

modo acquisisce una maggior

rilevanza la dimensione morale

del fenomeno, ovvero di quei va-

lori che sono alla base di qualsiasi

scelta, anche di quelle inerenti la

salute e la malattia.

La bioetica è stata un vero e pro-

prio movimento, che ha messo in

luce come nella nostra società sia

diffi cile il consenso su questioni di

principio.

L’IMPORTANZA DELLA DEONTOLOGIA PER LA

PERSONA ASSISTITA

Il signifi cato di bioetica ci permet-

te di inquadrare il consenso infor-

mato infermieristico.

Nella deontologia infermieristica,

l’azione dell’infermiere viene cen-

trata sull’autonomia dell’assistito,

quindi rivolta al rispetto delle de-

cisione dell’altro.

Questo lo enuncia a chiare lettere

il manifesto dei valori della profes-

sione, ossia il Codice Deontologi-

co vigente, che in molti articoli del

Capo IV, promuove l’intervento in-

fermieristico in un contesto orien-

tato proprio all’autonomia dell’as-

sistito, come riportato anche nel

documento del Nursing Compe-

tencies: “tutte le procedure assi-

stenziali devono essere eseguite

all’interno di un quadro di con-

senso informato” (Unite Kingdom

Central Council for Nursing, Mi-

dwifery and Health Visiting, 2000).

Il nuovo Codice Deontologico del

2009 si allinea in quanto promos-

so dal Codice Etico-Deontologico

della Federazione Europea delle

Professioni Infermieristiche (FEPI)

emanato nel 2008 quale linea gui-

da per gli enti regolatori infermie-

ristici europei.

Oggi di consenso informato si par-

la comunemente: è citato da molti

documenti, è una pratica diff usa

in diverse realtà (non ancora in

tutte), è oggetto di alcune pro-

cedure aziendali, insomma non

è più una novità, ma nonostante

non sia una novità, quando si par-

la di consenso informato anche gli

infermieri pensano solitamente al

consenso medico e non infermie-

ristico e questo accade in quanto

in Italia non si ha ancora una suf-

fi ciente consapevolezza del con-

senso informato quale evento che

riguarda ogni professionista e non

solo il medico.

Ancora oggi l’identifi cazione

dell’infermiere quale professio-

nista è incerta, sia per i rimandi

esterni, che spesso sono allineati

a precedenti identità infermieri-

stiche, sia per una riconversione

di identità non facile da sostenere

per tutti gli infermieri italiani.

Non va dimenticato che a tutt’og-

gi la maggior parte degli infer-

mieri ha acquisito il proprio titolo

professionale in un’era in cui era-

no le scuole regionali a costruire

quest’arte ausiliaria e quest’era

non è lontanissima, risale a poco

più di 15 anni fà.

Queste le ragioni per cui gli infer-

mieri hanno diffi coltà a defi nire la

propria attività incentrata su in-

terventi/prestazioni professionali,

costruzione di percorsi assisten-

ziali.

E’ essenziale promuovere una vi-

sione del consenso informato in-

fermieristico non incentrato sulle

singole prestazioni infermieristi-

che, bensì incentrato sul percorso

assistenziale; se si riesce ad acco-

gliere questa visione esso diviene

uno strumento non del singolo

professionista, ma lo sarà dell’in-

tero team di cura.

BIBLIOGRAFIA:

Il consenso informato in infermieristica

D’Addio L., Vanzetta M., Mochi Sismondi C. - Ed: Mc Graw Hill 2010

The origin of informed conset

Mallardi V. - Acta otorhinolaryngol Ital - 2005; 25:312-327

Medicina Legale della responsabilità medica

Fiori A. - Ed: Giuff rè 1999

Il consenso informato

Sassuolo A. - Ed. Raff aello Cortina 1996

A historical perspective of informed consent in clinical practice and research

Nelson Marten P., Rich B - Oncology Nursing - 1999;15:81-88

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formazione 12

L’ictus cerebrale è, in Italia, per

dimensioni epidemiologiche e

rilievo sociale, uno dei più gravi

problemi sanitari ed assistenziali.

Rappresenta, infatti, la seconda

causa di morte a livello mondiale

e la terza nei paesi industrializza-

ti, dopo le malattie cardiovasco-

lari ed i tumori, nonché la prima

causa d’invalidità permanente e

la seconda causa di demenza.

Tra le complicanze dell’ictus,

quelle legate alla disfagia rive-

stono notevole importanza per

le loro possibili infl uenze sul re-

cupero funzionale dopo l’evento

acuto.

Per questo motivo, la letteratura

scientifi ca degli ultimi anni, che

si è occupata di questo specifi co

argomento, ha posto in rilievo

l’importanza di una corretta valu-

tazione della disfagia quale even-

to prognostico dell’evoluzione e

dell’outcome degli stessi pazienti.

Secondo i dati della letteratu-

ra scientifi ca, circa un terzo dei

pazienti ricoverati con ictus pre-

senta uno stato di malnutrizione,

situazione questa spesso attribu-

ibile anche al defi cit della deglu-

tizione che si verifi ca in una buo-

na percentuale di soggetti con

stroke.

Scopo dello studio: in questo

studio è stata considerata la di-

sfagia in una casistica di soggetti

con ictus in fase acuta; scopo del-

lo studio è di ricercare i fattori di

rischio correlati a tale condizione;

i risultati ottenuti sono proposti

come indicatori di prognosi per

prevenire le cause predisponenti

la disfagia e garantire ai pazienti

il miglior recupero funzionale.

Materiali e Metodi: per questo

studio sono state consultate le

cartelle cliniche di 146 pazienti

con diagnosi d’ictus in fase acu-

ta ricoverati presso la Stroke Unit

della Struttura Operativa Com-

plessa di Neurologia dell’ASL VCO

in una fi nestra temporale di sei

mesi. Da questo campione, non

selezionato, di soggetti, sono sta-

ti esclusi solo coloro che avevano

avuto un’insorgenza dei sintomi

superiore alle 48 ore rispetto al

momento del ricovero. Per ognu-

no di questi pazienti sono stati

raccolti: età, sesso, diagnosi, tem-

po di degenza, punteggio all’in-

gresso e alla dimissione/decesso

della Bedside Examination, pun-

teggio all’ingresso della Glasgow

Coma Scale e presenza o meno di

fattori di rischio per malattie ce-

rebrovascolari.

Per le valutazioni di signifi catività

statistica sono stati utilizzati: Test

T-di-Student e Test Chi-quadro,

considerando signifi cativi valori

di p<0,05, e il Coeffi ciente di cor-

relazione di Pearson.

Risultati: i 146 pazienti che co-

Approccio nutrizionale al paziente con ictus in fase acuta: studio retrospettivo e valutazione infermieristica della disfagia su 146 casi ricoverati in stroke unit

Candidata Elisa Pugliese

Relatore Dott. Angelo Villani

ABSTRACT DI TESI - Corso di Laurea in Infermieristica

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formazione13

(foto Alberto Cataldi)

stituivano il nostro campione si

suddividevano in 71 maschi e 75

femmine. L’età media dei pazien-

ti è risultata essere di 74,82 anni.

Per quanto riguarda quest’aspet-

to si è osservata una discreta

diff erenza tra maschi e femmine

(maschi età media 71,07 anni e

femmine età media 78,37 anni): a

conferma di studi epidemiologi-

ci internazionali che dimostrano

come lo stroke in età avanzata sia

più frequente nel sesso femmi-

nile. Il 62,33% dei soggetti del

nostro campione aveva diagnosi

d’ictus ischemico, il 16,44% d’ic-

tus emorragico, il 17,12% di Mi-

nor Stroke e il 4,11% di TIA (Attac-

co Ischemico Transitorio).

La disfagia si è verifi cata nel

28,08% dei pazienti considerati,

dei quali 23 maschi e 18 femmi-

ne. L’età media dei pazienti di-

sfagici era nettamente superiore

(78,85 anni) rispetto a quella dei

pazienti che non hanno presen-

tato defi cit della deglutizione

(73,25 anni); questo dato ha rag-

giunto la signifi catività statistica

(p=0.009) e pertanto sembra con-

fermare come, l’“età avanzata”, sia

fattore predisponente, oltre che

per l’ictus, anche per la disfagia.

Dai risultati ottenuti sembra ap-

parire come il TIA e il Minor Stroke

siano condizioni protettive per la

disfagia in quanto in nessun caso

di TIA si è osservata tale condizio-

ne e c’è stata un’incidenza netta-

mente inferiore di tale disturbo

nel Minor Stroke, sia rispetto allo

Stroke Ischemico (p=0,017) sia

rispetto allo Stroke Emorragico

(p=0,006).

Si è inoltre ricercato un eventua-

le rapporto tra grado di disfagia

e livello di coscienza ed è emerso

un discreto grado di correlazio-

ne positiva tra BE e GCS (r=0,45);

questo dimostra come il livello

di coscienza sia importante per

mantenere un’adeguata funzio-

nalità deglutitoria.

Non si è verifi cato nessun caso di

disfagia nei pazienti che avevano

tra 51 e 60 anni mentre tra i sog-

getti disfagici che avevano tra i 61

e i 70 anni è risultato un punteg-

gio medio della GCS superiore in

termini statisticamente signifi ca-

tivi rispetto alle altre fasce d’età.

Questi dati sembrano andare ad

ulteriore conferma di come il fat-

tore di rischio “età avanzata” sia ri-

levante, sia per la disfagia sia per

lo stato di coscienza nei pazienti

disfagici.

Si è considerata la presenza di

fattori di rischio per l’ictus (iper-

tensione, diabete mellito, taba-

gismo, dislipidemie e cardiopa-

tie) sia nei pazienti difagici sia

in quelli non disfagici; i risultati

ottenuti hanno evidenziato come

il consumo di sigarette sia più

frequente, come stile di vita, tra

i pazienti disfagici che tra quel-

li non disfagici (p=0,014); dato

questo che potrebbe indicare il

tabagismo quale fattore favoren-

te la disfagia. Altro dato che si

è evidenziato durante lo studio,

e che ha rilevato dati statistica-

mente signifi cativi (p=0,0004),

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formazione 14

CONCLUSIONI

Sia il codice deontologico

dell’infermiere all’articolo 6 che

il profilo professionale dell’in-

fermiere al punto 2 dell’artico-

lo 1 riconoscono all’infermiere

tra le sue funzioni anche quella

di prevenzione e di educazione

sanitaria……pertanto, e anche

alla luce dei risultati ottenu-

ti da questo studio, credo che

l’infermiere, oltre a contribuire

nell’individuazione dei soggetti

a rischio di malnutrizione, deb-

ba impegnarsi nel sensibilizzare

quanto più possibile i pazienti

colpiti da ictus sull’importanza

di una corretta alimentazione e

della conduzione di sani stili di

vita non solo al fine di prevenire

l’insorgenza di gravi patologie

come l’ictus ma anche al fine di

recuperare quanto più efficace-

mente possibile quell’autono-

mia che spesso molte patologie

fanno perdere.

è la ridotta presenza di soggetti

con dislipidemia tra i soggetti di-

sfagici; dato questo che risulta di

diffi cile interpretazione e che ri-

mane, pertanto, da approfondire

ulteriormente.

Nello studio si è inoltre evidenzia-

to come la disfagia sia un fattore

di rischio elevato per la mortalità

dopo un ictus in quanto dei 105

pazienti non disfagici nessuno è

deceduto mentre tra i 41 pazienti

con defi cit della deglutizione si

sono verifi cati 7 decessi durante

la degenza; alla valutazione di si-

gnifi catività statistica questa dif-

ferenza è risultata notevolmente

signifi cativa (p<0,001).

Si sono voluti comparare i pun-

teggi alla GCS dei pazienti con

disfagia per analizzare se i sog-

getti deceduti fossero quelli con

il grado di coscienza più basso: i

risultati di tale analisi non hanno

raggiunto la signifi catività stati-

stica confermando quindi che la

sola compromissione dello stato

di coscienza non risulta essere

necessariamente un fattore pro-

gnostico negativo.

Analizzando i fattori di rischio per

l’ictus come interferenti sul recu-

pero della deglutizione si è osser-

vato come i pazienti con diabete

mellito, dislipidemie o che face-

vano uso di tabacco presenta-

vano, durante la degenza, scarsi

miglioramenti, mentre valori sta-

tisticamente signifi cativi di recu-

pero della funzione deglutitoria

avvenivano nei pazienti ipertesi

(p=0,016) e nei pazienti cardio-

patici (p=0,045).

Questo dato va a sottolineare

come, nel valutare i processi le-

gati all’alimentazione nel pazien-

te con ictus, non vada ricercata

solo la disfagia, in quanto questa

rappresenta solo una parte del

capitolo più vasto relativo alla

nutrizione.

(foto Alberto Cataldi)

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clinica infermieristica15

Parte I: Normativa di riferimento, la donazione di organi (procurement)

Evoluzione di una nuova fi gura professionale nel percorso di donazione e trapianto: Transplant Nurse Coordinator (Coordinatore Clinico Trapianti)

A cura di Viviana Portaluppi

Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO

La donazione, il prelievo, il

trapianto, sono tematiche forti

che comprendono aspetti

giuridici, tecnico scientifi ci,

professionali, etico deontologici,

culturali.

Parlare di donazione di organi

non è facile. L’atto della

donazione, uno dei più nobili che

l’essere umano possa compiere,

è inevitabilmente legato ad un

momento di profondo dolore

per coloro che hanno appena

perso una persona cara. Quando

si parla di donazione, non si

possono usare termini che

feriscono: le frasi, vanno misurate

e bilanciate, i concetti dosati con

molta cautela.

Prima di procedere , è doverosa

una precisazione: siamo in una

fase transitoria prevista dall’art.

23 della L.91 del 1999. Prima della

applicazione del silenzio-assenso,

deve essere data la possibilità (

non l’obbligo) ai cittadini italiani

di esprimere la propria volontà.

Chi non si esprime, lascia la

possibilità di opporsi ai familiari.

La Legge del 1° aprile 1999

n. 91 riguardante Disposizioni

in materia di prelievi e di

trapianti d’organi e tessuti ha

introdotto nuove prospettive

e nuovi orizzonti nel campo

dell’organizzazione dei trapianti

e del procurement di organi e

tessuti, sia da vivente che da

cadavere.

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clinica infermieristica 16

La legge indica, tra le altre cose,

i principi organizzativi da attuarsi

a più livelli compreso quello

locale, introducendo la fi gura del

coordinatore locale.

Il coordinatore locale del prelievo,

in Italia è una fi gura medica e

può avvalersi di “collaboratori”.

Nella nostra realtà, tali fi gure

collaborative, sono di estrazione

infermieristica, e una giusta

col laborazione/integrazione

tra le due fi gure è alla base del

raggiungimento di un risultato

terapeutico ottimale.

Analizzando il profilo

professionale risulta evidente

come l’infermiere sia

impegnato in diversi settori:

assistenziale, rivolto al

potenziale donatore e alla

famiglia – organizzativo,

inerente al coordinamento

del prelievo e del trapianto

– relazionale, di supporto

e di sostegno alla famiglia

del donatore attraverso

l’elaborazione del lutto –

educativo formativo, nei

confronti del personale

sanitario e nei confronti della

società – di ricerca, rivolta

allo studio e all’analisi dei

processi sanitari e non inerenti

al procurement degli organi.

Gli infermieri rappresentano il per-

no del procurement, sono infatti i

primi a stabilire una relazione con

i familiari del potenziale donatore

di organi. Sono il principale grup-

po di professionisti della salute che

riconosce la potenzialità della do-

nazione di organi.

L’agire dell’infermiere all’interno

dell’attività di procurement, rispec-

chia ciò che viene individuato sia

dal Profi lo Professionale sancito

dal D.M. n° 739 del 1994 che de-

fi nisce l’assistenza infermieristica di

natura tecnica, relazionale ed edu-

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clinica infermieristica17

cativa, sia dal Codice Deontologico

dell’infermiere approvato dal Co-

mitato centrale della Federazione e

dal Consiglio nazionale dei Collegi

IPASVI nel gennaio 2009.

In questi due documenti la profes-

sione si impegna nella costruzione

di un rapporto fi duciario che ga-

rantisce la relazione d’aiuto rivolta

al paziente ed ai suoi familiari.

Il Codice Deontologico tratta in

due articoli il tema specifi co dei

trapianti, al Capo IV, art. 39: L’infer-

miere sostiene i familiari e le persone

di riferimento dell’assistito, in par-

ticolare nella evoluzione terminale

della malattia e nel momento della

perdita e della elaborazione del lut-

to, ed art. 40: L’infermiere favorisce

l’informazione e l’educazione sulla

donazione di sangue, tessuti ed or-

gani quale atto di solidarietà e so-

stiene le persone coinvolte nel dona-

re e nel ricevere.

Il Codice Deontologico presuppo-

ne una visione etica ed una condi-

visione di valori da parte di tutto il

gruppo di professionisti. L’autono-

mia e l’assunzione di responsabili-

tà dei professionisti trovano nelle

norme deontologiche un suppor-

to, ma sicuramente la qualità del-

le decisioni del singolo infermiere

dipendono molto dalla sua matu-

rità etica. Queste sono le basi dalle

quali deve nascere la relazione di

aiuto e lo specifi co ruolo profes-

sionale che l’infermiere impegnato

nel procurement deve occupare

nei confronti dei familiari del po-

tenziale donatore di organi.

La risorsa infermieristica riveste

un ruolo importante nel sistema

donazione/trapianto che diventa

sempre più impegnativo sia per

aspetti organizzativi che clinici ma,

fondamentale è che vi sia un’ade-

guata integrazione operativa tra

medico ed infermiere. Il livello di

autonomia e responsabilità infer-

mieristica in questo processo di-

pendono dal livello di competenza

raggiunto e dal rispetto di quanto

per legge demandato ad altri ruoli

professionali.

Alcuni lavori hanno evidenziato

l’importanza di una adeguata pre-

parazione per poter aff rontare nel

miglior modo possibile il doloroso

processo della donazione di or-

gani. A livello nazionale, il Centro

Nazionale Trapianti dell’Istituto

Superiore di Sanità, ha attivato un

percorso formativo per le varie fi -

gure sanitarie che operano nell’at-

tività di donazione trapianto de-

nominato Transplant Procurement

Management (TPM) che abbraccia

tutto il percorso della donazione di

organi e tessuti.

Vorrei chiudere questa prima par-

te pubblicando lo stralcio di una

lettera scritta da alcuni colleghi

di sala operatoria, pubblicata su

“I quaderni” de L’Infermiere n°19

aprile 2007: “ … Poi quando tutti se

ne sono andati restiamo noi, infer-

mieri di sala operatoria, aff accenda-

ti attorno ad un corpo vuoto di ogni

cosa, ma non della dignità; è per noi,

come professionisti, la consapevo-

lezza dell’atto terapeutico che tra

poco si compirà in altre sale opera-

torie; e questo resta comunque un

momento di grande e di autentica

solidarietà umana e noi che siamo

grati di avere l’opportunità di parte-

cipare attivamente a questo evento”.

L’obiettivo da raggiungere lavoran-

do in squadra … Il trapianto.

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clinica infermieristica 18

Epidemia ObesitàStudio della popolazione pediatrica novarese, prevenzione ed educazione sanitaria

Veronica Guerini

Infermiera Pediatrica, Ospedale Maggiore Policlinico,

Mangiagalli e Regina Elena, Milano

Con la collaborazione di:

Antonella Petri, Gianni Bona, Teresa Bordone

Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica,

Università del Piemonte Orientale, Novara

Abstract: L’obesità rappresenta

uno dei più importanti problemi

di salute pubblica a livello mon-

diale e sta assumendo le caratteri-

stiche di una vera e propria epide-

mia che interessa non solo i paesi

industrializzati, ma anche quelli in

via di sviluppo con conseguente

incremento della spesa pubblica

sanitaria nei prossimi anni.

Scopo dello studio: eff ettuare

un’indagine di screening per so-

vrappeso e obesità tra bambini

residenti in Novara, descrivere le

abitudini alimentari e gli stili di

vita della popolazione e defi nire

l’eventuale utilità di un progetto

di intervento relativo a consigli

dietetici e al dispendio energetico

rivolto a insegnanti e famiglie.

Materiali e metodi: elaborazio-

ne e distribuzione di un libretto

illustrante le fi nalità del progetto

contenente un questionario per

raccogliere dati relativi alle abitu-

dini alimentari e all’attività moto-

ria. Rilevazione di peso e statura

con pesa e statimetro portatile

nelle scuole di appartenenza.

Casistica: comprende 616 ra-

gazzi, 310 maschi e 306 femmine

frequentanti le classi III e V ele-

mentare, I e II media di 10 scuole

pubbliche di Novara, 5 ubicate in

centro città e 5 in periferia.

Risultati: Dall’elaborazione dei

dati ottenuti risulta che il 24,4%

della popolazione esaminata è

sovrappeso o obeso, in particola-

re sono in sovrappeso il 28,1% dei

maschi e il 20,6% della femmine.

Anche nel gruppo dei bambini

provenienti da paesi extracomu-

nitari la prevalenza del sovrappe-

so è risultata del 24,1%.

Mediante questionario è stato

inoltre possibile ottenere infor-

mazioni circa le abitudini alimen-

tari e l’attività fi sica dei ragazzi. È

comune a tutta la popolazione

un basso consumo di frutta e ver-

dura, un’ eccessiva assunzione di

snack dolci e salati molto calorici

e di fuori pasto. Questa situazione

di eccessivo introito calorico è ac-

compagnata ad una scarsa attività

fi sica. Il 57,1% dei normopeso pra-

tica più di 2 ore di attività sportiva

regolare alla settimana, la percen-

tuale si riduce al 32,1% nella po-

polazione dei soggetti obesi.

Trascorrono più di 2 ore al giorno

davanti a TV, computer, videogio-

chi il 37,6% dei ragazzi normope-

so e il 68,3% degli obesi.

Conclusioni: questi risultati evi-

denziano che le scorrette abitu-

dini alimentari e dello stile di vita

sono presenti sia nella popola-

zione normopeso che negli obesi

e confermano la necessità di un

intervento terapeutico precoce in

età infantile al fi ne di prevenire,

nelle età successive, l’obesità e le

patologie ad essa correlate.

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clinica infermieristica19

Introduzione

Obesità e sovrappeso rappresen-

tano un’importante sfi da per la

salute pubblica in tutto il mondo.

(1) Il crescente interesse è dovuto

sia all’ampia diff usione nei paesi

industrializzati e in quelli in via di

sviluppo, sia all’ormai riconosciuta

associazione con l’obesità in età

adulta e con patologie croniche e

degenerative.

Nei Paesi industrializzati l’obesità

dell’età evolutiva rappresenta la

più frequente causa di malnutri-

zione con una prevalenza stimata

oltre il 20%, mentre in Asia e in

Africa è inferiore al 10%. L’Italia

è proprio il paese europeo con il

più alto tasso di obesità infantile

(36%).

I fattori genetici sottendono la re-

golazione dell’appetito e del gras-

so corporeo; l’esistenza di una pre-

disposizione genetica all’obesità è

sostenuta da numerose evidenze

scientifi che.(2) Tuttavia il recente

e rapido incremento della preva-

lenza dell’obesità non può essere

spiegato solo dai cambiamenti

nell’assetto genetico ma sicura-

mente attribuito ai cambiamenti

intercorsi nell’ambiente e nello

stile di vita: la dieta ad alto con-

tenuto calorico e la sedentarietà

sono i fattori che maggiormen-

te contribuiscono al’insorgenza

dell’obesità.(3)

Le abitudini di vita del bambino

sono attualmente infl uenzate in

modo importante da televisione,

videogiochi, computer che occu-

pano il tempo che invece dovreb-

be essere dedicato allo sport ed al

movimento.

Contrariamente a quanto si cre-

deva fi no ad alcuni anni or sono,

l’obesità del bambino e dell’adole-

scente non è da considerarsi uno

stato di benessere fi sico,(4) bensì

una condizione che può condur-

re, oltre al persistere dell’obesità

in età adulta, ad una vasta serie

di complicanze a breve e lungo

termine, in particolare diabete di

tipo 2, iperlipidemia, ipertensione

(5), colelitiasi, aterosclerosi, malat-

tie cardiovascolari, disturbi artico-

lari, respiratori e gastrointestinali.

Poiché non esistono ancora cure

miracolose, anzi uscire da una

condizione di obesità è un percor-

so molto lungo ed impegnativo, la

prevenzione risulta essere il meto-

do migliore per contrastare que-

sta patologia.(6)

Da tutte queste considerazioni e

poiché l’obesità è una patologia

tanto diff usa e pericolosa è nato

lo studio.

Materiali e metodi

Lo studio è stato condotto nel

mese di Maggio 2009 su un cam-

pione di bambini frequentanti le

classi III e V elementare, I e II me-

dia di 10 scuole pubbliche di No-

(fot

o A

lber

to C

atal

di)

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clinica infermieristica 20

vara, 5 ubicate in centro città e 5

in periferia. La scelta delle scuole

era fi nalizzata ad ottenere una

campione rappresentativo della

popolazione.

Nei mesi precedenti lo studio è

stato elaborato e stampato un li-

bretto illustrante le fi nalità dello

studio, prevenzione dell’obesità e

delle sue complicanze e la moda-

lità di rilevazione delle misure nei

bambini e ragazzi. Nel libretto era

inserito un questionario compo-

sto da 11 domande chiuse a rispo-

sta multipla e 4 domande aperte,

scelto per la sua rapidità e pratici-

tà, per raccogliere dati relativi alle

abitudini alimentari e all’attività

motoria (Figura 1).

Poiché i soggetti presi in esame

erano minorenni, è stata conse-

gnata ai genitori anche un’infor-

mativa per il trattamento dei dati

personali (ai sensi dell’art. 13 del

D.Lgs 196/2003) e il consenso in-

formato, da consegnare fi rmato in

caso di assenso. Inoltre per ogni

studente è stato redatto un refer-

to per i genitori in cui sono stati

apportati i valori rilevati e si è data

possibilità di essere seguiti presso

la struttura della Clinica Pediatrica

dell’Ospedale Maggiore di Nova-

ra.

I questionari sono stati consegna-

ti nelle scuole circa 7 giorni prima

della visita al fi ne di permettere

ai genitori un’accurata compila-

zione. Gli operatori che hanno

eseguito le misurazioni sono sta-

ti preventivamente addestrati e

sono stati uniformati i metodi di

rilevazione al fi ne di minimizzare

gli errori. Ogni bambino è stato

misurato con i soli indumenti inti-

mi in ambiente tranquillo al fi ne di

evitare possibili disagi e ridurre il

rischio di errori di trascrizione del-

le misure. Le misurazioni di statura

e peso sono state rilevate median-

te statimetro portatile e bilancia.

La valutazione del grado di obesi-

tà e sovrappeso è stata eff ettuata

mediante calcolo dell’ Indice di

Massa Corporea (BMI= peso (Kg) /

altezza (m) ²). Le variabili statura,

peso e BMI sono state riportate sui

Centili Italiani di riferimento per

età e sesso elaborati da Cacciari

nel 2006.

Risultati

La casistica dello studio compren-

de 616 ragazzi, 310 maschi e 306

femmine.

Globalmente il 60% delle famiglie

ha aderito allo studio, con un va-

lore minimo del 31% in una scuola

media del centro; tale percentuale

di partecipazione da parte delle

famiglie è notevolmente inferiore

all’atteso nonostante la sensibi-

lizzazione ai genitori e il libretto

distribuito precedentemente lo

studio, segno probabilmente di

sottostima del problema obesità

o retrosia e vergogna nel ricono-

scere la presenza del problema.

Il 18,8% della casistica era com-

posta da bambini e ragazzi ex-

tracomunitari, percentuale mag-

giore rispetto a quella presente

nella popolazione novarese di età

compresa tra 8-13 anni stimata

al10,2%.

Dall’elaborazione dei dati ottenuti

risulta che il 24,4% della popola-

zione esaminata è sovrappeso o

obeso, in particolare sono in so-

vrappeso il 28,1% dei maschi e il

20,6% della femmine. (Figura 2).

Due studi analoghi condotti sul-

la popolazione Torinese nel 1977

e nel 1999 riportavano una pre-

valenza del sovrappeso rispetti-

vamente del 12% e del 24% nei

maschi e dell’8% e del 19% nelle

femmine.La distribuzione di obe-

sità e sovrappeso nel gruppo di

bambini extracomunitari è simile

a quella di bambini italiani (6% vs

6,8% per obesità e 18,1% vs 17,6%

per sovrappeso).

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clinica infermieristica21

Dal confronto con altri studi con-

dotti recentemente in Italia, il

dato è drammatico: il trend di so-

vrappeso nel corso degli ultimi 30

anni risulta essere in continuo au-

mento nonostante molto sia stato

fatto in termini di prevenzione e

diff usione di informazioni circa il

problema obesità. (Figura 3).

Mediante il questionario è stato

inoltre possibile ottenere informa-

zioni circa le abitudini alimentari e

l’attività fi sica dei ragazzi.

Tutti i bambini assumono 3 o più

pasti al giorno ed in particolare

pranzo e cena sono assunti dal-

la totalità dei bambini mentre la

colazione dal 93% della popola-

zione. Gli obesi e i sovrappeso di-

chiarano meno frequentemente

di consumare la colazione rispetto

ai normopeso (87,8% vs 85,3% vs

95,7%). Il 30% della popolazione

(25,5% degli italiani e 47% degli

stranieri) dichiara di assumere fuo-

ri pasto prevalentemente costituiti

da snack dolci e anche gli spuntini

di metà mattina e metà pomerig-

gio sono prevalentemente scelti

tra gli snack più calorici quali me-

rendine, panini, pizzette,focacce e

patatine spesso associati a succhi

di frutta e the freddi.

Il 100% della popolazione, sia

italiana che straniera, dichiara di

consumare il pranzo e il 99,8% la

cena. Molto limitato è il consumo

di verdura (50% tra italiani e stra-

nieri) e frutta (67,3%). Analizzan-

do la composizione dei pasti tra

obesi, sovrappeso e normopeso

non abbiamo rilevato diff erenze

sulla composizione dei pasti. Tutti

assumono primo e secondo, pane

e frutta sono assunti in maggior

quantità dai soggetti obesi ma

tutti presentano una ridotta as-

sunzione di verdura. Nella cena,

rispetto al pranzo, si riscontra una

aumento del consumo di verdura,

probabilmente perché utilizzato

come contorno, rispetto al pranzo

(58,6% vs 51,6%). Gran parte della

popolazione non assume la giusta

quantità di pasta, ossia una por-

zione, ma eff ettua spesso il “bis”

(non fanno mai il bis solo il 41,7%

della casistica).

L’abitudine di mangiare fuori ora-

rio è piuttosto diff usa, sia tra ita-

liani (31,3%) che stranieri (43,5%)

e gli alimenti più frequenti sono

caramelle, biscotti, cioccolatini,

merendine e panini. Tra gli obesi

il 39% dichiara di mangiare fuori

orario, percentuale leggermente

superiore a quella di sovrappeso

(37,6%) e normopeso (32,2%). Più

della metà della casistica (63,8%)

dichiara di mangiare fuori casa

(nonni, zii, amici e altri); tale per-

centuale aumenta al 68,3% tra gli

obesi. L’acqua naturale è la be-

vanda più utilizzata per dissetarsi

(78,6%), sia tra italiani (75,6%) che

stranieri (91,3%), seguita da suc-

chi di frutta 30,9%, acqua frizzante

(27,5%) ed infi ne da bevande ga-

sate (24,4%). Gli stranieri, rispetto

agli italiani, dichiarano di assu-

mere più succhi di frutta (46,1%

vs 27,4%). Un maggior consumo

di bevande gasate è stato rileva-

to tra i bambini più grandi e tra

gli obesi.

La maggioranza della popolazio-

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clinica infermieristica 22

CONCLUSIONI

1) Cali A, Caprio S 2008 Obesity in Children and Adolescents. J of Clinical Endocrinology & Metabolism Vol.93 (111): s31

2) Bona G, De Sanctis C, Regolazione dell’appetito, Ediz Centro studi auxologici, 2006; 121-124.

3) S. Bernasconi, L. Iughetti, L. Ghizzoni, Endocrinologia Pediatrica. Mc Graw Hill 2001

4) Caprio S, MD, Daniels S, Drewnowski A, Kaufman F, Palinkas L, Rosenbloom A, Schwimmer J. Infl uence of Race, Ethnic-

ity, and Culture on Childhood Obesity: Implications for Prevention and Treatment, a consensus statement of Shaping

America’s Health and the Obesity Society . Diabetes Care. Novembre 2008, Vol. 31, 11.

5) Rahmouni K, Correia ML, Haynes WG, Mark AL. Obesity-associated hipertension: new insights into mechanisms.

Hypertension. 2005, Vol. 45, 1 (9-14).

6) Maff eis C, Silvagni D, Consolaro A, Grezzani A. Inquadramento diagnostico dell’obesità. Area Pediatrica. Giugno 2005.

BIBLIOGRAFIA

I risultati ottenuti evidenziano che

le scorrette abitudini alimentari, os-

sia frequenti fuori pasto, eccessiva

assunzione di carboidrati come “bis”

di pasta e utilizzo di snack dolci e

salati, scarsa assunzione di frutta e

verdura, e uno scorretto stile di vita

sono presenti sia nella popolazione

normopeso che negli obesi. Questo

ci conferma che è diff usa una scarsa

conoscenza delle corrette abitudini

alimentari nella maggioranza delle

famiglie prese in esame e possiamo

supporre in tutta la popolazione.

La prevalenza dell’obesità e le alte-

rate abitudini alimentari e gli stili

di vita sono presenti anche nella

popolazione proveniente da paesi

extracomunitari, senza signifi cati-

ve diff erenze con la popolazione

novarese segno di come anche la

popolazione straniera acquisisce le

nostre cattive abitudini alimentari

e una scarsa abitudine all’attività

fi sica, forse dovute alle scarse con-

dizioni economiche e quindi all’im-

possibilità ad acquistare cibi freschi

e di prima scelta e a praticare sport

e attività fi siche.

L’attività motoria, pur essendo ben

rappresentata nel gruppo dei nor-

mopeso, è limitata tra gli obesi che

trascorrono il maggior numero di

ore davanti a TV, videogiochi e com-

puter. Si conferma la necessità di un

intervento terapeutico precoce in

età infantile al fi ne di prevenire, nel-

le età successive, l’obesità e le pato-

logie ad essa correlate.

Dovrebbe quindi essere attivato un

progetto di educazione sanitaria ri-

volto a genitori ed insegnanti fi na-

lizzato ad una corretta informazio-

ne sull’educazione alimentare e sui

sani stili di vita perché la prevenzio-

ne risulta essere ancora la “terapia”

migliore per combattere l’obesità e

le sue complicanze.

ne frequenta pizzerie e fast-food

meno di una volta al mese (59,2%).

Questa situazione di eccessivo in-

troito calorico è accompagnata ad

una scarsa attività fi sica. Il 57,1%

dei normopeso pratica più di 2 ore

di attività sportiva regolare alla set-

timana, la percentuale si riduce al

32,1% nella popolazione dei sog-

getti obesi. I metodi più utilizzati

per raggiungere la scuola sono la

macchina dagli italiani (58,7%) e la

camminata a piedi dagli stranieri

(77,4%). È tra i ragazzi delle medie

che aumenta l’uso della bicicletta

(16,1%). Il numero di ore trascorse

al giorno davanti a TV, computer,

videogiochi è in media 2,5. Trascor-

rono più di 2 ore al giorno davanti a

TV, computer, videogiochi il 37,6%

dei ragazzi normopeso e il 68,3%

degli obesi. (Figura 4).

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legislazione23

La contenzione fisica è un argo-

mento controverso e comples-

so, ancora oggi molto dibattuto,

resta un problema di non facile

gestione per gli operatori sani-

tari.

Con quest’articolo si vuole fare

chiarezza, senza la pretesa di

essere esaustivi, su alcuni punti

essenziali.

In passato il ricorso alla conten-

zione faceva parte della routine

assistenziale all’interno dei ma-

nicomi; oggi la contenzione per-

siste soprattutto nelle strutture

geriatriche, nelle lungodegenze

e nelle case di riposo, ma vi si ri-

corre anche nelle strutture ospe-

daliere per acuti come rianima-

zioni, pronto soccorso, reparti

chirurgici, medicine generali. Se

da un lato il ricorso alla conten-

zione è ritenuto necessario per il

trattamento terapeutico, dall’al-

tro l’utilizzo di mezzi contenitivi

ha dato luogo a responsabilità

penali a carico degli operatori

sanitari1.

DEFINIZIONE: per contenzione

s’intende l’uso di forza fisica2, o

di mezzi meccanici3, o farmaco-

logici4, limitanti la sfera di liber-

tà di una persona, con partico-

La contenzione...un problema ancora aperto

A cura di Antonella Arreni

Presidente IPASVI Novara VCO

Master in Metodologia e analisi

della responsabilità professionale nell'area infermieristica

1 Rodriguez, Medicina legale per infermieri, p. 219, Carocci, 2004.2 La contenzione fi sica fa riferimento al ricorso della forza fi sica e persegue lo scopo di aiutare il paziente a superare una situazione critica.3 La contenzione meccanica è quella che si esercita attraverso strumenti come le spondine del letto, cinture, polsiere o cavigliere, corpetti. E’ consentita unicamente quando destinata ad apportare un qualche benefi cio al paziente.4 La contenzione chimica o farmacologica è legata all’uso di farmaci psicoattivi. E’ ammissibile quando abbia natura di intervento sanita-rio, da evitare quando persegue fi nalità di controllo in persone di non facile gestione.

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legislazione 24

lare riguardo alle sue capacità

di movimento, con la finalità di

garantire la corretta esecuzione

di un trattamento diagnostico o

terapeutico o per assicurare l’in-

columità dell’assistito o di per-

sone terze.

RIFERIMENTI LEGISLATIVI:

in passato il legislatore, attra-

verso la norma, Regio Decreto

615/1909, specificava che il ri-

corso ai mezzi coercitivi, da par-

te degli infermieri era consenti-

to solo in casi eccezionali e con

il permesso scritto dei medici.

L’articolo 60 dello stesso decre-

to prevedeva anche che,... Nei

manicomi debbono essere aboli-

ti o ridotti ai casi assolutamente

eccezionali i mezzi di coercizione

degli infermi e non possono esse-

re utilizzati se non con l’autoriz-

zazione scritta del direttore o di

un medico dell’istituto.

Il R.D. 615/1909 è stato abrogato

dalla legge n. 180 del 1978.

Altri riferimenti sono contenu-

ti nell’art. 32 della Costituzione

che recita: La Repubblica tutela

la salute come fondamentale di-

ritto dell’individuo e interesse del-

la collettività, e garantisce cure

gratuite agli indigenti. Nessuno

può essere obbligato a un deter-

minato trattamento sanitario

se non per disposizione di legge.

La legge non può in nessun caso

violare i limiti imposti dal rispetto

della persona umana.

Sempre la Costituzione italiana

all’art. 13: La libertà persona-

le è inviolabile. Non è ammessa

nessuna forma di detenzione …

omisiss… E’ punita ogni violenza

fisica e morale sulle persone co-

munque sottoposte a restrizione

di libertà.

L’art. 41 della legge n. 354 del 26

luglio 1975 afferma: “Non può

essere usato alcun mezzo di co-

ercizione fisica se non espressa-

mente previsto dal regolamento

e comunque non vi si può far ri-

corso a fini disciplinari, ma solo

al fine di evitare danni a persone

o cose o di garantire l’incolumi-

tà del soggetto. “L’uso deve es-

sere limitato, al tempo stretta-

mente necessario, e deve essere

costantemente controllato dal

sanitario”.

L’articolo 82 del DPR n. 230 del

30 giugno 2000 afferma: “La co-

ercizione fisica, consentita per le

finalità indicate dal comma ter-

zo dell’art. 41 citato, si effettua

sotto controllo del sanitario con

l’uso dei mezzi impiegati per le

medesime finalità presso le isti-

5 Nursing Oggi, 2001, 4: 62-666 D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005.

(foto Alberto Cataldi)

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legislazione25

tuzioni ospedaliere pubbliche”.

Il Codice Penale prevede situa-

zioni nelle quali la contenzio-

ne è giustificata come l’art. 51

“Esercizio di un diritto o adem-

pimento di un dovere” o l’artico-

lo 54 “Stato di necessità”.

Vale la pena evidenziare che lo

stato di necessità, previsto dal

nostro codice penale, legitti-

ma un soggetto all’azione (nel

nostro caso, contenere!!) indi-

pendentemente da una mani-

festazione di volontà da parte

del soggetto passivo, cioè senza

l’espressione del consenso. Na-

turalmente il ricorso allo stato di

necessità richiede l’esistenza di

tutti i requisiti previsti dalla leg-

ge come l’attualità del pericolo

di danno grave alla persona (va-

lutazione ex ante) e la non evi-

tabilità del pericolo. La conten-

zione deve apparire come unico

mezzo che il sanitario possiede

per fronteggiare il pericolo.

Evidentemente il legislatore

vuole stringere il campo di ope-

ratività della norma. Nel caso

invece la contenzione fosse so-

stenuta per sopperire a carenze

organizzative del personale sa-

nitario, si possono configurare

i reati di sequestro di persona

(art. 605 c.p.), violenza privata

(art. 610 c.p.) e maltrattamenti

(art. 572).

RIFERIMENTI DEONTOLOGI

CI: il codice deontologico degli

infermieri (2009), pone l’accen-

to anche sugli aspetti della con-

tenzione. L’articolo 30 evidenzia

che l’infermiere si adopera affin-

ché il ricorso alla contenzione

sia evento straordinario, soste-

nuto da prescrizione medica o

da documentate valutazioni as-

sistenziali.

Il Codice deontologico procla-

ma che la contenzione è inac-

cettabile quando è un’implicita

risposta alle necessità istituzio-

nali.

L’infermiere, in assenza della

prescrizione, (Codice Deonto-

logico . . . sostenuto da prescri-

zione medica o da documenta-

te valutazioni assistenziali) può

applicare le misure contenitive

se ne ravvisa la necessità, moti-

vando e documentando quan-

to attuato, in particolar modo

rispetto al processo valutativo

che ha condotto all’attivazione

della contenzione.

Quali responsabilità per gli

operatori?

La giurisprudenza, in una non

recentissima sentenza, (Tribu-

nale di Milano, 4 aprile 1979)

ha stabilito la legittimità della

contenzione fisica quando il suo

ricorso, è motivato da necessità

terapeutiche.

Possiamo definire la contenzio-

ne come un atto medico pre-

scrittivo pertanto, la decisione

di contenere un paziente, deve

essere riportata nella cartel-

la medica e infermieristica. La

prescrizione deve chiaramente

indicare: la motivazione che ha

portato alla contenzione, il mez-

zo contenitivo adottato e la du-

rata.

Alla luce di quanto sopra, l’uti-

lizzo di un metodo di contenzio-

ne, se strettamente necessario,

deve essere appropriato e ben

documentato, oltre che limita-

to nel tempo. E’ raccomanda-

ta l’adozione di un protocollo

multidisciplinare per la gestione

della contenzione fisica per ga-

rantire la correttezza del tratta-

mento oltre che monitoraggio

temporale per tutelare utenti e

operatori5.

La responsabilità della prescri-

zione del trattamento è medica

e deriva da una valutazione at-

tuale, l’infermiere è responsabi-

le della corretta attuazione e del

controllo, che può esercitare an-

che attraverso l’utilizzo dell’ope-

ratore di supporto (OSS).

Tuttavia la decisione di applica-

re o meno la contenzione deve

scaturire da una valutazione col-

legiale che trova giustificazione

giuridica solo quando consiste

in un trattamento terapeutico o

preventivo6.

L’uso dei mezzi di contenzione,

sia fisica sia farmacologica, è

vietato per i pazienti in età pe-

diatrica, divieto sancito dalla

“Carta dei diritti del bambino

ricoverato in ospedale” del Con-

siglio d’Europa.

E’ corretto rilevare anche la

possibile responsabilità dei di-

rigenti di struttura, rispetto alla

congruità del personale per ga-

rantire un’adeguata assistenza

e un appropriato monitoraggio

dell’uso di mezzi contenitivi. La

sentenza di Corte di Cassazione

n.27882/2003 riporta che l’eco-

nomicità della gestione di una

casa di riposo per anziani, non

può giustificare alcun deficit di

assistenza, ciò al fine di evitare

che i mezzi di contenzione, in-

vece che misura straordinaria

e temporanea, diventino stru-

mento abituale di compensazio-

ne a carenze di organico7.

Utile ricordare l’articolo 40,

comma 2, del codice penale

che afferma: “Non impedire un

evento che si ha l’obbligo giuri-

dico di impedire, equivale a ca-

gionarlo”.

7 M. Marin, Sole 24 Ore Sanità, p. 27, 13-19 marzo 2007.

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legislazione 26

BIBLIOGRAFIA

1.I Quaderni de l’Infermiere, n. 25 luglio 2009

2.Professione Infermiere, marzo 2009, 1: 40-42

3.La contenzione fi sica in ospedale, www.evidencebasednursing.it

4. A. Zagari, La contenzione fi sica del malato: aspetti giuridici. Io Infermiere, 2/2006, 2:54-60

5. Zanetti E., Costantini S., Uso dei mezzi di contenzione fi sica, Gruppo di ricerca di Geriatria, 2001

6. D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005

7. M. Schiavon, La contenzione. Il recupero della centralità della persona assistita. L’assistenza, la sicurezza, Lithos,

Roma, 2006

8. Best Practice, Contenzione fi sica, volume 6, Issue 3-4, 2002

9. Codice deontologico dell’Infermiere, 2009

10. Codice Penale

Quali avvertenze adottare?

❏ La contenzione NON può es-

sere imposta per più di 12 ore

consecutive salvo che non lo ri-

chiedano le condizioni del sog-

getto

❏ Durante il periodo di con-

tenzione garantire al paziente

la possibilità di movimento per

non meno di 10 minuti ogni 2

ore

❏ Ogni 3-4 ore valutare l’even-

tuale insorgenza di effetti dan-

nosi, direttamente attribuiti alla

contenzione, come abrasioni,

ulcerazioni, edemi, ematomi etc.

❏ La sicurezza ed il comfort del

paziente sono aspetti da perse-

guire per tutta la durata della

contenzione

❏ Quanto sopra deve essere

sempre opportunamente do-

cumentato, anche attraverso

schede di monitoraggio chiare,

rispetto a quanto messo in atto

dagli operatori oltre che alle

condizioni della persona assisti-

ta.

L’infermiere, responsabile

dell’assistenza, dovrà garantire

la corretta applicazione della

contenzione, coinvolgendo nel-

la pianificazione, sia i colleghi,

sia il medico, che il personale di

supporto.

leg

RACCOMANDAZIONISono state proposte alcune raccomandazioni sulla base dei risultati di alcuni studi di livello III e IV:

1.Ridurre la variabilità che esiste nella pratica clinica (è raccomandato che le organizzazioni e gli erogatori di assistenza adottino un me-todo standardizzato nell’uso dei dispositivi per la contenzione fi sica)

2.Ridurre il rischio di ferita• La contenzione fi sica dovrebbe essere usata

soltanto come ultima risorsa e soltanto quan-do i potenziali benefi ci sono più grandi del danno potenziale

• Se deve essere usata la contenzione fi sica, è raccomandato che sia impiegato il minimo li-vello di contenzione che assicura la sicurezza della persona, o che facilita il trattamento

• Una volta iniziata, l’esigenza della contenzio-ne fi sica dovrebbe essere rivalutata regolar-mente

Joanna Briggs Istitute Physical Restraint- Part 1: Use in Acute and Residential Care Facilities Systematic Review.

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interviste27

Presentazione della sede di Novara del corso di laurea in infermieristica dell'università del Piemonte Orientale "A. Avogadro"

A cura di Luciano Giroldini

Infermiere Coordinatore e Consigliere IPASVI Novara VCO

Si riprendono le interviste

dedicate alle presentazioni

dei Corsi di Laurea

delle nostre Professioni.

L'intervista di questo numero

è rivolta al Coordinatore del

Corso di Laurea

in Infermieristica di Novara,

Dottoressa Barbara Suardi.

BREVE PRESENTAZIONE

ITER FORMATIVO

Nata nel 1971. Divenuta infermie-

ra nel 1992 ho svolto attività clini-

ca in Unità Coronarica dell'azien-

da ospedaliera Maggiore della

Carità di Novara fi no al 2002. Negli

anni di esperienza clinica ho ap-

profondito la mia formazione con

una specializzazione in area critica

ed emergenza a Torino. Succes-

sivamente ho svolto attività pro-

fessionale in Uffi cio Qualità della

stessa Azienda, dove mi occupa-

vo di gestione del Rischio Clinico

e di Gestione per Processi. La mia

formazione è continuata con un

diploma di Scuola Universitaria

Diretta a Fini Speciali per Infer-

mieri Insegnanti e Dirigenti (IID) e

laurea Magistrale in Scienze Infer-

mieristiche ed Ostetriche presso

l'Università degli Studi di Milano

nel 2005. Dal 2008 mi sono dedi-

cata alla formazione universitaria

della professione infermieristica

con il Coordinamento della Laurea

Magistrale in Scienze Infermieristi-

che ed Ostetriche e con il Coordi-

namento della Laurea in Infermie-

ristica dell'Università del Piemon-

te Orientale. Gli ambiti di interesse

sono quindi stati la Didattica e la

pratica dell’EBN, che ho appro-

fondito con corsi universitari di

perfezionamento e di II livello.

Insegno dal 1996 presso i corsi di

Ostetrica e Infermiere e da alcu-

ni anni anche nel corso di Laurea

Magistrale in Scienze Infermieristi-

che ed Ostetriche. Parallelamente

alle attività di docenza formale mi

sono occupata di formazione con-

tinua delle Professioni Sanitarie

con collaborazioni aziendali e con

l'università Bocconi. Dal 2003 ho

svolto attività di consulenza per

aziende sanitarie nell'ambito della

gestione per processi.

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interviste 28

PRESENTAZIONE

DELLO STAFF

Lo staff del Corso di Laurea in

Infermieristica – Sede di Novara

è costituito da un gruppo di 12

tutor pedagogiche di ricca espe-

rienza e formazione.

Sette sono coordinatori infermie-

ristici.

Lo staff proviene interamente

dall'esperienza di tutoraggio

clinico ed affi ancamento degli

studenti nell'ambito clinico. Il

gruppo comprende Tutor con

formazione specifi ca destinata

alla didattica tutoriale (master

in tutoring), al coordinamento e

laureati magistrali. Alcune sono

attualmente in formazione. L'età

media è di circa 40 anni, con oltre

20 anni di anzianità media lavo-

rativa.

Cinque tutor pedagogiche sono

dedicate al primo anno , due del-

le quali di recente inserimento.

Quattro sono dedicate al II anno

di corso e tre al III anno.

Il modello organizzativo di lavo-

ro che è stato condiviso consen-

te di gestire le attività proprie

del gruppo di studenti aff erenti

all'anno di corso ma anche di ga-

rantire la conoscenza delle pro-

blematiche aff erenti al corso di

Laurea e l’integrazione fra tutor

pedagogiche e tutor clinici aff e-

renti ai reparti sedi di tirocinio.

Lo staff garantisce a oltre 450

studenti aff erenti alla sede di No-

vara:

■ la consulenza pedagogica, in-

dirizzando gli studenti verso il

raggiungimento di obiettivi di

apprendimento diff erenziati per

anno di corso,

■ il supporto disciplinare, garan-

tendo il confronto basato su una

profonda esperienza clinica,

■ la gestione degli aspetti orga-

nizzativi del tirocinio, dell'attività

di laboratorio e di una parte delle

lezioni teoriche.

Il gruppo tutoriale pedagogi-

co si avvale principalmente di

momenti di presenza in reparto

durante i quali favoriscono la di-

scussione di casi clinici reali e la

comunicazione Università-sedi

di tirocinio clinico, della didattica

di laboratorio (esercitazioni pra-

tiche e simulazioni di esperienze

di tirocinio), del lavoro a piccoli

gruppi per attività di revisione

dell'esperienza di tirocinio e del-

la didattica d'aula tradizionale.

Alcune tutor pedagogiche sono

docenti dei Corsi di Laurea delle

Professioni Sanitarie.

La sede del corso di Laurea ha al

suo attivo la collaborazione con

oltre duecento tutor clinici e af-

fi ancatori distribuiti in numerose

sedi di tirocinio presenti nel qua-

drante.

(ft

Alb

tC

tld

i)

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interviste29

LA SEDE DI NOVARA

DEL C.L. NEL CONTESTO

UNIVERSITÀ 'A.AVOGADRO':

LOGICHE DI COLLABORAZIONE

E OBIETTIVI GENERALI

L'università del Piemonte Orien-

tale, nell'ambito della Facoltà

di Medicina Chirurgia e Scienze

della Salute, ha previsto un'orga-

nizzazione su sei sedi. Novara è

la sede di maggiore dimensione,

nella quale le lezioni teoriche av-

vengono in presenza del docente,

mentre le sedi staccate utilizzano

la teledidattica per garantire le

lezioni teoriche allo studente. Il

piano di studi comprende le di-

scipline teoriche e le attività prati-

che. Le lezioni teoriche, pertanto,

sono pianifi cate da uffi ci univer-

sitari, mentre il tirocinio clinico è

progettato dal Coordinatore e dal

corpo delle Tutor Pedagogiche. Il

Coordinatore provvedere anche

a garantire un raccordo tra le atti-

vità teoriche proposte in aula agli

Studenti e le esperienze pratiche

di apprendimento. Ciò si attua

garantendo allo Studente la pos-

sibilità di raggiungere obiettivi

diff erenziati per anno accademi-

co, valutati attraverso l’esperienza

di tirocinio e l’esame annuale di

tirocinio. In concerto con il Presi-

dente del Corso di Laurea, questo

modo di procedere consente di

completare la formazione base

dell’Infermiere (autonomia tecni-

co-professionale) e di consentire

allo Studente l’accesso all’esame

di Stato abilitante alla Professione

Infermieristica.

MODALITÀ DIDATTICA

E OFFERTA FORMATIVA:

INNOVAZIONE DELLA DIDATTICA,

RESPONSABILIZZAZIONE DELLO

STUDENTE NEL SUO PERCORSO

FORMATIVO

L'impostazione della didattica è

di tipo curriculare, ovvero si pone

al centro la defi nizione di obietti-

vi di apprendimento e si scompo-

ne il percorso in fasi; si scelgono

precise strategie di insegnamen-

to e la valutazione fi nale descrive

il livello di apprendimento rag-

giunto dallo Studente. Nel caso

degli studenti di Infermieristica

un obiettivo trasversale al trien-

nio è quello di essere in grado

di utilizzare la metodologia di

pianifi cazione per obiettivi come

indicato nel Profi lo professiona-

le. Il percorso dello studente può

contare su un triennio di studi

universitari e di tirocinio clinico:

pertanto ogni anno accademico

consentirà di raggiungere pro-

gressivamente la competenza nel

pianifi care l’assistenza infermieri-

stica. In particolare lo studente

di Infermieristica al termine del

primo anno deve saper rilevare

i bisogni di base della Persona e

deve saperli gestire in relazione

alle risorse a disposizione (Accer-

tamento e diagnosi dei problemi

infermieristici). Al termine del

primo anno gli esami teorici (8

corsi integrati) e l'esame di tiro-

ORGANIGRAMMA DEL CORSO DI LAUREA E RELAZIONI CON LE ALTRE SEDI FORMATIVE

(fot

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interviste 30

cinio consentono di individuare

il livello di apprendimento dello

studente rispetto alla capacità

di raccogliere dati, individuare

problemi infermieristici e al pos-

sesso di conoscenze in ambito

biomedico. Nel secondo anno si

promuove l'apprendimento della

capacità di pianifi care interventi

e valutare i risultati dell'assisten-

za, mentre durante il terzo anno

si potenzia l'apprendimento

complessivo e lo studente si può

dedicare a produrre la tesi di lau-

rea. In ciascun anno accademico

lo studente sostiene gli esami dei

corsi integrati teorici e gli esami

di tirocinio.

L'impostazione curriculare richie-

de allo studente molta autono-

mia e abilità nell'organizzare il

proprio percorso di studi, poiché

l'approccio descritto richiede che

lo studente non subisca passi-

vamente i mandati di studio e

tirocinio ma che si renda attivo

nel “cercare” delle occasioni di ap-

prendimento in reparto e in aula.

Tale aspetto ci ricorda che gli stu-

denti devono favorire un rappor-

to di scambio di conoscenze con

i professionisti che seguono il

tirocinio clinico in reparto e non

attendere di essere indirizzati

verso attività assistenziali basate

solo sulla disponibilità dei Tutor e

degli Affi ancatori.

Nell’arco dell’ultimo biennio il

gruppo ha cercato di portate in-

novazione nel percorso universi-

tario dell’Infermiere attraverso:

Il potenziamento dei momenti

di discussione di casi clinici in

reparto;

L'introduzione di attività di revi-

sione a piccoli gruppi dell'espe-

rienza di tirocinio;

Il supporto alla didattica d’aula

con momenti di apprendimento

on line (didattica blended, attual-

mente in fase di sperimentazione);

L’integrazione della didattica

d’aula con laboratori di simula-

zione tenuti dai Tutor clinici ed

Affi ancatori;

La progettazione di laboratori

propedeutici al tirocinio degli

Studenti del primo anno di corso

sempre tenuti dai Tutor Clinici ed

Affi ancatori di tutte le sedi di ti-

rocinio;

L’avvio della formazione specifi ca

dei Tutor clinici e Affi ancatori (oc-

casione di confronto su temi rela-

tivi all’apprendimento e al tiroci-

nio che ha fornito molti ulteriori

spunti di miglioramento);

L’introduzione dell’Off erta For-

mativa di reparto come strumen-

to di lavoro con gli Studenti tiro-

cinanti.

OBIETTIVI PRINCIPALI

DEL PERCORSO DI TIROCINIO

Il valore del tirocinio come mo-

mento professionalizzante è di-

mostrato e sempre più ritornano

informazioni sulle potenzialità

ancora aperte che lo Studente

può sfruttare nell'ambito prati-

co. Attualmente gli obiettivi del

tirocinio clinico sono indicati nel

Core Curriculum di tirocinio I, II e III

anno, che suddivide nel triennio

gli obiettivi di apprendimento in

un'ottica di aumento progressivo

della complessità e delle compe-

tenze richieste agli Studenti (I do-

cumenti sono leggibili da qual-

siasi computer collegandosi alle

pagine web del Corso di Laurea in

Infermieristica all’indirizzo http://

www4.med.unipmn.it/edu/corsi/

ps/infermieristica/ , dove è pos-

sibile consultare gli obiettivi di

tirocinio nell'area PROGRAMMI).

In sostanza si chiede allo studen-

te di acquisire nel tirocinio du-

rante il primo e secondo anno di

corso capacità di osservazione e

analisi dei dati e delle informa-

zioni, capacità di pianifi cazione e

abilità comunicative e relaziona-

li con i pazienti ed i colleghi. Tali

aspetti, che divengono capacità

e competenze molto rilevanti

nell'attività professionale, sono

affi ancati a conoscenze di tipo

tecnico-gestuale, ovvero la co-

noscenza e padronanza di tecni-

che assistenziali pratiche. Anche

in questo caso le tecniche che lo

studente deve apprendere nel

triennio sono declinate anno per

anno, in una logica di incremen-

to progressivo della diffi coltà e

della rischiosità della manovra,

nonché in una logica di possesso

di conoscenze necessarie a go-

vernare adeguatamente il gesto

assistenziale. In pratica non viene

richiesto allo Studente del primo

anno di corso di eff ettuare tecni-

che quali punture arteriose o cli-

smi con sonda, poiché non è pos-

sibile garantire che le conoscen-

ze necessarie siano possedute

Page 31: INDICE - Ipasvi - Collegio Interprovinciale Novara 2011... · 12 Abcstrat di tesi 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino ... Relazione annuale Presidente Relazione

interviste31

e che lo studente sia in grado di

prendere decisioni che tengano

in considerazione le condizioni

della Persona Assistita.

Le Tutor Pedagogiche infatti si

rendono costantemente disponi-

bili a discutere con Studenti, Tu-

tor Clinici ed Affi ancatori le mo-

tivazioni delle scelte di diff eren-

ziazione del Core Curriculum e

ne favoriscono l’aggiornamento

continuo in relazione al progredi-

re della conoscenza e dei tempi.

SEDI DI TIROCINIO

DEGLI STUDENTI

E MODALITÀ DI ASSEGNAZIONE

DELLO STUDENTE

NELLE SEDI DI TIROCINIO

Attualmente le sedi di tirocinio di-

stribuite nella provincia di Nova-

ra e Vercelli off rono agli Studenti

una notevole varietà di scenari di

pratica clinica.

Le sedi attualmente coinvolte

sono:

• Arona

• Borgomanero

• Borgosesia

• Galliate

• Gattinara

• Novara

• Vercelli

• Centro Medico Veruno

• Istituto De Pagave di Novara

• Territorio ASL NO

• Territorio ASL VC

• RSA di Santhià

• RSA di Cigliano

• Country Hospital di Varallo

• Clinica “I Cedri”

di Fara Novarese.

Nel prossimo anno accademico

sono in valutazione anche altre

sedi di area medica.

Purtroppo una criticità tutt’ora

presente nella pianifi cazione dei

tirocini è la cronica e sempre più

consistente carenza di posti di ti-

rocinio in area chirurgica.

L’approccio scelto dal Corso di

Laurea in Infermieristica – Sede di

Novara, prevede, dopo la rileva-

zione dei posti complessivamen-

te disponibili nei reparti su segna-

lazione dei Coordinatori Infermie-

ristici, di favorire esperienze in

area medica e chirurgica di base,

in area medica e chirurgica spe-

cialistica, in territorio e in area in-

tensiva secondo schemi stabiliti e

ricorrenti che consentirebbero ad

ogni Studente di eff ettuare alme-

no 6 esperienze diff erenziate nel-

le varie aree, nonché la ripetizione

di un’area e la scelta individuale di

una esperienza di tirocinio fi naliz-

zata alla scrittura della tesi (fi no

ad un massimo di 9 esperienze).

L’approccio studiato dalle Tutor

Pedagogiche di sede risponde alle

esigenze di programmazione dei

posti e alla contingente grave dif-

fi coltà a collocare numericamente

quasi cinquecento studenti negli

ambiti di tirocinio più funzionali

alla formazione accademica. In-

fatti, ad oggi, lo studente alterna

periodi di frequenza alle lezioni a

periodi di circa due mesi di pratica

clinica per consentire turnazioni

a blocchi nei reparti: non è infatti

possibile assicurare la frequenza

contemporanea di tre anni acca-

demici e si è proceduto a inserire il

primo e secondo anno contempo-

raneamente, mentre il terzo anno

accede al tirocinio quando i primi

due sono in aula per le lezioni te-

oriche. L’esperienza organizzativa

del tirocinio cumulata in questi

anni consentirà di rivedere l’im-

postazione del tirocinio in futuro.

NUOVO PIANO DI STUDI

La riforma iniziata nel 2004 con il

decreto ministeriale 270 si con-

cretizzerà il prossimo anno acca-

demico e comporterà la revisione

dell'intero piano di studi. Verran-

no rivisti gli insegnamenti teorici

e l'attività di tirocinio. Saranno

anche formalizzati gli insegna-

menti che prevedono Laboratori

pratici.

La vera novità consiste nell'in-

cremento dei crediti formativi a

favore del tirocinio, che passerà

da 58 a 65 crediti, più 3 di labo-

ratorio, garantendo 300 ore in

più di attività pratica per ogni

Studente (due mesi circa). Tale

strategia, condivisa con il Presi-

dente del Corso di Laurea Prof.

Avanzi e con il corpo tutoriale,

viene dalla volontà di conferire al

tirocinio un notevole peso nella

formazione e professionalizzazio-

ne dell'Infermiere: è importante

quindi continuare a rifl ettere sui

punti di forza dell'apprendimen-

to dall'esperienza cogliendo ogni

suggerimento dei colleghi Infer-

mieri che quotidianamente lavo-

rano con gli studenti nei reparti

di tirocinio.

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informazioni 32

Il “Sistema di Protezione IPA-

SVI” off erto agli iscritti, insieme

alla polizza assicurativa, è un nuo-

vo approccio al problema della re-

sponsabilità professionale.

Non è solo importante fronteg-

giare le emergenze, ma anche

raccogliere tutte le esperien-

ze, al fi ne di monitorare i sini-

stri nell'attività infermieristica,

uniformare i comportamenti su

come fronteggiare le situazioni

di rischio, fornire un aiuto eff et-

tivo come consulenza legale e

infermieristica.

Non è una fi ssazione, ma ritenia-

mo che l'aspetto assicurativo, oggi

più di qualche tempo fa, debba

essere preso in considerazione, a

fronte dell’aumento esponenziale

delle denunce a carico degli ope-

ratori sanitari, oltre all’aumento

dei rischi tanto che, la Marsh ha

riqualifi cato il valore assicurativo

degli ospedali.

Dal recente studio è emerso che

avvengono 9,68 sinistri ogni cen-

to posti letto, 2,59 ogni mille rico-

veri, 16 eventi ogni cento medici

e 7,05 ogni cento infermieri (dato

nazionale che vede diff erenze in

relazione alla localizzazione geo-

grafi ca).

Riteniamo pertanto utile, ricorda-

re le condizioni contrattuali della

Polizza R.C. Professionale, propo-

sta dalla Federazione Nazionale

dei Collegi IPASVI

MASSIMALE di Euro 2.000.000,

unico per sinistro e per anno per

la garanzia di Responsabilità Civile

verso terzi, con un premio annua-

le di Euro 48.00 (per le adesioni

eff ettuate tra il 01/10 e il 31/03 il

premio è ridotto del 50%).

OGGETTO DELL’ASSICURA

ZIONE: l’RCT 1 tiene indenne

l’Assicurato, civilmente respon-

sabile ai sensi di legge, nel caso

questi sia tenuto a risarcire danni

(capitale, interesse e spese), invo-

lontariamente cagionati a terzi2,

per morte, per lesioni personali e

per distruzione o deterioramento

di cose, in relazione all'eserci-

zio dell'attività professionale,

anche nell'ambito dell'attività

di Emergenza 118 e del Coor-

dinamento (con esclusione della

responsabilità patrimoniale). Inol-

tre quando l'Assicurato è tenuto a

pagare, quale civilmente respon-

sabile ai sensi di legge, a titolo di

rivalsa esercitata dall’Ente pres-

so cui esercita la propria attività

professionale, per i casi di colpa

grave.

CHI PUÒ ADERIRE: possono

aderire alla Convenzione esclusi-

vamente gli Infermieri, Assistenti

sanitari e gli Infermieri pediatrici

iscritti ad un Collegio IPASVI, in re-

gola con le quote associative.

ESTENSIONE TERRITORIA

LE: l'assicurazione vale per danni

che avvengono in tutte le nazio-

ni del mondo, con esclusione di

U.S.A., Messico e Canada. L'assi-

curazione è valida anche per chi

esercita la professione, in territo-

rio Svizzero.

Assicurazione per Responsabilità Civileper chi volesse saperne di più

A cura di Antonella Arreni

Presidente IPASVI Novara VCO

1 Contratto volto a tenere indenne l'assicurato rispetto al risarcimento dei danni cagionati ad una persona terza. Può coprire la responsa-bilità contrattuale dell'assicurato, quella extracontrattuale, ovvero entrambe.2 Chi è il c.d. terzo? Terzi sono tutte le persone al di fuori dell'assicurato, tranne: il coniuge, i genitori, i fi gli, i fratelli, e qualsiasi altro parente o affi liato conviventi con l'assicurato.

Page 33: INDICE - Ipasvi - Collegio Interprovinciale Novara 2011... · 12 Abcstrat di tesi 15 Infermiere e trapianti 18 Studio sull'obesità nel bambino ... Relazione annuale Presidente Relazione

informazioni33

DECORRENZA E TERMINE:

la scadenza è fi ssata al 30 aprile

di ogni anno, indipendentemen-

te dal momento di adesione. Le

garanzie decorrono, per le nuove

adesioni, dalle ore 24.00 dell'ulti-

mo giorno del mese in cui l'iscritto

esegue il versamento e, per i rin-

novi, dalle ore 24.00 del 30 aprile

di ogni anno, purché l’iscritto ab-

bia provveduto al pagamento del

premio di rinnovo.

RINNOVI: è suffi ciente provve-

dere al pagamento del bollettino

postale che verrà recapitato, pres-

so il domicilio.

DISDETTA: deve essere comu-

nicata per iscritto, tramite racco-

mandata, almeno 60 giorni prima

della data di scadenza dell’assicu-

razione.

RETROATTIVITÀ DI 36 MESI:

sono garantite le richieste di ri-

sarcimento pervenute per la pri-

ma volta all'Assicurato durante il

periodo il periodo di validità del

contratto, purché relative a com-

portamenti colposi posti in essere

non oltre 36 mesi prima della data

di decorrenza della copertura.

GARANZIA POSTUMA: nel

caso di cessazione del rapporto

assicurativo conseguente a de-

cesso dell'Assicurato e a cessa-

zione dell'attività, l'assicurazione

vale altresì per i danni derivanti

da comportamenti colposi attuati

durante il periodo di validità del

contratto, denunciati alla Società

Assicurativa entro 12 mesi dalla

cessazione del contratto stesso.

CONFERMA DELLA COPER

TURA: si ricorda che, per ogni

nuova adesione, è inviata una “Let-

tera di Conferma Copertura”, ma

in ogni caso, anche nell'evenien-

za che la conferma non arrivi, farà

fede, per la dimostrazione dell'esi-

stenza della copertura assicurati-

va, la data del bollettino del ver-

samento postale eff ettuato e che

l'Assicurato dovrà sempre allegare

alla propria denuncia di sinistro

unitamente al modulo di adesione.

IN CASO DI SINISTRO: l’Assi-

curato deve darne avviso scritto alla

Willis Italia SpA o alla Carige Assicu-

razioni S.p.A. entro nove giorni da

quando ne ha avuta conoscenza.

Devono seguire, nel più breve

tempo possibile, le altre indicazio-

ni sulle modalità di accadimento

del fatto dannoso di cui l'Assicura-

to sia venuto a conoscenza, non-

ché i documenti e gli atti giudiziari

o amministrativi relativi al sinistro

successivamente a lui pervenuti.

PRESENZA DI ALTRE ASSI

CURAZIONI: nel caso in cui si

abbia o si stipuli in seguito anche

un'altra assicurazione per lo stes-

so rischio previsto dalle polizze

stipulate con Carige in conven-

zione con la Federazione, ai sensi

dell'art. 1919 c.c, è necessario co-

municare per iscritto alla Carige

Assicurazione S.p.A. tale evenien-

za. In caso di sinistro è necessario

darne avviso a tutti gli assicurato-

ri, indicando a ciascuno il nome

degli altri.

Per ulteriori informazioni ri-

volgiti al tuo Collegio oppure

scarica LE CONDIZIONI ASSI-

CURATIVE che trovi sul sito

www.ipasvinovara.it attra-

verso il link Willis Italia S.p.A.

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informazioni 34

Da Dicembre 2010 è partito il

nuovo programma di forma-

zione a distanza sostenuto

dall’IPASVI e dalla FNOMCeO

grazie ai fondi messi a disposi-

zione dal Ministero della Salute.

Nella prospettiva di off rire ai pro-

pri iscritti sempre più occasioni di

formazione a distanza, le due Fe-

derazioni nazionali hanno infatti

deciso di sviluppare una piat-

taforma comune (FadInMed).

Il primo corso, dedicato a tutti gli

infermieri, assistenti sanitari e in-

fermieri pediatrici italiani (oltre a

medici e odontoiatri) riguarda la

gestione del rischio clinico e in

particolare la Root Cause Analy-

sis (RCA), l’analisi cioè delle cau-

se profonde degli eventi avversi,

che può aiutare le organizzazioni

e gli operatori sanitari a raggiun-

gere obiettivi di sicurezza e di mi-

glioramento della qualità.

Il corso, che eroga 12 crediti

ECM, è del tutto gratuito ed è

strutturato in fasi.

Prima di iniziare il corso l’opera-

tore sanitario può valutare le pro-

prie conoscenze con una serie

di domande a risposta multipla.

A questa prima fase segue la let-

tura del materiale informativo, in

questo caso il Manuale sulla Root

Cause Analysis prodotto dagli

esperti del Ministero della Salute,

disponibile in formato pdf nel sito.

Dopo eventuali ulteriori appro-

fondimenti (attraverso link ra-

gionati) si può aff rontare il cuo-

re della formazione, centrata

su scenari clinico-assistenziali.

Ogni scenario è dedicato a un

argomento specifi co e prevede

anzitutto un’esercitazione ap-

plicativa e la possibilità di con-

frontare le proprie idee con i

colleghi attraverso forum di di-

scussione, moderati da esperti.

Terminata questa fase si acce-

de a un questionario ECM (uno

per ciascuno dei quattro scena-

ri) con 10 domande a risposta

multipla, pescate in maniera ran-

domizzata da un pool di 15. Per

superare il singolo questionario

ECM occorre rispondere corret-

tamente all’80% delle domande.

Una volta superati tutti e 4 gli

scenari così proposti, si accede

all’ultima fase che prevede di

aff rontare un caso clinico-assi-

stenziale a step con domande

di tipo decisionale. Anche qui

per superare il test bisogna ri-

spondere correttamente ad al-

meno l’80% delle domande.

Il superamento dei 4 questio-

nari ECM e delle domande del

caso ECM consentirà l’acquisi-

zione dei 12 crediti ECM previsti.

Si stima che tutta l’attività com-

porterà per l’operatore sanita-

rio un impegno di circa 8 ore.

Come accedere alla piattaforma

Accedere a FadInMed è sempli-

ce. Solo la prima volta biso-

gna passare dal sito della Fe-

derazione (http://www.ipasvi.

it/), qui si verrà riconosciuti e

da qui si arriverà direttamen-

te alla scheda di registrazione

sulla piattaforma tecnologica.

Terminata la compilazione della

scheda, si riceveranno diretta-

mente alla propria e-mail le pas-

sword per entrare nel programma.

Da questo momento in poi si

potrà accedere direttamen-

te alla piattaforma, all’indiriz-

zo http://www.fadinmed.it/

L’accesso al corso è semplice

e una volta entrati (dopo aver

inserito le proprie password)

basta cliccare su vai ai corsi

o direttamente su RCA-Root

Cause Analysis per svolge-

re le proprie attività formative.

Si ricorda che è fondamentale

seguire l’iter propedeutico con-

sigliato per aff rontare le varie at-

tività proposte nel percorso FAD.

A cura di Gabriele Fasolini

Vicepresidente IPASVI Novara VCO

Al via il nuovo corso FAD per infermieri e medici

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informazioni35

ATTIVAZIONIl Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, per

I“IIottemperare a quanto stabilitottemperare a quanto stabilitottemperare a quanto stabilitprofessionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettiviOrdini e Collegi il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certifi cata o analogo indirizzodi posta elettronica di cui al comma 6 entro un anno dalla data di entrata in vigore delpresente decreto. Gli Ordini e Collegi pubblicano in un elenco riservato, consultabile in viatelematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identifi cativi degli iscritticon il relativo indirizzo di posta elettronica certifi cata”, ha attivato per tutti gli iscritti laPosta Elettronica Certifi cata (PEC).Per gli iscritti che non hanno ancora richiesto l’attivazione della PEC, possono farneesplicita richiesta, utilizzando l’apposito modulo scaricabile dal sito del CollegoIPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola ed inviarlo al Collegio tramite fax o email.

PROSSIMO EVENTO FORMATIVOLa nuova responsabilità nell'esercizio pubblico della

professione sanitaria alla luce del Dlgs 150/09Verbania, sabato 26/03/2011 presso Hotel "Il Chiostro", via F.lli Cervi

Per orari e iscrizioni (aperte dal 10/03/2011) consultare il sito del Collegio

www.ipasvinovara.itSi ricorda inoltre che ogni evento formativo organizzato dal Collegio IPASVI di Novara e VCO

verrà pubblicizzato tramite il sito www.ipasvinovara.it

POSTA ELETTRONICA CERTIFICATASi ricorda a tutti gli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO

che attualmente sono in corso le operazioni di attivazione delle caselle di Posta Elettronica Certifi cata (PEC).

Per ulteriori informazioni controllare le news del sito.

CORSO SICURESi avvisano gli iscritti che sono disponibili presso le sedi

del Collegio IPASVI di Novara e VCO gli attestati di partecipazione al corso

“SICUREZZA DEI PAZIENTI E LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO”

@@NE PECPECASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, peVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, pto dalla Legge 2/2009, art. 16 comma 7, dalla Legge 2/2009, art. 16 comma 7, to dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7to dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7con legge dello Stato comunicano ai rispettivcon legge dello Stato comunicano ai rispettiva Elettronica Certifi cata o analogo indirizza Elettronica Certifi cata o analogo indirizzo un anno dalla data di entrata in vigore deo un anno dalla data di entrata in vigore deano in un elenco riservato, consultabile in viano in un elenco riservato, consultabile in vmministrazioni, i dati identifi cativi degli iscritmministrazioni, i dati identifi cativi degli iscrcertifi cata”, ha attivato per tutti gli iscritti lertifi cata”, ha attivato per tutti gli iscri

esto l’attivazione della PEC, possono farno l’attivamodulo scaricabile dal sito del Collegdulo scaricabile dal sito

ed inviarlo al Collegio tramite fax o emailrlo al Collegio tramite f

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rubriche 36

Notizie fl ashA cura di Roberto Cavagna e Andreina Zavaglio

▲ ▲▲ ▲▲ ▲

LE REHAB ITALIANE

CURANO GLI ALCOLISTI

Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”

In 9 casi su 10 la riabilitazione riesce a

sconfi ggere l’alcolismo. E’ quanto emer-

ge da una ricerca realizzata dall’università

Milano Bicocca sulle caratteristiche delle

persone ricoverate nelle “Rehab” (servi-

zi residenziali alcologici) attivi in Italia.

L’indagine è stata eff ettuata su un miglia-

io di pazienti. Lo standard di successo di

queste strutture sfi ora l’87,6% di pazienti

che completano il percorso con successo.

Questa modalità di trattamento breve (in

genere 4-8 settimane) è infatti nota so-

prattutto negli Stati Uniti. Dei circa 25 cen-

tri italiani, 12 si trovano nel nord con circa

2000 pazienti l’anno.

LA PALLIAZIONE ALLUNGA LA VITA

Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”

Resiste ancora un pregiudizio da sfatare

che pesa come un macigno!

Un brutto luogo comune che vede nelle

cure palliative, cure “inutili”; una sorta di

assistenza sprecata perché destinata a ma-

lati incurabili.

Ora arriva una ricerca inedita pubblicata

sul “The new England journal of medicine”

che non solo ribadisce l’effi cacia di queste

terapie nel lenire il dolore dei malati di

cancro (al centro dello studio), ma aggiun-

ge una novità importante: le cure palliati-

ve allungano la vita.

Secondo la ricerca durata 3 anni, dagli

oncologi del Massachusetts General Ho-

spital, le terapie di fi ne vita, oltre a rende-

re migliore la qualità degli ultimi mesi di

esistenza di questi pazienti, pare siano in

grado di farli vivere, in media, tre mesi in

più rispetto a coloro che non ne ricevono.

L’87% DEGLI ITALIANI

CHIEDE CURE DOMICILIARI

Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”

L’87% degli italiani preferisce una cura a

casa rispetto all’alternativa ospedaliera e

chiede che l’off erta domiciliare si diff onda

in modo capillare su tutto il territorio na-

zionale.

Questo è quanto risulta da un sondaggio

sull’Osservatorio Nazionale delle Cure a

Casa di Istud, che attraverso il primo cen-

simento delle strutture pubbliche, private

e non profi t in Italia, ha indagato il numero

di servizi attivi sul territorio del Paese.

I risultati: su 841 distretti del servizio pub-

blico in Italia, solo 541 sono attivi nel for-

(fot

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rubriche37

nire cure domiciliari. Analizzando la loro

suddivisione per macroaree, risultano atti-

vi il 75% del totale dei distretti del nord, il

63% al centro e solo il 46% al sud. Da que-

sta distribuzione ne consegue che in Italia

il 29% dei cittadini manca di una copertura

di assistenza pubblica domiciliare.

CITTADINI E SALUTE,

LA SODDISFAZIONE

DEGLI ITALIANI PER LA SANITÀ

Tratto dal sito

del Ministero della Salute

(http://www.salute.gov.it/)

Il quinto volume della collana “Quaderni

del Ministero della Salute”, presentato

il 14 dicembre presso l' Auditorium di

Viale Ribotta, presenta i risultati della

ricerca realizzata dal Censis per conto

del Ministero "La soddisfazione degli

italiani per la sanità”.

I risultati dell’indagine sulle aspetta-

tive, le opinioni e le valutazioni del-

la popolazione italiana in merito alla

sanità evidenziano chiaramente che

nella maggior parte dei casi si tratta di

una relazione positiva e che il sistema

dell’offerta sanitaria italiana si dimo-

stra capace di rispondere ampiamente

alle aspettative dei cittadini.

Tuttavia occorre sottolineare il perma-

nere di sacche di problematicità, af-

frontate in dettaglio, indagando le opi-

nioni e le esperienze degli italiani circa

il rapporto con i servizi di cure primarie,

in particolare a proposito del proprio

medico di medicina generale (MMG),

del pediatra di libera scelta (PLS), dei

tempi di attesa, del ricovero ospedalie-

ro e della diagnostica ambulatoriale.

Inoltre, da questa indagine si evince

che gli italiani ritengono che le inef-

ficienze della sanità siano soprattut-

to imputabili al livello amministrativo

e politico, attribuendo al decisore la

maggior parte della quota di responsa-

bilità.

Seguono la scarsità di risorse finan-

ziarie, l’incapacità dei dirigenti delle

strutture e dei servizi nel fornire e su-

pervisionare la puntuale erogazione

dei servizi, la scarsa disponibilità al mi-

glioramento da parte della classe me-

dica e, infine, la negligenza delle figure

professionali non mediche.

Questa ricerca rappresenta un’espe-

rienza pilota fondamentale per la

messa a punto di un sistema di valu-

tazione della qualità che funzioni a re-

gime, un sistema nel quale le opinioni

dei cittadini devono essere parte inte-

grante di un sistema di monitoraggio,

che consenta di costruire indicatori ed

elaborare metodologie capaci di inter-

cettare i segnali del malfunzionamen-

to e di individuare i margini di miglio-

ramento.(fot

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Buona lettura...Se anche Voi avete letto un libroche vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…

LE SCARPE APPESE AL

CUORE

Autore: Ugo Riccarelli

Casa Editrice: Mondadori

Pagine 130. Anno 2007. Euro 7,00

“Le scarpe appese al cuore” è un libro

scritto da Ugo Riccarelli che in prima

persona ha vissuto l’esperienza di un

trapianto cuore-polmone. L’autore in

queste pagine ci trasmette il sentimento

di angoscia legato alla sintomatologia

(mancanza d’aria in ogni attività

quotidiana) della patologia di cui è

aff etto, ovvero l’asma bronchiale.

Racconta in maniera semplice e

partecipata la sua vita e limiti imposti

dalla patologia. Descrive lucidamente

come, passo dopo passo, la sua malattia

è andata sempre più aggravandosi sino

a dover essere obbligato all’attesa di

un trapianto cuore-polmone. Attesa,

che l’ha costretto a recarsi all’estero,

dove oltre alla palese diffi coltà data

dalla malattia si associava il disagio

della non conoscenza della lingua. In

modo prorompente Ugo Riccarelli ci

impegna ad una rifl essione sul senso

della vita e della morte. Questo libro è

la testimonianza vera di un cammino di

soff erenza e di speranza che si conclude

con un trapianto riuscito e il ritorno a

casa.

DINAMICHE DELL’AMICIZIA.

RICONOSCIMENTO E IDENTITÀ

Autore: Ghisleni M., Rebughini P.

Casa editrice: Franco Angeli

Pagine 176. Anno 2006. Euro 21,50

Il testo è il risultato di una ricerca di

tipo qualitativo svolta su persone

di età compresa tra i 25 e i 35 anni.

Età in cui l’amicizia riveste un ruolo

particolarmente importante ed

allo stesso tempo subisce alcune

signifi cative trasformazioni. L’idea

che guida gli autori è che l’amicizia

rappresenta una relazione che si gioca

contemporaneamente sul piano del

riconoscimento e dell’identità. Infatti

nei diversi contatti fra amici avviene

uno scambio di atteggiamenti e gesti

che inevitabilmente contribuisce alla

costruzione, modifi ca e defi nizione

dei processi di riconoscimento

delle rispettive identità. Mentre la

rottura di un rapporto amicale, nella

stragrande maggioranza dei casi,

dipende dalla mancata ri-conferma

della fi ducia. Inoltre, attraverso la

raccolta delle diverse testimonianze

dei giovani adulti intervistati, gli

autori ci mostrano come l’amicizia

sia una delle relazioni maggiormente

signifi cative nell’ambito delle

cosiddette “biografi e individuali”.

PERDERSI

Autore: Lisa Genova

Casa editrice: Franco Angeli

Pagine 293. Anno 2010. Euro 16,50

Alice è una donna di successo,

nel lavoro così come nella vita

privata; da poco superato i 50

anni, è docente di psicologia

alla Harvard University, moglie,

madre di tre fi gli. Con grande

abilità riesce a coniugare la vita

familiare con quella professionale

ma, all’improvviso, tutto cambia:

piccole dimenticanze, una parola

“sulla punta della lingua” che

non riesce a ricordare, gli orari

delle lezioni, il numero di uova

nella ricetta che prepara da più

di vent’anni.

Fino al giorno in cui si trova in un

luogo vicino a casa, ma che non

riconosce. “(...) Alice, ne emerge

che il suo quadro si adatta a un

probabile morbo di Alzheimer”.

Inizia così un percorso pieno

di dolore e ricordi mancati

in cui ricominciare da capo a

conoscere se stessa e gli altri. Un

libro commovente e più che mai

realistico coinvolge il lettore fi no

alla fi ne.

recensione a cura di Antonella Arreni recensione a cura di Roberto Cavagna recensione a cura di Andreina Zavaglio

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SEGRETERIA SEDE DI NOVARA Indirizzo: Via Biandrate, 20b NOVARA Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00

alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00

Recapiti: Tel. 0321.30237 fax 0321.393276 E-mail: [email protected] SEDE DI VERBANIA Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 VERBANIA Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00

Recapiti: Tel. 366.1544544 E-mail: [email protected]

la segreteria informa

CAMBIO RESIDENZAÈ indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:• attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio

• per posta, fax o e-mail.

Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione.

SMARRIMENTO TESSERAIn caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:• sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)

• presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.

I certifi cati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segre-teria con le seguenti modalità:• direttamente ed in tempo reale presso la segreteria

• telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo,

la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certifi cato.

Si ricorda che il certifi cato di iscrizione è un documento e può essere autocertifi cato.

CANCELLAZIONE DALL’ALBOLa presentazione della domanda per la cancellazione dall’Albo deve pervenire al Collegio entro il 30/11/2011.

Per le modalità consultare il sito oppure contattare la segreteria.

LIBERA PROFESSIONEChi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.

Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.

COLLOQUIÈ possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico.

POLIZZA R.C. PROFESSIONALEÈ possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e

la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio.

SERVIZIO BIBLIOTECARicordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio presso la sede di Novara mette a disposizione un servizio di biblioteca pres-

so il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifi che. All’interno del sito del Collegio, nella sezione

biblioteca potrete trovare il regolamento, l’elenco dei testi e delle riviste.

SITO www.ipasvinovara.itAll’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare eventuali quesiti

(tramite il link “contatti”), consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, libera

professione, crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi/riviste reperibili presso la bi-

blioteca del Collegio.

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Il Codice Deontologico

2009

ARTICOLO 8L’infermiere, nel caso di confl itti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito.