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Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XIII n. 1 marzo 2011
INDICE
3 Editoriale
4 Assemblea annuale
5 Proposte formative
6 Infermiere e sperimentazione clinica
8 Infermieri in farmacia
10 Consenso informato del nursing
12 Abcstrat di tesi
15 Infermiere e trapianti
18 Studio sull'obesità nel bambino
23 La contenzione..
22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristica
32 Informazioni
36 Rubriche
39 Segreteria
informazioni 2
Trimestrale di informazione settoriale – AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N.6 del 11/02/1999 –
Direttore Responsabile ARRENI Antonella – Comitato di di Redazione Consiglio Direttivo del
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania – Redazione via Biandrate 20/b,
28100 Novara. Tel. 0321.30237 – fax. 0321.393276 – e-mail [email protected] –
progetto grafi co: Italgrafi ca Novara – Stampa: Italgrafi ca Novara – Spedizione in abbonamento
postale 70% - DCO/DC Novara – Tax perque.
Notiziario di informazione e di aggiornamento
del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO.
Direzione/Redazione/Amministrazione
Via Biandrate 20/b – 28100 Novara - tel. 0321.30237
Direttore Responsabile
Arreni Antonella
Comitato di Redazione
Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano,
Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina
Editore
Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e VCO
Progetto grafi co e stampa
ITALGRAFICA srl - Via Verbano, 146 - Veveri (Novara)
Foto di copertina a cura di
Cataldi Alberto
NORME EDITORIALIDialogare è il periodico del Collegio IPASVI della pro-vincia di Novara e Verbania che pubblica liberamente articoli previa approvazione del Comitato di Redazione. L’articolo è sotto la respon-sabilità dell’autore/autori.Il materiale per la pubbli-cazione dovrà essere invia-to alla Redazione in forma-to elettronico. Il testo deve pervenire in formato word. Le parole che gli autori de-siderano evidenziare de-vono essere in “grassetto/bold”. Tabelle e/o immagi-ni (tiff oppure jpeg) devono essere numerate e fornite su fi le a parte (il numero andrà anche richiamato nel testo con brevi didascalie). In allegato all’articolo dovrà essere fornita una sintetica nota biografi ca dell’auto-re. La pubblicazione degli articoli è a titolo gratuito e in nessun caso da dirit-to a compensi. Gli articoli inviati saranno sottoposti all’esame del Comitato di Redazione che si riserva di valutarli, eventualmente ri-maneggiarli. Il materiale inviato non ver-rà restituito.
Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di RedazioneConsiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276e-mail [email protected] - progetto grafi co: Italgrafi ca NOVARA - Stampa: Italgrafi ca NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VCO anno XII I n. 1 marzo 2011
INDICE
3 Editoriale
4 Assemblea annuale
5 Proposte formative
6 Infermiere e sperimentazione clinica
8 Infermieri in farmacia
10 Consenso informato del nursing
12 Abcstrat di tesi
15 Infermiere e trapianti
18 Studio sull'obesità nel bambino
23 La contenzione..
22 Presentazione della sede di Novara del Corso di Laurea in Infermieristic
32 Informazioni
36 Rubriche
editoriale3
Con il nuovo anno si riparte e
riprende in pieno l’attività del
Consiglio Direttivo, anche alla
luce dei cambiamenti politico-
sanitari, che stanno avvenendo nella no-
stra Regione, e che inducono a proporre
alcune riflessioni sul piano organizzativo,
che saranno, a breve, portate sui tavoli
dell’Assessorato alla sanità piemontese.
L’elaborazione di un documento che
pone le basi per tracciare le linee di
orientamento, della politica professio-
nale, oltre che stabilire i requisiti inde-
rogabili su ciò che intendiamo, quando
discutiamo di assistenza al cittadino.
Come nella maggior parte delle regioni
italiane, anche in Piemonte, l’assistenza
sanitaria è attraversata da profonde mo-
difiche, rispetto alla tipologia delle cure
erogate, ai nuovi assetti organizzativi,
dove lo sguardo deve essere rivolto so-
prattutto alle caratteristiche della popo-
lazione assistita.
L’aumento dell’età media corrisponde a
un incremento numerico delle persone
affette da una o più patologie croniche,
questi dati, sicuramente noti, dovranno
far riflettere su quale sanità vogliamo
così come di quale infermiere stiamo
parlando.
L’intervista proposta al Coordinatore del
CL in infermieristica, mette in luce la ne-
cessità di agire sulle figure professiona-
li che si formeranno, attuando sinergie
tra Università e Aziende Ospedaliere/
Territoriali, per evitare la classica frase
“in ambito formativo è una cosa, nella pratica è un’altra” poiché, ogni infer-
miere è identico a quello che fa.
Infine come ogni anno, annunciamo
l’Assemblea degli iscritti, che si
svolgerà presso l’Hotel il Chiostro in
Verbania il prossimo 26 marzo. In
associazione all’Assemblea, è proposto
un evento sul tema della responsabilità
amministrativa e disciplinare nella Rifor-
ma delle P.A.
Riprende in pieno anche l’attività for-
mativa del nostro Collegio attraverso lo
sviluppo di eventi che invitiamo a visua-
lizzare sul Sito.
Buona lettura!
Antonella Arreni Presidente
Collegio IPASVI di Novara e VCO
informazioni 4
Collegio IPASVI Novara VCO
Convocazione
ASSEMBLEA ANNUALEin ottemperanza degli art. 23 e 24 del vigente D.P.R. 221/50, è convocata l’Assemblea ordinaria degli Iscritti al Collegio Interprovinciale IPASVI,
SECONDA CONVOCAZIONE
ALLE ORE 14.00
Ordine del Giorno:
Relazione annuale Presidente
Relazione del Tesoriere
Il Segretario La PresidenteF.to Luigi Binelli F.to Antonella Arreni
Chi non potesse partecipare all’Assemblea può delegare un/una Collega servendosi del modulo sottostante.
Nessun iscritto può essere investito da più di due deleghe.
……………………………………………………………………………………
Il/la sottoscritta ………………………………………………………………
delega il/la Collega………………………………………………………………,
In fede
Data………………………… Firma …………………………………
SABATO 26 MARZO 2011
Presso Hotel il Chiostro - Via F.lli Cervi, 14 Verbania
in prima convocazione alle ore 15,30 di venerdì 25 marzo 2011 presso la sede del Collegio di Novara ed in via Biandrate 20/b ed in
Approvazione verbale seduta anno 2010
Approvazione Conto Consuntivo 2010 e Bilancio di previsione 2011
a rappresentarla/o nell’Assemblea ordinaria IPASVI del 26 marzo 2011.
informazioni5
EVENTI FORMATIVI DATE LUOGOMODALITÀ
ISCRIZIONECREDITI ECM
L'Infermiere ascolta, informa,
coinvolge e valuta l'assistito ...
comunicare al di là delle parole
29 gennaio 2011
VERBANIA
Sede CollegioP.zza A. Moro 5
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 10 gennaio
40 partecipanti
6
La Responsabilità Professionale
e etica nella gestione
del Rischio Clinico
26 febbraio 2011
NOVARA
Hotel EuropaC.so Cavallotti 38
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 10 febbraio
40 partecipanti
6
La nuova responsabilità nell'esercizio
pubblico della professione sanitaria
alla luce del Dlgs 150/09
26 marzo 2011
VERBANIA
Hotel Il ChiostroVia F.lli Cervi 14
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 10 marzo100 partecipanti
In fase di accreditamento
La Responsabilità Professionale
e etica nella gestione
del Rischio Clinico
9 aprile 2011
VERBANIA
Sede CollegioP.zza A. Moro 5
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 20 marzo40 partecipanti
6
L'Infermiere ascolta, informa,
coinvolge e valuta l'assistito ...
comunicare al di là delle parole
21 maggio 2011
NOVARA
Hotel CavourVia S. F. d’Assisi 6 fronte Stazione
di Novara)
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 10 maggio
40 partecipanti
6
Cellule Staminali: aspetti clinici,
etici e deontologici nella gestione
dei confl itti con la persona,
per una nuova frontiera
della Medicina
maggio/giugno
2011
VERBANIA
Sede da defi nire
Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 20 maggio100 partecipanti
In fase di accreditamento
Per il dettaglio dei programmi consultare il sito www.ipasvinovara.it
(verranno inserite le brochure specifi che)Partecipazione gratuita agli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO
(fi no ad esaurimento posti)
Per gli iscritti ad altri Collegi IPASVI il costo è stabilito in euro 50,00 per giornata formativa
INOLTRE E’ IN DEFINIZIONE LA PROGRAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011
PROPOSTE FORMATIVE DEL COLLEGIOPER IL PRIMO SEMESTRE 2011
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RAMMAZIONE DEGLI EVENTI PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2011
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Tel. 0321 30237
(in orario di apertura)dopo il 10 maggio
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6approfondimenti
L’infermiere riconosce il valore
della ricerca, della sperimenta-
zione clinica e assistenziale per
l’evoluzione delle conoscenze e
per i benefi ci sull’assistito.
Il Collega e Presidente del Col-
legio IPASVI di Venezia, ha sot-
toposto all’AIFA, Osservatorio
nazionale sulla sperimentazione
clinica dei medicinali, un’interes-
sante rifl essione riguardante il
coinvolgimento del personale di
assistenza negli studi sperimen-
tali avviati.
Oltre a ricordare gli articoli del
Codice deontologico, riprende
quanto indicato dal Decreto del
Ministero della Sanità del 15 lu-
glio 1997 - Recepimento delle
L’infermiere e la sperimentazione clinica dei medicinaliDal Codice deontologico dell’Infermiere ...Art. 12
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
7 approfondimenti
(foto Alberto Cataldi)
linee guida dell'Unione europea
di buona pratica clinica per l'ese-
cuzione delle sperimentazioni
cliniche dei medicinali - dove
al comma 4.2.4 recita: Lo speri-
mentatore deve far sì che tutte
le persone coinvolte nello stu-
dio siano adeguatamente in-
formate in merito al protocollo,
al/i prodotto/i in sperimenta-
zione ed ai loro compiti e fun-
zioni relativi allo studio.
Per attività assistenziale e di sup-
porto, prevista nei protocolli di
ricerca, si intende, anche, e ad
esempio, la rilevazione dei para-
metri, i prelievi ematici, gli ap-
puntamenti telefonici, la tenuta
e archiviazione dei moduli, l’ese-
cuzione di esami e di accerta-
menti. Il Direttore della Ricerca e
Sperimentazione Clinica dell’AI-
FA, in merito a ciò, il risponde
che: è responsabilità dello speri-
mentatore principale fare in modo
che tutte le persone coinvolte nel-
lo studio siano adeguatamente
informate in merito al protocollo,
al prodotto in sperimentazione e
ai loro compiti e funzioni relativi
allo studio.
Ne consegue che anche il persona-
le infermieristico, quando coinvol-
to, deve far parte a tutto titolo del
gruppo operativo e informato su
tutti i dettagli dello studio.
Se questo non viene perseguito, è
responsabilità diretta dello speri-
mentatore che, in caso di proble-
mi vari ne risponde direttamente.
La conseguenza logica di questo
parere è di porre l'attenzione su-
gli aspetti che vedono il coinvol-
gimento, nelle sperimentazioni
cliniche, della professione infer-
mieristica, laddove per coinvol-
gimento fattivo si intende il ri-
spetto del Codice deontologico
nella logica del processo assi-
stenziale e non nella mera ese-
cuzione di prestazioni o di atti.
Dal Codice deontologico
dell’Infermiere …. Art. 22
L’infermiere conosce il progetto
diagnostico-terapeutico per le
infl uenze che questo ha sul per-
corso assistenziale e sulla rela-
zione con l’assistito.
8approfondimenti
Infermieri in farmacia,arriva l'accordo
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
Un progetto politico, risalen-
te a qualche anno fa, propone
l’obiettivo di trasformare le far-
macie in veri e propri presidi sa-
nitari sul territorio.
La Conferenza Stato Regioni
ha recentemente approvato
i nuovi servizi attribuibili alle
farmacie come ad esempio la
prenotazione di prestazioni sa-
nitarie di assistenza specialisti-
ca ambulatoriale, il pagamento
del ticket, il ritiro di referti e
l’esecuzione di analisi come ad
esempio il controllo di glicemia,
colesterolo, trigliceridi.
L’accordo prevede che le farma-
cie potranno mettere a dispo-
sizione, per residenti e domi-
ciliati, operatori socio sanitari,
infermieri e fisioterapisti per l’ef-
fettuazione, a domicilio, di spe-
cifiche prestazioni professionali
richieste dal medico di medici-
9 approfondimenti
na generale e/o dal pediatra di
libera scelta.
Le attività effettuabili dall'in-
fermiere, possono essere svolte
solo alla presenza di una pre-
scrizione medica e, per quanto
riguarda le caratteristiche del-
la remunerazione, si dovran-
no aspettare i relativi accordi
regionali che stabiliranno, at-
traverso apposite convenzioni,
le modalità di remunerazione
(vedi art. 6 del D.M. attuativo
del D.Lgs. 3 ottobre 2009, n. 153
e concernente l’erogazione da
parte delle farmacie, di specifi-
che prestazioni professionali).
Sarà l'infermiere libero profes-
sionista che deciderà il proprio
compenso? Si stabiliranno del-
le convenzioni regionali? Degli
accordi tra aziende e territorio?
Sarà il titolare della farmacia, il
nuovo datore di lavoro? Le ri-
sposte ancora non ci sono!
All’art. 3, del medesimo decre-
to, vengono invece riportate
le prestazioni erogabili dagli
infermieri (sempre e tutto su
rigorosa prescrizione medica!):
a) supporto alle determi-
nazioni analitiche di prima
istanza, rientranti nell’ambi-
to dell’autocontrollo;
b) effettuazioni di medicazio-
ni e di cicli iniettivi intramu-
scolo;
c) attività concernenti l'edu-
cazione sanitaria, e la par-
tecipazione a programmi di
consulting, anche personaliz-
zato;
d) iniziative finalizzate a fa-
vorire l’aderenza dei malati
alle terapie.
L’art. 4 enuncia che sono ero-
gabili dall’infermiere, a domici-
lio del paziente, le prestazioni,
rientranti nelle competenze
del proprio profilo professio-
nale, prescritte dal MMG o dal
PLS e, sempre su prescrizione,
l'infermiere può erogare sia
all'interno della farmacia, sia a
domicilio del paziente, ulteriori
prestazioni rientranti fra quelle
effettuabili in autonomia se-
condo il proprio profilo profes-
sionale. Inoltre, a domicilio del
paziente, l’infermiere partecipa
a iniziative finalizzate al corret-
to utilizzo dei medicinali.
Appare evidente che il de-
creto, così com’è imposta-
to, svuota di significato, la
presenza degli infermieri in
farmacia, che potrebbero di-
versamente fornire un enorme
servizio ai cittadini, un aiuto
concreto alla popolazione, re-
sidente nelle zone periferiche,
come le comunità montane,
dove non è sempre facile rag-
giungere la struttura ospeda-
liera.
formazione 10
Il nuovo clima culturale al quale
si è già fatto riferimento parlando
di empowerment del cittadino è
frutto di un movimento cultura-
le che si è sviluppato nel mondo
occidentale intorno agli anni set-
tanta e che dopo aver interessato
i vari ambiti della vita sociale, è in-
fi ne giunto a toccare anche la di-
mensione biologica della persona
e inevitabilmente la sua salute.
Per millenni la medicina statica
e tradizionalista ha identifi cato
il paziente più come oggetto che
come soggetto delle cure e questa
profonda rivoluzione ancora oggi
destabilizza buona parte dei sani-
tari, soprattutto coloro la cui for-
mazione di base è avvenuta in un
clima culturale diverso.
Proprio per questo motivo il con-
senso informato ha avuto scarsa
adesione soprattutto in Italia.
La riorganizzazione della prece-
dente identità paternalistica in
quella odierna, orientata sulla
centralità della persona assistita,
ha implicato notevoli diffi coltà
di accettazione che non esistono
solo valori professionali bensì an-
che personali e quindi soggettivi.
Vi è un complesso rapporto tra
coscienza individuale, cioè quella
costituita da propri valori e prin-
cipi di persona, e la coscienza pro-
fessionale, ossia quella derivante
dai valori tipici di una comunità di
professionisti.
In realtà la distinzione è “artifi -
ciale” e cioè non si può parlare di
coscienze separate, bensì di due
momenti di sviluppo dell’unica
coscienza di ogni persona: nel
momento in cui un soggetto si
avvia all’ingresso in una comunità
professionale, di fatto assume su
di sé anche i valori che abbiamo
defi nito professionali.
Purtroppo però, ancora spesso,
si assiste all’atteggiamento in cui
alcuni professionisti entrando a
far parte di un gruppo professio-
nale credono di poter esercitare il
proprio ruolo nei servizi sulla base
delle proprie convinzioni perso-
nali.
L’innovazione culturale sopra ci-
tata viene defi nita come bioetica,
una disciplina che negli Stati Uniti
nasce uffi cialmente nel 1978 con
Il consenso informato del nursing
Andreina Zavaglio
Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO
PARTE II: la bioetica all'origine del consenso informato
(fot
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di)
formazione11
la pubblicazione della”Encicopedia
di bioetica” (W. Reich).
La sua peculiarità sta nell’aver in-
dividuato e portato all’attenzione
quell’insieme di problemi morali
che propongono oggi le scienze
della vita.
Reich defi nisce la bioetica come:
“lo studio sistematico delle dimen-
sioni morali delle scienze della vita
e della salute utilizzando varie me-
todologie etiche, con una imposta-
zione interdisciplinare”. In questo
modo acquisisce una maggior
rilevanza la dimensione morale
del fenomeno, ovvero di quei va-
lori che sono alla base di qualsiasi
scelta, anche di quelle inerenti la
salute e la malattia.
La bioetica è stata un vero e pro-
prio movimento, che ha messo in
luce come nella nostra società sia
diffi cile il consenso su questioni di
principio.
L’IMPORTANZA DELLA DEONTOLOGIA PER LA
PERSONA ASSISTITA
Il signifi cato di bioetica ci permet-
te di inquadrare il consenso infor-
mato infermieristico.
Nella deontologia infermieristica,
l’azione dell’infermiere viene cen-
trata sull’autonomia dell’assistito,
quindi rivolta al rispetto delle de-
cisione dell’altro.
Questo lo enuncia a chiare lettere
il manifesto dei valori della profes-
sione, ossia il Codice Deontologi-
co vigente, che in molti articoli del
Capo IV, promuove l’intervento in-
fermieristico in un contesto orien-
tato proprio all’autonomia dell’as-
sistito, come riportato anche nel
documento del Nursing Compe-
tencies: “tutte le procedure assi-
stenziali devono essere eseguite
all’interno di un quadro di con-
senso informato” (Unite Kingdom
Central Council for Nursing, Mi-
dwifery and Health Visiting, 2000).
Il nuovo Codice Deontologico del
2009 si allinea in quanto promos-
so dal Codice Etico-Deontologico
della Federazione Europea delle
Professioni Infermieristiche (FEPI)
emanato nel 2008 quale linea gui-
da per gli enti regolatori infermie-
ristici europei.
Oggi di consenso informato si par-
la comunemente: è citato da molti
documenti, è una pratica diff usa
in diverse realtà (non ancora in
tutte), è oggetto di alcune pro-
cedure aziendali, insomma non
è più una novità, ma nonostante
non sia una novità, quando si par-
la di consenso informato anche gli
infermieri pensano solitamente al
consenso medico e non infermie-
ristico e questo accade in quanto
in Italia non si ha ancora una suf-
fi ciente consapevolezza del con-
senso informato quale evento che
riguarda ogni professionista e non
solo il medico.
Ancora oggi l’identifi cazione
dell’infermiere quale professio-
nista è incerta, sia per i rimandi
esterni, che spesso sono allineati
a precedenti identità infermieri-
stiche, sia per una riconversione
di identità non facile da sostenere
per tutti gli infermieri italiani.
Non va dimenticato che a tutt’og-
gi la maggior parte degli infer-
mieri ha acquisito il proprio titolo
professionale in un’era in cui era-
no le scuole regionali a costruire
quest’arte ausiliaria e quest’era
non è lontanissima, risale a poco
più di 15 anni fà.
Queste le ragioni per cui gli infer-
mieri hanno diffi coltà a defi nire la
propria attività incentrata su in-
terventi/prestazioni professionali,
costruzione di percorsi assisten-
ziali.
E’ essenziale promuovere una vi-
sione del consenso informato in-
fermieristico non incentrato sulle
singole prestazioni infermieristi-
che, bensì incentrato sul percorso
assistenziale; se si riesce ad acco-
gliere questa visione esso diviene
uno strumento non del singolo
professionista, ma lo sarà dell’in-
tero team di cura.
BIBLIOGRAFIA:
Il consenso informato in infermieristica
D’Addio L., Vanzetta M., Mochi Sismondi C. - Ed: Mc Graw Hill 2010
The origin of informed conset
Mallardi V. - Acta otorhinolaryngol Ital - 2005; 25:312-327
Medicina Legale della responsabilità medica
Fiori A. - Ed: Giuff rè 1999
Il consenso informato
Sassuolo A. - Ed. Raff aello Cortina 1996
A historical perspective of informed consent in clinical practice and research
Nelson Marten P., Rich B - Oncology Nursing - 1999;15:81-88
BIBLIOGRAFIA:
IlIlIlIl c cono senso informato ininnnnnin iinffnfnfnfnfn erererermimimimiererererrrrisisisisi tittt caa
D’DDD Addio L., Vanzetta M., MMMMMMMMoococccccococoo hihhihihh SSismomoondndii i C.C.C. -- E EEEd:dd:d: M M MMc c cc GrGGrawaww H HHHililililll ll 2020202010101010
The origin of informed ccccooooononononnnoonsesessesesesesett
Mallardi V. - Acta otorhinnnnnnnnnnnnoooololo ararynynyny gogogoogollll l ItItItItalalaal - 22000000005;5;5;5; 225:5:31311112-2-22 323232277
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Fiori A. - Ed: Giuff rè 11199999999999 99
Il consenso informmmmmmmmmaatoo
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formazione 12
L’ictus cerebrale è, in Italia, per
dimensioni epidemiologiche e
rilievo sociale, uno dei più gravi
problemi sanitari ed assistenziali.
Rappresenta, infatti, la seconda
causa di morte a livello mondiale
e la terza nei paesi industrializza-
ti, dopo le malattie cardiovasco-
lari ed i tumori, nonché la prima
causa d’invalidità permanente e
la seconda causa di demenza.
Tra le complicanze dell’ictus,
quelle legate alla disfagia rive-
stono notevole importanza per
le loro possibili infl uenze sul re-
cupero funzionale dopo l’evento
acuto.
Per questo motivo, la letteratura
scientifi ca degli ultimi anni, che
si è occupata di questo specifi co
argomento, ha posto in rilievo
l’importanza di una corretta valu-
tazione della disfagia quale even-
to prognostico dell’evoluzione e
dell’outcome degli stessi pazienti.
Secondo i dati della letteratu-
ra scientifi ca, circa un terzo dei
pazienti ricoverati con ictus pre-
senta uno stato di malnutrizione,
situazione questa spesso attribu-
ibile anche al defi cit della deglu-
tizione che si verifi ca in una buo-
na percentuale di soggetti con
stroke.
Scopo dello studio: in questo
studio è stata considerata la di-
sfagia in una casistica di soggetti
con ictus in fase acuta; scopo del-
lo studio è di ricercare i fattori di
rischio correlati a tale condizione;
i risultati ottenuti sono proposti
come indicatori di prognosi per
prevenire le cause predisponenti
la disfagia e garantire ai pazienti
il miglior recupero funzionale.
Materiali e Metodi: per questo
studio sono state consultate le
cartelle cliniche di 146 pazienti
con diagnosi d’ictus in fase acu-
ta ricoverati presso la Stroke Unit
della Struttura Operativa Com-
plessa di Neurologia dell’ASL VCO
in una fi nestra temporale di sei
mesi. Da questo campione, non
selezionato, di soggetti, sono sta-
ti esclusi solo coloro che avevano
avuto un’insorgenza dei sintomi
superiore alle 48 ore rispetto al
momento del ricovero. Per ognu-
no di questi pazienti sono stati
raccolti: età, sesso, diagnosi, tem-
po di degenza, punteggio all’in-
gresso e alla dimissione/decesso
della Bedside Examination, pun-
teggio all’ingresso della Glasgow
Coma Scale e presenza o meno di
fattori di rischio per malattie ce-
rebrovascolari.
Per le valutazioni di signifi catività
statistica sono stati utilizzati: Test
T-di-Student e Test Chi-quadro,
considerando signifi cativi valori
di p<0,05, e il Coeffi ciente di cor-
relazione di Pearson.
Risultati: i 146 pazienti che co-
Approccio nutrizionale al paziente con ictus in fase acuta: studio retrospettivo e valutazione infermieristica della disfagia su 146 casi ricoverati in stroke unit
Candidata Elisa Pugliese
Relatore Dott. Angelo Villani
ABSTRACT DI TESI - Corso di Laurea in Infermieristica
formazione13
(foto Alberto Cataldi)
stituivano il nostro campione si
suddividevano in 71 maschi e 75
femmine. L’età media dei pazien-
ti è risultata essere di 74,82 anni.
Per quanto riguarda quest’aspet-
to si è osservata una discreta
diff erenza tra maschi e femmine
(maschi età media 71,07 anni e
femmine età media 78,37 anni): a
conferma di studi epidemiologi-
ci internazionali che dimostrano
come lo stroke in età avanzata sia
più frequente nel sesso femmi-
nile. Il 62,33% dei soggetti del
nostro campione aveva diagnosi
d’ictus ischemico, il 16,44% d’ic-
tus emorragico, il 17,12% di Mi-
nor Stroke e il 4,11% di TIA (Attac-
co Ischemico Transitorio).
La disfagia si è verifi cata nel
28,08% dei pazienti considerati,
dei quali 23 maschi e 18 femmi-
ne. L’età media dei pazienti di-
sfagici era nettamente superiore
(78,85 anni) rispetto a quella dei
pazienti che non hanno presen-
tato defi cit della deglutizione
(73,25 anni); questo dato ha rag-
giunto la signifi catività statistica
(p=0.009) e pertanto sembra con-
fermare come, l’“età avanzata”, sia
fattore predisponente, oltre che
per l’ictus, anche per la disfagia.
Dai risultati ottenuti sembra ap-
parire come il TIA e il Minor Stroke
siano condizioni protettive per la
disfagia in quanto in nessun caso
di TIA si è osservata tale condizio-
ne e c’è stata un’incidenza netta-
mente inferiore di tale disturbo
nel Minor Stroke, sia rispetto allo
Stroke Ischemico (p=0,017) sia
rispetto allo Stroke Emorragico
(p=0,006).
Si è inoltre ricercato un eventua-
le rapporto tra grado di disfagia
e livello di coscienza ed è emerso
un discreto grado di correlazio-
ne positiva tra BE e GCS (r=0,45);
questo dimostra come il livello
di coscienza sia importante per
mantenere un’adeguata funzio-
nalità deglutitoria.
Non si è verifi cato nessun caso di
disfagia nei pazienti che avevano
tra 51 e 60 anni mentre tra i sog-
getti disfagici che avevano tra i 61
e i 70 anni è risultato un punteg-
gio medio della GCS superiore in
termini statisticamente signifi ca-
tivi rispetto alle altre fasce d’età.
Questi dati sembrano andare ad
ulteriore conferma di come il fat-
tore di rischio “età avanzata” sia ri-
levante, sia per la disfagia sia per
lo stato di coscienza nei pazienti
disfagici.
Si è considerata la presenza di
fattori di rischio per l’ictus (iper-
tensione, diabete mellito, taba-
gismo, dislipidemie e cardiopa-
tie) sia nei pazienti difagici sia
in quelli non disfagici; i risultati
ottenuti hanno evidenziato come
il consumo di sigarette sia più
frequente, come stile di vita, tra
i pazienti disfagici che tra quel-
li non disfagici (p=0,014); dato
questo che potrebbe indicare il
tabagismo quale fattore favoren-
te la disfagia. Altro dato che si
è evidenziato durante lo studio,
e che ha rilevato dati statistica-
mente signifi cativi (p=0,0004),
formazione 14
CONCLUSIONI
Sia il codice deontologico
dell’infermiere all’articolo 6 che
il profilo professionale dell’in-
fermiere al punto 2 dell’artico-
lo 1 riconoscono all’infermiere
tra le sue funzioni anche quella
di prevenzione e di educazione
sanitaria……pertanto, e anche
alla luce dei risultati ottenu-
ti da questo studio, credo che
l’infermiere, oltre a contribuire
nell’individuazione dei soggetti
a rischio di malnutrizione, deb-
ba impegnarsi nel sensibilizzare
quanto più possibile i pazienti
colpiti da ictus sull’importanza
di una corretta alimentazione e
della conduzione di sani stili di
vita non solo al fine di prevenire
l’insorgenza di gravi patologie
come l’ictus ma anche al fine di
recuperare quanto più efficace-
mente possibile quell’autono-
mia che spesso molte patologie
fanno perdere.
è la ridotta presenza di soggetti
con dislipidemia tra i soggetti di-
sfagici; dato questo che risulta di
diffi cile interpretazione e che ri-
mane, pertanto, da approfondire
ulteriormente.
Nello studio si è inoltre evidenzia-
to come la disfagia sia un fattore
di rischio elevato per la mortalità
dopo un ictus in quanto dei 105
pazienti non disfagici nessuno è
deceduto mentre tra i 41 pazienti
con defi cit della deglutizione si
sono verifi cati 7 decessi durante
la degenza; alla valutazione di si-
gnifi catività statistica questa dif-
ferenza è risultata notevolmente
signifi cativa (p<0,001).
Si sono voluti comparare i pun-
teggi alla GCS dei pazienti con
disfagia per analizzare se i sog-
getti deceduti fossero quelli con
il grado di coscienza più basso: i
risultati di tale analisi non hanno
raggiunto la signifi catività stati-
stica confermando quindi che la
sola compromissione dello stato
di coscienza non risulta essere
necessariamente un fattore pro-
gnostico negativo.
Analizzando i fattori di rischio per
l’ictus come interferenti sul recu-
pero della deglutizione si è osser-
vato come i pazienti con diabete
mellito, dislipidemie o che face-
vano uso di tabacco presenta-
vano, durante la degenza, scarsi
miglioramenti, mentre valori sta-
tisticamente signifi cativi di recu-
pero della funzione deglutitoria
avvenivano nei pazienti ipertesi
(p=0,016) e nei pazienti cardio-
patici (p=0,045).
Questo dato va a sottolineare
come, nel valutare i processi le-
gati all’alimentazione nel pazien-
te con ictus, non vada ricercata
solo la disfagia, in quanto questa
rappresenta solo una parte del
capitolo più vasto relativo alla
nutrizione.
(foto Alberto Cataldi)
clinica infermieristica15
Parte I: Normativa di riferimento, la donazione di organi (procurement)
Evoluzione di una nuova fi gura professionale nel percorso di donazione e trapianto: Transplant Nurse Coordinator (Coordinatore Clinico Trapianti)
A cura di Viviana Portaluppi
Infermiera e Consigliere IPASVI Novara VCO
La donazione, il prelievo, il
trapianto, sono tematiche forti
che comprendono aspetti
giuridici, tecnico scientifi ci,
professionali, etico deontologici,
culturali.
Parlare di donazione di organi
non è facile. L’atto della
donazione, uno dei più nobili che
l’essere umano possa compiere,
è inevitabilmente legato ad un
momento di profondo dolore
per coloro che hanno appena
perso una persona cara. Quando
si parla di donazione, non si
possono usare termini che
feriscono: le frasi, vanno misurate
e bilanciate, i concetti dosati con
molta cautela.
Prima di procedere , è doverosa
una precisazione: siamo in una
fase transitoria prevista dall’art.
23 della L.91 del 1999. Prima della
applicazione del silenzio-assenso,
deve essere data la possibilità (
non l’obbligo) ai cittadini italiani
di esprimere la propria volontà.
Chi non si esprime, lascia la
possibilità di opporsi ai familiari.
La Legge del 1° aprile 1999
n. 91 riguardante Disposizioni
in materia di prelievi e di
trapianti d’organi e tessuti ha
introdotto nuove prospettive
e nuovi orizzonti nel campo
dell’organizzazione dei trapianti
e del procurement di organi e
tessuti, sia da vivente che da
cadavere.
clinica infermieristica 16
La legge indica, tra le altre cose,
i principi organizzativi da attuarsi
a più livelli compreso quello
locale, introducendo la fi gura del
coordinatore locale.
Il coordinatore locale del prelievo,
in Italia è una fi gura medica e
può avvalersi di “collaboratori”.
Nella nostra realtà, tali fi gure
collaborative, sono di estrazione
infermieristica, e una giusta
col laborazione/integrazione
tra le due fi gure è alla base del
raggiungimento di un risultato
terapeutico ottimale.
Analizzando il profilo
professionale risulta evidente
come l’infermiere sia
impegnato in diversi settori:
assistenziale, rivolto al
potenziale donatore e alla
famiglia – organizzativo,
inerente al coordinamento
del prelievo e del trapianto
– relazionale, di supporto
e di sostegno alla famiglia
del donatore attraverso
l’elaborazione del lutto –
educativo formativo, nei
confronti del personale
sanitario e nei confronti della
società – di ricerca, rivolta
allo studio e all’analisi dei
processi sanitari e non inerenti
al procurement degli organi.
Gli infermieri rappresentano il per-
no del procurement, sono infatti i
primi a stabilire una relazione con
i familiari del potenziale donatore
di organi. Sono il principale grup-
po di professionisti della salute che
riconosce la potenzialità della do-
nazione di organi.
L’agire dell’infermiere all’interno
dell’attività di procurement, rispec-
chia ciò che viene individuato sia
dal Profi lo Professionale sancito
dal D.M. n° 739 del 1994 che de-
fi nisce l’assistenza infermieristica di
natura tecnica, relazionale ed edu-
clinica infermieristica17
cativa, sia dal Codice Deontologico
dell’infermiere approvato dal Co-
mitato centrale della Federazione e
dal Consiglio nazionale dei Collegi
IPASVI nel gennaio 2009.
In questi due documenti la profes-
sione si impegna nella costruzione
di un rapporto fi duciario che ga-
rantisce la relazione d’aiuto rivolta
al paziente ed ai suoi familiari.
Il Codice Deontologico tratta in
due articoli il tema specifi co dei
trapianti, al Capo IV, art. 39: L’infer-
miere sostiene i familiari e le persone
di riferimento dell’assistito, in par-
ticolare nella evoluzione terminale
della malattia e nel momento della
perdita e della elaborazione del lut-
to, ed art. 40: L’infermiere favorisce
l’informazione e l’educazione sulla
donazione di sangue, tessuti ed or-
gani quale atto di solidarietà e so-
stiene le persone coinvolte nel dona-
re e nel ricevere.
Il Codice Deontologico presuppo-
ne una visione etica ed una condi-
visione di valori da parte di tutto il
gruppo di professionisti. L’autono-
mia e l’assunzione di responsabili-
tà dei professionisti trovano nelle
norme deontologiche un suppor-
to, ma sicuramente la qualità del-
le decisioni del singolo infermiere
dipendono molto dalla sua matu-
rità etica. Queste sono le basi dalle
quali deve nascere la relazione di
aiuto e lo specifi co ruolo profes-
sionale che l’infermiere impegnato
nel procurement deve occupare
nei confronti dei familiari del po-
tenziale donatore di organi.
La risorsa infermieristica riveste
un ruolo importante nel sistema
donazione/trapianto che diventa
sempre più impegnativo sia per
aspetti organizzativi che clinici ma,
fondamentale è che vi sia un’ade-
guata integrazione operativa tra
medico ed infermiere. Il livello di
autonomia e responsabilità infer-
mieristica in questo processo di-
pendono dal livello di competenza
raggiunto e dal rispetto di quanto
per legge demandato ad altri ruoli
professionali.
Alcuni lavori hanno evidenziato
l’importanza di una adeguata pre-
parazione per poter aff rontare nel
miglior modo possibile il doloroso
processo della donazione di or-
gani. A livello nazionale, il Centro
Nazionale Trapianti dell’Istituto
Superiore di Sanità, ha attivato un
percorso formativo per le varie fi -
gure sanitarie che operano nell’at-
tività di donazione trapianto de-
nominato Transplant Procurement
Management (TPM) che abbraccia
tutto il percorso della donazione di
organi e tessuti.
Vorrei chiudere questa prima par-
te pubblicando lo stralcio di una
lettera scritta da alcuni colleghi
di sala operatoria, pubblicata su
“I quaderni” de L’Infermiere n°19
aprile 2007: “ … Poi quando tutti se
ne sono andati restiamo noi, infer-
mieri di sala operatoria, aff accenda-
ti attorno ad un corpo vuoto di ogni
cosa, ma non della dignità; è per noi,
come professionisti, la consapevo-
lezza dell’atto terapeutico che tra
poco si compirà in altre sale opera-
torie; e questo resta comunque un
momento di grande e di autentica
solidarietà umana e noi che siamo
grati di avere l’opportunità di parte-
cipare attivamente a questo evento”.
L’obiettivo da raggiungere lavoran-
do in squadra … Il trapianto.
clinica infermieristica 18
Epidemia ObesitàStudio della popolazione pediatrica novarese, prevenzione ed educazione sanitaria
Veronica Guerini
Infermiera Pediatrica, Ospedale Maggiore Policlinico,
Mangiagalli e Regina Elena, Milano
Con la collaborazione di:
Antonella Petri, Gianni Bona, Teresa Bordone
Corso di Laurea in Infermieristica Pediatrica,
Università del Piemonte Orientale, Novara
Abstract: L’obesità rappresenta
uno dei più importanti problemi
di salute pubblica a livello mon-
diale e sta assumendo le caratteri-
stiche di una vera e propria epide-
mia che interessa non solo i paesi
industrializzati, ma anche quelli in
via di sviluppo con conseguente
incremento della spesa pubblica
sanitaria nei prossimi anni.
Scopo dello studio: eff ettuare
un’indagine di screening per so-
vrappeso e obesità tra bambini
residenti in Novara, descrivere le
abitudini alimentari e gli stili di
vita della popolazione e defi nire
l’eventuale utilità di un progetto
di intervento relativo a consigli
dietetici e al dispendio energetico
rivolto a insegnanti e famiglie.
Materiali e metodi: elaborazio-
ne e distribuzione di un libretto
illustrante le fi nalità del progetto
contenente un questionario per
raccogliere dati relativi alle abitu-
dini alimentari e all’attività moto-
ria. Rilevazione di peso e statura
con pesa e statimetro portatile
nelle scuole di appartenenza.
Casistica: comprende 616 ra-
gazzi, 310 maschi e 306 femmine
frequentanti le classi III e V ele-
mentare, I e II media di 10 scuole
pubbliche di Novara, 5 ubicate in
centro città e 5 in periferia.
Risultati: Dall’elaborazione dei
dati ottenuti risulta che il 24,4%
della popolazione esaminata è
sovrappeso o obeso, in particola-
re sono in sovrappeso il 28,1% dei
maschi e il 20,6% della femmine.
Anche nel gruppo dei bambini
provenienti da paesi extracomu-
nitari la prevalenza del sovrappe-
so è risultata del 24,1%.
Mediante questionario è stato
inoltre possibile ottenere infor-
mazioni circa le abitudini alimen-
tari e l’attività fi sica dei ragazzi. È
comune a tutta la popolazione
un basso consumo di frutta e ver-
dura, un’ eccessiva assunzione di
snack dolci e salati molto calorici
e di fuori pasto. Questa situazione
di eccessivo introito calorico è ac-
compagnata ad una scarsa attività
fi sica. Il 57,1% dei normopeso pra-
tica più di 2 ore di attività sportiva
regolare alla settimana, la percen-
tuale si riduce al 32,1% nella po-
polazione dei soggetti obesi.
Trascorrono più di 2 ore al giorno
davanti a TV, computer, videogio-
chi il 37,6% dei ragazzi normope-
so e il 68,3% degli obesi.
Conclusioni: questi risultati evi-
denziano che le scorrette abitu-
dini alimentari e dello stile di vita
sono presenti sia nella popola-
zione normopeso che negli obesi
e confermano la necessità di un
intervento terapeutico precoce in
età infantile al fi ne di prevenire,
nelle età successive, l’obesità e le
patologie ad essa correlate.
clinica infermieristica19
Introduzione
Obesità e sovrappeso rappresen-
tano un’importante sfi da per la
salute pubblica in tutto il mondo.
(1) Il crescente interesse è dovuto
sia all’ampia diff usione nei paesi
industrializzati e in quelli in via di
sviluppo, sia all’ormai riconosciuta
associazione con l’obesità in età
adulta e con patologie croniche e
degenerative.
Nei Paesi industrializzati l’obesità
dell’età evolutiva rappresenta la
più frequente causa di malnutri-
zione con una prevalenza stimata
oltre il 20%, mentre in Asia e in
Africa è inferiore al 10%. L’Italia
è proprio il paese europeo con il
più alto tasso di obesità infantile
(36%).
I fattori genetici sottendono la re-
golazione dell’appetito e del gras-
so corporeo; l’esistenza di una pre-
disposizione genetica all’obesità è
sostenuta da numerose evidenze
scientifi che.(2) Tuttavia il recente
e rapido incremento della preva-
lenza dell’obesità non può essere
spiegato solo dai cambiamenti
nell’assetto genetico ma sicura-
mente attribuito ai cambiamenti
intercorsi nell’ambiente e nello
stile di vita: la dieta ad alto con-
tenuto calorico e la sedentarietà
sono i fattori che maggiormen-
te contribuiscono al’insorgenza
dell’obesità.(3)
Le abitudini di vita del bambino
sono attualmente infl uenzate in
modo importante da televisione,
videogiochi, computer che occu-
pano il tempo che invece dovreb-
be essere dedicato allo sport ed al
movimento.
Contrariamente a quanto si cre-
deva fi no ad alcuni anni or sono,
l’obesità del bambino e dell’adole-
scente non è da considerarsi uno
stato di benessere fi sico,(4) bensì
una condizione che può condur-
re, oltre al persistere dell’obesità
in età adulta, ad una vasta serie
di complicanze a breve e lungo
termine, in particolare diabete di
tipo 2, iperlipidemia, ipertensione
(5), colelitiasi, aterosclerosi, malat-
tie cardiovascolari, disturbi artico-
lari, respiratori e gastrointestinali.
Poiché non esistono ancora cure
miracolose, anzi uscire da una
condizione di obesità è un percor-
so molto lungo ed impegnativo, la
prevenzione risulta essere il meto-
do migliore per contrastare que-
sta patologia.(6)
Da tutte queste considerazioni e
poiché l’obesità è una patologia
tanto diff usa e pericolosa è nato
lo studio.
Materiali e metodi
Lo studio è stato condotto nel
mese di Maggio 2009 su un cam-
pione di bambini frequentanti le
classi III e V elementare, I e II me-
dia di 10 scuole pubbliche di No-
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
clinica infermieristica 20
vara, 5 ubicate in centro città e 5
in periferia. La scelta delle scuole
era fi nalizzata ad ottenere una
campione rappresentativo della
popolazione.
Nei mesi precedenti lo studio è
stato elaborato e stampato un li-
bretto illustrante le fi nalità dello
studio, prevenzione dell’obesità e
delle sue complicanze e la moda-
lità di rilevazione delle misure nei
bambini e ragazzi. Nel libretto era
inserito un questionario compo-
sto da 11 domande chiuse a rispo-
sta multipla e 4 domande aperte,
scelto per la sua rapidità e pratici-
tà, per raccogliere dati relativi alle
abitudini alimentari e all’attività
motoria (Figura 1).
Poiché i soggetti presi in esame
erano minorenni, è stata conse-
gnata ai genitori anche un’infor-
mativa per il trattamento dei dati
personali (ai sensi dell’art. 13 del
D.Lgs 196/2003) e il consenso in-
formato, da consegnare fi rmato in
caso di assenso. Inoltre per ogni
studente è stato redatto un refer-
to per i genitori in cui sono stati
apportati i valori rilevati e si è data
possibilità di essere seguiti presso
la struttura della Clinica Pediatrica
dell’Ospedale Maggiore di Nova-
ra.
I questionari sono stati consegna-
ti nelle scuole circa 7 giorni prima
della visita al fi ne di permettere
ai genitori un’accurata compila-
zione. Gli operatori che hanno
eseguito le misurazioni sono sta-
ti preventivamente addestrati e
sono stati uniformati i metodi di
rilevazione al fi ne di minimizzare
gli errori. Ogni bambino è stato
misurato con i soli indumenti inti-
mi in ambiente tranquillo al fi ne di
evitare possibili disagi e ridurre il
rischio di errori di trascrizione del-
le misure. Le misurazioni di statura
e peso sono state rilevate median-
te statimetro portatile e bilancia.
La valutazione del grado di obesi-
tà e sovrappeso è stata eff ettuata
mediante calcolo dell’ Indice di
Massa Corporea (BMI= peso (Kg) /
altezza (m) ²). Le variabili statura,
peso e BMI sono state riportate sui
Centili Italiani di riferimento per
età e sesso elaborati da Cacciari
nel 2006.
Risultati
La casistica dello studio compren-
de 616 ragazzi, 310 maschi e 306
femmine.
Globalmente il 60% delle famiglie
ha aderito allo studio, con un va-
lore minimo del 31% in una scuola
media del centro; tale percentuale
di partecipazione da parte delle
famiglie è notevolmente inferiore
all’atteso nonostante la sensibi-
lizzazione ai genitori e il libretto
distribuito precedentemente lo
studio, segno probabilmente di
sottostima del problema obesità
o retrosia e vergogna nel ricono-
scere la presenza del problema.
Il 18,8% della casistica era com-
posta da bambini e ragazzi ex-
tracomunitari, percentuale mag-
giore rispetto a quella presente
nella popolazione novarese di età
compresa tra 8-13 anni stimata
al10,2%.
Dall’elaborazione dei dati ottenuti
risulta che il 24,4% della popola-
zione esaminata è sovrappeso o
obeso, in particolare sono in so-
vrappeso il 28,1% dei maschi e il
20,6% della femmine. (Figura 2).
Due studi analoghi condotti sul-
la popolazione Torinese nel 1977
e nel 1999 riportavano una pre-
valenza del sovrappeso rispetti-
vamente del 12% e del 24% nei
maschi e dell’8% e del 19% nelle
femmine.La distribuzione di obe-
sità e sovrappeso nel gruppo di
bambini extracomunitari è simile
a quella di bambini italiani (6% vs
6,8% per obesità e 18,1% vs 17,6%
per sovrappeso).
clinica infermieristica21
Dal confronto con altri studi con-
dotti recentemente in Italia, il
dato è drammatico: il trend di so-
vrappeso nel corso degli ultimi 30
anni risulta essere in continuo au-
mento nonostante molto sia stato
fatto in termini di prevenzione e
diff usione di informazioni circa il
problema obesità. (Figura 3).
Mediante il questionario è stato
inoltre possibile ottenere informa-
zioni circa le abitudini alimentari e
l’attività fi sica dei ragazzi.
Tutti i bambini assumono 3 o più
pasti al giorno ed in particolare
pranzo e cena sono assunti dal-
la totalità dei bambini mentre la
colazione dal 93% della popola-
zione. Gli obesi e i sovrappeso di-
chiarano meno frequentemente
di consumare la colazione rispetto
ai normopeso (87,8% vs 85,3% vs
95,7%). Il 30% della popolazione
(25,5% degli italiani e 47% degli
stranieri) dichiara di assumere fuo-
ri pasto prevalentemente costituiti
da snack dolci e anche gli spuntini
di metà mattina e metà pomerig-
gio sono prevalentemente scelti
tra gli snack più calorici quali me-
rendine, panini, pizzette,focacce e
patatine spesso associati a succhi
di frutta e the freddi.
Il 100% della popolazione, sia
italiana che straniera, dichiara di
consumare il pranzo e il 99,8% la
cena. Molto limitato è il consumo
di verdura (50% tra italiani e stra-
nieri) e frutta (67,3%). Analizzan-
do la composizione dei pasti tra
obesi, sovrappeso e normopeso
non abbiamo rilevato diff erenze
sulla composizione dei pasti. Tutti
assumono primo e secondo, pane
e frutta sono assunti in maggior
quantità dai soggetti obesi ma
tutti presentano una ridotta as-
sunzione di verdura. Nella cena,
rispetto al pranzo, si riscontra una
aumento del consumo di verdura,
probabilmente perché utilizzato
come contorno, rispetto al pranzo
(58,6% vs 51,6%). Gran parte della
popolazione non assume la giusta
quantità di pasta, ossia una por-
zione, ma eff ettua spesso il “bis”
(non fanno mai il bis solo il 41,7%
della casistica).
L’abitudine di mangiare fuori ora-
rio è piuttosto diff usa, sia tra ita-
liani (31,3%) che stranieri (43,5%)
e gli alimenti più frequenti sono
caramelle, biscotti, cioccolatini,
merendine e panini. Tra gli obesi
il 39% dichiara di mangiare fuori
orario, percentuale leggermente
superiore a quella di sovrappeso
(37,6%) e normopeso (32,2%). Più
della metà della casistica (63,8%)
dichiara di mangiare fuori casa
(nonni, zii, amici e altri); tale per-
centuale aumenta al 68,3% tra gli
obesi. L’acqua naturale è la be-
vanda più utilizzata per dissetarsi
(78,6%), sia tra italiani (75,6%) che
stranieri (91,3%), seguita da suc-
chi di frutta 30,9%, acqua frizzante
(27,5%) ed infi ne da bevande ga-
sate (24,4%). Gli stranieri, rispetto
agli italiani, dichiarano di assu-
mere più succhi di frutta (46,1%
vs 27,4%). Un maggior consumo
di bevande gasate è stato rileva-
to tra i bambini più grandi e tra
gli obesi.
La maggioranza della popolazio-
clinica infermieristica 22
CONCLUSIONI
1) Cali A, Caprio S 2008 Obesity in Children and Adolescents. J of Clinical Endocrinology & Metabolism Vol.93 (111): s31
2) Bona G, De Sanctis C, Regolazione dell’appetito, Ediz Centro studi auxologici, 2006; 121-124.
3) S. Bernasconi, L. Iughetti, L. Ghizzoni, Endocrinologia Pediatrica. Mc Graw Hill 2001
4) Caprio S, MD, Daniels S, Drewnowski A, Kaufman F, Palinkas L, Rosenbloom A, Schwimmer J. Infl uence of Race, Ethnic-
ity, and Culture on Childhood Obesity: Implications for Prevention and Treatment, a consensus statement of Shaping
America’s Health and the Obesity Society . Diabetes Care. Novembre 2008, Vol. 31, 11.
5) Rahmouni K, Correia ML, Haynes WG, Mark AL. Obesity-associated hipertension: new insights into mechanisms.
Hypertension. 2005, Vol. 45, 1 (9-14).
6) Maff eis C, Silvagni D, Consolaro A, Grezzani A. Inquadramento diagnostico dell’obesità. Area Pediatrica. Giugno 2005.
BIBLIOGRAFIA
I risultati ottenuti evidenziano che
le scorrette abitudini alimentari, os-
sia frequenti fuori pasto, eccessiva
assunzione di carboidrati come “bis”
di pasta e utilizzo di snack dolci e
salati, scarsa assunzione di frutta e
verdura, e uno scorretto stile di vita
sono presenti sia nella popolazione
normopeso che negli obesi. Questo
ci conferma che è diff usa una scarsa
conoscenza delle corrette abitudini
alimentari nella maggioranza delle
famiglie prese in esame e possiamo
supporre in tutta la popolazione.
La prevalenza dell’obesità e le alte-
rate abitudini alimentari e gli stili
di vita sono presenti anche nella
popolazione proveniente da paesi
extracomunitari, senza signifi cati-
ve diff erenze con la popolazione
novarese segno di come anche la
popolazione straniera acquisisce le
nostre cattive abitudini alimentari
e una scarsa abitudine all’attività
fi sica, forse dovute alle scarse con-
dizioni economiche e quindi all’im-
possibilità ad acquistare cibi freschi
e di prima scelta e a praticare sport
e attività fi siche.
L’attività motoria, pur essendo ben
rappresentata nel gruppo dei nor-
mopeso, è limitata tra gli obesi che
trascorrono il maggior numero di
ore davanti a TV, videogiochi e com-
puter. Si conferma la necessità di un
intervento terapeutico precoce in
età infantile al fi ne di prevenire, nel-
le età successive, l’obesità e le pato-
logie ad essa correlate.
Dovrebbe quindi essere attivato un
progetto di educazione sanitaria ri-
volto a genitori ed insegnanti fi na-
lizzato ad una corretta informazio-
ne sull’educazione alimentare e sui
sani stili di vita perché la prevenzio-
ne risulta essere ancora la “terapia”
migliore per combattere l’obesità e
le sue complicanze.
ne frequenta pizzerie e fast-food
meno di una volta al mese (59,2%).
Questa situazione di eccessivo in-
troito calorico è accompagnata ad
una scarsa attività fi sica. Il 57,1%
dei normopeso pratica più di 2 ore
di attività sportiva regolare alla set-
timana, la percentuale si riduce al
32,1% nella popolazione dei sog-
getti obesi. I metodi più utilizzati
per raggiungere la scuola sono la
macchina dagli italiani (58,7%) e la
camminata a piedi dagli stranieri
(77,4%). È tra i ragazzi delle medie
che aumenta l’uso della bicicletta
(16,1%). Il numero di ore trascorse
al giorno davanti a TV, computer,
videogiochi è in media 2,5. Trascor-
rono più di 2 ore al giorno davanti a
TV, computer, videogiochi il 37,6%
dei ragazzi normopeso e il 68,3%
degli obesi. (Figura 4).
legislazione23
La contenzione fisica è un argo-
mento controverso e comples-
so, ancora oggi molto dibattuto,
resta un problema di non facile
gestione per gli operatori sani-
tari.
Con quest’articolo si vuole fare
chiarezza, senza la pretesa di
essere esaustivi, su alcuni punti
essenziali.
In passato il ricorso alla conten-
zione faceva parte della routine
assistenziale all’interno dei ma-
nicomi; oggi la contenzione per-
siste soprattutto nelle strutture
geriatriche, nelle lungodegenze
e nelle case di riposo, ma vi si ri-
corre anche nelle strutture ospe-
daliere per acuti come rianima-
zioni, pronto soccorso, reparti
chirurgici, medicine generali. Se
da un lato il ricorso alla conten-
zione è ritenuto necessario per il
trattamento terapeutico, dall’al-
tro l’utilizzo di mezzi contenitivi
ha dato luogo a responsabilità
penali a carico degli operatori
sanitari1.
DEFINIZIONE: per contenzione
s’intende l’uso di forza fisica2, o
di mezzi meccanici3, o farmaco-
logici4, limitanti la sfera di liber-
tà di una persona, con partico-
La contenzione...un problema ancora aperto
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
Master in Metodologia e analisi
della responsabilità professionale nell'area infermieristica
1 Rodriguez, Medicina legale per infermieri, p. 219, Carocci, 2004.2 La contenzione fi sica fa riferimento al ricorso della forza fi sica e persegue lo scopo di aiutare il paziente a superare una situazione critica.3 La contenzione meccanica è quella che si esercita attraverso strumenti come le spondine del letto, cinture, polsiere o cavigliere, corpetti. E’ consentita unicamente quando destinata ad apportare un qualche benefi cio al paziente.4 La contenzione chimica o farmacologica è legata all’uso di farmaci psicoattivi. E’ ammissibile quando abbia natura di intervento sanita-rio, da evitare quando persegue fi nalità di controllo in persone di non facile gestione.
legislazione 24
lare riguardo alle sue capacità
di movimento, con la finalità di
garantire la corretta esecuzione
di un trattamento diagnostico o
terapeutico o per assicurare l’in-
columità dell’assistito o di per-
sone terze.
RIFERIMENTI LEGISLATIVI:
in passato il legislatore, attra-
verso la norma, Regio Decreto
615/1909, specificava che il ri-
corso ai mezzi coercitivi, da par-
te degli infermieri era consenti-
to solo in casi eccezionali e con
il permesso scritto dei medici.
L’articolo 60 dello stesso decre-
to prevedeva anche che,... Nei
manicomi debbono essere aboli-
ti o ridotti ai casi assolutamente
eccezionali i mezzi di coercizione
degli infermi e non possono esse-
re utilizzati se non con l’autoriz-
zazione scritta del direttore o di
un medico dell’istituto.
Il R.D. 615/1909 è stato abrogato
dalla legge n. 180 del 1978.
Altri riferimenti sono contenu-
ti nell’art. 32 della Costituzione
che recita: La Repubblica tutela
la salute come fondamentale di-
ritto dell’individuo e interesse del-
la collettività, e garantisce cure
gratuite agli indigenti. Nessuno
può essere obbligato a un deter-
minato trattamento sanitario
se non per disposizione di legge.
La legge non può in nessun caso
violare i limiti imposti dal rispetto
della persona umana.
Sempre la Costituzione italiana
all’art. 13: La libertà persona-
le è inviolabile. Non è ammessa
nessuna forma di detenzione …
omisiss… E’ punita ogni violenza
fisica e morale sulle persone co-
munque sottoposte a restrizione
di libertà.
L’art. 41 della legge n. 354 del 26
luglio 1975 afferma: “Non può
essere usato alcun mezzo di co-
ercizione fisica se non espressa-
mente previsto dal regolamento
e comunque non vi si può far ri-
corso a fini disciplinari, ma solo
al fine di evitare danni a persone
o cose o di garantire l’incolumi-
tà del soggetto. “L’uso deve es-
sere limitato, al tempo stretta-
mente necessario, e deve essere
costantemente controllato dal
sanitario”.
L’articolo 82 del DPR n. 230 del
30 giugno 2000 afferma: “La co-
ercizione fisica, consentita per le
finalità indicate dal comma ter-
zo dell’art. 41 citato, si effettua
sotto controllo del sanitario con
l’uso dei mezzi impiegati per le
medesime finalità presso le isti-
5 Nursing Oggi, 2001, 4: 62-666 D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005.
(foto Alberto Cataldi)
legislazione25
tuzioni ospedaliere pubbliche”.
Il Codice Penale prevede situa-
zioni nelle quali la contenzio-
ne è giustificata come l’art. 51
“Esercizio di un diritto o adem-
pimento di un dovere” o l’artico-
lo 54 “Stato di necessità”.
Vale la pena evidenziare che lo
stato di necessità, previsto dal
nostro codice penale, legitti-
ma un soggetto all’azione (nel
nostro caso, contenere!!) indi-
pendentemente da una mani-
festazione di volontà da parte
del soggetto passivo, cioè senza
l’espressione del consenso. Na-
turalmente il ricorso allo stato di
necessità richiede l’esistenza di
tutti i requisiti previsti dalla leg-
ge come l’attualità del pericolo
di danno grave alla persona (va-
lutazione ex ante) e la non evi-
tabilità del pericolo. La conten-
zione deve apparire come unico
mezzo che il sanitario possiede
per fronteggiare il pericolo.
Evidentemente il legislatore
vuole stringere il campo di ope-
ratività della norma. Nel caso
invece la contenzione fosse so-
stenuta per sopperire a carenze
organizzative del personale sa-
nitario, si possono configurare
i reati di sequestro di persona
(art. 605 c.p.), violenza privata
(art. 610 c.p.) e maltrattamenti
(art. 572).
RIFERIMENTI DEONTOLOGI
CI: il codice deontologico degli
infermieri (2009), pone l’accen-
to anche sugli aspetti della con-
tenzione. L’articolo 30 evidenzia
che l’infermiere si adopera affin-
ché il ricorso alla contenzione
sia evento straordinario, soste-
nuto da prescrizione medica o
da documentate valutazioni as-
sistenziali.
Il Codice deontologico procla-
ma che la contenzione è inac-
cettabile quando è un’implicita
risposta alle necessità istituzio-
nali.
L’infermiere, in assenza della
prescrizione, (Codice Deonto-
logico . . . sostenuto da prescri-
zione medica o da documenta-
te valutazioni assistenziali) può
applicare le misure contenitive
se ne ravvisa la necessità, moti-
vando e documentando quan-
to attuato, in particolar modo
rispetto al processo valutativo
che ha condotto all’attivazione
della contenzione.
Quali responsabilità per gli
operatori?
La giurisprudenza, in una non
recentissima sentenza, (Tribu-
nale di Milano, 4 aprile 1979)
ha stabilito la legittimità della
contenzione fisica quando il suo
ricorso, è motivato da necessità
terapeutiche.
Possiamo definire la contenzio-
ne come un atto medico pre-
scrittivo pertanto, la decisione
di contenere un paziente, deve
essere riportata nella cartel-
la medica e infermieristica. La
prescrizione deve chiaramente
indicare: la motivazione che ha
portato alla contenzione, il mez-
zo contenitivo adottato e la du-
rata.
Alla luce di quanto sopra, l’uti-
lizzo di un metodo di contenzio-
ne, se strettamente necessario,
deve essere appropriato e ben
documentato, oltre che limita-
to nel tempo. E’ raccomanda-
ta l’adozione di un protocollo
multidisciplinare per la gestione
della contenzione fisica per ga-
rantire la correttezza del tratta-
mento oltre che monitoraggio
temporale per tutelare utenti e
operatori5.
La responsabilità della prescri-
zione del trattamento è medica
e deriva da una valutazione at-
tuale, l’infermiere è responsabi-
le della corretta attuazione e del
controllo, che può esercitare an-
che attraverso l’utilizzo dell’ope-
ratore di supporto (OSS).
Tuttavia la decisione di applica-
re o meno la contenzione deve
scaturire da una valutazione col-
legiale che trova giustificazione
giuridica solo quando consiste
in un trattamento terapeutico o
preventivo6.
L’uso dei mezzi di contenzione,
sia fisica sia farmacologica, è
vietato per i pazienti in età pe-
diatrica, divieto sancito dalla
“Carta dei diritti del bambino
ricoverato in ospedale” del Con-
siglio d’Europa.
E’ corretto rilevare anche la
possibile responsabilità dei di-
rigenti di struttura, rispetto alla
congruità del personale per ga-
rantire un’adeguata assistenza
e un appropriato monitoraggio
dell’uso di mezzi contenitivi. La
sentenza di Corte di Cassazione
n.27882/2003 riporta che l’eco-
nomicità della gestione di una
casa di riposo per anziani, non
può giustificare alcun deficit di
assistenza, ciò al fine di evitare
che i mezzi di contenzione, in-
vece che misura straordinaria
e temporanea, diventino stru-
mento abituale di compensazio-
ne a carenze di organico7.
Utile ricordare l’articolo 40,
comma 2, del codice penale
che afferma: “Non impedire un
evento che si ha l’obbligo giuri-
dico di impedire, equivale a ca-
gionarlo”.
7 M. Marin, Sole 24 Ore Sanità, p. 27, 13-19 marzo 2007.
legislazione 26
BIBLIOGRAFIA
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2.Professione Infermiere, marzo 2009, 1: 40-42
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5. Zanetti E., Costantini S., Uso dei mezzi di contenzione fi sica, Gruppo di ricerca di Geriatria, 2001
6. D. Rodriguez, Medicina legale per infermieri, Carocci Faber, Roma, 2005
7. M. Schiavon, La contenzione. Il recupero della centralità della persona assistita. L’assistenza, la sicurezza, Lithos,
Roma, 2006
8. Best Practice, Contenzione fi sica, volume 6, Issue 3-4, 2002
9. Codice deontologico dell’Infermiere, 2009
10. Codice Penale
Quali avvertenze adottare?
❏ La contenzione NON può es-
sere imposta per più di 12 ore
consecutive salvo che non lo ri-
chiedano le condizioni del sog-
getto
❏ Durante il periodo di con-
tenzione garantire al paziente
la possibilità di movimento per
non meno di 10 minuti ogni 2
ore
❏ Ogni 3-4 ore valutare l’even-
tuale insorgenza di effetti dan-
nosi, direttamente attribuiti alla
contenzione, come abrasioni,
ulcerazioni, edemi, ematomi etc.
❏ La sicurezza ed il comfort del
paziente sono aspetti da perse-
guire per tutta la durata della
contenzione
❏ Quanto sopra deve essere
sempre opportunamente do-
cumentato, anche attraverso
schede di monitoraggio chiare,
rispetto a quanto messo in atto
dagli operatori oltre che alle
condizioni della persona assisti-
ta.
L’infermiere, responsabile
dell’assistenza, dovrà garantire
la corretta applicazione della
contenzione, coinvolgendo nel-
la pianificazione, sia i colleghi,
sia il medico, che il personale di
supporto.
leg
RACCOMANDAZIONISono state proposte alcune raccomandazioni sulla base dei risultati di alcuni studi di livello III e IV:
1.Ridurre la variabilità che esiste nella pratica clinica (è raccomandato che le organizzazioni e gli erogatori di assistenza adottino un me-todo standardizzato nell’uso dei dispositivi per la contenzione fi sica)
2.Ridurre il rischio di ferita• La contenzione fi sica dovrebbe essere usata
soltanto come ultima risorsa e soltanto quan-do i potenziali benefi ci sono più grandi del danno potenziale
• Se deve essere usata la contenzione fi sica, è raccomandato che sia impiegato il minimo li-vello di contenzione che assicura la sicurezza della persona, o che facilita il trattamento
• Una volta iniziata, l’esigenza della contenzio-ne fi sica dovrebbe essere rivalutata regolar-mente
Joanna Briggs Istitute Physical Restraint- Part 1: Use in Acute and Residential Care Facilities Systematic Review.
interviste27
Presentazione della sede di Novara del corso di laurea in infermieristica dell'università del Piemonte Orientale "A. Avogadro"
A cura di Luciano Giroldini
Infermiere Coordinatore e Consigliere IPASVI Novara VCO
Si riprendono le interviste
dedicate alle presentazioni
dei Corsi di Laurea
delle nostre Professioni.
L'intervista di questo numero
è rivolta al Coordinatore del
Corso di Laurea
in Infermieristica di Novara,
Dottoressa Barbara Suardi.
BREVE PRESENTAZIONE
ITER FORMATIVO
Nata nel 1971. Divenuta infermie-
ra nel 1992 ho svolto attività clini-
ca in Unità Coronarica dell'azien-
da ospedaliera Maggiore della
Carità di Novara fi no al 2002. Negli
anni di esperienza clinica ho ap-
profondito la mia formazione con
una specializzazione in area critica
ed emergenza a Torino. Succes-
sivamente ho svolto attività pro-
fessionale in Uffi cio Qualità della
stessa Azienda, dove mi occupa-
vo di gestione del Rischio Clinico
e di Gestione per Processi. La mia
formazione è continuata con un
diploma di Scuola Universitaria
Diretta a Fini Speciali per Infer-
mieri Insegnanti e Dirigenti (IID) e
laurea Magistrale in Scienze Infer-
mieristiche ed Ostetriche presso
l'Università degli Studi di Milano
nel 2005. Dal 2008 mi sono dedi-
cata alla formazione universitaria
della professione infermieristica
con il Coordinamento della Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristi-
che ed Ostetriche e con il Coordi-
namento della Laurea in Infermie-
ristica dell'Università del Piemon-
te Orientale. Gli ambiti di interesse
sono quindi stati la Didattica e la
pratica dell’EBN, che ho appro-
fondito con corsi universitari di
perfezionamento e di II livello.
Insegno dal 1996 presso i corsi di
Ostetrica e Infermiere e da alcu-
ni anni anche nel corso di Laurea
Magistrale in Scienze Infermieristi-
che ed Ostetriche. Parallelamente
alle attività di docenza formale mi
sono occupata di formazione con-
tinua delle Professioni Sanitarie
con collaborazioni aziendali e con
l'università Bocconi. Dal 2003 ho
svolto attività di consulenza per
aziende sanitarie nell'ambito della
gestione per processi.
interviste 28
PRESENTAZIONE
DELLO STAFF
Lo staff del Corso di Laurea in
Infermieristica – Sede di Novara
è costituito da un gruppo di 12
tutor pedagogiche di ricca espe-
rienza e formazione.
Sette sono coordinatori infermie-
ristici.
Lo staff proviene interamente
dall'esperienza di tutoraggio
clinico ed affi ancamento degli
studenti nell'ambito clinico. Il
gruppo comprende Tutor con
formazione specifi ca destinata
alla didattica tutoriale (master
in tutoring), al coordinamento e
laureati magistrali. Alcune sono
attualmente in formazione. L'età
media è di circa 40 anni, con oltre
20 anni di anzianità media lavo-
rativa.
Cinque tutor pedagogiche sono
dedicate al primo anno , due del-
le quali di recente inserimento.
Quattro sono dedicate al II anno
di corso e tre al III anno.
Il modello organizzativo di lavo-
ro che è stato condiviso consen-
te di gestire le attività proprie
del gruppo di studenti aff erenti
all'anno di corso ma anche di ga-
rantire la conoscenza delle pro-
blematiche aff erenti al corso di
Laurea e l’integrazione fra tutor
pedagogiche e tutor clinici aff e-
renti ai reparti sedi di tirocinio.
Lo staff garantisce a oltre 450
studenti aff erenti alla sede di No-
vara:
■ la consulenza pedagogica, in-
dirizzando gli studenti verso il
raggiungimento di obiettivi di
apprendimento diff erenziati per
anno di corso,
■ il supporto disciplinare, garan-
tendo il confronto basato su una
profonda esperienza clinica,
■ la gestione degli aspetti orga-
nizzativi del tirocinio, dell'attività
di laboratorio e di una parte delle
lezioni teoriche.
Il gruppo tutoriale pedagogi-
co si avvale principalmente di
momenti di presenza in reparto
durante i quali favoriscono la di-
scussione di casi clinici reali e la
comunicazione Università-sedi
di tirocinio clinico, della didattica
di laboratorio (esercitazioni pra-
tiche e simulazioni di esperienze
di tirocinio), del lavoro a piccoli
gruppi per attività di revisione
dell'esperienza di tirocinio e del-
la didattica d'aula tradizionale.
Alcune tutor pedagogiche sono
docenti dei Corsi di Laurea delle
Professioni Sanitarie.
La sede del corso di Laurea ha al
suo attivo la collaborazione con
oltre duecento tutor clinici e af-
fi ancatori distribuiti in numerose
sedi di tirocinio presenti nel qua-
drante.
(ft
Alb
tC
tld
i)
interviste29
LA SEDE DI NOVARA
DEL C.L. NEL CONTESTO
UNIVERSITÀ 'A.AVOGADRO':
LOGICHE DI COLLABORAZIONE
E OBIETTIVI GENERALI
L'università del Piemonte Orien-
tale, nell'ambito della Facoltà
di Medicina Chirurgia e Scienze
della Salute, ha previsto un'orga-
nizzazione su sei sedi. Novara è
la sede di maggiore dimensione,
nella quale le lezioni teoriche av-
vengono in presenza del docente,
mentre le sedi staccate utilizzano
la teledidattica per garantire le
lezioni teoriche allo studente. Il
piano di studi comprende le di-
scipline teoriche e le attività prati-
che. Le lezioni teoriche, pertanto,
sono pianifi cate da uffi ci univer-
sitari, mentre il tirocinio clinico è
progettato dal Coordinatore e dal
corpo delle Tutor Pedagogiche. Il
Coordinatore provvedere anche
a garantire un raccordo tra le atti-
vità teoriche proposte in aula agli
Studenti e le esperienze pratiche
di apprendimento. Ciò si attua
garantendo allo Studente la pos-
sibilità di raggiungere obiettivi
diff erenziati per anno accademi-
co, valutati attraverso l’esperienza
di tirocinio e l’esame annuale di
tirocinio. In concerto con il Presi-
dente del Corso di Laurea, questo
modo di procedere consente di
completare la formazione base
dell’Infermiere (autonomia tecni-
co-professionale) e di consentire
allo Studente l’accesso all’esame
di Stato abilitante alla Professione
Infermieristica.
MODALITÀ DIDATTICA
E OFFERTA FORMATIVA:
INNOVAZIONE DELLA DIDATTICA,
RESPONSABILIZZAZIONE DELLO
STUDENTE NEL SUO PERCORSO
FORMATIVO
L'impostazione della didattica è
di tipo curriculare, ovvero si pone
al centro la defi nizione di obietti-
vi di apprendimento e si scompo-
ne il percorso in fasi; si scelgono
precise strategie di insegnamen-
to e la valutazione fi nale descrive
il livello di apprendimento rag-
giunto dallo Studente. Nel caso
degli studenti di Infermieristica
un obiettivo trasversale al trien-
nio è quello di essere in grado
di utilizzare la metodologia di
pianifi cazione per obiettivi come
indicato nel Profi lo professiona-
le. Il percorso dello studente può
contare su un triennio di studi
universitari e di tirocinio clinico:
pertanto ogni anno accademico
consentirà di raggiungere pro-
gressivamente la competenza nel
pianifi care l’assistenza infermieri-
stica. In particolare lo studente
di Infermieristica al termine del
primo anno deve saper rilevare
i bisogni di base della Persona e
deve saperli gestire in relazione
alle risorse a disposizione (Accer-
tamento e diagnosi dei problemi
infermieristici). Al termine del
primo anno gli esami teorici (8
corsi integrati) e l'esame di tiro-
ORGANIGRAMMA DEL CORSO DI LAUREA E RELAZIONI CON LE ALTRE SEDI FORMATIVE
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
interviste 30
cinio consentono di individuare
il livello di apprendimento dello
studente rispetto alla capacità
di raccogliere dati, individuare
problemi infermieristici e al pos-
sesso di conoscenze in ambito
biomedico. Nel secondo anno si
promuove l'apprendimento della
capacità di pianifi care interventi
e valutare i risultati dell'assisten-
za, mentre durante il terzo anno
si potenzia l'apprendimento
complessivo e lo studente si può
dedicare a produrre la tesi di lau-
rea. In ciascun anno accademico
lo studente sostiene gli esami dei
corsi integrati teorici e gli esami
di tirocinio.
L'impostazione curriculare richie-
de allo studente molta autono-
mia e abilità nell'organizzare il
proprio percorso di studi, poiché
l'approccio descritto richiede che
lo studente non subisca passi-
vamente i mandati di studio e
tirocinio ma che si renda attivo
nel “cercare” delle occasioni di ap-
prendimento in reparto e in aula.
Tale aspetto ci ricorda che gli stu-
denti devono favorire un rappor-
to di scambio di conoscenze con
i professionisti che seguono il
tirocinio clinico in reparto e non
attendere di essere indirizzati
verso attività assistenziali basate
solo sulla disponibilità dei Tutor e
degli Affi ancatori.
Nell’arco dell’ultimo biennio il
gruppo ha cercato di portate in-
novazione nel percorso universi-
tario dell’Infermiere attraverso:
Il potenziamento dei momenti
di discussione di casi clinici in
reparto;
L'introduzione di attività di revi-
sione a piccoli gruppi dell'espe-
rienza di tirocinio;
Il supporto alla didattica d’aula
con momenti di apprendimento
on line (didattica blended, attual-
mente in fase di sperimentazione);
L’integrazione della didattica
d’aula con laboratori di simula-
zione tenuti dai Tutor clinici ed
Affi ancatori;
La progettazione di laboratori
propedeutici al tirocinio degli
Studenti del primo anno di corso
sempre tenuti dai Tutor Clinici ed
Affi ancatori di tutte le sedi di ti-
rocinio;
L’avvio della formazione specifi ca
dei Tutor clinici e Affi ancatori (oc-
casione di confronto su temi rela-
tivi all’apprendimento e al tiroci-
nio che ha fornito molti ulteriori
spunti di miglioramento);
L’introduzione dell’Off erta For-
mativa di reparto come strumen-
to di lavoro con gli Studenti tiro-
cinanti.
OBIETTIVI PRINCIPALI
DEL PERCORSO DI TIROCINIO
Il valore del tirocinio come mo-
mento professionalizzante è di-
mostrato e sempre più ritornano
informazioni sulle potenzialità
ancora aperte che lo Studente
può sfruttare nell'ambito prati-
co. Attualmente gli obiettivi del
tirocinio clinico sono indicati nel
Core Curriculum di tirocinio I, II e III
anno, che suddivide nel triennio
gli obiettivi di apprendimento in
un'ottica di aumento progressivo
della complessità e delle compe-
tenze richieste agli Studenti (I do-
cumenti sono leggibili da qual-
siasi computer collegandosi alle
pagine web del Corso di Laurea in
Infermieristica all’indirizzo http://
www4.med.unipmn.it/edu/corsi/
ps/infermieristica/ , dove è pos-
sibile consultare gli obiettivi di
tirocinio nell'area PROGRAMMI).
In sostanza si chiede allo studen-
te di acquisire nel tirocinio du-
rante il primo e secondo anno di
corso capacità di osservazione e
analisi dei dati e delle informa-
zioni, capacità di pianifi cazione e
abilità comunicative e relaziona-
li con i pazienti ed i colleghi. Tali
aspetti, che divengono capacità
e competenze molto rilevanti
nell'attività professionale, sono
affi ancati a conoscenze di tipo
tecnico-gestuale, ovvero la co-
noscenza e padronanza di tecni-
che assistenziali pratiche. Anche
in questo caso le tecniche che lo
studente deve apprendere nel
triennio sono declinate anno per
anno, in una logica di incremen-
to progressivo della diffi coltà e
della rischiosità della manovra,
nonché in una logica di possesso
di conoscenze necessarie a go-
vernare adeguatamente il gesto
assistenziale. In pratica non viene
richiesto allo Studente del primo
anno di corso di eff ettuare tecni-
che quali punture arteriose o cli-
smi con sonda, poiché non è pos-
sibile garantire che le conoscen-
ze necessarie siano possedute
interviste31
e che lo studente sia in grado di
prendere decisioni che tengano
in considerazione le condizioni
della Persona Assistita.
Le Tutor Pedagogiche infatti si
rendono costantemente disponi-
bili a discutere con Studenti, Tu-
tor Clinici ed Affi ancatori le mo-
tivazioni delle scelte di diff eren-
ziazione del Core Curriculum e
ne favoriscono l’aggiornamento
continuo in relazione al progredi-
re della conoscenza e dei tempi.
SEDI DI TIROCINIO
DEGLI STUDENTI
E MODALITÀ DI ASSEGNAZIONE
DELLO STUDENTE
NELLE SEDI DI TIROCINIO
Attualmente le sedi di tirocinio di-
stribuite nella provincia di Nova-
ra e Vercelli off rono agli Studenti
una notevole varietà di scenari di
pratica clinica.
Le sedi attualmente coinvolte
sono:
• Arona
• Borgomanero
• Borgosesia
• Galliate
• Gattinara
• Novara
• Vercelli
• Centro Medico Veruno
• Istituto De Pagave di Novara
• Territorio ASL NO
• Territorio ASL VC
• RSA di Santhià
• RSA di Cigliano
• Country Hospital di Varallo
• Clinica “I Cedri”
di Fara Novarese.
Nel prossimo anno accademico
sono in valutazione anche altre
sedi di area medica.
Purtroppo una criticità tutt’ora
presente nella pianifi cazione dei
tirocini è la cronica e sempre più
consistente carenza di posti di ti-
rocinio in area chirurgica.
L’approccio scelto dal Corso di
Laurea in Infermieristica – Sede di
Novara, prevede, dopo la rileva-
zione dei posti complessivamen-
te disponibili nei reparti su segna-
lazione dei Coordinatori Infermie-
ristici, di favorire esperienze in
area medica e chirurgica di base,
in area medica e chirurgica spe-
cialistica, in territorio e in area in-
tensiva secondo schemi stabiliti e
ricorrenti che consentirebbero ad
ogni Studente di eff ettuare alme-
no 6 esperienze diff erenziate nel-
le varie aree, nonché la ripetizione
di un’area e la scelta individuale di
una esperienza di tirocinio fi naliz-
zata alla scrittura della tesi (fi no
ad un massimo di 9 esperienze).
L’approccio studiato dalle Tutor
Pedagogiche di sede risponde alle
esigenze di programmazione dei
posti e alla contingente grave dif-
fi coltà a collocare numericamente
quasi cinquecento studenti negli
ambiti di tirocinio più funzionali
alla formazione accademica. In-
fatti, ad oggi, lo studente alterna
periodi di frequenza alle lezioni a
periodi di circa due mesi di pratica
clinica per consentire turnazioni
a blocchi nei reparti: non è infatti
possibile assicurare la frequenza
contemporanea di tre anni acca-
demici e si è proceduto a inserire il
primo e secondo anno contempo-
raneamente, mentre il terzo anno
accede al tirocinio quando i primi
due sono in aula per le lezioni te-
oriche. L’esperienza organizzativa
del tirocinio cumulata in questi
anni consentirà di rivedere l’im-
postazione del tirocinio in futuro.
NUOVO PIANO DI STUDI
La riforma iniziata nel 2004 con il
decreto ministeriale 270 si con-
cretizzerà il prossimo anno acca-
demico e comporterà la revisione
dell'intero piano di studi. Verran-
no rivisti gli insegnamenti teorici
e l'attività di tirocinio. Saranno
anche formalizzati gli insegna-
menti che prevedono Laboratori
pratici.
La vera novità consiste nell'in-
cremento dei crediti formativi a
favore del tirocinio, che passerà
da 58 a 65 crediti, più 3 di labo-
ratorio, garantendo 300 ore in
più di attività pratica per ogni
Studente (due mesi circa). Tale
strategia, condivisa con il Presi-
dente del Corso di Laurea Prof.
Avanzi e con il corpo tutoriale,
viene dalla volontà di conferire al
tirocinio un notevole peso nella
formazione e professionalizzazio-
ne dell'Infermiere: è importante
quindi continuare a rifl ettere sui
punti di forza dell'apprendimen-
to dall'esperienza cogliendo ogni
suggerimento dei colleghi Infer-
mieri che quotidianamente lavo-
rano con gli studenti nei reparti
di tirocinio.
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
informazioni 32
Il “Sistema di Protezione IPA-
SVI” off erto agli iscritti, insieme
alla polizza assicurativa, è un nuo-
vo approccio al problema della re-
sponsabilità professionale.
Non è solo importante fronteg-
giare le emergenze, ma anche
raccogliere tutte le esperien-
ze, al fi ne di monitorare i sini-
stri nell'attività infermieristica,
uniformare i comportamenti su
come fronteggiare le situazioni
di rischio, fornire un aiuto eff et-
tivo come consulenza legale e
infermieristica.
Non è una fi ssazione, ma ritenia-
mo che l'aspetto assicurativo, oggi
più di qualche tempo fa, debba
essere preso in considerazione, a
fronte dell’aumento esponenziale
delle denunce a carico degli ope-
ratori sanitari, oltre all’aumento
dei rischi tanto che, la Marsh ha
riqualifi cato il valore assicurativo
degli ospedali.
Dal recente studio è emerso che
avvengono 9,68 sinistri ogni cen-
to posti letto, 2,59 ogni mille rico-
veri, 16 eventi ogni cento medici
e 7,05 ogni cento infermieri (dato
nazionale che vede diff erenze in
relazione alla localizzazione geo-
grafi ca).
Riteniamo pertanto utile, ricorda-
re le condizioni contrattuali della
Polizza R.C. Professionale, propo-
sta dalla Federazione Nazionale
dei Collegi IPASVI
MASSIMALE di Euro 2.000.000,
unico per sinistro e per anno per
la garanzia di Responsabilità Civile
verso terzi, con un premio annua-
le di Euro 48.00 (per le adesioni
eff ettuate tra il 01/10 e il 31/03 il
premio è ridotto del 50%).
OGGETTO DELL’ASSICURA
ZIONE: l’RCT 1 tiene indenne
l’Assicurato, civilmente respon-
sabile ai sensi di legge, nel caso
questi sia tenuto a risarcire danni
(capitale, interesse e spese), invo-
lontariamente cagionati a terzi2,
per morte, per lesioni personali e
per distruzione o deterioramento
di cose, in relazione all'eserci-
zio dell'attività professionale,
anche nell'ambito dell'attività
di Emergenza 118 e del Coor-
dinamento (con esclusione della
responsabilità patrimoniale). Inol-
tre quando l'Assicurato è tenuto a
pagare, quale civilmente respon-
sabile ai sensi di legge, a titolo di
rivalsa esercitata dall’Ente pres-
so cui esercita la propria attività
professionale, per i casi di colpa
grave.
CHI PUÒ ADERIRE: possono
aderire alla Convenzione esclusi-
vamente gli Infermieri, Assistenti
sanitari e gli Infermieri pediatrici
iscritti ad un Collegio IPASVI, in re-
gola con le quote associative.
ESTENSIONE TERRITORIA
LE: l'assicurazione vale per danni
che avvengono in tutte le nazio-
ni del mondo, con esclusione di
U.S.A., Messico e Canada. L'assi-
curazione è valida anche per chi
esercita la professione, in territo-
rio Svizzero.
Assicurazione per Responsabilità Civileper chi volesse saperne di più
A cura di Antonella Arreni
Presidente IPASVI Novara VCO
1 Contratto volto a tenere indenne l'assicurato rispetto al risarcimento dei danni cagionati ad una persona terza. Può coprire la responsa-bilità contrattuale dell'assicurato, quella extracontrattuale, ovvero entrambe.2 Chi è il c.d. terzo? Terzi sono tutte le persone al di fuori dell'assicurato, tranne: il coniuge, i genitori, i fi gli, i fratelli, e qualsiasi altro parente o affi liato conviventi con l'assicurato.
informazioni33
DECORRENZA E TERMINE:
la scadenza è fi ssata al 30 aprile
di ogni anno, indipendentemen-
te dal momento di adesione. Le
garanzie decorrono, per le nuove
adesioni, dalle ore 24.00 dell'ulti-
mo giorno del mese in cui l'iscritto
esegue il versamento e, per i rin-
novi, dalle ore 24.00 del 30 aprile
di ogni anno, purché l’iscritto ab-
bia provveduto al pagamento del
premio di rinnovo.
RINNOVI: è suffi ciente provve-
dere al pagamento del bollettino
postale che verrà recapitato, pres-
so il domicilio.
DISDETTA: deve essere comu-
nicata per iscritto, tramite racco-
mandata, almeno 60 giorni prima
della data di scadenza dell’assicu-
razione.
RETROATTIVITÀ DI 36 MESI:
sono garantite le richieste di ri-
sarcimento pervenute per la pri-
ma volta all'Assicurato durante il
periodo il periodo di validità del
contratto, purché relative a com-
portamenti colposi posti in essere
non oltre 36 mesi prima della data
di decorrenza della copertura.
GARANZIA POSTUMA: nel
caso di cessazione del rapporto
assicurativo conseguente a de-
cesso dell'Assicurato e a cessa-
zione dell'attività, l'assicurazione
vale altresì per i danni derivanti
da comportamenti colposi attuati
durante il periodo di validità del
contratto, denunciati alla Società
Assicurativa entro 12 mesi dalla
cessazione del contratto stesso.
CONFERMA DELLA COPER
TURA: si ricorda che, per ogni
nuova adesione, è inviata una “Let-
tera di Conferma Copertura”, ma
in ogni caso, anche nell'evenien-
za che la conferma non arrivi, farà
fede, per la dimostrazione dell'esi-
stenza della copertura assicurati-
va, la data del bollettino del ver-
samento postale eff ettuato e che
l'Assicurato dovrà sempre allegare
alla propria denuncia di sinistro
unitamente al modulo di adesione.
IN CASO DI SINISTRO: l’Assi-
curato deve darne avviso scritto alla
Willis Italia SpA o alla Carige Assicu-
razioni S.p.A. entro nove giorni da
quando ne ha avuta conoscenza.
Devono seguire, nel più breve
tempo possibile, le altre indicazio-
ni sulle modalità di accadimento
del fatto dannoso di cui l'Assicura-
to sia venuto a conoscenza, non-
ché i documenti e gli atti giudiziari
o amministrativi relativi al sinistro
successivamente a lui pervenuti.
PRESENZA DI ALTRE ASSI
CURAZIONI: nel caso in cui si
abbia o si stipuli in seguito anche
un'altra assicurazione per lo stes-
so rischio previsto dalle polizze
stipulate con Carige in conven-
zione con la Federazione, ai sensi
dell'art. 1919 c.c, è necessario co-
municare per iscritto alla Carige
Assicurazione S.p.A. tale evenien-
za. In caso di sinistro è necessario
darne avviso a tutti gli assicurato-
ri, indicando a ciascuno il nome
degli altri.
Per ulteriori informazioni ri-
volgiti al tuo Collegio oppure
scarica LE CONDIZIONI ASSI-
CURATIVE che trovi sul sito
www.ipasvinovara.it attra-
verso il link Willis Italia S.p.A.
informazioni 34
Da Dicembre 2010 è partito il
nuovo programma di forma-
zione a distanza sostenuto
dall’IPASVI e dalla FNOMCeO
grazie ai fondi messi a disposi-
zione dal Ministero della Salute.
Nella prospettiva di off rire ai pro-
pri iscritti sempre più occasioni di
formazione a distanza, le due Fe-
derazioni nazionali hanno infatti
deciso di sviluppare una piat-
taforma comune (FadInMed).
Il primo corso, dedicato a tutti gli
infermieri, assistenti sanitari e in-
fermieri pediatrici italiani (oltre a
medici e odontoiatri) riguarda la
gestione del rischio clinico e in
particolare la Root Cause Analy-
sis (RCA), l’analisi cioè delle cau-
se profonde degli eventi avversi,
che può aiutare le organizzazioni
e gli operatori sanitari a raggiun-
gere obiettivi di sicurezza e di mi-
glioramento della qualità.
Il corso, che eroga 12 crediti
ECM, è del tutto gratuito ed è
strutturato in fasi.
Prima di iniziare il corso l’opera-
tore sanitario può valutare le pro-
prie conoscenze con una serie
di domande a risposta multipla.
A questa prima fase segue la let-
tura del materiale informativo, in
questo caso il Manuale sulla Root
Cause Analysis prodotto dagli
esperti del Ministero della Salute,
disponibile in formato pdf nel sito.
Dopo eventuali ulteriori appro-
fondimenti (attraverso link ra-
gionati) si può aff rontare il cuo-
re della formazione, centrata
su scenari clinico-assistenziali.
Ogni scenario è dedicato a un
argomento specifi co e prevede
anzitutto un’esercitazione ap-
plicativa e la possibilità di con-
frontare le proprie idee con i
colleghi attraverso forum di di-
scussione, moderati da esperti.
Terminata questa fase si acce-
de a un questionario ECM (uno
per ciascuno dei quattro scena-
ri) con 10 domande a risposta
multipla, pescate in maniera ran-
domizzata da un pool di 15. Per
superare il singolo questionario
ECM occorre rispondere corret-
tamente all’80% delle domande.
Una volta superati tutti e 4 gli
scenari così proposti, si accede
all’ultima fase che prevede di
aff rontare un caso clinico-assi-
stenziale a step con domande
di tipo decisionale. Anche qui
per superare il test bisogna ri-
spondere correttamente ad al-
meno l’80% delle domande.
Il superamento dei 4 questio-
nari ECM e delle domande del
caso ECM consentirà l’acquisi-
zione dei 12 crediti ECM previsti.
Si stima che tutta l’attività com-
porterà per l’operatore sanita-
rio un impegno di circa 8 ore.
Come accedere alla piattaforma
Accedere a FadInMed è sempli-
ce. Solo la prima volta biso-
gna passare dal sito della Fe-
derazione (http://www.ipasvi.
it/), qui si verrà riconosciuti e
da qui si arriverà direttamen-
te alla scheda di registrazione
sulla piattaforma tecnologica.
Terminata la compilazione della
scheda, si riceveranno diretta-
mente alla propria e-mail le pas-
sword per entrare nel programma.
Da questo momento in poi si
potrà accedere direttamen-
te alla piattaforma, all’indiriz-
zo http://www.fadinmed.it/
L’accesso al corso è semplice
e una volta entrati (dopo aver
inserito le proprie password)
basta cliccare su vai ai corsi
o direttamente su RCA-Root
Cause Analysis per svolge-
re le proprie attività formative.
Si ricorda che è fondamentale
seguire l’iter propedeutico con-
sigliato per aff rontare le varie at-
tività proposte nel percorso FAD.
A cura di Gabriele Fasolini
Vicepresidente IPASVI Novara VCO
Al via il nuovo corso FAD per infermieri e medici
informazioni35
ATTIVAZIONIl Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, per
I“IIottemperare a quanto stabilitottemperare a quanto stabilitottemperare a quanto stabilitprofessionisti iscritti in albi ed elenchi istituiti con legge dello Stato comunicano ai rispettiviOrdini e Collegi il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certifi cata o analogo indirizzodi posta elettronica di cui al comma 6 entro un anno dalla data di entrata in vigore delpresente decreto. Gli Ordini e Collegi pubblicano in un elenco riservato, consultabile in viatelematica esclusivamente dalle pubbliche amministrazioni, i dati identifi cativi degli iscritticon il relativo indirizzo di posta elettronica certifi cata”, ha attivato per tutti gli iscritti laPosta Elettronica Certifi cata (PEC).Per gli iscritti che non hanno ancora richiesto l’attivazione della PEC, possono farneesplicita richiesta, utilizzando l’apposito modulo scaricabile dal sito del CollegoIPASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola ed inviarlo al Collegio tramite fax o email.
PROSSIMO EVENTO FORMATIVOLa nuova responsabilità nell'esercizio pubblico della
professione sanitaria alla luce del Dlgs 150/09Verbania, sabato 26/03/2011 presso Hotel "Il Chiostro", via F.lli Cervi
Per orari e iscrizioni (aperte dal 10/03/2011) consultare il sito del Collegio
www.ipasvinovara.itSi ricorda inoltre che ogni evento formativo organizzato dal Collegio IPASVI di Novara e VCO
verrà pubblicizzato tramite il sito www.ipasvinovara.it
POSTA ELETTRONICA CERTIFICATASi ricorda a tutti gli iscritti del Collegio IPASVI di Novara e VCO
che attualmente sono in corso le operazioni di attivazione delle caselle di Posta Elettronica Certifi cata (PEC).
Per ulteriori informazioni controllare le news del sito.
CORSO SICURESi avvisano gli iscritti che sono disponibili presso le sedi
del Collegio IPASVI di Novara e VCO gli attestati di partecipazione al corso
“SICUREZZA DEI PAZIENTI E LA GESTIONE DEL RISCHIO CLINICO”
@@NE PECPECASVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, peVI di Novara e Verbano Cusio Ossola, pto dalla Legge 2/2009, art. 16 comma 7, dalla Legge 2/2009, art. 16 comma 7, to dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7to dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7dalla Legge 2/2009 art 16 comma 7con legge dello Stato comunicano ai rispettivcon legge dello Stato comunicano ai rispettiva Elettronica Certifi cata o analogo indirizza Elettronica Certifi cata o analogo indirizzo un anno dalla data di entrata in vigore deo un anno dalla data di entrata in vigore deano in un elenco riservato, consultabile in viano in un elenco riservato, consultabile in vmministrazioni, i dati identifi cativi degli iscritmministrazioni, i dati identifi cativi degli iscrcertifi cata”, ha attivato per tutti gli iscritti lertifi cata”, ha attivato per tutti gli iscri
esto l’attivazione della PEC, possono farno l’attivamodulo scaricabile dal sito del Collegdulo scaricabile dal sito
ed inviarlo al Collegio tramite fax o emailrlo al Collegio tramite f
rubriche 36
Notizie fl ashA cura di Roberto Cavagna e Andreina Zavaglio
▲ ▲▲ ▲▲ ▲
LE REHAB ITALIANE
CURANO GLI ALCOLISTI
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
In 9 casi su 10 la riabilitazione riesce a
sconfi ggere l’alcolismo. E’ quanto emer-
ge da una ricerca realizzata dall’università
Milano Bicocca sulle caratteristiche delle
persone ricoverate nelle “Rehab” (servi-
zi residenziali alcologici) attivi in Italia.
L’indagine è stata eff ettuata su un miglia-
io di pazienti. Lo standard di successo di
queste strutture sfi ora l’87,6% di pazienti
che completano il percorso con successo.
Questa modalità di trattamento breve (in
genere 4-8 settimane) è infatti nota so-
prattutto negli Stati Uniti. Dei circa 25 cen-
tri italiani, 12 si trovano nel nord con circa
2000 pazienti l’anno.
LA PALLIAZIONE ALLUNGA LA VITA
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
Resiste ancora un pregiudizio da sfatare
che pesa come un macigno!
Un brutto luogo comune che vede nelle
cure palliative, cure “inutili”; una sorta di
assistenza sprecata perché destinata a ma-
lati incurabili.
Ora arriva una ricerca inedita pubblicata
sul “The new England journal of medicine”
che non solo ribadisce l’effi cacia di queste
terapie nel lenire il dolore dei malati di
cancro (al centro dello studio), ma aggiun-
ge una novità importante: le cure palliati-
ve allungano la vita.
Secondo la ricerca durata 3 anni, dagli
oncologi del Massachusetts General Ho-
spital, le terapie di fi ne vita, oltre a rende-
re migliore la qualità degli ultimi mesi di
esistenza di questi pazienti, pare siano in
grado di farli vivere, in media, tre mesi in
più rispetto a coloro che non ne ricevono.
L’87% DEGLI ITALIANI
CHIEDE CURE DOMICILIARI
Tratto da “ Il Sole 24 Ore Sanità”
L’87% degli italiani preferisce una cura a
casa rispetto all’alternativa ospedaliera e
chiede che l’off erta domiciliare si diff onda
in modo capillare su tutto il territorio na-
zionale.
Questo è quanto risulta da un sondaggio
sull’Osservatorio Nazionale delle Cure a
Casa di Istud, che attraverso il primo cen-
simento delle strutture pubbliche, private
e non profi t in Italia, ha indagato il numero
di servizi attivi sul territorio del Paese.
I risultati: su 841 distretti del servizio pub-
blico in Italia, solo 541 sono attivi nel for-
(fot
o A
lber
to C
atal
di)
rubriche37
nire cure domiciliari. Analizzando la loro
suddivisione per macroaree, risultano atti-
vi il 75% del totale dei distretti del nord, il
63% al centro e solo il 46% al sud. Da que-
sta distribuzione ne consegue che in Italia
il 29% dei cittadini manca di una copertura
di assistenza pubblica domiciliare.
CITTADINI E SALUTE,
LA SODDISFAZIONE
DEGLI ITALIANI PER LA SANITÀ
Tratto dal sito
del Ministero della Salute
(http://www.salute.gov.it/)
Il quinto volume della collana “Quaderni
del Ministero della Salute”, presentato
il 14 dicembre presso l' Auditorium di
Viale Ribotta, presenta i risultati della
ricerca realizzata dal Censis per conto
del Ministero "La soddisfazione degli
italiani per la sanità”.
I risultati dell’indagine sulle aspetta-
tive, le opinioni e le valutazioni del-
la popolazione italiana in merito alla
sanità evidenziano chiaramente che
nella maggior parte dei casi si tratta di
una relazione positiva e che il sistema
dell’offerta sanitaria italiana si dimo-
stra capace di rispondere ampiamente
alle aspettative dei cittadini.
Tuttavia occorre sottolineare il perma-
nere di sacche di problematicità, af-
frontate in dettaglio, indagando le opi-
nioni e le esperienze degli italiani circa
il rapporto con i servizi di cure primarie,
in particolare a proposito del proprio
medico di medicina generale (MMG),
del pediatra di libera scelta (PLS), dei
tempi di attesa, del ricovero ospedalie-
ro e della diagnostica ambulatoriale.
Inoltre, da questa indagine si evince
che gli italiani ritengono che le inef-
ficienze della sanità siano soprattut-
to imputabili al livello amministrativo
e politico, attribuendo al decisore la
maggior parte della quota di responsa-
bilità.
Seguono la scarsità di risorse finan-
ziarie, l’incapacità dei dirigenti delle
strutture e dei servizi nel fornire e su-
pervisionare la puntuale erogazione
dei servizi, la scarsa disponibilità al mi-
glioramento da parte della classe me-
dica e, infine, la negligenza delle figure
professionali non mediche.
Questa ricerca rappresenta un’espe-
rienza pilota fondamentale per la
messa a punto di un sistema di valu-
tazione della qualità che funzioni a re-
gime, un sistema nel quale le opinioni
dei cittadini devono essere parte inte-
grante di un sistema di monitoraggio,
che consenta di costruire indicatori ed
elaborare metodologie capaci di inter-
cettare i segnali del malfunzionamen-
to e di individuare i margini di miglio-
ramento.(fot
o A
lber
to C
atal
di)
rubriche 38
Buona lettura...Se anche Voi avete letto un libroche vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…
LE SCARPE APPESE AL
CUORE
Autore: Ugo Riccarelli
Casa Editrice: Mondadori
Pagine 130. Anno 2007. Euro 7,00
“Le scarpe appese al cuore” è un libro
scritto da Ugo Riccarelli che in prima
persona ha vissuto l’esperienza di un
trapianto cuore-polmone. L’autore in
queste pagine ci trasmette il sentimento
di angoscia legato alla sintomatologia
(mancanza d’aria in ogni attività
quotidiana) della patologia di cui è
aff etto, ovvero l’asma bronchiale.
Racconta in maniera semplice e
partecipata la sua vita e limiti imposti
dalla patologia. Descrive lucidamente
come, passo dopo passo, la sua malattia
è andata sempre più aggravandosi sino
a dover essere obbligato all’attesa di
un trapianto cuore-polmone. Attesa,
che l’ha costretto a recarsi all’estero,
dove oltre alla palese diffi coltà data
dalla malattia si associava il disagio
della non conoscenza della lingua. In
modo prorompente Ugo Riccarelli ci
impegna ad una rifl essione sul senso
della vita e della morte. Questo libro è
la testimonianza vera di un cammino di
soff erenza e di speranza che si conclude
con un trapianto riuscito e il ritorno a
casa.
DINAMICHE DELL’AMICIZIA.
RICONOSCIMENTO E IDENTITÀ
Autore: Ghisleni M., Rebughini P.
Casa editrice: Franco Angeli
Pagine 176. Anno 2006. Euro 21,50
Il testo è il risultato di una ricerca di
tipo qualitativo svolta su persone
di età compresa tra i 25 e i 35 anni.
Età in cui l’amicizia riveste un ruolo
particolarmente importante ed
allo stesso tempo subisce alcune
signifi cative trasformazioni. L’idea
che guida gli autori è che l’amicizia
rappresenta una relazione che si gioca
contemporaneamente sul piano del
riconoscimento e dell’identità. Infatti
nei diversi contatti fra amici avviene
uno scambio di atteggiamenti e gesti
che inevitabilmente contribuisce alla
costruzione, modifi ca e defi nizione
dei processi di riconoscimento
delle rispettive identità. Mentre la
rottura di un rapporto amicale, nella
stragrande maggioranza dei casi,
dipende dalla mancata ri-conferma
della fi ducia. Inoltre, attraverso la
raccolta delle diverse testimonianze
dei giovani adulti intervistati, gli
autori ci mostrano come l’amicizia
sia una delle relazioni maggiormente
signifi cative nell’ambito delle
cosiddette “biografi e individuali”.
PERDERSI
Autore: Lisa Genova
Casa editrice: Franco Angeli
Pagine 293. Anno 2010. Euro 16,50
Alice è una donna di successo,
nel lavoro così come nella vita
privata; da poco superato i 50
anni, è docente di psicologia
alla Harvard University, moglie,
madre di tre fi gli. Con grande
abilità riesce a coniugare la vita
familiare con quella professionale
ma, all’improvviso, tutto cambia:
piccole dimenticanze, una parola
“sulla punta della lingua” che
non riesce a ricordare, gli orari
delle lezioni, il numero di uova
nella ricetta che prepara da più
di vent’anni.
Fino al giorno in cui si trova in un
luogo vicino a casa, ma che non
riconosce. “(...) Alice, ne emerge
che il suo quadro si adatta a un
probabile morbo di Alzheimer”.
Inizia così un percorso pieno
di dolore e ricordi mancati
in cui ricominciare da capo a
conoscere se stessa e gli altri. Un
libro commovente e più che mai
realistico coinvolge il lettore fi no
alla fi ne.
recensione a cura di Antonella Arreni recensione a cura di Roberto Cavagna recensione a cura di Andreina Zavaglio
rubriche39
SEGRETERIA SEDE DI NOVARA Indirizzo: Via Biandrate, 20b NOVARA Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00
alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Recapiti: Tel. 0321.30237 fax 0321.393276 E-mail: [email protected] SEDE DI VERBANIA Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5 VERBANIA Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Recapiti: Tel. 366.1544544 E-mail: [email protected]
la segreteria informa
CAMBIO RESIDENZAÈ indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:• attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio
• per posta, fax o e-mail.
Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento dell’iscrizione.
SMARRIMENTO TESSERAIn caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:• sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)
• presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.
I certifi cati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in segre-teria con le seguenti modalità:• direttamente ed in tempo reale presso la segreteria
• telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a ritirarlo,
la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete il certifi cato.
Si ricorda che il certifi cato di iscrizione è un documento e può essere autocertifi cato.
CANCELLAZIONE DALL’ALBOLa presentazione della domanda per la cancellazione dall’Albo deve pervenire al Collegio entro il 30/11/2011.
Per le modalità consultare il sito oppure contattare la segreteria.
LIBERA PROFESSIONEChi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.
Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.
COLLOQUIÈ possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico.
POLIZZA R.C. PROFESSIONALEÈ possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale: WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e
la relativa modulistica contattare la segreteria del Collegio.
SERVIZIO BIBLIOTECARicordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio presso la sede di Novara mette a disposizione un servizio di biblioteca pres-
so il quale si possono richiedere libri e consultare riviste scientifi che. All’interno del sito del Collegio, nella sezione
biblioteca potrete trovare il regolamento, l’elenco dei testi e delle riviste.
SITO www.ipasvinovara.itAll’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica reperibile in segreteria, inviare eventuali quesiti
(tramite il link “contatti”), consultare le diverse sezioni tematiche ricche di informazioni inerenti la formazione, libera
professione, crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei testi/riviste reperibili presso la bi-
blioteca del Collegio.
Il Codice Deontologico
2009
ARTICOLO 8L’infermiere, nel caso di confl itti determinati da diverse visioni etiche, si impegna a trovare la soluzione attraverso il dialogo. Qualora vi fosse e persistesse una richiesta di attività in contrasto con i principi etici della professione e con i propri valori, si avvale della clausola di coscienza, facendosi garante delle prestazioni necessarie per l’incolumità e la vita dell’assistito.