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Indice

Introduzione p. 4

Lo stress p. 6

Lo stress e la malattia : la medicina nuova del dottor Hamer p. 9

- il cervello

- la concentrazione

La meditazione p. 18

- meditazione e spiritualità

Dharana, la pratica della concentrazione p. 25

- la visualizzazione

- pratica

- il mantra

- pratica

Conclusione p. 32

-esperienza personale

Bibliografia p. 35

2

Sono il silenzio incomprensibile e l’idea, il cui ricordo è

costante

Da “Il tuono, intelletto perfetto” testo gnostico

3

4

Introduzione

Mi sono avvicinata allo yoga per qualche acciacco , per un senso di malessere

generale, per togliere una certa patina gialla dal mio organismo e dalla mia mente. E

dopo dodici anni di pratica di yoga , mi era sembrato che mi fossi disintossicata

moralmente e fisicamente .

Certamente lo hatha yoga ha sciolto il mio corpo, il pranayama e la meditazione mi

hanno regalato momenti di pace e serenità e la pratica,ancora molto imperfetta , dei

yama e niyama ha cambiato il mio modo di essere. E poi , mi considero molto

fortunata di conoscere lo yoga, di sapere che esistono rimedi contro lo stress , l’ansietà

e la malattia.

La malattia non è mai stata parte della mia vita. Andavo raramente dal dottore. Non era

un mio soggetto di conversazione.

Un giorno ho letto un articolo molto interessante sul cancro e sul modo di combatterlo

mentalmente. Sono rimasta affascinata di questa teoria. Ma per scaramanzia non ho

mai osato comprare un libro che trattasse di questo argomento .

Quest’estate, una mia amica, sapendo che stavo scrivendo la mia tesi sullo stress mi

passò qualche libro di cui uno sul dottore Hamer e le sue teorie rivoluzionarie sul come

curare il cancro. Ho riassunto il suo pensiero nel secondo capitolo di questa tesi. Mentre

scrivevo questo, non sapevo di aver un tumore.

L’ho scoperto partecipando ad uno screening organizzato dalla Regione Lombardia.

Dopo una colonscopia, mi fu diagnosticato un tumore al colon e fissato un’operazione

per la settimana seguente. Avevo pochissimo tempo per riflettere . Se avessi rifiutato

l’operazione e il trattamento di chemioterapia , non sarei stata capace di cavarmela da

sola e non sapevo dove rivolgermi. Nel caso avessi accettato di sottopormi

all’operazione, avevo poco tempo per organizzare le faccende domestiche prima della

5

mia assenza prolungata. Per un senso di insicurezza, ho accettato le cure della

medicina ufficiale.

I medici mi dicono che sono guarita e che non ci sono più cellule cancerogene nel mio

organismo. Sono loro molto grata e li ringrazio. Ma ringrazio anche gli antichi rishi, il

dottore Edward Bach con i suoi fiori , il dottore Samuel Hahnemann, fondatore

dell’omeopatia , per aver trasmesso il loro sapere all’umanità . Le loro tecniche mi

hanno sostenuta e protetta durante le cure di chemioterapia.

Se alcune cellule cancerogene dovessero riapparire, mi affiderei questa volta allo yoga e

alla medicina alternativa. Ho letto tanti di quei libri sulla medicina naturale nel redigere

questa tesi , che sarei in grado di assumermi la responsabilità della mia autoguarigione.

Ho piena fiducia nella saggezza del corpo che è in grado di ristabilirsi da solo , anche se

noi possiamo velocizzare questo processo con l’uso di tecniche e rimedi naturali che

permettono di espellere tossine fisiche e mentali.

La pratica del raja yoga è fondamentale e incide profondamente nel processo di

autoguarigione.

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Lo Stress

Lo stress è un processo fisiologico che ci protegge ma che può anche logorarci. Si tratta

di un meccanismo complesso che permetteva ai nostri antenati di reagire davanti ad

una situazione allarmante, lottando o fuggendo.

Lo stress è l’arma che l’organismo usa per mobilizzare l’energia e renderla

immediatamente disponibile, che si tratti di prendere la parola in pubblico o di mettersi

a correre per non perdere il treno.

Lo stress ci permette di far fronte ed adattarci alle numerose richieste della vita.

Le conoscenze attuali sullo stress si basano sui lavori del dottor Hans Selye, che

pubblicò nel 1956 “The stress of life” (Lo stress della vita).

Secondo Hans Selye, lo stress agisce in tre fasi secondo un modello che chiamò

“Sindrome generale di adattamento” : queste tre fasi sono l’Allarme, la

Resistenza ed il Recupero.

Nella prima fase, fase di allarme , il respiro ed il polso accelerano ed il sudore è

abbondante (i palmi delle mani sono umidi). Benché i fattori di stress sono spesso

psicologici possono essere anche fisici (caduta, virus, intossicazione alimentare, colpo di

freddo).

Il responsabile di questi sintomi è l’ipotalamo, una ghiandola che si trova alla base del

cervello. Questa zona cerebrale è anche il centro di controllo della temperatura

corporea, del ritmo cardiaco, della respirazione e della pressione arteriosa. L’ipotalamo

è una ghiandola così importante che è considerata il direttore d’orchestra del sistema

endocrino.

Al primo segno di stress, gli impulsi nervosi vanno a stimolare l’ipotalamo. A sua volta,

questa ghiandola manda messaggi all’ipofisi e alle ghiandole surrenali, che aumentano

la produzione di ormoni come l’adrenalina ed il cortisolo.

L’adrenalina fa aumentare il ritmo cardiaco, la pressione arteriosa, fa rilassare i muscoli

digestivi e rallentare il processo di digestione. Ecco perché si possono avvertire dolori

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gastrici quando si mangia in stato di tensione. Inoltre fa allentare il lavoro dei muscoli

respiratori e contrarre il muscolo radiale dell’iride che permette la dilatazione della

pupilla per una vista più acuta. Queste manifestazioni sono caratteristiche dello stato di

allerta in cui i sensi sono al massimo del loro funzionamento e il corpo pronto per

l’azione.

Nella fase di resistenza e vigilanza, il corpo dovrebbe cominciare ad adattarsi alla

nuova situazione. L’organismo si comporta come se la sua sopravvivenza fosse

minacciata e aspettasse una soluzione al problema. Questa fase si prolunga finchè

l’azione o la reazione sono giudicate necessarie. Qui entrano in gioco i fattori psicologici.

Nel corso di questa seconda fase, l’organismo mette a disposizione il massimo della sua

energia per sopravvivere. L’ipofisi, o ghiandola pituitaria, aumenta la sua produzione

dell’ormone Adenocorticotropo (ACTH) , il che spinge le ghiandole surrenali a secernere

corticosteroidi come il cortisolo.

Altri ormoni, come l’ormone della crescita o gli ormoni tiroidei sono secreti in maggior

quantità.

Ne segue una cascata di reazioni fisiologiche.

Il sistema cardiovascolare è seriamente messo alla prova, la pressione arteriosa sale al

massimo, il sangue lascia le regioni periferiche per affluire verso gli organi essenziali

come cuore, polmoni e fegato. E la ragione per la quale la pelle diventa pallidissima

dopo uno choc fisico o psicologico. Il sangue si allontana anche da certe zone del

cervello, il che compromette la capacità di giudizio e di concentrazione. Il fegato

mantiene un livello elevato di zucchero nel sangue e succhia letteralmente le proteine

dai tessuti muscolari ed ossei. L’abbondanza di cortisolo indebolisce il sistema

immunitario e rende l’organismo meno resistente alle infezioni.

Per la tensione estrema esercitata sugli organi chiave, fra cui il cuore, questa fase rende

l’individuo molto vulnerabile. Purtroppo molte persone rimangono in questa fase, anche

se l’evento stressante è successo molto tempo prima. I dirigenti, i poliziotti, i chirurghi, i

piloti di corsa esercitano professioni ad alto rischio e possono rimanere bloccati in

questa seconda fase. Ma non solo. Una ricerca pubblicata sulla rivista “Psychological

Medicine” evidenzia come ben il 45% dei nuovi casi di stress e di depressione sia legato

alle nuove tecnologie informatiche che hanno accelerato i ritmi di lavoro1. L’uso del

computer, del cellulare, del fax permette di ricevere e dare informazioni in tempo reale

1 Eco di Bergamo , 5 agosto 2007, p.37

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facendo si che si compiano più operazioni contemporaneamente, impegnando il cervello

molto più che in passato quando i procedimenti manuali rallentavano la produttività ma

permettevano un uso più equilibrato della mente. Ora in ufficio, contemporaneamente

si scrive al computer, si risponde ad una e-mail, si risponde ad una telefonata, si fa

fronte ad un imprevisto che può provocare scariche di adrenalina. Il cervello è

continuamente obbligato a lavorare su canali plurimi. Così l’organismo si svuota più

velocemente ed i tempi di ricarica emotiva vengono a mancare.

La terza fase , fase di recupero , comincia quando si ha la sensazione che la

situazione stressante è sparita. Il corpo può distendersi e recuperare, le secrezioni

ormonali diminuiscono, il sangue rifluisce verso le estremità, il sistema digestivo ed il

cervello riprendono il loro normale funzionamento. Lunghi tempi nella seconda fase

necessitano altrettanti lunghi tempi nella terza fase.

La pratica delle āsana, del pranayama e della meditazione favorisce il passaggio dalla

seconda alla terza fase. I benefici che procura lo yoga sono numerosi : riduzione dello

stress e dell’ansia, miglioramento dello stato psicologico, riduzione della pressione

sanguigna, riduzione delle dipendenze da nicotina, alcol, caffeina, tranquillanti, droga,

apertura della mente e sviluppo della consapevolezza, arma potentissima per prevenire

l’insorgere di conflitti mentali.

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Lo stress e la malattia :

la medicina nuova del dottor Hamer.

Il dottore tedesco Ryke Geerd Hamer ha evidenziato il meccanismo dell’impatto di

emozioni negative sul corpo che può provocare uno stress continuo che si manifesta

nella malattia. Le sue ricerche si sono incentrate in particolare sul cancro. Ad egli stesso

fu diagnosticato un cancro dei testicoli in seguito alla morte di suo figlio, vittima di una

pallottola mortale sparata dal principe di Savoia nel 1978. Quest’ultimo, dopo anni di

processo, fu condannato a sei mesi di libertà vigilata. Il dottor Hamer vide uno stretto

legame tra la propria malattia, il decesso del figlio e il sentimento di ingiustizia provato

per un verdetto troppo clemente del Tribunale.

Analizzò quindicimila casi di cancro ed individuò ogni volta le stesse caratteristiche che

raggruppò sotto il nome di “legge ferrea del cancro”.

La legge ferrea del cancro comprende tre caratteristiche principali:

1. la prima che il dottor Hamer ha chiamato DHS (Dirk Hamer Sindrome, in onore del

figlio) è l’inizio della malattia che si manifesta simultaneamente a tre livelli : psichico,

cerebrale e organico.

Quando il paziente subisce uno choc emotivo, un trauma o un conflitto che non sa

risolvere, e che soprattutto vive in solitudine, nell’isolamento, inizia il processo della

malattia.

Il dolore, la rabbia, l’indignazione, le ferite profonde non espresse, non comunicate

verbalmente o esteriorizzate con atti, costituiscono il primo gradino dell’ascesa della

malattia. Può essere uno choc improvviso che cade addosso all’individuo

brutalmente, cogliendolo impreparato e che incide profondamente sulla psiche, il

cervello e l’organismo, oppure anche un conflitto emotivo vissuto interiormente,

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rimuginato a lungo, senza speranza di risoluzione. Il conflitto colpisce il subconscio

che mette in atto un programma di riparazione del conflitto. La malattia insorge per

spingere il paziente a trovare una soluzione al suo malessere, al suo conflitto. Se

non capisce il messaggio che il suo corpo gli trasmette, usa la sua ultima arma che è

la malattia.

L’evento traumatico provoca uno stress perpetuo e appaiono i sintomi della malattia

: i piedi e le mani ghiacciati, la mancanza di appetito, la perdita di peso, l’insonnia e

l’insorgere di un tumore o di un’altra malattia.

2. L’intensità ed il tipo di conflitto psichico vanno a colpire un’area specifica del cervello

dove si crea un corto circuito che il dottor Hamer chiama focolaio : esso prende la

forma di piccoli anelli concentrici. I neuroni e le cellule gliali di questa area muoiono.

Con la risoluzione del conflitto, le cellule gliali si riformano e i neuroni sono talmente

numerosi che la distruzione di alcuni di loro non rappresenta un problema serio.

L’organo associato all’area cerebrale colpita cessa di ricevere ordini dal cervello e il

suo buon funzionamento è compromesso. Le cellule dell’organo bersaglio

impazziscono e proliferano o si distruggono a seconda del tipo di tumore che andrà

a formarsi.

Più tardi, se il conflitto viene risolto, il focolaio si altera mentre si sviluppa un edema

(accumulazione di liquido) e finalmente un tessuto cicatriziale.

Sfortunatamente succede spesso che nella medicina ortodossa, ufficiale il medico

scambi l’edema , segno di guarigione, per un tumore e annunci al paziente che il suo

cancro si sta metastatizzando. Crea così un altro conflitto intenso, il panico davanti

ad una morte annunciata, provocando questa volta l’insorgere reale di un altro

tumore.

Il dottor Hamer ha notato che l’apparizione di un focolaio in un’area precisa del

cervello nasce da un’associazione inconscia o dall’interpretazione simbolica che gli da

il paziente. Per esempio un conflitto con un liquido crea un tumore ai reni. Si ritrova

nei pazienti che hanno avuto paura di annegare o che inconsciamente, forse anni

dopo, associano la paura originale con altri liquidi, come la vista del sangue. Spesso

il tumore formatosi dopo uno choc può rimanere dormiente se la situazione è subito

controllata e ridiventare attivo anni dopo nel corso di un altro choc.

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La paura della morte causa un cancro del polmone perché psicologicamente si

associa alla paura di soffocare.

Il cancro del testicolo si sviluppa in seguito alla perdita di un essere amato o di un

oggetto amato come un lavoro o un progetto a cui si tiene molto.

Il dottor Hamer pensa che la maggior parte delle metastasi è provocata dalla paura

della morte ma anche dal risentimento, dalla collera, dal conflitto di separazione dai

propri cari, tutti sentimenti che creano tumori nelle varie parti del corpo.

3. Lo svolgimento del conflitto psichico è in correlazione con lo sviluppo del focolaio di

Hamer nel cervello e lo sviluppo del tumore canceroso nell’organo.

Quando il conflitto emotivo è risolto, l’organismo inverte la sua marcia ed è l’inizio

della fase di guarigione la quale può però rivelarsi lunga e difficile.

In genere il paziente ritrova l’appetito ed il sonno, i piedi e le mani si riscaldano.

Tuttavia si sentirà stanco e debole e avrà bisogno di riposarsi. Questo è segno che il

sistema parasimpatico domina ormai la situazione.

Nella prima fase della guarigione il paziente può provare parecchi dolori dovuti alla

ritenzione d’acqua ed al rigonfiamento ed all’infiammazione dei tessuti ma il tumore

non cresce più. Si formerà un edema nella lesione cerebrale del focolaio di Hamer.

Poco dopo, il corpo comincia ad espellere l’acqua accumulata. Il paziente riprende

poco a poco le sue forze e le funzioni corporee ridiventano normali. Il tessuto

connettivo del cervello comincia a riparare il focolaio di Hamer.

Certi radiologi interpretano questo come un tumore cerebrale fulminante e trattano

il paziente di conseguenza. Il dottor Hamer stima che il 99% degli eventi cerebrali

come emorragie, cisti e tumori non sono altro che episodi di guarigione dei focolai di

Hamer. La priorità in questo caso è di ridurre l’edema cerebrale con cure di cortisone

se il tumore è massiccio o se non lo è con antinfiammatori e urea.

L’edema è un auto-moderatore ed è segno di guarigione.

E’ vitale che durante il trattamento il paziente sia seguito sia a livello fisico che mentale.

In tutti i casi di cancro, il primo dovere del medico e del paziente è di scoprire la causa

psicologica iniziale e di modificare o risolvere la situazione conflittuale. L’aiuto di un

terapeuta può essere utile ma esistono anche molte tecniche mentali che possono

aiutare il paziente a scoprire da solo il vero motivo del suo turbamento.

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La meditazione è senz’altro la regina di queste tecniche perché permette di far

riaffiorare a livello della mente conscia episodi repressi e eventi traumatici. Sviluppa

inoltre le vie intuitive e la sua pratica regolare può evidenziare soluzioni inaspettate.

La visualizzazione, una tecnica usata da secoli nelle religioni orientali è da poco

adottata dalle terapie psicologiche e dalla medicina “nuova”.

Una delle sue applicazioni consiste nel ri-vivere la situazione critica in modo

dettagliato dopo un iniziale momento di rilassamento o di meditazione e nel creare

un esito positivo o comunque ragionevole ed accettabile alla situazione conflittuale.

Se il paziente sente che non ha la possibilità di cambiare la sua situazione

conflittuale, sia per dovere morale, etico o familiare , dovrà essere in grado di

allentare la sua resistenza abbandonandosi al momento presente, accettando la sua

prova.

Ridare una dimensione spirituale alla propria vita e perdonare facilitano la

guarigione.

Ma spesso nella nostra società moderna, il processo di guarigione naturale, come

avviene nel mondo animale, è intralciato da cure di antidepressivi o tranquillanti o

antidolorifici durante la fase attiva del conflitto, il che ci impedisce di reagire, di

riconquistare la forza e di disattivare il processo della malattia.

Il dottor Carl Simonton , medico chirurgo , radioterapista e oncologo americano, e

sua moglie , Stephanie Simonton, psicoterapeuta, hanno messo a punto tecniche

mentali che aiutano il paziente ad invertire la fase della malattia verso il processo di

guarigione. Mettono anch’essi in risalto l’importanza del rilassamento e della

visualizzazione positiva nella cura del cancro. Questa pratica agisce sulle funzioni

cerebrali e sui sistemi neuroendocrini ed immunitari. Al contrario del dottor Hamer,

consigliano fortemente al paziente di seguire la terapia tradizionale che sia

chemioterapia o radioterapia parallelamente alla terapia mentale.

1. Una delle tecniche mentali che hanno elaborato consiste nel portare il corpo e la

mente in uno stato di rilassamento completo.

2. Il paziente deve poi immaginare di vivere una situazione gradevole che ha realmente

vissuto nel passato.

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3. Deve in seguito creare un simbolo per rappresentare la malattia ed un altro che

rappresenterà il processo di guarigione. Una piccola duna di sabbia o una piccola

barca fragile potrebbero rappresentare la malattia e un’onda enorme che li distrugge

potrebbe rappresentare il sistema di difesa. Sono da evitare simboli che danno

potere alla malattia, come quello di una montagna, di uno scorpione o di qualsiasi

oggetto che rende la malattia difficile da distruggere.

E’ noto che il nostro cervello non fa differenza tra un messaggio proveniente dalla

realtà o proveniente dall’immaginazione. Se gli suggeriamo che il nostro cancro è

uguale ad una roccaforte, forse non sarà in grado di riunire quell’energia titanica per

distruggerla. La visualizzazione del simbolo malattia-guarigione deve essere fatta

una sola volta nel corso della seduta e deve durare solo qualche secondo. Il cervello

ha captato il messaggio e ha bisogno di tempo per realizzare il desiderio espresso.

La ripetizione dell’ordine potrebbe essere nefasta. E’ come se qualcuno chiedesse

ripetutamente ad un’altra persona di alzarsi mentre questa si è effettivamente

alzata.

4. Poi bisogna immaginare di vivere una situazione gradevole che uno si auguri di

vivere in un prossimo futuro. Questa realizzazione deve essere facilmente attuabile

senza che crei uno stress supplementare.

5. Infine bisogna ringraziare il proprio corpo e ringraziare se stessi per aver

partecipato alla propria guarigione.

Più la situazione è immaginata con il maggior numero di dettagli possibili e con la

partecipazione dei sensi, più incide sul sistema nervoso e endocrino. La seduta, a parte

il rilassamento iniziale, non deve durare più di cinque minuti e deve essere praticata per

un minimo di tre volte o più al giorno.

Il cervello

Possediamo due modi diversi di trattare l’informazione perché il nostro cervello è diviso

in due emisferi , ognuno con una modalità di pensiero diversa ma complementare :

l’emisfero sinistro con funzioni logiche-razionali e l’emisfero destro con funzioni intuitive-

olistiche.

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L’emisfero sinistro è sede della parte conscia , razionale, logica e analitica della nostra

mente. Elabora le informazioni vitali a breve termine. Ci serve per analizzare, trattare in

modo logico e lineare gli eventi.

L’emisfero destro è sede della parte inconscia, emotiva, creativa, intuitiva e spirituale.

Elabora le informazioni a medio e lungo termine.

Ci serve per relazionare, per creare, per interpretare le situazioni.

Oltre alla disposizione laterale degli emisferi, esiste anche una strutturazione del

cervello in senso verticale. Essa è costituita dal cervello limbico, sede delle emozioni e

degli istinti, e dalla corteccia, sede del giudizio e del linguaggio.

Quando il cervello limbico è attivato sotto l’influenza di emozioni forti inibisce, annienta

le funzioni della corteccia, il cervello cognitivo. Infatti quando si manifestano emozioni

come la paura, lo spavento, difficilmente scompaiono col ragionamento.

Il cervello limbico è anche sede degli stati di coscienza allargata, dell’immaginazione

creatrice e dell’ispirazione.

E’ sul cervello limbico che bisogna lavorare per ottenere una trasformazione delle

reazioni, dei comportamenti, senza che intervenga il giudizio della corteccia.

Ora si sa che il cervello è in grado di comunicare con l’intero organismo attraverso il

sistema nervoso. L’immaginazione rafforza l’equilibrio del sistema nervoso e endocrino.

Inviando immagini distensive positive al cervello limbico ed all’emisfero destro, il

sistema parasimpatico entra in funzione e rilassa l’intero organismo.

Il cervello limbico e il sistema nervoso non distinguono tra eventi reali e eventi

immaginati. Se mandiamo loro scenari mentali positivi, ricchi di dettagli emessi dai

cinque sensi interiorizzati, la loro risposta si adegua alla richiesta implicita espressa dalla

nostra immaginazione.

Il cervello emozionale possiede meccanismi naturali di autoguarigione. Si tratta di

capacità innate del corpo a ritrovare l’equilibrio. I metodi naturali di guarigione

escludono perciò l’uso del linguaggio razionale e del ragionamento. L’immaginazione, la

focalizzazione su stati emotivi sereni si rivolgono direttamente al cervello limbico.

David Servan-Schreiber parla nel suo libro “Guarire” di intelligenza emozionale.

Contrariamente a quello che si pensa, gli individui possedendo un’intelligenza razionale

al di sopra della media , un Quoziente Intellettivo (QI) elevato, non sempre riescono a

gestire bene la loro vita, in termini di lavoro, stipendio, famiglia, relazioni sociali. Altri

15

fattori, più importanti della mera intelligenza astratta, creano una vita armoniosa e

soddisfacente.

Ricercatori dell’Università di Yale e del New Hamshire hanno stabilito un Quoziente

Emotivo (QE) misurabile con quattro criteri essenziali2:

1. l’attitudine ad identificare il proprio stato emozionale e quello degli altri

2. l’attitudine a capire lo svolgimento naturale delle emozioni, come per esempio

l’amplificare della paura e della rabbia

3. l’attitudine a ragionare sulle proprie emozioni e su quelle degli altri

4. l’attitudine a gestire le proprie emozioni e quelle altrui.

Nell’ambito yogico, si parlerebbe di un profondo stato di consapevolezza, base

essenziale per la conoscenza di se e degli altri.

La cooperazione fra cervello cognitivo e cervello limbico tramite la consapevolezza ma

anche tramite una mente eticamente e spiritualmente educata, permette il controllo del

pensiero, delle emozioni e del comportamento.

L’obiettivo dei metodi naturali è di facilitare l’armonia tra mente emozionale e mente

razionale, tra mente e corpo e infine tra mente e spirito.

La concentrazione

Uno degli esercizi usati nella nuova psichiatria è la semplificazione della pratica che,

nello yoga ,viene chiamata della seconda cupola , nella regione del cuore.

I lavori di eminenti specialisti e del dottor Servan -Schreiber hanno evidenziato uno

stretto legame tra il funzionamento del sistema cardiovascolare ed il sistema cerebrale.

Gli scienziati sanno da poco che il cuore ma anche l’intestino hanno la loro propria rete

di migliaia di neuroni, come se fossero altri due piccoli cervelli. I rishi l’avevano intuito

qualche migliaio di anni fa e molte pratiche logiche come il Pranayama e la

concentrazione mentale vanno ad agire su questi due organi.

2 Servan-Schreiber, D. , Guérir, Robert Laffont, 2006, p.31

16

Oltre alla sua rete di neuroni semiautonomi, il cuore secerne anche i propri ormoni. E’ in

grado di secernere adrenalina che libera quando deve funzionare al massimo delle sue

potenzialità. Secerne anche l’ANF che regolarizza la pressione arteriosa. Ha anche la sua

riserva di ossitocina, l’ormone dell’amore, che circola nel sangue quando una madre

allatta il suo bambino o quando due esseri si corteggiano.

L’organo cuore percepisce e risente le emozioni.

La relazione tra cervello emozionale ed il piccolo cervello del cuore è uno degli elementi

chiave dell’ intelligenza emotiva.

La capacità di controllare il ritmo cardiaco si ripercuote sul cervello emozionale e

viceversa. Attraverso l’azione del Sistema Nervoso Autonomo (SNA) il cuore può sia

accelerare la sua attività sia rallentare i suoi ritmi. Comunica, attraverso fibre nervose,

direttamente con la zona del cervello. I battiti cardiaci riflettono questa alleanza dei due

cervelli.

Con il biofeedback è possibile vedere sullo schermo del computer un tracciato dei battiti

cardiaci3. Un cuore in uno stato caotico sarà rappresentato in questo modo :

Un cuore rilassato farà vedere sullo schermo questo schema :

Una pratica di concentrazione, molto simile alla pratica della seconda cupola, messa a

punto dall’ Hearthmath Institute della California permette in qualche seduta fatta

davanti al computer di pervenire a controllare le palpitazioni del cuore4. Questa pratica

rinforza l’attività del sistema parasimpatico e frena l’eccedente attività fisiologica.

Permette di recuperare energia, concentrazione e serenità nel rapporto con gli altri.

3 Servan-Schreiber D. , Guérir, Robert Laffont , 2006, p. 824 Ibidem , p.76

17

L’esercizio inizia con due respirazioni lente e profonde accompagnate da una sentita

consapevolezza e da una pausa fra l’inspiro e l’espiro.

Occorre poi riportare l’attenzione sulla regione del cuore, immaginando di respirare

attraverso di essa. All’inspiro, sempre lento e profondo, si deve immaginare o

visualizzare l’ossigeno che penetra nella regione del cuore e all’espiro vedere le tossine

che escono.

La terza fase consiste nel sentire un’ondata di calore nel petto. Si deve cercare di

amplificare questa sensazione. A tal fine è utile richiamare alla coscienza una scena o

una persona o anche un animale ai quali associamo un sentimento d’amore, di

gratitudine, di pace.

Il semplice fatto di evocare una scena positiva influisce molto rapidamente sul ritmo

cardiaco . Il cervello emotivo risponde a questo messaggio rinforzando la coerenza del

cuore e stabilizzando il Sistema Nervoso Autonomo.

Dopo un mese di pratica, al ritmo di trenta minuti al giorno, per cinque giorni alla

settimana, la pressione arteriosa di un gruppo di partecipanti era diminuita come se

avessero perso dieci chilogrammi. Il tasso di cortisolo, l’ormone dello stress,

responsabile dell’aumento della pressione, dell’invecchiamento della pelle, della perdita

di memoria e di concentrazione, era anch’esso diminuito5.

Il sistema immunitario si era rinforzato. Le Immunoglobuline A (IgA) costituiscono la

prima linea di difesa contro agenti infettivi (Virus, Batteri, Funghi). Le IgA sono

permanentemente rinnovate alla superficie delle mucose come il naso, la gola, i bronchi

e l’intestino.

Quando si era chiesto ai partecipanti di evocare una scena in cui provavano collera, il

cuore riprendeva il suo ritmo caotico e la secrezione di IgA si abbassava per sei ore

circa riducendo così la resistenza all’infezione.

Nel caso contrario, un ricordo positivo aumentava la produzione di IgA per le sei ore

successive.

Queste pratiche mentali eseguite regolarmente vanno anche al di là del benessere fisico

e mentale. Aprono ad una prospettiva spirituale. Ci si rende conto dell’esistenza di un Io

interiore, sempre presente e sorgente di infinita bontà. Questo ci permette di

ricollegarci con gli altri e di provare un sentimento profondo di empatia, di solidarietà e

di unità.

5 Servan-Schreiber D. , Guérir , Robert Laffont; 2006, p.84

18

La Meditazione

E stato dimostrato da numerosi studi scientifici che è possibile

controllare lo stress e le proprie emozioni, e quindi la salute, con la pratica regolare

della meditazione. Da qualche decennio, si è scoperto l’efficacia della meditazione nel

campo medico e psicologico e viene utilizzata come metodo di prevenzione e di cura.

Naturalmente lo scopo della meditazione va al di là della sola salute. I rishi hanno

sviluppato tecniche meditative per permettere agli uomini di affrontare meglio le

numerose vicissitudini della vita e per permettere loro di ritrovare il loro legame con

l’universo, la loro appartenenza al cosmo.

La pratica regolare della meditazione determina:

1. La regolazione della produzione di cortisolo, fondamentale ormone dello stress.

2. La riduzione della noradrenalina, neurotrasmettitore prodotto sia dalle surrenali

sia dal cervello stesso quando è sotto stress.

3. L’aumento notturno della melatonina, ormone del sonno con funzioni chiave nella

sincronizzazione dei ritmi biologici dell’organismo.

4. L’aumento della Dhea ( deidroepiandrosterone) ,ormone prodotto sia dalle

surrenali, sia dal cervello, con ruoli molteplici sull’umore e sul sistema

immunitario.

5. L’aumento del testosterone,ormone maschile ma che può svolgere un ruolo

importante anche nelle donne perché, soprattutto in menopausa, costituisce una

riserva per la produzione di ormoni femminili, gli estrogeni.

19

6. Infine il cervello di meditanti esperti è in grado di ridurre il sovraccarico di

informazioni, semplificandone la complessità. Il cervello, in un stato di

rilassamento profondo, potenzia le capacità di attenzione e di concentrazione. Un

meditante avrà una capacità maggiore di raccogliere sottili segnali percettivi

nell’ambiente e di concentrarsi su ciò che succede piuttosto che distrarsi

facilmente dai vari fattori esterni. Questo significa che nella quotidianità, il

praticante sarà più attento ai bisogni degli altri, percepirà meglio i messaggi

nascosti inviati dai suoi interlocutori. Sarà più empatico6.

In uno studio del Medical British Journal, nel 2001,è riportato l’esperimento che si è

fatto su due gruppi di volontari che recitavano l’uno l’Ave Maria e l’altro il mantra

buddista Om mani padme om7. Le due tecniche di recitazione hanno avuto effetti simili

sulla frequenza respiratoria dei partecipanti. Prima dell’esperimento, il ritmo era di 14

respiri al minuto, dopo la pratica era caduto a 6 respiri al minuto.

6 respiri coincidono con il ritmo endogeno della pressione sanguigna. L’onda pressoria (

o onda vasomotoria o onda di Mayer) è il risultato del controllo automatico che il

sistema nervoso esercita sulla circolazione e sulla pressione sanguigna. Una respirazione

normale di 15-20 atti al minuto, incide solo in modo superficiale sulla pressione

arteriosa. La sincronizzazione del respiro con il ritmo cardiovascolare ha effetti molto più

profondi sull’attività del cuore e l’ossigenazione del sangue.

Ricercatori dell’Università Statale di New York hanno condotto uno studio su persone

sofferenti di colon irritabile ( flatulenza, crampi intestinali, gonfiore, costipazione e

diarrea )8.

Hanno notato una notevole riduzione dei sintomi dopo una pratica di meditazione di sei

settimane, due volte al giorno per 15 minuti per volta.

Il respiro, reso calmo dall’ immobilità del corpo e dei pensieri durante la meditazione ha

un’ importanza capitale nel mantenere l’armonia mente-corpo e la salute.

Il respiro è l’unica funzione vegetativa che possiamo alterare volontariamente. Noi

respiriamo senza pensarci . Anche in stato di sonno o in stato comatoso, la respirazione

si effettua automaticamente ; il diaframma si abbassa, la cassa toracica si solleva

permettendo ai polmoni di incamerare aria.

6 Carosella, Bottaccioli; Meditazione, psiche e cervello, Tecniche Nuove, 2003, p.1277 Ibidem, p.1308 Ibidem, p.132

20

Il centro nervoso che comanda la respirazione è situato nel bulbo, il proseguimento del

midollo spinale dentro l’encefalo. I neuroni danno l’input ai motoneuroni contenuti nella

spina dorsale che attivano il diaframma e i muscoli intercostali e addominali, la cui

azione combinata provoca la respirazione .

Quindi il cervello comanda il respiro ma a sua volta il respiro influenza il cervello poiché

l’equilibrio tra anidride carbonica e ossigeno influenza l’equilibrio cerebrale.

La respirazione infine va ad influenzare , tramite il sistema neurovegetativo, il ritmo del

cuore e la pressione arteriosa.

Per questo il pranayama e la meditazione sono tecniche incomparabili per il

mantenimento della salute del corpo e della mente.

Sulla rivista Thorax del 2002 , è comparso un lavoro che dimostra l’efficacia delle

tecniche di yoga, meditazione inclusa , nel controllo e nella riduzione degli attacchi di

asma9. Un gruppo ha praticato tecniche di yoga e l’altro tecniche di rilassamento

occidentali. Durante i 4 mesi di allenamento, i pazienti hanno però continuato a

prendere cortisonici e broncodilatatori . I partecipanti che praticavano lo yoga hanno

avuto 6 attacchi acuti contro i 12 dell’altro gruppo.

Durante la meditazione avviene anche una riduzione di alcuni residui metabolici, tra cui

l’acido lattico. L’acido lattico aumenta durante uno sforzo muscolare e anche quando si

provano emozioni negative. La sua sovrabbondanza provoca una crisi ansiosa acuta. La

meditazione ha un notevole effetto sulla riduzione di acido lattico.

E dovuto all’abbassamento del ritmo cardiaco e nello stesso tempo ad una maggior

fluidità della corrente sanguigna ed in conseguenza, una miglior irrigazione delle zone

produttrici di acido lattico, principalmente nelle zone muscolari.

Sebbene la quantità totale di ossigeno assorbita sia in effetti inferiore durante la

meditazione , l’aumento del flusso sanguigno, dovuto all’allargarsi dei vasi sanguigni

sotto l’effetto del sistema parasimpatico, assicura che l’ossigeno venga consegnato in

modo efficiente ai muscoli e che l’acido lattico sia più efficacemente e velocemente

rimosso e scomposto in altre sostanze.

La produzione di acido lattico viene stimolata dal sistema nervoso simpatico; l’inibizione

di tale sistema durante la meditazione ne riduce automaticamente la produzione.

9 Carosella, Bottaccioli, Meditazione, psiche e cervello, Tecniche Nuove, 2003, p.133

21

Significativi anche sono gli studi che hanno misurato l’efficacia della meditazione nel

ridurre l’ansia e i conseguenti stati depressivi.

Lo psicologo americano Daniel Goleman e il suo collega Gary Schwartz hanno condotto

un esperimento con un gruppo di meditanti esperti e con un altro gruppo di meditanti

principianti. Dopo venti minuti di meditazione, i volontari videro un film che mostrava

incidenti sanguinosi tra lavoratori di un negozio di falegnameria, abbastanza da

sconvolgere chiunque10.

I due gruppi hanno presentato le stesse reazioni: il loro ritmo cardiaco aumentava alla

vista delle immagini scioccanti e i loro corpi si mobilitavano in quella che Hans Selye

chiamò “ reazione di lotta o fuga ”.

Ma dopo la visione del film, i meditanti esperti si riprendevano meglio. Erano più

rilassati dei principianti, i quali mostravano ancora segni di tensione. I principianti non

erano in grado di interrompere la reazione anche quando la causa delle emozioni forti

era passata. Il loro corpo restava all’erta per un pericolo non più esistente ed impediva

loro di recuperare le energie e raccogliere risorse per un prossimo scontro stressante.

L’esperimento dimostra un minor grado di ansietà tra i meditanti esperti e di

conseguenza, meno problemi psicologici o psicosomatici che provocano raffreddori, mal

di testa, emicranie e insonnia. Sono in grado di affrontare meglio lo stress e subirne

meno le conseguenze.

I meditanti in generale sono più rilassati e questo influisce profondamente sui sistemi

organici. Numerosi studi condotti su meditanti anziani, residenti in casa di riposo ( che

rappresenta un elevato fattore di stress) e su studenti meditanti in pieno periodo di

esami,hanno rivelato un aumento delle difese immunitarie contro i tumori e le malattie

infettive come il raffreddore e l’influenza11.

I diabetici che meditano vedono il loro livello di glucosio scendere. Gli asmatici, più

rilassati, hanno reazioni emotive più liete e perciò meno attacchi di asma.

Ma oltre ad avere effetti straordinari sul corpo e la mente, la meditazione fa emergere

una forza interiore tale da spingere il paziente ad attingere alle proprie risorse interiori

verso un processo di autoguarigione. Il fine della meditazione è l’arricchimento della vita

spirituale.

10 Goleman, D. , La forza della meditazione, Rizzoli, 2006, p.18911 Goleman, D., La forza della meditazione, Rizzoli, 2006, p.196

22

Meditazione e spiritualità

Il vero scopo della meditazione risiede nella presa di coscienza dell’essere interiore,

nella conoscenza del sé, sepolto sotto strati di emozioni e di stati mentali appartenenti

al mondo contingente. La meditazione ci permette di raggiungere il nostro essere

primordiale, trascendendo la limitatezza dell’ego e dell’ intelletto . Infatti l’ego e

l’intelletto hanno bisogno di nomi,concetti e forme per manifestarsi. Sono limitati da una

struttura. La meditazione invece,ci porta oltre il livello dell’intelletto , del ragionamento

nel regno dell’intuizione e fa riemergere la nostra essenza più profonda,la nostra

fondamentale saggezza collegata da sempre con la Coscienza Universale.

E , da questo contatto , tra il nostro sé e il grande Sé , ha luogo una trasformazione,

una metamorfosi, una nuova elaborazione dell’essere.

La pratica meditativa è in grado di forare profondamente l’ego e di far apparire stati di

calma, pace ed equilibrio. Per questa ragione i grandi mistici affermano che la vita è un

dono perché permette di sperimentare questi stati alterati della coscienza e di vivere

momenti di pace e beatitudine.

Solo la pratica può portare a questi stati, stati che sono estranei ai nostri modi ordinari

di sentire e pensare.

La meditazione ci porta alla nostra sorgente interiore, unico legame con il mondo

spirituale. La meditazione è il processo di totale spiritualizzazione dell’intero essere.

Permette di realizzare la propria natura e di accedere ad uno stato di libera coscienza

al di là della paura e della sofferenza. Questo è lo scopo della meditazione e la missione

dell’uomo sulla terra.

Alla base della meditazione, c’è lo “ sforzo” di fermare l’incessante movimento dei

pensieri e di unificarli in un solo oggetto. Si tratta di placcare le onde tumultuose della

mente , di sottrarla alle sue tendenze centripeti per riportarla nel silenzio interiore e

farla raggiungere uno stato di calma, di tranquillità e di concentrazione.

23

La prima fase della meditazione ( dharana) è essenzialmente concentrazione,

focalizzazione su un punto. E l’abilità di fissare la mente su un’oggetto concreto o

astratto , eliminando la dispersione in cui la mente vaga in continuazione e in uno

stadio più evoluto, la capacità di diventare quell’oggetto, di essere uno con l’oggetto. Il

potere della concentrazione porta la mente in un’unica direzione, nel centro dell’essere.

Swami Chidananda riassume il processo della meditazione in tre punti: “ ritirare la

mente che è dispersa all’esterno, concentrarla su un punto o su un’idea, mantenerla

continuamente concentrata”12.

Patanjali definisce la meditazione come “ una continua, ininterrotta concentrazione “ e

come “ un ininterrotto flusso della mente concentrata su un singolo soggetto”13.

Nella meditazione con seme , l’oggetto della concentrazione può essere un mantra, una

visualizzazione, un’idea o un concetto. L’importante è che la mente sia ben focalizzata

su di esso. La mente deve rimanere stabile, ferma, deve assorbirsi ,immergersi

nell’oggetto e escludere qualsiasi altro pensiero.

Una profonda concentrazione permette alla mente di compiere uno balzo, un salto oltre

la razionalità e di entrare nel mondo dell’intuizione e della verità. La mente trascende se

stessa e si immerge nel mondo della pura coscienza. Questa esperienza procura

un’ineffabile senso di pace e di gioia.

La capacità di concentrarsi è una facoltà che si sviluppa non solo attraverso la pratica

della meditazione ma anche durante il normale svolgimento delle attività quotidiane.

Lavare i piatti, coltivare l’orto, occuparsi delle faccende domestiche, svolgere le proprie

attività professionali, viaggiare in pullman, treno o in macchina rappresentano occasioni

per sviluppare consapevolezza e concentrazione. Più si pratica l’attenzione, più la si

rafforza e meglio si medita .La meditazione non è altro che attenzione e consapevolezza

rivolte verso l’interno.

Anche l’osservanza degli yama e niyama preparano alla meditazione, assottigliando la

mente, purificandola, lavandola dalle sue impurità. Coltivando sistematicamente

pensieri, parole e azioni puri, il meditante fa convergere una potente energia nella

coscienza.

12 Chidananda, Swami, Meditazione e preghiera, The Divine Life Trust Society, Assisi, 2003,

p.1113 Ibidem, p.11

24

Più la mente è sottile, pura e sattvica, più rapidamente e profondamente entra in

meditazione. Nello stesso modo, più profonda è la concentrazione e più impregnante

diventa la qualità sattvica. E un circolo virtuoso. E la pratica della purificazione diventa

gradualmente non più un atto di volontà ma un attitudine spontanea e naturale .

Purificazione della mente, consapevolezza e meditazione sono strettamente correlate tra

di loro. Un processo facilita l’altro e vice versa. Questa interazione agisce come un

movimento di spirale verso l’alto. Gli sforzi compiuti per purificare la mente facilitano la

concentrazione che, a sua volta rende possibile una concentrazione prolungata.

La consapevolezza permette di controllare i pensieri negativi in agguato e di tenere a

freno i sensi , impedendo che si formino catene associative di reazione e fermando il

loro movimento subito dall’inizio. Gradualmente si sviluppa un distacco dai propri

pensieri e percezioni esteriori. Il meditante diventa spettatore imperturbabile e

imparziale di se stesso. Questo indebolisce l’io e prepara il terreno per uno stato

alterato della coscienza.

In effetti, più si sviluppa la consapevolezza, più ci si rende conto dell’inconsistenza e

dell’impermanenza del mondo reale, dei pensieri, delle sensazioni e delle emozioni . La

realtà è rinnovata ad ogni istante, in una catena senza fine . Ciò che cambia

incessantemente non può costituire una base solida. La verità è altrove. La presa di

coscienza di una realtà personale vuota di senso e in perpetuo movimento porta ad uno

stato di distacco dal mondo delle esperienze.

Un altro modo per controllare i pensieri e sradicare i difetti è di non accanirsi su di loro.

La lotta contro i propri desideri, i propri impulsi non fa che rafforzarli. Assumendo un

atteggiamento opposto o provando il sentimento opposto, si cancella automaticamente

lo stato d’animo negativo poiché non possono sussistere simultaneamente due

sentimenti opposti nella mente. Coltivare sentimenti positivi affina e pacifica la mente .

La pratica meditativa brucia progressivamente le scorie mentali perché sviluppa

inizialmente il potere della volontà che si trasforma poi in un semplice modo di essere e

pensare. Sviluppa una più grande chiarezza di pensiero, una più profonda

discriminazione ,una grande padronanza di sé , l’equilibrio e la pace interiore.

25

Dharana ,la pratica della concentrazione

Dharana (concentrazione ) , Dhyana ( meditazione ) e samadhi ( contemplazione )

sono tre tappe strettamente legate che Patanjali riunisce sotto un solo termine :

samyama. Fanno parte di uno stesso processo meditativo che porta la mente ad una

dimensione superiore, ad una coscienza allargata.

Le pratiche di cui parlerò più avanti sono di concentrazione.

Il termine dharana deriva dalla radice dhr, che significa “ tenere” , “ tenere insieme”, “

sostenere” , cioè tenere, sostenere la coscienza su un solo punto . Dharana è l’arte di

concentrare le energie su un punto fisso e di mantenere la coscienza su di esso .

Patanjali , nello Yoga Sutra 3,1 la definisce cosi : “ La concentrazione consiste nel

fissare la coscienza in un punto .”

La sua perfezione conduce a Dhyana, la meditazione. Dhyana deriva dalla radice

“dhyai” che significa contemplare, meditare. Nello Yoga Sutra 3,2 , Dhyana è definita

cosi : “ La meditazione è la facoltà di mantenervi ( nel punto prescelto) l’attenzione.”

Dhyana è dunque un flusso continuo ed ininterrotto di consapevolezza sull’oggetto della

concentrazione. Piera Scarabelli e Massimo Vinti, nel loro commento del Yoga Sutra,

precisano: “ Ciò che distingue la meditazione ( dhyana) dalla concentrazione (dharana)

è la durata, cioè la capacità, che nasce dalla pratica e dall’esperienza, di mantenere a

lungo l’attenzione legata a un determinato oggetto”14.

Una lunga meditazione sul seme, cioè sull’oggetto della meditazione, favorisce un

espandersi della coscienza e dell’intuito, stato che porta al Samadhi, ultimo gradino del

Raja Yoga.

14 Patanjali , “Yoga Sutra “ , a cura di P. Scarabelli e M. Vinti, Mimesis, 2002, p. 120

26

Patanjali scrive :“ Quando esso (Dhyana) brilla della sola luce dell’oggetto, privo per

cosi dire della propria forma, si ha il Samadhi.” Qui la conoscenza dell’oggetto è totale e

si crea una fusione tra il conoscitore e il conosciuto.

Tornando al sesto anga , Dharana, si può aggiungere che gli sforzi fisici ( nel mantenere

l’immobilità ) e psichici ( nel mantenere la concentrazione ) risvegliano profondi stati di

pace, gioia e serenità.

Esistono molti metodi per arrivare a questo stato di intensa concentrazione. Si possono

utilizzare dei supporti interni, intermedi o esterni.

La concentrazione su supporti interni si effettua con l’uso di visualizzazioni e di mantra.

Tratak, una tecnica di purificazione, un Shat Karman, è un’eccellente esercizio di

concentrazione intermedia. Si tratta di fissare , senza battere le palpebre e fino a che

sgorghino le lacrime , un punto che può essere la fiamma di una candela o un mandala

, un’immagine sacra ,o qualsiasi oggetto che abbia un valore spirituale , collocato

davanti a noi ad una distanza conveniente e poi chiudere gli occhi, lasciando

permanere l’immagine residua il più a lungo possibile. Si ripete più volte questa

operazione.

La concentrazione detta “esterna” si esercita su oggetti lontani come la luna, il sole al

tramonto o all’alba, un albero, una montagna,ecc.

La visualizzazione

La visualizzazione è un’eccellente tecnica utilizzabile nel processo di guarigione . E uno

strumento potentissimo nel trasformare le funzioni fisiche e psicologiche perché stimola

la creatività , rigenerando e potenziando le facoltà mentali. Tutto quello che l’uomo

crea , dall’arte alla scienza alla tecnologia proviene dal suo mondo interiore, mentale;

nasce lì l’idea che si trasforma in realtà.

E se la visualizzazione è elaborata ripetutamente , con il massimo di dettagli possibili,

viene proiettata, registrata e iscritta nella realtà temporale, diventa realtà.

Il dottore Simonton racconta di un paziente che aveva un tumore molto avanzato alla

gola. Il medico dell’ospedale dove il paziente faceva una terapia di radiazioni, gli

27

attribuiva un 5% di possibilità di sopravvivere per un massimo di cinque anni dopo il

trattamento.

Il dottore Simonton suggerì al paziente di provare un approccio di tipo psicologico. Gli

fu insegnato come visualizzare il suo tumore attaccato dai suoi globuli bianchi. L’uomo

immaginò le sue cellule immunitarie come una tempesta di neve che ricopriva il tumore

, distruggeva le cellule cancerogene e le eliminava dal corpo. Fece questo esercizio

parecchie volte al giorno. Dopo due mesi il tumore era sparito. Il paziente entusiasta

usò la stessa tecnica per curare, con successo, la sua artrite.

Questo caso famoso rimane però un caso a parte per la medicina ufficiale , la quale sta

appena iniziando a esplorare la relazione mente corpo nella cura delle malattie15.

Prima di poter visualizzare, bisogna calmare e sedare la mente. La concentrazione sul

respiro per qualche instante la rende serena e attenta .

Occorre poi concentrarsi su “ brumadhya” , il punto tra le sopracciglia e immaginare di

fissare quel punto dal dietro, all’interno della testa. Macchie scure e colorate sfileranno

davanti al terzo occhio.

All’inizio, si possono visualizzare forme semplici per facilitare la pratica, forme

geometriche come triangoli cerchi e quadrati colorati. Si possono anche disegnarli su un

foglio di carta, fissarli per qualche minuto e con gli occhi chiusi riprodurli nella mente.

Quando l’immagine mentale comincia a svanire, riaprire gli occhi e fissare di nuovo il

disegno. Rifare questo esercizio più volte in una seduta.

Dopo un po’ di allenamento , si potranno visualizzare scenette , paesaggi e persone.

Il dottore Simonton suggerisce ai suoi pazienti di visualizzarsi guariti, in piena salute,

nell’ atto di fare esperienze che hanno sempre sognato di fare come fare una crociera,

dipingere, fare parte di un gruppo teatrale ecc.

Ci sono le visualizzazioni delle tradizioni orientali, più simboliche, più spirituali come,

per esempio, immaginare una sfera di luce guaritrice che ricopre il corpo, o vedere i

raggi luminosi che emanano da una figura santa, da un maestro spirituale, che vanno

ad illuminare il corpo e la mente del meditante.

Visualizzando mandala ( diagrammi mistici incorporando figure umane, animali e forme

geometriche) e yantra ( diagrammi che rappresentano figure geometriche) , il

15 Chopra D. , Guarirsi da dentro, Sperling Kupfer , 2007, p. 27

28

praticante si apre a verità interiori totalmente inaccessibili normalmente. Sono

rappresentazioni simboliche dotate di un potere riconosciuto universalmente. Infatti, gli

stessi simboli, croce, cerchio, animali, divinità , sono apparsi sia in Oriente che in

Occidente, contemporaneamente in diverse civiltà.

Sono rappresentazioni visuali di concentrazioni energetiche che operano sull’inconscio

del meditante.

Nello stesso modo, visualizzare una singola divinità permette di attingere alle sue

qualità e alla sua energia.

Ci sono anche le visualizzazioni dei chakra della tradizione tantrica , che hanno per

scopo di sciogliere i granthi, i blocchi energetici e di attivare e armonizzare gli stessi

chakra, per permettere alla kundalini, l’energia individuale, di salire lungo sushumna

fino a sahasrara chakra.

Praticata a lungo, la visualizzazione da luogo a una trasformazione interiore e a uno

sviluppo crescente della vita spirituale.

Pratica

Dopo una seduta di asana, sedersi in una postura meditativa, come padmasana, ardha

padmasana, siddhasana , con la colonna diritta. Le spalle sono rilassate. Il viso è

disteso . Le mani sono appoggiate sulle ginocchia in jnana mudra.

Interiorizzarsi e inspirare e espirare lentamente.

Praticare per qualche minuto Nadi Sodhana che ha parecchie funzioni utili alla

meditazione: purifica le nadi , calma la mente e la rende più concentrata.

Eseguire cinque cicli di Kapalabhati che completa l’azione di Nadi Sodhana e rende la

mente ancora più lucida e acuta.

Eseguire cinque cicli di bramhari, che assottiglia la mente.

Rimanere nella posizione seduta o distendersi supini a terra , nella posizione di

Savasana.

Rimanere nell’immobilità e il silenzio.

Concentrarsi sul respiro. Sentire l’aria fresca che entra nelle narici, e che ne esce calda .

Sentire con distacco, come se foste un testimone silenzioso che osserva l’attività del

corpo .

29

Quando la mente è ben concentrata, immaginare una luce scintillante, purificatrice,

rigeneratrice che si forma sopra la testa. Entra nel corpo attraverso Sahasrara chakra

ed inonda il cervello , esercitando un’azione curativa sui suoi tessuti. Impregnarsi di

questa immagine e rivederla più volte.

Ad ogni inspiro, la luce aumenta di volume ed ad ogni espiro , si diffonde in ogni

segmento del corpo . Immaginare adesso che la luce avanza all’interno del collo .

Sentire l’azione purificatrice della luce. Ripetere per tre volte e cosi per ogni parte del

corpo.

Al prossimo espiro la luce penetra nel braccio destro, poi nel braccio sinistro, nella parte

superiore del torso, nella parte centrale del torso, nella parte inferiore del torso, nella

gamba destra e infine nella gamba sinistra .

Tutto l’interno del corpo è pervaso da questa luce benevola e curatrice.

Pian piano la luce svanisce e lascia una sensazione di benessere e serenità.

Ringraziare , con profondo sentimento di gratitudine per il conforto provato, le forze

cosmiche.

Terminare pronunciando mentalmente o a voce bassa Om Shanti Om.

Questa pratica dura trenta minuti.

Il mantra

La ripetizione del mantra ha effetti potentissimi sul mentale. La ripetizione silenziosa di

fonemi mistici agisce profondamente sulla psiche dell’uomo e crea vibrazioni fortissime.

Il mantra penetra nell’inconscio dove agisce anche quando non si sta meditando. I

mantra e i bija mantra sono suoni che sono stati percepiti dai rishi durante stati

profondi di meditazione e che sono stati trasmessi di generazione in generazione. Sono

portatori e testimoni degli sforzi degli yogi che ci hanno preceduto , nel cercare di

trascendere la realtà.

“All’inizio era il Verbo , e il Verbo era presso Dio; e il Verbo era Dio…..E il Verbo si fece

carne..” Questo passo del Vangelo di S. Giovanni (1:1-14 ) è affine al pensiero induista.

Le vibrazioni del suono sono la materia primordiale che ha preceduto l’apparizione del

mondo manifestato. Il suono è il primo movimento della creazione dell’universo.

30

Il suono agisce sulla materia. Una nota musicale acuta può fare scoppiare un bicchiere

di cristallo. Se si mette un foglio di carta con della sabbia sopra, vicino a un diapason

che abbiamo percosso, si vedrà che sotto l’effetto del suono la sabbia si muove e si

fissa in forme geometriche. Diventa la rappresentazione materiale dell’onda sonora.

All’inizio, il mantra scelto o dato dal proprio maestro, deve essere ripetuto in modo

costante ( japa) con uno sforzo della volontà e in piena consapevolezza. L’attenzione

impedisce al mentale di distrarsi. Dopo un po’ di pratica , il mantra si ripete senza sforzo

e in modo naturale e spontaneo. Diventa ajapa japa. La mente si calma e si concentra

nello stesso tempo.

Il mantra più conosciuto è Om ed è il suono primordiale da dove scaturiscono tutti gli

altri suoni. Ogni mantra o bija mantra, ripetuto con concentrazione e devozione,

diventa uno strumento potente per accedere alla trascendenza.

Si pratica con il mala che è l’equivalente del rosario per i cristiani. E formato da 108

semi di rudraksha o 108 bacche di tulsi, più il sumeru ,o seme del guru. Se si fanno

più di un mala, si deve invertire la direzione di rotazione quando si raggiunge il sumeru,

invece di oltrepassarlo. Si usano solo il pollice e il medio per fare scorrere i semi del

mala.

.

Pratica

Sedersi in una postura di meditazione con la schiena diritta e la testa ben allineata con

la colonna.

Chiudere gli occhi.

Dopo qualche minuto di interiorizzazione, praticare Nadi Sodhana, Kapalabhati e

Bramhari .

Rimanere immobili e osservare i movimenti del respiro. Il suono prodotto è So Ham. È

So durante l’inspirazione e Ham durante l’espirazione . So Ham è il soffio vitale.

Significa “ Sono Lui “ .

Swami Sivananda scrive che ripetiamo senza saperlo So Ham 21,600 volte al giorno,

cioè 15 volte al minuto16.

Portare l’attenzione sul punto tra le sopraciglia . 16 Sivananda Saraswati Swami , “ Pratique de méditation” , Albin Michel , 1950, p.167

31

Mentre si inspira, si pronuncia So. Immaginare che l’inspiro si effettui attraverso

brumadhya .Sentire il soffio che entra nella testa.

Nello stesso tempo, aver ben presente quello che So rappresenta: è Brahman, è Dio, è

l’Unità, è la perfezione e l’amore.

Espirare pronunciando mentalmente Ham che rappresenta l’anima individuale.

So Ham rappresenta l’unità con l’Assoluto. Il meditante e Dio sono un’unica cosa.

Dopo mezzora di japa mantra , si instaurerà gradualmente il silenzio. Il mentale diventa

molto calmo.

Terminare la pratica esprimendo la propria gratitudine per il benessere provato.

Pronunciare Om Shanti Om.

32

Conclusione

Lo stress è uno dei peggior flagelli dei nostri tempi perché , se non è controllato , può

portare l’individuo alla malattia e alla morte. L’epoca in cui viviamo ci sottopone

quotidianamente a numerosi agenti stressanti, non solo fisici come l’inquinamento

atmosferico e acustico, le intossicazioni, l’assunzione di sostanze stupefacenti, gli sforzi

fisici acuti, l’alimentazione sbagliata, ecc. ma in gran parte psicologici: le emozioni

negative, la solitudine nelle grandi città , un ritmo di vita sempre più frenetico,

l’accumulo di impegni, l’essere bombardato di notizie negative, le preoccupazioni di

ordine economico, lavorativo e famigliare fanno sì che si rompa l’armonia mente corpo

e che subentri la malattia .

La malattia nasce da uno stress prolungato, da un malessere profondo che si è

somatizzato, che ha invaso il corpo.

Non basta curare i sintomi fisici per eliminare la malattia perché spesso ritorna con una

patologia diversa . Bisogna andare alla radice, alla causa originaria, quella che ha

provocato un’alterazione dell’organismo.

I protagonisti della medicina naturale hanno un approccio di tipo olistico. Vedono

l’individuo nella sua globalità. Ogni componente, mente , corpo, ambiente, abitudini ha

un’importanza vitale nell’armonia generale dell’essere, e contribuisce al suo benessere.

Quando una di queste componenti si indebolisce, va a intralciare , a colpire gli altri

aspetti della personalità . Se , per esempio, un conflitto mentale persiste o viene

rimosso, il corpo si ammala, le abitudini di vita cambiano, l’ambiente diventa ostile.

Il processo di guarigione deve includere ogni dimensione dell’essere.

E importante aver fede nelle risorse curative del corpo e della mente e impegnarsi con

disciplina nel curare la propria salute. Numerosi specialisti, tra cui quelli citati in questa

tesi, i dottori Hamer, Simonton e Deepack Chopra raccomandano ai loro pazienti

esercizi di respirazione e di concentrazione mentale, pratiche fondamentali nel processo

di auto guarigione.

In effetti, il respiro consapevole e la concentrazione mentale hanno il potere di riporre

l’uomo nel suo centro, di dissipare la dispersione nella quale egli vaga e di renderlo

33

consapevole della sua vita interiore . Spesso durante la guarigione avviene una

trasformazione e nasce il desiderio di una vita spirituale.

Léon Renard riporta queste parole di Edgar Cayce, grande guaritore e chiaroveggente :

“ Qualsiasi guarigione mentale e fisica, consiste nell’inserire ogni atomo del corpo, ogni

riflesso del cervello, sulla coscienza del divino che abita all’interno di ogni cellula. Sappi

che tutte le forze di guarigione sono dentro di te, non sono all’esterno ! Ciò che viene

dal di fuori è là soltanto per aiutare l’interno a creare una forza mentale e spirituale”17.

Sarebbe molto utile introdurre le tecniche di pranayama, di concentrazione e di

rilassamento in tutti gli ospedali, anche nei reparti di malattia terminale. Le pratiche di

concentrazione mentali instaurano una grande pace mentale e inducono ad una

accettazione serena della morte.

Esperienze personali

Quest’anno, ho consacrato più tempo alla pratica del pranayama e della meditazione

che alla pratica delle asana, per via di una momentanea debolezza del corpo.

Meditando, ho avuto momenti di grande quiete, di profonda pace. Sono momenti di

sospensione dei pensieri quotidiani , in un luogo pacificatore, quello dell’io interiore,

luogo in cui ho sentito bontà, compassione, assenza di giudizi, tranquillità e calma.

Sono grandi momenti di rigenerazione.

Mi piace molto meditare al mattino presto, quando il cielo è ancora blu scuro e che gli

uccelli cominciano a svegliarsi. Mi concentro sul loro canto che gradualmente si assorbe

nel mio silenzio. È un bel modo di praticare pratyahara.

Anche la meditazione della sera è piacevole, quando non si sentono più i rumori nelle

strade. È un momento di tregua, di sospensione, propizio alla concentrazione mentale.

Questo sfondo silenzioso è affine al silenzio interiore. Si crea una specie di connessione

tra me e l’universo lì fuori. È una sensazione rassicurante e tranquillizzante.

Ho notato che una pratica intensa di yoga ha il potere di modificare i nostri schemi di

comportamento . Ci si apre di più agli altri e c’è un maggior bisogno di unirci a loro. Ho

fortemente sentito questo dopo ogni week-end di lezioni ISFIY a Milano. E l’ho sentito

17 Renard Léon, “ Di cancro si guarisce . Le insospettate risorse dell’essere umano “ , Amrita ,1998 , p.78

34

in particolare quest’anno forse perché la mia consapevolezza e la mia recettività si sono

leggermente affinate dopo quattro anni di studio e pratica.

Durante questi anni, ho imparato mille cose e sono piena di speranza per il mio futuro

di praticante. Vorrei approfondire in particolare gli shat karma e i vari pranayama per

meditare meglio e di più e per progredire in questo campo. È ciò che mi interessa in

questo momento. Lavorare a livello del mentale , incrementare le sue potenzialità,

eliminare le tossine che produce e che vanno a infuriare sul corpo. Vorrei abituare il mio

corpo e la mia mente a lavorare per me e non contro di me.

Ma in questo senso, ho già fatto passi da gigante durante gli ultimi quattro anni,

ingentilendo le mie reazioni.

Ringrazio di cuore tutti gli insegnanti del corso ISFIY per avermi trasmesso le loro

preziose conoscenze.

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