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1 INCONTRO a cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono luglio 2015 ANCORA PREGHIERA vocazioni. Ma lo scopo è anche quello di aiutare le persone a riscoprire l’importanza della presenza di Maria Santissima nella nostra vita di discepoli del Signore. Lei ci prende per mano non per trattenerci ma per portarci a Gesù; non soltanto ci ha regalato Gesù fatto carne ma continua a regalarci Gesù. Mi ha colpito un’altra farse di San Giovanni Bosco che sempre parlando ai giovani di Maria che lui chiama con il nome di Ausiliatrice, diceva: «È quasi impossibile andare a Gesù se non ci si arriva per mezzo di Maria». Anche per questo suggeriva ai suoi ragazzi di dire ogni sera almeno “tre Ave Maria”. La Madonna non può permettere che ci allontaniamo da Gesù; se capita, Lei sa come cercarci per riportarci a Gesù. Un altro invito alla preghiera è stato volutamente il restauro dell’edicola dell’Addolorata di piazza San Francesco. Ho voluto che fosse un richiamo alla preghiera per i tanti che passano sulla piazza… vedo che molti si segnano soprattutto alla sera quando l’edicola illuminata si manifesta in tutta la sua bellezza. Ho voluto che l’edicola ricordasse il 30° de il Seme, segno della carità pastorale di don Umberto ma anche di un’attenzione che la comunità vuole continuare ad avere verso le persone in difficoltà che godono di un particolare affetto da parte di Gesù. Non dimentichiamo le sue parole: «ogni cosa che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me». L’abbiamo dedicata ai martiri di ieri e di oggi il cui sangue è stato e continua ad essere “semente di nuovi cristiani”. Papa Francesco continua a richiamare al mondo la realtà del martirio invitandoci tutti alla preghiera. È proprio quello che faremo da settembre in poi dopo la festa della Madonna Addolorata (15 settembre): ogni quindici del mese ci troveremo davanti all’edicola alle 20.30 a fare il rosario per i cristiani martiri che ormai ogni giorno ci lasciano nel segno del sangue. Amici, non è mai troppa la preghiera. Se vogliamo cambiare il cuore delle persone, se vogliamo cambiare le famiglie, se vogliamo cambiare i nostri paesi, lasciamo che il Signore riempia i nostri cuori con il fuoco del suo amore, il solo che può cambiare il mondo. Don Giuseppe Sono tanti i desideri che come parroco porto in cuore… ma il desiderio che li riassume tutti resta quello di fare amare la preghiera. Nella preghiera il cuore impara a dare spazio al Signore, al suo amore che ci apre alla comunione fraterna, al suo amore che da bellezza alla nostra vita, che la riempie di gioia. Nulla, più della preghiera, è capace di cambiare il mondo. Comincio sempre più a capire quella frase di sant’Alfonso, un po’ forte ma sicuramente vera: «Chi prega si salva, chi non prega si danna». Capisco anche quello che diceva San Giovanni Bosco parlando ai suoi giovani di preghiera: «Chi prega si occupa della cosa più importante di tutte». Sempre a proposito della preghiera mi ha colpito quanto diceva San Francesco di Sales: «Il buon cristiano prega almeno mezz’ora al giorno tranne quando ha molto da fare, allora pregherà un ora!». Forse i santi possono sembrare esagerati ma certamente avevano capito il cuore dell’uomo che essendo fatto per Dio, tutto quello che è meno di Dio non lo soddisfa mai. Ora, pregare significa proprio lasciarsi riempire di Dio e trovare in Lui la pace del cuore. In questa luce ho voluto che si compisse un mio desiderio, quello di fare ogni mese un giorno intero di Adorazione Eucaristica. Abbiamo chiamato la proposta: “24 ore con Gesù”; dalle 9.00 del primo venerdì di ogni mese alle 9.00 del primo sabato onorando così i Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Hanno accolto attualmente la proposta un centinaio di persone, altri possono aggiungersi. Si sta rivelando un momento di grazia particolare; mi commuove vedere che anche di notte, qualche giovane si affaccia in chiesa per un po’ di preghiera silenziosa. Vedo che il Signore sta cambiando molti cuori e sono certo che sta preparando grazie grandi per questa nostra comunità parrocchiale. Un’altra proposta di preghiera è stato il Rosario ogni mercoledì dei mesi estivi alla Brughiera fatto con l’intenzione precisa di pregare per le famiglie e per le

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INCONTROa cura della parrocchia S. Martino V. - Biassono luglio 2015

ANCORA PREGHIERAvocazioni. Ma lo scopo è anche quello di aiutare le persone a riscoprire l’importanza della presenza di Maria Santissima nella nostra vita di discepoli del Signore. Lei ci prende per mano non per trattenerci ma per portarci a Gesù; non soltanto ci ha regalato Gesù fatto carne ma continua a regalarci Gesù. Mi ha colpito un’altra farse di San Giovanni Bosco che sempre parlando ai giovani di Maria che lui chiama con il nome di Ausiliatrice, diceva: «È quasi impossibile andare a Gesù se non ci si arriva per mezzo di Maria». Anche per questo suggeriva ai suoi ragazzi di dire ogni sera almeno “tre Ave Maria”. La Madonna non può permettere che ci allontaniamo da Gesù; se capita, Lei sa come cercarci per riportarci a Gesù. Un altro invito alla preghiera è stato volutamente il restauro dell’edicola dell’Addolorata di piazza San Francesco. Ho voluto che fosse un richiamo alla preghiera per i tanti che passano sulla piazza… vedo che molti si segnano soprattutto alla sera quando l’edicola illuminata si manifesta in tutta la sua bellezza. Ho voluto che l’edicola ricordasse il 30° de il Seme, segno della carità pastorale di don Umberto ma anche di un’attenzione che la comunità vuole continuare ad avere verso le persone in difficoltà che godono di un particolare affetto da parte di Gesù. Non dimentichiamo le sue parole: «ogni cosa che avrete fatto al più piccolo dei miei fratelli lo avete fatto a me». L’abbiamo dedicata ai martiri di ieri e di oggi il cui sangue è stato e continua ad essere “semente di nuovi cristiani”. Papa Francesco continua a richiamare al mondo la realtà del martirio invitandoci tutti alla preghiera. È proprio quello che faremo da settembre in poi dopo la festa della Madonna Addolorata (15 settembre): ogni quindici del mese ci troveremo davanti all’edicola alle 20.30 a fare il rosario per i cristiani martiri che ormai ogni giorno ci lasciano nel segno del sangue. Amici, non è mai troppa la preghiera. Se vogliamo cambiare il cuore delle persone, se vogliamo cambiare le famiglie, se vogliamo cambiare i nostri paesi, lasciamo che il Signore riempia i nostri cuori con il fuoco del suo amore, il solo che può cambiare il mondo.

Don Giuseppe

Sono tanti i desideri che come parroco porto in cuore… ma il desiderio che li riassume tutti resta quello di fare amare la preghiera. Nella preghiera il cuore impara a dare spazio al Signore, al suo amore che ci apre alla comunione fraterna, al suo amore che da bellezza alla nostra vita, che la riempie

di gioia. Nulla, più della preghiera, è capace di cambiare il mondo. Comincio sempre più a capire quella frase di sant’Alfonso, un po’ forte ma sicuramente vera: «Chi prega si salva, chi non prega si danna». Capisco anche quello che diceva San Giovanni Bosco parlando ai suoi giovani di preghiera: «Chi prega si occupa della cosa più importante di tutte». Sempre a proposito della preghiera mi ha colpito quanto diceva San Francesco di Sales: «Il buon cristiano prega almeno mezz’ora al giorno tranne quando ha molto da fare, allora pregherà un ora!». Forse i santi possono sembrare esagerati ma certamente avevano capito il cuore dell’uomo che essendo fatto per Dio, tutto quello che è meno di Dio non lo soddisfa mai. Ora, pregare significa proprio lasciarsi riempire di Dio e trovare in Lui la pace del cuore. In questa luce ho voluto che si compisse un mio desiderio, quello di fare ogni mese un giorno intero di Adorazione Eucaristica. Abbiamo chiamato la proposta: “24 ore con Gesù”; dalle 9.00 del primo venerdì di ogni mese alle 9.00 del primo sabato onorando così i Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Hanno accolto attualmente la proposta un centinaio di persone, altri possono aggiungersi. Si sta rivelando un momento di grazia particolare; mi commuove vedere che anche di notte, qualche giovane si affaccia in chiesa per un po’ di preghiera silenziosa. Vedo che il Signore sta cambiando molti cuori e sono certo che sta preparando grazie grandi per questa nostra comunità parrocchiale. Un’altra proposta di preghiera è stato il Rosario ogni mercoledì dei mesi estivi alla Brughiera fatto con l’intenzione precisa di pregare per le famiglie e per le

INCONTRO

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Cari fratelli e sorelle, buongiorno!Sono grato per la possibilità di unire la mia voce a quelle di quanti siete convenuti per questa inaugurazione. E’ la voce del Vescovo di Roma, che parla a nome del popolo di Dio pellegrino nel mondo intero; è la voce di tanti poveri che fanno parte di questo popolo e con dignità cercano di guadagnarsi il pane col sudore della fronte. Vorrei farmi portavoce di tutti questi nostri fratelli e sorelle, cristiani e anche non cristiani, che Dio ama come figli e per i quali ha dato la vita, ha spezzato il pane che è la carne del suo Figlio fatto uomo. Lui ci ha insegnato a chiedere a Dio Padre: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La Expo è un’occasione propizia per globalizzare la solidarietà. Cerchiamo di non sprecarla ma di valorizzarla pienamente!In particolare, ci riunisce il tema: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Anche di questo dobbiamo ringraziare il Signore: per la scelta di un tema così importante, così essenziale… purché non resti solo un “tema”, purché sia sempre accompagnato dalla coscienza dei “volti”: i volti di milioni di persone che oggi hanno fame, che oggi non mangeranno in modo degno di un essere umano. Vorrei che ogni persona – a partire da oggi –, ogni persona che passerà a visitare la Expo di Milano, attraversando quei meravigliosi padiglioni, possa percepire la presenza di quei volti. Una presenza nascosta, ma che in realtà dev’essere la vera protagonista dell’evento: i volti degli uomini e delle donne che hanno fame, e che si ammalano, e persino muoiono, per un’alimentazione troppo carente o nociva.Il paradosso dell’abbondanza – espressione usata da san Giovanni Paolo II parlando proprio alla FAO (Discorso alla I Conferenza sulla Nutrizione, 1992) – persiste ancora, malgrado gli sforzi fatti e alcuni buoni risultati. Anche la Expo, per certi aspetti, fa parte di questo “paradosso dell’abbondanza”, se obbedisce alla cultura dello spreco, dello scarto, e non contribuisce ad un modello di sviluppo equo e sostenibile.

Dunque, facciamo in modo che questa Expo sia occasione di un cambiamento di mentalità, per smettere di pensare che le nostre azioni quotidiane – ad ogni grado di responsabilità – non abbiano un impatto sulla vita di chi, vicino o lontano, soffre la fame. Penso a tanti uomini e donne che patiscono la fame, e specialmente alla moltitudine di bambini che muoiono di fame nel mondo.E ci sono altri volti che avranno un ruolo importante nell’Esposizione Universale: quelli di tanti operatori e ricercatori del settore alimentare. Il Signore conceda ad ognuno di essi saggezza e coraggio, perché è grande la loro responsabilità. Il mio auspicio è che questa esperienza permetta agli imprenditori, ai commercianti, agli studiosi, di sentirsi coinvolti in un grande progetto di solidarietà: quello di nutrire il pianeta nel rispetto di ogni uomo e donna che vi abita e nel rispetto dell’ambiente naturale. Questa è una grande sfida alla quale Dio chiama l’umanità del secolo ventunesimo: smettere finalmente di abusare del giardino che Dio ci ha affidato, perché tutti possano mangiare dei frutti di questo giardino. Assumere tale grande progetto dà piena dignità al lavoro di chi produce e di chi ricerca nel campo alimentare.Ma tutto parte da lì: dalla percezione dei volti. E allora non voglio dimenticare i volti di tutti i lavoratori che hanno faticato per la Expo di Milano, specialmente dei più anonimi, dei più nascosti, che anche grazie a Expo hanno guadagnato il pane da portare a casa. Che nessuno sia privato di questa dignità! E che nessun pane sia frutto di un lavoro indegno dell’uomo!Il Signore ci aiuti a cogliere con responsabilità questa grande occasione. Ci doni Lui, che è Amore, la vera “energia per la vita”: l’amore per condividere il pane, il “nostro pane quotidiano”, in pace e fraternità. E che non manchi il pane e la dignità del lavoro ad ogni uomo e donna. Grazie.

GLOBALIZZARELA SOLIDARIETÀ

Pubblichiamo qui di seguito il testo del video-messaggio che papa Francesco ha inviato il 1° maggio in occasione dell’inaugurazionedell’EXPO di Milano.

INCONTRO

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1. Alla radice della trascuratezza del creatoIl dato è imponente e, purtroppo, incontestabile: noi occidentali del Terzo Millennio siamo testimoni, ma anche in prima persona protagonisti, di una profonda trascuratezza del creato. Cosa c’è alla radice dello sfruttamento – e, non di rado, della distruzione – dell’ambiente operati dall’uomo nell’ultimo secolo e mezzo? L’origine sta nell’oblio del posto che egli occupa nell’ordine del creato. Un oscuramento che ha prodotto una separazione così radicale tra uomo e cosmo, da indurre l’uomo a non concepirsi più come parte del creato. L’uomo non riesce più a cogliere la “sapienza” del mondo. Più o meno consapevolmente, l’uomo ha estromesso dalla comprensione di sé il suo essere creatura, il fatto che ognuno di noi è “dato a se stesso”. E non solo al momento del suo concepimento, ma stabilmente, in ogni preciso istante. In questa percezione astratta (ab-stracta: separata) che l’uomo ha di sé, le cose cominciano ad essere, inevitabilmente, considerate e sfruttate come puri strumenti al servizio del suo potere illimitato. (…)2. Sulla strada di Giobbe(…) Per assumere fino in fondo il compito della custodia del creato, occorre riandare alla domanda chi è l’uomo.Tra le altre, la Scrittura ci offre una strada singolare per un tale recupero dell’umano. È la strada percorsa in prima persona da Giobbe, il quale – come noi oggi – dimenticò chi fosse e quale posto occupasse nel creato. (…) La storia di Giobbe la conosciamo bene. La Scrittura ci dice che dopo una sorta di scommessa tra Dio e Satana, sul piano celeste, Giobbe, sul piano terrestre, viene investito da un uragano di notizie terribili: i suoi buoi e le sue asine sono stati rubati, i servi uccisi, i suoi figli e le sue figlie sepolti sotto le rovine della loro casa… Pur spogliato di tutto, Giobbe rimane fedele a Dio. La sventura allora si abbatte direttamente sulla sua persona: una piaga maligna ne attacca il corpo dalla

pianta dei piedi alla cima del capo. Nonostante le dimensioni del male subito, Giobbe resiste nella sua fedeltà a Dio: «“Se da Dio accettiamo il bene, perché non dovremmo accettare il male?”. In tutto questo Giobbe non peccò con le sue labbra» (Gb 2,10). Mentre è sottoposto ad un attacco tremendo che non conosce tregua egli viene raggiunto da tre amici che restano in silenzio seduti per terra accanto a lui per sette giorni e sette notti. A questo punto Giobbe prorompe in un drammatico lamento e, alla fine, rivolge il suo atto di accusa contro Dio.Che cosa è intervenuto tra la dichiarazione di fedeltà a Dio e l’amaro rimprovero indirizzato all’Onnipotente? (…) Tutti conosciamo bene il potere che la malattia e il dolore hanno nella nostra esistenza e, quindi, esercitano sulla nostra ragione. (…) Giobbe è un uomo giusto: la sua disgrazia non può essere attribuita ai suoi peccati, come vorrebbero gli amici divenuti accusatori. (…). Che cosa significa allora questa terribile aggressione del male contro un innocente? La certezza granitica di Giobbe comincia a sgretolarsi.Giobbe e i tre danno inizio a un dialogo tra sordi che prosegue fino al capitolo 38. La disputa procede a ritmo sempre più serrato finché vediamo Giobbe innalzarsi fino all’altezza di Dio, incalzato dalla sua ragione che cerca un perché e dalla pressione dell’ingiustizia subita. L’uomo di Us, ormai convinto delle proprie buone ragioni, chiama Dio in giudizio: (…) «Oh, potessi sapere dove trovarlo, potessi giungere fin dove risiede! Davanti a lui esporrei la mia causa e avrei piene le labbra di ragioni. Conoscerei le parole con le quali mi risponde e capirei che cosa mi deve dire. Dovrebbe forse con sfoggio di potenza contendere con me? Gli basterebbe solo ascoltarmi!» (Gb 23,3-6).Cosa spinse Giobbe ad innalzarsi fino all’altezza di Dio? Non è forse l’energia della ragione, contrassegno della singolare dignità dell’uomo? L’uomo, creato ad immagine e

CUSTODIREIL CREATO,COLTIVARE

L'UMANOPubblichiamo qui di seguito ampi

stralci della Lectio magistralis tenuta dal card. A. Scola in

occasione dell’XI edizione del Festival biblico di Vicenza.

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INCONTROsomiglianza di Dio, non può arrestare la tensione della sua ragione che lo spinge a cercare il perché delle cose. Nel caso di Giobbe, una ricerca appassionata, legata al senso bruciante dell’ingiustizia subita. Quel punto infinitesimale dell’universo che è l’uomo, un “niente” paragonato con le grandi opere del creato, è tuttavia capace di alzarsi sopra tutto il creato gridando il suo “perché”?(…) Giobbe conclude il suo vibrato atto di accusa, con queste parole: “Ecco qui la mia firma! L’Onnipotente mi risponda!(…)” (Gb 31,35). 3. Dio ci apre gli occhi (…) A Giobbe che lo accusa d’ingiustizia, mettendo in questione l’ordine morale dell’universo, Dio risponde con altre domande, ponendolo di fronte ai segni evidenti della Sua onnipotenza. Come mai? (…) dopo quattro capitoli in cui Dio lo incalza con inoppugnabili evidenze sull’ordine insondabile della natura, il nostro protagonista cambia radicalmente posizione: «Comprendo che tu puoi tutto e che nessun progetto per te è impossibile.. Ascoltami e io parlerò, io t’interrogherò e tu mi istruirai! Io ti conoscevo solo per sentito dire, ma ora i miei occhi ti hanno veduto» (Gb 42,2.4-5).Che cosa ha fatto cambiare Giobbe? Di fronte a che cosa lo ha posto Dio per provocare in lui questo radicale cambiamento? Innanzitutto, Dio accetta la sfida di Giobbe, accetta la sfida della ragione che convoca Dio al suo tribunale. Questa potente valorizzazione della nostra ragione da parte di Dio dovrebbe farci riflettere: Egli non la disprezza o mortifica, ma la pro-voca con la Sua presenza, offrendoci la possibilità che la stessa ragione si allarghi, diventi più acuta e accogliente, più cosciente del reale secondo la totalità dei suoi fattori. Dio accetta la sfida fino a decidere di mettersi alla scuola del suo accusatore e invitandolo a salire in cattedra. Giobbe voleva chiamarlo in tribunale, ma l’Onnipotente fa di più: sceglie di occupare il posto dello scolaro, desideroso di mettere alla prova la “sapienza” dell’uomo che si è posto all’altezza di Dio: «Cingiti i fianchi come un prode, io t’interrogherò e tu mi istruirai!» (Gb 38,3).Cominciano allora le domande, cariche d’ironia, che l’“allievo” Dio indirizza alla maestra “ragione”: «Quando ponevo le fondamenta della terra, tu dov’eri? Dimmelo, se sei tanto intelligente! (…) Chi ha chiuso tra due porte il mare, quando usciva impetuoso dal seno materno, quando io lo vestivo di nubi e lo fasciavo di una nuvola oscura, quando gli ho fissato un limite, e gli ho messo chiavistello e due porte dicendo: “Fin qui giungerai e non oltre e qui s’infrangerà l’orgoglio delle tue onde”? Da quando vivi, hai mai comandato al mattino e assegnato il posto all’aurora, perché afferri la terra per i lembi e ne scuota via i malvagi?» (Gb 38,4-13).Man mano che l’interrogatorio procede, che Dio con le sue domande passa in rassegna i segreti dell’universo, vediamo Giobbe rimpicciolire fino a tornare alla sua misura originale e ad occupare il suo posto nel creato. L’azione di Dio, che dispiega davanti a Giobbe i tesori della natura, svela tutta

la sua portata pedagogica. In un gesto, forse difficile da immaginare, Giobbe si è alzato fino a Dio con la testa china su di sé, guardando se stesso, dimentico di tutto quanto lo circondava, spinto da un bruciante senso d’ingiustizia. Dio, con le Sue domande gli fa alzare la testa, gli fa guardare l’ordine armonico del creato. Si produce dunque in Giobbe una esperienza di conversione (nel suo senso etimologico più forte: dal latino conversio, girarsi, cambiar direzione), esattamente quella che agli occhi di tanti esegeti sembra infondata.Il creato mostra tutta la sua attrattiva. Anzitutto perché c’è e non sono stato io a produrlo: che grande lezione di realismo per una ragione abituata a dominare e a sfruttare l’ambiente. (…) Invece, rendersi conto del creato, delle cose, ci porta sulla soglia del Tu, che ha fatto tutto. La nostra ragione non si limita a registrare il dato. Non solo è colpita perché le cose ci sono, ma l’esserci delle cose provoca in noi un senso di meraviglia e stupore che è alla base del destarsi dell’io. È davanti a un tu, che l’io emerge in modo armonico. Come è davanti al tu della madre che il bambino si desta si sviluppa armonicamente.Riconosciuto come realtà che mi si dona, il creato diventa compagnia. E allora posso rivolgermi a me stesso per riconoscere anche il mio io. Un senso di gratitudine e letizia accompagna questa scoperta del creato che, a questo punto, cessa – secondo l’espressione di von Rad – di essere puro “mondo”.Non si dà ecologia della natura se non a partire dall’ecologia umana.È questa la correzione di cui Giobbe, di fronte allo spettacolo della creazione, ha fatto esperienza.Ed è questa la correzione di cui tutti noi abbiamo bisogno per imparare uno sguardo sul creato che allarghi la nostra ragione un po’ rattrappita. (…)

INAUGURATA L'EDICOLA MARIANA DEDICATA AI MARTIRI DI IERI E DI OGGI

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INCONTRO

L’ INTESA MIUR-EXPO ha suscitato nel nostro collegio docenti il desiderio di comprendere il significato dell’iniziativa:L’Evento o sarà educativo o sarà inutileA partire da qui la decisione di dedicare il nostro progetto educativo-didattico 2014/2015 all’EXPO, mantenendo viva l’attenzione alle tematiche in programma:"Nutrire il pianeta, energia per la vita" tematica generale "una sola famiglia umana, cibo per tutti" e "non di solo pane vive l’uomo" a cura rispettivamente della Caritas internazionale e della Città del Vaticano.Tematiche costantemente confrontate con alcune iniziative di grande rilevanza culturale che hanno preparato e accompagnato l’evento.Le "Unità di Apprendimento" ideate, programmate e

svolte, hanno preso in considerazione, di volta in volta, l'ampiezza dell'evento, in modo puntuale e adeguato ai bambini della scuola dell’infanzia.Vivo l’interesse dei bambini, intensa la partecipazione dei genitori, grande e gratificante , l’operosità delle insegnanti.

Mariagrazia

Dal 30 maggio al 5 giugno è stata allestita una mostra EXPO speciale con i contenuti e i lavori svolti dai bambini durante l’anno scolastico!

Temi per la mostra:Un Giardino da Custodire (itinerari di bellezza)Un Cibo da condividere (i cluster)Un Pasto che Educa ( la piramide alimentare)Un “PANE” che rende DIO presente nel mondo

L'EXPO A BIASSONO

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INCONTRO

Domenica 7 giugno si è svolta la raccolta firme per una moratoria ONU sull’utero in affitto, promossa dal quotidiano "La Croce". La petizione è stata sottoscritta da circa 450 persone. Il testo che verrà inviato al segretario generale dell’ONU è per la proposta di una moratoria delle pratiche di utero in affitto in tutto il mondo, nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli e che fanno più fatica a far valere i diritti umani e civili come le donne in condizione di bisogno e i bambini appena nati. L’utero in affitto viene comunemente così chiamato perché questo è: un passaggio di denaro tra un acquirente e un venditore, la cui finalità è la consegna alla fine del processo di un “prodotto” che però è un essere umano. Un bambino. Attualmente è in discussione in Parlamento un disegno di legge (ddl Cirinnà) che potrebbe introdurre in Italia, unitamente al riconoscimento delle unioni civili senza distinzione di sesso, anche l’adozione di bambini nati con la procedura sopra descritta. Per opporsi a questa pratica che sfrutta le donne e ignora i diritti dei bambini e per affermare la necessità per ogni bambino di avere una mamma ed un papà si è svolto, sabato 20 giugno in piazza San Giovanni in Laterano a Roma, un grande raduno che ha visto partecipare centinaia di migliaia di persone provenienti da tutta Italia. Un popolo formato da giovani e anziani, intere famiglie, laici, cattolici, appartenenti ad altre religioni che hanno manifestato anche contro l’introduzione e l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado della teoria del gender. Ma cos'è la teoria del gender? E’ l’assurda negazione del dato naturale che esistono maschi e femmine. La teoria del gender è infatti un’ideologia basata sull’idea che l’eguaglianza costituisca la via maestra verso la realizzazione della felicità.

Negare che l’umanità è divisa tra maschi e femmine sarebbe un modo per garantire la più totale e assoluta eguaglianza a tutti gli esseri umani. Alla negazione della differenza sessuale si accompagna la totale libertà di scelta individuale, mito fondante della società moderna. In sostanza l’essere maschio o femmina è una libera scelta che può essere modificata nel tempo. Per capire meglio cosa si intende con il termine "gender" invitiamo tutti all’incontro con l’Avv. Gianfranco Amato (intervenuto durante la manifestazione di Roma, presidente Giuristi per la Vita) che si terrà martedì 30 giugno presso l’Oratorio di Paina.

Roberto e Leslie Monguzzi

DIFENDIAMOI DIRITTIDEI BAMBINI

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INCONTRO

Al Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon e per conoscenzaAl Presidente del Consiglio dei Ministri Italiano Matteo RenziAl Presidente dell’Europarlamento Martin Schulz

Nel nome di Sushma Pandey – ragazza 17enne indiana morta a causa dei trattamenti ormonali di stimolazione ovarica propedeutici alla fornitura di ovuli per una procedura di utero in affitto acquistata da due ricchi occidentali – i sottoscrittori di questo documento chiedono ai potenti della terra e alle Nazioni Unite di indire una moratoria sull’applicazione delle leggi che consentono di accedere a forme di genitorialità surrogata. Nella neolingua di chi pensa che esista un diritto ad avere un figlio – ignorando l’unico vero diritto che è quello di un figlio a non essere considerato un prodotto da acquistare tramite contratto di compravendita (oltre a quello di avere un papà e una mamma che non l’hanno ridotto a cosa) – alcuni governi hanno consentito al varo di normative che prevedono la “gestazione di sostegno”, la “gestazione per altri” o, appunto, la “maternità surrogata”. Sono tutte espressioni che servono a mascherare la realtà dei fatti. Si chiama comunemente utero in affitto, perché questoè: un passaggio di denaro tra un acquirente o locatario e un venditore o locatore, la cui finalità è la consegna alla fine del processo di un “prodotto” che è però un essere umano. Un bambino. I firmatari di questo documento affermano che le persone non sono cose, gli esseri umani non possono mai essere considerati oggetti, meno che mai i bambini. I figli non si pagano. Il desiderio di avere un figlio è un desiderio naturale che non può travalicare i limiti della natura stessa e mai e poi mai legittima l’attivazione di meccanismi di compravendita che reificano la persona umana. Le procedure che portano alla nascita di questi bambini-oggetto sono terrificanti: dalla ricerca di “donatrici di ovulo” (eufemismo in neolingua: non donano alcunché, ci sono dei ricchi borghesi che se li comprano, quegli ovuli, e costringono una donna in stato di bisogno ad accettare pochi denari per venderli sotto la pressione di agenzie specializzate – le quali sono i veri lucratori di queste procedure); alla stimolazione ovarica via bombardamento ormonale, la quale porta danni pesantissimi alle donne che vi si sottopongono (fino alla morte, come nel caso di Sushma Pandey); all’operazione di agoaspirazione in sedazione profonda che viene attuata per “catturare” l’ovulo bombardato. Dopo la fecondazione l’ovulo viene inserito nell’utero affittato di un’altra donna, anche essa pagata dall’agenzia intermediaria, in modo che il bambino che nascerà non abbia alcun riferimento a una figura materna essendo questa stata parcellizzata, nel frattempo, spezzata in due. E sia la “donatrice di ovulo” sia l’affittatrice di utero firmano comunque contratti dove per pochi spiccioli rinunciano a qualsiasi contatto diretto con il nascituro. Il

momento del parto è poi dolorosissimo, per donna e neonato. Il bambino, infatti, appena venuto al mondo viene adagiato solo per qualche secondo sul petto della madre partoriente per tranquillizzarlo, e viene poi brutalmente strappato non appena cerca di avvicinarsi al suo seno, per essere consegnato nel pianto disperato alla coppia di ricchi che quel bambino s’è comprato. Questa è una pratica barbara e noi sottoscrittori chiediamo ai governi di India, Cina, Bangladesh, Thailandia, Russia, Ucraina, Grecia, Spagna, Regno Unito, Canada e degli otto Stati degli Stati Uniti dove è consentita di aderire ad una moratoria immediata sull’applicazione delle proprie normative sull’utero in affitto e di impedire che a tale pratica possano accedere coppie di stranieri. Le conseguenze terrificanti di queste pratiche, con bambini rifiutati perché nati affetti da qualche malattia, secondo la logica dell’eliminazione del “prodotto fallato” conseguente alla trasformazione delle persone in cose, ha già interrogato molti governi. In Cina si sta procedendo con molta energia per impedire alle agenzie intermediarie, vere responsabili dell’ampliamento di quello che vieneconsiderato da loro un mero business, di operare; in India è stato vietato l’accesso alla maternità surrogata sia agli omosessuali sia ai single; in Thailandia si va verso l’abolizione totale della possibilità di ricorso a questa pratica, dopo l’incredibile vicenda del piccolo Gammy rifiutato perché affetto da sindrome di Down dalla coppia di australiani che avevano affittato l’utero di una giovanissima thailandese e si sono poi portati in Australia solo la sorella gemella nata sana. Solo in Europa, incredibilmente, la Corte di Straburgo ha sanzionato l’Italia perché non riconosce questa supposta “genitorialità surrogata”, affermando di conseguenza la legittimità delle pratiche di utero in affitto. Ma è un’Europa che dimentica le sue radici quella che acconsente allo sfruttamento del corpo della donna, alla mercificazione del corpo della donna, alla trasformazione della persona in cosa, del figlio in oggetto di una compravendita. Noi siamo italiani orgogliosi del nostro Paese che considera inaccettabile questa violazione plateale dei diritti elementari della donna e del bambino. Per questo diciamo e chiediamo a tutti i cittadini del mondo di dire con noi – in tutte le lingue per arrivare attraverso i governi nazionali e le associazioni interessate fino all’assemblea generale delle Nazioni Unite – che i figli non si pagano e gli uteri non si affittano. I firmatari di questo documento chiedono, signor Segretario generale dell’Onu, di convocare l’assemblea del Palazzo di Vetro per mettere in votazione la proposta di moratoria delle pratiche di utero in affitto e di genitorialità surrogata in tutto il mondo, nel rispetto particolare che si deve ai soggetti più deboli che più fatica fanno a far valere i propri diritti umani e civili come le donne in condizioni di bisogno e i bambini appena nato.

I #FIGLI NON SI PAGANOPer una #moratoria Onu sull'utero in affitto

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INCONTRO

1° Comunione 17 maggio

Cresime30 maggio

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INCONTRO

1° Comunione 24 maggio

Cresime31 maggio

Si ringraziano per le foto Foto Paolo Monti & Foto Serra

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INCONTRO

Un’esperienza Arricchente, Diversificata E Accessibile

"Sono Stefania e ho quattordici anni! Vado in prima superiore e la mia famiglia è un po’ complicata: mia mamma è giovane e ho tre fratelli più piccoli. Siamo in tanti in casa e ci sono sempre problemi… mio papà non c’è quasi mai, lavora tanto. Quando torna, in cucina si sentono sempre urla. Mi hanno proposto di stare per un po’ con Cristina, una signora che ha del tempo per me… Mia mamma dice di non preoccuparmi… è solo per qualche tempo e ci potremo sentire e vedere lo stesso…"

"Sono Betty e ho sette anni, vado a scuola qui vicino….vivo con i nonni da tanto tempo…la mia mamma e il mio papà stanno troppo male per occuparsi di me…Sono stanca di vedere i nonni tristi e affaticati, nessuno mi guarda…Mi hanno detto che starò un po’ di tempo con Paola e Giovanni, loro hanno già un figlio, che vuole conoscermi per giocare con me! Paola e Giovanni possono ascoltarmi e dedicarmi tutte le loro energie per fare cose nuove insieme!"

"Siamo Gabriella e Lorenzo, due fratellini di tre e cinque anni. Nostra mamma è malata e spesso è via di casa per le cure; noi stiamo con il papà: è bravissimo, ma fa un

lavoro pesante e con turni a volte anche di notte. E’ molto stanco e preoccupato e spesso non riesce a darci tutte le attenzioni che chiediamo! Un nostro amico vive per un po’ con un’altra famiglia….C’è una famiglia disponibile a prendersi cura di noi? Solo quando non c’è papà il pomeriggio fino all’ora di cena e a volte anche di notte o nei fine settimana quando lui lavora… Così quando stiamo con lui sarà più bello…"

Ecco la voce dei bambini e dei ragazzi! I nomi sono stati modificati per rispettare le loro storie, ma sono tutte situazioni vere e vicine a voi! Macherio, Sovico, Biassono, Lissone… tutti i 13 comuni dell’ambito di Carate Brianza.Proprio in questo territorio ci sono famiglie in difficoltà: genitori con storie di fragilità personali che creano temporaneamente malessere e disagio nei propri figli, genitori soli costretti dal lavoro a star fuori casa buona parte del giorno oppure lungamente malati o con difficoltà educative.

Cosa fare se una mamma e un papà non hanno una rete di persone a cui poter chiedere una mano?

La solidarietà sociale può aiutare! Tutti possiamo essere d’aiuto! Con l’affido familiare gli affidatari mettono a disposizione casa, tempo, attenzione e calore per il periodo necessario a risolvere la situazione di crisi della famiglia di origine.

APRI LA TUA FAMIGLIA ALL'AFFIDO FAMILIARE

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INCONTROTutti possono diventare affidatari!! Coppie con o senza figli, sposate o conviventi, singole persone, famiglie immigrate, non è necessario possedere specifici requisiti, non vi sono limiti d’età o di reddito, né occorre avere determinati titoli di studio. La famiglia affidataria apre la porta di casa e si mette in gioco con ottimismo, tenacia e sensibilità credendo che la famiglia sia una risorsa indispensabile per crescere e che tutti i bambini abbiano diritto ad averne una, non occorre essere la “famiglia ideale” ma donare disponibilità!In collaborazione con il Servizio Sociale concretamente gli affidatari si impegnano ad accogliere presso di sé il minore e provvedere alla sua cura, alla sua educazione e istruzione assumendo le necessarie attenzioni; a curare e mantenere i rapporti con la famiglia di origine e con tutti gli altri soggetti coinvolti.

Le necessità e caratteristiche dei bambini e i ragazzi in affido sono estremamente diversificate e quindi anche una piccola disponibilità (anche limitata ad alcune ore al giorno o ad alcuni giorni della settimana) può essere molto preziosa!! L’affido può infatti essere residenziale, quando il bambino trascorre con gli affidatari giorno e notte, o diurno, quando il bambino o il ragazzo trascorre con la famiglia affidataria alcuni momenti della giornata o della settimana o ancora può svolgersi solo nei week-end o in vacanza.La famiglia affidataria non viene lasciata sola in questo nuovo percorso!! Oltre ad essere accompagnata dal Servizio Affidi può contare sul gruppo di famiglie affidatarie per incontrarsi e confrontarsi, per sostenersi e aiutarsi vicendevolmente.

Aiutaci anche tu! Senza timore! Insieme possiamo contribuire a sostenere quelle famiglie che per un po’ di tempo hanno bisogno di una mano…famiglie vicino ad altre famiglie! Ci sono ancora tanti bambini che hanno bisogno di una soluzione temporanea, anche per poche ore al giorno e che aspettano di trovare di nuovo il sorriso! Non pensate in piccolo… aprite la vostra famiglia ad un’esperienza arricchente!Per contattare il nostro Servizio Affidi Tepee telefonate al numero 0362.931469 oppure scrivete alla mail [email protected] per informazioni, curiosità e/o per segnalare la Vostra disponibilità a collaborare con noi!

Perché intraprendere un percorso di affido?Scelte d'amore, scelte di accoglienza…La parola agli affidatari…

“Perché tutti i bambini hanno il diritto di crescere sereni.”“Perché abbiamo affetto e amore da regalare.”“Perché non abbiamo voglia di chiuderci nei nostri problemi, desideriamo aprirci alle difficoltà degli altri.”“Perché desideriamo educare i nostri figli con esempi concreti, non solo a parole.”“Per trasmettere a dei bambini meno fortunati, ciò che di buono e di bello ho avuto la fortuna di ricevere e conoscere nella mia vita.”“Perché mi sentivo pronta a offrire un sostegno, ad accompagnare un bambino per un certo periodo di tempo, senza alcuna forma di possesso.”“Perché crediamo nella solidarietà e nel valore, anche sociale. del sostegno fra famiglie.”“Perché non è una privazione, per noi e per i nostri figli. È un percorso, che passa anche dalla sofferenza, ma porta sempre e comunque un arricchimento.”“Per vedere rinascere un bambino, vederlo riemergere da un periodo di buio.”“Perché crediamo in una famiglia aperta, che vive l’accoglienza ogni giorno.”“Perché abbiamo amore, tempo, spazio, energia emotiva e fisica da donare a un progetto più grande.”“Perché ci sentivamo pronti a rimettere in discussione noi stessi, la routine serena e tranquilla della nostra famiglia, a rimettere tutto in movimento.”“Perché siamo pronti a ricostruire ogni giorno la nostra vita nel nome della condivisone e il confronto continuo con l’altro.”“Perché è una scelta d'amore!”

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INCONTRO

Per poterci immergere nell'ambientazione del brano di vangelo che ci ha accompagnati per tutto l'anno all'A.C.R., Durante la nottata abbiamo costruito una barca. Come i discepoli siamo partiti con un progetto, ma a meta' dell'opera abbiamo sperimentato il fallimento.Come gli apostoli pero' ci siamo sentiti dire: “coraggio ti aiuto io”. Con un altro progetto e con l'aiuto di tutti, la nostra barca e' stata completata. L'abbiamo portata sul sagrato della chiesa perche' volevamo dire a tutti che la barca e' il simbolo della chiesa . Tutti devono partecipare da protagonisti alla costruzione della chiesa

per renderla piu' bella grazie ai carismi di ognuno. Durante l'adorazione abbiamo chiesto allo spirito santo che , in questa barca, ci incolli tutti insieme come fratelli nella pace e che spinga le nostre vele verso la meta che gesu' ha pensato per noi.Durante la preghiera non sono mancate le bolle di sapone perche' spinti dallo spirito, leggeri e felici possiamo portare a tutti la gioia di essere amici di Gesù.E' il nostro augurio per tutti voi!Buona estate!

A.C.R.

GETTIAMO L'ANCORANottata con l'A.C.R

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INCONTRO

IL NUOVO CONSIGLIOPASTORALE

Membri eletti

Cazzaniga MonicaBiassono

Citterio AndreaBiassono

Pollastri MatteoBiassono

Arosio SilviaBiassono

Motta ElisabettaBiassono

Motta PaoloBiassono

Verga StefanoMacherio

Corti TeaSovico

Rossetti StefaniaSovico

Serenthà StefanoSovico

Beretta MaurizioBiassono

Lissoni GianluigiBiassono

Bottai GiovanniMacherio

Cantù GiulioMacherio

Sala Maria RosaSovico

Sirtori TizianoSovico

DonGiuseppe Galbusera

DonSimone Vassalli

DonMarco Catalani

Abbattista Micol - SovicoManna Federico - Sovico

Picciuto Marilena - SovicoCesena Matteo - MacherioMeregalli Paola - Macherio

Signorini Stefano - Macherio

Membri di diritto

Don Eugenio Boriotti

DonGiampiero Crippa

DonCarlo Gussoni

Barbara De Mizio

Elio Luraschi(Presidente AC)

Don Luigi Sala

PierluigiNicolini

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INCONTRO

ANGELO BONAGURO - MARTA DELL'ASTA - GIOVANNA PARRAVICINIVive come l'erba... Storie di donne nel totalitarismoIntroduzione di Marina CorradiEditore: Itaca - La Casa di Matriona (coedizione) Questo libro raccoglie otto storie di donne vissute in anni contesti diversi nel periodo dei regimi totalitari di tipo sovietico. A unirle è un senso profondo dell’umano, che ha ridestato in loro e intorno a loro il gusto della bellezza, dell’amicizia, il desiderio di vivere una vita autentica che non censuri la pietà, il dolore, il dovere, la responsabilità. Mogli, madri, monache, artiste, insegnanti, hanno dalla loro la forza vitale dell’esperienza, dell’amore, che come un esile filo d’erba, è in grado di bucare l’asfalto di ogni cortina ideologica. Testimonianze vere, in grado di ridestare anche in noi - uomini e donne oggi sballottati da un profondo vento di crisi – un moto di speranza.

Un libro per l'estate

PAPA FRANCESCO (JORGE MARIO BERGOGLIO)La mia porta è sempre apertaUna conversazione con Antonio SpadaroEditore: Rizzoli - MilanoPadre Antonio Spadaro ha intervistato per oltre sei ore papa Francesco. Questo libro offre il dialogo originale, arricchito da un contrappunto di aneddoti, gesti, espressioni che formano una sorta di dietro le quinte. Ne emerge il pensiero di uno dei personaggi più carismatici del nostro tempo. Uno strumento indispensabile per conoscere "il Papa della gente".

ALESSANDRO D'AVENIACio che inferno non èEditore: Mondadori 23 maggio 1992, la scuola sta per finire: un gruppo di liceali palermitani sta festeggiando in piscina, quando dalla tv giungono le immagini della strage di Capaci. Federico è uno di quei ragazzi. Porta il nome di un sovrano antico, e come lui ama la letteratura e la sua terra. Mesi dopo, alla fine di un nuovo anno scolastico, proprio mentre si prepara ad andare a Oxford per un mese di studio, Federico incontra “3P”, il prof di religione: lo chiamano così perché il suo nome intero è Padre Pino Puglisi, e lui non se la prende, sorride. 3P lancia al ragazzo l’invito ad andare a Brancaccio a dargli una mano con i bambini del centro Padre Nostro, che don Pino ha inaugurato per strapparli alla ai “padrini” del quartiere, parodia violenta della paternità. Quando Federico attraversa il passaggio a livello che porta a Brancaccio, ancora non sa che in quel preciso istante comincia la sua nuova vita, quella vera. Quella sera tornerà a casa senza bici – gliela rubano –, con il labbro spaccato da un pugno e con la sensazione di dover ricominciare da capo: dal buio dei vicoli controllati da uomini senza scrupoli. Fino al 15 settembre 1993: il giorno del cinquantaseiesimo compleanno di padre Pino, lo stesso in cui viene ucciso. Il giorno in cui la bellezza e la speranza per Palermo restano affidate alle sue mani di ragazzo, chiamato a cercare e difendere ciò che, in mezzo all'inferno, inferno non è.

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INCONTRO

BRUCE MARSHALLTutta la gloria nel profondoIl mondo, la carne e padre SmithEditore: Jaca Book - I mondi letterariIl sacerdote Tom Smith, che all'inizio del racconto, nel 1908, è un prete ancor giovane con quindici anni di messa, è il protagonista di questo romanzo. Ambientato nella Chiesa cattolica della Scozia, in una grande città, esso segue le vicende del secolo e della nazione attraverso gli occhi innocenti e acuti di questo sconcertante prete capace di spunti audaci, di fervida obbedienza, di invincibile buonumore. L'umanità variopinta e calorosa che gli si affolla intorno offre il ritratto di un popolo passionale e sanguigno, nobile e retto, di una «povera Chiesa» e di una «grande Chiesa». Arguti e brillanti i ritratti degli ecclesiastici e dei fedeli che negli anni cambiano e camminano verso il loro destino. Anche il canonico Smith va incontro al suo destino anno dopo anno, al ritmo delle novità dei tempi, film e romanzi, guerre e invenzioni, mode e peccati vecchi quanto il mondo. E quando sarà sul letto di morte: «... gli piacque anche ricevere l'Estrema Unzione, mentre dalla finestra si vedeva il cielo con gli alberi, sempre al loro posto». È il ritratto di un uomo che è stato grato alla vita, cui la vita è piaciuta, con tutte le sue ombre, e a cui finirà per piacere anche la morte: «un render chiare le cose, un folgorare di luce...».

LOUIS DE WOHLIl gioioso mendicanteIntroduzione di Marina CorradiEditore: Bur Rizzoli - Classici moderniNei primi anni del Duecento, in una Assisi ai margini dell’Impero e al centro di questioni politiche e commerciali, Francesco Bernardone fa una scelta destinata a cambiare la storia della Chiesa: figlio di un ricco mercante di stoffe e protagonista di una gioventù agiata, decide di abbandonare tutti i suoi averi e di vivere senza nulla al servizio degli ultimi, fondando un ordine monastico basato sulle regole di fraternità, umiltà e povertà. In una narrazione avvincente e suggestiva, Louis de Wohl – autore diventato di culto grazie alla sua capacità di rendere appieno la dimensione storica e umana delle vite dei santi – ripercorre la straordinaria vita di san Francesco e dipinge un vivido ritratto dell’epoca e dei suoi protagonisti, da Federico Barbarossa a santa Chiara, dal sultano Al Kamil a papa Innocenzo III, restituendoci la passione e la generosità di un uomo che scelse di lasciare tutto per vivere nel segno dell’amore per il prossimo.

FELICE ACHILLILe infradito bluIntroduzione di Marina CorradiEditore: ItacaÈ possibile che la morte di un ragazzo di undici anni rinnovi la vita e la speranza di tante persone? Il libro racconta il cammino di lacerante ferita e di grazia seguito alla morte improvvisa, in un incidente stradale, di Andrea, il figlio più piccolo dell'autore: travolto da un camion mentre si trovava con la sua bicicletta, ricevuta in dono appena due giorni prima, su una pista ciclabile vicino a casa. Una testimonianza raccontata in modo scarno ed essenziale, a partire da una domanda bruciante: «Lo rivedremo?». C'è qualcuno che rende ragionevole sperare quello che il nostro cuore desidera di più? Questi interrogativi hanno trovato risposta nei volti incontrati e in fatti accaduti fin dal giorno della morte di Andrea, così sorprendenti da rendere credibile la frase pronunciata da un amico poche ore dopo l'incidente: "Sembra la fine di tutto, e invece è l'inizio di una vita nuova per lui e per voi". Un libro pieno di certezza e di speranza.

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INCONTRO

Processione Mariana 31 Maggio

Corpus Domini 7 Giugno