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Page 1: Incontro - Comunità Pastorale Maria Regina della …Incontro Anno XXVII - n 2 - Aprile 2005 Periodico della Comunità Parrocchiale di Madonna in Campagna - Gallarate Dir. Resp. :
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Indirizzi utili

Don Ambrogio Villa, parrocoviale Milano 38 - tel. 0331 [email protected]

Centro Parrocchiale Paolo VIvia Bachelet 9 - tel. 0331 [email protected]

Suore, Figlie di Maria Ausiliatrice

via Pio La Torre 2 - tel. 0331 796541

Orari SS. Messe:festivi: ore 8.00, 9.30, 11.00, 18.00prefestivi: ore 18.00tutti i giorni: ore 8.00mercoledì: S. Messa della Comunità, ore 20.45(Cappella del Centro Parrocchiale)giovedì: S.Messa per casalinghe, pensionati,anziani, ore 15.30 (in Santuario)venerdì: S. Messa per i ragazzi, ore 17.00(Cappella del Centro Parrocchiale)1° martedì del mese: ore 8.00, S. Messa e Ufficio funebre per i defunti della Parrocchia

IncontroAnno XXVII - n° 2 - Aprile 2005

Periodico della Comunità Parrocchiale di Madonna in Campagna - Gallarate

www.micgallarate.it

Dir. Resp. : don Ambrogio Villa

Reg.Trib.Busto A. N. 09/01 Stampaa: A.Ferrario Ind.Graficavia Madonna in Campagna 1, Gallarate.

Fotografia di copertinaa: Francesco Rossi

II presente numero è stato chiusoil 20 marzo 2005.

Ne sono state stampate 2300 copie. Vienerecapitato a tutte le famiglie residenti nelterritorio della parrocchia ed offerto a

quanti sentono di amare MADONNA IN

CAMPAGNA.

FOTO DI COPERTINA

Le chiese di Gallarate:Sant’Alessandro, Cascinetta.

Dedichiamo al Papa Giovanni Paolo II

i riquadri contenuti

nelle pagine del giornale,

con citazioni sue.

Ringraziamo la SS. Trinità per

averci donato Giovanni Paolo II.

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don Ambrogiodon Ambrogio

EdiEdi orialeoriale

AUGURO....

Auguro a tutti,e a me per primo,di vivere e morirecome questi “GRANDI VECCHI”:Papa Giovanni Paolo II, don Giussani,Madre Teresa di Calcutta.........GIGANTI.

Giganti di santità.E di umanità.Straordinari nel morireperché eccezionali nel vivere.Impastati di umanitàe profumati di Dio.Ricordati da tantiperché appartenuti ad UNO solo.

Non muoiono.

Vivono nella memoria dell’Umanità.Vivranno nella STORIA.

La strada per imitarli?Appartenere a Gesù,amarLo,servirLo in questa vitaper goderLo nell’altra, in Paradiso.Come loro.

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NON ABBIATE PAURA! APRITE, ANZI NON ABBIATE PAURA! APRITE, ANZI NON ABBIATE PAURA! APRITE, ANZI NON ABBIATE PAURA! APRITE, ANZI SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!SPALANCATE LE PORTE A CRISTO!

Giovanni Paolo IIGiovanni Paolo II

Oggi, 2 aprile 2005, nei primi Ve-spri della Domenica dell’Ottava diPasqua, festa della “Divina Mi-

sericordia”, il nostro amatissimoSanto Padre Giovanni Paolo II,dopo più di ventisei anni di pontifi-cato e dopo la sua personale par-tecipazione alla passione reden-trice di Gesù, è stato chiamato dalPadre della vita ad entrare nel

gaudio della luce senza fine e acondividere così la gloria del Si-gnore risorto, “il primogenito dicoloro che risuscitano dai morti”(Colossesi 1, 18).Il mondo intero, nei giorni scorsi,si è fermato commosso e riveren-te davanti al supremo gesto diamore di questo grande Papa peril Signore, per la Chiesa e per tut-ta l’umanità. Giovanni Paolo II,infatti, ci ha lasciato un ricchissi-

mo insegnamento e una straor-

dinaria testimonianza non sololungo gli anni del suo pontificato,ma anche negli ultimi mesi e nelleultime settimane.

Alla preghiera di tutta la Chiesacattolica, si è aggiunta, convinta esincera, anche la preghiera dellealtre Chiese e Confessioni cristia-ne, degli ebrei nostri “fratelli mag-giori”, dei fedeli dell’Islam, di moltialtri credenti e di tanti uomini edonne di buona volontà. Tutti, da

ogni angolo della terra, ci siamosentiti spiritualmente presenti inPiazza San Pietro, con lo sguardoe con il cuore rivolti verso l’alto,verso le finestre dell’appartamen-to del Papa, per essere vicini a lui,per lasciarci ammaestrare da lui,

per accompa-gnarlo con ilnostro silenzio ela nostra pre-ghiera all’incon-tro con il Signo-re Gesù, perchélo stesso Signo-re gli spalan-casse le portedella casa delPadre.Ora, carissimi, èil momento perraccoglierci inprofonda ecommossa me-ditazione e inrinnovata pre-ghiera.Ciascuno singo-larmente e tuttiinsieme, anchecome fedeli del-la Chiesa Ambrosiana in comu-nione con il proprio Pastore e conil mio indimenticato predecesso-re, il cardinale Carlo Maria Marti-ni, invochiamo da Dio la pace

eterna per il Santo Padre , intro-dotto a vedere e a toccare il

Signore di cui è stato fedele vica-rio e appassionato testimone inogni parte della terra. Con sinceraconvinzione, innalziamo a Dio il

nostro grazie per il dono che ciha fatto di questo incomparabilepadre e maestro nella fede, diquesto instancabile araldo dellosplendore della verità, di questovero contemplativo e grande“uomo di preghiera” che ha vissu-to in intima e costante comunione

con il Signore, di questo inarresta-bile pellegrino per le strade delmondo, di questo vero amico eindomito difensore dell’uomo edella vita, di questo lungimiranteuomo del dialogo con ogni religio-ne e con ogni cultura, di questoumile e grande artefice della sto-ria che – con la sua parola, la suaazione, la sua non sempre com-presa volontà di “purificare lamemoria” – ha contribuito a impri-mere una svolta nelle vicende deipopoli e delle nazioni, di questosolerte promotore di libertà e disolidarietà, di questo infaticabile ecoraggioso costruttore di giustiziae di pace.

Quello che stiamo vivendo è

Lettera alla Diocesi per la morte di Sua Santità Giovanni Paolo IILettera alla Diocesi per la morte di Sua Santità Giovanni Paolo IIAi presbiteri, ai diaconi, alle persone consacrate, ai fedeli laici della nostra Chiesa ambrosiana.

+ Dionigi card. Tettamanzi

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anche il momento del ricordo.Tantissimi sono i ricordi che, inquesto momento di sofferto terre-no distacco dal Papa, si affollanoalla mia mente. Sono ricordi ditante occasioni di incontro perso-nale e di collaborazione con ilSanto Padre nell’esercizio del suoministero, che conservo con dis-crezione nel mio cuore. E, tutta-via, in questo giorno di lutto uni-versale, non posso non fare me-moria dell’affettuosissima ca-rezza che Giovanni Paolo II mi hafatto nei primi giorni di luglio di treanni fa, incoraggiandomi con for-za ad accettare di diventare, co-me lui mi voleva, vostro Arci-vescovo.Ho voluto ricordare questo fattoquanto mai personale perché, inquel gesto di grande delicatezza,riconosco la “carezza” del

Papa non solo per la mia perso-na, ma anche e soprattutto pertutta la nostra Diocesi. GiovanniPaolo II, infatti, alla nostra Chiesamilanese – nel cui Duomo sonoconservate le spoglie mortali disan Carlo Borromeo, da lui filial-mente venerato come patrono –ha sempre guardato con attenzio-ne cordiale e con vero affetto dipadre. Sono sentimenti e atteg-giamenti che più volte abbiamoavuto occasione di conoscere e diapprezzare e che si sono manife-stati in particolare nelle due visitealla nostra Diocesi – nel 1983 peril XX Congresso Eucaristico Na-zionale e nell’anno successivoper il IV centenario della morte disan Carlo – e nei pellegrinaggidiocesani da noi compiuti a Ro-ma, l’ultimo in ordine di tempo peril Grande Giubileo del Duemila,quando, nella sua singolare bene-volenza, il Papa ha invitato il ca-rissimo cardinale Martini a cele-brare, nella festa di san Carlo, laSanta Messa in rito ambrosiano inPiazza San Pietro.

È un ricordo, il nostro, che si inse-risce in quello generale, di cui in

questi giorni e in queste ore ab-biamo già avuto una ricca dimo-strazione. E così, la nostra menteva alle quattordici Encicliche diGiovanni Paolo II, alle sue quin-

dici Esortazioni apostoliche ,alle più di quaranta Lettere apo-

stoliche da lui pubblicate, ai mol-

teplici Messaggi per le diverseGiornate mondiali – tra cui spicca-no quelli per la Giornata Mondialedella Pace –, ai molti Discorsi dalui tenuti in diversissime occasio-ni, da quelle più solenni a quellepiù ordinarie, alle Catechesi du-rante le Udienze generali del mer-coledì, alle Omelie in tantissimecelebrazioni liturgiche, ai discor-

si prima dell’“Angelus” o del“Regina caeli” dalla finestra delsuo studio privato.In particolare, sono impressenella memoria di tutti tantissimeimmagini dei suoi innumerevoli

viaggi apostolici in Italia e nelmondo, delle Giornate Mondiali

della Gioventù da lui stesso volu-te, del Grande Giubileo del Due-

mila, di altre svariate circostanzeche l’hanno visto protagonista, deimomenti drammatici dell’attentatodel 13 maggio 1981, dei ricoveri alPoliclinico Gemelli e delle sue ulti-me apparizioni in queste settima-ne di passione e di malattia chehanno preceduto la morte.Per ora ci basti raccogliere dal

suo esempio e dal suo insegna-mento l’invito a vivere la nostra

vi-ta cristiana non accontentan-doci della mediocrità, di un’eticaminimalistica e di una religiositàsuperficiale, ma camminando

con convinzione e con gioia

sulla via della santità intesa co-me “misura alta della vita cristianaordinaria (Novo millennio ineunte, n.31).

Risuoni, allora, ancora una voltaper noi e per il nostro mondo l’ap-pello pressante che, con voce fer-ma e appassionata, GiovanniPaolo II ha rivolto a tutti all’iniziodel suo pontificato: “Non abbiate

paura! Aprite, anzi, spalancate

le porte a Cristo! Alla Sua salva-trice potestà aprite i confini degliStati, i sistemi economici comequelli politici, i vasti campi di cul-tura, di civiltà, di sviluppo. Nonabbiate paura! Cristo sa cosa èdentro l’uomo. Solo Lui lo sa!”.E, con questo appello iniziale, ri-suoni nel nostro cuore e ravvivi ilnostro impegno anche l’appello a

“prendere il largo”, che lo stes-so Giovanni Paolo II – al terminedel Grande Giubileo del Duemila,introducendoci nel nuovo millen-nio – ha rivolto a tutta la Chiesa:“Duc in altum! Questa parolarisuona oggi per noi, e ci invita afare memoria grata del passato, avivere con passione il presente,ad aprirci con fiducia al futuro:Gesù Cristo è lo stesso, ieri,oggi e sempre! (Eb 13, 8)” (Novomillennio ineunte, n. 1).

È stato lo stesso Santo PadreGiovanni Paolo II – al quale oggi,guardando le sue spoglie mortali,rendiamo il nostro affettuoso, filia-le e riconoscente omaggio – a

“spalancare” per primo le porte

della sua vita al Signore , a cre-dere in Gesù, a contemplarlo convigile amore, a mettere ogni suafiducia in lui, ad attingere da luitutta la forza necessaria per af-frontare l’avventura della “nuo-

Non abbiate paura delmistero di Dio;

non abbiate paura

del Suo Amore; e non abbiate paura della

debolezza dell’uomo

nè della sua grandezza! Non abbiate paura di

essere testimoni della dignità di ogni persona

umana, dal momento

del concepimento

sino alla morte.

Giovanni Paolo II

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va evangelizzazione”, per servi-re la Chiesa fino alla fine e perimpegnarsi nella difesa dei dirittidi ogni uomo e di ogni popolo. È stato lui a presentarsi davanti ainostri occhi e al nostro cuore co-me esempio vivente di chi, fidan-dosi della parola di Gesù, “ha pre-so il largo”, portando l’annuncio diCristo morto e risorto fino agliestremi confini della terra, la-sciandosi costantemente illumina-re dalla verità del Vangelo e so-stenere dalla forza dello SpiritoSanto nell’affrontare le molte-

plici “sfide” culturali, religiose,

economiche e sociali del mon-

do contemporaneo, guidando laChiesa tutta sulle vie dell’ecu-

menismo e del dialogo interreli-

gioso, della riconciliazione e

della pace.

Dalle parole e dalla testimonianzadello stesso Giovanni Paolo II la-sciamoci scuotere anche noi e“andiamo avanti con speranza”,continuando a camminare nelterzo millennio che si è aperto“davanti alla Chiesa come oceanovasto in cui avventurarsi, contan-do sull’aiuto di Cristo”. Con occhi

penetranti, capaci di vedere l’o-pera che anche oggi il Signore vacompiendo con il suo Spirito nellastoria del mondo, e con un cuore

grande per diventare noi stessistrumenti di questa opera, con-

templiamo e amiamo il volto del

Signore e mettiamoci in cammi-

no, fedeli al mandato missionariodel Risorto, animati dallo “stessoen-tusiasmo che fu proprio dei cri-stiani della prima ora” (cfr. NovoMillennio ineunte, n. 58).

Sì, carissimi, mentre ci fermiamoin orante silenzio di fronte al Papadefunto, il nostro passo si faccia“più spedito nel ripercorrere lestrade del mondo” (ivi). Sia unpasso sostenuto dalla forza dello

Spirito , che il Signore vuole do-narci ogni Domenica invitandoci apartecipare alla mensa della sua

Eucaristia. Sia un passo accom-pagnato dalla materna vicinan-

za e dalla affettuosa protezione

di Maria, alla quale GiovanniPaolo II ha affidato tutto se stessoe alla quale noi ora lo affidiamo,nella certezza che, accolto nellebraccia della Madre, il nostro

Papa viva nella gioia piena e

senza tramonto.

Aria di cambiamenti per tutti i neosposi dopo l’adattamento del ri-

to del Sacramento del Matri-

monio: ce ne accorgeremo ades-so che inizia il periodo in cui que-ste celebrazioni sono più numero-se.Gli sposi avranno un rituale liturgi-co arricchito, vedranno raddop-piato il numero delle letture tra cuiscegliere e potranno invocareanche santi coniugati, da S. Annae Gioacchino - i genitori dellaMadonna - su su ripercorrendotutta la vita della Chiesa fino a Gianna Beretta Molla, la “santa inabito da sposa” dei giorni nostri.Il cambiamento più evidente èquello della formula pronunciatadagli sposi: non più il fatidico“Prendo te”, ma “Accolgo te co-

me mia/o sposa/o”.Questo adattamento terminologi-co è stato pensato e studiato dalpunto di vista teologico dai liturgi-sti che hanno tradotto fedelmentel’antica formula latina – dove il

verbo usato è “accipere”, appuntoil nostro “accogliere”.C’è inoltre una sfumatura moltoimportante: gli sposi dicendosi “tiaccolgo” riconoscono recipro-

camente che l’altro non è una

cosa da prendere, un possessoma un Dono che viene dalle manidi Dio. E riconoscono che solo con l’aiu-to della Grazia di Dio, invocatanel proseguio della formula nuzia-le, possono promettersi fedeltà

eterna; il loro non è un accogliersi... per un po’… ma per sempre elo possono già dire proprio perchéforti della presenza di Gesù traloro.Ci sono diversi altri cambiamenti -meno evidenti forse - ma messi inatto per venire incontro agli sposie alle loro esigenze: perché laSanta Madre Chiesa è attenta epremurosa - proprio come unamadre - nei confronti dei suoi figli.Cerca per loro il meglio e glielooffre.Perché il giorno del matrimonionon è solo festa e sfarzo, regali econfetti.Innanzitutto è il giorno in cui duepersone - che si amano follemen-te - si consacrano a Dio insie-

me, scegliendo la strada del ma-trimonio per arrivare a Lui, per

incamminarsi e inoltrarsi pianpiano, ma sempre più, nel sentie-

ro della santità.

RITO DEL MATRIMONIO: RITO DEL MATRIMONIO: RITO DEL MATRIMONIO: RITO DEL MATRIMONIO: AAAA RIARIARIARIA DIDIDIDI NOVITÀNOVITÀNOVITÀNOVITÀ

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22 MARZO 2005 ... !?!!?22 marzo 2005: vi ricorda qualco-sa questa data?Eppure è passata da poco … equalche cartellone pubblicitario èancora affisso qua e là in giro perle nostre città.”L’acqua è un bene prezioso,

risparmiala”.Stiamo parlando della Giornata

Mondiale dell’Acqua . Avrebbedovuto essere un’occasione perriflettere sulla gestione sostenibiledelle risorse idriche del pianeta estimolare la cooperazione interna-zionale perché il diritto all’acqua

sia riconosciuto a tutti , o alme-no, al maggior numero di personepossibile.L’Italia è schierata in prima lineanei confronti di questa problemati-ca, anche perché è uno dei Paesicon una domanda di gran lungasuperiore alle proprie risorse.

I consumi eccessivi, ma anche lenecessità dell’agricoltura, delleindustrie, … un uso sconsiderato… che diventa abuso!L’acqua è già il bene più preziosodi questo terzo millennio. E ancora oggi 1,2 miliardi di per-sone non hanno accesso all’ac-qua pulita.In occasione di questa giornatal’Amref, la principale organizza-zione sanitaria privata, senza finidi lucro, con base in Africa,www.amref.it, ha organizzato una

campagna intitolata “20 litri di

solidarietà”: i 20 litri sono laquantità di acqua a disposizionedi un contadino africano … unaquantità irrilevante … se si pensache il consumo medio giorna-

liero a persona in Italia è di

oltre 200 litri al giorno!L’Amref ha proposto un gioco per

sensibilizzare i cittadini sul consu-mo o meglio sul risparmio respon-sabile dell’acqua evitando spre-chi.L’obiettivo è quello di finanziare lacostruzione di pozzi nel NordUganda … ma ben più ampio e

impegnativo è quello di far

cambiare mentalità e stile di

vita a noi occidentali .O ci arriveremo solo quando l’ac-qua dei nostri rubinetti sarà razio-nata e scenderà a poche ore sta-bilite nella giornata?Da dove partire? Forse il luogopiù adatto per un’educazioneall’utilizzo di questa vitale impor-tanza per la vita del creato e dellecreature è proprio ... l’ambitofamiliare, a cominciare da quandoal mattino ci laviamo faccia e denti... con il rubinetto aperto a tuttogas!

Cancellata ad Inates una cerimo-nia per la liberazione di migliaia dischiaviL’evento, riferisce l’agenzia Mi-

sna, l’agenzia di stampa che siavvale delle informazioni direttedei missionari, è stato cancellatodal governo, che in precedenzaaveva sostenuto l’iniziativa. Unportavoce della commissione per idiritti umani di Niamey ha dichia-rato che la cerimonia, previstanella cittadina di Inates, al confinecon il Mali, è stata soppressa per-ché la schiavitù non esiste più nelPaese africano.

Nella realtà tale pratica è ancora

molto radicata in Niger, cosìcome in altre zone dell’Africasahariana, in particolare Mali,Mauritania e Sudan. Niamey haformalmente vietato la schiavitùdopo l’indipendenza dalla Fran-

cia, nel 1960, ma solo dal 2003 laschiavitù è considerata un reato,punibile fino a 30 anni di carcere.I leader tuareg di Inates, sono“proprietari” di circa 7.000 schiavi,pari a circa il 95 per cento dellapopolazione del distretto. In con-dizioni di schiavitù, gli uominisono costretti a pascolare le greg-gi per conto dei loro padroni,mentre le donne sono confinatenella abitazioni, dove svolgonolavori domestici, di approvvigiona-mento del cibo e dell’acqua; spes-so soggette a violenze. Secondostime internazionali, sono ancora43.000 le persone in schiavitù inNiger, considerato dalle NazioniUnite il secondo Paese più pove-ro del pianeta. A dicembre 2003,alcune centinaia di schiavi sonostati rimessi in libertà, ricevendoun certificato che garantiva loropiena libertà.

AFRICAAFRICAAFRICAAFRICANIGER:NIGER:NIGER:NIGER:

LLAA SCHIAVITÙSCHIAVITÙ

RESTARESTA UNAUNA

DRAMMATICADRAMMATICA

REALTÀREALTÀ

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IL DUBBIO DELLA SCELTAIL DUBBIO DELLA SCELTAPer un pranzo “speciale”, sceglie-reste di portare in tavola un tradi-zionale, classico e sempre buono,risotto giallo alla milanese o ungrande piatto – stile nouvelle

cousine – con un cucchiaio appe-na di risotto, contornato da frago-le e tante foglioline intorno?Beati noi che possiamo scegliere… e che abbiamo cibo in abbon-danza, anzi, tanto, talmente tantoda essere troppo! E via, allora, a fare diete, a pesa-re i 20 grammi in più o in meno dicibo da cuocere, a calcolare calo-rie, grassi e proteine. Ma … ritor-niamo al nostro riso.In pochi sapevano – ancor menose ne sono accorti “strada facen-do” – che il 2004 è stato l’AnnoInternazionale del Riso.I Paesi che hanno accolto l’invitodell’ONU e si sono dichiarati a fa-vore di questa iniziativa per tene-re desta l’attenzione del mondointero su questo cibo – e su tutti

coloro che se ne nutrono – sonostati 44 … peccato che tra essiNON ci sono tutti i paesi europei,gli Stati Uniti, il Canada … in unaparola TUTTI i Paesi ricchi.Eppure, ogni anno, un miliardo dipersone vive praticamente di soloriso. Per altri due miliardi il risooffre l’80% delle calorie necessa-rie a vivere.Se non ci fosse il riso la metàdella popolazione mondiale mori-rebbe, perché esso è fonte princi-pale di alimento, di sostentamen-to ma anche di occupazione. In sei grandi paesi dell’Asia (Cina,Cambogia, Vietnam, Laos, Myan-mar e Indonesia) si consumanooltre 200 chili di riso all’anno procapite … ma solo perché non c’èaltro da mangiare!Però il riso, da solo, non è suffi-ciente per permettere una vitasana. Sempre in Asia seimilabambini al giorno diventano ciechiproprio perchè si alimentano

esclusivamente di questo cibo.E noi, nel dubbio, non sappiamoscegliere se sia meglio per lamerenda dei nostri bambini il cioc-colato Kinder o il pane con la mar-mellata …Curiamo la nostra alimentazionee quella dei nostri figli – certa-mente un dovere – ma quandodiciamo il Padre Nostro preghia-mo anche per il “pane quotidiano” di tante persone lontane da noi –ma uguali a noi anche nel sistemadigestivo e nutrizionale – cheNON hanno dubbi nella scelta delloro menu. Non possono averli!La Quaresima per noi è finita masarebbe bello che ”quell’angolinodella carità” che forse aveva tro-vato posto in casa nostra (ricor-date il salvadanaio dato ai bambi-ni e ai ragazzi del catechismo?)restasse “attivo”.Lasciamolo in bella vista perchéper tanti la quaresima continua ...tutto l’anno!

VENgOANCH’IO

???NO TU

NO!!!

Non è il refrain della celebre canzonetta ma ciò che indirettamente rispondiamo ad unamoltitudine di persone che chiede di venire ammessa a far parte di quella “fetta di uma-nità” che gode dei diritti umani fondamentali, sanciti dalla Dichiarazione Universale deidiritti umani approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel lontano 1948: ladignità e il valore della persona umana, l’uguaglianza dei diritti degli uomini e delledonne, il diritto alla vita, alla libertà, alla sicurezza della propria persona.Anche se forse non ce ne accorgiamo gran parte dell’umanità è esclusa dal godimentodi questi diritti per la guerra, la discriminazione, la miseria, l’oppressione, l’ingiustizia,l’egoismo e l’indifferenza. Anche nostri. È come se ogni giorno qualcuno rispondesse aqueste persone NO. TU NO, perché sei un estraneo (ma rispetto a chi, non certo a DioPadre), perché sei un negro (ma per loro noi siamo…bianchi), perché sei un povero (macos’è poi la vera ricchezza?), perché …In fondo chiedono solo di poter vivere in pace, in libertà, di poter mangiare, di avere unacasa, un lavoro, di andare a scuola, di essere curati in caso di malattia.Forse ci sembrano argomenti molto lontani da noi e dalle nostre possibilità di far cam-biare le cose…ma tante gocce d’acqua formano l’oceano.Perché potremmo almeno cambiare mentalità, potremmo fare in modo che milioni dibambini già concepiti reclamando il loro diritto alla vita non si sentano rispondere NO,TU NO perché sei di troppo in famiglia, perché sei una femmina, perché non sei sano,perché tanto adesso non sei un individuo, non sei nessuno, ricordando che ogni perso-na è figlio di Dio, da Lui pensato, voluto e creato; e ricordando il monito di Gesù “L’avetefatto a me” che ci riecheggia per ogni azione rivolta – o omessa – nei confronti del nostroprossimo…più prossimo o di quello più lontano.

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La preghiera è ricerca

di Dio, ma è anche

rivelazione di Dio.

Attraverso essa

Dio si rivela come

Creatore e Padre,

come Redentore e

Salvatore,

come Spirito che

“scruta ogni cosa,

anche le profondità

di Dio”

e anzitutto “i segreti

del cuore umano”.

Giovanni Paolo II

“A” come ASSENTEISMOAl momento dell’appello, ogni mat-tina a scuola ci sono 121 milioni diassenti. Un’epidemia? Vacanzecollettive?Gli assenti sono in giro per le stra-de, sono a lavorare, sono in car-cere: sono tutti quei bambini delSud del mondo che non potrannocostruirsi un futuro, perché a loroviene detto quotidianamente NO,

TU NO.

Non puoi studiare, così non potraicapire, farti sentire, votare per lescelte importanti del tuo Paese.Sono i bambini soldato (550 mi-la nel mondo) messi in prima li-nea nelle sparatorie o fatti marcia-re davanti agli uomini per far salta-re le mine. Le bambine soldato

servono invece come schiave ses-suali dei capi banda e sono oltreun milione, ogni anno, i “nuovi arri-vi” di bambini usati per sesso com-

merciale o pedo-pornografia.Sono 50 milioni i bambini rifugia-

ti e probabilmente metà di loronon tornerà mai nel Paese dove ènato.175 mila i bambini denutriti, lamaggior parte morirà di fameprima di essere adolescente. 6milioni e mezzo i bambini che

muoiono di fame. 130 milionisono analfabeti e 50 milioni traquesti non conoscono neppure illoro nome e cognome perché mairegistrati da un’anagrafe. 120 milioni i bambini di strada

che vengono “buttati via” prele-vando prima i loro organi “utili” epiù commerciabili come fegato,cornee, reni. 12 milioni gli infetti dall’Aids .Ma … diamo i numeri? Già, nu-meri tristi eppure veri, che ci chie-dono di non restare indifferenti.

Come?Un’adozione a distanza può ga-rantire a un bambino cibo, istruzio-ne e cure.La scelta di acquisti equosolida-

li può aiutare le cooperative deiproduttori del Sud del mondo.Uno stile di vita sobrio e la ge-

nerosità a sostegno delle missio-ni può essere un grandissimoaiuto.La preghiera poi può fare tutto

quello che non riusciamo nemme-no a immaginare. Offrire all’unico Dio, Padre Nostro,alla Sua misericordia tutte questemiserie; unire alla sofferenza dellapassione di Gesù tutta la sofferen-za di chi subisce queste realtà - edi chi le provoca - significa chiede-re a Lui di farci “risorgere”.

UN ANGOLINO, PER RIDERE UN PO’(ATTENZIONE ALLA GRAMMATICA!!)

CARTELLI LETTI ALLE PORTE DELLE CHIESE

Ricordate nella preghiera tutti quanti sono stanchi e sfiduciati della nostra parrocchia.

Per tutti quanti tra voi hanno figli e non lo sanno,abbiamo un’area attrezzata per i bambini!

Venerdì sera i bambini dell’oratorio presenteranno l’”Amleto” diShakespeare nel salone della chiesa. La comunità è invitata

a prendere parte a questa tragedia.

Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buonmodo per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa.

Portate i vostri mariti.

Il costo per la partecipazione al Convegno su “preghiera e digiuno” ècomprensivo dei pasti.

Il parroco accenderà la sua candela da quella dell’altare. Il diaconoaccenderà la sua candela da quella del parroco, e voltandosi

accenderà uno a uno i fedeli della prima fila.

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IL GRUPPO DI SPIRITUALITÀ FAMI-LIARE: un’esperienza da vivere econdividere

Domenica 17 Aprile 2005, dalle 9.15 alle

17.45, presso il Seminario di Vengono, tutti igruppi familiari parrocchiali o promossi da As-sociazioni e Movimenti sono invitati per una

giornata di incontro e dialogo .

Organizzato dal Servizio per la famiglia della

zona Pastorale II, ossia tutta la provincia di Va-rese, si pone come obbiettivo quello di sostene-re e dare idee ai gruppi familiari gia esistenti,favorire la conoscenza reciproca tra gruppi edaiutare a farne nascere di nuovi laddove non vene siano.

La giornata si svolgerà attraverso testimonian-

ze, condivisioni e interventi inerenti ai gruppifamiliari e avrà la sua conclusione con la S.Messa presieduta dal Vicario Episcopale Mons.Luigi Stucchi con tutti i sacerdoti presenti.

Tutte le famiglie sono invitate a partecipare

con i figli ai quali verrà posta molta cura conl’ausilio di educatori e programmi organizzati perloro.

FAMILYFEST 2005: “just family”

… l’amore costruisce la pace

È questo il titolo della terza edizione delFamilyfest, manifestazione internazionale pro-mossa ed organizzata da Famiglie Nuove , dira-mazione del Movimento dei Focolari.Avrà luogo sabato 16 Aprile 2005 dalle ore 10

alle ore 17 al Palazzetto dello Sport di Desio

(MI).

Viene indetta ogni 12 anni e ha lo scopo di pre-sentare una visione positiva della famiglia

quale nucleo centrale e motore della società, cel-lula viva di amore e di solidarietà, capace di dif-fondere intorno a sé una cultura di pace e di fra-tellanza universale.

A Desio si metterà a fuoco la realtà odierna

della famiglia in Lombardia quale riflesso delladimensione mondiale dell’appuntamento: 14

città e capitali del mondo saranno infatti colle-gate con l’evento centrale della manifestazioneche avrà luogo a Roma sulla piazza delCampidoglio (trasmessa in diretta da Raiuno eRai International).

Si succederanno esperienze, flash sulla vita difamiglia, momenti artistici, dibattiti e spazi di dia-logo sui temi più scottanti relativi alla famiglia pertestimoniare come essa possa diventare il cuore

pulsante dell’amore reciproco e trasformare larealtà circostante.

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Incredibile, ma vero! Cari genitori, noi giovani leggiamopiù di quanto voi immaginiate!!!Infatti, chiunque sappia cosa vuoldire “aspettare”, sa molto beneche leggere è il modo migliore peroccupare il tempo: c’è chi si portaavanti con lo studio, c’è chi leggedei libri e chi, invece, preferisceletture più leggere. Queste ultime,spesso, sono riviste poco impe-gnate, a cadenza settimanale omensile, in grado di parlare di

tutto e di niente allo stesso

tempo, come di incuriosire e didivertire sia i più giovani quanto ipiù attempati. Chi di voi non ha mai sfogliatoqualche pagina di Men’s Health oCapital, piuttosto che di Cosmo-politan o Vanity Fair? Sessualità,Sport, Soldi: sono i tre capisaldiattorno a cui ruotano tutti gli arti-coli di questi giornali. Le tre “S”sembrano essere i soli argomentiper riuscire a vendere le riviste e,di riflesso, sono anche gli elemen-ti che fanno vendere bene sestessi nella società attuale. Sono davvero questi gli unici ele-menti che mi “vendono” bene? Senon rientro in queste tre categoriesono un “fallito”? Così sembrano voler dire i titolidelle rubriche e degli articoli chesi incontrano, sfogliando paginadopo pagina. Nessun timore,però, se anche non siamo perfettie neppure “manager in carriera” cisono valanghe di consigli pronti.Si possono trovare articoli utili perla vita di tutti i giorni, sulla tecno-logia, sulle malattie, su come or-ganizzare i viaggi spendendo po-co; mentre per il mondo femmini-le, i consigli toccano altre sferecome trucco, vita sentimentale,moda e acquisti. Sembra proprioimperativo che nessuno, sia esso

uomo o donna, debba avere omostrare un difetto, o meglio,sembra che tutti i difetti di unapersona possano (e debbano!)essere risolti: dalla più piccola im-perfezione della pelle, al fisicotroppo poco balestrato, dal truccoche sbava al ragazzo con cui ilrapporto non è “rosa e fiori”. Ma perchè, a tutti i costi, insinua-re il dubbio che, accettandosi perquello che si è, non si debba starbene con se stessi? Troppi consigli … sembra neces-sariamente che il lettore debbaper forza avere dei problemi o deicomplessi. In queste riviste l’uo-mo (o la donna) è obbligato asentirsi inferiore, a farsi dei com-plessi, proprio perché questi gior-nali vendono la presunzione diavere una risposta a tutti i tuoiproblemi, ti vendono la ricettadella perfezione e della vita felice,senza preoccupazioni di sorta. Ma questi giornali ti insegnanodavvero qualcosa o sono solo”carta straccia” pur se patinata?Questi giornali insegnano moltecose utili, tuttavia sta a chi li leggecapire che ciò che viene propina-to deve essere “tradotto” nella

lingua della vita reale. Occorrepossedere la coscienza critica pernon “abboccare” come pesci all’a-mo della formula “Sessualità +soldi + sport = felicità”, perchénon è questa la strada della vita,almeno non lo è per la stragrandemaggioranza della gente. Alloraleggiamo, leggiamo, leggiamo,prendiamo i consigli e cerchiamodi capire se ci servono davverooppure no, poi sta a noi criticare(in senso buono e in senso catti-vo) tutto ciò che ci viene proposto:ideali, pareri, moda.

Nicoletta e Matteo

Il mese scorso, noi adolescentie giovani abbiamo deciso di

vivere tre giornate di ritiro spi-

rituale a Zoverallo, sul lagoMaggiore (rinunciando alle

tanto sospirate vacanze di Car-

nevale!). La scelta del luogo èstata apprezzata dalla maggior

parte dei ragazzi, soprattuttoper il clima “meditativo” crea-

tosi durante il ritiro, favorito

dall’isolamento della casa.Il tema incentrato sulla figura

di Gesù sarebbe potuto sem-brare troppo scontato, ma, fin

dalle prime ore, abbiamo capi-

to la necessità di conoscere afondo Cristo, cuore della no-

stra fede, spesso “messo daparte” in un angolo recondito

della nostra mente, occupata

da altri pensieri. Guidati dai nostri catechisti e

attraverso una riflessione scrit-ta dal cardinale Giacomo Biffi,

abbiamo approfondito e sco-

perto la Sua figura, avendo fi-nalmente tempo di fermarci e

meditare. I momenti di medi-

tazione e l’adorazione Eucari-stica sono stati apprezzati per-

chè ci hanno consentito di ri-flettere seriamente sulla nostra

fede e sono stati vissuti con in-

tensità e profondità. Non sonomancati i momenti di gioco e

divertimento, occasione perconoscerci meglio.

Sono stati giorni utili alla cre-

scita spirituale di ciascuno:cogliamo l’occasione per rin-

graziare don Ambrogio, lesuore e tutti quelli che ci hanno

guidato in questa bella espe-

rienza.Laura

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I TRE LACCII TRE LACCII TRE LACCII TRE LACCIPer vivere seriamente il Sacramento del perdonoPer vivere seriamente il Sacramento del perdono

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Don Bosco esercitò il ministero delle confessioni con

straordinaria saggezza, grande equilibrio, pazienza

e resistenza alla fatica in modo ammirevole. Fece

della confessione uno strumento essenziale di edu-

cazione alla fede e alla vita. Sapeva che da una con-

fessione ben fatta poteva uscire un santo, un cittadi-

no onesto e onorato, una svolta nella vita morale.

Ai suoi ragazzi parlava del grande dono di questosacramento, li aiutava a viverlo bene. Era preoccu-pato che essi vi si accostassero con tutte le disposi-zioni per trarne il maggior frutto spirituale.Queste preoccupazioni se le portava nel sonno, affi-dandole, crediamo, al Signore che lo illuminava, loincoraggiava e lo istruiva…facendolo sognare. Unchiaro esempio è il sogno seguente che raccontò aisuoi ragazzi la sera del 4 aprile 1869. Essi ne rima-sero vivamente impressionati.

UNA CORDA AL COLLO

Sognai di trovarmi in chiesa, in mezzo a una moltitu-dine di giovani che si preparavano alla confessione.Un numero stragrande assiepava il mio confessiona-le sotto il pulpito. Cominciai a confessare, ma prestovedendo tanti giovani, mi alzai e mi avviai verso lasacrestia in cerca di qualche prete che mi aiutasse.Passando vidi, con enorme sorpresa, giovani cheavevano una corda al collo, che stringeva loro lagola.“Perché tenete quella corda al collo? – domandai –Levatela!” E non mi rispondevano, ma mi guardava-no fissamente.“Orsù – dissi a uno che mi era vicino -, togli quella

corda!”“Non posso levarla: c’è uno dietro che la tiene”. Guardai allora con maggior attenzione e mi parve diveder spuntare dietro le spalle di molti ragazzi duelunghissime corna. Mi avvicinai per vedere meglio e,dietro le spalle del ragazzo più vicino, scorsi unabrutta bestia con un ceffo orribile, somigliante ad ungattone, con lunghe corna, che stringeva quel laccio.Volli chiedere a quel mostro chi fosse e cosa faces-se, ma esso abbassò il muso cercando di nascon-derlo tra le zampe, rannicchiandosi per non lasciarsivedere. Prego allora un giovane di correre in sacre-stia a prendere il secchiello dell’acqua benedetta.Intanto mi accorgo che ogni giovane ha dietro lespalle un così poco grazioso animale. Prendo l’a-spersorio e domando a uno di quei gattoni:

“Chi sei?” L’animale mi guarda minaccioso allarga labocca, digrigna i denti e fa l’atto di avventarsi controdi me.“Dimmi subito che cosa fai qui, brutta bestia. Non mi

fai paura. Vedi? Con quest’acqua ti lavo per bene, se

non mi rispondi”.Il mostro mi guardò rabbrividendo. Si contorse in mo-do spaventoso e io scoprii che teneva in mano trelacci.“Che cosa significano?”“Non lo sai? Io, stando qui, con questi tre lacci strin-go i giovani perché si confessino male”.“E come? In che maniera?”“Non te lo voglio dire; tu lo sveli ai giovani”.“Voglio sapere che cosa sono questi tre lacci. Parla,

altrimenti ti getto addosso quell’acqua”.“Per pietà, mandami all’inferno, ma non gettarmiaddosso quell’acqua!”“In nome di Gesù Cristo, parla dunque!”Il mostro, torcendosi spaventosamente, rispose: ”Ilprimo modo con il quale stringo questo laccio è perfar tacere ai giovani i loro peccati in confessione”.“E il secondo?”“Il secondo è di spingerli a confessarsi senza dolo-re”.

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“Il terzo?”“Il terzo non te lo voglio dire”.“Come? Non me lo vuoi dire?

Adesso ti getto addosso quest’ac-

qua benedetta”.“No, non parlerò – si mise ad urlare– ho già detto troppo”.“E io voglio che tu me lo dica”.E ripetendo la minaccia, alzai ilbraccio. Allora uscirono fiamme daisuoi occhi, e poi ancora gocce disangue. Finalmente disse:”Il terzo èdi non fare proponimenti e di nonseguire gli avvisi del confessore.Osserva il profitto che i giovani rica-vano dalle confessioni: se vuoiconoscere se tengo i giovani allac-ciati, guarda se si correggono”.

“Perché nel tendere i lacci ti

nascondi dietro le spalle dei giova-

ni?”“Perché non mi vedano e per poter-li più facilmente trascinare nel mioregno”.Mentre volevo domandargli altrecose e intimargli di svelarmi in qualmodo si potesse render vane le suearti, tutti gli altri orribili gattoni inco-minciarono un sordo mormorio, poiruppero in lamenti e si misero a gri-dare contro colui che aveva parlatoe fecero una sollevazione generale.Io, vedendo quello scompiglio epensando che non avrei ricavato piùnulla di vantaggioso da quelle be-stie, alzai l’aspersorio e gettai l’ac-qua benedetta da tutte le parti.Allora, con grandissimo strepito,tutti quei mostri si diedero a precipi-tosa fuga, chi da una parte e chi dal-l’altra. A quel rumore mi svegliai.”(MB 9,593)

(DA “BUONE NOTTI E SOGNI”)

IN CAMMINO VERSO COLONIAIN CAMMINO VERSO COLONIAIN CAMMINO VERSO COLONIAIN CAMMINO VERSO COLONIA…prima di partire occorre conoscere la meta.

Cari amici, appena ho sentito che il nostro oratorio avrebbe parte-

cipato alla XX GMG, sono stato subito preso dall’euforia e dall’en-

tusiasmo. Memore dell’esperienza della GMG giubilare, non pote-

vo lasciarmi scappare una tale occasione.

Poi mi sono fermato per un attimo a riflettere e subito mi sono chie-sto dove si trovi Colonia: atlante alla mano, un breve sguardo all’in-dice analitico, ed eccola.Grossolanamente si può intuire che essa dista dalla nostra cittàquanto Napoli: forse 800 km, magari qualche chilometro in più.Colonia è un’importante città della Germania, adagiata nella regio-ne di Nordrhein-Westfalen, sul Reno. Era già abitata dai romani che hanno lasciato dei monumenti im-portanti nella città. È un notevole centro industriale. Gravemente distrutta durante l’ultima guerra, è attualmente torna-ta una delle maggiori città della Germania. Colonia è una città famosa per la sua università, per i suoi musei eper i suoi monumenti; è rinomato centro culturale ed i suoi abitantisono proverbiali per la loro tolleranza. Ma cosa c’entra tutto questo con la Giornata mondiale della

gioventù?Colonia è famosa soprattutto per la sua cattedrale: un’imponentechiesa gotica con due torri alte 157 metri. E la nostra curiosità hatrovato la sua risposta qui: in questa chiesa vengono conserva-

te le reliquie dei Re Magi, proprio quelli che adorarono ilSalvatore nato nella grotta. Ed è qui, in questo luogo che il papa Giovanni Paolo II invita tutti igiovani dal 16 al 21 Agosto 2005.“Siamo venuti per adorarlo” : sono le parole dei Magi che, trattedal Vangelo di Matteo, esprimono il fine del loro lungo peregrinareche li ha condotti davanti al Re dei re.Ecco perché andare a Colonia: anche noi come i magi, saremo pel-legrini nella fede, per andare all’incontro con Cristo , il Salvatore,verso quella “grotta” che sarà per noi la Chiesa stessa.

MC

Cari giovani e ragazze, non permettete che il tempo

che il Signore vi dona trascorra come se tutto fosse un

caso. San Giovanni ci ha detto che ogni cosa è stata

fatta in Cristo. Credete dunque fortemente in Lui.

Egli conduce

la storia dei singoli come quella dell'umanità.

Non pensate mai, perciò, di essere ai suoi occhi degli

sconosciuti, come numeri di una folla anonima.

Ognuno di voi è prezioso per Cristo, è conosciuto

personalmente, è amato teneramente,

anche quando non se ne rende conto.

Giovanni Paolo II

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SERVIRE LA COMUNITÀ SERVIRE LA COMUNITÀ SERVIRE LA COMUNITÀ SERVIRE LA COMUNITÀ

STEFANO, MARCO, LUIGISTEFANO, MARCO, LUIGISTEFANO, MARCO, LUIGISTEFANO, MARCO, LUIGIPer proseguire la serie di intervi-ste a coloro che offrono il loro ser-vizio alla comunità parrocchiale eper tornare, dopo lungo tempo,nell’ambito del teatro, abbiamo in-tervistato per voi Stefano, Marco

e Luigi, “tecnici di luci e audio”che hanno validamente supporta-to il musical dei giovani su donBosco. Alcuni di loro, con Nicolò,hanno anche lavorato per la mes-sa in scena dello spettacolo “Congli occhi del cuore” dei ragazzi diseconda media.

Qual è il tuo impegno, di cosa ti

occupi?

Stefano: Sono il responsabile diluci ed effetti.Marco: Sono il vice responsabiledelle luci e tecnico dell’occhio dibue.Luigi: Mi occupo della ripresa au-dio degli attori e del coro. Il musi-cal è molto complesso poiché so-no presenti 13 attori e 10 coristi(tutti con proprio radiomicrofono omicrofono). Inoltre numerosi sonoi cambi di scena audio e questorichiede ancora maggiore atten-zione.

Quando ti è stato chiesto di

accettare l’impegno, hai detto

subito di sì?

S.: All’inizio ero scettico, ma misono fatto coinvolgere in questaavventura anche perché inizial-mente sarebbe dovuta consisterein due o tre spettacoli …M.: No, ma ho accettato soprattut-to perché non c’erano altre perso-ne nel mio ruolo.L.: Sì, senza esitazione perché si-gnificava tornare a fare qualcosache mi ricorda i “bei tempi dellaadolescenza” quando mi prodiga-vo come fonico di gruppi musicali

dal vivo.

Cosa ti spinge a continuare

questo servizio?

S.: Siamo ormai un gruppo affiata-to e continuiamo tutti insieme. Èun’esperienza che ci appaga e cidà soddisfazione.M.: La responsabilità del ruolo edil fatto che portiamo fuori dal no-stro teatro uno spettacolo bello econ un forte contenuto.L.: Beh, innanzitutto sono cresciu-to anch’io con don Bosco, alcunedelle mie più belle esperienze divita le ho vissute con i Salesiani emi sembrava bello poter far cono-scere il suo carisma anche attra-verso un musical. Poi l’amiciziache ora mi lega agli attori è qual-cosa di molto bello, ho sempreavuto la sensazione di sentirmiben accolto nonostante i miei an-netti in più rispetto al gruppo.

La tua famiglia non si lamenta

della tua assenza da casa per

partecipare alle prove ed agli

spettacoli?

S.: Ogni tanto sì, ma ormai si sonoabituati …M.: No, perché non partecipo alleprove per motivi di lavoro e co-munque sia è una cosa vista dibuon occhio dai miei familiari.L.: Beh, a dire il vero io entro inscena solitamente all’ultima provapoiché viene effettuata con l’im-pianto audio al completo. Quindiper rispondere alla domanda, direiproprio di no e poi Silvia e i mieibimbi sono contenti quando faccioqualcosa di bello che mi fa torna-re a casa più felice.

Qual è la difficoltà più grossa

che hai incontrato in questa

esperienza?

S.: Portare in giro lo spettacolo eriuscire ad organizzare tutto pertempo.M.: A livello tecnico, riuscire a la-vorare in teatri che non conosce-vamo e che, secondo me, sono

Da sinistra: Marco, Stefano, Andrea che ha collaborato alle prime rappresentazioni del Musical, Luigi

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meno belli del nostro. Inoltre, gliattori non ci aiutano mai a smon-tare a fine spettacolo … C’è unascarsa collaborazione da parte dichi non è tecnico.L.: Senza alcuna modestia, direinessuna: tutto è sempre filato peril verso giusto anche agli iniziquando non avevamo ancora lastrumentazione completa che oraci permette di realizzare uno spet-tacolo tecnicamente perfetto.

Racconta qualche momento si-

gnificativo di questa esperien-

za.

S.: Lo spettacolo tenuto a Gius-sano, dove siamo stati accolti be-ne, la vittoria nel concorso FOM aMilano, quando nessuno se l’a-spettava ed il musical rappresen-tato solo per Matteo, il primo pro-tagonista che è ora in seminario.M.: Il musical a Giussano, perchéci hanno accolto meglio che neglialtri posti, offrendoci una pizza eregalandoci le magliette dell’ora-torio. Poi, il musical fatto perMatteo.L.: Andare sempre d’accordo,dare sempre il massimo, nonprendersela per qualche suggeri-mento della regista non è cosafacile soprattutto quando si è intanti (quando portiamo altrove lospettacolo noleggiamo sempre unpullman!!!) e quando l’impegno inprossimità della rappresentazionediventa più assiduo. Beh, ricordoche in un’occasione ho assistitoad un po’ di tensione tra alcuni at-tori e sembrava che la situazionepotesse sfuggire di mano. Anch’iomi preoccupavo della cosa e pen-savo a cosa fare per poter per-mettere l’avvio sereno dello spet-tacolo ma mi sentivo impotente.Poi è arrivato don Ambrogio, in unattimo ci siamo trovati tutti sul pal-coscenico, ci si è dati la mano eabbiamo pregato don Bosco …non ci crederete ma la tensione èimprovvisamente sparita, sul voltodi tutti era tornato il sorriso ed eraricomparsa la gioia di essere su

quel palcoscenico con fuori oltre800 persone che ci aspettavano… la ricordo ancora come unadelle migliori nostre performance!

Per te questa esperienza è un

arricchimento o un peso?

S.: È un arricchimento perchéogni volta c’è qualche nuova sco-perta o qualche inghippo da risol-vere.M.: Di sicuro i primi tempi era unarricchimento, adesso conoscen-do a memoria la storia e il copio-ne, lo è di meno. A livello tecnicoè tuttora ogni volta una nuovaesperienza perché si impara sem-pre qualcosa di nuovo. L.: Come si sarà già capito, èesclusivamente un arricchimentosotto tutti i punti di vista.

Come ti trovi con le responsa-

bili di recitazione, ballo e can-

to?

S. e M.: Bene con la regista,Mariella, anche se è molto esi-gente e bada molto ai dettagli; ilrapporto è buono anche con leresponsabili di ballo e canto,Daniela e Lucia, anche se il lorolavoro richiede meno la nostrapartecipazione tecnica.L.: Beh, con Lucia ci si conoscedalla notte dei tempi mentre hoavuto modo di conoscere, accre-scendo stima e affetto verso diloro, Mariella e Daniela che oltread essere delle vere professioni-ste nel loro ruolo di regista ecoreografa sono veramente dipiacevole compagnia.

Secondo te qual è la scena più

bella del musical?

S.: Ogni balletto e canto ha unsignificato, però mi piace soprat-tutto la scena in cui Antonio, dopola morte del fratello Don Bosco,lancia il messaggio del santo aigiovani.M.: La scena finale di entrambi gliatti e la scena in cui GiovanniBosco capisce che tutto ciò cheha fatto è stato possibile grazie aLei, la Madonna.L.: Senza dubbio “È lei sì”. Perintenderci la canzone dove donBosco guardando “indietro” a tuttociò che aveva realizzato per i gio-vani non se ne vanta ma anzi diceai suoi ragazzi che tutto è statorealizzato da Maria Ausiliatrice.

Quali sono i progetti futuri, le

nuove rappresentazioni in pro-

gramma?

S. e M.: Abbiamo molti dubbi, co-munque ci sono due date certeper “In maniche di camicia”: allafesta del Grazie, il prossimo 29maggio e a Laveno Mombello, il 4giugno. Ad ogni modo, stiamovisionando e valutando “nuovi”musicals da mettere in scena.L.: Ma, non so bene … mi sembrache ora l’entusiasmo stia coinvol-gendo altri ragazzi, anche più pic-coli. Spero solo che si possa crea-re qualcosa di nuovo ma sempresenza dimenticare “In maniche dicamicia” che rimarrà il nostro pri-mo amore, la rappresentazioneche ha dato nuovo slancio al tea-tro dei giovani del nostro oratorio.

Ringraziamo i tre tecnici per la lo-ro disponibilità e soprattutto per illoro servizio alla parrocchia eall’oratorio, e ricordiamo a tuttiche c’è sempre bisogno di unamano e di nuove leve per conti-nuare la tradizione teatrale delrione di Madonna in Campagnache sta cercando di rinascere.

Baldog & Lollo

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Capita spesso che gli inizi di gran-di avventure dello Spirito nasca-no, apparentemente, da episodiinsignificanti. Proprio l’esperien-

za spirituale di Monsignor LuigiGiussani lo conferma.Lo raccontava lui stesso come erainiziata. Ed è bello leggerne il rac-conto: è la vita vissuta e narrata,la propria esperienza, la forma dicondivisione più gradita e capacedi arricchire anche la vita deglialtri!“Una sera d’inverno in seminario -quello di Venegono Inferiore- do-

po cena, Enrico Manfredini (futu-ro Arcivescovo di Bologna) insie-

me ad un altro nostro compagno,

De Ponti, mi viene vicino e mi

dice: Senti, se Cristo è tutto,che cosa c’entra con la mate-matica? Non avevamo ancora 16

anni. Da quella domanda, per la

mia vita nacque tutto.”Tra quei tre seminaristi cominciòinfatti un confronto acceso e pro-lungato, alla ricerca della possibi-le risposta.“Mi ricordo una volta sulla scala -sempre del Seminario - mentre

stavamo scendendo in chiesa in

silenzio, Manfredini disse: - Però,

a pensare che Dio è diventato un

uomo come noi ... - E io aggiunsi:

- È una cosa dell’altro mondo...che vive in questo mondo! - per

cui questo mondo diventa diver-

so, più sopportabile, diventa più

bello.”Il futuro don Giussani aveva datola sua risposta. Che, per fortuna,non tenne per sè.Si conclude così il racconto diquella prima volta:” Alla passione

per Cristo, quella che immediata-

mente conseguì fu la passione

per il destino degli uomini, la pas-

sione per il senso della vita chegli uomini non sanno, cui gliuomini non pensano. - Chissà,

diceva Manfredini, che cosa sarà

di questi giovani che passano

dagli oratori, chissà che cosa sarà

della gente che va in chiesa, se

non afferrano che ciò che prega-

no, ciò che pensano rappresenta

il significato della giornata che

vivono. Se non pensano a questo,

che vita conducono? Come po-

tranno vivere, come possono vi-

vere?”Ordinato sacerdote, don Giussanivivrà sempre nella tensione di co-

municare a tutti la sua scoper-

ta, soprattutto ai giovani: dal 1954al 1964 insegna religione al Liceoclassico Berchet di Milano, dovenacque quel movimento chiamatoprima Gioventù Studentesca,

poi Comunione e Liberazione ,oggi diffuso a livello mondiale.“Quando sono entrato per la

prima volta nel liceo Berchet di

Milano c’erano almeno millecento

battezzati su milleduecento iscritti

(i rimanenti erano ebrei o prote-

stanti). Eppure, quando accosta-

vo alcuni di quei battezzati chie-

dendo che cosa c’entrasse il cri-

stianesimo con la vita a scuola,

sghignazzavano sulle prime, poi

assumevano espressioni smarrite

allorchè domandavo se credeva-

no in Dio. Questo fatto, invece di

deprimermi, mi spinse a desidera-

re che in quella scuola il fatto cri-

stiano tornasse ad essere presen-

te. Che cosa significa questo?

Che la fede sia avvertita, accolta

e vissuta come connessa agli

interessi della vita”.Per lui la fede è un fatto, l’in-

contro con una persona, Gesù

Cristo vivente nella storia degli

uomini. Una fede vissuta solo co-me atteggiamento di devozione,non portata nella vita di ogniuomo e di tutti i giorni è il gravemale della cultura contempora-nea, “l’astrazione dell’idea diDio dalla vita”.Come tanti fondatori di movimentispirituali, frutto dell’azione cari-smatica dello Spirito Santo, sente

forte l’appartenenza alla Chie-

sa.Così scriveva a Giovanni Paolo IInel 50°anniversario della nascitadi CL: “... non ci sentiamo portato-

ri di una spiritualità particolare, né

avvertiamo il bisogno di identifi-

carla. Domina in noi la gratitudine

per la scoperta che la Chiesa è

vita che incontra la nostra vita:

non è un discorso su di essa ...

Per questo oso consegnare nelle

mani di Vostra Santità il deside-rio di potere servire la Chiesacon il nostro carisma anche

attraverso l'inadeguatezza dei

nostri limiti umani. Ma proprio i

nostri limiti ci urgono nella re-

sponsabilità della conversione

come cambiamento di mentalità,

di umanità diversa.“elleci

L’ESPERIENZA DI DON LUIGI GIUSSANI, CHE HA CONCLUSO LA SUA AVVENTURA TERRENA LO SCORSO 22 FEB-

BRAIO, MUOVE DA QUESTA DOMANDA:

MMMM AAAA CCCC RISTORISTORISTORISTO ............ COSACOSACOSACOSA CCCC ’’’’ENTRAENTRAENTRAENTRA CONCONCONCON LALALALA MATEMATICAMATEMATICAMATEMATICAMATEMATICA ????VVALEALE AA DIREDIRE: ” M: ” MAA CCRISTORISTO ...... COSACOSA CC’’ENTRAENTRA CONCON LALA MIAMIA VITAVITA DIDI TUTTITUTTI II GIORNIGIORNI??

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Vieni al cinema? Saremo in tanti, tutti quelli del ...Vieni al cinema? Saremo in tanti, tutti quelli del ...

DECANATO: per essere insieme!DECANATO: per essere insieme!DECANATO: per essere insieme!DECANATO: per essere insieme!

Ho conosciuto un sacerdote, diquelli che, con la loro vita, lascia-no il segno.

L’ho conosciuto in un quartiere di

Palermo, il famoso rione Bran-

caccio, uno dei più malfamati

della città. Lì era nato ed ora tor-

nava da prete per restituire qual-

cosa che lui aveva avuto la “fortu-

na” di ricevere: la libertà.

Ritrova, ancor di più, un rione fati-

scente, senza strutture, povero e,

soprattutto, tanta infanzia violata,

calpestata.

Qui c’è la mafia che tutto governa

e ordina. I bambini vengono “edu-

cati” sin da piccoli, alla mentalità

mafiosa, vengono arruolati e ad-

destrati ai lavori più sporchi come

nascondere armi, rubare o orga-

nizzare lotte clandestine tra cani.

Non sanno giocare, non hanno re-

gole se non quelle ferree e intran-

sigenti della mafia.

Don Pino Puglisi, questo il sacer-dote, prova, solo, chiamandoli asè, a riscoprire in loro un briciolodi innocenza, di spensierata fan-ciullezza.Soprattutto non ci sta a vedere esubire questa infanzia devastata,senza speranza. È inevitabile loscontro con la mafia che vede inlui un elemento di disturbo eintralcio.Il giorno del suo cinquantaseiesi-mo compleanno, viene ucciso inpieno giorno nella piazza delrione, dove nessuno si ferma asoccorrerlo.È il 15 settembre 1993.

È questa la trama del film “Allaluce del sole” di Roberto Faenza,grazie al quale si può scoprire lafigura di questo sacerdote di cui

conservavo vaghi ricordi di crona-ca di dodici anni fa.Proiettato al Teatro delle Arti, il 9marzo scorso, per una serata unpo’ speciale, ha richiamato perso-ne da tutta la città. Si è trattato di una proposta origi-nale e coraggiosa per offrire unameditazione quaresimale su una“passione” dei nostri giorni.Le comunità parrocchiali di

Gallarate, chiamate dai lorosacerdoti a vivere insieme que-sta esperienza, hanno risposto

positivamente ed è lodevole equanto mai auspicabile che pro-segua tale collaborazione. Per la nostra comunità ha com-portato il dover “sostituire” la

messa della comunità” del merco-ledì sera ma abbiamo “guadagna-to” un momento di unità che fa

più bella la Chiesa e rompe queiconfini entro cui ci chiudiamo ecorriamo il rischio, a volte, di rista-gnare.

Iniziative pensate e realizzate

insieme come questa non sonoormai più una novità assoluta per-ché il nostro Decanato, già in altreoccasioni, si è fatto promotore dimomenti comunitari “allargati”come le celebrazioni peniten-

ziali (confessioni) prima di Nataleo Pasqua, le vie Crucis cittadi-

ne, la marcia della pace , la pro-

cessione Eucaristica del Cor-

pus Domini, nel dicembre scorsoun incontro dei Gruppi Famiglia

parrocchiali.Sempre più saremo chiamati adallargare confini ed orizzonti: èla Chiesa che lo esige per rispon-dere prontamente e più efficace-mente alle nuove sfide dell’evan-gelizzazione: è un dato evidentequello della drastica diminuzionedelle vocazioni sacerdotali rispet-to al numero delle parrocchie edei fedeli; è altrettanto evidente lanecessità che i laici assumanoruoli e competenze per attualizza-re il magistero della Chiesa incampo culturale e sociale. Ma per far questo è necessario

innanzitutto incontrarsi, cono-

scersi, superare la fatica di met-tersi in gioco anche al di fuoridelle comode “stanze” parroc-chiali.È davvero apprezzabile il lavoroche - pur con tanta fatica, oso im-maginare - sta portando avanti inquest’ottica il nostro Decanato.Penso, ad esempio, anche aglisforzi che si stanno facendo percoordinare una Caritas a livello

cittadino o alla mensa dei pove-

ri che tante risorse ed energie harichiesto e che si avvierà, sispera, il prossimo autunno… Per tutto questo vale la pena pre-gare e partecipare attivamente. I risultati? Li vedremo, senz’altro,nei prossimi mesi!

Cristina

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Quaresima, a cosa fa pensarequesta parola?…Tempo privile-giato per un cammino di conver-sione…per rinascere a vita nuovacon Gesù a Pasqua, perdonati dalsuo infinito amore, un amore cosìgrande da morire per noi . E inquesto periodo sono state vera-mente tante le occasioni che cisono state offerte per aprire il no-stro cuore a Cristo.

Cominciamo dagli adolescenti e

dai giovani che hanno trascor-

so in ritiro a Zoverallo tre giorni

di spiritualità per approfondire laconoscenza di Gesù Cristo.

I ragazzi di 5a elementare e di 1a

media il 25-26-27 febbraio hanno

vissuto in oratorio i tre giorni di

ritiro approfondendo il misterodella transustanziazione cioè del-la trasformazione dell’Ostia dapane in Corpo di Cristo. Ancheper loro momenti di preghiera emeditazioni alternati a quelli digioco e condivisione in un am-biente familiare dove è bello ritro-varsi per il catechismo, il gioco, losport, i compiti, per incontrare gliamici, per pregare insieme: in-somma un posto che è un po’ co-me casa propria.In attesa di ritiro invece i ragazzi

di 2a e 3a media che hanno vistoslittare l’incontro di qualche setti-mana rispetto a quanto annuncia-to: si troveranno l’ 8-9-10 aprile

in oratorio.

Tutti i martedì sera il CardinaleTettamanzi ha tenuto riflessionisulla Santa Messa: l’incontro diCristo Salvatore con la suaChiesa e con ogni uomo” ; cinqueincontri tramite la televisione (Te-lenova) o la radio (Circuito Mar-coni).

È stata l’occasione per sentirciparte della Diocesi ambrosiana edascoltare il nostro Arcivescovoche spiegava la grandezza e labellezza del dono dell’Eucarestiache celebriamo ogni domenica.Un altro appuntamento con l’Ar-civescovo è stata la Via Crucis

celebrata a Varese, funzione cheha richiamato, da tutta la zona pa-storale, tantissime persone checon il Cardinale Tettamanzi hannoricordato , attraverso le vie cittadi-ne, il cammino della Croce.

Il venerdì è stato per tutta la par-rocchia un giorno speciale dedi-cato alla preghiera con la ViaCrucis e alla sera la Celebrazionedella Parola con meditazioni sulleletture della domenica.

Simbolo delle iniziative di carità,

un salvadanaio che ci aiutava aricordare che la Quaresima èanche tempo di piccoli sacrifici erinunce: l’iniziativa, anche se affi-data soprattutto ai ragazzi, hainvitato tutta la famiglia ad aprirsia piccoli gesti di amore verso glialtri. Le iniziative caritative an-dranno a favore della missione

che la parrocchia sta seguendo in

Etiopia.

La domenica delle Palme ci haintrodotto nella settimana Santa

con una mattinata di ritiro perbambini e ragazzi, una partecipa-tissima celebrazione della SantaMessa nella palestra dell’oratorio,preceduta dalla processione congli ulivi benedetti. Poi i ragazzi maanche tanti adulti si sono ritrovatiper il pranzo della carità, consi-stente in un buon panino, acqua euna mela. Per tutti il pomeriggio èproseguito all’insegna dei giochi echiacchiere all’aperto, ma sicco-me era anche domenica specia-

le, nel pomeriggio don Ambrogioha illustrato la bellezza delle lettu-re e delle preghiere liturgiche deigiorni della Settimana Santa.

Durante il triduo pasquale gran-de affluenza di persone alle S.Messe del Giovedì Santo e per laCommemorazione della morte dinostro Signore Gesù, ma anchetanta preghiera individuale. IlVenerdì Santo alla sera, la solen-ne Via Crucis per le vie del quar-tiere dal santuario fino alla statuadi Padre Pio.

Sabato santo appuntamento im-portante per ragazzi e alcuni adul-ti: la visita ai Sette Sepolcri,ovvero la visita di sette chiesedella città. In ciascuna di esse unpiccolo momento di preghiera e ilbacio del Crocifisso.Alla sera Veglia pasquale e San-

ta Messa di Resurrezione .

La mattina di pasquetta , i pratitroppo umidi per la pioggia delgiorno prima sconsigliavano l'u-scita … ma i nostri del GEMIC

non si sono lasciati scoraggiare earmati di barbecue e tavolinihanno trovato un altro magnificoposto: a cinque minuti da casa,dotato di una bella collinetta e diuna "grande tettoia". Verso mez-zogiorno tutto era pronto, un pro-fumo invitante di grigliata era nel-l'aria e tra assaggi di manicaretti,vinelli, dolcetti e caffè si è pranza-to in allegria; poi tutti a piedi finoalla collinetta, dove insieme, adul-ti e ragazzi, hanno ringraziato ilSignore per la splendida giornata.Poi di nuovo a divertirsi: partite apallone, giochi a carte, coretti dimontagna: dopo aver riordinatorientro a casa senza diventarematti per le lunghe code! Si, per-ché quel "paradiso" nel verde …era il nostro oratorio!!!

Maria

In comunità ...In comunità ...In comunità ...In comunità ...In questo spazio “rileggiamo” i momenti salienti, di celebrazione edi festa, che la comunità parrocchiale ha vissuto negli ultimi mesi.Ricordi? Essa ha “il viso che hai tu” ...

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Iniziato già da qualche settimanae in pieno svolgimento il corso

animatori del GREST …e sì, unbel gruppo di adolescenti e giova-ni si sta preparando per poter vi-vere bene questa esperienza, ap-profondendo cosa vuol dire esse-re un animatore cristiano, comevivere le relazioni sia con Dio checon gli altri, come vivere la re-sponsabilità e la collaborazioneeducative. Come vedete è un pro-gramma impegnativo, ma chi riu-scirà ad entrare in questo spiritosaprà donare ai bambini che glisaranno affidati durante l’oratorioestivo: amicizia, esempio, aiuto,disponibilità; riceverà in cambioda loro tanta simpatia e stima.Uno scambio che arricchirà gran-di e piccini facendoli crescere at-traverso esperienze significativedi gioco, preghiera, laboratori, gi-te.

Maggio, mese dedicato alla Ma-donna: come non dedicarle un po’del nostro tempo proprio in questaterra dove, da più di 400 anni, siprega Maria e si ricorre a Lei peraffidare al suo aiuto e alla sua in-tercessione persone care, pensie-ri e preoccupazioni e dove ladevozione popolare ha fatto sor-gere un santuario dedicato? Tuttele sere feriali del mese di maggio

si reciterà in Santuario il santo

rosario: ognuno si senta invitatoa partecipare affidandosi con fidu-cia a Maria.

Maggio è anche tempo di S.

Prime Comunioni che si svolge-ranno nelle domeniche 8 e 15,durante la Santa Messa delle 11,per far comprendere che ogni do-menica (anzi, ogni giorno!) siamoinvitati ad accostarci all’Eucari-stia.

Sabato 21 maggio prima Con-

fessione per i bambini di 4a ele-mentare che si accosteranno conuna bella cerimonia a questo Sa-cramento. Far conoscere e fre-quentare questo sacramento conun anno di anticipo rispetto allaprima Comunione vuole far com-prendere ai ragazzi la dolcezzadella misericordia e del perdonodi Dio.

Domenica 22 maggio Pellegri-

naggio diocesano di Azione

Cattolica a Mesero presso latomba di Santa Gianna BerettaMolla. Una Santa che ci fa capire

che si può vivere da santi ancheoggi, e che tutto ciò che noi rite-niamo ostacoli come lo studio, illavoro, il matrimonio, la famigliasono invece vie attraverso le qualipoter vivere la sequela di Gesù.

La giornata del Grazie domenica29 ci introdurrà in una settimana

di festa per tutta la comunità ,ormai da diversi anni questa ricor-renza ci aiuta a ricordarci di rin-graziare a cominciare da Dio Tri-nità, proseguendo con i sacerdoti,in modo particolare il parroco, leSuore, fino a tutte le persone cheoffrono con generosità il loro ser-vizio agli altri. Domenica 5 GiugnoSagra della comunità, parteci-piamo tutti insieme alle iniziativepreparate per questa occasionefestosa: vi invito a non perdere gliavvisi domenicali che vi aggiorne-ranno puntualmente su date eorari.

Giugno … ma allora inizia ilGREST ! Forza ragazzi, mancapoco, poi inizia ... l’avventura!!!

Maria

Prossimamente...Prossimamente...Prossimamente...Prossimamente...Ovvero, gli appuntamenti comunitari dei prossimi mesi: occasioniimportanti di “vita insieme” assolutamente da non perdere!

Il Vangelo non è la promessa di facili successi.

Non promette a nessuno una vita comoda.

Pone delle esigenze.

Nel Vangelo è contenuto

un paradosso fondamentale:

per trovare la vita,

bisogna perdere la vita;

per nascere, bisogna morire;

per salvarsi, bisogna prendere la croce.

Solo superando se stesso,

l’uomo è pienamente uomo.

Giovanni Paolo II