in primo piano - comunemenaggio.info menaggio/qui menaggio aprile... · camillo benso conte di...

32
2011 1861 in primo piano in primo piano sommario Notiziario del comune di Menaggio - Via Lusardi, 26 - 22017 Menaggio (CO) - Registrazione del Tribunale di Como n. 3/2003 Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento postale - 70% - DCB COMO - Direttore Responsabile: Alberto Bobba - Grafica/Stampa: www.nuovaera.info Anno IX - Numero 1 - Aprile 2011 Numero Speciale per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia Care concittadine e cari concit- tadini, eccoci all’abituale incontro con la prima pagina del nostro giornalino, dove il Sindaco raccon- ta ciò che è successo dall’ultima chiacchierata e ciò che l’Ammini- strazione Comunale progetta per la nostra Menaggio e per il futuro della nostra città. Potrei parlarVi della nuova Scuola Elementare in costruzione, il cui progetto ha suscitato ed ottenuto il consenso di una folta assemblea composta dai genitori dei ragazzi nonché dalle loro maestre e dai loro dirigenti responsabili. Il progetto ed i lavori sono iniziati alcuni mesi fa con la realizzazione di un primo lotto che ha riguardato opere di ristrutturazione ed il ri- facimento della parte posteriore, verso via Leoni, con l’installazione dell’ascensore; il rifacimento del- le solette e del tetto e l’adegua- mento delle scale, oltre ad altri piccoli interventi edili. All’inizio di marzo è partito il se- condo lotto di lavori strutturali che riguardano la parte frontale dell’edificio e la rimanente parte di quella posta sul retro, con la creazione di aule con annessi ba- gni, divisi fra maschi e femmine, il locale refettorio soppalcato e la zona mensa separata dal resto dell’edificio. L’ultimo lotto, ancora da appalta- re, riguarderà il corpo centrale di nuova e moderna architettura, sal- 6 18 9 19 CORPO MUSICALE DI LOVENO IL CAPOLAVORO DEL RISORGIMENTO RISORGIMENTO ITALIANO SUL LAGO GIUSEPPE GARIBALDI ULTIMO EROE continua a pag. 2 Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia

Upload: vandiep

Post on 17-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

2011

1861

in primo pianoin primo pianoso

mm

ario

Notiziario del comune di Menaggio - Via Lusardi, 26 - 22017 Menaggio (CO) - Registrazione del Tribunale di Como n. 3/2003Poste Italiane Spa - Spedizione in Abbonamento postale - 70% - DCB COMO - Direttore Responsabile: Alberto Bobba - Grafica/Stampa: www.nuovaera.info

Anno IX - Numero 1 - Aprile 2011Numero Speciale per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia

Care concittadine e cari concit-tadini, eccoci all’abituale incontro con la prima pagina del nostro giornalino, dove il Sindaco raccon-ta ciò che è successo dall’ultima chiacchierata e ciò che l’Ammini-strazione Comunale progetta per la nostra Menaggio e per il futuro della nostra città.Potrei parlarVi della nuova Scuola Elementare in costruzione, il cui progetto ha suscitato ed ottenuto il consenso di una folta assemblea composta dai genitori dei ragazzi nonché dalle loro maestre e dai loro dirigenti responsabili.Il progetto ed i lavori sono iniziati alcuni mesi fa con la realizzazione di un primo lotto che ha riguardato opere di ristrutturazione ed il ri-facimento della parte posteriore, verso via Leoni, con l’installazione dell’ascensore; il rifacimento del-le solette e del tetto e l’adegua-mento delle scale, oltre ad altri piccoli interventi edili.All’inizio di marzo è partito il se-condo lotto di lavori strutturali che riguardano la parte frontale dell’edificio e la rimanente parte di quella posta sul retro, con la creazione di aule con annessi ba-gni, divisi fra maschi e femmine, il locale refettorio soppalcato e la zona mensa separata dal resto dell’edificio.L’ultimo lotto, ancora da appalta-re, riguarderà il corpo centrale di nuova e moderna architettura, sal-

6

18

9

19

CORPO MUSICALE DI LOVENO

IL CAPOLAVORO DEL RISORGIMENTO

RISORGIMENTOITALIANO SUL LAGO

GIUSEPPE GARIBALDI ULTIMO EROE

continua a pag. 2

Camillo Benso Conte di CavourIl tessitore dell’Unità d’Italia

Page 2: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

2 IN PRIMO PIANO

segue da pag. 1

vo il mantenimento di alcune volte ed archi preesistenti, come imposto dalla sopraintendenza, con ampie vetrate ed il sopralzo di un nuovo piano; tutto questo per offrire una scuola sicura, moderna, funzionale, multimediale e, perché no, oltre che adeguata, anche bella. Piccolo vanto: tutto ciò senza aver contratto debi-ti per il Comune.Potrei parlarVi degli imminenti lavo-ri di messa in sicurezza dell’ex-cava di gesso a Nobiallo: finanziamento ri-chiesto ed ottenuto sulla base di un lavoro progettuale eseguito, dopo attenta verifica geologica, da parte del tecnico incaricato dal Comune, Dr. Bossich, su indicazione e richiesta della giunta comunale, interamente finanziato (1.150.000 - unmilione-centocinquantamila euro) dalla Re-gione Lombardia e dallo Stato Ita-liano, nell’ambito dell’Accordo di Programma Stato-Regioni anno 2011 e reso attuabile solo recentemente. Il progetto vede l’edificazione di un sostegno (passatemi il termine ma-gari improprio) del versante della cava mediante delle “terre arma-te” con frapposto un vallo largo 22 metri per la raccolta degli eventuali disgaggi franosi che sulla parete po-trebbero verificarsi. Siamo in attesa di sapere dalla Regione Lombardia e dal Commissario ad acta se il Comu-ne di Menaggio sarà o meno stazione appaltante.Potrei parlarVi del lavoro che stia-mo attuando per la redazione del PGT (Piano di Governo del Territo-rio): amministratori ed amministrativi insieme, lavoro che la stessa Provin-cia, Sezione Urbanistica e Territorio, sta valutando come emblematico e significativo rispetto ai normali do-cumenti presentati, data la caratte-rizzazione che abbiamo voluto dare al nostra progetto. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i collaboratori interni ed esterni, con particolare

menzione per l’amico ed Assessore Francesco Guaita, per la professio-nalità e passione che ancora una vol-ta ha profuso per eseguire al meglio il mandato che Voi cittadini di Me-naggio gli avete riconosciuto con il Vostro voto . Potrei parlarVi degli innumerevoli interventi manutentivi e migliorativi compiuti sull’acquedotto e sulle reti di fornitura dell’acqua e di collet-tamento della rete fognaria. Acqua: alcuni anni fa avevamo una sete tre-menda d’acqua ed oggi magari non ricordiamo più e sciupiamo il bene incommensurabilmente più impor-tante del vivere civile e umano. Ri-cordiamoci dell’innovativo pescag-gio di acqua dal lago.Potrei parlarVi della programma-ta prossima gestione della Piazza e per Piazza intendo la Piazza per antonomasia, cioè piazza Garibaldi, che quest’anno ha vissuto un inverno poco felice (dagli alberi avvelenati, alla pavimentazione rotta, ai trop-pi mezzi motorizzati presenti, alla poca gente circolante) che necessita di una critica verifica.Potrei parlarVi di tanti altri interven-ti, magari di quelli in ambito sociale che ci vedono impegnati quotidiana-mente per far fronte alle esigenze palesi o tante volte nascoste della nostra popolazione, sia a favore dei disabili che nell’area anziani o sempli-cemente per chi sta peggio di noi, ma ha una grande dignità, un gran pudore ed un cuore altrettanto grande.Potrei parlarVi degli innumerevoli interventi urbani ed urbanistici at-tuati (arredo urbano, marciapiedi, giardini) ma perché? Oggi potrei parlarVi di tutto ciò, ma tutto ciò è sotto gli occhi di tutti e farei un torto all’intelligenza della gente che le “cose” le vede, le “cose” le sa, le “cose” le vive e per questo è inutile ripeterle. Oggi, vorrei parlarVi, non spaventateVi,

Camillo Paolo Filippo Giulio Benso, nobile dei Marchesi di Cavour, Conte di Cellarengo e Isolabella (Torino 10 agosto 1810 – Torino 6 giugno 1861). Fu Ministro del Regno di Sardegna dal 1850 al 1852, Capo del Governo dal 1852 al 1861. Con la proclama-zione del Regno d’Italia divenne il primo Presidente del Consiglio del nuovo Stato e con tale carica morì. Fu protagonista del Risorgimento come sostenitore delle idee liberali, del progresso civile ed economico, dell’anticlericalismo, dei movimenti nazionali e dell’espansione del Re-gno di Sardegna ai danni dell’Austria e dello Stato Pontificio. In economia promosse il libero scambio, i grandi investimenti industriali (soprattutto in campo ferroviario) e la coopera-zione fra pubblico e privato. In poli-tica sostenne la promulgazione e la difesa dello Statuto Albertino. Capo della destra moderata, siglò un ac-cordo (“il connubio”) con la sinistra di Urbano Rattazzi, mirante alla re-alizzazione di riforme che escludes-sero le ali estreme del Parlamento. Contrastò apertamente le idee re-pubblicane di Giuseppe Mazzini e spesso si trovò in urto con Giuseppe Garibaldi della cui azione temeva il potenziale rivoluzionario. In politica estera coltivò con abilità l’amicizia con la Francia, grazie alla quale ot-tenne l’espansione territoriale del Piemonte in Italia settentrionale ed in Toscana e gestì gli eventi che por-tarono alla formazione del Regno d’Italia.

Page 3: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

3IN PRIMO PIANO

sarò breve, di come le critiche acri-tiche, senza costrutto, dell’attuale e senz’altro anche futura minoranza, ci lasciano assolutamente indifferenti anche se è più che doveroso non ta-cere ed evidenziarle.“Immobilismo dell’attuale ammini-strazione” titola uno scritto compar-so nella bacheca del gruppo di mi-noranza; non sono andato oltre nella lettura, a VOI GIUDICARE.Potrei limitarmi a questo, perché credo veramente nell’intelligenza dei Menaggini: i Menaggini vedono, i Menaggini sanno ma pochi erano pre-senti martedì 5 aprile in Consiglio Comunale e allora è giusto raccon-tare, anche se da raccontare c’è ben poco se non della scena di irrituale isteria offerta dai banchi della mino-ranza, che finalmente ha mostrato il suo vero volto. Il volto di chi non ha neanche la più piccola idea ma parla magari di bene comune e confonde le noccioline con le patate. Tutti san-no, sin dai tempi delle elementari, che non si possono sommare o divi-dere le noccioline con le patate; per loro no, loro confondono la spesa corrente con gli investimenti in con-to capitale. E noi dovremmo lasciare gestire a costoro in futuro la nostra Menaggio? A costo di lavorare non 12 bensì 24 ore al giorno, io con tut-ti Voi sapremo sempre da che parte stare.Dalla parte di chi lavora, suda e tace,

contrariamente a chi parla e parla bene, ma non sa tirare fuori nemme-no la più piccola idea né la più pic-cola osservazione utile, ma predilige andare a promettere il particolare personale ad ognuno di noi. Andate a rileggerVi il loro programma se non ci credete. Centinaia di micro interventi personalizzati, “ad perso-nam”, per raccogliere qualche voto. E continuano a farlo, tutti i giorni.Non ditemi di non essere mai stati avvicinati da uno della minoranza per questo motivo, non ci credo. Ma la cosa che più colpisce (ognuno fa ciò che può con ciò che può ed ha), è che imperterriti, forse comandati dal partito, continuano a sommare le noccioline con le patate. Vogliono, per esempio, lo scuolabus gratis per tutti i bambini delle elementari, han-no presentato al riguardo 3 mozio-ni consiliari, regolarmente respinte, adducendo il fatto che si potrebbe rinunciare ad una piccola opera pub-blica e mettere a bilancio quei sol-di risparmiati per coprire le spese del pulmino di trasporto scolastico e non sanno che ciò non è possibile ma se anche lo fosse l’attuale ammi-nistrazione ritiene ed opera affinchè chi può (in termini economici) paghi i servizi e chi non può, già da ora, ven-ga aiutato. Anche per non arrivare, come ha fatto la politica italiana di 30 anni fa (politica che si riconosce chiaramente in quella dell’attuale

minoranza menaggina), alla creazio-ne di quel mostro finanziario che va sotto il nome di “baby pensioni”, al solo scopo di avere qualche voto in più. E questi signori pretendono magari, forse un giorno, speriamo il più lon-tano possibile, di redigere IL BILAN-CIO DEL COMUNE DI MENAGGIO?Ma che scherziamo?Mancano tre anni alla fine della le-gislatura, vi spaccheranno... in conti-nuazione. Menaggini, non cascateci. P.S. mi sembra già di sentirli: “Hanno paura”, “com’è volgare il Sindaco”; a prescindere dal fatto che sono po-chissime le cose che mi fanno paura, sono sincero, questa non è proprio una di quelle. Ma vorremmo conse-gnare Menaggio a chi proprio non ha idee, e qualche volta mi vien da pensare anche peggio? So che mi beccherò l’ennesimo foglio dattilo-scritto, consegnato regolarmente a mano, in tutte le case, ma sono stufo, non mi importa, tanto di cattiverie ne ho sentite tante, sempre dai soliti noti, da averci fatto il callo. Le paro-le volano, i fatti restano.Se state leggendo di sera Vi augu-ro una Buonanotte di riflessione, se leggete di giorno, beh guardatevi in giro. Grazie dell’attenzione e scusa-te se questa volta vi ho tenuto con me un po’ più a lungo .

Il Vostro SindacoAlberto Bobba

Page 4: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

4

Amare l’Italia, ora come alloraAffinità tra il Risorgimento e il nostro presenteIeri come oggi, oggi come ieri? Rileggendo la storia del Risorgi-mento e “ripassando” la lezio-ne degli uomini che con le loro azioni e loro idee hanno fatto il nostro Paese, con tutti i suoi stra-ordinari pregi e tutti i suoi terri-bili difetti, sembra davvero che si possa dire “ora come allora”.E’ istruttivo, oltre che curioso, scoprire tutte le affinità che la Storia mette in luce tra il Risorgi-mento ed il presente. Molte cose di ieri ci ricordano l’oggi e vice-versa. L’antagonismo e le inne-gabili differenze, culturali prima ancora che sociali ed economi-che, tra il Nord e il Sud. Una pre-disposizione quasi antropologica degli italiani, mai completamen-te superata, alla divisione, alle fazioni, al particolarismo; ma al contempo una fortissima tensio-ne all’unificazione e all’orgoglio nazionale. Un altalenante senti-mento patriottico, ora effimero e traballante ora saldo e capar-biamente rivendicato. Lo storico scollamento tra l’èlite intellet-tuale e la società di massa. L’im-prescindibile funzione politica di equilibrio svolta dai moderati e le

aspirazioni liberali spesso ridotte a illusioni. Le necessarie rivendi-cazioni degli spiriti laici e gli in-violabili sentimenti degli animi cattolici. La presenza del Vatica-no, ineliminata e ineliminabile, ora sentita come ingerenza po-litica ora come garanzia morale. E soprattutto le difficoltà e le contraddizioni, a volte disastrose e paralizzanti ma sempre supera-te con grandi prove di carattere e creatività, di un popolo unico e straordinario il quale, ben più che da 150 anni, condivide sto-ria, lingua, arte, cultura e civiltà. Quella del Risorgimento è stata una storia tragica, epica, eroica ma anche violenta, a volte grot-tesca o persino meschina. Una storia di cui essere orgogliosi e a volte di cui vergognarsi. Ma è la storia che ha fatto l’Italia e gli italiani, che ha fatto il Paese così com’è e noi così come siamo. Il Ri-sorgimento, segnando per l’Italia sia la realizzazione di uno Stato nazionale unitario sia la forma-zione di una coscienza naziona-le “politica” e non più soltanto

L’OSPITE

culturale, ha consegnato – a tutti noi – un senso di appartenenza ma soprattutto un destino comu-ne. Che negli ultimi 150 anni ha significato uno spirito di coesio-ne e di solidarietà indispensabile per affrontare i problemi e le sfi-de. Ieri come oggi. Ecco perché rileggere la storia degli uomini e delle idee che hanno fatto risor-gere l’Italia, regalandole l’unità e la libertà di cui da allora godia-mo, oltre che a rivivere i progetti, le speranze, le gesta e i valori che hanno costruito l’identità e l’ap-partenenza nazionale, può servi-re a misurarsi serenamente con il proprio passato, anche il più dif-ficile e scomodo. Ma soprattutto a capire quello che eravamo e quello che siamo. Amando, un po’ di più, questo strano e mera-viglioso Paese. Ora come allora.

Alessandro Sallusti

da: ITALIA UNITA – Il Risorgimento e le sue Storie – Fascicolo 1. Inserto allegato a “il Giornale” per gentile concessione del Direttore Alessan-dro Sallusti

Page 5: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

5DALLA CASA COMUNALE

Corpo Musicale di LovenoUn riconoscimento dal Consiglio ComunaleCONVOCAZIONE CONSIGLIO CO-MUNALESI RENDE NOTO che alle ore 17,30 del giorno 18.01.2011 nella sala delle adunanze in Municipio avrà luogo la riunione del Consiglio Comunale in sessione Straordina-ria di prima convocazione per la trattazione del seguente

ORDINE DEL GIORNOIl Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Tavolo Nazionale Musi-ca Popolare e Amatoriale, ha pro-posto, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, di riconoscere quale Gruppo di Interesse Comu-nale il Gruppo di musica popolare e amatoriale esistente nel terri-torio di ciascun Comune italiano, che per il Comune di Menaggio è rappresentato dal Corpo Musicale di Loveno. Il Ministero ha altresì proposto che tale riconoscimento avvenga in seno al Consiglio Co-munale che dovrà essere convo-cato, contestualmente agli altri Comuni d’Italia, per il giorno 18 gennaio 2011, alle ore 17,30, in seduta aperta a quanti saranno interessati ad intervenire sul tema “La musica popolare e amatoria-le dal 1862 ad oggi”. Il presidente del Tavolo Nazionale Musica Po-polare e Amatoriale, entro il 31 gennaio 2011 recepirà tutte le de-liberazioni dei Consigli Comunali, proponendole al Consiglio dei Mi-nistri. Con direttiva del Presidente del Consiglio, i gruppi di musica popolare e amatoriale saranno ri-conosciuti di Interesse Nazionale, in occasione dei 150 anni dell’Uni-tà d’Italia. Ciò premesso, al fine di avviare il procedimento di rico-noscimento del Corpo Musicale di Loveno quale Gruppo di Interesse Comunale, la S.V. è invitata alla ri-unione di questo Consiglio Comu-nale che si terrà il giorno martedì 18 gennaio 2011, alle ore 17,30, nella Sala delle Adunanze, presso

il Municipio, in seduta straordina-ria pubblica di prima convocazio-ne, in contemporanea con gli altri Consigli Comunali d’Italia aderen-ti all’iniziativa, per deliberare sul seguente ordine del giorno: Riconoscimento, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, del Gruppo Musicale denominato “CORPO MUSICALE DI LOVENO 1843” d’interesse comunale.Seguirà un breve concerto del “Corpo Musicale di Loveno 1843” ed un rinfresco.Lì 11.01.2011

Il Presidente Geom. Giulio Pozzi

Consiglio al gran completo, Ban-da, quasi. Purtroppo il giorno e l’ora hanno penalizzato chi lavo-ra in trasferta, e non sono pochi. Anche il pubblico si è andato in-foltendo solo verso la fine, per le stesse ragioni.Dopo che il Presidente del Con-siglio ha illustrato l’ordine del giorno, il Sindaco afferma che “il Corpo Musicale di Loveno, costitu-ito con atto riconosciuto, è com-

posto da un numero rilevante di musicisti residenti nel Comune ed opera sul territorio Comunale sen-za scopo di lucro per promuovere una meritoria attività culturale in favore dei giovani, oltre a parteci-pare, con attività musicale garan-tita e continuativa, in occasione di manifestazioni e avvenimenti sociali durante l’intero anno e con ciò promuovendo anche la tutela e la custodia del patrimonio so-cio culturale locale”. Essendo il Consiglio aperto, alcuni presenti hanno voluto esprimere il loro ap-prezzamento ed i loro sentimenti nei confronti del Corpo Musicale di Loveno; particolarmente sen-titi, calorosi ed appassionati, gli interventi dell’Assessore France-sco Guaita, che è anche musican-te nella Banda e dell’ex Presiden-te Gianfranco Selva, che hanno espresso tutto il loro orgoglio per questa appartenenza.Dopo l’approvazione all’unani-mità del riconoscimento di cui all’oggetto dell’ordine del gior-no, la dichiarazione di urgenza ed immediata eseguibilità dell’atto e dell’immediato invio dello stes-so presso le sedi competenti per il successivo riconoscimento di in-teresse nazionale, il “Corpo musi-cale di Loveno”, in gran spolvero, ha deliziato i presenti con alcuni pezzi del suo vasto repertorio. In chiusura, l’Inno di Mameli, segui-to dai presenti, con commozione, sull’attenti.

Page 6: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

6 DALLA CASA COMUNALE

La lunga storia del Corpo MusicaleDal 1843 ad oggi un vanto per Menaggio Nel lontano 1843 la cultura sicura-mente non occupava il primo po-sto nella vita di un piccolo paese la cui economia era prevalente-mente se non esclusivamente con-tadina ed artigiana. Tuttavia, per volere e impegno di GIULIANO TENZI, capostipite di una famiglia patriarcale (18 figli di cui 16 ma-schi), nacque la FILARMONICA DI LOVENO che è arrivata fino a noi senza interruzione, ad eccezione di un breve periodo a cavallo delle due guerre mondiali. Il fondatore, di professione fabbro, avviò qua-si tutti i figli verso il suo mestiere; era infatti titolare di una gros-sa officina in località “Burgatto” o “Borgatto” dove, sfruttando l’energia idrica del fiume Sanagra operava anche un maglio di gros-se dimensioni. Giuliano Tenzi, bra-vo e intelligente artigiano, appas-sionato al suo lavoro ed allo stesso tempo appassionato e conoscitore della musica, autodidatta coadiu-vato da altri intenditori, formò un gruppo di quindici persone, in buona parte i suoi figli più altri compaesani, e così fece nascere la Banda che diresse per primo. Sotto il Regno Lombardo Veneto, quan-do nacque la Banda, la situazione

politica non impedì lo sviluppo del neonato complesso, che anzi le autorità locali videro con occhio benevolo, tenendo conto anche delle origini austriache della fami-glia Tenzi. Nel paese erano allora presenti alcune facoltose famiglie nobili e borghesi, come quella del Cav. Enrico Mylius, la cui residen-za era diventata luogo d’incontri di intellettuali e scienziati come Alessandro Manzoni, Vincenzo Monti, Gaetano e Carlo Cattaneo, Antonio Kramer, Edward Ruppel, Giovanni Servi, l’astronomo Oriani e Massimo D’Azeglio, pittore, poli-tico e patriota, che aveva fissato la sua dimora a Loveno, acquistando nel 1840 una villa dove abitò fino al 1847, vigilia dei moti dell’anno successivo e delle “Cinque Gior-nate di Milano”. Durante i primi moti rivoluzionari anche nella no-stra zona, né i Carbonari, che si riunivano nelle vicinanze del pa-ese né l’insurrezione della vicina Valle d’Intelvi, rallentarono l’atti-vità dell’ormai avviata Banda; la tenacia e lo spirito che animavano il fondatore ed i musicanti erano inarrestabili, forti anche del fatto che nel paese aveva soggiornato qualche anno prima FRANCESCO

PASQUALE RICCI, compositore noto a livello europeo e Maestro di Cappella del S.S. Crocefisso di Como. Era inoltre presente a Lo-veno, nell’omonima villa di pro-prietà, la famiglia Bolza; uno dei suoi componenti, il dottor Giam-battista Bolza, Segretario del Mi-nistero del Culto e dell’Istruzione a Vienna, appassionato ed inten-ditore di musica, aveva fatto una raccolta di canzoni popolari co-masche e di altre musiche varie, alcune delle quali sono tutt’ora presenti nell’archivio della Banda. Altre famiglie del paese sosten-nero la Banda: la famiglia di Al-fonso Garovaglio, grande botani-co, la famiglia Vigoni con Giulio, fondatore della Scuola Materna, e Giuseppe, che fu anche ammi-nistratore della filarmonica e Sin-daco di Milano; entrambi patrioti, servitori del Regno d’Italia e Se-natori. Il Comune (allora Comune di Loveno) aveva scarse possibilità economiche e così le famiglie più facoltose si assunsero il compito di finanziare alcune iniziative e, fra queste, l’acquisto degli strumen-ti e degli spartiti. In occasione di feste e ricorrenze, la Banda era chiamata per renderle più solenni e suggestive. Nel 1861 il Genera-le Giuseppe Govone, responsabile di alti incarichi presso il Ministe-ro della Guerra e proprietario, in Loveno, dell’omonima villa dove saltuariamente soggiornava, per celebrare l’Unità d’Italia dotò la Banda, a proprie spese, di una di-visa simile a quella dei Bersaglieri. E’ rimasta la testimonianza di una sciabola che faceva parte della divisa. Il tempo è passato veloce, spesso attraversato da grosse dif-ficoltà, sempre superate anche grazie a tanti sostenitori che han-no accompagnato l’impegno gra-tuito di musicanti, maestri, ammi-nistratori. Ancora oggi sussistono grosse difficoltà ma maggiore è

Page 7: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

7DALLA CASA COMUNALE

la speranza di poterle superare, grazie al contributo di privati cit-tadini, al sostegno del Comune di Menaggio, che ci auguriamo non venga mai a mancare, ai piccoli contributi di Regione, Provincia e Comunità Montana. Attualmente l’organico è composto da 48 mu-sicanti, fra i quali due diplomati e due che sono anche Maestri di Bande limitrofe; a dimostrazio-ne che la filarmonica cresce e va-lorizza il territorio. Vero quanto hanno affermato grandi Maestri e Direttori d’Orchestra, come Ab-bado e Muti: che le Bande devo-no essere sostenute e valorizzate perché è da loro che provengono i direttori ed esecutori della buona musica che esalta l’opera d’illustri direttori, musicisti ed autori. La Banda è anche dotata di una scuo-la Allievi, alla quale sono iscritti e partecipano 16 elementi, ragazze e ragazzi. Il Maestro Direttore at-tualmente è Bruno Selva, che con tanta passione e professionalità e la collaborazione e l’impegno dei musicanti, cerca di migliorare sempre la qualità delle esecuzioni. Il Maestro ha inserito quest’anno nel repertorio, come primo pezzo, AIDA, dando seguito a quanto già fatto precedentemente, avendo sempre inserito nel programma opere e musiche classiche dei no-stri migliori autori, intercalandole a pezzi d’altro genere. E’ dovere della Banda non tradire le attese dei Fondatori, dei Maestri, musi-canti ed amministratori che si sono succeduti e tanto prodigati per il suo lustro. Saranno sicuramente onorati e soddisfatti nel consta-tare a che punto siamo oggi, che i sacrifici, la passione ed il grande amore investiti nella Banda hanno portato buoni frutti: continuare nel modo migliore, fare buona musica, soddisfare sempre i servizi richiesti dalle Istituzioni a vantag-gio dei cittadini della nostra BEL-LA ITALIA.VIVA L’ITALIA, VIVA LA BANDA DI LOVENO, VIVA MENAGGIO!

Il PresidenteMario Colombo

L’ATTUALE ORGANICO DEL CORPO MUSICALE DI LOVENO

CONSIGLIO DIRETTIVO

Colombo Mario - PresidenteOrtelli Sergio - SegretarioSelva Bruno - Maestro/DirettoreSala Vittorio - ConsigliereBertarelli Paolo - Musicante / Consi-gliereOrtelli Fermo - Musicante / Consi-gliereOrtelli Giuseppe - Vicepresidente / Musicante / ConsigliereSelva Alessandro - Musicante / ConsigliereSelva Gianluca - Vicemaestro / Musi-cante / ConsigliereSelva Massimo - Musicante / Consi-gliereStrella Gianandrea - Musicane / Consigliere

MUSICANTI E I LORO STRUMENTI

Andreoli Angelica - Clarinetto Si/bAramini Antonella - Clarinetto Si/bBertarelli Deborah - FlautoBertarelli Paolo - TromboneBerterini Luigi - TrombaCranchi Giacomo - Sax tenoreCusani Viviana - FlautoDorio Ian - TrombaFiori Damiano - Quartino Si/bGuaita Francesco - CornoMaffioli Davide - Bombardino-eupho-niumManzi Andrea - TrombaManzi Carlo - TrombaManzi Daniele - Clarinetto Si/bMarchi Mauro - ClarinettoMartinelli Guido - TrombaMassaini Luciano - Clarinetti Si/bNapolitano Nicholas - TromboneOrizzonte Dario - Sax tenoreOrtelli Fermo - Basso Mi/bOrtelli Giuseppe - Bombardino-euphoniumOrtelli Matteo - Bombardino-eupho-nium

Ortelli Virgilio - Piatti / PercussioniPalo Ginevra - TimpaniPalo Ivano - Clarinetto Si/bPalo Luciano - TrombonePeverelli Marco - CornoPizzagalli Fabio - CornoPrestigiacomo Giuseppe - Clarinetto Si/bSalvaggio Sally - Clarinetto Si/bSelva Alessandro - TrombaSelva Decimo - Gran cassaSelva Gianluca - Bombardino-eupho-niumSelva Mario - TrombaSelva Massimo - Basso Si/bSoffiantini Federico - OboeSpinzi Eros - Sax tenoreSpinzi Gloria - Clarinetto Si/bStrella Gianandrea - TrombaTenca Enzo - CornoTravella Battista - TrombaVismara Alessandro - Batteria

ALLIEVI CHE SUONANO ANCHE NEL CORPO

Bertarelli Stefania - Clarinetto Si/bCucinotta Andrea Jasmine - Clarinet-to Si/bOrtelli Eleonora - Clarinetto Si/bOrtelli Luca - Sax tenorePalo Arianna - Sax tenoreSelva Giulia - FlautoSpiatta Giada - Clarinetto Si/b

ALLIEVI CHE FREQUENTANO LA SCUOLA DI MUSICA

Bolgiani Elisa - Clarinetto Si/bSelva Carlo - Bombardino-euphoniumCastelnovo Eugeny - TromboneMonga Daniel - TromboneBertarelli Giovanni - BatteriaSchenini Davide - BatteriaMondelli Elia - BatteriaCestele Guido - BatteriaMartini Francesco - Batteria

Page 8: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

8 DALLA CASA COMUNALE

Campus “Annetta Lusardi”Lassu’ per le montagne, tra boschi e valli d’or...La Colonia di Ponte, oggi “CAM-PUS di PONTE”, è una vecchia istituzione cui i Menaggini sono fortemente legati. Che cos’è? Si tratta di un’antica costruzione ti-picamente montana, molto ampia e circondata da un vasto parco prativo ed a bosco, già residenza per vacanze estive di una facolto-sa famiglia menaggina, i Lusardi. I fratelli Annetta e Celestino nel 1933 la donarono al Comune di Menaggio perché fosse destina-ta alla “cura ed assistenza della piccola infanzia menaggina”. Da allora è stata “la Colonia di Pon-te”, frequentata da subito e per lunghissimi anni da intere genera-zioni di piccoli Menaggini. Situata a 900 m./s.l.m., in posizione splen-dida su un vasto altipiano, domi-nata dall’incombente massiccio roccioso del Monte Grona e con una terrazza naturale che spazia dall’alto sul lago, dalle montagne della Valtellina al massiccio delle Grigne, offre uno spettacolo am-bientale mozzafiato, indubbia-mente uno dei più belli del mon-do intero.La struttura, nel corso degli anni, è stata oggetto di interventi di ampliamento, ammodernamento, ristrutturazioni, sia per manuten-zioni ordinarie e straordinarie, sia, soprattutto nell’ultimo decennio, per il costante adeguamento alle norme igienico sanitarie e di sicu-rezza, come previsto dalla legge.L’ampia cucina, dotata di un nuo-vo impianto di cottura, è diretta da un cuoco professionista aiutato da due inservienti, ed offre piatti sani ed abbondanti confezionati sempre con alimenti freschi. Una

strada di montagna, tutta asfalta-ta, consente collegamenti rapidi e sicuri e ciò a vantaggio anche del-la assistenza sanitaria assicurata da un medico incaricato che una volta a settimana svolge servizio di sopralluogo e controllo ed è disponibile ad eventuali interven-ti 24 ore su 24. Ci sono ampie ca-merate, oltre a camere più piccole a 4 e 6 letti. Ai bambini ospiti è garantito un accurato servizio di lavanderia gestito direttamente. Negli ultimi vent’anni l’utenza si è sempre più estesa da Menag-gio al vasto territorio circostante, a tutta la provincia di Como e al milanese. Oggi si può sicuramente affermare che il giovane “popo-lo di Ponte” è molto variegato e composito. Con la collaborazione di assistenti ed inservienti, accura-tamente selezionati, la gestione è affidata a due condirettori, Chiara (che dirige il personale) e Michele (responsabile dell’attività ludico-didattica), che insieme organizza-no la programmazione. Così, ogni anno, nel periodo che va dall’ulti-

ma settimana di giugno alla terza settimana di luglio, il Campus of-fre un’eccellente occasione di sana vacanza, in un ambiente da sogno, in serenità e gioiosa allegria. Sono previsti turni settimanali o quindi-cinali o mensili. In linea di massima il programma prevede due escur-sioni a settimana, con l’imbarazzo della scelta circa l’itinerario, che può spaziare da infinite soluzioni verso le pendici del Monte Grona alle altrettanto numerose offerte dal bacino della Valle Sanagra e, negli altri giorni, giochi e tornei a squadre. In caso di cattivo tempo, il Campus è dotato di una spaziosa sala giochi, all’interno della quale si svolgono laboratori creativi. Da sottolineare il fatto che le Ammi-nistrazioni Comunali di Menaggio, da sempre attente e sensibili agli aspetti sociali e solidali, al di fuori del periodo del Campus e quindi per undici mesi l’anno, mettono la struttura a disposizione di enti, associazioni e gruppi, anche stra-nieri, per stage, studio, ricerche e attività varie. La Cooperativa Arco-baleno, che assiste disabili, da oltre vent’anni è ospite a Ponte per un periodo di svago per i propri “ra-gazzi”. Da ultimo un’annotazione importante che vuol essere anche un ringraziamento: cuore pulsan-te, cervello, anima del Campus è il Presidente UMBERTO BATTAGLIA, che tutti conosciamo bene, che da tempo immemorabile dirige e organizza la struttura, il perso-nale, gli ospiti. Il suo è un amore sviscerato che lo porta a curare tutto con la passione, la costanza, la pignoleria che il padre attento mette nella cura della famiglia. E “Ponte” è per lui una famiglia. In-fatti i sottoposti, come tutti i figli, lo “mandano a quel paese” ogni volta che solo lo pensano. Ma gli sono affezionati e grati perché sanno bene che gli ottimi risultati raggiunti sono merito suo.

Per bambini e ragazzi dai 6 ai 13 anni (’98 compreso). – A settimana euro 160 per residenti, euro 180 per non residenti. – Sconti dietro segnalazione dei Servizi Sociali. - Per informazioni e prenotazioni : Cinzia 0344 364308.

Page 9: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

9IL RISORGIMENTO

In questo numero celebrativo, non si è voluto, ovviamente, scri-vere il riassunto della storia del Risorgimento. Lo spirito col quale è stato affrontato il lavoro è sta-to quello di dar spazio a opinioni significative sull’argomento e di riportare situazioni che ci hanno coinvolto da vicino, attraverso l’azione di personaggi locali o episodi che hanno riguardato le nostre genti ed i nostri territori in senso lato. Gli scritti che riguardano Menag-gio o che trattano specificamente di Menaggio, sono piuttosto nu-merosi: relazioni, testi, racconti, anche veri e propri libri, tratti prevalentemente da vecchi ma-noscritti. Ma tutti si riferiscono ad episodi, situazioni, eventi, circo-scritti ad un tempo e ad un conte-sto. Nessuno ha mai messo mano ad un’opera di raccolta organica e definitiva di tanto materiale, oltrechè di vera e propria ricer-ca, per tracciare in modo crono-logico e storicamente accertato quella che è stata la storia di Me-naggio. Il materiale attualmente a disposizione presenta a volte imprecisioni o errori circa date, luoghi, nomi ed anche situazioni ed eventi.Per questa ragione, gli scritti pubblicati nel presente numero di “Qui Menaggio” potrebbero risultare a volte “vittime”, inqui-nati delle stesse imprecisioni o er-rori. Ce ne scusiamo con il lettore, convinti altresì che ciò potrebbe essere un’occasione per correg-gere definitivamente l’errore e, chissà, uno stimolo per chi avesse capacità e competenza, oltrechè volontà e tempo, per mettere finalmente nero su bianco, con carta, penna e calamaio, la storia che ci collega con il nostro trisa-volo Lucius Minicius Exoratus.

Risorgimento italiano sul lagoIl racconto dell’insurrezione menaggina

Il sunto di questi ricordi è sugge-rito dal desiderio che non vada dispersa la memoria dei fatti che si svolsero nella piccola ma forte borgata di Menaggio e dei cittadi-ni che vi ebbero segnata parte nel preparare, determinare ed appog-giare, fin dal loro inizio, le vicende e gli ultimi moti insurrezionali per il patrio riscatto.

MENAGGIO NEL PERIODO DELL’IN-SURREZIONE ITALIANA DELL’AN-NO 1848Nella mattina del 19 marzo 1848 giungeva a Menaggio fausta no-vella: “Milano insorta al grido di Viva L’Italia, Viva la Libertà …”. A quella notizia anche Menaggio in-sorgeva e ad imitazione di Milano e di Como, che pure era in armi contro le orde tedesche, proclama-va risolutamente la decadenza del Governo austriaco ed inaugurava l’era nuova della redenzione. Com-movente lo spettacolo più unico che raro di esultanze, di entusia-smi, di vicendevoli felicitazioni. E le strade e le piazze formicolavano di popolo festante ed acclamante alla Patria risorta. Sfolgoreggiava-no sotto forma di coccarde e di bandiere i fatidici tre colori nazio-nali. Cessata l’emozione dei primi momenti, si volgeva il pensiero ai pratici provvedimenti. Riunito in Comizio, si istituiva un Comitato di Pubblica Sicurezza e Difesa nei cit-tadini ingegnere Giuseppe Castel-li, dottore fisico Giacomo Rezia ed avvocato Francesco Amadeo, col Segretario Antonio Campioni. La Guardia Civica veniva tosto orga-nizzata e numerosi i militi volonta-ri iscritti accorrevano al servizio, meglio raccomandati dal patrio zelo e dall’ardore personale che dalla mostruosa difformità e stra-nezza delle armi procurate. Primo pensiero del locale Comitato era il disarmo del piccolo distaccamento di soldati croati del presidio nel

paese e che senza opposizione su-bito si otteneva. La Gendarmeria ed il numeroso Corpo delle Guar-die di Finanza, comandate dal te-desco Commissario Superiore Klai-ner, stanziati nel borgo, facevano causa comune e fraternizzavano col popolo. Vi erano però milizie austriache nei circostanti paesi come il presidio di Porlezza che, forte di oltre 50 soldati bene ar-mati e largamente provvisti di mu-nizioni, si era ivi acquartierato nel-la elevata dominante posizione del convento, ove dava segni non dubbi di propositi ostili. Prima di far uso delle armi si volle tentare la persuasione. Da Menaggio veni-vano mandati parlamentari a quel Convento, deferendo l’incarico ai cittadini Caprani avv. Romualdo e Mantegazza ing. Carlo, eletti al grado di Capitano della locale Guardia Civica, i quali accompa-gnati da Klainer commissario su-periore di finanza, in qualità di in-terprete e coadiuvati da Campioni rag. Luigi, Maggiore della Guardia Civica di Porlezza, cercassero di ri-muovere il comandante del distac-camento dai propositi di opposi-zione e di indurlo a rassegnare le armi. L’austriaco dichiarava di re-spingere ogni proposta dei parla-mentari. Fu quindi organizzata una spedizione e la mattina del 23 marzo si avviava alla volta di Por-lezza, da dove altri intrepidi di quella borgata dovevano ad essi unirsi. A Tavordo, terra in prossi-mità al Convento, si fermava la co-lonna di Menaggio per meglio rac-

Page 10: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

10 IL RISORGIMENTO

Per ragioni di spazio, non è stato possibile pubblicare tutto il ma-teriale raccolto sull’evento ce-lebrativo in solo questo numero speciale. Continueremo la pub-blicazione sui numeri successivi, ricordandoci che l’Anniversario riguarda l’intero anno 2011. Il Ri-sorgimento, iniziato all’indomani del Congresso di Vienna (1 no-vembre 1814 – 8 giugno 1815), si è concluso il 4 Novembre 1918, quando fu raggiunta anche l’Unità Territoriale Nazionale. Più di cen-to anni, quindi. E’ giusto e dove-roso ricordarsene almeno per un anno intero. “Un sincero ringraziamento al Museo Nazionale del Risorgimen-to Italiano di Torino, Benvenuto Manzoni, Alberto Nava, Giorgio Ronchetti, per il copioso mate-riale messo gentilmente a dispo-sizione:”

cogliersi e più ordinata avanzare verso il poggio occupato dai tede-schi, i quali già sull’avviso stavano preparati alla difesa. Al primo ap-parire infatti di quegli arditi, il ne-mico li salutava con alcuni colpi di moschetto, rimasti però innocui; e per quanto nuovi al cimento, co-raggiosamente avanzando essi, già congiunti ai valorosi di Porlez-za, si distendevano in ordine di battaglia per l’assalto alla posizio-ne. Ma non appena compiuto quel primo movimento, veniva segnala-ta dagli spalti del Convento, con stupore dei nostri, una bianca in-segna che invitava a nuovo parla-mentare. Il comandante austriaco che aveva accertato nel campo de-gli insorti il risoluto proposito per l’attacco, venuto a più miti consi-gli, era lui che domandava i patti della resa. Conchiusa facilmente la capitolazione, raccolte le armi ce-dute e fatta la rassegna dei prigio-nieri, venivano questi schierati tra le fila dei nostri, che in tal modo

ordinati riprendevano la via di Me-naggio. I prigionieri condotti a Menaggio, trattati coi dovuti ri-guardi e con commiserazione, era-no poi inviati alla storica Isola Co-macina, nella quale si dovevano custodire cogli altri prigionieri au-striaci, che gli strenui e forti citta-dini di Como avevano presi ed ivi mandati a guardia. Volgevano i primi di aprile ed oltre il confine dello Stelvio e del Tonale e nelle terre della Giudicaria (n.d.r.: dal tedesco Judikarien, è una zona del trentino occidentale che compren-de l’alto corso del Sarca, immissa-rio del lago di Garda), si manife-stava straordinario movimento militare austriaco, con apparente accenno al nostro territorio, che ingenerava fondato sospetto d’in-vasione di questo e dell’alta Lom-bardia. Nell’insufficienza di forze per la sorveglianza e per la difesa della frontiera, sentitasi la necessi-tà di pronto e valido soccorso, il Comitato di Guerra di Milano in-culcava pressantemente anche ai Comitati di Lombardia, perché mandassero a quei passi bande di armati, onde tenere in rispetto ed al bisogno respingere il nemico che tentasse di forzare il passaggio sul nostro suolo. Menaggio non fu sordo a quella chiamata. Diciotto dei suoi prodi si presentavano per essere mandati là dove il bisogno

era maggiormente sentito. Erano essi, ed è grato poterli meritata-mente ricordare : Caprani avv. Ro-mualdo, Mantegazza ing. Carlo, Castelli Andrea (studente in legge allora, avvocato poi, fu l’anima del movimento insurrezionale nel 1859 e ne tenne la somma delle cose), Pini Gerolamo, Guaita Eupi-lio, Mainoni Antonio, Cattaneo Wolfango, Cattaneo Filippo, Alle-gri Luigi, Camminada Davide, Ca-prani ing. Fortunato, Caprani Era-smo, Bellini Bernardo, Redaelli Giuseppe, Biacchi Giuseppe, Erba Ambrogio, Erba Carlo, Paragoni Giuseppe (non era di Menaggio ma solo ivi dimorante). Bene ar-mati ed equipaggiati nel giorno 20 aprile partivano essi per la Valtelli-na sotto gli ordini dell’avv. Capra-ni, sostenuti anche dalle molteplici cordiali attestazioni di simpatia e dalle affettuose sollecitudini dagli abitanti dei paesi dai quali ebbero a passare. Dal Comando Militare di Sondrio ricevevano destinazione per il Tonale, dove agli ordini del Col. Guicciardi, dovevano vigilare al confine e al bisogno operare con altre forze. La notte del 23 la piccola colonna di Menaggio so-stava a Vezza e finalmente nelle ore pomeridiane del 24 prendeva quartiere a Ponte di Legno. Dopo 20 giorni che il pugno di volontari di Menaggio colà stanziati, vi pre-

Page 11: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

11

stava zelante e puntuale servizio d’avamposti, ne veniva richiamato con quasi tutte le altre forze dopo che si ebbe piena sicurezza che gli austriaci avevano fatta diversione da ogni tentativo ostile verso il no-stro territorio in quella località. Le sorti della Patria erano in quell’an-no sul declinare, e l’Esercito Italia-no, già in ritirata dal teatro della guerra sul Mincio, si concentrava in buona parte sopra Milano. La vita nazionale, esposta ai pericoli di un maggior rovescio delle no-stre armi, faceva sentire irresistibi-le il bisogno di forze militari e di più vasti mezzi di difesa, mentre rattristava profondamente sapere come le risorse finanziarie venisse-ro sempre più a scarseggiare. Prov-vida ispirazione sarebbe stato ban-dire in tempo la leva in massa dei cittadini di non oltre il 40° anno di età e di eccitare la pubblica muni-ficenza per alleviare e corroborare le stremate finanze. Anche in quel-la circostanza Menaggio non smentiva i suoi onorevoli prece-denti. Le offerte spontanee veni-vano effettuate con ammirevole gara: denaro, vasellame, gioielli,

galanterie ed altri oggetti preziosi erano fra i privati raccolti nello spazio di due giorni e subito spedi-ti alla Tesoreria Centrale del Go-verno Provvisorio in Milano. Ma in altro modo si era eccitata la pub-blica oblazione: il simulacro del Crocifisso era in quella suprema circostanza straordinariamente messo in venerazione con acconcie e patriottiche parole del bravo Parroco-Arciprete don Benedetto Castelli, caduto per ciò successiva-mente in sospetto della polizia au-striaca. Nell’occasione alcune don-ne del popolo, con raro esemplare sagrifizio, donarono per la causa, privandosene, quella leggiadra foggia in argento che ad aureola adornava la loro testa (Spadine e Spontone dell’acconciatura di Lu-cia Mondella) ed offrendola ai pie-di del Cristo a beneficio della co-mune causa, la patria indipendenza. All’estrema chiamata di armati per la difesa di Milano, rispondeva Menaggio con forte presa dei suoi cittadini, i quali forniti di armi di ogni qualità e misura, dai tridenti, dalle zappe, dalle marre, ai fucili da caccia e da munizione, rappre-

sentava una ben strana e curiosa recluta. Sotto gli ordini dell’avv. Romualdo Caprani ed accompa-gnata dal Parroco-Arciprete don Benedetto Castelli, la schiera di Menaggio partiva alla volta di Como, diretta a Milano. La colon-na di Menaggio procedeva sempre balda e fidente verso la sua desti-nazione. Ma giunta a Camerlata sopra Como, era quivi fermata dal-la non dubbia notizia che Milano aveva capitolato e che gli austriaci entravano nella città. Piucchè lo sconforto, la desolazione invadeva profondamente gli animi. Fatti or-mai sicuri che ogni sforzo all’inten-to sarebbe divenuto vano, ritorna-vano quei di Menaggio sui loro passi, restituendosi al loro paese; cui l’affetto alla Patria, i contributi di opere, di persone e di denaro, nelle scarse sue fortune, valsero arbìtri, onte malvagie, pravi e fe-roci trattamenti, quali ebbe in se-guito a sfogare il torvo e crudele straniero. Dopo la guerra infelice-mente condotta nell’anno 1848, ma eroicamente combattuta dall’Esercito Italiano, contro gli austriaci, Milano, la prode città delle cinque giornate, fu da questi rioccupata nel mattino del 6 ago-sto anno medesimo. Nella notte dal 5 al 6 agosto veniva a Menag-gio per recarsi a Lugano il Conte Durini, membro del Governo prov-visorio. Per la vidimazione del fo-glio di riconoscimento si presenta-va al locale Comitato di Pubblica Sicurezza e Difesa. Menaggio che aveva data eminente prova di sa-per fare il proprio dovere di terra italiana, preso particolarmente di mira dal barbaro austriaco di quel dì, dovette soffrire avversità, offe-se spietate e gravi maltrattamenti. Nel 18 agosto faceva la prima ap-parizione in Menaggio una grossa mano di soldati austriaci, che sbar-cata dai piroscafi si ordinava tosto in strette fila fronteggiando il pae-se. Si caricavano i fucili e s’innasta-vano le baionette onde incutere e dimostrare i loschi propositi e la sete di aggredire di cui si sentiva ardere. Tal Colombo di Milano,

Page 12: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

12

maestro di scuola elementare di-morante a Menaggio, fu afferrato e spietatamente battuto, gettato a terra e calpestato, non senza far-gli sentire la punta delle baionet-te. Quell’accozzaglia di lanziche-necchi pretendeva dalle Autorità la pronta consegna dei “briganti italiani”. Faceva minaccia infine di voler passare per le armi alcuni proprietari di case, perché asseriva ancora visibili sui balconi, sebbene sotto strati di tinte e di vernici, i tre colori nazionali. Diverse sor-prese notturne si ebbero in Me-naggio di battaglioni di croati. Si accesero dapprima grandi fuochi nella piazza maggiore, indi i solda-ti si dispersero nel paese a battere furiosamente le porte delle case imponendo di aprire e misero a sacco quanto loro capitava nelle mani. Una perquisizione senza ri-sultato dovette pur subire il Parro-co-Arciprete don Benedetto Ca-stelli il quale aveva ricevuto coraggiosamente in deposito pa-recchie armi dal cessante Comitato di Pubblica Sicurezza e Difesa; e venuto a cognizione delle perqui-sizioni che si andavano praticando in paese, fu appena in tempo di sottrarle al rovistare dei soldati nella di lui casa, facendole nascon-dere nell’organo della Chiesa Par-rocchiale. Avvenne alcuna volta che comandanti di corpi militari prendessero a garanzia di loro si-curezza cittadini in ostaggio. An-che i Deputati amministrativi Mes-sa Giovanni, Cristoforo Mantegazza farmacista e Rizzi Stefano, dovet-tero subire l’iniqua vessazione. Si accantonarono varie volte riparti militari in Menaggio per temute ma solo immaginate invasioni di assoldati mazziniani dalla parte

del Canton Ticino. Per il manteni-mento di quelle prese di soldati, fu messa a contribuzione l’ammini-strazione comunale. Si imposero alloggi di ufficiali e di parte dei soldati medesimi alle case private, costringendo sovente gli abitanti a sgomberare la loro abitazione. In casa di Serafina Rezia Messa si ac-quartierarono 14 croati i quali vi sfogarono il più ributtante vanda-lismo. Nei primi di novembre si scioglievano i corpi dei volontari sulle montagne verso il trentino. Una parte il 3 novembre, discen-dendo fino a Gravedona, seguen-do l’erta via montuosa, raggiunta Grandola, Naggio, Carlazzo, la Val Cavargna, si riduceva nella Svizze-ra. Nella mattina del 4, giorno dell’importante Fiera di Menag-gio, arrivavano quivi 3 battaglioni di soldati per il loro inseguimento

che si abbandonarono ai soprusi, facendo man bassa delle mercan-zie, atterrando e trascinando ban-chi della fiera con quanto vi si tro-vava sopra, urtando e travolgendo persone, maltrattandole e minac-ciandole. A San Nazzaro di Val Ca-vargna sorpresero 3 ritardatari della colonna gravemente amma-lati. Dopo aver fatto loro subire atroci sevizie li moschettarono barbaramente, lasciandoli insepol-ti. I buoni valligiani del luogo pen-sarono a dare onorata sepoltura a quelle tre disgraziate vittime. (continua)

Dal Volume “MISCELLANEA STO-RICA DI MENAGGIO”, raccolta di scritti, documenti, disegni di vari autori ed epoche, a cura di Benve-nuto Manzoni.Estratto e ridotto da : MENAGGIO NEL RISORGIMENTO ITALIANO – Anni 1848 e 1859 – No-tizie raccolte, ricordate e narrate da Pericle Rezia. Como – Premiata Tipografia Editri-ce Ostinelli di Bertolini Nani & C. – 1912Estratto dal Periodico della Socie-tà Storica Comense – Vol. XX, fasc. 77 – 78

Page 13: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

13IL RISORGIMENTO

Le coraggiose Madri della PatriaIl ruolo delle donne nel processo rivoluzionarioParlando di Risorgimento il ricor-do va subito a nomi di grandi uo-mini; non si può non pensare a quei personaggi che con le loro gesta e i propri ideali hanno la-sciato un segno profondo nella storia. Garibaldi, Mazzini, Cavour, Emanuele II di Savoia, i Mille, i Carbonari sono dei simboli indi-scussi che rappresentano questo momento storico italiano. Tutta-via, il Risorgimento non ha avuto solamente protagonisti maschili, i Padri della Patria. Anche se la storia ha dimenticato i loro nomi e i loro volti, ugualmente le don-ne hanno fatto la loro parte nel processo rivoluzionario e non si sono di certo risparmiate.Nel 1946 le donne hanno otte-nuto per la prima volta in Italia il diritto al voto; è stato il primo traguardo importante conquista-to dopo decenni di dure e spesso umilianti battaglie che le confi-nava al focolare domestico, estra-niandole dalla vita politica. In occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia non si può non ricono-scere e non ricordare, quindi, il ruolo che molte di loro rivesti-rono nel processo di costruzione dello Stato e che probabilmente segna l’inizio di una nuova con-sapevolezza, di un riscatto socia-le, di emancipazione. Nei primi dell’Ottocento le donne presero parte con una grande varietà di scelte coraggiose al delicato mo-mento politico, tanto da deline-are una profonda maturazione culturale e spirituale, dimostrata con una piena partecipazione alla dimensione civile e politica. Se pur non ebbero visibilità nel processo diretto e nella vita pub-blica, furono numerose, di diver-se estrazioni sociali, volitive, con idee e progetti da realizzare, im-pegnate direttamente nelle co-

spirazioni ma anche nelle lotte vere e proprie, anche se in gene-re con funzioni di organizzatrici o di infermiere; dopo l’Unifica-zione ecco il passaggio a ruoli di impegno, a beneficio delle don-ne e dell’infanzia, per il riscatto sociale delle classi disagiate o la promozione dell’educazione. Donne di tutte le età e di tutti i ceti sociali senza distinzione, parteciparono in prima linea. Più spesso le popolari combattevano sul campo, a fianco dei mariti o dei figli, mentre le borghesi lot-tavano con carta e penna diffon-dendo il proprio punto di vista attraverso articoli e saggi che proclamavano all’interno dei sa-lotti, dove nascevano le idee li-berali. A Milano, i salotti dell’alta società definiti “giardini” erano animati da donne, le “giardinie-re” appunto, come Bianca Milesi, la cugina Matilde Dembowski, la contessa Teresa Confalonieri, Te-resa Agazzini, Amalia Cobianchi, Camilla Fé, che spesso erano sor-vegliate dalla polizia austriaca; tra loro c’era la contessa Maria Gambarana Frecavalli, una nobi-le staffetta che tra i suoi capelli portava i messaggi che i congiu-rati lombardi si scambiavano con quelli del regno di Sardegna. Bianca Milesi, borghese, pittrice e femminista, fu invece una don-na battagliera, allieva di Canova e amica di Hayez, che non solo disegnò l’emblema tricolore del battaglione Minerva, ma inven-tò la cosiddetta carta stratagliata con cui i congiurati comunicava-no secondo il sistema crittografa-to: un foglio bianco con dei tagli orizzontali che permettevano di leggere messaggi segreti in testi apparentemente normali.Tuttavia, ancora oggi, gli studi sul Risorgimento stentano a ri-

conoscere l’importanza reale del loro operato ma basta pensare ai salotti intellettuali e all’opera concreta di diffusione delle idee risorgimentali, all’accoglienza degli esuli, all’infermeria, alla fondazione di scuole e di istitu-ti professionali, agli asili per gli orfani, allo studio di problemi sociali e del lavoro o al combatti-mento vero e proprio per capire che esse consegnarono alla sto-ria e al futuro dell’Italia un pa-trimonio di valori morali e civili che accompagnò il faticoso per-corso dell’Unità. Cristina Trivul-zio, Nina Schiaffino Giustiniani, Clara Maffei, Teresa Casati Con-falonieri, Teresa Agazzini, Ama-lia Cobianchi, Camilla Fé, Maria Gambarana Frecavalli, Olimpia Rossi Savio, Bianca De Simoni Re-bizzo, Clelia Piermarini, Bianca Milesi, Giuditta Sidoli, Enrichetta Di Lorenzo, Giulia Calame, Giu-lia di Barolo, Ernesta Bisi, Jessie White Mario, Margaret Fuller Ossoli, Costanza d’Azeglio, Anna Maria Mozzoni, Elena Casati Sac-chi, Luisa Solera Mantegazza, Emilia Peruzzi, Antonietta De Pace, Tonina Masanello in Mari-nello, Colomba Antonietta Porzi, Giuditta Tavagni Arquati, Teresa Durazzo Doria, Anita Ribeiro Ga-ribaldi sono solo alcuni dei tanti nomi delle “Madri della Patria” che collaborarono accanto agli uomini del Risorgimento dando un importante contributo, con le loro scelte coraggiose, all’Unità; donne d’Italia determinate a co-struire un Paese in cui riconoscer-si e trovare espressione, perso-nalità diverse le une dalle altre, coraggiose al pari degli uomini, devote ai loro mariti e figli ma soprattutto agli ideali e alla Pa-tria e pronte a morire per essa.

Federica Scheggia

Page 14: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

14 IL RISORGIMENTO

Fratelli d’Italia, canto di libertàLa storia del glorioso inno di Goffredo Mameli...dell’Elmo di Scipio s’è cinta la testaE’ tornato Goffredo Mameli, gli Italiani ricominciano a parlare li-beramente e con orgoglio di Na-zione, di patria, senza temere di essere accusati di sciovinismo o retorica. E il merito va attribuito, soprattutto, a Carlo Azeglio Ciam-pi. E’ stato lui a ridare smalto alla festa del 2 giugno, a ripristinare la parata delle Forze Armate, a togliere la ruggine all’Inno na-zionale, invitandoci a considerare Fratelli d’Italia come il vero Canto degli Italiani, esattamente come lo intese Mameli.Goffredo Mameli, nato nel 1827, sacrificò la propria vita a soli 22 anni, combattendo con le arma-te garibaldine a Roma; nel 1999 ricorrevano i 150 anni dalla sua morte, ma quasi nessuno se n’è accorto. Ricorrevano altresì i 150 della Repubblica Romana, ma di questi due grandi avvenimenti ri-sorgimentali nessuno se ne curò, se non la Zecca con l’emissione di un francobollo commemorati-vo da 1.500 lire. Fratelli d’Italia è da ben più di mezzo secolo l’Inno ufficiale della Repubblica Italiana, ma la sua anzianità di canto popo-lare è ben più antica.

E’, infatti, dal 1847, oltre un se-colo e mezzo, da quando Mameli lo scrisse e Novaro lo musicò, che accompagna le fatiche eroiche dei nostri avi nell’impervio cammino verso la libertà e l’unità di Italia. Non a caso è ancora Ciampi che lo definisce “un inno, che quan-do lo ascolti sull’attenti fa vibrare dentro; è il canto di libertà di un popolo che, unito, rialza la testa dopo secoli di privazioni e umilia-zioni”.Goffredo Mameli, bel giovanotto dagli occhi azzurri del primo quar-to dell’Ottocento, si distinse, a soli vent’anni, per una nuova e mo-derna visione del Risorgimento: la nascente Italia non creava la sua identità nazionale annettendo o conquistando stati, la sua forza nasceva da dentro, dalla popo-lazione, che in un sentimento di unità e di appartenenza recipro-ca creava la sua propria identità scacciando dai propri confini colo-ro che italiani proprio non erano. Scrisse il Canto degli Italiani (cioè Fratelli d’Italia) di getto nel 1847, e lo fece musicare da due suoi amici musicisti. Non soddisfatto del risultato contattò a Torino il maestro Giuseppe Novaro, che, in preda a ispirazione, si sedette al pianoforte e con una rapidità di-sarmante trovò la melodia e l’ar-monia che tutt’oggi dà splendida forma al nostro Inno. Il suo batte-simo ufficiale avvenne a Genova il 10 dicembre dello stesso anno, da-vanti ad una schiera di patrioti ge-

novesi e di altre regioni accorsi per ascoltare il Canto. L’occasione era la ricorrenza del centenario della cacciata degli Austriaci da Geno-va (a fianco degli Spagnoli e dei Francesi nella Rivoluzione di Por-toria del 1747), e furono in 30.000 ad intonare entusiasticamente le note del Canto degli Italiani men-tre si accendevano i falò della co-siddetta Notte dell’Appennino or-ganizzata da Nino Bixio. A questo primo momento di gloria seguì un secondo avvenimento che diede al Canto grande popolarità: nel 1848 ci fu la dichiarazione di guer-ra all’Austria, e i soldati, in par-tenza dalla Lombardia, cantavano Fratelli d’Italia alzando i caschetti sulla punta delle baionette, sven-tolando forse per la prima volta il nostro tricolore. Goffredo Mameli si prodigò nella partecipazione ai fermenti libertari e partì immedia-tamente volontario a difesa dello Stato Sabaudo. Morì da eroe a Roma nel 1849, a soli 22 anni.Come si può ben intuire, lo Stato Sabaudo cercò di non enfatizzare troppo questo inno patriottico, ma il popolo lo aveva già adotta-to, i soldati ne traevano coraggio e conforto, così, nel giro di pochi anni, i Savoia furono costretti a ri-tirare la censura su questo ormai notissimo canto popolare, lascian-do che i futuri italiani lo cantasse-ro liberamente nelle faticose mar-ce della guerra. Fu però nel 1860 che si presentò il problema di dare, al nascente stato italiano, un

Page 15: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

15

Fratelli d’Italia, canto di libertàLa storia del glorioso inno di Goffredo Mameli

IL RISORGIMENTO

inno approvato dal Re. Si sarebbe potuto mantenere l’Inno che Ma-meli scrisse tredici anni prima, e che ormai tutti gli italiani avevano imparato ad amare, ma, per diver-se ragioni, non fu così. Re Vittorio Emanuele II, ovviamente, voleva un inno che portasse il sigillo della sua Casa dinastica, mentre l’Inno di Mameli era di chiaro stampo re-pubblicano. Dopo alcune alterne vicende si decise che l’Inno uffi-ciale doveva essere la Marcia Re-ale d’ordinanza, scritta nel 1831 da Gabetti,e che, nel suo esordio, ripeteva tre volte la strofa Viva il Re. Il Canto degli Italiani, tutta-via, non finì nel dimenticatoio, anzi, diversi fattori continuarono a giocare in suo favore. Il primo e più importante consistette nella circostanza che agli italiani della Marcia Reale non importava (qua-si) nulla, avevano ormai nel cuore e nelle orecchie l’inno di Mameli, lo cantavano continuamente, tan-to nei momenti di serenità, quan-to nelle più disperate e pericolo-se circostanze di una battaglia. Il secondo fu l’evidente e dichiara-to apprezzamento che dell’Inno ebbe Giuseppe Verdi, il quale, chiamato nel 1862 a scrivere l’Inno delle Nazioni, richiamò nella sua composizione gli inni europei più famosi, dalla Marsigliese a God

Save the Queen, e, senza minima-mente tenere conto della Marcia Reale, quando fu la volta di citare l’Inno Italiano fece risuonare nel-la sua composizione il beneamato Canto Fratelli d’Italia di Mameli e Novaro. Gli avvenimenti del 1870, infine, decretarono definitiva-mente, nelle anime degli italiani, il trionfo di Mameli su Gabetti: la presa di Roma e la breccia di Por-ta Pia fecero risuonare alti i canti patriottici, primo fra tutti, e non a caso, Fratelli d’Italia.Negli anni a venire le posizioni re-starono tuttavia ben definite, se Fratelli d’Italia era di gran lunga il canto popolare più amato, l’In-no Nazionale italiano era indub-biamente la Marcia Reale, che, tra l’altro, risuonò alta nel 1896, in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele III con la Regina Elena.Il 1911 segnò un momento di grande slancio patriottico, con conseguente rilancio della canzo-ne patriottica popolare, quando il conflitto con la Turchia diede all’Italia la quarta sponda, ovvero la Libia. Si era ormai giunti alle so-glie di un conflitto ben più dram-matico e di portata immane, la Grande Guerra, che a partire dal 24 maggio 1915 falcidiò più di sei-centomila giovani vite. Con la di-sfatta di Caporetto e le pubbliche impiccagioni di Filzi, Battisti e Na-zario Sauro il Canto degli Italiani echeggiava un po’ ovunque, dalle stazioni alle trincee, dalle scuole agli ospedali, non più venato di spumeggiante patriottismo, bensì intriso di profonda tristezza, pau-

ra e sconforto. Arturo Toscanini, nel tentativo di rincuorare gli ani-mi depressi, lo eseguì al Teatro alla Scala il 25 luglio 1915. Di lì a poco, in ogni caso, la sorte della canzone patriottica subì una brusca svolta: con l’ascesa del fascismo le canzoni popolari facevano a gara nell’in-neggiare ed osannare il Duce, il quale, dopo l’impresa coloniale del 1935, assurse nell’immagina-rio collettivo a ruoli taumaturgi-ci. Quando poi, pochi anni dopo, Mussolini trascinò l’Italia nella Seconda Guerra Mondiale, come potevano gli italiani cantare La leggenda del Piave o Il canto degli italiani contro coloro che, grazie al patto d’acciaio, da acerrimi ne-mici erano forzatamente diventati nostri amici? Fratelli d’Italia e gli altri canti risorgimentali rientraro-no dall’esilio dopo l’armistizio del 1943, dando ai soldati italiani una nuova e necessaria iniezione di fi-ducia. Nel 1945, nonostante l’Inno ufficiale fosse ancora la Marcia Re-ale, Toscanini eseguì Fratelli d’Ita-lia al Festival delle Nazioni di Lon-dra, riportandolo al suo naturale ruolo di Canto degli Italiani, canto in cui gli italiani si riconoscevano pienamente. Il definitivo punto di svolta fu il referendum del 2 giugno 1946, al-lorchè il popolo italiano abbattè, in un sol colpo, la monarchia, lo stemma Sabaudo stampigliato sul tricolore, e la Marcia Reale d’ordi-nanza, di risorgimentale memoria. Il beneplacito all’Inno di Mameli fu dato dal Consiglio dei Ministri il 14 ottobre 1946; la scelta del Canto di Mameli non era poi così ovvia, il nostro patriota genovese dovette vedersela con Va pensiero di Giuseppe Verdi e La Leggenda del Piave. La scelta fu unanime, e con la livrea di Inno Nazionale del-la Repubblica Italiana, dopo 100 anni esatti dalla sua nascita, Fra-telli d’Italia di Mameli e Novaro ebbe l’onore di salutare la nomina del primo Presidente della Repub-blica Italiana Luigi Einaudi, eletto il 11 Maggio 1948.

Marcel Paolini

Page 16: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

16 IL RISORGIMENTO

Il “nobile” Luigi Bolza da LovenoUn personaggio controverso del RisorgimentoMenaggio offrì al Risorgimento anche un personaggio né di spic-co né di rilievo che ebbe comun-que un ruolo, tristo ed oscuro, di qualche importanza, anche se di secondo piano, nelle vicende del primo Risorgimento e cioè fino al 1848. Del conte (?) Luigi Bolza esiste un libro di memorie auto-biografiche non rintracciabile ma non abbiamo né una vera bio-grafia, seppur succinta, né una scheda biografica che racconti in breve, per date, l’intera storia della sua vita. Solo notizie verbali che tramandano ricordi persona-li, oltrechè citazioni di episodi cui partecipò o di cui fu l’autore e il principale attore in alcuni eventi della storia risorgimentale. Pare che la famiglia Bolza fosse di ori-gini spagnole. Infatti nel 1399 si sarebbe stabilito a Barna di Plesio il capostipite Ambrogio De Bulzi-is. Nel 1739 il Re di Spagna Carlo II nominò conte il suo ambascia-tore Gianbattista Bolza, avo di Luigi Bolza, che nacque a Loveno il 19 febbraio 1785. Prestò dap-prima servizio alle dipendenze del Regno Italico, a Varese, ma-nifestando sviscerato fanatismo nei confronti di Napoleone, e crollato tale Stato, venne assun-to in qualità di “attuario infor-matore” della polizia austriaca. Dopo aver scoperto l’autore di un omicidio a Gallarate, gli ven-ne affidata un’inchiesta sull’atti-vità dei patrioti partecipanti ad una delle tante congiure anti au-striache. Dopo l’arresto di Silvio

Pellico, lo prelevò dal carcere di Milano dov’era stato rinchiuso per condurlo a Venezia ai “Piom-bi”, peraltro sempre trattandolo con affabilità e gentilezza. Qui, prima di consegnarlo ai carcerie-ri, lo abbracciò intenerito; atto di umana pietà tanto più apprezza-bile qualora si pensi che avrebbe potuto costargli qualche fastidio se riferito ai superiori. Partecipò anche all’arresto del conte Fede-rico Gonfalonieri e l’anno succes-sivo, alle dipendenze del giudice A. Salviotti, lavorò nell’istrutto-ria del suo processo. Dopo la condanna ebbe l’incarico di ac-compagnarlo allo Spielberg. Di ritorno dalla Moravia passò per Vienna, dove fu ricevuto dal di-rettore generale della polizia dell’impero. Il 7 settembre 1847, all’ingresso in Milano del nuo-vo Arcivescovo B. Romilli, con la città tappezzata di manifesti di Pio IX, il Papa amico dei liberali, e di scritte inneggianti all’Italia, fu autore di uno dei suoi gesti efferati. Racconta il Cattaneo: “poi d’un tratto le sue guardie, simulandosi inermi ma celando le sciabole nude sotto ai cappot-ti, si avventarono dalli agguati loro in mezzo alla moltitudine

che cantava inni a Pio IX e a un segnale del famoso conte Bolza, si misero a far sangue”. Il gover-no austriaco da parte sua, oltre a non avere una grande opinione di lui, era anche diffidente nei suoi confronti, come risulta da un dossier della Imperial Regia Polizia: “ Bolza, abilissimo attua-rio, attivissimo esecutore; ma di carattere non sincero e precipito-so, di modi durissimi, di condot-ta niente onorata e dicesi anche venale in oggetti d’ufficio: dicesi pieno di debiti vecchi e recenti. Rese odioso se stesso e la polizia ancora. L’opinione pubblica non può essere peggiore. Suo primo idolo è il denaro, da qualunque parte venga, poco importa. Na-poleonista fanatico fino al 1815, e il distretto di Varese lo sa; dopo austriaco in egual grado, e doma-ni turco, se entrasse Solimano in questi stati: capace d’ogni tanto contro il nemico quanto contro l’amico, perché possa avere de-naro. Sa il suo mestiere e sa farlo bene. Non si conosce la sua reli-gione”. E arriviamo alle fatidiche “Cinque Giornate di Milano”. Quando i milanesi bonificarono il centro e disarmarono i corpi di guardia e le guarnigioni di poli-

Villa Bolza a Loveno

Caricatura dell’800Bolza-iena

Villa Bolza a Barna

Page 17: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

17IL RISORGIMENTO

zia, il 20 mar-zo nella rete s’impiglia una preda am-bitissima: il conte Bolza, il più odiato

dei questurini austriaci, scovato in una soffitta, nascosto sotto un giaciglio di paglia, pallido e tremante senza più la boria con cui era conosciuto. Racconta an-cora il Cattaneo: “Mentre si cer-cava il suo nascondiglio, alcuni popolani vennero a dimandarmi se trovandolo dovevano negar-gli quartiere. “Se lo ammazza-te” risposi, “fate cosa giusta; se non lo ammazzate, fate una cosa santa”. Cavato dal suo nascondi-glio, vien cercato sulla persona se avesse armi, onde non potesse uccidersi nè tradire. Figùratim, lettor cittadino, la scomunica-ta figura di quel laido vecchio, quella persona tremante, coper-ta di pagliuzze, che colle braccia aperte si lascia frugare nelle ta-sche; e ne cavano, invece di stili e pistole, ne cavano pane e for-maggio. L’ira dei più accaniti si volse in riso. E fu salvo. Arrestato, venne associato alle carceri crimi-nali ed a metà giugno, avvenuta la fusione col Regno Sabaudo,

fu trasferito nella fortezza pie-montese di Fenestrelle. Liberato a seguito della successiva vittoria austriaca, tornò a Milano e fu chiamato all’ufficio particolare di Radetzky. Appena maturato il diritto alla pensione intera, la-sciò l’incarico amareggiato, oltre che per l’umiliazione subita nel ’48, anche per non aver ottenuto i risarcimenti richiesti. Alcuni dei dieci figli gli diedero l’enorme dispiacere di arruolarsi con Gari-baldi, nelle cui file combatterono valorosamente. Morì a 89 anni, il 10 febbraio 1874 e fu sepolto a Loveno; dimenticato da tutti, anche a Milano, sebbene del suo nome sia rimasto un’espressione dialettale: “te sèt pèsg del Bol-za”. “Una mia vecchia zia”, scri-ve Giorgio Ronchetti, “andava di contro ripetendo che il Bolza era stato tanto buono e che aveva aiutato tante persone ricercate”. Lasciò un libro di memorie au-tobiografiche intitolato “Misteri della polizia austriaca in Italia”, pubblicato a Milano nel 1863. Non si conoscono i motivi per cui il governo austriaco non abbia mai voluto riconoscergli il titolo nobiliare. Durante gli ultimi anni della sua vita, trascorsi a Loveno da pensionato, un giorno, in un

ALLA CARA MEMORIADEL NOBILE LUIGI BOLZA

NATO IL 19 FEBBRAIO 1785MORTO IL 10 FEBBRAIO 1874

LA VEDOVAED I FIGLI DOLENTI

POSERO

P.P.

caffè di Menaggio (n.d.r.: qua-le?, dove?) un liberale parlando ad alta voce esclamò: “Mi dicono che, in queste parti, viva quella canaglia del Bolza. Pagherei non so quanto per vederlo!”. “Sono io il Bolza”, rispose un vecchiet-to che stava rannicchiato in un angolo. Scoppiò una fragorosa risata in tutto il caffè. Poiché suc-cede talvolta che gli uomini che fanno piangere, finiscano poi col far ridere e suscitino ilarità.

Giorgio RonchettiErcole Spaggiari

Bibliografia:Giorgio Ronchetti - MemorieSilvio Pellico - Le mie prigioniGiorgio Ferrari - Le cinque gior-nate di RadetzkyRaffaello Barbiera - Nuova Anto-logiaDizionario Biografico degli Italia-ni - Edizioni Enciclopedia Italiana Treccani

Ingresso Villa Bolza a Loveno

Carlo Cattaneo

Page 18: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

18

Il capolavoro del Risorgimento Il genio di Cavour dietro la nascita dell’Italia Gladstone (1) ebbe a definire, al-lora, il Risorgimento “un Capola-voro”.Se infatti l’Unità d’Italia fosse sta-ta il prodotto dello sforzo eroico, corale e collettivo di un popolo deciso a guadagnarsi con ogni mezzo, anche violento l’unità e l’indipendenza nazionale contro la volontà e la forza di un oppres-sore straniero, lo si chiamerebbe “crociata”, “epopea” o qualche loro sinonimo. ”Capolavoro” è il nome che si da a un’impresa indi-viduale o di un piccolissimo grup-po che senza supporto popolare riesce a raggiungere lo stesso sco-po grazie alla sua intraprenden-za – l’intraprendenza del piccolo gruppo -, fantasia e inventiva. In Italia fu proprio questo che avven-ne grazie in primis al genio di Ca-vour e in secundis al buon senso di un Re rozzo e ignorante quanto si vuole; ma che, pur detestando quel suo Primo Ministro prepo-tente ed invadente impostogli dal Parlamento, gli dette tutti i poteri per fare della questione italiana una questione europea. Perché in questo consiste il “capolavoro” di

Cavour, che fu soltanto di Cavour. Con una manovra che puzza an-che un po’ d’imbroglio, egli rilevò dalle mani di un onesto ma un po’ svogliato D’Azeglio il governo di un piccolo Reame appena reduce da due memorabili disfatte inflit-tegli dall’oppressore straniero, e cominciò a tessere la tela che do-veva assicurare la rivincita non con le forze proprie – su cui sapeva be-nissimo di non poter contare per il semplice fatto che esse esistevano solo nella fantasia di qualche so-gnatore senza alcun seguito po-polare-, ma su quelle altrui, che poi furono quelle francesi. A gui-dare l’azione che fu soprattutto anzi esclusivamente diplomatica, furono due intuizioni una più ge-niale dell’altra. La prima era che la Storia, almeno quella d’Europa, aveva imboccato la strada delle formazioni “nazionali”, il che im-plicava la condanna a morte degli Stati plurietnici, cioè formati da popolazioni di origine, sangue, tradizioni, culture diverse, anche se tenuti in piedi da amministra-zioni civili e militari di primissimo ordine qual’era l’Impero Austriaco.

Ciò garantiva alla Causa dell’unità e indipendenza italiana le simpa-tie e i favori di tutta la pubblica opinione, e quindi anche della po-litica, dell’Occidente liberal-demo-cratico. La seconda intuizione, che si mostrò vincente, fu la scelta del patrono che più forniva garanzie di tradurre in atti concreti, cioè in intervento militare che significava sangue (a Solferino i francesi la-sciarono sul campo 20.000 morti), l’appoggio ideologico e diploma-tico. E qui bisogna dire che il ge-nio di Cavour ebbe dalla sua an-che una bella dose di fortuna. Lo Stato e la diplomazia francesi, pur favorevoli per i motivi che abbia-mo detto alla causa italiana, non erano affatto disposti a rischiare per essa una guerra con l’Austria. Cavour dovette giocare diretta-mente sull’Imperatore ricorrendo a tutti i mezzi, leciti e illeciti (come quello di mettergli fra le lenzuola una bella gentildonna, fra l’altro sua lontana parente) per indurlo a quell’avventura. Ecco il senso del-la definizione data da Gladstone al Risorgimento italiano: “un Ca-polavoro”. Quale fu effettivamen-te e ben oltre la volontà del suo grande Architetto, che forse (ed è un forse puramente prudenziale) al di sotto del Po non intendeva scendere, e a Roma e a Napoli non ci pensava, se non come mete lon-tanissime. Il fatto è che le inven-zioni sovente sfuggono di mano all’inventore. E credo che questo sia stato il caso di Cavour.

Indro MontanelliCorriere della Sera

Venerdì 8 giugno 2001

(1) William Ewart Gladstone (1809-1898) Conservatore e Liberale, 4 volte Primo Ministro del Regno Unito, per un totale di 13 anni.

IL RISORGIMENTO

Page 19: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

19IL RISORGIMENTO

Giuseppe Garibaldi, l’ultimo eroeUna vita dedicata al valore supremo della LibertàL’Ottocento fu un’epoca di ro-manticismo e di grandi ideali, di rivoluzionarie patrioti, di spiriti liberi ed audaci che impressero per sempre il loro nome nel-la storia del mondo. Giuseppe Garibaldi, del quale è ricorso il bicentenario della nascita il 4 lu-glio 2007, fu uno di questi: con-dottiero spregiudicato e antitra-dizionale, guerrigliero astuto e irriducibile, idealista determina-to e sprezzante del pericolo, al punto da realizzare imprese giu-dicate impossibili, come quella dei Mille.A personaggi come lui, la nostra società moderna, ormai gover-nata più dal consumismo che da autentici valori, sempre più po-vera di autentici modelli di riferi-mento, deve moltissimo. A quasi 130 anni dalla sua scomparsa, la figura di Garibaldi non può non lasciare ancora sgomenti ed am-mirati per l’incredibile successio-ne di azioni vittoriose, l’orgoglio nazionale che seppe suscitare in ogni angolo d’Italia e l’ammira-zione che ottenne in ogni parte del mondo.Quando “il generale” venne in-vitato in patria dagli Inglesi, le autorità di pubblica sicurezza valutarono con estrema preoc-cupazione che il suo arrivo in Gran Bretagna, nell’aprile 1862, avrebbe mobilitato non meno di 100.000 persone. In realtà ne accorsero 500.000 ad acclama-re l’uomo che aveva dedicato la propria vita agli ideali della libertà e della giustizia sociale. Ad una manifestazione in suo favore, promossa a Hyde Park (Londra) ne furono presenti circa 100.000. Il corteo di deputazioni che lo accolse nella capitale po-chi giorni dopo il suo arrivo, im-piegò ben 6 ore per coprire i 5

chilometri che intercorrono fra la stazione ferroviaria e la resi-denza del Duca di Sutherland, incaricato di ospitare il gene-rale. Garibaldi, con la nobiltà d’animo e la correttezza che lo distingueva, raccomandò calda-mente che la sua presenza “non desse pretesto a tumulti”. Lord George Granville lasciò di lui questo imparziale giudizio: “E’ di origini modeste… un guerrie-ro valoroso, dai modi semplici. E’ un ingenuo, ma nel suo caso l’ingenuità può essere conside-rata mancanza di scaltrezza di-plomatica… egli è ed intende restare un uomo comune”. La regina Vittoria, monarca del più potente Stato del globo, consi-gliata di astenersi dal riceverlo ufficialmente per gravi ragioni di opportunità, giustificò il ri-fiuto annotando nel suo diario: “onesto, disinteressato e corag-gioso, Garibaldi lo è senz’altro, ma è un capo rivoluzionario” A

sua volta, l’Eroe dei Due Mon-di – che non aveva dimenticato il prezioso appoggio offertogli dalla marina britannica al mo-mento dello sbarco in Sicilia (2 navi da guerra inglesi avevano impedito ad una corvetta bor-bonica di aprire il fuoco contro i garibaldini) rese omaggio all’In-ghilterra, definendola “Paese dell’indipendenza e della liber-tà”, per l’accoglienza che ave-va sempre concesso ai profughi perseguitati a causa delle loro idee politiche.Ma un altro Paese libero ave-va dimostrato il suo immenso apprezzamento per lui circa un anno prima: gli Stati Uniti d’America. L’8 giugno 1861 il console americano ad Anversa gli aveva scritto, offrendogli, con l’autorizzazione del presi-dente Abraham Lincoln, un alto comando nell’armata nordista dopo la secessione degli Stati del Sud. L’ambasciatore statu-nitense a Bruxelles, Henry Shel-ton Stanford, aveva poi chiesto di incontrare personalmente Garibaldi, che, pur essendone lusingato, si era tuttavia defila-to con questa lettera scritta al re Vittorio Emanule II: “Il presi-dente degli Stati Uniti mi offre il comando di quell’esercito… Prima di risolvermi, ho credu-to mio dovere di informarne la Vostra Maestà per sapere se pensi che io possa avere l’ono-re di servirla”. Ma alla priorità di fare gli interessi dell’Italia, la cui unità era ancora incompiuta, il generale aggiunse la propria perplessità sul provvedimento adottato da Lincoln riguardo alla questione della schiavitù. Il presidente americano non l’ave-va infatti formalmente abolita – lo sarà soltanto il 18 dicembre

Page 20: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

20 IL RISORGIMENTO

1865, con l’adozione del Tredi-cesimo Emendamento alla Co-stituzione – ma semplicemente proibita negli Stati in cui veni-va maggiormente praticata, il Sud agricolo e cotoniero. Per gli Americani, comunque, Giusep-pe Garibaldi era il “George Wa-shington italiano”. Per una stra-na coincidenza, era anche nato nel giorno dell’indipendenza americana, il 4 luglio. Eppure, i travolgenti successi militari del-la spedizione di Sicilia e le enor-mi attestazioni di stima ricevute dall’Europa e dall’America non avevano del tutto cancellato al-cune cocenti delusioni dal cuore dell’eroe. Una di queste era sta-ta la cessione, già concordata da Vittorio Emanuele II con Napo-leone III, dell’amata città natale alla Francia, decisione che aveva provocato le sue vibrate prote-ste e scatenato tumulti a Nizza, facendo sanguinare il cuore di Garibaldi. L’altra, l’amarezza per l’inganno subito dalla con-tessina Giuseppina Raimondi, una nobile diciassettenne di cui il generale si era invaghito al tempo della battaglia di San Fer-mo, durante la Seconda Guerra d’Indipendenza. Garibaldi, già quasi cinquantaduenne e pro-vato da diversi acciacchi, l’aveva condotta all’altare, ignaro che la fanciulla fosse incinta, in se-guito alla relazione con il gio-vane ufficiale di cavalleria Luigi Caroli, che morirà poi nel 1865 in Siberia, prigioniero dei Russi, dopo avere combattuto per la libertà della Polonia. La vicenda aveva fatto tanto scalpore – per l’immensa notorietà dell’eroe, ma anche per l’abissale differen-za di età (35 anni) che lo separa-va dalla ragazza – che Garibaldi tentò di far annullare subito il vincolo, affare per niente sem-plice in un’epoca e in un Paese in cui non esisteva il divorzio.Sposatosi il 24 gennaio 1860, appena tre giorni dopo egli scri-

veva sconsolato ad un amico, il prefetto di Como Lorenzo Vale-rio, di avere “sospetti alquan-to fondati riguardo l’onestà di Giuseppina” e di non desiderare altro che “la completa separa-zione da lei al più presto possi-bile”. Ma la tormentosa vicenda non si sarebbe risolta se non pa-recchi anni dopo, con una sen-tenza del Tribunale d’Appellodi Roma in data 14 gennaio 1880 per “matrimonio rato e non consumato”, una consapevole menzogna, perché l’interessato aveva confidato ad amici di ave-re avuto rapporti con la contes-sina prima delle nozze.Dunque, nella primavera del 1860, l’eroe appariva estrema-mente amareggiato ed umiliato e ciò lo spinse con forza ancora maggiore a tentare la più in-credibile delle imprese militari dell’Ottocento: la spedizione dei Mille. Infatti, assalire con 1.089 volontari, imbarcati in fretta su due velieri (il “Piemonte” ed il “Lombardo”, dono della società Rubattino di Genova, in grado di tenere il mare a malapena) un regno difeso da 100.000 sol-dati, fra i quali permanevano reparti di mercenari bavaresi ed austriaci e da una flotta da guerra di 118 navi poteva esse-re classificato come l’azzardo di un folle. Soltanto la Sicilia pote-va contare sulla difesa di 25.000 soldati e di 32 navi da guerra a vela e a vapore. Ma Garibaldi credeva fortemente nell’impre-sa. Da un lato contava sulla sol-levazione del popolo oppresso e sull’appoggio emotivo che la sua spedizione avrebbe susci-tato a livello europeo: lo stesso ministro inglese, Lord William Gladstone, aveva definito il re-gno borbonico: ”negazione di Dio eretta a sistema di gover-no”. Dall’altro, ad un uomo frustrato negli affetti e ferito nel cuore dalla cessione della sua città natìa ai Francesi, non

rimaneva che l’ideale dell’unifi-cazione della penisola, obietti-vo che intendeva perseguire ad ogni costo, come gridò in faccia al colonnello Nino Bixio durante la battaglia di Calatafimi: “Qui si fa l’Italia o si muore!”Conquistata Palermo il 6 giugno 1860 con un sapiente stratagem-ma, contrariamente alle aspet-tative l’affluenza massiccia dei Siciliani nelle file gaibaldine si ridusse ad un migliaio di uomini, molti dei quali se ne tornarono presto a casa, in quanto gli isola-ni erano esentati dal servizio di leva – un provvedimento adot-tato nel 1859 dal re Francesco II – ed inoltre perché l’imminen-za della mietitura richiedeva la loro opera nelle campagne. Tut-tavia l’esiguo contingente del generale potè contare in giugno sull’arrivo di 3.500 volontari, con 8.000 fucili e munizioni in ab-bondanza, sbarcati da tre vapori americani e rinforzati, ai primi di luglio, da altri 2.000 uomini co-mandati da Enrico Cosenz. Da lì in avanti, Garibaldi collezionerà una serie ininterrotta di vittorie, sbaragliando infine sul fiume Volturno, con appena 25.000 uomini ai propri ordini, i 50.000 soldati borbonici del generale

Francesco di BorboneRe delle due Sicilie

Page 21: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

21IL RISORGIMENTO

Giosuè Ritucci, il 2 ottobre 1860. Era stata portata a termine con successo una delle più gran-di imprese militari della storia moderna. Nonostante l’infelice episodio fratricida dell’Aspro-monte nel ‘62, quando le trup-pe piemontesi fermarono la sua marcia contro la Roma pontifi-cia, l’eroe non avrebbe smesso di lottare per la causa naziona-le, distinguendosi anche nella Terza Guerra d’Indipendenza con l’unico successo di parte ita-liana conquistato a Bezzecca nel 1866, dopo aver sfidato sul loro territorio le esperte formazioni di Landeschutzen e Kaiserjaeger, che insieme alle truppe del ge-nerale Franz Kuhn difendevano il Trentino austriaco. Infine, an-che nella Guerra Franco-Prussia-na del 1871, Garibaldi riportò a Digione una significativa quanto inutile vittoria a favore della re-pubblica d’oltralpe. Per il gran-de condottiero, che aveva da tempo superato i sessant’anni, iniziava un lento declino, che lo avrebbe allontanato per sempre dai campi di battaglia. Stremato da una vita interamente vissuta all’insegna dell’avventura in Eu-ropa e America meridionale e

oppresso dai malanni dell’età, il generale si ritirò nell’amata Ca-prera, da dove si spostò tuttavia varie volte per compiere visite in Italia e all’estero, accolto sem-pre da folle in delirio. Il 2 giugno 1882, di ritorno da un viaggio in Sicilia, Garibaldi cominciò ad accusare un malessere più forte del solito, a causa dell’acutizzar-si di una bronchite trascurata, che nell’arco di poche ore ne provocò il decesso. Aveva quasi 75 anni. La notizia della sua morte, tra-smessa via telegrafo, apparve su tutti i giornali la mattina del 3 giugno. Il presidente della Ca-mera dei Deputati, Domenico Farini, dirà davanti al consesso convocato d’urgenza: “Né tra-scorrere di anni, né sopravvenire di casi cancelleranno una grati-tudine eterna”. Verrà deliberato il lutto nazionale per due mesi. Il Risorgimento si era ormai concluso da tempo, l’Italia era stata unificata e Roma ne era divenuta la capitale, come ave-va sognato Garibaldi. Nel breve volgere di pochi anni scompari-ranno anche i protagonisti del Risorgimento. Dei grandi artefi-ci dell’indipendenza, Camillo Ca-vour morirà pochi mesi dopo la proclamazione del regno d’Ita-lia, il 6 giugno 1861, Giuseppe Mazzini il 10 marzo del 1872. Nino Bixio perirà invece nella lontana Sumatra, in circostanze misteriose e per motivi oscuri, nel dicembre 1873. La contessina Raimondi, che aveva spezzato il cuore all’Eroe dei due Mondi, dopo essersi risposata nel 1880 in seguito all’annullamento del primo matrimonio, vivrà fino al 1918. La prima guerra mondiale aveva ormai sbiadito, con le sue insensate carneficine dei fanti in grigioverde, il ricordo delle mul-ticolori battaglie risorgimentali, rendendo quasi patetica un’epo-ca in cui i monarchi – Vittorio Emanuele II, Francesco Giusep-

Garibaldi e Giuseppina Raimondi

pe e Napoleone III – scendeva-no in campo alla testa dei loro uomini, sprezzanti del pericolo e incuranti del tuono dei canno-ni. Era il tempo in cui i soldati intonavano “La bella Gigogin”, mentre il popolo contadino as-sisteva con stupore e speranza alla nascita di una nazione.

La romantica epopea di fervore patriottico, di travolgenti pas-sioni e indomite imprese si era ormai conclusa da tempo, quan-do il suo ultimo eroe, Giuseppe Garibaldi, aveva lasciato questo mondo.

Domenico Rizzi

Anno IX n. 1 – aprile 2011Qui Menaggio on line: www.menaggio.com

Nota: i non residenti, interessati a riceve-re “QUI MENAGGIO”, possono segnalare il proprio nominativo ed indirizzo al re-sponsabile di redazione attraverso l’indi-rizzo e-mail o al recapito postale presso il Municipio.

Direttore responsabile: Alberto Bobba

Responsabile di redazione: Ercole Spag-giari

Consulenza editoriale: Alessandro Gini

Comitato di redazione: Domenico Rizzi, Davide Spaggiari, Raf-faella Catarinicchia, Vania Catarinicchia, Gaia Giossi, Marcel Paolini, Marco Ventu-rini

Hanno collaborato: Alessandro Sallusti, Benvenuto Manzoni, Alberto Nava, Gior-gio Ronchetti, Mario Colombo, Umberto Battaglia, Michele Spaggiari, Federica Scheggia, Monica Ortelli, Lorella Piazzoli, Simona Sanna, Museo Nazionale del Ri-sorgimento Italiano Torino

Foto: Foto-Video Lanfranconi Menaggio, Museo Nazionale del Risorgimento Italia-no Torino, archivio privato Alberto Nava, archivio Biblioteca, archivio Comune di Menaggio, archivi personali privati, archi-vio Nuovaera

Progetto grafico:Nuovaera Comunica la tua immagine s.r.l.Via Tevere, 2 - 22079 Villa Guardia (CO)www.nuovaera.info

Per contatti: [email protected]@nuovaera.info

Page 22: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

22 IL RISORGIMENTO

Gli Alpini e l’amore per la PatriaParla il Presidente Nazionale Corrado PeronaCarissimi Alpini e Amici che ci sie-te vicini,oggi ricorre il 150° anniversario dell’Unità Nazionale e tutti cele-breranno l’evento con la solenni-tà che merita.Noi abbiamo voluto cominciare questa giornata così come faccia-mo ad ogni nostra manifestazio-ne: con l’alzabandiera.Questo gesto semplice, ma pieno di sincera devozione, è stato fat-to contemporaneamente in ogni città, paese, contrada presidiata da un nostro Gruppo o da una nostra Sezione.Una sorta di immenso nastro tri-colore ha unito le nostre comuni-tà dalla Valle d’Aosta, alla Sicilia, dal Friuli alla Puglia, sino a quel-le Nazioni estere dove risiedono i nostri Alpini della doppia naja.Per noi è normale vestire di trico-lore ogni nostra festa.E’ normale provare brividi di sin-cera commozione ogni volta che vediamo la bandiera salire sul pennone e srotolarsi al vento.E’ un gesto che non ha nulla di retorico perchè sentito nel pro-fondo del cuore da tutti noi.Oggi sentiremo discorsi impor-tanti, si sprecheranno i riferi-menti al sentimento nazionale e all’italianità. Si ricorderanno i Padri della Patria e il sogno che hanno saputo perseguire e a noi non rimarrà che sperare che non si tratti di semplici discorsi di cir-costanza.Oriana Fallaci, ne “La rabbia e l’Orgoglio” scriveva: “Natural-mente la mia Patria, la mia Italia, non è l’Italia di oggi. L’Italia go-dereccia, furbetta, volgare degli italiani che pensano solo ad an-dare in pensione prima dei cin-quant’anni e che si appassionano solo per le vacanze all’estero o le partite di calcio. ...L’Italia squal-

lida, imbelle, senz’anima, dei partiti presuntuosi e incapaci che non sanno nè vincere nè perdere ... No, no: la mia Italia è un’Italia ideale. E’ l’Italia che sognavo da ragazzina, quando fui congeda-ta dall’Esercito Italiano - Corpo Volontari della Libertà, ed ero piena di illusioni. Un’Italia seria, intelligente, dignitosa, coraggio-sa, quindi meritevole di rispetto. E quest’Italia, un’Italia che c’è an-che se viene zittita o irrisa o insul-tata, guai a chi me la tocca. Guai a chi me la ruba, guai a chi me la invade.”E’ questa Italia seria e perbene che dobbiamo festeggiare. E’ l’Italia della gente comune che si adopera con sacrificio e serenità per il bene della propria comu-nità. Un’Italia generosa, capace, solidale. E’ l’Italia di chi è consapevole di avere dei doveri verso il prossimo chiunque esso sia. E’ l’Italia della gente che tutti i giorni si adopera per costruire un posto migliore per vivere. E’ l’Italia che sognava-no i nostri Alpini nelle trincee del-le guerre che sono stati costretti a combattere. E’ l’Italia che sogna-no i nostri ragazzi in Afghanistan e le nostre famiglie tutti i giorni che Dio manda in terra. E’ l’Italia di chi è sinceramente orgoglioso della sua terra, della sua storia, delle sue tradizioni ma che è con-sapevole che tutto ciò deve esse-re coltivato e curato tutti i giorni come il più prezioso dei giardini.

E’ l’Italia dei grandi valori che l’hanno costruita e sorretta.Questa è l’Italia che va celebrata! Questa è l’Italia che va ricercata e valorizzata. In cuor mio posso solo sperare che anche l’Italia ufficia-le, se così si può dire, non perda l’occasione di fermarsi a riflette-re su questo anniversario e com-prenda che è venuto il momento di lasciare a casa ogni interesse di parte e di rimboccarsi le maniche per ricostruire, moralmente e fi-sicamente, quell’Italia che i nostri vecchi hanno sognato.Noi continueremo a fare quello che in questi novant’anni abbia-mo sempre fatto. Continueremo a coltivare l’Amor di Patria che non è un sentimento retorico ma la somma di quelle grandi virtù che i nostri “veci” ci hanno tra-smesso.Loro che sono stati costretti a esercitarle in guerra fino all’eroi-smo, ci hanno insegnato ad appli-care quelle stesse virtù in campo pacifico per far bella l’Italia. Per-chè, come diceva Don Carlo, per far bella l’Italia ci vuole la tenacia degli Alpini, la sobrietà degli Al-pini, l’amore per la propria terra degli Alpini, la religiosità degli Alpini.Io, oggi, mi sento di aggiungere che ci vuole anche la semplicità degli Alpini, la disponibilità degli Alpini e la loro capacità di fare davvero comunità.Solo percorrendo questa strada potremo coltivare la speranza di realizare davvero il sogno dei Padri risorgimentali e dei nostri “veci”. E sono certo che gli Alpi-ni con tenacia, sobrità, semplicità e disponibilità continueranno a camminare con passo lento ma sicuro su questa via.W l’Italia

Corrado Perona

Page 23: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

23

Grande successo per il nuovo Mu-seo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino che ha riaperto a Palazzo Carignano il 18 marzo 2011 con l’inizio delle celebra-zioni per il Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. La presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il giorno dell’inaugurazione sotto-linea l’alta funzione che il Museo esercita come deposito della me-moria della Nazione, fin dalla na-scita stessa del Museo nel 1878.Il nuovo allestimento, sotto la cura scientifica del professor Um-berto Levra, ordinario di Storia del Risorgimento dell’Università di Torino e presidente del Mu-seo, è stato possibile grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Piemonte e della Com-pagnia di San Paolo, con una spesa complessiva che si aggira sui 15 milioni di euro. L’interven-to di numerosi altri sponsor ha poi permesso il completamento del progetto che trasforma il Mu-seo del Risorgimento in una del-le realtà all’avanguardia in Italia e in Europa. Il grande interesse del pubblico è confermato anche dalle 53.000 persone che da tut-ta Italia e dall’estero hanno già riservato la loro visita al Museo e le prenotazioni sono oramai tut-te esaurite fino a metà giugno.Quello che si è inaugurato è un Museo rifatto nel percorso di vi-sita, nell’ambientazione e nella comunicazione. L’illuminazione, i colori delle 30 sale, la cui scelta è

Museo Nazionale del Risorgimento Rivive un passaggio glorioso della nostra storia

stata effettuata in base a codici cromatici sempre riconducibili ai temi trattati, e l’utilizzo di molti strumenti di supporto alla visita, multimediali e non, assicureran-no al visitatore un’esperienza unica nel suo genere. Il periodo risorgimentale viene ora narrato in chiave italiana, pie-montese ed europea. Le sale sono arricchite da filmati realizzati con immagini provenienti dalle più importanti collezioni europee e visibili su schermi di grandi di-mensioni, così come ampi tavoli interattivi consentono ai visitato-ri di approfondire ulteriormente i temi sviluppati dai filmati. Saranno esposti 2.579 pezzi, scelti tra i 53.011 posseduti, per raccontare al grande pubblico, le tappe che hanno portato all’Uni-tà nazionale, in Italia, ma anche in quegli altri Paesi europei che sempre nell’Ottocento hanno combattuto per la propria libertà ed indipendenza.La “messa in scena” del nuovo Museo è stata affidata all’arch. Richard Peduzzi, già Direttore dell’Accademia di Francia a Roma, e al suo staff, che hanno realizza-to il progetto degli aspetti sceno-grafici del nuovo allestimento. I nuovi spazi espositivi sono stati pensati come “stanze” costruite

all’interno delle preesistenti sale museali. Operando sull’aspetto cromatico, sull’uso mirato di con-tro-pareti, sull’illuminazione ge-nerale diffusa e puntuale per le singole opere, su nuove soluzio-ni per gli elementi d’arredo si è costruito un percorso che sarà di grande impatto per il visitatore.Appuntamento dunque al Museo del Risorgimento per entrare nel cuore della Storia!

INFORMAZIONI PRATICHEIl Museo Nazionale del Risorgimen-to Italiano è ospitato a Palazzo Carignano nel cuore di Torino, con ingresso da piazza Carlo Alberto, 8 - a pochi passi da piazza Castello.E’ aperto dal martedì alla domenica dalle ore 9.00 alle ore 19.00.Per prenotare la visita occorre te-lefonare al numero 011.562.37.19, oppure inviare una e-mail all’indiriz-zo [email protected] e altre notizie sono di-sponibili sul nuovo sito del Mu-seo all’indirizzo: www.museori-sorgimentotorino.itUfficio Stampa: Antonella Gior-dano - Mobile 349.641.20.29 e-mail:[email protected]

Aula della Camera Subalpina

Page 24: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

24

Pieno successo per “10 in Storia” Conferenze e proiezioni hanno celebrato il 150°

BIBLIOTECA

Celebrare un evento importante come i 150 anni dell’unità d’Ita-lia significa rievocare, attraverso documenti e immagini, il perio-do in cui il nostro popolo trovò un’identità nazionale che pone-va fine alle divisioni territoria-li e alle dominazioni straniere. L’Italia raggiunse più tardi di altre nazioni, come per esempio la Gran Bretagna, la Francia e gli Stati Uniti, questo ambizioso traguardo, conquistandolo con insurrezioni popolari, battaglie campali e idee portate avanti dai patrioti al prezzo della loro vita. Il programma celebrativo proposto dalla Commissione Biblioteca di Menaggio, condi-viso e sostenuto dall’Assessora-to Comunale alla Cultura, dalla Commissione per gli Anziani e dall’Associazione Cinelario, si è articolato in una serie di interes-santi conferenze, in un appunta-mento con la musica di Giusep-pe Verdi e nella proiezione di alcuni film-simbolo del Risorgi-mento italiano. Le manifestazio-ni sono state ospitate da 2 sedi diverse: la nuova Sala Civica e il Centro don Fiorenzo Gaggia, più nota come “cinema” di Menag-gio. Gli argomenti toccati nelle conferenze hanno trasmesso al pubblico la conoscenza del pe-riodo, degli avvenimenti storici e dei loro principali protagoni-sti, da Garibaldi a Mazzini, da Cavour a Vittorio Emanuele II. La professoressa Cristina Redael-li, già docente di Italiano e Sto-ria presso l’Istituto Ezio Vanoni di Menaggio, ha tracciato nel suo primo incontro un incisivo quadro storico dell’epoca, rico-struendo il contesto in cui matu-rarono le rivolte, le guerre d’in-dipendenza e la conquista del Regno delle Due Sicilie. Arduino

Francescucci, un appassionato autore di numerosi libri dedicati al Risorgimento, ha successiva-mente delineato, presentando il suo libro “I milleottantanove”, il profilo di Giuseppe Garibaldi, sottolineandone la forza e la ca-pacità quale condottiero e sco-prendone le umane debolezze con un accenno allo sfortunato matrimonio che lo legò alla gio-

vanissima Giuseppina Raimondi. Nella stessa serata lo scrivente, Domenico Rizzi, ha illustrato un personaggio che può essere defi-nito l’antieroe del Risorgimento: Carlo Camillo De Rudio, patrio-ta, mazziniano, difensore della Repubblica Romana, ma anche terrorista e attentatore di Napo-leone III insieme a Felice Orsini, per poi trasformarsi, una volta

GLI APPUNTAMENTI PROPOSTI TRA FEBBRAIO E APRILERISORGIMENTO: UN QUA-DRO STORICO (Cristina Re-daelli)Martedì 8 febbraio 2011 ore 21.00

EROI E ANTIEROI DEL RI-SORGIMENTO (Domenico Rizzi, Arduino Francescucci)Martedì 15 febbraio 2011 ore 21.00

IL NABUCCO DI GIUSEPPE VERDI. GUIDA ALL’ASCOLTO (M. Stella Mar-chese)Mercoledì 23 febbraio 2011 ore 14.30

Film “PICCOLO MONDO ANTICO” (regia Mario Soldati, 1941)Mercoledì 2 marzo 2011 ore 21.00

LE IDEE DEL RISORGIMENTO (Giorgio La Rosa)Mercoledì 16 marzo 2011 ore 21.00

Film “NOI CREDEVAMO” (regia Mario Martone, 2010)Giovedì 17 marzo 2011 ore 21.00

IDEA DI NAZIONE E ITALIANITA’ (Giorgio La Rosa)Mercoledì 23 marzo 2011 ore 21.00

STATO E CHIESA, NAZIONE E CATTOLICESIMO (Saverio Xeres)Lunedì 28 marzo 20111 ore 21.00

Film “IL GATTOPARDO” (regia Luchino Visconti, 1963)Mercoledì 30 marzo 2011 ore 21.00

LETTERATURA E RISORGIMENTO (Cristina Redaelli)Mercoledì 6 aprile 2011 ore 21.00

Page 25: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

25BIBLIOTECA

emigrato negli Stati Uniti, in un soldato della guerra di secessio-ne e delle campagne contro gli Indiani. ll professor Giorgio La Rosa, docente universitario, ha fornito invece un’ampia pano-ramica delle idee che animarono i protagonisti della nostra indi-pendenza, ritornando sul tema in un successivo appuntamento per sviluppare il concetto di ita-lianità e di nazione, scaturite da un lunghissimo travaglio di dif-ferenze ideologiche e politiche, maturate progressivamente in periodi e luoghi differenti, quan-do l’Italia era frazionata in diver-si Stati. E’ toccato a don Saverio Xeres affrontare il delicato tema dei rapporti fra la Chiesa e la na-scente nazione italica, dei rap-porti fra Stato e Cattolicesimo, oggetto di infinite dispute e di forti contrasti ideologici nell’Ot-tocento, che non si appianarono formalmente fino ai patti Late-ranensi. Maria Stella Marchese, insegnante di musica presso le Scuole Medie di Menaggio ha condotto, presso il Centro don Fiorenzo Gaggia, la sua guida

al “Nabucco”, opera rappresen-tata per la prima volta alla Sca-la di Milano il 9 marzo 1842 e considerata la più “risorgimen-tale” di Giuseppe Verdi, perché la schiavitù degli ebrei venne in-terpretata simbolicamente come quella degli Italiani oppressi dal gioco austriaco. Cristina Redaelli ha concluso le serate in program-ma con un efficace richiamo alla letteratura che esercitò il proprio influsso sulla nascita e sul compi-mento della nazione, partendo dai versi del Purgatorio dantesco – “Ahi serva Italia, di dolore ostel-lo, nave senza nocchiero in gran tempesta…” – per ripercorrere, attraverso citazioni di Foscolo, Leopardi, Manzoni, il secolare travaglio del sogno contrastato e dell’unità incompiuta. Molto appropriata anche la scel-ta delle proiezioni cinematogra-fiche dedicate al periodo storico, alcune di recente distribuzione, altre appartenenti ad un passa-to abbastanza lontano nel tem-po, ma non nel sentimento della gente. La rassegna ha compreso due film-cardine della storio-

grafia risorgimentale - “Piccolo mondo antico”, nell’indimenti-cabile versione di Mario Solda-ti, 1941, ricavato dal romanzo omonimo di Antonio Fogazzaro, con interpreti Alida Valli e Mas-simo Serato e “Il Gattopardo”, di Luchino Visconti, realizzato nel 1963 dall’opera classica di Tomasi di Lampedusa, con Burt Lancaster e Claudia Cardinale - ed il moderno “Noi credevamo”, di Mario Martone, prodotto nel 2010 e liberamente ispirato al romanzo di Anna Banti del 1967. Dalla tragedia di una famiglia del Lombardo Veneto, vessata da persecuzioni politiche e tocca-ta da sciagure familiari (“Piccolo mondo anttico”) al pessimismo viscontiano sulla sorte del Sud “liberato” e di un uomo che as-siste impotente alla fine del pro-prio mondo e della giovinezza (“Il Gattopardo”) per concludere con l’amarezza di chi – nel film di Martone, candidato a 13 nomi-nations per il David - ha sacrifica-to l’intera esistenza inseguendo, con fede incrollabile, un sogno che è stato infranto. In conclu-sione, un bilancio molto positivo per questi 10 incontri, che hanno ottenuto una buona risposta da parte del pubblico, intervenuto sempre numeroso. Come è stato scritto nel titolo del programma – “10 in Storia” – l’obiettivo era quello di avvicinare le persone alla conoscenza del nostro passa-to nazionale, non per fare della retorica, ma soprattutto perchè la storia, quella guidata da ide-ali superiori, rappresenta l’unico solco in cui è possibile gettare i semi del futuro. Il nostro periodico “Qui Menag-gio” si è impegnato a pubblicare in questo numero e nei prossimi previsti per il 2011, una serie di articoli di storia, recensioni lette-rarie e cinematografiche, aventi come tema specifico quello del Risorgimento.

Domenico Rizzi

Sono attivi i servizi on-line della rete bibliotecaria provinciale di Como! Attivati, consulta, prenota!

Puoi richiedere e prenotare i libri, i dvd, i cd, i cd-rom che de-sideri in qualsiasi biblioteca della rete provinciale e scegliere in quale biblioteca riceverli; puoi rinnovare da solo i libri che hai in prestito, a condizione che non siano prenotati da altri utenti; puoi creare da solo le tue bibliografie e salvarle nel tuo spazio personale; puoi controllare la tua scheda utente, lo stato dei tuoi prestiti, delle tue prenotazioni e dei tuoi ritardi.

Basta essere iscritti ad una qualsiasi biblioteca della rete biblio-tecaria provinciale!

Per maggiori informazioni: [email protected], oppure rivolgiti alla tua biblioteca.

Tutte le biblioteche a portata di mouse!

www.sblo.ithttp://opac.provincia.como.it

Page 26: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

26

Va’ pensiero sull’ali dorate...Il 3 marzo la Scuola Primaria al Teatro Sociale

QUI SCUOLA PRIMARIA

Al Teatro Sociale di Como si è replicata l’opera “Nabucco” di Verdi per gli alunni della scuola primaria di Menaggio e per altre scuole che hanno partecipato al progetto “Opera Domani”.I protagonisti sono stati mol-to bravi ed hanno saputo coin-volgere il pubblico nei cori, in-fiammando il cuore dei presenti soprattutto per il coro “Va’ pen-siero...”.Un plauso va alla regia per l’in-troduzione del nostro inno na-zionale alla fine dell’opera, can-tato tra lo sventolare di bandiere e fazzoletti dei tre colori.Bisogna elogiare tutti gli inter-preti e la partecipazione del pic-colo pubblico

Cronaca degli alunni di 5a B

Stai attento...Sai com’era l’Italiaprima del Risorgimento?Sembrava il vestito di Arlecchino,Tutte toppe cucite di fino.Toppe di qua e toppe di là,poco pane, nessuna libertà!Alzava la voce lo stranierousando le bugie a disonor del vero.Per fortuna che c’eran pensatori,musicisti, poeti, gran scrittori,che volevan l’Italia indipendente,libera dallo straniero, intelligente.Quanti eroi hanno dato la vita!La storia dice: “A che è servita?”A rifare l’Italia tutta interacome un vestito nuovo a prima-vera.

TEMA: Come vedo e sento l’Unità d’ItaliaMolti di noi non conoscono cosa voglia dire “Unità d’Italia”.Ne abbiamo parlato a scuola e la maestra ci ha spiegato che ci sono state molte guerre e molti morti per unire il nostro paese.Oggi non ci rendiamo conto che per avere la “nostra” Italia i no-stri avi hanno lottato e combat-tuto a lungo.Il popolo italiano, secondo me, non è molto unito e litiga per ogni cosa. Pure i bambini non sono educati ad essere rispetto-si, prendono in giro i compagni e non hanno regole civiche.Sembra quasi che gli italiani si vergognino di essere uniti.Io mi sento “per metà” italiano: vorrei essere fiero della “mia ter-ra” se non ci fossero tanti litigi, tanta delinquenza e soprattutto la mafia!Apprezzo invece la bontà degli italiani, la solidarietà nelle di-sgrazie, il lavoro nelle fabbriche e la scuola che ci fa imparare tan-te cose.Vorrei sentirmi “tutto” italiano, e insieme ai miei amici cantare il nostro inno con l’orgoglio nel cuore!

Michele Vernini, classe 5a B

In questi giorni vedo dappertut-to bandiere tricolori. Il 17 marzo 2011 abbiamo ricordato il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Anche io ho appeso una ban-diera grande quasi come me sul mio balcone e la voglio lasciare per almeno un mese. Anche la scuola ci ha aiutato a ricordare questo anniversario portandoci al Teatro Sociale di Como a ve-dere l’opera Nabucco di Giusep-pe Verdi. Ci è stato spiegato che questa è stata un’opera molto importante per gli italiani di quell’epoca che si chiama Risor-gimento. Anche a casa mi hanno parlato di questo e ho scoperto che il coro “Va’ pensiero” era una specie di inno per gli italia-ni dell’epoca del Risorgimento: è stato emozionante ascoltarlo e impararlo. Secondo me è stata un’impresa difficile. So che per fare l’Unità d’Italia sono morte molte persone anche per que-sto credo che è una cosa impor-tante, bella e preziosa!

Carlo Selva, classe 5a B

Page 27: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

27

Va’ pensiero sull’ali dorate...Il 3 marzo la Scuola Primaria al Teatro Sociale

I libri si leggono, non si bruciano...!Rubrica di informazione e critica a cura di Raffaella Catarinicchia e Domenico Rizzi

FAHRENHEIT 451

RADETZKY IL NEMICO DEGLI ITALIANIdi FRANZ HERRERizzoli, Milano, 1982. Pagine 291

Sosteneva qualcuno che la verità non è mai da una parte sola, ma spesso è compito dello storico ri-costruire questo delicato equili-brio, una volta superati i giudizi emotivamente creati dall’enfasi del momento. Franz Herre, stori-co e pubblicista tedesco, affronta in questo libro l’analisi di un per-sonaggio che reca giustamente il sottotitolo “Il nemico degli Ita-liani”, perché a lui si deve l’aver rovesciato le sorti della prima guerra di indipendenza dopo le insurrezioni della Lombardia e del Veneto. Il generale Radetzky - Johann Josef Wenzel Anton Franz Karl Graf Radetzky von Ra-detz, nacque il 2 novembre 1766 a Sedlcany, città della Boemia centrale, oggi facente parte del-la Repubblica Ceca. Fu battezza-to nella cappella del castello di famiglia a Trebnic due giorni dopo. La sua vita sarebbe stata dedicata interamente alle armi, concedendosi, nelle pause fra una guerra e l’altra, gli svaghi che di solito erano comuni agli ufficiali di tutti gli eserciti, princi-palmente il gioco d’azzardo, che spesso mandò in rovina i rampol-li di nobili famiglie e indebitò sensibilmente anche il nostro personaggio. Leggendo l’opera di Herre, si scopre un ritratto molto lontano da quello tradi-zionalmente contenuto nei testi scolastici, ma, come si sa, le bio-grafie non vengono molto ap-profondite sui banchi di scuola, se non con il richiamo a qualche aneddoto. Così Radetzky, l’uomo che schiantò la “grandeur” di Napoleone e al quale gli Asbur-

go non riconobbero per anni tut-ti i meriti effettivi, dovette pren-dersi la sua grande rivincita a 82 anni suonati, quando gli insorti di Milano intimarono alla sua ar-mata di sloggiare, accarezzando per qualche mese il sogno di una prematura indipendenza. Rivin-cita doppiamente importante, perché sia il ministro Metternich che la corte di Vienna lo conside-ravano un fastidioso rompiscato-le, con quella sua petulante insi-stenza nel voler fortificare Mila-no, sottolineando che la stessa capitale dell’impero non fosse adeguatamente protetta. “Vero-na, per definizione la cittadella dell’Italia settentrionale, non era fortificata a sufficienza. E meglio non parlare di Milano, dove i ba-stioni servivano solo da passeg-giata pubblica.” Parole di un mi-litare, come del resto era sempre stato Radetzky, perché l’esercito austro-ungarico che nel 1831 comprendeva 104.000 effettivi, nel 1846 era stato ridotto a 49.287. Le motivazioni? Esigenze

del bilancio statale, ma si può ag-giungere anche la sottovaluta-zione della minaccia incombente ai confini dell’impero. Sottolinea l’autore che “l’esercito di un re-gime anacronistico come quello austriaco zoppicava dietro le esi-genze dei tempi” e che gli Au-striaci erano “avvezzi ad agire solo se li mettevano in moto, come una macchina.” Sebbene fosse vero che nessuna potenza straniera minacciava il Regno Lombardo-Veneto in quegli anni, quando il vecchio generale as-sunse il comando delle truppe in Italia constatò una situazione di diffuso lassismo, in cui gli ufficia-li superiori “se la prendevano co-moda”, i membri dello stato maggiore apparivano dei sempli-ci “geografi del genio” e il siste-ma militare era “decrepito sotto parecchi aspetti”, per concludere che “non basta indossare l’uni-forme per essere un vero solda-to”. Queste osservazioni più vol-te presentate, discusse e criticate a Vienna, finivano per lasciare ogni volta il tempo che trovava-no. La monarchia asburgica, così immersa nella propria immagine di potenza, giudicava le obiezio-ni degli uomini come Radetzky fastidiose quanto inconsistenti. Rispondeva il Metternich: “Rico-nosco il pericolo e i soli mezzi a cui il vostro governo deve ricor-rere per scongiurarlo consistono in buone leggi e in buone forme di governo, nonché in una ido-nea potenza militare”, ma il rife-rimento finale all’esercito che presidiava il Lombardo-Veneto sembrava, più che il riconosci-mento di un’effettiva esigenza, un ammonimento al suo coman-dante. L’Austria non aveva mai riconosciuto incondizionatamen-te le capacità di Radetzky, fin da

Page 28: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

28 FAHRENHEIT 451

quando egli aveva progettato con successo l’occupazione della Francia napoleonica. Ne era di-mostrazione il fatto che, nono-stante fosse stato avviato alla carriera delle armi fin da ragaz-zo, l’avanzamento a feldmare-sciallo gli era stato concesso nel 1836, quando aveva 70 anni di età e 52 anni di servizio alle spal-le. L’insurrezione di Milano nel marzo 1848 e l’arrivo dell’armata piemontese di Carlo Alberto, con la conseguente ritirata austriaca verso il Quadrilatero, dimostra-rono che i suoi timori erano sem-pre stati fondati. Quando, il 18 marzo, giunse a Milano la notizia dell’insurrezione di Vienna, l’an-ziano comandante trovò un’ulte-riore conferma alle proprie con-vinzioni. Eppure la sua forza d’animo non lo abbandonò nep-pure in quel frangente. Il 13 apri-le, scriveva infatti da Verona:

“Ringrazierò il mio Creatore se mi sarà concessa la possibilità di resistere abbastanza a lungo qui, dacchè non ricevo ancora rinfor-zi da nessuna parte” ma aggiun-geva: “Per dirla in breve, grandi angustie, niente denaro, poco ancora da vivere, sempre preso nel turbine della guerra, ma sem-pre saldo nella volontà e nel co-raggio.” Quella volontà e quel coraggio che gli avrebbero per-messo, entro breve tempo, di ro-vesciare l’andamento del conflit-to, battendo i Piemontesi a Custoza e ricacciandoli oltre il Ti-cino. Soprattutto, rimettendo piede nella “sua” Milano. Radet-zky era attaccato a questa città di 200.000 abitanti per tanti mo-tivi: amava andare alla Scala, banchettare insieme ai suoi sol-dati, bere vino buono, pranzare nelle osterie e gustare certi piatti che la cucina austriaca non cono-

sceva. Amava anche gli gnocchi con la zucca che Giuditta Mere-galli, stiratrice e ricamatrice di Sesto San Giovanni al suo servi-zio, gli cucinava spesso e…amo-revolmente, perché il feldmare-sciallo era suo amante dal 1835 e avrebbe mantenuto tale rappor-to con lei fino al 1855, regalan-dole 4 figli. Con la moglie, Fran-ziska Romana contessa Strassoldo - Grafenberg, esisteva ormai un contatto molto formale, sebbene egli provasse per lei un tenero affetto. L’aveva sposata nel 1798, quand’era un promettente uffi-ciale di 31 anni: lei ne aveva pa-recchi di meno e gli avrebbe dato 8 figli. In diverse situazioni, quan-do sui campi di battaglia smette-va di tuonare il cannone, Radet-zky le inviava lettere come questa, datata 29 luglio 1848, pochi giorni dopo la vittoria di Custoza: “Mi affretto a comuni-

Page 29: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

29

Chi brucia i libri, presto o tardi arriverà a bruciare gli esseri umaniHeinrich Heine

FAHRENHEIT 451

carti che il giorno 23, dopo esser-mi accorto che i piemontesi ave-vano inviato parte delle loro forze contro Mantova, ne ho at-taccato, con l’aiuto di Dio, le po-sizioni e li ho sconfitti; i due gior-ni seguenti fu il nemico a sferrare l’attacco, venne respinto…Ades-so non gli dò tregua, per batterlo ancora una volta e riconquistare così la Lombardia al mio signo-re.” Promessa mantenuta alla grande, perché il regio esercito sardo, dopo la ripresa della guer-ra, subì la disastrosa sconfitta di Novara il 23 marzo 1849. Grande uomo, quel Radetzky: finalmen-te se ne accorse anche la corte di Vienna, che lo nominò “Gran Croce dell’Ordine di Maria Tere-sa”. Il 1848 era incominciato con l’umiliante ritirata austriaca da Milano e il 1849 con l’avanzata degli austro-ungarici su Torino. Nel mese di marzo Radetzky avrebbe potuto bombardare la città facendo strage dei rivoltosi; ma non lo fece; forse, come sug-gerisce qualche storico, parte del merito andò proprio a Giuditta Meregalli, che riuscì a dissuader-lo. Più probabilmente, perché ri-teneva un’azione indegna di un ufficiale di carriera colpire indi-

scriminatamente la popolazione civile. La guerra, secondo Radet-

zky, era un confronto sul campo fra soldati. Nulla

poteva rendere più fe-lice il “grande vec-chio” dai capelli ros-si, il feldmaresciallo

dell’impero conte von Radetz, quanto la di-

sfatta inflitta a Carlo Alberto ed al suo esercito. L’anziano mare-sciallo aveva saputo ritirarsi, ri-compattare le sue forze, mettere a punto una strategia offensiva e cogliere una vittoria travolgente. Quando rientrò a Milano, molti tra la folla lo acclamarono da trionfatore. Franz Grillparzer, il più grande dei poeti austriaci, in-neggiò a lui e ai suoi soldati come ai salvatori dell’impero: “L’Au-stria è raccolta sotto le tue ten-de. Noi non siamo che i suoi spar-si, smarriti frammenti.” Johann Strauss senior compose per lui l’Opera 228, divenuta la celeber-rima “Marcia di Radetzky”,rappresentata a Vien-na nel giorno di ferragosto del 1848. L’irriducibile condottiero aveva ancora davanti diversi anni di vita, ma si rendeva conto che la parte migliore della sua esi-stenza era ormai trascorsa. A 91 anni diede l’addio alle sue trup-

pe, che ormai andava ad ispezio-nare sospinto su una sedia a ro-telle da un attendente. Poco tempo dopo il ritiro definitivo, la sua salute peggiorò rapidamen-te. Il 26 dicembre 1857 terminò il testamento, nominando erede universale il figlio Theodor e do-nando molti dei suoi beni alla fi-glia Friederike. Lasciò anche di-screte somme di denaro al proprio cameriere, al pasticciere al capo della sua scuderia, ma so-prattutto si ricordò di Milano, fa-cendo consegnare 500 fiorini all’arcivescovo perché li utilizzas-se a favore dei poveri e per la ce-lebrazione delle messe. “Come cristiano” scrisse a conclusione del documento “mi pento di tut-ti i peccati ed errori commessi e chiedo perdono a quanti ho in-volontariamente offeso o feri-to.” Il 31 dicembre si confessò e ricevette l’eucaristia. Lucido fino all’ultimo, il 5 gennaio 1858 si spense in seguito ad una paralisi polmonare. Un grande saggio, quello di Franz Herre, che scava nella profondità del personaggio, sfatando molti luoghi comuni alla ricerca della verità storica, della reale dimen-sione del protagonista e dei sen-timenti dell’uomo. Recensione di DOMENICO RIZZI

PRANZO FESTA DEGLI ANZIANI

Dal giorno 15 settembre 2011 sarà possibile ritirare presso gli Uffici del Comune il buono di adesione al pranzo della Festa degli Anziani. Il buono potrà essere ritirato sia dall’interes-sato che da una persona inca-ricata dall’interessato stesso. Il buono dovrà poi essere con-segnato all’organizzazione al momento dell’accesso alla sala pranzo nel corso della festa.

Il Vice Sindaco – Assessore ai Servizi SocialiDonata Venini

Page 30: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

30

Giornate di ordinaria follia Considerazioni sulla raccolta ingombranti

Via per Loveno:n. 2 telai sedien. 4 cassette in plastican. 1 ceppo coltelli legnon. 1 rete metallican. 2 cartoni mistialcune barre in metallo

Parcheggio S. Michele n. 2 televisorin. 1 materasso singolon. 1 materasso 1 piazza e ½n. 1 sedia da giardinon. 1 vaso in cotton. 1 palletn. 3 sacchetti con materiale di risultan. 3 pneumaticin. 1 cassetton. 1 fascio di angolari PVC per armaturen. 1 rotolo tubo corrugaton. 15 (circa) piastrelle in marmo

Via Poletti-Parco Giochi:n. 2 poltrone legnon. 3 sedien. 1 lampada da tavolon. 6 pentole e padellen. 1 cassetton. 1 televisoren. 1 rete metallican. 1 scaffale a ruoten. 1 coperchio per WCn. 1 lamiera arrugginitan. 3 vasi per fiori in PVC n. 1 cartone misto

Via Cadorna-Sassello:n. 1 cartone pieno di inertin. 3 cartoni con materiale da imballon. 30 (circa) piastrelle in ceramica

Fine raccolta:n. 2 operai comunali impie-gati n. 1 ora per raccolta ingom-branti presso piazzolen. 1 ora per trasporto e smaltimento in discarica (Porlezza)n. 1 ora per raccolta materia-li inerti n. 1 ora per pulizia fondo piazzolen. 2 ore di operatore con automezzon. 300 Kg. Materiale ingom-brante raccolto e smaltiton. 0,5 mc. Materiale inerte raccolto e stoccato presso deposito comunale

Cadenza 2 volte la settimana - 104 volte all’anno - 624 ore di ma-estranza (sottratte ad altri interventi) - 208 ore di impego auto-mezzo Intervento su base annua 08/04/2001Costi: manodopera € 78,00 € 8.112,00 automezzo € 70,00 € 7.280,00 tolale € 148,00 € 15.892,00 Meditate...

Via Poletti-Sonenga:n. 1 materasso matrimonialen. 1 palo metallico

MENAGGIO MORMORA

Page 31: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il

31

In vetta le squadre di Menaggio Campionato provinciale CSI a 7 giocatoriOttima annata per le due squadre menaggine che militano nel Cam-pionato Provinciale C.S.I. di Calcio a 7 Giocatori. Il Fraquelli Ettore di Croce al primo posto con 62 punti (aggiornamento al 14 apri-le 2011) la Polisportiva Lariana di Menaggio al secondo, che spera di confermare nell’ultima gara, come speriamo tutti vivamente, prevalendo sulla diretta avversa-ria del Piano e Valli. E’ davvero una grande soddisfa-zione per il nostro Comune que-sto duplice piazzamento favore-vole in un girone di 14 squadre, dove molte delle “quotate” squa-dre comasche e brianzole – San Luigi, Civello, Rovennese, Burpers - sono state largamente distan-ziate a suon di goal dalle nostre formazioni centrolariane. Il Croce ha perso in tutto 3 partite, avan-zando come un bulldozer e con-quistando qualche vittoria con punteggi tennistici per 5-0, 6-0 e 11-0. Ha sofferto però nei due derby, aggiudicandosi il primo per 4-3 e pareggiando il secondo per 4-4. Ciò non deve sembrare tuttavia un demerito della Fra-quelli Ettore, bensì evidenzia la grande caparbietà e qualità del gioco espresse dalla Polisportiva

SPORT E TEMPO LIBERO

Lariana che, pur disponendo di un parco giocatori più limitato, ha sfoderato in entrambe le occa-sioni grinta e determinazione, mi-surandosi con la forte avversaria senza timori reverenziali. Anche per questo, la posizione del Me-naggio appare più che meritata, sebbene in qualche occasione ab-bia subito delle sconfitte casalin-ghe un po’ inaspettate, come con l’Ossuccio (0-1) il Gravedona (3-4) e il San Luigi (1-2). Dunque, se il primo posto del Croce rientrava nei programmi, data la notevole qualità ed esperienza dei gioca-tori messi in campo, il raggiungi-mento della posizione d’onore da parte del Menaggio era tutto da verificare. Adesso non rimane che

confidare nei play-off, dei quali forniremo la cronaca sul prossimo numero del giornale. Arrivare ai vertici della classifica è un eccellente risultato, ma non basta, ovviamente. La strada è ancora lunga e l’ultimo tratto è senz’altro il più rapido, considera-to il valore delle squadre dell’al-tro girone. Se il Menaggio – che ha perso una pedina importan-te con il serio infortunio subito dall’attaccante Fumagalli - dovrà fare molta attenzione all’ulti-ma partita per non pregiudicarsi la posizione ottenuta, il Croce, avendo già la certezza aritmeti-ca del primo posto, avrà il dovere di intensificare la preparazione in vista degli importanti impegni che l’attendono. Concentrazione, consapevolezza delle proprie capacità, unitamen-te all’umiltà, sono gli eterni requi-siti per conquistare il successo. In attesa di poter dare un resocon-to dettagliato delle fasi finali del campionato, ci limitiamo ad au-gurare ad entrambe le formazio-ni e ai loro dirigenti un “In bocca al lupo!”. Combattete come nelle migliori occasioni, sfoderate tut-ta la grinta di cui disponete e poi, bizze della sorte permettendo…che crepi il lupo!

Domenico RizziPolisportiva Lariana – Menaggio

Fraquelli Ettore – Croce

Page 32: in primo piano - comunemenaggio.info Menaggio/qui menaggio Aprile... · Camillo Benso Conte di Cavour Il tessitore dell’Unità d’Italia. 2 IN PRIMO PIANO segue da pag. 1 vo il