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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 21 - 27 maggio In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330 La nostra S. Vincenzo: testimonianze. Dal Madagascar, Vincenzi Emanuela È quasi ora di partire e consegnare quella cospicua fonte di ri- cordo corrisponden- te ad una adozione a distanza del Mer- catino di Primavera allestito la domenica delle Palme davanti alla nostra chiesa. Quest’anno la desti- nazione sarà il Ma- dagascar dove da cinque anni mi aspettano le Suore Or- soline Figlie di Maria Immacolata di Verona distribuite da oltre sessant’anni in sedici comunità di missione via via aperte. Consegnerò l’importo nelle mani di Suor Dorotea suora Superiore Regionale e Suor Eugenia storica economa della Regione e questo verrà destinato ai bisogni e alle esigenze che le singole comunità sparse nell’ “isola ros- sa” presentano. Le 140 suore, nelle loro comunità, si dedicano alla scola- rizzazione di migliaia di bambini e ragazzi che altrimenti non avrebbero alcuna istruzione, all’insegnamento della religione cattolica e alla preparazione ai sacramenti dei ragazzi e degli adulti, alle cure mediche di persone am- malate che si rivolgono ai dispensari dopo ore ed ore di cammino o trasportate in bicicletta o in auto (per i più for- tunati) considerando che laggiù le distanze, non esisten- do “strade normali, né mezzi pubblici, si misurano in giorni di cammino. Nel villaggio di destinazione, in mezzo alla foresta a nord -est dell’Isola, vi è l’unica linea ferroviaria, lunga 70 Km. del Paese. Il venerdì, ap- profittando dell’unica cor- sa settimanale del treno, raggiungono il dispensario centinaia di ammalati. Per i più lontani, sparsi nella foresta, le suore stesse si spostano ogni quindici giorni raggiungendo i villaggi con una barca a motore, risalendo uno splendido fiume e, dopo tre ore di viaggio. E volendo continuare nel raccontare l’eroicità di queste missionarie, il villaggio dove io mi fermerò maggiormente sarà Analaroa sugli Altipiani, a ottanta chilometri dalla Capitale. Antananarive che raggiungo dopo 6 ore di gip- pone attraversando piste con buche di sassi dove speri che la macchina stracarica di materiale non si rovesci. Lo scorso ottobre è stata inaugurata la sala operatoria costruita da maestranze veronesi e con la strumentazio- ne offerta dall’ Associazione di “Chirurgia Pediatrica” So- lidale “ di Trento. Un vero fiore all’occhiello per la realtà di questa comunità. Infatti ogni anno vengono accolti 60/70 bambini sparsi nell’Isola, dove offrendo nutrimento e tanta gioia, affetti da problemi di rachitismo dovuti alla malnutrizione e fino a poco prima questi venivano tra- sportati via via nella capitale per l’ultimo iter operatorio, mentre la riabilitazione veniva fatta in Istituto. L’equipe di Trento si trasferisce ad Anilarca e qui vengo- no concertati gli interventi sia per i bambini ospiti che per quelli che venuti a conoscenza, arrivano senza indugio da ogni dove. È una realtà bellissima dove tocchi con mano la presenza di questi angeli che mai versano una lacrima, dove la gioia ed il sorriso sono la costante di ognuno, dove gli abbondanti piatti di riso non sono mai sufficienti a soddisfare l’appetito, dove non esistono smorfie per dimostrare che “qualcosa” non piace, dove il gioco di gruppo e le grida di felicità danno carica. Appena operati, i bambini vengono messi nelle sedie a rotelle e sono accolti dagli altri bambini che portano loro il vassoio del pranzo e li accompagnano a letto. È questa una realtà difficilmente immaginabile nei nostri Paese iper sviluppati. Ringrazio veramente il Signore di aver scoperto, tra gli Altipiani, questo microscopico villaggio dove si va a prendere un goccio di petrolio per accende- re una luce fioca alla finestra e dove, di sera, rimani in- collato con il naso all’insù per fissare negli occhi quel meraviglioso cielo stellato, opera inconfondibile del Creatore. Dalle case giallein via Ferrovia Domenica 6 Maggio abbiamo festeggiato l’inizio della primavera insieme ad alcuni ospiti di “case gialle”, alloggi del Comune di Treviso siti in via della ferrovia a Monigo. Alcuni ospiti, che conosciamo da oramai diverso tempo, hanno chiesto di incontrarci e proponen-

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Parrocchia di Monigo FOGLIETTO PARROCCHIALE a. XIX n° 21 - 27 maggio

In internet: www.parrocchiamonigo.com - Parroco: 3472631330

La nostra S. Vincenzo: testimonianze.

Dal Madagascar, Vincenzi Emanuela

È quasi ora di partire e consegnare quella cospicua fonte di ri-cordo corrisponden-te ad una adozione a distanza del Mer-catino di Primavera allestito la domenica delle Palme davanti alla nostra chiesa.

Quest’anno la desti-nazione sarà il Ma-

dagascar dove da cinque anni mi aspettano le Suore Or-soline Figlie di Maria Immacolata di Verona distribuite da oltre sessant’anni in sedici comunità di missione via via aperte.

Consegnerò l’importo nelle mani di Suor Dorotea suora Superiore Regionale e Suor Eugenia storica economa della Regione e questo verrà destinato ai bisogni e alle esigenze che le singole comunità sparse nell’ “isola ros-sa” presentano.

Le 140 suore, nelle loro comunità, si dedicano alla scola-rizzazione di migliaia di bambini e ragazzi che altrimenti non avrebbero alcuna istruzione, all’insegnamento della religione cattolica e alla preparazione ai sacramenti dei ragazzi e degli adulti, alle cure mediche di persone am-malate che si rivolgono ai dispensari dopo ore ed ore di cammino o trasportate in bicicletta o in auto (per i più for-tunati) considerando che laggiù le distanze, non esisten-do “strade normali, né mezzi pubblici, si misurano in giorni di cammino.

Nel villaggio di destinazione, in mezzo alla foresta a nord-est dell’Isola, vi è l’unica linea ferroviaria, lunga 70 Km. del Paese. Il venerdì, ap-profittando dell’unica cor-sa settimanale del treno, raggiungono il dispensario centinaia di ammalati. Per i più lontani, sparsi nella foresta, le suore stesse si spostano ogni quindici

giorni raggiungendo i villaggi con una barca a motore, risalendo uno splendido fiume e, dopo tre ore di viaggio.

E volendo continuare nel raccontare l’eroicità di queste missionarie, il villaggio dove io mi fermerò maggiormente sarà Analaroa sugli Altipiani, a ottanta chilometri dalla Capitale. Antananarive che raggiungo dopo 6 ore di gip-pone attraversando piste con buche di sassi dove speri che la macchina stracarica di materiale non si rovesci.

Lo scorso ottobre è stata inaugurata la sala operatoria costruita da maestranze veronesi e con la strumentazio-ne offerta dall’ Associazione di “Chirurgia Pediatrica” So-lidale “ di Trento. Un vero fiore all’occhiello per la realtà di questa comunità. Infatti ogni anno vengono accolti 60/70 bambini sparsi nell’Isola, dove offrendo nutrimento e tanta gioia, affetti da problemi di rachitismo dovuti alla malnutrizione e fino a poco prima questi venivano tra-sportati via via nella capitale per l’ultimo iter operatorio, mentre la riabilitazione veniva fatta in Istituto.

L’equipe di Trento si trasferisce ad Anilarca e qui vengo-no concertati gli interventi sia per i bambini ospiti che per quelli che venuti a conoscenza, arrivano senza indugio da ogni dove. È una realtà bellissima dove tocchi con mano la presenza di questi angeli che mai versano una lacrima, dove la gioia ed il sorriso sono la costante di ognuno, dove gli abbondanti piatti di riso non sono mai sufficienti a soddisfare l’appetito, dove non esistono smorfie per dimostrare che “qualcosa” non piace, dove il gioco di gruppo e le grida di felicità danno carica.

Appena operati, i bambini vengono messi nelle sedie a rotelle e sono accolti dagli altri bambini che portano loro il vassoio del pranzo e li accompagnano a letto. È questa una realtà difficilmente immaginabile nei nostri Paese iper sviluppati. Ringrazio veramente il Signore di aver scoperto, tra gli Altipiani, questo microscopico villaggio dove si va a prendere un goccio di petrolio per accende-re una luce fioca alla finestra e dove, di sera, rimani in-collato con il naso all’insù per fissare negli occhi quel meraviglioso cielo stellato, opera inconfondibile del Creatore.

Dalle ‘case gialle’ in via Ferrovia

Domenica 6 Maggio abbiamo festeggiato l’inizio della primavera insieme ad alcuni ospiti di “case gialle”, alloggi del Comune di Treviso siti in via della ferrovia a Monigo. Alcuni ospiti, che conosciamo da oramai diverso tempo, hanno chiesto di incontrarci e proponen-

doci di organizzare insieme una festa di primavera. Ab-biamo accolto subito la loro idea! e grazie alla collabora-zione dell’Associazione San Vincenzo, del MOMI, e di altre realtà del volontariato presenti nella parrocchia di Monigo, aiutati anche dagli operatori della cooperativa La Esse, ci siamo organizzati per realizzarla! È stata una domenica all’insegna di un clima gioioso e famigliare. Dopo aver gustato e apprezzato le pietanze che ognuno aveva preparato è arrivato il momento della musica! I ragazzi presenti alla festa, con la loro famiglia hanno creato un bel momento, intrattenendoci con can-zoni degli anni ’60 per la gioia di tutti noi…insomma, un’occasione per qualche ora di serenità e condivisione, da ripetere sicuramente…! un Grazie a tutti!!!

Wanna, Gior-gio, Corrado, Jaques, oltre ad averci ospitato han-no partecipa-to anche all’organizza-zione, prepa-

rando ognuno qualcosa per tutti…alcuni di loro hanno voluto esprimere un pensiero ed un grazie per la festa… “…la festa di primavera è stata bella, quello che mi è piaciuto di più è stato il momento in cui siamo stati insie-me, abbiamo riso, scherzato e cantato. I ragazzi e le fa-miglie che erano presenti mi hanno fatto divertire moltis-simo. Soprattutto i ragazzini quando hanno iniziato a suonare e cantare le vecchie canzoni di una volta. A me piacerebbe che questi momenti di festa venissero fatti ancora…ringrazio tutte le persone che ci hanno aiutato ad organizzare la festa…” Wanna.

“…ogni volta che ci troviamo diventa una domenica spe-ciale, si parla di tutto, si sta in buona compagnia ed an-che si mangia molto bene! Alla fine rimane sempre qual-cosa da portarsi a casa sia il cibo ma soprattutto l’alle-gria del momento. Mi è piaciuto tanto la gente, la compa-gnia e il discorrere di tante cose. Spero che questi mo-menti si possano ripetere ancora e vorrei partecipare sia alla preparazione che ai momenti in cui si canta suonan-do anch’io per la gente…” Giorgio.

Ucraina: realtà dimenticata. Il 6 aprile 2014, manifestanti armati prendono pos-sesso di alcuni palazzi governativi nelle regioni di Donetsk, Lugansk e Kharkiv. Comincia così una guerra nel cuore dell’Europa che ancora oggi non si è placata: 10mila vittime, 2 milioni di sfollati. “La

tragedia più grande di questo conflitto è la dimen-ticanza generale”, confida al Sir il nunzio apostolico in Ucraina, monsignor Claudio Gugerotti.

Evidentemente ricordare dà fastidio per tante ra-gioni e, quindi, non se ne parla. Ed è questo silen-zio che uccide, oltre al fatto di sentire continua-mente la minaccia delle armi, il rumore dei mortai, la minaccia delle mine. È la sensazione di essere abbandonati”. I tecnici parlano di conflitto congela-to, guerra ibrida, simile a quello che si svolge nel vicinato russo in Transnistria, Abkhazia e Nagorno Karabakh.

Tutti hanno dimenticato, tranne Papa Francesco. Il nunzio racconta di aver trascorso tutta la Settima-na Santa nei luoghi del conflitto. “Dal Papa – dice – ho ricevuto questa raccomandazione molto forte di andare spesso a incontrare le persone che sono rimaste, cercare di consolarle, pregare con loro e portare la sua benedizione”. E così per Pasqua mons. Gugerotti ha visitato un villaggio che si trova nelle vicinanze delle città di Lugansk e Donetsk. “La gente stava lì ad aspettare”, racconta: “Quando so-no entrato nella cappella ho trovato un’atmosfera totalmente inattesa. Gente che piangeva, commos-sa, che mi abbracciava. Ho chiesto: che cosa state vivendo? E loro mi hanno risposto: ‘Noi non servia-mo a nessuno. Siamo inutili sia per i russi sia per gli ucraini.

L’unica cosa che non potevamo mai immaginare è che il Papa inviasse il suo rappresentante a cele-brare la Pasqua con noi. Non riusciamo a crederci’. Ed io ho raccontato loro che partendo

ho chiesto al Santo Padre una benedizione speciale per loro e Papa Francesco ha risposto nel giro di pochi minuti. La gente era in lacrime. La gioia di queste persone

di non sentirsi dimenticate è un’esperienza che po-terò dentro di me per sempre”. L’operazione “Papa per l’Ucraina”. Il nunzio va spesso nella zone di guerra perché è ancora in atto l’operazione “Papa per l’Ucraina” che ha comportato in tutte le par-rocchie d’Europa la raccolta di una somma impor-tante di denaro alla quale il Papa ha desiderato ag-giungere un suo contributo personale di 5 milioni di euro per un totale di 16milioni di euro.

Ad oggi, l’iniziativa ha raggiunto 800mila persone con aiuti diversificati secondo le esigenze. La situazione. Lo scarso accesso alle medicine, la mancanza di acqua, la difficoltà di accedere ai vive-ri, la cattiva alimentazione, le file, le difficoltà buro-cratiche. “Tutto questo crea una situazione che, protraendosi da anni, è estremamente ingestibile dal punto di vista psicologico”, racconta il nunzio: “E a soffrirne sono soprattutto i bambini e le perso-ne anziane. Mi diceva un medico che in contesti così provati, diminuisce anche la resistenza immu-nitaria alle malattie”, per cui ”si può morire anche per una bronchite e in età giovanile”. Monsignor Gugerotti si rivolge all’Europa. “Se l’Eu-ropa pensa di risolvere i suoi problemi guardando soltanto alle sue questioni interne, non solo non riuscirà a risolverli ma sarà schiacciata dalla pres-sione esterna. Per cui soltanto uno sguardo mon-diale può essere oggi una salvezza per tutti. Non esiste più il ‘si salvi chi può’. Alle porte dell’Europa, c’è un conflitto ma l’Europa è troppo presa dai pro-blemi nazionali e dalla difficoltà del suo stare insie-me per accorgersene. Se non si riscopre la solida-rietà internazionale come mezzo per ristabilire un minimo di diritto comune, per garantire un minimo di giustizia e equità, noi non solo non salveremo noi stessi ma lasceremo perire altre persone pen-tendoci poi in futuro di non aver visto”.

ll mondo non adotta più bambini: dal

2004 al 2016 le adozioni sono calate quasi dell’80% a livello mondiale.

Ma in questo inverno della solidarietà familiare c’è una tenue lucina. E, incredibile a dirsi, arriva dall’I-talia. Nel nostro Paese il crollo è stato 'solo' del 55%. Nel 2010, il nostro anno più fecondo, sono arrivati 4.130 bambini.

Le famiglie italiane continuano a mostrarsi acco-glienti anche nei confronti di tutti quei bambini 'problematici' – con lievi patologie, disabilità psico-fisiche, difficoltà di apprendimento – che non solo non vengono accolti all’interno dei Paesi d’origine, ma neppure negli altri Paesi occidentali.

Negli ultimi 50 anni i bambini senza famiglia accolti in Occidente hanno superato quota 500mila. I 23 Paesi più generosi sono gli Stati Uniti, poi l’Italia, la Spagna, la Francia, il Canada e via via tutti gli altri. Il boom delle 'braccia aperte' è stato toccato dal 1998 al 2004, quando gli arrivi hanno fatto regi-strare un +273% mentre nei dodici anni successivi – dal 2004 al 2016 – il crollo è stato del 77% a livel-lo mondiale.

Non ci sono più bambini adottabili? Purtroppo è vero il contrario: aumentano in modo progressivo, soprattutto nei Paesi asiatici e africani, dove la crisi demografica risulta quasi irrilevante rispetto ai no-stri parametri. L’ ultimo dato Unicef parla di circa 120 milioni di minori senza famiglia in tutto il mon-do. Soprattutto negli Stati Uniti, mentre le adozioni crollavano, il ricorso all’utero in affitto, ben più oneroso, è risultato in costante aumento.

Sono cambiante le politiche degli Stati. L'Etiopia, dopo aver permesso nell’ultimo ventennio l’ado-zione di oltre 10mila minori, ha deciso lo scorso anno di sospendere tutto. Desiderio di mostrare all’Occidente una nuova maturità economico-sociale tanto da poter far da sé anche per quanto riguarda i bambini senza famiglia? Probabile, an-che se i volontari degli enti autorizzati all’adozione internazionale che hanno avuto la possibilità di ve-dere gli istituti dove sono ospitati gli orfani nel Pae-se del Corno d’Africa, parlano di condizioni tutt’al-tro che ideali. Stop alle adozioni, o drastiche riduzioni, anche per il Congo, l’Uganda, il Mali, mentre in Burkina Faso, pur con numeri irrisori, si registra una tendenza contraria. La Polonia ha sospeso le adozioni verso l’Occiden-te. Ma il crollo degli arrivi dai Paesi dell’Est è gene-ralizzato. Forti riduzioni anche da Bielorussia, Ro-mania, Ucraina. La Russia ormai concede minori con il contagocce. E, da alcuni anni, ha bloccato ogni rapporto con gli Stati Uniti. Nel 2004 furono oltre 5mila i piccoli inviati in America. Nel 2016

Giorno Ore Intenzioni S. Messe defunti

Sabato 26 19.00 Liberali Rino e Fam. Vianello; Lucchetta Silvano,Alessandra,Giovanni ed Elisabet-ta;

Domenica 27

8.00 S. Anna Menegazzi Umberto, Emilia, Giannina, Lorenzo, Marcello;

9.00 Crosato Sergio e Costante; Stradiotto Romildo; Fermi Divo;

11.00 Canterà la Messa il coro “La sorgente”

Raffaella Tiecher;

Martedì 29 20.00 S. Messa presso chiesetta S. Anna ore 20

Mercoledì 30 19.30 Messa via del Comune, fam. Feltrin

Giovedì 31 19.30 Via Sovernigo, fam. Pozzobon

Venerdì 1 19.30 Via Antoniutti

Sabato 2 19.00

Matrimonio di Foffano Fabio e De Lazzari Elena ore 11

Durante Guido, Teresa e Donatella e fam.; Rossi Gino e fam; Albino, Clelia e def. Bu-so; Stradiotto Elena e Selva Antonio;

Domenica 3

8.00 S. Anna Condotta Emma e Cendron Antonio; Cendron Luca;

9.00 Caldato Giuseppe; Bergamin Ivo; Claudio Barbon e Costante; Marangon Angela;

11.00

Maggio 2018

Martedì 29: presso chiesetta S. Anna ore 20 Mercoledì 30: via del Comune (fam. Feltrin) Giovedì 31 : via Sovernigo (Pozzobon Marco)

Giugno: Venerdì 1 : via Antoniutti Lunedì 4: via Castellana (Lucchetta Guido) Mercoledì 6 : via 33° Regg. (Wilma e Daniele)

nessuno.

Altro dato è l’aumento costante dell’età dei mino-ri considerati adottabili. In parte la ragione potreb-be essere individuata nell’avvio di un sistema na-zionale di adozioni anche in Paesi che fino a pochi anni fa ne erano privi, come India e Cina. Da quelle nazioni ormai arrivano in Occidente solo ragazzini dagli 8-10 anni in su, o affetti da problemi psicofisi-ci. Ma la stessa tendenza si registra da parte dei Paesi latino-americani, dove le situazioni economiche so-no ben più problematiche. Anche in questo caso le ragioni sono diverse. Il risultato però finisce per pe-

nalizzare le scelte solidali delle famiglie occidentali, aumentando la complessità dell’inserimento. E purtroppo, in alcuni casi, anche il fallimento adotti-vo.

Cosa attendersi per il futuro? Forse qualche bella sorpresa, ha sottolineato Selman. Più realistica-mente, per quanto riguarda l’Italia, l’impegno di salvaguardare il nostro sistema delle adozioni che, come ha fatto notare Paola Crestani, presidente Ciai, rimane una risorsa preziosa, una risposta effi-cace per tutelare il superiore interesse dei minore senza famiglia.