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In alto: Giovanni Pacini in una stampa donata dalla consortedell’ultimo nipote del compositore (collezione privata Jeremy Commons)

In basso: partitura manoscritta: il finale del Convitato di Pietra, dove, sulla destra,è leggibile la scritta “A Casa del Diavolo!! (foto g.c. da Daniele Ferrari)

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Maestro direttore e concertatoreDaniele Ferrari

RegiaLorenzo Maria Mucci

Coordinamento scenograficoGiacomo Callari e Enrico Spizzichino

Disegno luci Michele Della Mea

Orchestra Arché

Coro Laboratorio Lirico San NicolaMaestro del Coro Stefano Barandoni

Coproduzione del Teatro di Pisa e del Teatro del Giglio di Lucca

Don GiovanniDonn’Anna

zerlina Masetto

Duca Ottavio Il Commendatore

Ficcanaso

Massimiliano Silvestri Sandra Buongrazio Giulia De Blasis Daniele Cusari Roberto Cresca Sinan Yan Carlo Torriani

LUCCA Teatro San Girolamosabato 5 dicembre 2015 ore 20.30

Il COnvITATO DI PIeTRAfarsa o operetta in due atti

(libretto attribuito a Gaetano Barbieri)

musica di Giovanni Pacini

edizione critica basata sull’autografo del compositoree sui materiali utilizzati per la rappresentazione del 1832

a cura diJeremy Commons e Daniele Ferrari

© 1999, 2008 by Jeremy Commons and Daniele Ferrari

prima rappresentazione italiana assoluta in tempi moderni

personaggi e interpreti

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jeReMy COMMOnS

Dopo aver insegnato per molti anni Letteratura Inglese presso la VictoriaUniversity di Wellington (Nuova Zelanda), nel 1989 ha deciso di dedicarsi comple-tamente alla ricerca nell’ambito dell’opera italiana del primo Ottocento.Attivo per molti anni nello studio delle opere di Donizetti, ha contribuito alla rina-scita dell’interesse nei confronti di musicisti quali Vaccaj, Balducci e Pacini.Ha scritto numerose introduzioni per registrazioni operistiche di Dame JoanSutherland e Richard Bonynge oltre che per l’etichetta discografica londineseOpera Rara.è anche autore dei libretti di alcune opere di rinomati compositori neozelandesi,rappresentate da Sirius Opera (una piccola compagnia d’opera da lui fondata ediretta) e dalla Otago University.Nel 2006 la Victoria University di Wellington gli ha conferito il Dottorato Onorariodi Letteratura.

DAnIele FeRRARI

Ha studiato direzione d’orchestra a Milano, Vienna e, privatamente, con CarloMaria Giulini. Si è diplomato in composizione (A. Corradini, B. Bettinelli), pianofor-te (A. Mozzati ed A. Colombo) ed organo principale (G. W. Zaramella).Ha trascritto, rivisto, eseguito e registrato molte composizioni rare o inedite dicompositori quali E. Rincon d’Astorga, F. P. Ricci, e G. B. Sammartini. Di quest’ul-timo ha diretto la prima incisione mondiale integrale delle Early Symphonies (IImiglior disco italiano del 1995), oltre alle Cantate Sacre, pubblicate in CD daNaxos. La sua incisione de Il Pianto degli Angeli della Pace di G. B. Sammartini èstata giudicata “ottima” dalla prestigiosa rivista mensile italiana Musica.Con Jeremy Commons ha completato la ricostruzione e la revisione de Il Convitatodi Pietra di Giovanni Pacini, rappresentata nel luglio 2008 al Festival Rossini di BadWildbad (Stuttgart) in prima mondiale sotto la sua direzione, nonché trasmesso indiretta dalla Radio di Stato tedesca e registrato in CD Naxos.Ha trascritto e rivisto la Missa Mariae Dicata di Nino Rota, della quale ha direttola prima esecuzione il 16 dicembre 2010 nel Duomo di Milano, trasmesso in diret-ta TV.Ha composto i Canti di Alice per voce media e pianoforte su poesie di Alice Sturiale(tratte da Il libro di Alice, edizione Rizzoli), che sono stati presentati nell’ambito dialcuni eventi culturali e letterari lombardi.Da alcuni anni collabora stabilmente con Luciana Serra, che ha diretto in vari pro-grammi sinfonici ed operistici nella Sala Grande del Conservatorio “G. Verdi” diMilano all’auditorium “Parco della Musica” a Roma e presso la Basilica di s.Ambrogio (Ein deutsches Requiem di Brahms).Per la stagione concertistica “Serate Musicali” di Milano ha tenuto alcuni concer-ti sinfonici nei quali ha diretto il Concerto di Ciajkovskij con Dalibor Karvay, violini-sta slovacco emergente (2011 e 2012) e, nel 2013, il basso slovacco di fama inter-nazionale Stefan Kocán.Il 3 maggio 2005 ha diretto la IX Sinfonia di Beethoven in un Concerto organizza-to dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri per celebrare il 1° anniversario del-l’entrata dei dieci nuovi stati membri nell’Unione Europea. Hanno eseguito la sin-fonia l’Orchestra filarmonica Slovacca, il Coro dell’Università Cattolica di Lublino(Polonia) e quattro solisti provenienti da Repubblica Ceca, Slovacca, Lituania edUngheria.è anche attivo in campo didattico quale docente di armonia, composizione e pia-noforte.

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Il convitato di pietra costituisce un caso unico, considerandoloda un punto di vista molto importante: si tratta, infatti, di un’ope-ra composta per un’esecuzione privata affidata dal musicista aimembri della sua stessa famiglia. Come Pacini stesso annota bre-vemente nelle sue memorie, Le mie memorie artistiche (Firenze,1865):

Nel carnevale successivo 1832 composi pel gran teatro dellaFenice di Venezia l’Ivanhoe... Dopo il conseguìto successo mirecai di bel nuovo in famiglia, ove durante la mia dimora mioccupai di una piccola operetta intitolata: il Convitato dipietra, che venne eseguita da mia sorella Claudia, da miacognata, da mio fratello Francesco, da mio padre, e dal gio-vane Bilet di Viareggio nel teatrino particolare di casa Bel-luomini1. Nel tempo stesso feci lettura delle opere istrumen-tali di Beethoven, di Haydn, Mozart...

Approfondiamo questo resoconto.Giovanni Pacini nacque a Catania l’11 febbraio 1796 e morì a

Pescia il 6 dicembre 1867. Come Verdi, ebbe la fortuna di godere diuna delle carriere artistiche più lunghe tra tutti i compositori italia-ni dell’Ottocento. La sua prima opera fu rappresentata nel 1813,l’anno del Tancredi e de L’italiana in Algeri di Rossini; l’ultima (se siprescinde da un’altra, postuma) solo sette mesi prima della suamorte, nel 1867, l’anno del Don Carlos di Verdi. è sufficiente con-frontare queste opere dei suoi più famosi contemporanei per com-prendere l’enorme cambiamento nello stile e nel gusto che ebbeluogo durante i cinquantaquattro anni in cui egli fu attivo comecompositore.

jeReMy COMMOnS

Il COnvITATO DI PIeTRA

1 Sulla prima pagina del libretto manoscritto dell’Atto I, conservato presso la Biblioteca Comunale CarloMagnani di Pescia, si trova indicato che l’opera è ‘da rappresentarsi nel Teatro Regio di Viareggionell’Estate del 1832’. Comunque sia, non vi è alcuna traccia di questa rappresentazione. Pacini, ne Lemie memorie artistiche, afferma inequivocabilmente che la rappresentazione ebbe luogo nel teatroprivato di Casa Belluomini.

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La sua famiglia era di origini toscane e proveniva da Popiglio, unpaese sulle colline del pistoiese. Fu certamente per caso che Pacininacque a Catania: il caso volle che i suoi genitori si trovassero inquella città durante una tournée mentre sua madre era prossima alparto. Suo padre, Luigi, era un cantante professionista che, iniziatala carriera come tenore, la terminò come basso buffo, uno tra i piùfamosi del suo tempo. Fu il primo Don Geronio ne Il turco in Italiadi Rossini e, in epoca successiva, interpretò, tra gli altri, anche ruoliin alcune opere giovanili del figlio. La sua vita trascorse costante-mente in viaggio da un ingaggio all’altro, per la maggior parte deltempo, presumibilmente, con la sua famiglia. Se mai vi fu un com-positore cresciuto in teatro, tra le quinte del palcoscenico, conl’odore del cerone nelle narici, costui fu il giovane Pacini.

Come tutti i giovani compositori della sua epoca, anche Giovanniiniziò la sua carriera viaggiando molto. In seguito, nei primi mesi del1822, si stabilì a Viareggio, sulla riviera toscana dove, come narra luistesso ne Le mie memorie artistiche, radunò anche la sua famiglia: igenitori, il fratello Francesco e sua sorella Claudia (Giuseppina, lasorella maggiore, già sposata, era andata a vivere a Roma). Nel 1823Claudia sposò un dottore piuttosto noto, Antonio Belluomini (che inseguito divenne il medico personale di Maria Malibran), e “casaBelluomini” a Viareggio, dove Il convitato di pietra fu rappresentatonel 1832, fu quasi certamente la loro dimora.

La trama dell’opera è nota, poiché è la stessa del Don Giovannidi Mozart. Si differenzia però per la distribuzione delle parti vocaliai personaggi.

Don Giovanni, diversamente dal protagonista mozartiano, bari-tono, è affidato in quest’opera al tenore, e oltretutto ad un tenorerossiniano particolarmente acuto. Francesco Pacini, che interpreta-va il ruolo, non era un cantante professionista (era, infatti, all’epo-ca, o lo divenne in seguito, console francese di Viareggio), ma do-veva essere un dilettante assai esperto per riuscire a cantare in unatessitura così acuta e densa di fioriture.

Claudia Pacini Belluomini, che rivestì il ruolo di Zerlina, dovevaessere anch’ella particolarmente dotata, poiché la parte non èsemplicemente scritta per un giovane soprano leggero, come laZerlina mozartiana, ma richiede invece una notevole estensioneunita ad un’eccellente tecnica di coloratura.

Se entrambi questi ruoli necessitano di voci virtuosistiche, ciòvale anche, a suo modo, anche per Ficcanaso, il ruolo corrispon-dente al Leporello mozartiano. Luigi Pacini a quel tempo si era giàritirato dall’attività pubblica; morì infatti nel 1837, solo cinque anni

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dopo la rappresentazione dell’opera. Nonostante l’età riusciva an-cora a cantare in tessiture acute, contando probabilmente più sullostile che sulla prestazione vocale (secondo i canoni odierni la parte,infatti, è più adatta ad un basso-baritono che ad un basso vero eproprio); possedeva ancora una declamazione efficace, riuscendoancora a cantare rapidi scioglilingua. Luigi Pacini era chiaramenteancora in grado di cantare in modo del tutto professionale.

I ruoli restanti sono meno impegnativi. Masetto, cantato daGiovanni Bilet o Billé (probabilmente un allievo di Luigi o di Gio-vanni, o forse un amico di famiglia), è un altro basso, mentreDonna Anna, interpretata da Rosa, la moglie di Francesco Pacini, èun contralto. Anche se le loro parti rivestono comunque una certaimportanza, la trama fa sì che ambedue scompaiano abbastanzapresto nell’Atto Secondo. La partecipazione di Giovanni Billè fu inrealtà più ampia, in quanto egli interpretò anche il ruolo delCommendatore all’inizio ed alla fine dell’opera. Duca Ottavio, ilsecondo tenore dell’opera, fu interpretato da un altro allievo oamico, Domenico Tonelli.

è curioso notare che il personaggio di Donna Elvira non è pre-sente in questa versione della storia. Il suo ruolo, stranamente econ una certa dose di violenza psicologica sul carattere risultante,confluisce in quello di Zerlina.

Nel presentare questa edizione de Il convitato di pietra non siintende certo affermare che rappresenti un capolavoro finora tra-scurato, degno di confronto con l’opera di Mozart. Don Giovanni èuna tra le più importanti opere mai scritte e Mozart uno tra i mag-giori compositori mai esistiti. Pacini, al confronto, è una figuraminore, piuttosto considerata in passato, ma poi per molti anni tri-stemente negletta. Oggi la sua produzione viene gradualmenteriscoperta, ma v’è ancora molto lavoro da fare in tal senso ed Ilconvitato di pietra rimane comunque una delle sue più piccole ecuriose opere. Il paragone con Mozart è inevitabile, ma se questodivenisse l’unico obiettivo, non si potrebbe che rimanere delusi daPacini. è invece opportuno accostarsi a quest’opera come ad unacomposizione a sé stante: la realizzazione musicale del medesimosoggetto, fatta però da un compositore di nazionalità differente,appartenente ad un altro periodo della storia della musica, checomponeva con uno stile assai diverso. Pacini stesso, è bene evi-denziarlo, non si sarebbe mai sognato di mettersi in competizionecon Mozart. Se si volesse fare un confronto, bisognerebbe piutto-sto riferirsi ad altri compositori italiani di epoca precedente,

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Gazzaniga e Fabbrizi, che misero anche loro in musica lo stesso sog-getto. Sebbene tuttavia Pacini stesso narri che durante la medesi-ma estate in cui compose Il convitato di pietra studiasse le operestrumentali di Beethoven, Haydn e Mozart, difficilmente la loroinfluenza può essere ravvisata. Egli avrà forse studiato la tecnicacompositiva ed il modo in cui trattavano i singoli strumenti, ma lasua musica mantiene intatto il suo stile, conforme al linguaggiomelodico italiano degli anni trenta dell’Ottocento.

Non si ha l’impressione che Pacini si curi di una penetrazionepsicologica o di dare una verosimiglianza psicologica all’espressio-ne dei personaggi, ma che gli interessi soprattutto una più esterio-re teatralità. Scritta per i suoi parenti, aveva lo scopo di offrir loromusica che sarebbero stati felici di cantare, mediante la quale deli-ziare e divertire i loro amici.

Il manoscritto de Il convitato di pietra è conservato, insieme amolti altri, presso la Biblioteca Comunale Carlo Magnani di Pescia.Dopo aver vissuto a Viareggio ed a Lucca, il compositore si stabilì aPescia ed il suo archivio, uno tra quelli più importanti in Italia perlo studio della sua musica, fu donato alla biblioteca cittadina moltianni dopo la morte del compositore, da parte dalla sua pronipote,Giulia Fantozzi.

I manoscritti di Pacini sono notoriamente difficili da decifrare.Infatti, una delle ragioni per cui la sua musica e le sue lettere sonostate finora poco studiate è proprio perché i possibili studiosi sonoscoraggiati dalla sua pessima calligrafia. Nel caso specifico di que-st’opera invece, la ricerca è allo stesso tempo facilitata e complica-ta dal fatto che praticamente tutti i materiali usati per la rappre-sentazione del 1832 sono tuttora presenti nell’archivio di Pescia.Per quanto imprecise e costellate di numerose varianti, qualoraparagonate con la partitura autografa, esse tuttavia rappresentanoil testo così come fu eseguito. La presente edizione è stata realizza-ta su questi materiali, poi confrontati e corretti con la partituraautografa.

Una delle scoperte fatte durante questo lavoro di ricerca è stataquella che non tutti i numeri dell’opera erano nuovi o espressa-mente composti per l’occasione: in almeno due casi, se non più, sitratta infatti di brani composti per opere precedenti a cui vieneadattato, se necessario, il nuovo testo. L’aria molto brillante diZerlina “Sento brillarmi il core”, per esempio, è sicuramente ilpezzo di maggior effetto di tutta l’opera; risale infatti ai primi annidella carriera del compositore: era il penultimo numero dell’operaGli sponsali de’ silfi (Milano, 1815), l’aria finale dell’eroina, Rosa-

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spina. Alexander Weatherson ha fatto notare2 che la serenata diDon Giovanni, “Luna conforto al cor de’ naviganti”, fu tratta da Iltalismano (Milano, 1829). Anche se non se ne è rintracciata la pro-venienza, sembra piuttosto evidente che anche l’aria di DonnaAnna “Care sponde” rimandi ad un lavoro precedente. In uno deitanti faldoni contenenti gli appunti sparsi di Pacini nella BibliotecaComunale di Pescia, c’è una copia della stessa aria, scritta persoprano (invece che per contralto), strumentata per grande orche-stra e con una cabaletta differente.

Con la prosecuzione degli studi su Pacini si potrebbe forse sco-prire in precedenti opere del compositore l’origine di altri numeridell’opera. Poiché l’opera fu scritta per i suoi parenti più prossimiè ragionevole che essi stessi, conoscendo bene tutte le sue opere,desiderassero cantare le arie che amavano maggiormente. è assainaturale e probabile che chiedessero al compositore di inserire nel-l’opera che stava preparando i loro brani preferiti.

è anche necessario porre l’attenzione sul fatto che la partituraautografa contiene due versioni del duetto di Don Giovanni e Zer-lina “La man tu mi darai”. Le due versioni sono in tonalità differen-te, l’una un semitono più acuta dell’altra e con una cabaletta diver-sa. Probabilmente quella originale presentava delle difficoltà per latessitura o per la voce di uno (o di ambedue) i cantanti, per cui laversione alternativa, maggiormente adatta agli interpreti, fu sosti-tuita all’originale prima della rappresentazione. Rimane da stabili-re quale delle due fosse l’originale, quale la versione alternativa.

L’opera prevede una piccola orchestra con archi e flauti. L’or-chestra cui pensava Pacini era probabilmente composta da quattroviolini primi, tre o quattro secondi violini, due viole, due violoncel-li, un contrabbasso e due flauti, uno dei quali suona talvolta l’otta-vino. Considerato che all’epoca della rappresentazione Pacini eradirettore di una scuola di musica a Viareggio, è possibile che egliincrementasse il numero degli esecutori per offrire l’opportunità disuonare al maggior numero possibile di studenti.

Nella Biblioteca Comunale di Pescia è conservata una copiamanoscritta del libretto dell’Atto Primo dell’opera, ma non del-l’Atto Secondo. Sembrerebbe una perdita incolmabile, consideratoil fatto che l’opera è costituita da pezzi chiusi legati tra loro da dia-loghi recitati, e ciò significa che i dialoghi dell’Atto Secondo nonesistono più. La perdita, però, è meno grave di quanto possa sem-

2 Nota a piè di pagina della recensione di Charles Jernigan dell’edizione 2008 del Rossini-in-Wildbad BelCanto Festival, pubblicata sulla Donizetti Society Newsletter 105 (Ottobre 2008), p. 18-20.

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brare. La trama è molto più simile a quella dell’opera di Mozart diquanto non lo siano le analoghe opere di Gazzaniga e Fabbrizi, e lamaggior parte delle lacune possono essere colmate elaborando irecitativi che Da Ponte scrisse per Mozart. Il numero che pone imaggiori problemi è l’aria di Zerlina “Sento brillarmi il core”, poichénon vi è l’equivalente in Mozart.

Nonostante il libretto del primo atto conservato a Pescia nonrechi l’indicazione di alcun autore, ringraziamo ancora una volta A-lexander Weatherson per aver scoperto che fu probabilmente o-pera di Gaetano Barbieri, il librettista de Il talismano. La nota di A-lexander Weatherson sulla Donizetti Society Newsletter fa riferi-mento ad una lettera (della quale non è riportata la collocazioneattuale) in cui Pacini ringrazia Barbieri sia per il suo ruolo nel pro-getto, sia per aver partecipato alla rappresentazione di Viareggio.Il lavoro di Barbieri, più che nella stesura di un testo originale, con-sistette nell’assemblare materiale proveniente dai vari libretti giàesistenti sul soggetto di Don Giovanni. Fatta eccezione per il testoche Da Ponte scrisse per Mozart (Praga, 1787), il più famoso libret-to sullo stesso soggetto era Don Giovanni, o sia Il convitato di pie-tra, di Giovanni Bertati, musicato da Gazzaniga (Venezia, 1787). Mane esistevano anche altri: Don Giovanni Tenorio, o sia Il convitatodi pietra di Giacomo Pedrinelli, musicato da Giovanni Fabbrizi(Fano, 1788) e Il convitato di pietra di Giuseppe Foppa, musicato daFrancesco Guardi (Venezia, 1802).

Un’opera da camera per soli, coro maschile e piccola orchestra,Il convitato di pietra può comunque essere rappresentato in qua-lunque teatro di non troppo grandi dimensioni. è auspicabile chel’attuale rappresentazione, la prima in Italia in tempi moderni,possa ridonare nuova e lunga vita a quest’opera davvero bella,melodiosa e divertente.

(versione in italiano di Daniele Ferrari e Maria Daniela Villa)

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Giovanni Pacini compone Il convitato di pietra nel 1832, al suorientro da Venezia, dove era andato in scena il suo Ivanhoe (TeatroLa Fenice, 19 marzo). Come egli stesso racconta nelle sue memo-rie, compone “l’operetta” per una rappresentazione privata confamiliari e amici. Il libretto è un assemblaggio (ad opera di GaetanoBarbieri) da svariate fonti tra cui Lorenzo Da Ponte e GiovanniBertati.

Nulla più che un puro divertimento. Come afferma JeremyCommons, che insieme al M° Daniele Ferrari ha portato la partitu-ra all’attenzione del pubblico, non c’è in Pacini nessuna ambizionedi confronto con Mozart o altri musicisti.

Proprio a questa genesi si deve probabilmente la ‘stringatezza’con cui il compositore affronta una trama ben nota a tutti. Nell’al-ternanza di canto e dialogo parlato, ogni passaggio della vicenda èridotto all’essenziale anche a scapito – apparentemente – della pro-fondità psicologica dei personaggi. Ne risulta una drammaturgiaframmentata o forse addirittura ‘frantumata’. Quel che rimane è unsottofondo di prevaricazione (se non di violenza) che pervade i fram-menti in cui agisce Don Giovanni. è come se, nel semplificare permettere “in farsa”, la trama si sia assottigliata a tal punto da lasciarintravedere l’inconsapevole violenza della natura del Burlador.

Questa specie di frammentazione drammaturgica, la violenzache affiora in ogni azione di Don Giovanni, questo ‘scivolare’ sullepassioni dei personaggi ricordano gli elementi costitutivi delle vec-chie pellicole mute e in bianco/nero dove il racconto era costruitoda inseguimenti, entrate e uscite, gesti forti, combattimenti. Dovela macchina da presa si portava poi vicinissima agli attori per mo-strare particolari rivelatori. Il gioco scenico ripropone dunque que-sto ‘andare e venire’, questo avvicinarsi e allontanarsi, per rivelareparticolari altrimenti nascosti e sfuggenti in una contaminazione digeneri che ha nella musica la struttura portante.

lORenzO MARIA MUCCI

Il GIOCO SCenICO Dell’AnDARe e venIRe

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ARGOMenTO Dell’OPeRA

Atto primo. Scontento e senza cena, in strada Ficcanaso, servitore diDon Giovanni Tenorio, aspetta il suo padrone che si è furtivamente intro-dotto nella casa del Commendatore per sedurne la figlia, Donn’Anna. Iltentativo tuttavia è fallito: Don Giovanni salta dal balcone, tra le grida diaiuto di Donn’Anna. Sfidato subito a duello dal padre di lei, lo ferisce amorte. A Donna Anna non resta che narrare l’accaduto al suo promessosposo, Duca Ottavio, chiedendogli vendetta e dichiarandogli che, finchénon l’avrà ottenuta, si ritirerà in un convento. La scena si sposta in cam-pagna, alla festa di nozze di Masetto e Zerlina. Don Giovanni, dopo averinvitato tutti a festeggiare nel suo palazzo, non esita a corteggiare Zerlina,la quale non resta insensibile al suo fascino. L’arrivo di Donna Anna e ducaOttavio rischia di scombinare i piani del Tenorio e nel frattempo Zerlinaviene informata da Ficcanaso della lunga lista di conquiste femminine delsuo padrone. La festa prosegue, finché non si sente un grido: è Zerlina cheresiste ai tentativi di Don Giovanni di sedurla, ma questi, scoperto, perdiscolparsi non esita ad accusare Ficcanaso del misfatto.

Atto secondo. Di notte, fuori della casa di Donna Anna, dove Zerlina siè rifugiata, Don Giovanni ha convinto Ficcanaso ad indossare le sue vestie a fingersi lui per intonare una serenata a Zerlina; Zerlina cade nell’ingan-no e, quando scende giù in strada, è convinta di essere fra le braccia delTenorio. Torce e voci che si avvicinano mettono però in allarme Ficcanaso,che si dà alla fuga, presto però interrotta da Donna Anna, Duca Ottavio eMasetto. A Ficcanaso non resta che rivelare la propria identità, e poi dar-sela di nuovo a gambe. La scena si sposta in un cimitero, dove si erge lastatua del Commendatore. Mentre Ficcanaso si lamenta con Don Gio-vanni di quanto gli è capitato, si sente una voce, apparentemente prove-niente dalla statua, che profetizza il destino del Tenorio. Imperterrito, egliordina a un Ficcanaso assai sgomento di invitare la statua a cena, e que-sta accetta.

Scende un siparietto, Zerlina si presenta in proscenio e rassicura ilpubblico sulla propria sorte: il suo matrimonio è tranquillo, Masetto levuol bene, le è sottomesso e lei non ha più nulla da temere.

Salone della casa di Don Giovanni: la cena è servita, quand’ecco bus-sare alla porta. è la statua del Commendatore, venuto a ricambiare l’invi-to di Don Giovanni invitandolo a sua volta a cenare con lui. Gli afferra lamano in una stretta agghiacciante e Don Giovanni, contorcendosi per ildolore, è trascinato giù all’Inferno.

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Il lIBReTTO

Giovanni Pacini((Catania, 17 febbraio 1796 - Pescia, 6 dicembre 1867))

il Convitato di Pietra1

Don Giovanni Tenorio2

Farsa3 [o] operetta4 in due Atti[libretto attribuito a Gaetano Barbieri]

Rappresentata nel teatrino particolaredi casa Belluomini a Viareggio, nel 1832.5

Da rappresentarsi nel Teatro Regio di Viareggio nell’Estate del 1832.6

Edizione criticabasata sull’autografo del compositore e sui materialiutilizzati per la rappresentazione del 1832 a cura di

Jeremy Commons e Daniele Ferrari

© 1999, 2008 by Jeremy Commons and Daniele Ferrari

PERSONAGGI [ED INTERPRETI ORIGINALI]

DON GIOVANNI [TENORE] SIG. FR[ANCES]CO PACINIDONN’ANNA [CONTRALTO] SIG. ROSA PACINIZERLINA [SOPRANO] SIG. CLAUDIA [PACINI] BELLUOMINIMASETTO7 [BASSO] SIG. GIO[VANNI] BILLé8

DUCA OTTAVIO [TENORE] SIG. DOMENICO TONELLIIL COMMENDATORE [BASSO] SIG. GIO[VANNI] BILLéFICCANASO9 [BASSO BUFFO] SIG. LUIGI PACINI

[CORO DI CONTADINI / CORO DI DEMONI (CORO MASCHILE)]

1 Titolo riportato in G. PACINI, Le mie memorie artistiche (Firenze, 1865).2 Titolo riportato sul frontespizio del libretto manoscritto.3 Come riportato sul frontespizio del libretto manoscritto.4 Come riportato in G. PACINI, cit.5 Come riportato in G. PACINI, cit.6 Come riportato sul frontespizio del libretto manoscritto.7 Originariamente chiamato Musetto, ma spesso cambiato in Masetto nella partitura.8 Il cognome è scritto “Billé” nel libretto manoscritto, “Bilet” in Le mie memorie artistiche, e “Billè” dagli

attuali discendenti del cantante.9 Ficcanaso è il nome con cui appare il Leporello di Mozart e Da Ponte nelle versioni italiane della sto-

ria.

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In alto a sx: Medaglione con ritratto di Francesco Pacini, interprete di Don Giovanni,con annotazione di un membro della famiglia (foto g.c. da Jeremy Commons)

In altro a dx e in basso: Frontespizio del libretto dell’opera e prima pagina con elenco interpreti (foto g.c. da Daniele Ferrari)

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ATTO PRIMO

SCENA PRIMAStrada.Notte [In una strada, di notte. Ficcanaso dasolo.]

1. Introduzione (Ficcanaso, Don Giovanni,Donn’Anna e il Commendatore di dentro)

“La gran bestia è il mio padrone”

FICCAnASOLa gran bestia è il mio Padrone

Ma il grand’Asino son’io,Che per troppa soggezioneNon lo mando a far squartar.

Invaghito di Donn’AnnaLà di furto s’è introdotto,Ed io gramo chiotto chiottoQui ad attenderlo ho da star.

Sento fame, sento noja, sento freddo;Ma che venga alcun già parmi,Che sia lui vo’ lusingarmi,Ma non vogliomi fidar.

DOnn’AnnA[compare ad un piano più alto]Lasciatemi!

DOn GIOvAnnI[trattenendola per un braccio]Non mai!

FICCAnASOSento gridare... io tremo...

DOnn’AnnAVil traditore! Io fremo!

DOn GIOvAnnISu via, non fate chiasso.

FICCAnASOVenisse almeno a basso.

DOnn’AnnA[liberandosi dalla stretta]Soccorso, o Genitore!

DOn GIOvAnnI[saltando in strada da una balaustra]Non ho d’alcun timore.

FICCAnASOQual chiasso! Che rumore!

COMMenDATORe[aprendo di scatto la porta di casa eduscendo in strada]Qual tradimento!

FICCAnASO[fugge arrampicandosi sulla balau-stra]Vorrei fuggir...

COMMenDATORe[a Don Giovanni]Battiti meco!

FICCAnASOVorrei partir...

COMMenDATORe[a Don Giovanni]Vile Codardo!

DOn GIOvAnnIMisero, attendi se vuoi morir.

[Dopo alcuni passi il Commendatorecade a terra, colpito a morte.]

COMMenDATOReSoccorso! Ahimè! Son morto...

FICCAnASOEd io vado a chiamar il beccamorto.

SCENA SECONDADon Giovanni con spada, e Ficcanasodisteso per terra con la spada[Don Giovanni in piedi, con la spadasguainata, davanti al cadavere delCommendatore. Ficcanaso, calatosidalla balaustra, sguaina la spada.]

DOn GIOvAnnI[rivolto al cadavere del Commenda-tore]Sei morto[?] Ben ti sta.Mi provocasti col ferro?Paga ora il fio della tua arroganza.

FICCAnASO[affrontando Don Giovanni]Indietro... oppur ti uccido[.]

DOn GIOvAnnI(Un altro intoppo.) Chi sei?

FICCAnASOSon solo[.]

DOn GIOvAnnICedimi il passo[.]FICCANASOLos passolos vaja usted dal bottega-ros10[.]

10 Espressione in finto spagnolo senza significato.

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DOn GIOvAnnIPrendi dunque. (si batte)Ah. Eh. Ih.

FICCAnASOSei ancor morto?

DOn GIOvAnnICedi la spada, o ti uccido[.]

FICCAnASOLas durlindanas ego non cedebitunquaqua11[.]

DOn GIOvAnnIMa tu chi sei che tanto resisti al miovalore?

FICCAnASOSon Don Piccaro di Catalogna, etu...[?]

DOn GIOvAnnISon Don Giovanni.

FICCAnASODon Giovanni? ed io son Ficcanaso[.]

DOn GIOvAnnIMa come?... ah[,] poltronaccio!

FICCAnASOCome volete, ma a me piace conser-var la pancia per li fieri[.]

DOn GIOvAnnISei pur la gran bestia[!]

FICCAnASOGrazie. Ma in somma chi è morto?Voi? o il vecchio?

DOn GIOvAnnIDomanda da tuo pari: il vecchio[.]

FICCAnASOBravo: amate la figlia, e vi divertite diammazzare il padre[.]

DOn GIOvAnnISuo danno: l’ha voluto[.]

FICCAnASOE Donn’Anna?

DOn GIOvAnnINon mi seccare. Vien meco se nonvuoi qualche cosa anco tu.

FICCAnASOOh[,] non v’incomodate[,] andiamopure[.] Vi seguo. (Partono.)

SCENA TERzADonn’Anna indi il Duca Ottavio.

DOnn’AnnAOh Dio! chi mi soccorre? Ah[!] l’as-sassino uccise il Padre mio.

DUCA OTTAvIOCos’avenne[,] mio bene?

DOnn’AnnAAh[,] Duca Ottavio... correte... rag-giungete quel perfido[!].

DUCA OTTAvIOChi mai?

DOnn’AnnAQuel barbaro che uccise l’infelice miopadre.

DUCA OTTAvIOMa in qual maniera l’iniquo s’intro-dusse nelle vostre stanze?

DOnn’AnnAIo me ne stava nel mio appartamentoattendendovi per la solita conversa-zione, allorché vedo entrare un uomoinvolto in un gran mantello, al primotratto lo credo voi stesso…

DUCA OTTAvIOChe ascolto mai!... seguite.

DOnn’AnnAA me s’accosta, e senza proferir paro-la mi stringe fra le sue braccia, miturbo, mi scuoto, mi ritiro, e [“]Duca,che osate voi?[” g]li dico. Egli alloravuol fuggire. Accorta dell’inganno loseguo, e voglio per lo meno scoprireil traditore[.] Chiamo in soccorso ilmio buon padre...

DUCA OTTAvIOArdo di sdegno: il traditore nonresterà ignoto per lungo tempo.

DOnn’AnnAFinché l’iniquo non si discuopra, efinché non sia vendicato il mio geni-tore io voglio passare i miei giorni inun ritiro. Compiangetemi se mi ama-te, Ottavio[,] addio.

11 Espressione umoristica in latino spagnoleg-giante che significa:“Non ti darò mai la miaspada”.

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[Duca Ottavio fa’ un cenno ai suoi ser-vi, che portano via il cadavere del Com-mendatore.]

2. Aria [con pertichini] di Donn’Anna

(Donn’Anna e Duca Ottavio)“Care sponde che pietose”

DOnn’AnnACare sponde che pietose

Echeggiaste ai miei lamentiQuando il Core i suoi tormentiSospirando a voi narrò,

Parto, parto... Addio per sempreCare sponde,Forse più non tornerò.

DUCA OTTAvIOSì, scoprirò l’indegno

Ma voi calmate il pianto;Ho sospirato tanto,E perderti dovrò?

Ti perdo, mia vita...

DOnn’AnnAAh! che la dolce calma

Sparì da questo core;Amato genitore,Ti seguirò fedel.

Di chi potrò fidarmi?Oh! Cielo, dammi ajuto!Tutto è per me perduto!Che stato, oh Dio crudel!

DUCA OTTAvIOTi calma, mio bene,

Ti fida a chi t’adora.

[Donn’Anna parte.]

DUCA OTTAvIOTutto si tenti per iscuoprire l’inde-gno, lo scelerato, intanto non si ab-bandoni Donn’Anna nella sua afflizio-ne. Sono pur infelice! qual disgraziacrudele! Cielo[,] mi aita[!] (Duca Ottavio parte)

SCENA QUARTALuogo campestre. Don Giovanni eFiccanaso [entrano insieme.]

DOn GIOvAnnIOrsù, spicciati: cosa vuoi?

FICCAnASOSi tratta d’un affare importante.

DOn GIOvAnnILo credo[.]

FICCAnASOè importantissimo[.]

DOn GIOvAnnIMeglio: finiscila.

FICCAnASOGiurate di non andare in collera[...]

DOn GIOvAnnILo giuro sul mio onore purché tu nonmi parli di Donn’Anna[.]

FICCAnASOSiamo soli[...]

DOn GIOvAnnILo vedo.

FICCAnASONon ci sente nessuno[?]

DOn GIOvAnnIVia.

FICCAnASOVi posso dire liberamente il tutto[?]

DOn GIOvAnnISi.

FICCAnASODunque, quando è così, sappiate...ma segretezza...

DOn GIOvAnnIHo capito.

FICCAnASOEccomi a voi. Caro il mio Don Gio-vanni, la vita che voi menate è da so-lenne briccone.

DOn GIOvAnnITemerario! e in tal guisa?...

FICCAnASOE il giuramento[...]

DOn GIOvAnnINon so di giuramento[.]

FICCAnASOMa sapete voi che io sono scandaliz-zato della vita che fate?

DOn GIOvAnnICome! che vita faccio?

FICCAnASOBuono! che vita? sedur quante ragaz-ze potete mai, e poi burlarvi di tutte.

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DOn GIOvAnnIBasta così[,] basta[!] via[,] maestroSomaro.

FICCAnASO(E compagni)

DOn GIOvAnnIMa sai tu perché io son qua venuto incampagna?

FICCAnASOPer non andare a letto, e per farmicrepar di fame, e di sonno.

DOn GIOvAnnIMa sei un gran poltrone. Tieni, unadoppia pel sonno che perdesti[.]

FICCAnASOQuesto po’ di cordiale mi corroboraalquanto. Dunque ditemi perchésiamo qui venuti?

DOn GIOvAnnIPerché di certo capitar deve unabella ragazza, che sta’ per maritarsi,ed io...

FICCAnASOHo capito: voi volete...

DOn GIOvAnnITaci[!] mi sembra udire... oh[,] certo:questo è odore di femmina...

FICCAnASOCospetto! che odorato sopraffino!

DOn GIOvAnnIRitiriamoci un poco, e scuopriamoterreno.(Si ritirano.)

SCENA [QUINTA]12

zerlina, Masetto, Coro di contadini cheballano e cantano.

3. Coro e sortita di zerlina e Masetto

“Bella cosa per una ragazza”

COROLa la ra la la, la ra la la…

zeRlInABella cosa per una Ragazza

è il sentirsi promessa in isposa,

Ma più bella diventa la cosaIn quel giorno che sposa si fa.

MASeTTOBella cosa per un giovinotto

è l’avere un’amante che adora,Ma più bella diventa in alloraChe la mano di sposo le da.

COROSu via, presto, cantiamo e balliamoChe quel giorno ben presto verrà.

La la ra la la, la ra la la… (Coro parte.)13

DOn GIOvAnnICari Amici[,] buon giorno. Da bravi,seguitate a stare allegramente. Di-temi[,] ci è qualche sposalizio?

zeRlInASi Signore, e la Sposa son io.

DOn GIOvAnnIMe ne consolo.

FICCAnASO(Ah[,] ah! ci siamo.)

DOn GIOvAnnIE lo sposo?

MASeTTOSon io[,] per servirla.

DOn GIOvAnnIOh bravo! per servirmi? parli da Ga-lantuomo.

FICCAnASOE gli si vede in faccia... che...

zeRlInAOh! il mio sposino ha un cuore da ca-pretto.

FICCAnASOCi s’intende.

DOn GIOvAnnIAnch’io vedete: voglio che siamo a-mici. Il vostro nome?

zeRlInAZerlina[.]

DOn GIOvAnnIE il tuo?

MASeTTOMasetto[.]

12 A questa scena, nel libretto manoscritto, èerroneamente affidato il n. 6.

13 Indicazione riportata nelle parti vocali.

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DOn GIOvAnnICara la mia Zerlina, tu già godi dellamia protezione.

zeRlInAGrazie[.]

MASeTTOGrazie[.]

FICCAnASO(Le vedrai tu le grazie)

DOn GIOvAnnIFiccanaso[.]

FICCAnASOSignor[?]

DOn GIOvAnnIPresto, va’ con questi miei amici.Conducili nel mio palazzo, ordina cheabbiano Cioccolata, Caffè, Vino, Pro-sciutti: cerca di divertirli, mostra loroil mio Giardino, la Galleria, le camere,e sopratutto che ne resti contento ilmio Masetto: hai capito?

FICCAnASOHo capito[.] andiamo.

MASeTTOMa Signore...

DOn GIOvAnnICosa ci è?

MASeTTOLa Zerlina non può stare senza dime[.]

FICCAnASOCi starà Sua Eccellenza in vostro luo-go, il quale saprà far bene la vostraparte[.]

DOn GIOvAnnIOh[,] la Zerlina è in mano d’un Cava-liere. Va pure[.] Ella verrà fra poco.

zeRlInAVa pure[,] Masetto mio[,] non teme-re, è un Cavaliere d’onore.

MASeTTOE per questo[...]

zeRlInAE per questo non devi dubitare[.]

MASeTTOMa io[...] cospetto...

DOn GIOvAnnIOrsù[,] finiamo le dispute. Vattenesubito e non replicare. Altrimenti tene pentirai.(mostrando[g]li la spada)

Ficcanaso e Contadini partono.14

[Don Giovanni volta le spalle a Ma-setto, che viene trascinato via daFiccanaso con i contadini al seguito.]

SCENA [SESTA]15

Don Giovanni e zerlina.

DOn GIOvAnnIAlla fine ci siamo liberati da quellosciocco[.] che ne dite? ho fatto bene?

zeRlInASignore... è mio marito[.]

DOn GIOvAnnIChi? colui? ma vi pare che un Cava-liere possa soffrire che quel visettobello, quel viso... inzuccherato siacosì strapazzato da quel bifolco?

zeRlInAMa Signore[,] io gli diedi parola disposarlo.

DOn GIOvAnnIMa vi pare? voi non siete fatta perquel brutto villano[!] un’altra sorte viprocuran quegli occhi bricconcelli,que’ be’ labbretti[,] quella maninacandida, e odorosa... (le bacia lamano)

zeRlInAAh[,] non vorrei...

DOn GIOvAnnIChe cosa[,] mio tesoro...?

zeRlInARestare ingannata. Io so’ che gli uo-mini dicon molte bugie.

DOn GIOvAnnIOh, cosa dite? ebbene per provarvi,che io non ne dico (una sola)[,] inquest’istante voglio farvi mia sposa.

14 Indicazione riportata nel libretto manoscritto.15 A questa scena, nel libretto manoscritto, è erro-

neamente affidato il n. 8.

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zeRlInAVoi!...

DOn GIOvAnnIIo[,] certo: vedete là quel Casinetto?quello è mio[.] Andiamo[,] saremosoli, e là[,] giojello mio, ci sposeremo.

4. Duetto di Don Giovanni e zerlina

“La man tu mi darai”

DOn GIOvAnnILa man tu mi darai,

Visetto mio grazioso,Là diverrò tuo sposo,Di me non dubitar.

zeRlInAChi sa se dice il vero?

Ma sì... mel dice il Core.Al fine è un gran Signore,Di fè non può mancar.

DOn GIOvAnnIEbben, resisti ancora?

zeRlInAAh no, ma il mio Masetto...

DOn GIOvAnnIVieni, mio bel diletto16,

Ti fida a chi t’adora.

zeRlInALo giura un cavalier;

Vengo, non son più forte.

DOn GIOvAnnIMio ben, io cangierò tua sorte,

Meco potrai goder.

A 2.(Vengo, vengo. Ah!)(Vieni, vieni. Ah!) (Si abbracciano)Momenti felici

In seno d’AmoreRavvivano il core,Ci fan giubilar.

zeRlInASì, parta.

DOn GIOvAnnISì, corra.

A 2.Oh istanti festosi!

Saremo alfin sposi!Star quì non conviene...Momenti felici, etc.

DOn GIOvAnnIMa vien gente, ritiratevi[,] o cara[.]

(zerlina si ritira.)Mi pare che oggi il demonio si vogliadivertire con opporsi ai miei piacevo-li progressi.

SCENA [SETTIMA]17

Duca Ottavio, Donn’Anna e suddetto[Don Giovanni.]

DUCA OTTAvIOSon vani i pianti[,] Idolo mio: parlia-mo di vendetta. Oh[!] Don Giovanni...

DOn GIOvAnnI(Ci mancava ancor questo)

DOnn’AnnAAmico[,] vi ritroviamo in tempo. Ave-te cuore? avete anima generosa?

DOn GIOvAnnI(Sta’ a vedere che il diavolo [g]li haparlato) qual dimanda! perché?

DUCA OTTAvIOAbbiamo bisogno della vostra amici-zia, della vostra assistenza.

DOn GIOvAnnI(Respiro) Comandate: gli amici, iparenti, il ferro[,] i beni, il sangue[,]tutto impiegherò per servirvi. Maperché, bella Donn’Anna[,] così pian-gete? Chi fu il crudele che turbò lacalma...[?]

DOnn’AnnAOh Dio[!] son morta[...]

DOn GIOvAnnIPresto... si corra... si porga aita... iovolo... (parte)

DUCA OTTAvIOMa che avvenne?

16 Esiste una versione alternativa di questo duet-to, dove al posto di “diletto” si legge “visetto”..

17 A questa scena, nel libretto manoscritto, èerroneamente affidato il n. 9.

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DOnn’AnnASoccorretemi[,] per pietà!

DUCA OTTAvIOSu via[,] fatevi coraggio.

DOnn’AnnAOh Dio! quello è il carnefice di miopadre[!]

DUCA OTTAvIOChe dite?

DOnn’AnnANon vi ha dubbio. Gli ultimi accentiche proferì mi fecero risuonare alcuore la voce di quell’empio che nelmio appartamento...

DUCA OTTAvIOOh Cielo! possibile?

DOnn’AnnAAndiamo[,] o Duca: tutto si tenti per-ché l’infelice mio padre ottenga unagiusta vendetta[.]

DUCA OTTAvIOAndiamo.

DOnn’AnnAOh Dio... (partono)

SCENA [OTTAVA]18

Giardino in Casa di Don Giovanni.zerlina, Masetto[La terrazza che guarda sul giardino delpalazzo di Don Giovanni. Una porta-finestra conduce all’interno.(L’interno del palazzo dovrà essereaccessibile per far posto alle danzerichieste dalla scena).zerlina e Masetto sono insieme sullaterrazza.]

zeRlInAMasetto, senti..., senti... dico... Ma-setto...

MASeTTONon mi seccare[.]

zeRlInAPerché[?]

MASeTTOPerché? (Che faccia tosta!) perfida...

zeRlInAAh no! taci[.] io non merito di esserecosì strapazzata. (piange)

MASeTTOPiangi! briccona! abbandonarmi pro-priamente il giorno delle nostrenozze[!] (piange)

zeRlInAIo non ne ho colpa... fu lui[,] che...

MASeTTO(è meglio che io parta, altrimenticostei mi seduce ancora...) Addio...non ci vedremo più.

zeRlInASenti, Masetto[...]

MASeTTONo. (parte [all’improvviso, attraversoil giardino])

zeRlInANo? rotta di collo, è proprio un villa-naccio. Venisse Don Giovanni...

SCENA [NONA]19

Don Giovanni, Ficcanaso e detta[zerlina].[Don Giovanni e Ficcanaso salgono allaterrazza attraverso il giardino, arrivan-do dal lato opposto dal quale Masettoè appena uscito.]

DOn GIOvAnnIMa che giorno indiavolato è statomai questo!

zeRlInAOh[,] Cavaliere!

DOn GIOvAnnIMia cara... un momento... un premu-roso affare...

zeRlInACome[,] sì presto[?]

FICCAnASOGrandi affari, Signora.

18 A questa scena, nel libretto manoscritto, èerroneamente affidato il n. 10.

19 A questa scena, nel libretto manoscritto, èerroneamente affidato il n. 11.

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DOn GIOvAnnISi[,] Ficcanaso, dille pur tutto. Zerli-na[,] ascoltate ciò che vi dice questogalantuomo.

FICCAnASO(Salvo il vero)

DOn GIOvAnnIVia, dille...

FICCAnASOE cosa devo dirle?

DOn GIOvAnnISi, dille pur tutto.(inosservato parte)

[Mentre zerlina è occupata con Ficca-naso, Don Giovanni si infila nel palazzoattraverso la porta finestra.]

zeRlInA[a Ficcanaso] Via su’[,] fa’ presto!

FICCAnASOZerlina[,] veramente in questo mon-do. Conciossia fosse cosa quando cheil quadro non è tondo...

zeRlInATu di più ti fai beffe della mia dabbe-naggine? ma voi... (si volge, non vedeDon Giovanni) Stelle! il Cavaliere do-v’è? misera! dove? in qual parte?

FICCAnASOEh[,] lasciate che vada. Egli non mer-ta l’onore de’ vostri sguardi: or sieteDama[,] riflettete...

zeRlInAScellerato[!] m’ingannò[,] mi tradì...

FICCAnASOEh, consolatevi[,] non siete[,] non sa-rete, non foste né la prima, né l’ulti-ma. Guardate questa lista: è tuttapiena de’ nomi delle sue belle. Ognicittà, ogni borgo, ogni paese è testi-mon di sue donnesche imprese.

5. Aria [con pertichini] di Ficcanaso

(Ficcanaso con zerlina)“Di tutte le sue belle”

FICCAnASODi tutte le sue belle

Ecco, la lista è questa:Qualcuna ve ne restaDa scrivere quaggiù -Sapete voi chi è...?

zeRlInAIo, no...

FICCAnASOIo vel dirò:

La Sposa di MasettoChe trappolò il Signore,Che a lei promesse amoreE poi... e poi la piantò.

zeRlInADunque tradita io sono?

FICCAnASOVi chiederà perdono,

Ma via, ma via, sentite me.

Dell’Italia, e d’AllemagnaVe ne ho scritto cento e tante,Della Francia e della SpagnaVe ne sono non so quante.

Ve ne sono di TurchiaPiù di mille in fede mia,Ma che serve dir di più?Ve ne son fin del Perù.

V’ha Madame, e cittadine,Artigiane e contadine,V’ha contesse e Baronesse,Marchesine e Principesse,

Vi son cuoche e lavandaje,Fruttarole e calzolaje,E v’è pur quella che vendeLi lupini e le staffette;

Basta infin che sian DonnettePer doverle amoreggiar.

Donne brutte, donne belle,Ei le vuole amoreggiar.

Vi dirò che un uomo tale,Se attendesse alle promesse,Il Marito UniversaleEi potrebbe diventar;

Egli insomma l’ama tutte:Che sian belle che sian brutte.Delle vecchie ei fa conquistaPel piacer di porle in lista.

Vi dirò -

zeRlInATu m’hai seccato!

FICCAnASOVi dirò -

zeRlInANon più! Va via!

FICCAnASOVi dirò che si potria

Fin domani seguitar.

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zeRlInAIl mio cor da gelosia

Io mi sento lacerar.

[Ficcanaso entra nel palazzo, lasciandozerlina sola.]

SCENA [DECIMA]20

zerlina, Masetto, Don Giovanni di den-tro.[zerlina; poi Masetto, che ritorna dalgiardino.]

zeRlInAOhimè! che ho fatto mai. Se Masettotornasse con quattro lagrimuccie po-trei ricondurlo all’amor mio. Eccolo!come mi guarda bieco. Masettomio...

MASeTTOMasetto! il Diavolo, traditrice!

zeRlInAIo traditrice... che ti... amo... tanto...(piangendo)

MASeTTOChe bell’amore! lasciarmi, e per chi?per uno che burla tutte le donne.

zeRlInAMa io lo feci per ischerzo[.]

MASeTTOBello scherzo!

zeRlInAMa via[,] non ci pensar più. Amo tesolo. Tu sei l’anima mia[.]

MASeTTO(Guarda un po’ questa strega cometenta di sedurmi! Ma qui ci vuol testae giudizio.)

DOn GIOvAnnI(di dentro)Sia preparato il tutto per una granfesta.

zeRlInAAh Masetto[,] Masetto[,] senti lavoce del Monsiù Cavaliere?

MASeTTOE che perciò?

zeRlInAVerrà qua’[.]

MASeTTOLascia che venga[.]

zeRlInASe tu potessi sfuggirlo[...]

MASeTTOE perché... tu tremi... sei pallida[...]ah[,] ah[!] capisco bricconcella. Haitimore che io vegga i miei torti, e chevie più s’infiammi il mio sdegno[.]

6. Finale dell’Atto Primo (Tutti)“Esso vien, io qui celato”

MASeTTOEsso vien - io qui celato

Chiotto chiotto mi vo star.

zeRlInASenti, senti, se ti vede,

Tu non sai quel che può far.

MASeTTOLa vedrem - son uomo anch’io.

zeRlInASe ti cale l’onor mio...

MASeTTOL’onor tuo sta in questa testa.

zeRlInAChe malanno, che tempesta!

MASeTTOVo’ veder se m’è fedele -

zeRlInANon s’arrende quel crudele -

MASeTTOMa difficile mi pare.

zeRlInAEi mi vuol precipitare.

[SCENA UNDICESIMA][Don Giovanni esce in terrazza, accom-pagnato dal coro dei contadini.]zerlina e Masetto.

DOn GIOvAnnISu da Bravi, Ragazzi miei cari,

Oggi è giorno di grande allegria;Viva sempre la buona armonia,Fin domani vogliamo ballar.

20 A questa scena, nel libretto manoscritto, èerroneamente affidato il n. 12.

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CORO.Viva sempre la buona armonia,

Fin domani vogliamo ballar.

DOn GIOvAnnIDi rinfreschi ve n’è in abbondanza,

Non tardate: mangiate, bevete;Nelle stanze voi pur trovereteMascherette per farvi brillar.

CORO.Viva sempre la buona armonia,

Fin domani vogliamo ballar.

zeRlInAPotessi almen celarmi...

DOn GIOvAnnIZerlina, non fuggir.

zeRlInALasciatemi partire...

DOn GIOvAnnINo, resta dolce Amore.

MASeTTOOhimè! che batticuore...

zeRlInAPotessi almen fuggir.

DOn GIOvAnnISei quì tu pur, Masetto?

MASeTTOSon quì - che ve ne par?

DOn GIOvAnnILa povera Zerlina

Piangeva, poverina;Perché non le vuoi bene?

MASeTTOLo credo.

zeRlInAIo vivo in pene.

DOn GIOvAnnISentite i suonatori:

Via presto, fate Core,Ed a ballar con gli altriAndiamo tutti e tre.

zeRlInA e MASeTTOSì, sì, facciamo core,

Tu dei ballar con me.

[SCENA DODICESIMA][Don Giovanni, zerlina e Masetto siuniscono al coro dei contadini all’inter-

no del palazzo, dove hanno inizio ledanze. Ficcanaso esce in terrazza, visi-bilmente ubriaco.]

FICCAnASOIl mio Padrone balla

Ed io sto a prender fresco;Il capo mio traballa,Né so capir perché.

Sciocco che sei!è il vino che tu ti trangugiasti!Ma che... la terra trema...Le gambe fanno sette...

La Casa par che Cada...Ohimè che già m’affogo!Eppur non son briaco, nò,Ma in piè non posso star.

Vien quà, Ragazza bella,Cantiamo insieme un pò;Dico Zannetta ti vostù maritar,Liro-li, liro-lu, liro-la…(sbadiglia e s’addormenta)

[SCENA TREDICESIMA][Donn’Anna e Duca Ottavio entranodal giardino sulla terrazza.Sono ben mascherati e, sulle prime,non vedono Ficcanaso.]

DOnn’AnnA e DUCA OTTAvIO [insieme]Voi proteggete, oh Dei,

L’affanno di quest’alma;Fuggì la dolce calma,Non ha più speme il cor.

Piombi la tua vendettaSu l’empio traditor.

DOnn’AnnA[scorgendo Ficcanaso]Ohimè!

DUCA OTTAvIOChe cosa avete?

DOnn’AnnAUn uom…

DUCA OTTAvIOOlà! chi sei?

FICCAnASOSon uom: non mi vedete?

DUCA OTTAvIOE cosa fai?

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FICCAnASODormiva.Ho alzato un pò il bicchiereEd or prendeva il fresco.

DUCA OTTAvIODimmi, si puote entrare?

FICCAnASOChe siate benvenuti.

Quell’è una donna. Basta:Voi vi farete onor.

[SCENA QUATTORDICESIMA][Don Giovanni, zerlina, Masetto ed ilcoro escono sulla terrazza.]

DOn GIOvAnnIAvanti, venite,

Ballate, giojte,Non v’è soggezioneDov’è l’amistà.

Zerlina, vien meco.

zeRlInAAh no! traditore!

MASeTTOHo un gran pizzicore...

FICCAnASO[a Masetto]

Ti arresta, vien quà.

DOn GIOvAnnI[a zerlina]

Con me dei venire.

zeRlInAOh! ciel, dammi ajta!

[Don Giovanni riesce a condurre zerlinaall’interno del palazzo, poi fuori, dietrole quinte a un lato del palcoscenico.]

MASeTTO[chiamando zerlina]

Mia sposa, mia vita...

FICCAnASOVia, balla, vien quà.

(prendendo per mano Masetto)La la ra la...

MASeTTO[a Ficcanaso]Lasciami!

[Masetto si scioglie e rimane sul palco.Non appena si sente zerlina urlare,

Ficcanaso entra nel palazzo, fingendodi andare a vedere cosa sta accaden-do.]

zeRlInA[chiamando da dietro le quinte]Ajuto! Soccorso! Io moro.

MASeTTO[chiamando] Zerlina!

zeRlInA[dietro le quinte, rivolgendosi a DonGiovanni]Scellerato!

DOnn’AnnA, DUCA OTTAvIO e MA-SeTTO

Or grida da quel lato:Vada la porta a terra!

zeRlInA[sempre da dietro le quinte]

Chi mi soccorre, oh Dio!

DOnn’AnnA, DUCA OTTAvIO e MA-SeTTO

Delitto orrendo e rio.

[SCENA QUINDICESIMA][Don Giovanni appare con la spadasguainata, mentre spinge Ficcanasodavanti a sè.]

DOn GIOvAnnI[a Ficcanaso] Ferma, sei morto già.[agli altri] Ei l’offensor di quellaInnocentina agnella.[a Ficcanaso] Mori -

DUCA OTTAvIO[trattenendo Don Giovanni] No, nolsperate.

DOn GIOvAnnIIl Duca –

DUCA OTTAvIOSì, malvagio.

DOn GIOvAnnIDonn’Anna -

DOnn’AnnATraditore!

DOn GIOvAnnI[a Masetto] Credete -

MASeTTONo, Signore.

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zeRlInA, DOnn’AnnA, DUCA OTTA-vIO e FICCAnASO

Tutto scoperto è già.

TUTTI[eccetto Don Giovanni] e coroSul capo tuo già piomba21

Caligine profonda,Il fulmine già romba,Te minacciando va;

Il Ciel vendetta e morteAl traditor darà.

DOn GIOvAnnITrema chi è delinquente,22

Chi dalla colpa è oppresso;Ma un’anima innocenteNo, che temer non sa.

TUTTI[eccetto Don Giovanni e Ficcanaso]Spero che il Ciel clemente

Vorrà quell’empio oppressoLo stato mio dolente

Pace sperar non sa;Il Ciel vendetta e morteAl traditor darà.

DOn GIOvAnnIDuca, mi darai conto

Di tua temerità.Trema chi è delinquente, etc.

[Alla fine del numero Don Giovannifugge dentro il palazzo, inseguito daDonn’Anna, Duca Ottavio, Masetto ezerlina. Ficcanaso resta per sorvegliaree calmare i contadini.]

FICCAnASO[rivolto all’uno o all’altra, per ristabi-lire la calma]Coraggio, non è niente.

Chetatevi, calmatevi.Sei troppo impertinente.(Son matti tutti quanti,Quest’è la verità.)

Finita è già la festa,Ciascun partir potrà.

COROFinita è già la festa,

Ciascun partir potrà.

[Il sipario si chiude su Ficcanaso checerca di mandar via i contadini, in unprimo momento, dalla terrazza, poi,definitivamente, attraverso il giardi-no.]

FINE DELL’ATTO PRIMO

Rivista ed approvataViareggio 24 [28?] Luglio 1832[firma illeggibile]23

21 Nelle parti vocali, sotto al testo dell’opera èriportato il testo seguente, probabilmente uti-lizzato per un’altra occasione (forse in una can-tata in onore di Carlo Luigi, figlio di Maria Lui-sa, Regina dell’Etruria e Duchessa di Lucca, inoccasione di una visita ducale ufficiale diViareggio): “Letizja, amor discenda/In questodì beato/Il più bel giorno splende/Viareggio[?]sì per te/Se il ciel ti diè tal sorte/A Carlo offrìtua fè”.

22 (v. nota n. 25) “Esci dall’onde, o Teti/Contem-pla il volto augusto/Placidi i venti e cheti/OggiTeti ti diè”. Poi, nella ripetizione “Ergi dall’imofon-do/Osare[?] il [parola non decifrabile] al-goso/In dì così giocondo/che godi sua mercè”.

23 Queste tre righe sono il visto della Censura.

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ATTO SeCOnDO24

SCENA PRIMAUna strada, come alla Scena Primadell’Atto Primo. È notte. Don Giovannicon un liuto, e Ficcanaso.

DOn GIOvAnnIEh via, buffon, non mi seccar.

FICCAnASONo, no, padrone, non vo’ restar.

DOn GIOvAnnISenti, amico...

FICCAnASOVo’ andar, vi dico.

DOn GIOvAnnIChe ti ho fatto, che vuoi lasciarmi?

FICCAnASOOh, niente affatto - quasi ammazzar-mi.

DOn GIOvAnnIVa, che sei matto - fu per burlar.

FICCAnASOEd io non burlo - voglio andar.

DOn GIOvAnnIFiccanaso.

FICCAnASOSignore.

DOn GIOvAnnIVien qui, facciamo pace. Prendi...

FICCAnASOCosa?

DOn GIOvAnnI(porgendogli delle monete) Quattrodoppie.

FICCAnASOOh! sentite: per questa volta ancorala cerimonia accetto. Ma non vi ciavvezzate: non credete di sedurmi,come le donne, a forza di denari.

DOn GIOvAnnINon parliamo più di ciò. Ti bastal’animo di far quel ch’io ti dico?

FICCAnASOPurché lasciam le donne.

DOn GIOvAnnILasciar le donne? Sai ch’elle per mesono necessarie più del pane chemangio.

FICCAnASOE avete core d’ingannarle poi tutte?

DOn GIOvAnnIè tutto amore: Chi a una sola è fede-le, verso l’altre è crudele. Io che inme sento così esteso sentimento, vo’bene a tutte quante. Le donne poi,che calcolar non sanno, il mio buonnatural chiaman inganno.

FICCAnASONon ho veduto mai naturale piùvasto e benigno. Orsù, cosa vorre-ste?

DOn GIOvAnnIAscolta. Quella Zerlinetta che tantomi piace...

FICCAnASOE che non vi vuole più...

DOn GIOvAnnISi è rifugiata qui, nella casa di Don-n’Anna.

FICCAnASOE voi?

DOn GIOvAnnIPer divertirmi un po’, vorrei burlarmidi lei. Presto, cambiamo mantello ecappello.

FICCAnASOPerché?

DOn GIOvAnnIPerché le presenteremo una serena-ta. Sarai tu Don Giovanni, mentre iomi tengo da parte, qui fra l’ombre.

FICCAnASOMa io non so cantare...

DOn GIOvAnnISciocco! Canterò io. Via, sbrigati.

FICCAnASOSignor, per più ragioni...

24 Tutto il testo dell’Atto Secondo (comprese leindicazioni sceniche), ad eccezione dei pezzichiusi e di alcuni frammenti della Scena Quarta(v. Appendice II), è stato approntato per que-sta edizione da Jeremy Commons. I dialoghisono per la maggior parte basati sul librettoscritto da Lorenzo Da Ponte per Mozart.

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DOn GIOvAnnIFiniscila; non soffro opposizioni.

SCENA SECONDAzerlina compare ad un piano più alto,dietro la balaustra.

zeRlInAAh! taci, ingiusto core, non palpitar-mi in seno. è un empio, un traditore.

7. Romanza di Don Giovanni

“Luna, conforto al cor de’ naviganti”

Don Giovanni suona il liuto rimanendonell’ombra, mentre Ficcanaso, in piedi,mima canto e mosse del padrone, allaluce della luna.

DOn GIOvAnnILuna, conforto al cor de’ naviganti,

Te chiama questo cor “Dea degli amanti”;E tal fosti per me dal bel momento

Che scorgesti il mio piè dal firmamento

In periglioso amor. Scorta gradita,Te invoco con fervor di darmi ajta.Due luci al suo fulgor nel petto un focoInfiammaro il mio cor a poco a poco;

E25 in questo core posaro le porporineRose, e al mio sospirar promiser fine.

zeRlInAAh, per pietà. Ingrato che siete, e do-vete importunarmi così?

DOn GIOvAnnI(dall’ombra, mentre Ficcanaso simuove adeguatamente)Zerlina... Zerlina... Zerlina mia, chieg-go perdono. Scendi, e vedrai che seiancora l’idolo mio. Pentito sono.

zeRlInANon ti credo, barbaro!

DOn GIOvAnnICredimi... perdonami... o m’uccido...qui ai piedi tuoi.

FICCAnASO(sottovoce)Se seguitate, io crepo dal ridere.

DOn GIOvAnnI(a zerlina)Tesoro mio, vien qua. Eccomi a te.

zeRlInADei, che cimento è mai questo! Nonso s’io vado o resto... ah! proteggete,o Numi, la mia credulità!(zerlina entra.)

DOn GIOvAnnIIo trionfo! Vittoria! è già sedotta! Maio me ne scappo, non devo rimanerepiù. Quando costei sen viene, corri adabbracciarla, briccone, falle quattrocarezze, fingi la voce mia.

FICCAnASOMa Signor... se poi mi conosce?

DOn GIOvAnnINon ti conoscerà. Divertiti, ti dico.Zitto: ecco che viene. Coraggio!(Se ne va di fretta quando zerlina a-pre la porta ed esce fuori)

zeRlInASignore, eccomi.

FICCAnASO(Che bell’imbroglio!)

zeRlInADunque l’amato Don Giovanni al suoamor ritorna pentito?

FICCAnASO(imitando la voce ed i modi di DonGiovanni)Si, carina.

zeRlInACrudele! se sapeste quante lagrimevoi mi costaste!

FICCAnASOPoverina! Quanto mi dispiace!

zeRlInAE non fuggirete più?

FICCAnASONo, tesoro. (Che noia!)

zeRlInAE non m’ingannerete?

FICCAnASONo, sicuro. (Ah! se potessi scappare!)

zeRlInAGiuratelo.

25 Nella partitura autografa si legge “Là in questocore” sovrascritto nelle parti vocali con “E inquesto core”

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FICCAnASOLo giuro a questa mano. Ma vedi. Illume s’avvicina di molte faci. Stai quiun poco finché di noi si scosta.

zeRlInAMa che temi?

FICCAnASONulla, nulla. Stai zitta. Io vo’ veder chiè. Rimani, anima mia.(Egli la lascia nell’ombra, e furtivamen-te avanza verso le torce illuminate)Diavolo! è Donn’Anna e il Duca.(Sbigottito, volta le spalle e cerca discappare in strada nella direzione op-posta)Oibò! E da questa parte Masetto...(Cerca come può di confondersi nel-l’ombra, stando attento ad evitarezerlina)

SCENA TERzAzerlina e Ficcanaso, poi Donn’Anna eDuca Ottavio; infine Masetto.

8. Quintetto (zerlina, Donn’Anna, DucaOttavio, Masetto e Ficcanaso)“Senza il caro sposo amato”

zeRlInASenza il Caro sposo amato

Restar sola io non vorrei26;Nelle vene io sento un foco, sì, sì,Che mi sembra di morir.

FICCAnASOAh! chi sa qual’è la strada

Che conduce alla gran piazza?Se mi scopre questa pazzaMi potria precipitar.

DUCA OTTAvIO[a Donn’Anna, con la quale entra]Tergi omai quel pianto, o cara,

Spera alfin mi dice il core.Il trafitto genitoreNo, non chiede il tuo morir.

DOnn’AnnALascia omai che la mia pena

Trovi alfin qualche conforto;Sol nel pianto, o mio tesoro,Trova calma il mio soffrir.

MASeTTO[entrando nella sua direzione]Quell’ingrata più non trovo -

zeRlInAMa lo Sposo più non trovo -

FICCAnASOMa la strada più non trovo -

Chi sa come andrà a finir?

MASeTTOQuell’ingrata più non trovo,

Mi vorrà forse tradir?Quell’ingrata, quell’ingrata!Io mi sento, oh! Dio, morir.

DOnn’AnnA, DUCA OTTAvIO e MA-SeTTO

[piombando su Ficcanaso, facendoloprigioniero]Ti ferma, o perfido, dove ten vai?

FICCAnASOAh! ci son guai! Si dee morir!

zeRlInAOr via, lasciatelo, è il mio Marito.

MASeTTOAh! son tradito! tu dei morir!

FICCAnASOFatemi vivere ancor cent’anni,E poi uccidetemi senza pietà!

DOnn’AnnA, DUCA OTTAvIO e MA-SeTTO

Scuopriti, indegno.

FICCAnASOSì, miei Signori,Ma fate piano per carità.

TUTTI[eccetto Ficcanaso]Come... che vedo? è Ficcanaso!

FICCAnASOQui venni a caso...

TUTTI GlI AlTRIParla: vien quà.

FICCAnASOMa… ma… Signor…

TUTTI[con Ficcanaso]Un angoscioso palpito...

Un invincibil fremito...Mille tremende imaginiTormentano il mio cor.

26 Nelle parti vocali questo verso recita: “Restarsola in questo luogo”.

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zeRlInA e DOnn’AnnAAh! più non trovo, o Misera,

Conforto al mio dolore.

DUCA OTTAvIO e MASeTTOMa tremi omai quel perfido,Cagion di tanto orror.

zeRlInADi chi fidarmi, o Misera,

Qual strazio io sento al core.

FICCAnASOUn angoscioso palpito

Ah! mi martella il cor.Pietà, perdon...Prevedo un gran sconquasso...

Ohimè! le gambe tremano,Non posso fare un passo.

zeRlInADunque tu m’ingannasti, o scellerato.A me tocca punirti...

DOnn’AnnAAnzi a me!

DUCA OTTAvIOA me!

MASeTTOAccoppatelo meco tutti e tre.

FICCAnASOPietà, signori miei. Il delitto non è ilmio. è il mio padrone che cercate...Don Giovanni... Don Giovanni... (Eglicerca di liberarsi dimenandosi, alza itacchi e fugge)

zeRlInAFerma, perfido! ferma!

MASeTTOIl birbo ha l’ali ai piedi.

DUCA OTTAvIOCara Donn’Anna, dopo eccessi così e-normi, non possiamo dubitare cheDon Giovanni sia l’empio uccisore delpadre vostro. Andiamo. Cerchiamolo.Puniamolo. Andiamo insieme.

DOnn’AnnASì, sì, andiamo. L’anima mia non tro-verà mai calma, se non vendicheròprima la morte di mio padre.

Duca Ottavio e Donn’Anna esconoinsieme.

SCENA QUARTAzerlina e Masetto. Lei lo osserva conimbarazzo; lui le sembra arrabbiato.

zeRlInAEd ora come farò per achetare il mioMasetto?

MASeTTOMeglio è ch’io parta...

zeRlInAParte...

MASeTTO(Eppure non ho cuore di lasciarla...)

zeRlInASi è fermato... chi sa... forse potrei...(con gl’occhi bassi) Masetto... (quasipiangendo) Masetto mio... senti unpo’... Masetto, dico.

MASeTTONon mi toccar.

zeRlInAPerché?

MASeTTOPerché? Mi chiedi il perché? Star solacon un uom, credendolo Don Gio-vanni, quando è solo Ficcanaso! Mache vergogna! Ah, se non fosse per loscandolo, vorrei...

zeRlInAAh no: taci, crudele! Io non merto date tal trattamento. Ficcanaso... vole-va... anzi io... mi credevo... che ci fos-si tu amor...

MASeTTOSta’ zitta... che t’imbrogli...

zeRlInABattimi, ammazzami, fa tutto quelche ti piace, ma facciamo pace. Te neprego. Non vedi che ti amo?

MASeTTONon lo credo...

zeRlInACredilo a queste lagrime... credi chein questo core c’è solo il mio Ma-setto. (accarezzandolo)

MASeTTO(Auf! e come si resiste?)

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zeRlInA(Ecco già cade.) Dunque? Non rispon-di...? Ma guardami[,] crudele, omac-cio senza core...

MASeTTOEcco[,] ti guardo (oh! come è bella...)

zeRlInADammi la mano...

MASeTTOPrendila. (Ah! non resisto più...) Miami? Mi ami veramente?

zeRlInATu sei la vita mia.

MASeTTODavvero? Per sempre?

zeRlInAPer sempre. Abbracciami: io sonotua.

9. Duetto (zerlina e Masetto)“Mio Dolce pensiero”

zeRlInAMio Dolce pensiero,

Affetto primiero,Mio caro tesoroTu fosti finor.

Ma tanto giammaiCom’ora t’amai:D’amore deliro,Sospiro d’amor,

Affetto primieroTu fosti finor,D’amore deliro,E spiro per te.

MASeTTOBell’alma che senti

Trasporti sì ardentiDi tenero affetto,Tu avvampi con me.L’amore, mia Cara,Ti eresse quì un’ara:Mio Nume diletto,Non vivo che in te.

Ma se Don Giovanni tornasse?

zeRlInASta zitto.

MASeTTOMa tu non m’inganni?

zeRlInANon penso che a te.

A 2Ah! mio dolce tesoro,

Mia tenera speme,Soave ristoroD’un cor che t’adora!Ridente l’auroraRisorge per me,Se vivere insiemeMi lice con te.

Si abbracciano ed escono insieme,mentre Masetto abbraccia zerlina suifianchi.

SCENA QUINTAUn cimitero, con una statua equestredel Commendatore. Don Giovanni, poiFiccanaso.

DOn GIOvAnnIAh, ah! Che bella notte! Sembra fattaper andare a caccia di ragazze. Vorreisapere com’è andato l’affare di Fic-canaso e Zerlina...

FICCAnASOChe bruttissima notte! Vivo ancora?Sì, spero di sì. Ma respiriamo un po’.

DOn GIOvAnnI(è desso.) Ficcanaso!

FICCAnASOChi mi chiama?

DOn GIOvAnnINon conosci il tuo padrone?

FICCAnASOCosì nol conoscessi!

DOn GIOvAnnICome, birbo?

FICCAnASOAh, siete voi? Scusate.

DOn GIOvAnnICos’è stato?

FICCAnASOPer cagion vostra io fui quasi accop-pato.

DOn GIOvAnnIVia, via, vien qua. Ti devo dire unacosa, la più bella storiella...

FICCAnASODonnesca, al certo.

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DOn GIOvAnnIC’è dubbio? (ride) Le donne? Sì, sem-pre le donne.

COMMenDATOReDi rider finirai pria di domani.

DOn GIOvAnnIChi ha parlato?

FICCAnASO(terrorizzato)Ah! qualche spirito sarà dell’altromondo.

DOn GIOvAnnITaci, sciocco! Chi va là?(sfodera la spada ed urlando lancia lasfida)Ribaldo! Audace!

COMMenDATOReLascia i morti in pace.

DOn GIOvAnnISarà qualcuno di fuori che si burla dinoi... Senti: non è questa la statua delCommendatore? Leggi quell’iscrizio-ne un po’.

FICCAnASO(leggendo) “Dell’empio, che mi trasseal duro passo estremo, qui attendo lavendetta.” Udiste?... Io tremo!

DOn GIOvAnnIOh, vecchio buffonissimo! Digli chequesta sera l’attendo a cena.

FICCAnASOChe pazzia! Oh Dei! mirate che terri-bili occhiate egli ci dà... Par viva... parche senta... par che voglia parlarci...

DOn GIOvAnnIOrsù! Digli! O qui t’ammazzo!

FICCAnASOPiano, piano... Ora ubbidisco.

10. Duetto (Don Giovanni e Ficcanaso)“Signor Commendatore”

FICCAnASO[rivolto alla statua]Signor Commendatore -Io tremo, sudo freddo

[a Don Giovanni]Or vado... or vado...

[alla statua]

Vorrebbe il Mio Signore...Pa-pa-parla-la-la-lare

No non po-po-pos-so-so-so più.

DOn GIOvAnnISe tu non la finisci,

Lo vedi, quest’acciaro?

FICCAnASOSignor...

DOn GIOvAnnIPer te non v’è riparo:

Nel petto il pianterò.

FICCAnASOOhimè! che sudor freddo!

DOn GIOvAnnIVa...

FICCAnASOIn piè non posso star.

DOn GIOvAnnINo, per te non v’è riparo,Fa presto, non tardar.

FICCAnASO[alla statua]Di Marmo, o verde antico,

Signore, se voi siete...[a Don Giovanni]

Ah! Padron... Signor... vedete:Mi guarda... è un brutto affar.

DOn GIOvAnnIEd io t’uccido!...

FICCAnASOAh! no, no, no...[alla statua]Il Mio Padron - badate,

Non io - Son quà - ascoltate:Vorria con voi cenar.Ahi! ahi! Chinò la testa.

DOn GIOvAnnILo so che sei una bestia!

FICCAnASOLa bestia non son io.

DOn GIOvAnnIDunque chi è?

FICCAnASOAspettate... così mi spaventate.

Quella sua bianca testaChinò, fece così.

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DOn GIOvAnnIEbben, che rispondete?

Ebben, verrete a cena?

COMMenDATOReSì, sì.

FICCAnASOAh! Signor, Signor, partiamo,

Quest’aria è alquanto infetta.Si, Signor, Signor partiamo,

Andiam, partiam, che ho fretta...D’un peso traboccante

Io deggiomi sgravar.

DOn GIOvAnnIA preparare andiamo

La cena in tutta fretta;Forse colui ci aspetta, (ridendo) ah! ah!Farò a quel tracotanteLa testa fracassar.

Escono insieme.

Scena SestaSCENDE UN SIPARIETTO. DURANTE IL CAM-BIO di scena per la Scena Settima,zerlina esce davanti al sipario (prosce-nio) e si rivolge direttamente al pubbli-co.

zeRlInA 27

Signori... Signore... Eccomi a voi perl’ultima volta, perché la mia parte inquesta storia volge al fine. Dopotante procelle, mi trovo quasi in por-to. Tutto per me torna tranquillo.Masetto mi vuol bene: è un vero a-gnello. Dove meno io, segue lui. Nonpotrebb’essere più carino. Non parlapiù di quel mascalzone, Don Gio-vanni. E non si lagna di me, perché

non gli do più motivo. Ecco la ricettaper un matrimonio felice. E se tor-nasse Don Giovanni, che succedereb-be? Chi lo sa? Sapete voi, forse,meglio di me. Ma in ogni modo, midistricherei da tanto impaccio. Sondonna alfine, e le donne sono scaltre,non è vero? Eh, no! caro signormoralista, non ag-grottate le cigliacosì. Siete realista, o no? Io sì. Sondonna... una donna felice, ed eccomialla fine della commedia. Felice, dice-vo? Eh, sì! signori miei, arcifelice, an-zi arcifelicissima. Sentite un po’.

11. Aria (zerlina)“Sento brillarmi il core”

zeRlInASento brillarmi il Core,

L’alma giojr mi sento;Tutt’è d’Amor portentoLa mia felicità.

Or che il mio coreAure d’amoreLieto e contentoPuò respirar,

Vieni Masetto,Mio bel diletto,La tua fedeleA consolar.

Più caro istanteA un’alma amanteFra mille e milleSoavi affettiNon è possibileDi ritrovar.

Esce dopo aver ringraziato il pubblico.

SCENA SETTIMANella sala da pranzo del palazzo di DonGiovanni.Don Giovanni, Ficcanaso, i servi edalcuni musicisti con gli strumenti. Lacena è pronta in tavola.

12. Finale Secondo (Don Giovanni,Ficcanaso, Commendatore e Coro)

“Preparata è già la cena”

DOn GIOvAnnIPreparata è già la cena;

Suonatori principiate:Il Fandango mi suonate,

27 N.d.R.- Per questa nuova coproduzione, questotesto viene sostituito da un testo più breve,riscritto dal regista Lorenzo Maria Mucci:

zeRlInADopo tante tempeste la nave è ormai giunta inporto. Tutto torna tranquillo per me e per chimi vuol bene. Masetto mi ama: è un veroagnellino. Dove vado io, segue lui…Questa è la ricetta per un matrimonio felice!E se prometterà di esser meno geloso, avrà lasua ricompensa.Un premio che batte qui den-tro. Al fin della commedia che dire? Sono feli-ce…

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Io mi voglio divertir.Ficcanaso, che si aspetta?

FICCAnASOVi fo subito servir.

I musicisti suonano il fandango mentreDon Giovanni cena. Appena termina-no, Don Giovanni con un cenno li invitaad uscire. Anche i servi se ne vanno unoalla volta, lasciando Ficcanaso solo aservire il suo padrone.

DOn GIOvAnnIQuesto Piatto è saporito.

FICCAnASOOh che Barbaro appetito!

Egli è un vero Parasito,E a me sembra si svenir.

DOn GIOvAnnIPresto vino.

FICCAnASOè d’Alicante.

DOn GIOvAnnIVo’ Sciampagna.

FICCAnASOEccola quà.Questo pezzo di piccione

Voglio un poco disossar.

DOn GIOvAnnISta mangiando quel briccone,

Or lo faccio affè strozzar.Ficcanaso -

FICCAnASOMio Signore?

DOn GIOvAnnIMa cos’hai? non puoi parlar?

FICCAnASOIn un dente una flussioneM’impedisce di parlar.

DOn GIOvAnnIMa cos’hai? vien quà.

FICCAnASOScusate:

L’eccellente vostro CuocoVolli anch’io provare un po’.

DOn GIOvAnnIAh! furfante! non il cuoco

Ma il Budin tu vuoi provar.Ma chi batte? va a vedere.

FICCAnASOVado subito, Signore.[Ficcanaso esce, ma subito rientraterrorizzato]Ah! Ah!

DOn GIOvAnnIMa che hai? sei spiritato!

FICCAnASOAh! Signor, non ho più fiato!Presto, andiam, fuggiam di quà.Quell’uom dal capo bianco...Quell’uom che a cena - io manco -Quell’uom - se sentiste -Quell’uom - se vedeste -Vi fa ta - ta - ta - - -

DOn GIOvAnnITu sei matto in verità!Non senti che ha picchiato? Apri.

FICCAnASOOhimè!

DOn GIOvAnnIEbben, lo voglio.Per togliermi d’imbroglio -

FICCAnASOAh! ascondere mi voglio!

DOn GIOvAnnI- io stesso andrò ad aprire.

FICCAnASOEppoi men vo fuggire.

SCENA OTTAVA ED ULTIMADon Giovanni si dirige alla porta, che siapre prima che lui l’abbia raggiunta.Compare la statua del Commendatore.

DOn GIOvAnnISiedi, Commendator. Mai fino ad oraCredere non potei che dal profondoTornasser l’ombre ad apparir nel Mondo.Se creduto l’avessi, troveresti altra cena,Pure se di mangiare voglia ti sentiMangia che quel che c’è t’offro di core,E teco mangierò senza timore.

COMMenDATOReDi vil cibo non si pasceChi lasciò l’umana spoglia.A te guidami altra vogliaChe è diversa dal mangiar.

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DOn GIOvAnnIFiccanaso, dove sei?Torna subito al tuo sito.

FICCAnASONon mi sento più appetito.

DOn GIOvAnnIEsci fuori, non tardar.Ficcanaso, canti e suoniChe vuol l’ospite ballar.

FICCAnASOSe la febbre avessi addossoNon potrei così ballar.

COMMenDATOReBasta così, m’ascolta:Tu m’invitasti a cena,Ci venni senza pena;Or io te inviterò:Verrai tu a cenar meco?

FICCAnASOOibò! oibò! Signor, non può...

DOn GIOvAnnINon ho timore in petto;Sì, che l’invito accetto.

COMMenDATOReDammi la destra in pegno.

DOn GIOvAnnIEccola - Ahimè! qual gelo!

COMMenDATORePentiti e temi il CieloChe stanco è omai di te.

FICCAnASODal gran tremare i panniVado a cambiarmi affè.

COMMenDATOReEmpio, ti scuoti invano...Termina, o tristo, i giorni,Vedi il tuo fin qual’è.

DOn GIOvAnnILasciami, vecchio insano,Ahi! che orrore! che spavento!Ah! che barbaro tormento!Che insoffribile martir!Mostri orrendi, furie irate,Di straziarmi alfin cessate!Ahi! Non posso più soffrir.

In questo punto si apre il pavimento, sivedono le fiamme dell’inferno e si odo-no le voci dei demoni.

CORO DI DeMOnIDi straziarlo non cessate:In eterno hai da soffrir.

FICCAnASOFate fuoco, su, attizzate,Venne l’ora di finir.

TUTTIAh!

Il Commendatore e Don Giovanni di-scendono agli inferi. Ficcanaso, terro-rizzato, rimane da solo, aggrappato aduna gamba del tavolo.

FINE DELL’OPERA

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Presidente Luisa Di Menna

violiniPaolo Del Lungo **

Francesco CarmignaniCarla Corradi Cervi

Maria Costanza CostantinoLuisa Di Menna

Fabio LapiLuca Lazzara

Pier Paolo Riccomini

violeGianluca Stupia *

Ilario Lecci Daniele Del Lungo

violoncelloAntonella Costantino *

Simone Centauro

ContrabbassoFrancesco Tomei

FlautiAngela Camerini*Eleonora Donnini

** primo violino *prime parti

ispettore d’orchestra: Nicola Bimbi

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Tenori primi

Edoardo Alberti Pietro Boi

Marco Capitani Domenico Corrado Giuseppe Madaro

Federico Nieri

Tenori secondi

Franco Bocci Davide Catanzaro

Ettore Dreucci Vincenzo Gervasi

Mirko Giuntini Matteo Orlandini

Bassi

Gerardo Abbandonato Alessandro Balvis

Ezio Maria Ferdeghini Alessandro Franchini

Edoardo Galfré Vincenzo Maffione

Cosimo Sacco Emiliano Votino

Figuranti

Agnese Bargagna Marta Deledda Giulia Pochini

Miriana Santamaria Valentina Limina

CORO lABORATORIO lIRICO SAn nICOlA

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Page 38: In alto: Giovanni Pacini in una stampa donata dalla ... · genitori, il fratello Francesco e sua sorella Claudia (Giuseppina, la sorella maggiore, già sposata, era andata a vivere

COllABORATORI e TeCnICI DI PRODUzIOne

Teatro di Pisa

maestro collaboratore Anna Cognettamaestra alle luci Lorenza Mazzei

maestro ai sopratitoli Luca Stornellosopratitoli a cura di Maria Valeria Della Mea

direttore di produzione Alda Giannetti ufficio di produzione Vincenzo Toti, Manuela Papi

direttore di scena Gian Maria Melillo

capo macchinista Giuseppe Tellolimacchinisti Carlo Gattai, Giovanni Benedetti,

Marco Gabellieri

capo elettricista Michele Della Mea, Enrico Basoccuelettricisti Massimiliano Terachi, Nicola Savazzi

fonico Franco Puccini

capo attrezzista Luigina Monferini

sarte Viviana Vichi, Maurizia Ascani

capo trucco/parrucco Sabine Brunner

scene e attrezzeria Accademia Operistica Internazionale

costumi Arrigo, Milano

foto Massimo D’Amato, Firenze

si ringrazia Opera Insieme

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con il contributo

www.teatrodelgiglio.itBiglietteria del Teatro del Giglio • telefono 0583 465320 • e-mail: [email protected]

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