imprenditore antimafia gestir¿ la concessionaria tolta al boss · 2021. 4. 29. · giornale di...

1
Giornale di Sicilia Giovedì 29 Aprile 2021 l 15 Pa l e r m o Nel 2011 aveva subito un attentato incendiario alla sua rivendita di auto di Altavilla Imprenditore antimafia gestirà la concessionaria tolta al boss Calì evita la chiusura: «I mafiosi temono chi di noi li accusa» L a storia di Gianluca Calì è la prova che dire no al pizzo può persino dare un impulso alla propria atti- vità imprenditoriale, anziché danneggiarla. Come è successo a lui che da martedì ha «raddoppiato» e al- la concessionaria di auto Calicar di Al- tavilla – finita sotto i riflettori dopo l’attentato incendiario del 2011 e la successiva denuncia del titolare che ha portato all’arresto e alla condanna degli estorsori – affiancherà la Zeus Car di viale Regione siciliana, finita sotto sequestro insieme ad altri beni del mafioso Rosario Castello e a lui af- fidata ora dalla sezione Misure di pre- venzione del Tribunale. «Si pensa che chi denuncia ha tutto da perdere e in- vece no: chi denuncia, oltre a fare il proprio dovere morale e civile, ha an- che da guadagnare, confermando che lo Stato è più forte che mai - cconfer- ma Calì -. Ed è questo il messaggio che dobbiamo dare soprattutto ai ragazzi, alle nuove generazioni chiamate a de- cidere da che parte stare e che pur- troppo oggi hanno come simbolo an- che “Gomorra” e il camorrista che ha tutto ai suoi piedi…». L’assegnazione formale è avvenuta due giorni fa e Calì è già stato in sede, incontrando i quat- tro dipendenti che «erediterà» dalla vecchia gestione. «Martedì partiremo già con il cambio delle insegne, poi ar- riveranno le automobili» e si aprirà la nuova fase di un’azienda che dal mo- mento del sequestro, nel 2014, è spro- fondata via via nel degrado con la ge- stione commissariale, fino a rischiare di chiudere. Ha chiesto lei l’assegnazione? «Sì, è da un anno e mezzo che ci lavo- ro. Sarebbe stato un messaggio terri- bile arrivare alla chiusura e al licen- ziamento dei dipendenti. Per me ora è motivo di orgoglio avere questa possibilità e averla avuta dal giudice che me l’ha affidata, mostrando la sensibilità di capire che non si tratta- va di un mero atto burocratico… Sono il primo in Italia a poter dire di aver ottenuto una cosa del genere. E mi permetta di fare un appello ai paler- mitani onesti, di sostenerci, di venire anche solo a guardare le auto e a pren- dere un caffè». Tutto è cominciato nel 2011 con il ro- go alla Calicar, inaspettato… «Sì, avevo ricevuto qualche strano messaggio e minacce a cui non avevo dato peso, come spesso succede quando pensi che la mafia non è un problema tuo. Invece è arrivato un at- to di guerra nei miei confronti che ho rispedito al mittente, facendo subito denuncia e raccontando quello che era successo. E da lì, dopo molti anni di indagini, si è fatto luce sulla fami- glia mafiosa di Bagheria e Altavilla e sui mandanti degli attentati che sono stati assicurati alla giustizia e con- dannati in appello a 11 anni. L’11 maggio la Cassazione dovrebbe met- tere del tutto fine a questa vicenda». Una vicenda che l’ha segnata: da quel momento la sua vita non è stata più la stessa… «Assolutamente sì, ma come dimo- stra anche questa assegnazione io non solo ho “incassato” ma so rim- boccarmi le maniche e andare avanti e crescere». E non teme di mettersi in vista... «No, non solo non lo temo ma sono loro a temere me, come hanno detto anche alcuni pentiti in conversazioni intercettate: mi definiscono “lo sbirro numero uno” e dicono di starmi alla larga perché ho la denuncia facile e sono pericoloso per questo. Quindi i mafiosi temono chi denuncia, è que- sto il messaggio da far passare. E alla luce di questo la denuncia deve di- ventare un atto dovuto, l’unico atto possibile». Lei ha varie attività imprenditoriali anche a Milano, e continua a fare la spola con Palermo. «Sì, dal 2011 ho ampliato le mie atti- vità e continuo anche in Sicilia, con la concessionaria Calicar di Altavilla ma anche con case vacanza e un’agen- zia di una società immobiliare tede- sca che ha la particolarità di attrarre turisti che vogliono stanziarsi in Sici- lia. Tornando alle minacce “o te ne vai o ti finisce male”, non solo non me ne vado ma faccio venire gente da tutto il mondo che vuole mettere radici qui e porta lavoro e ricchezza». Una delle case vacanza l’ha aperta nell’ex villa di Michele Greco che ha acquistato. «Quella casa mi ha regalato un’emo- zione unica perché nonostante le mille difficoltà e le minacce il Guar- dian mi ha dedicato un’intera pagina per raccontare che la Sicilia non è più solo la terra dei mafiosi». Insomma, è diventato un simbolo antimafia. «Ho la fortuna di poter dire che, gra- zie alla mia esperienza, un mio ami- co d’infanzia che pagava il pizzo da dieci anni ha preso coraggio e ha de- nunciato, facendo arrestare decine di estorsori. E mi ha detto grazie, ed è per me la più grande soddisfazio- ne». P.Ab. © RIPRODUZIONE RISERVATA Riga di occhiello La storia. L’imprenditore Gianluca Calì davanti alla Zeuscar

Upload: others

Post on 19-Jul-2021

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Imprenditore antimafia gestir¿ la concessionaria tolta al boss · 2021. 4. 29. · Giornale di Sicilia GiovedË 29 Aprile 20 2 1 Pa l e r m o l15 Nel 2011 aveva subito un attentato

Giornale di SiciliaGiovedì 29 Aprile 20 2 1 l15Pa l e r m o

Nel 2011 aveva subito un attentato incendiario alla sua rivendita di auto di Alt avilla

Imprenditore antimafia gestiràla concessionaria tolta al bossCalì evita la chiusura: «I mafiosi temono chi di noi li accusa»

La storia di Gianluca Calì è la provache dire no al pizzo può persinodare un impulso alla propria atti-vità imprenditoriale, anziché

danneggiarla. Come è successo a luiche da martedì ha «raddoppiato» e al-la concessionaria di auto Calicar di Al-tavilla – finita sotto i riflettori dopol’attentato incendiario del 2011 e lasuccessiva denuncia del titolare cheha portato all’arresto e alla condannadegli estorsori – affiancherà la ZeusCar di viale Regione siciliana, finitasotto sequestro insieme ad altri benidel mafioso Rosario Castello e a lui af-fidata ora dalla sezione Misure di pre-venzione del Tribunale. «Si pensa chechi denuncia ha tutto da perdere e in-vece no: chi denuncia, oltre a fare ilproprio dovere morale e civile, ha an-che da guadagnare, confermando chelo Stato è più forte che mai - cconfer-ma Calì -. Ed è questo il messaggio chedobbiamo dare soprattutto ai ragazzi,alle nuove generazioni chiamate a de-cidere da che parte stare e che pur-troppo oggi hanno come simbolo an-che “G o m o r r a” e il camorrista che hatutto ai suoi piedi…». L’assegnazioneformale è avvenuta due giorni fa e Calìè già stato in sede, incontrando i quat-tro dipendenti che «erediterà» dallavecchia gestione. «Martedì partiremogià con il cambio delle insegne, poi ar-riveranno le automobili» e si aprirà lanuova fase di un’azienda che dal mo-mento del sequestro, nel 2014, è spro-fondata via via nel degrado con la ge-stione commissariale, fino a rischiaredi chiudere.Ha chiesto lei l’a ss e g n a zi o n e?«Sì, è da un anno e mezzo che ci lavo-ro. Sarebbe stato un messaggio terri-bile arrivare alla chiusura e al licen-ziamento dei dipendenti. Per me oraè motivo di orgoglio avere questa

possibilità e averla avuta dal giudiceche me l’ha affidata, mostrando lasensibilità di capire che non si tratta-va di un mero atto burocratico… Sonoil primo in Italia a poter dire di averottenuto una cosa del genere. E mipermetta di fare un appello ai paler-mitani onesti, di sostenerci, di venireanche solo a guardare le auto e a pren-dere un caffè».Tutto è cominciato nel 2011 con il ro-go alla Calicar, inaspettato…«Sì, avevo ricevuto qualche stranomessaggio e minacce a cui non avevodato peso, come spesso succedequando pensi che la mafia non è unproblema tuo. Invece è arrivato un at-to di guerra nei miei confronti che horispedito al mittente, facendo subito

denuncia e raccontando quello cheera successo. E da lì, dopo molti annidi indagini, si è fatto luce sulla fami-glia mafiosa di Bagheria e Altavilla esui mandanti degli attentati che sonostati assicurati alla giustizia e con-dannati in appello a 11 anni. L’11maggio la Cassazione dovrebbe met-tere del tutto fine a questa vicenda».Una vicenda che l’ha segnata: da quelmomento la sua vita non è stata più last e ss a …«Assolutamente sì, ma come dimo-stra anche questa assegnazione ionon solo ho “incassato” ma so rim-boccarmi le maniche e andare avantie crescere».E non teme di mettersi in vista...«No, non solo non lo temo ma sono

loro a temere me, come hanno dettoanche alcuni pentiti in conversazioniintercettate: mi definiscono “lo sbirronumero uno” e dicono di starmi allalarga perché ho la denuncia facile esono pericoloso per questo. Quindi imafiosi temono chi denuncia, è que-sto il messaggio da far passare. E allaluce di questo la denuncia deve di-ventare un atto dovuto, l’unico attopossibile».Lei ha varie attività imprenditorialianche a Milano, e continua a fare laspola con Palermo.«Sì, dal 2011 ho ampliato le mie atti-vità e continuo anche in Sicilia, con laconcessionaria Calicar di Altavillama anche con case vacanza e un’agen -zia di una società immobiliare tede-sca che ha la particolarità di attrarreturisti che vogliono stanziarsi in Sici-lia. Tornando alle minacce “o te ne vaio ti finisce male”, non solo non me nevado ma faccio venire gente da tutto ilmondo che vuole mettere radici qui eporta lavoro e ricchezza».Una delle case vacanza l’ha apertanell’ex villa di Michele Greco che haa cq u i st a t o.«Quella casa mi ha regalato un’emo -zione unica perché nonostante lemille difficoltà e le minacce il Guar-dian mi ha dedicato un’intera paginaper raccontare che la Sicilia non è piùsolo la terra dei mafiosi».Insomma, è diventato un simboloantimafia.«Ho la fortuna di poter dire che, gra-zie alla mia esperienza, un mio ami-co d’infanzia che pagava il pizzo dadieci anni ha preso coraggio e ha de-nunciato, facendo arrestare decinedi estorsori. E mi ha detto grazie, edè per me la più grande soddisfazio-ne».

P. Ab.© RIPRODUZIONE R I S E RVATA

filo basso, era tutto molto forte ecoinvolgeva la nostra famiglia. Enon volevamo tra l’altro cavalcarel’onda dell’antimafia, mostrarci co-me paladini, eroi… Lavoravamo, co-minciavamo pure a riscuotere suc-cesso e premi, questo era l’impor-tante». Anche se il messaggio forteresta, «non si può pagare, i tempi so-no cambiati e ci si può sottrarre».

«La sentenza ci racconta anchequesta volta come ormai esista laconcreta possibilità di denunciare»,commenta Addiopizzo. Sottoli-neando però come «a una semprepiù incisiva e costante azione re-pressiva portata avanti da magistra-ti e forze dell’ordine, non seguonovigorose politiche sociali e sul lavo-

ro, fondamentali per superare feno-meni criminali e mafiosi». Perchégarantire i diritti significa sottrarremanovalanza ai clan. E sulla senten-za interviene anche Patrizia Di Dio,presidente di Confcommercio, chela definisce «un’altra vittoria delloStato contro la criminalità mafiosa.L’esempio dei fratelli Cottone chehanno raccontato i loro calvario alleforze dell’ordine, esempio fortuna-tamente non rimasto isolato in que-sti anni, ha reso possibile la condan-na degli estorsori e rinsaldato ulte-riormente il rapporto di fiducia tracommercianti da un lato e magi-stratura e forze dell’ordine dall’al-t ro».© RIPRODUZIONE R I S E RVATA

Riga di occhiello

Ti t g g o l o

La storia. L’imprenditore Gianluca Calì davanti alla Zeuscar

Giovanni Niosi

Antonino Cumbo