impianto idroelettrico del fiume basento

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Pag. 1/46 Impianto idroelettrico del Fiume Basento Valutazione di incidenza R2K Srl Sviluppo impianti di produzione da energia rinnovabile Via Isca del Pioppo 144/A, 85100 Potenza CF/PIVA 01863200760 PEC: [email protected] Regione Basilicata Provincia di Potenza Comune di Pietrapertosa Impianto idroelettrico del Fiume Basento Progetto Definitivo AUTORIZZAZIONE UNICA DL 29 dicembre 2003 n.387 RICHIESTA DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE LR dicembre 1998 n.47 Codice progetto: BA7 Codice elaborato: R8 Valutazione di Incidenza Relazioni e allegati - R1 Relazione tecnica - R2 Relazione idrologica - R3 Relazione idraulica - R4 Relazione strutturale - R5 Studio Preliminare Ambientale - R6 Relazione paesaggistica - R7 Fotomontaggi - R8 Relazione d’incidenza - R9 Relazione geologica - R10 Progetto delle opere di rete Progettista: Maggio 2014

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

R2K Srl

Sviluppo impianti di produzione da energia rinnovabile

Via Isca del Pioppo 144/A, 85100 Potenza

CF/PIVA 01863200760

PEC: [email protected]

Regione Basilicata

Provincia di Potenza Comune di Pietrapertosa

Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Progetto Definitivo

AUTORIZZAZIONE UNICA

DL 29 dicembre 2003 n.387

RICHIESTA DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE

LR dicembre 1998 n.47

Codice progetto: BA7

Codice elaborato: R8 Valutazione di Incidenza

Relazioni e allegati

- R1 – Relazione tecnica

- R2 – Relazione idrologica

- R3 – Relazione idraulica

- R4 – Relazione strutturale

- R5 – Studio Preliminare Ambientale

- R6 – Relazione paesaggistica

- R7 – Fotomontaggi

- R8 – Relazione d’incidenza

- R9 – Relazione geologica

- R10 – Progetto delle opere di rete

Progettista:

Maggio 2014

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Sommario

1. Premessa ................................................................................................................................................ 3

2. Inquadramento dell’area d’intervento ............................................................................................. 5

3. Quadro di riferimento ambientale................................................................................................... 14

4. Tipologia delle opere in progetto ................................................................................................... 29

4.1 Paratoia gonfiabile e scale di risalita per l’ittiofauna ........................................................ 29

4.2 Cabina Enel e cavidotto aereo MT ......................................................................................... 32

5. Documentazione fotografica ............................................................................................................ 33

6. Incidenza del progetto ....................................................................................................................... 37

6.1 Incidenza legata alla fase di cantiere .................................................................................... 37

6.2. Incidenza legata alla fase di esercizio .................................................................................. 42

7. Conclusioni .......................................................................................................................................... 46

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

1. Premessa

Questo documento è finalizzato a verificare gli effetti ambientali del progetto sul territorio

circostante e valutare l’incidenza che le opere hanno sulle aree protette ricadenti nell’area di

intervento. Il documento descrive le caratteristiche del progetto e ne illustra gli aspetti ambientali,

verifica la coerenza con gli strumenti di pianificazione e programmazione, analizza gli habitat e le

specie, valuta il potenziale degrado, la potenziale perturbazione e la significatività degli impatti

ambientali. Lo studio per la valutazione di incidenza verrà redatto secondo gli indirizzi del DPR

357/97:

lo studio per la valutazione di incidenza debba contenere: una descrizione dettagliata del piano o

del progetto che faccia riferimento, in particolare, alla tipologia delle azioni e/o delle opere, alla

dimensione, alla complementarietà con altri piani e/o progetti, all’uso delle risorse naturali, alla

produzione di rifiuti, all’inquinamento e al disturbo ambientale, al rischio di incidenti per quanto

riguarda le sostanze e le tecnologie utilizzate; un’analisi delle interferenze del piano o progetto

col sistema ambientale di riferimento, che tenga in considerazione le componenti biotiche,

abiotiche e le connessioni ecologiche.

A livello regionale gli indirizzi di cui al DPR 357/97 sono stati recepiti tramite la D.G.R. n. 2454 del

22 dicembre 2003 “INDIRIZZI APPLICATIVI IN MATERIA DI VALUTAZIONE D’INCIDENZA”.

Nell’Allegato 2-a vengono elencati i contenuti necessari alla redazione degli studi di incidenza

relativi a progetti:

1. Inquadramento dell’opera o dell’intervento negli strumenti di programmazione e di

pianificazione vigenti;

2. Normativa ambientale di riferimento vigente;

3. Descrizione delle caratteristiche del progetto con riferimento, in particolare: - alle tipologie delle

azioni e/o opere; - alle dimensioni e/o ambito di riferimento; - alla complementarietà con altri piani

e/o progetti; - all'uso delle risorse naturali; - alla produzione di rifiuti; - all'inquinamento ed ai

disturbi ambientali; - al rischio di incidenti per quanto riguarda, le sostanze e le tecnologie

utilizzate.

4. Area Vasta di influenza del progetto - Descrizione delle interferenze del progetto sul sistema

ambientale considerando: - le componenti abiotiche; - le componenti biotiche; - le connessioni

ecologiche.

5. Dati ed informazioni di carattere ambientale, territoriale e tecnico, in base ai quali sono stati

individuati e valutati i possibili effetti che il progetto può avere sull’ambiente e le misure che si

intendono adottare per ottimizzarne l’inserimento nell’ambiente e nel territorio circostante, con

riferimento alle soluzioni alternative tecnologiche e localizzative considerate ed alla scelta

compiuta.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Il presente progetto prevede la realizzazione di un impianto mini idroelettrico sfruttando il Fiume

Basento in un’area insistente interamente in Comune di Pietrapertosa. Tale intervento rientra nella

tipologia degli impianti così detti a “salto concentrato”, ossia senza un’effettiva derivazione

dell’acqua e sfruttando solitamente, come in questo caso, una briglia esistente.

Le opere consistono di:

- Opere di presa: ripristino della soglia parzialmente divelta della briglia esistente e

installazione di una paratoia mobile, realizzazione di un canale con sgrigliatore

- Scale di risalita per l’ittiofauna: due manufatti, uno consistente in uno scivolo, per le

anguille, l’altro in una scala a bacini per la restante parte dell’ittiofauna

- Vano turbina: un locale completamente interrato posto all’estremità del canale

dissabbiatore e destinato a ospitare turbina, generatore e tubo aspiratore/diffusore

- Cabina elettrica: un prefabbricato contenente i quadri elettrici, la cabina di trasformazione

e il locale di consegna ENEL

- Opere di allacciamento alla rete elettrica: cabina di consegna e cavidotto aereo della

lunghezza di circa 400 m fino alla linea MT Laurenzana.

Riassunto delle specifiche dell’impianto:

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

2. Inquadramento dell’area d’intervento

L’intervento in progetto ricade in un’area a nord del Comune di Pietrapertosa in prossimità del

Fiume Basento, in un punto in cui il corso d’acqua si presenta come spartiacque tra due differenti

comuni della provincia di Potenza: appunto Pietrapertosa e Campomaggiore.

Inquadramento dell’area di intervento

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Il Fiume Basento

Il Fiume Basento, di lunghezza pari a circa 149 km, è il corso d’acqua più lungo dell’intera

Regione Basilicata, nasce nell'Appennino lucano settentrionale e precisamente dal Monte Arioso,

scorre da nord-ovest a sud-est nelle province di Potenza e Matera e infine sfocia nel Golfo di

Taranto, nei pressi di Metaponto, direttamente nel Mar Ionio. Il suo bacino si estende lungo tutto

in territorio lucano per circa 1537 km2

.

Bacini idrografici della Regione Basilicata

Il Torrente Camastra, sicuramente il più importante affluente in destra idrografica, risulta essere

sbarrato dall’omonima imponente diga.

I principali affluenti del Fiume Basento sono: il Torrente Camastra, il Torrente Tora, il Torrente

Tiera, il Torrente Rifreddo, il Torrente Rummolo, il Torrente Gallitello, il Torrente Monaco.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

La diga di Camastra

Veduta panoramica dell’invaso della diga di Camastra

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Il Fiume Basento

Il Fiume Basento nasce dal Monte Arioso, la cui altitudine raggiunge nel punto maggiore 1722 m.

Il comprensorio di cui fa parte il Monte Arioso è un’importante meta sciistica della Basilicata. A

pochi chilometri da Potenza, infatti, e nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano,

sorge la località turistica Sellata-Arioso. Le abbondanti nevicate e le attrezzature di cui è dotata ne

fanno una grande attrazione per gli amanti degli sport invernali e della natura.

La Sellata viene raggiunta da Potenza mediante una strada diretta che sale a 1255 m di altitudine.

La manutenzione delle piste ha raggiunto uno standard qualitativo elevatissimo grazie al

quotidiano lavoro dei mezzi battipista: con l'ausilio di motoslitte presenti sul posto è possibile

inoltre raggiungere le piste del versante costituito dal monte Arioso e Serra Giumenta in località

Sasso di Castalda, consentendo con un solo skipass di sciare su un totale di 7 km di piste. Gli

impianti sciistici sono immersi nella stupenda cornice verde dei rigogliosi boschi lucani. Nel

comprensorio sciistico è presente la scuola sci Sellata-Arioso e L'Hotel Pierfaone situato alle

pendici del Monte Pierfaone in località Sellata accanto agli impianti sciistici del Comprensorio.

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Valutazione di incidenza

La località Sellata-Arioso

Un impianto sciistico del comprensorio Sellata-Arioso

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

L’area ricade nelle vicinanze delle aree protette del parco delle Dolomiti di Pietrapertosa e della

Foresta di Gallipoli-Cognato, inserendosi all’interno del primo (per una maggiore comprensione si

rimanda all’estratto della cartografia del PSP - TAV 09 – Protezione della natura).

il SIC Dolomiti di Pietrapertosa è compreso nei comuni di Pietrapertosa, Castelmezzano e

Accettura. Il sito è incluso interamente nel Parco Regionale di Gallipoli Cognato – Piccole Dolomiti

Lucane. L’area del SIC-ZPS Dolomiti di Pietrapertosa è situata nell’Appennino Lucano e domina la

parte centrale della Val Basento. Include inoltre il complesso di rilievi denominato"Piccole Dolomiti

Lucane", ed è caratterizzato da alte guglie e creste rocciose che ricordano alcune delle vette più

note delle Dolomiti alpine vere e proprie.

Le Dolomiti di Pietrapertosa

La foresta di Gallipoli Cognato rientra nei territori comunali di Accettura, Calciano e Oliveto

Lucano e occupa una superficie complessiva di 4.159 ettari. La foresta, derivante dalla fusione di

due distinte tenute boschive, rispettivamente il bosco Gallipoli (1.117 ha) e il bosco Cognato

(3.357 ha), è caratterizzata da una notevole variabilità altimetrica. Si passa infatti da quote

prossime ai 200 m sui terreni confinanti con l’alveo del Basento ai 1.319 m del Monte Impiso. Nel

territorio è possibile distinguere diversi ambienti forestali e vegetali, alcuni dei quali occupano

vaste e continue estensioni, mentre altri hanno una diffusione puntiforme e localizzata.

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Valutazione di incidenza

Il parco regionale Gallipoli Cognato

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Comune di Pietrapertosa

A 1088 metri d’altitudine sul livello del mare nasce la cittadina superstite dell’antica “Petra”

d’occidente, che ha riscontro solo in quella d’Oriente in Palestina nella zona abitata dai Nabatei.

Pietrapertosa conserva ancora oggi il suo aspetto di roccaforte, collocata a ridosso delle creste

rocciose che la proteggono e la nascondono.

Le origini del paese sono incerte anche se le teorie più accreditate attestano una fortificazione,

attorno al IV secolo a.C., da parte della tribù Utiana che occupava l’alta e media valle del Basento.

Notizie più certe si hanno a partire dal X secolo quando il borgo fortificato fu occupato da una

banda di Saraceni guidata dal capo Luca, un greco convertitosi all’Islam che compì numerose

scorrerie nei centri limitrofi finché fu scacciato dall’intervento del Catepano. Il castello fu ampliato

successivamente dai Normanni per assicurare una migliore difesa del luogo contro eventuali

incursori. La fortezza, a cui si accede da una scalinata situata a ridosso delle ultime case del

paese, poggia direttamente sulla roccia e domina sull’abitato di Pietrapertosa. Oggi, dell’antico

fortilizio, sono visibili parte delle mura perimetrali, l’arcone d’ingresso costruito con grossi blocchi

che formano un arco a tutto sesto, lievemente ribassato, un torrione di avvistamento ed alcuni

alloggiamenti incisi nella roccia. Alcuni gradini scavati direttamente sulla parete rocciosa, portano

ad un osservatorio con un arco ricavato nell’arenaria. Sembra ormai chiaro che la maggior parte

degli interventi di scavo nella roccia viva debbano ascriversi al periodo di costruzione mentre il

versante settentrionale del castello presenta elementi architettonici riconducibili al XV e XVI

secolo, opera delle dominazioni successive.

Il Comune di Pietrapertosa

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Vista aerea del Comune di Pietrapertosa

Suggestiva visuale notturna del Comune di Pietrapertosa

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

3. Quadro di riferimento ambientale

Per quanto riguarda gli strumenti di pianificazione territoriale, si faccia riferimento allo Studio

Preliminare Ambientale e alla Relazione Paesaggistica.

Di seguito si riporta la programmazione relativa alla normativa ambientale ed alle aree protette

presenti nell’area di intervento.

- Parco Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane

L’Ente gestore dell’area protetta di Gallipoli Cognato e delle Piccole Dolomiti Lucane è stato

istituito con Legge Regionale n. 47 del 1997.

L’area del Parco naturale di Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti Lucane comprende i territori dei

Comuni di Pietrapertosa, Castelmezzano, Accettura, Calciano e Oliveto Lucano così come

compresi nel Piano Territoriale Paesistico di area vasta GalIipoli-Cognato, approvato con legge

regionale 12 febbraio 1990 n. 3 e fatta esclusione della porzione di territorio sulla quale ricade la

Riserva antropologica Monte Crocciaistituita con D.M. 11 settembre 1971 dal Ministero

Agricoltura e Foreste.

Il Piano persegue l’obiettivo di assicurare uno sviluppo sostenibile che salvaguardi il diritto di

ciascuno di fruire, con pari possibilità, delle risorse del territorio senza depauperarle. Le

disposizioni aventi rilevanza paesistica perseguono altresì l’obiettivo di tutelare e valorizzare

l’identità del paesaggio, renderne evidenti i caratteri distintivi e assicurare l’integrità ecosistemica.

Il Piano contiene le previsioni e gli indirizzi progettuali per: a) la tutela e il miglioramento degli

habitat, della fauna e della flora del Parco; b) il recupero e il miglioramento degli ecosistemi

forestali e l’eventuale utilizzazione degli stessi anche ai fini selvicolturali, didattici, scientifici e

turistici; c) lo sviluppo e l’incentivazione delle attività agricole, zootecniche ed artigianali; d) la

razionalizzazione .

L’ambiente naturale dell’area sottesa dal Parco Regionale Gallipoli Cognato Piccole Dolomiti

Lucane presenta caratteristiche fisiche e biologiche estremamente eterogenee alle quali

corrispondono differenti paesaggi vegetazionali. Tali realtà naturali spaziano dal sistema collinare

a quello montano, dal bacino torrentizio alla steppa ed alle garighe. Nell’area considerata, inoltre,

spiccano nettamente le zone di montagna e di collina, in corrispondenza delle quali le foreste

sono ancora, se pur in eccezionali tratti degradate, ben rappresentate. La Foresta di Gallipoli

Cognato in esame è la più estesa delle foreste demaniali della Basilicata ed è compresa tra il

limite occidentale della Provincia di Matera, il territorio del Comune di Accettura ed a settentrione

il fiume Basento. Nella parte orientale confina con il bosco di Santa Domenica, il Monte Croccia,

mentre il confine meridionale in parte è costituito dalle sponde del torrente Salandrella e in parte a

Nord con terreni agricoli privati. Il confine occidentale, infine, coincide con quello delle province di

Matera e di Potenza seguendo il crinale della Costa della Rossa. Il territorio è caratterizzato dal

frazionamento del sistema montuoso, formato da diversi gruppi di rilievi nei quali affiorano i

complessi argillosi ad assetto caotico del Cretacico - Paleogene. I restanti rilievi sono caratterizzati

da calcari e calcari marnosi del Giurassico-Miocene, dislocati ad Est. La zona in esame presenta

due punti di vetta rappresentati dal Monte Malerba (1083 m slm) e dal Monte la Croccia (1151 m

slm). Le quote minime, invece, si riscontrano lungo il Basento, pari a circa 300 m s.l.m. e la

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Salandrella di circa 500 m s.l.m. L’idrologia superficiale ha spesso creato nel tempo fossi e valloni

che scendono a ventaglio verso valle e da cui le acque superficiali defluiscono per riversarsi nel

Basento o nel torrente Salandrella.

Dal punto di vista fitoclimatico, il settore in esame appartiene all’Area climatica mediterranea, e

della stessa vanta la presenza di quasi tutti i Piani vegetazionali.

Al suo interno, infatti, si possono osservare comunità di piante appartenenti al piano

termomediterraneo, caratterizzato dalla presenza di vegetazione spiccatamente termofila

dominata dalle sclerofile quali gli oleo-lentisceti o i pini mediterranei, oppure la vegetazione

appartenente al piano meso – mediterraneo; sono facilmente riconoscibili le comunità

vegetazionali dominate dal Leccio (Quercus ilex ).

Spostandosi dalle valle del Basento verso l’alto, detti piani sono sovrastati dal piano supra –

mediterraneo con i suoi caratteristici querceti caducifogli, ed ancora da zone appartenenti al

piano mediterraneo montano nel quale vegetano lembi di foresta ad Abies alba anche se di

dubbia origine naturale. Il clima mediterraneo è caratterizzato in generale da periodi di scarse

precipitazioni soprattutto in primavera ed estate.

Secondo la classificazione del Pavari (1916), le zone collinari dell’area in esame rientrano nel

Castanetum (sottozona calda e fredda) e Lauretum (con le varie sottozone). Il piano basale rientra

nella sottozona calda del Lauretum del secondo tipo con siccità estiva. Uno studio relativo alla

flora italiana effettuato da PIGNATTI nel 1982 ha rivelato che sono ben 2279 le specie spontanee,

coltivate e naturalizzate, che vegetano all’interno del territorio lucano su 5800 specie presenti in

tutta Italia. In tale contesto, sono molteplici le espressioni della vegetazione d’interesse forestale e

non che s‘incontrano lungo il territorio da tenersi in particolare considerazione. L’ambito di Parco

cosi individuato comprende le seguenti aree SIC-ZPS di cui alle Direttive Habitat 92/43 CE e 97/62

CE e Uccelli 79/409:

1. IT9220130 - Foresta Gallipoli Cognato - Superficie (ha) 4.289 SIC e ZPS

2. IT9210105 – Dolomiti di Pietrapertosa - Superficie (ha) 1.312 SIC e ZPS

3. IT9220030 – Bosco di Montepiano - Superficie (ha) 514 SIC

4. IT9220260 – Valle Basento-Grassano scalo - Superficie (ha) 779 SIC e ZPS

In particolare, le aree “Foresta di Gallipoli Cognato” e “Dolomiti di Pietrapertosa” rientrano

integralmente nell’area di Parco, mentre le aree Valle Basento-Grassano Scalo e Bosco di

Montepiano ricadono in area di parco rispettivamente per 145,50 ha e per 440,35 ha, nei territori

di Accettura e Pietrapertosa per il SIC “Bosco di Montepiano” e Calciano per il SIC ZPS “Valle

Basento - Grassano scalo”.

Pertanto circa 6.153,50 ha (22,76%), dei 27.027 complessivi di Parco, fanno parte della Rete

Natura 2000.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Posizionamento delle opere in relazione ai confini del parco

Estensione complessiva del parco

L’intervento in progetto risulta posizionato al confine con la delimitazione dell’area parco, e

nelle vicinanze dei SIC IT9220130 - Foresta Gallipoli Cognato/ IT9210105 – Dolomiti di

Pietrapertosa.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Attualmente è in corso la Valutazione Ambientale Strategica per l’adozione del Piano del Parco.

Secondo la Proposta di Piano, il territorio del parco è stato suddiviso in “zone” così come previsto

dalle norme regionali e nazionali vigenti e in particolare riferimento a quanto indicato nella Legge

394/91 –“Legge Quadro sulle Aree protette” che al comma 2 dell’art. 12 recita: “Il piano suddivide

il territorio in base al diverso grado di protezione, prevedendo:

- riserve integrali nelle quali l'ambiente naturale è conservato nella sua integrità;

- riserve generali orientate, nelle quali è vietato costruire nuove opere edilizie, ampliare le

costruzioni esistenti, eseguire opere di trasformazione del territorio. Possono essere

tuttavia consentite le utilizzazioni produttive tradizionali, la realizzazione delle

infrastrutture strettamente necessarie, nonché interventi di gestione delle risorse naturali

a cura dell'Ente parco. Sono altresì ammesse opere di manutenzione delle opere

esistenti, ai sensi delle lettere a) e b) del primo comma dell'articolo 31 della legge 5

agosto 1978, n.457;

- aree di protezione nelle quali, in armonia con le finalità istitutive ed in conformità ai criteri

generali fissati dall'Ente parco, possono continuare, secondo gli usi tradizionali ovvero

secondo metodi di agricoltura biologica, le attività agro-silvo-pastorali nonché di pesca e

raccolta di prodotti naturali, ed è incoraggiata anche la produzione artigianale di qualità.

Sono ammessi gli interventi autorizzati ai sensi delle lettere a), b) e c) del primo comma

dell'articolo 31 della citata legge n.457 del 1978, salvo l'osservanza delle norme di piano

sulle destinazioni d'uso;

- aree di promozione economica e sociale facenti parte del medesimo ecosistema, più

estesamente modificate dai processi di antropizzazione, nelle quali sono consentite

attività compatibili con le finalità istitutive del parco e finalizzate al miglioramento della

vita socio-culturale delle collettività locali e al miglior godimento del parco da parte dei

visitatori.

Partendo da tali assunti si è inteso prevedere aree di tipo a – Riserve Integrali e b- Riserve generali

orientate, laddove le valenze ambientali erano tali da condizionare in modo assoluto o prioritario

gli usi antropici; sono state individuate invece aree di tipo c - aree di protezione e di tipo d - aree

di promozione economica e sociale laddove la salvaguardia e la valorizzazione del contesto

ambientale è stata considerata funzione di una rivitalizzazione controllata ed adeguatamente

gestita degli usi antropici.

L’area di intervento risulta situata al confine con zona di protezione di tipo “B2: miglioramento degli equilibri ambientali”

Aree di protezione di Tipo B:

“aree di protezione degli ambiti di valore ecologico per presenza di mosaico vegetazionale”

Comprende quelle aree del parco costituite da un mosaico di territori semi naturali e coltivati. Si

estendono in agro di Pietrapertosa ed Accettura. In agro di Pietrapertosa si sviluppano lungo il

versante della Montagna di Caperrino nella porzione non occupata dalla zona di protezione di tipo

A) e lungo il versante occidentale del crinale dell’Impiso a partire da Serra Cristina a Nord, fino a

Manca di Mona a Sud. In agro di Accettura, invece, occupano una porzione di territorio che dalla

stretta valle a sud est del crinale di Serra della Russia raggiunge contrada San Giovanni a sud,

per poi svilupparsi lungo i versanti adiacenti il Torrente Salandrella fino alle pendici di Monte

Cortaglia. Altra fascia di territorio rientrante in questa categoria di protezione è costituita dal

crinale che da Tempa Cortaglia si estende verso sud intercettando Tempa Fica e Case Frassino,

fino a Case Gennariello immediatamente a valle della Colonia Montana in località Montepiano.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Proposta di zonazione del parco

SIC e ZPS IT9220130 Foresta Gallipoli Cognato

Il SIC ZPS corrisponde con la più estesa delle foreste demaniali della Basilicata. Si estende a

nord-ovest fino a comprendere un tratto del fiume Basento, mentre a sud-est il confine si spinge

fino al torrente Salandrella. Il limite sud-occidentale segue il crinale di Costa La Rossa che

digrada ripidamente nella Valle della Rossa. Il territorio comprende i rilievi di M.te La Croccia

(1151 m s.l.m.), M.te Malerba (1093 m s.l.m.) e numerosi valloni che si sviluppano da nord-ovest

a sud-est. L’area inclusa nel sito ricade nei comuni di Accettura, Calciano e Oliveto Lucano

occupando una superficie complessiva di 4.289 ettari.

Si tratta di un sito di rilevante interesse paesaggistico e naturalistico, quasi interamente ricoperto

da foreste decidue prevalentemente rappresentate da querceti caducifogli dominati dal cerro

(Quercus cerris), a cui si possono trovare associati il farnetto (Q. frainetto), la roverella (Q.

pubescens s.l.), la rovere meridionale (Q. petraea ssp. austrotyrrhenica).

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Estensione del SIC Foresta Gallipoli Cognato

Questi boschi sono in gran parte riferibili all’habitat 91M0 Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e

rovere in cui sono stati recentemente inquadrati i querceti decidui dell’Italia meridionale, simili per

composizione floristica e caratteristiche ecologiche a quelli della penisola balcanica.

Lungo le linee d’impluvio e su suoli più umidi si rinvengono aspetti di cerreta caratterizzati dalla

presenza abbondante di Fraxinus oxycarpa, con un ricco strato erbaceo e con un’abbondante

fioritura di Ranunculus velutinus.

In alcuni casi il frassino diviene dominante e questi aspetti sono stati riferiti all’habitat 91B0

Frassineti termofili a Fraxinus angustifolia. Un’altra variante interessante della cerreta tipica è

quella caratterizzata dalla presenza di Quercus frainetto, che in alcune stazioni tende a diventare

codominante insieme al cerro. In condizioni più termofile e su superfici più drenate prevale il

bosco sempreverde caratterizzato dalla dominanza del leccio (habitat 9340 Foreste di Quercus

ilex e Quercus rotundifolia). Le leccete più estese ricadono ai margini del sic, in particolare lungo il

versante sud-occidentale di Costa la Rossa. Sempre a bassa quota si rinvengono boschi a

roverella (Q. pubescens) quasi sempre mista al cerro e/o al leccio, riconducibili al Centaureo-

Quercetum pubescentis (Zanotti et al., 1993). Queste formazioni possono essere inquadrate

nell’habitat 91AA* Boschi orientali di quercia bianca, a cui sono stati recentemente riferiti i boschi

di roverella dell’Italia peninsulare secondo il manuale italiano d’interpretazione degli habitat

d’interesse comunitario.

Lungo i versanti più accidentati il querceto si arricchisce di elementi tipici delle forre umide come

Tilia platyphyllos, Corylus avellana, Acer sp. pl., Ostrya carpinifolia. Si rinvengono lembi di bosco

ripariale lungo il margine del sito che costeggia il Fiume Basento: si tratta di formazioni

caratterizzate da specie igrofile quali Populus nigra, Alnus glutinosa, Salix sp. pl.

Importante significato ecologico assumono le piccole pozze artificiali utilizzate per il bestiame, in

alcuni casi le sponde si sono naturalizzate e sono colonizzate da specie acquatiche quali

Potamogeton nodosus, Lemna minor, Callitriche stagnalis, Alisma plantago-aquatica, ecc. In

primavera queste pozze d’acqua sono completamente ricoperte da vistose fioriture di ranuncoli

acquatici e anfibi quali Ranunculus sardous, R. ophioglossifolius, R. aquatilis, R. tricophyllus.

Relativamente all’accertamento dello status delle zoocenosi presenti nel sito, si deve fare

riferimento alla presenza di valori di particolare pregio conservazionistico in cui gli elementi di

maggiore rilevanza e la presenza di specie rare e vulnerabili sono di per sè indice di un alto valore

ambientale del sito considerato.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Dalla sintesi dei risultati delle indagini sulla fauna vertebrata è stata prodotta la lista delle specie

fino a questo momento osservate nell’area, corredata anche da utili riferimenti normativi. Per una

corretta interpretazione dello status riportato nella lista bisogna ovviamente tener presente che

alcune specie presentano un home range di grandi dimensioni, per cui lo status non può

espressamente essere riferito al sito ma include parti dei territori immediatamente limitrofi o

addirittura l’intero territorio lucano.

Tra le specie presenti nell’area che presentano un home range di grandi dimensioni riportate in

allegato I della direttiva uccelli, alcune specie, quali il Falco pecchiaiolo, il Nibbio bruno, il Nibbio

reale, il Biancone, il Lanario e il Pellegrino, utilizzano l’area per la nidificazione compiendo

spostamenti importanti per la ricerca del cibo, mentre altre come ad esempio la Cicogna nera, il

Capovaccaio e il Gufo reale frequentano l’area per ragioni trofiche costruendo il nido in aree

distanti anche decine di km. Dall’analisi delle specie rinvenute, emerge la presenza nel sito di

diverse specie prioritarie ai sensi della direttiva 79/409/CEE tra cui il Nibbio reale, il Lanario, il

Falco pellegrino, il Picchio rosso mezzano che vivono stabilmente nell’area ed altre, quali il

Capovaccaio, il Biancone, il Nibbio bruno, il Falco pecchiaiolo, l’Averla piccola, il Cuculo, vi

giungono nel periodo primaverile per riprodursi. L’Aquila minore, l’Averla cenerina, la Balia dal

collare sono presenti esclusivamente nel periodo migratorio, mentre l’Airone bianco con un

numero limitato di esemplari sverna nelle aree di confine presso il fiume Basento. Il sito svolge un

ruolo prioritario per la conservazione delle popolazioni italiane nidificanti di Nibbio reale, che

risultano concentrate soprattutto nelle regioni centro-meridionali ed insulari, distribuite in maniera

discontinua ma con densità molto variabili ed altamente frammentate.

Dall’ analisi delle specie riscontrate, riportate in elenco allegato ed indicate della direttiva habitat

92/43/CEE allegato II, che inoltre rientrano nella categoria delle specie a home range di grandi

dimensioni, si inseriscono il Lupo e la Lontra. Le popolazioni italiane di Lupo rappresentano una

delle priorità di conservazione del nostro paese e rivestono particolare importanza anche a livello

internazionale, essendo una delle poche popolazioni superstiti dell’Europa occidentale. Il Lupo,

un tempo ritenuto presenza abbondante, è presente con pochi individui appartenenti

probabilmente ad una piccola popolazione residua locale. Nell’area e nei territori confinanti, tale

specie è stata avvistata non di rado e spesso esercita predazione al bestiame domestico. La

conservazione della specie considerata prioritaria ai sensi della Direttiva Habitat è l’applicazione

dello specifico Piano d’azione per la conservazione del Lupo edito dal Ministero dell’ambiente e

della tutela del territorio e dall’istituto nazionale per la fauna selvatica, deve rappresentare una

parte importante dello sforzo che deve essere messo in atto nel sito al fine di garantire la

funzionalità degli ecosistemi, mantenere la biodiversità ed assicurare il mantenimento e la

conservazione della specie non solo nell’area ma in tutto il territorio nazionale. Tra i mammiferi

terrestri europei presenti nell’area attualmente, la Lontra è la specie più vulnerabile e a più elevato

rischio di estinzione. Infatti la specie, pur essendo a vasta ripartizione geografica (il suo areale

abbraccia l’intera Europa, il Nordafrica, l’Asia minore e gran parte dell’Asia centrale),

recentemente ha assistito ad un drammatico crollo delle sue popolazioni, soprattutto all’interno

del nostro Paese dove è scomparsa dalla maggior parte del suo areale tradizionale. Le

popolazioni della Sottospecie italiana (Lutra lutra lutra), originariamente diffuse in tutta la penisola,

non entrano più in contatto tra loro e risultano confinate lungo i corsi d’acqua di un limitato

numero di regioni soprattutto centro-meridionali ed in condizioni prossime all’estinzione. Studi

effettuati dal 1987 al 1991 sulle popolazioni dei fiumi Agri, Basento, Fiora, Sele, Calore individuate

quali ultime roccaforti della specie, hanno evidenziato che le popolazioni residue di Lontra, molto

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

localizzate e tra loro isolate, erano gravemente minacciate da inquinamento, distruzione

dell’habitat e ridotta consistenza numerica. Le informazioni raccolte sul mustelide nell’area si

limitano a rilevazioni certe, rappresentate dai caratteristici escrementi contenenti resti di pesce e

rettili nonché delle orme che sono state osservate lungo entrambe le rive del confine sud del

sic/zps. Rimangono altresì sconosciuti i parametri demografici, cosi come lo status e l’identità

genetica delle popolazioni. La presenza della specie nell’area deve essere considerata prioritaria

in virtù delle finalità stesse della rete ecologica natura 2000 e capace di qualificare enormemente il

sito considerato. La Lontra, inoltre, può essere considerata un “indicatore biologico” ad elevato

valore intrinseco, in quanto specie con debole capacità di sopportare variazioni ambientali

importanti. La popolazione di Lontra presente nel sito risulta gravemente minacciata dalla

presenza della linea ferroviaria ad un binario e dalla strada statale 407 Basentana che insistono

nel sito, che hanno fatto registrare negli ultimi anni la morte diretta di alcuni soggetti per incidente

stradale. Inoltre, la presenza della via ferroviaria e spazi associati, la S.S. 407, rappresentano un

forte limite ai processi di dispersione e di colonizzazione di aree fluviali adiacenti.

Nell’area risulta quindi prioritario prevedere programmi di ricerca specifici sulle qualità ambientali

al fine di assicurare una concreta protezione delle residue popolazioni di Lontra, da estendersi a

tutto il bacino idrografico del Basento in cui essenzialmente occorre: monitorare i livelli

d’inquinamento delle acque, mantenere e migliorare lo stato della vegetarione riparia, bloccare e

revisionare le opere di arginatura artificiale dei tratti fluviali, monitorare ed eventualmente

ripristinare i popolamenti ittici dal punto di vista qualitativo e quantitativo al fine di assicurare una

soddisfacente disponibilità trofica, tutelare le possibili vie di dispersione degli individui attraverso i

vari bacini idrografici con rimozione e mitigazione delle barriere che possano determinare un

impatto diretto sui soggetti in dispersione.

Nell’ambito dell’attività di ricerca sulla fauna selvatica e stata accertata, all’interno del sito, la

presenza di popolazioni vitali di Lepre italica (Lepus corsicanus). La determinazione specifica al

taxon d’appartenenza è stata effettuata dai tecnici dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica

(INFS), che hanno analizzato anche su base genetica due esemplari (deceduti) rinvenuti

all’interno del sic/zps nei pressi di Monte la Croccia. Le conoscenze su biologia, status e

distribuzione della Lepre italica, specie endemica dell’Italia centro-meridionale, sono ancora

piuttosto carenti, anche se è stato accertato il cattivo stato di conservazione che caratterizza la

specie, considerata “minacciata” secondo i criteri IUCN. Nel sito, la specie è stata osservata

frequentemente oltre che durante i censimenti notturni anche nelle ore diurne, soprattutto in

corrispondenza di radure e prati-pascoli, facendo ipotizzare buone densità della popolazione.

Nel sito in oggetto, oltre a quelle brevemente descritte sopra, si evidenziano nelle liste riportate in

allegato un gran numero di taxa animali quali ad esempio il Tasso, l’Istrice, il Gatto selvatico, varie

specie di chirotteri e micromammiferi, che testimoniano direttamente il grado di importanza dei

sic/zps per la conservazione di specie prioritarie e di alto valore biogeografico e

conservazionistico. All’interno del sito, l’unico Ungulato presente allo stato selvatico e il Cinghile:

nell’area la specie, come nella maggior parte dei paesi europei, ha fatto registrare negli anni uno

spettacolare aumento della distribuzione geografica. Nel territorio del Parco regionale di Gallipoli

Cognato - Piccole Dolomiti Lucane, la specie esercita un forte impatto negativo sulle attività

agricole e ha generato la nascita di forti conflitti tra diverse categorie sociali coinvolte ed il

continuo proliferare delle richieste di risarcimento danni.

Lo studio sui Chirotteri presenta un rilevante interesse dal punto di vista sistematico,

zoogeografico, fisiologico, ed ecologico, ma nonostante l’indubbia importanza che questo

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

gruppo zoologico riveste nello studio della fauna italiana e nella conservazione della biodiversità,

sono ancora poche le notizie disponibili per queste specie in Italia ed in particolare nel sito

indagato. I due siti raramente coincidono, in molti casi anzi si trovano a distanza ragguardevole.

Appare evidente che dimensione e struttura delle comunità di Chirotteri sono difficili da definire e

da stimare. Quantificare con precisione il numero di pipistrelli appartenenti a una medesima

popolazione è nella pratica estremamente difficoltoso, in quanto la stima è complicata in maniera

sostanziale da fattori che dipendono dalle loro stesse caratteristiche biologiche.

Nibbio Reale Lontra

SIC e ZPS IT9210105 – Dolomiti di Pietrapertosa

Il SIC è compreso nei comuni di Pietrapertosa, Castelmezzano e più limitatamente in quello di

Accettura, per una superficie totale di 1312,52 ettari (vedi figura 5). L’area del SIC-ZPS Dolomiti di

Pietrapertosa domina la parte centrale della Val Basento. Il sito include il complesso di rilievi

denominato"Piccole Dolomiti Lucane", caratterizzato da alte guglie e creste rocciose che

ricordano alcune delle vette più note delle Dolomiti alpine vere e proprie. Percorrendo la

direzione Nord-Sud dell’area SIC, si assiste ad un progressivo sviluppo verticale del territorio che

va dal tratto vallivo a 450 m.s.l.m. della base della Gola Caperrino (una profonda gola scavata in

corrispondenza di lineazioni tettoniche dal torrente Rio di Caperrino, affluente di destra del

Basento) al picco di 1.319 m.s.l.m. del Monte dell’Impiso. Le rocce affioranti che

contraddistinguono il particolare assetto geomorfologico sono attribuite al Flysch di Gorgoglione.

Il Flysch di Gorgoglione è costituito da un’alternanza di termini litologicamente ben distinguibili e

datato al Langhiano superiore-Tortoniano inferiore. I paesi di Pietrapertosa e Castelmezzano

sono situati prevalentemente sul termine arenaceo, costituito da arenarie grossolane, arenarie

stratificate a grana medio-fine che localmente presentano lamine oblique. A Monte dell’Impiso,

punto più alto della dorsale su cui si sviluppa il Sic, è affiorante il massimo spessore della

formazione di circa 1.400 m dove affiora il membro arenaceo con microconglomerati e il membro

arenaceo-pelitico. La successione ha la struttura di una monoclinale di circa 15 km di lunghezza

(Castelmezzano-Monte dell’Impiso) allungata in direzione appenninica (NW-SE).

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Estensione del SIC Dolomiti di Pietrapertosa

Il sito ha un indiscusso valore paesaggistico per la presenza del complesso di affioramenti

rocciosi di origine sedimentaria innanzi descritti, la componente biotica, però, riveste anch’essa

un rilevante significato, sia per il valore paesaggistico che contribuisce a dare al sito, sia per

l’interesse strettamente naturalistico che assumono soprattutto le biocenosi rupicole. L’ambiente

rupestre è sempre interessante dal punto di vista floristico e vegetazionale, in quanto il substrato

roccioso favorisce una flora altamente specializzata e in genere ricca di endemismi o specie a

distribuzione ristretta. La particolare natura del substrato delle rupi di Pietrapertosa, con la

presenza di sedimenti ricchi di quarzo e cemento calcareo, ha probabilmente favorito la

coesistenza di specie rupicole prevalentemente calcicole con specie tendenzialmente più

acidofile. Le comunità che si rilevano possono essere riferite all’habitat 8210 Pareti rocciose

calcaree con vegetazione casmofitica per la presenza di specie quali Phagnalon rupestre,

Athamanta sicula, Scabiosa crenata, Teucrium flavum, Lomelosia crenata, Aurinia saxatilis,

Dianthus gr. sylvestris, Centaurea gr. deusta, ma richiedono indagini più approfondite per una

interpretazione strettamente fitosociologica. La vegetazione strettamente rupicola, caratterizzata

da una prevalenza di specie ad habitus camefitico, e alternata a praterie a carattere orofilo,

riferibili all’habitat 6210, e a lembi di vegetazione prativa più termofila riferibile all’habitat 6220*.

Spesso gli elementi dei tre habitat coesistono formando un mosaico vegetazionale difficilmente

interpretabile, ma particolarmente ricco floristicamente nel suo complesso. In questo contesto si

rilevano popolazioni di specie particolarmente interessanti fra le quali è da citare la presenza di

Stipa austroitalica, endemismo dell’Appennino meridionale, incluso nell’All.II della Dir. Habitat

come specie di interesse prioritario. Sono stati rilevati piccoli popolamenti sia sulle rupi sotto

Castelmezzano, che nei prati aridi a forte pendenza di Costa Cervitale. Questi prati possono

essere in parte riferiti all’habitat 62A0. I pascoli di origine secondaria sono invece più chiaramente

riferibili all’habitat 6210. Piuttosto ricco e anche il contingente di orchidee che caratterizza e

valorizza l’habitat 6210 (Orchis tridentata, Orchis papilionacea, Orchis mascula, Ophrys

tethrendinifera, Orchis provincialis, Orchis quadripuntata, Anacamptis pyramidalis,

Himantoglossum adriaticum, Epipactis meridionalis). Sempre sulle rupi, nei valloni in cui si ha un

maggiore accumulo di suolo, si instaura una boscaglia caratterizzata dalla dominanza di specie

decidue quali Pistacia terebintus, Quercus virgiliana, Fraxinus ornus, Ostrya carpinifolia, Coronilla

emerus. Queste formazioni sono state inquadrate nell’habitat 91AA*, a cui sono stati di recente

riferiti i boschi mediterranei e submediterranei adriatici e tirrenici adominanza di Quercus

virgiliana, Q. dalechampii, Q. pubescens e Fraxinus ornus. La porzione del sito che si congiunge

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

all’area di Montepiano (Colle dell’Impiso), grazie alla minore acclività, ospita boschi di cerro

piuttosto estesi, in continuità con le cerrete di Gallipoli- Cognato e di Montepiano, riferiti all’habitat

91M0 Foreste Pannonico-Balcaniche di cerro e rovere. Questi boschi sono caratterizzati dalla

dominanza del cerro a cui si associano più sporadicamente aceri (Acer neapolitanus, Acer

campestre), l’orniello (Fraxinus ornus) e la carpinella (Ostrya carpinifolia). Sui fianchi del vallone

del Torrente Caperrino, tra l’abitato di Pietrapertosa e quello di Castelmezzano, grazie alla

maggiore umidità atmosferica il bosco di cerro si arricchisce sempre più di elementi tipici dei

boschi di forra quali il nocciolo (Corylus avellana), il tiglio (Tilia cordata), ecc. tanto da poterlo

attribuire all’habitat 9180* Foreste di versanti, ghiaioni e valloni del Tilio-Acerion fino ad entrare in

contatto, nel fondovalle con la boscaglia igrofila a salici e pioppi e con aspetti puntiformi

dell’habitat 6430 Bordure planiziali, montane e alpine di megaforbie idrofile, dominate da

Petasites hybridus e Carex pendula.

L’intero SIC si pone come un’area strategica per la conservazione di alcune specie di Uccelli

aventi una distribuzione discontinua e localizzata nell’intero areale. Il territorio accidentato,

caratterizzato da imponenti rupi e affioramenti quasi integri sotto il profilo dell’antropizzazione,

rendono l’area particolarmente idonea alla nidificazione di alcune specie di interesse comunitario,

inserite nell’All. I della Dir. 79/409 CEE:

- Cicogna nera (Ciconia nigra). La specie si riproduce con una coppia all’interno del

SIC, dove la sua nidificazione è conosciuta almeno dal 2002 (Bordignon, 2005). La

popolazione italiana di questo raro ciconiiforme è stimata in 10-11 coppie al 2009,

delle quali 5-6 presenti in Basilicata. Il SIC “Dolomiti di Pietrapertosa”, dunque, svolge

un ruolo primario per la conservazione della specie, fungendo anche da potenziale

bacino di espansione per la colonizzazione di altri territori limitrofi. I principali fattori di

minaccia riguardano il rischio di impatto con cavi sospesi, il disturbo ai nidi a seguito

della messa a punto di vie ferrate per l’arrampicata sportiva e l’inquinamento delle

acque fluviali utilizzate come aree di foraggiamento.

- Biancone (Circaetus gallicus). Almeno una coppia nidifica all'interno del SIC. Specie

piuttosto rara e localizzata nel centro-Sud, con appena 15-18 coppie stimate per la

Basilicata. E’ in corso il progetto di studio “Biancone” in cui grazie al sistema GPS è

possibile localizzare i bianconi con precisione e quindi valutare le rotte di migrazione

utilizzate per attraversare il Mediterraneo e il Sahara, nonché le aree di svernamento in

Africa tropicale ed in Sicilia. I possibili fattori di rischio sono da individuare nel disturbo

ai nidi, tagli indiscriminati in particolare lungo i versanti, abbattimenti illegali, impatto

contro linee elettriche e cavi sospesi.

- Falco pellegrino (Falco peregrinus). Nidificante con almeno 2 coppie sulle estese

formazioni rupicole tra Castelmezzano e Pietrapertosa. La specie ha conosciuto un

forte incremento numerico in tutto il suo areale europeo a partire dalla meta degli anni

’80, riconquistando territori da cui era scomparso. Il sito è senza dubbio di particolare

rilevanza per la conservazione della specie, e potrebbe ospitare un numero di coppie

più elevato, data la disponibilità di ambienti idonei alla nidificazione. I fattori di

minaccia sono da ricondurre nell’arrampicata sportiva (disturbo ai nidi), abbattimenti

illegali e impatto contro cavi sospesi.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Di particolare rilevo, inoltre, risulta la comunità ornitica rilevata in corrispondenza degli ambienti

cacuminali localizzati nella porzione meridionale del SIC, tra la vetta del “Mt. Dell’Impiso” e “Costa

Cervitale”, dove sono stati rilevati importanti popolazioni di Calandro (Anthus campestris),

Culbianco (Oenanthe oenanthe), Codirossone (Monticola saxatilis), Sterpazzola (Sylvia

communis), Averla Piccola (Lanius collurio) e Zigolo muciatto (Emberiza cia). Di un certo

interesse, inoltre, risulta la presenza del Codirossone (Monticola saxatilis), nidificante in prossimita

della “Tempa Pizzuta” e nell’area di “Costa Cervitale. E’ importante inoltre sottolineare la

nidificazione di alcune coppie di Merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) lungo il T. Caperrino. Si tratta

di una specie la cui distribuzione è tuttora quasi del tutto sconosciuta in Italia meridionale,

ecologicamente legato a tratti fluviali o torrentizi con portata minima garantita, con acque a rapido

scorrimento, non inquinate e ricche di macroinvertebrati bentonici.

L’erpetofauna del SIC si caratterizza per la presenza della Salamandrina dagli occhiali

(Salamandrina terdigitata), endemismo dell’Italia centro-meridionale e inserita nell’All. II della Dir.

“Habitat”. Sono stati individuati due siti riproduttivi nella zona di “Cinto dei Forni” e in localita

“Acquarra”. Un altro endemismo appenninico, la Rana appenninica (Rana italica), inserita nell’All.

IV della Dir. “Habitat”, è risultata essere ben distribuita nel SIC; è stata rilevata in prossimità dei

corsi d’acqua presenti ma anche in fontanili e abbeveratoi. Il Tritone Italiano (Lissotriton italicus) è

stato rilevato in tutti gli ambienti idonei (fontanili, abbeveratoi, pozze anche temporanee). I fattori

che possono influenzare negativamente la conservazione di queste specie sono da individuare

nella gestione delle piccole zone umide presenti. La “ripulitura” periodica di alcuni manufatti come

fontanili e abbeveratoi di fatto elimina ogni traccia di vegetazione acquatica, indispensabile a

queste specie per deporre le uova. Tale pratica è stata osservata ad esempio in localita “Costa

Cervitale”, dove un antico fontanile in pietra e risultato essere completamente privo di

vegetazione. Le captazioni idriche inoltre, se non opportunamente regolate, possono produrre

gravi scompensi in prossimità di sorgenti o piccoli corsi d’acqua a carattere torrentizio,

compromettendo gli ambienti idonei per la riproduzione delle Salamandrina dagli occhiali.

Interessante, infine, la presenza del Cervone (Elaphe quatuorlineata), inserito nell’All. II della Dir.

“Habitat” e del Saettone occhirossi (Zamenis lineatus) endemismo dell’Italia centromeridionale

inserito nell’All. IV della Dir. “Habitat”.

La coppia di cicogne nere Il Biancone Egidio ”marchiato” col gps

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Siti di interesse archeologico

Il Parco oltre che custode di un prezioso ecosistema naturalistico è contenitore di importanti

testimonianze storico-archeologiche da tempo oggetto di interesse da parte della comunità

scientifica ed attestate all’interno dei confini distrettuali dei cinque comuni di Accettura, Calciano,

Oliveto Lucano, Pietrapertosa e Castelmezzano.

Alle prime esplorazioni archeologiche di fine ‘800-inizi ‘900 hanno fatto seguito altri interventi

principalmente rivolti agli insediamenti di età antica promossi dalla Soprintendenza ai Beni

Archeologici della Basilicata.

L’interesse storico-archeologico per il luogo rinnovato nel tempo ha il principale obbiettivo di

ampliare sia le conoscenze relative al sistema insediativo dei centri di altura nella Lucania

preromana, sia le informazioni legate ai processi di trasformazione originatisi nel luogo con l’inizio

dell’espansione romana nel sud della penisola. Se da un lato dunque la frequentazione in età

antica è in parte testimoniata dal riscontro di natura archeologica e dalla possibilità di poter

usufruire di dati editi, lo stesso non può dirsi per le fasi di frequentazione di età Tardoantica (note

solo da poche notizie preliminarmente edite) e soprattutto Medievale. L’esistenza di casali,

cappelle rurali o altro è spesso desumibile infatti solo dalla sopravvivenza di un toponimo e/o da

una scarsa documentazione storica e storiografica di riferimento, essendo pressoché inesistenti al

momento per la zona in esame, pubblicazioni pertinenti ad indagini archeologiche rivolte al

Medioevo. I luoghi sono elencati in ordine di comune di appartenenza, di cronologia di riferimento

e di tipologia insediativa rappresentata.

Accettura

Noti da bibliografia edita sono nello specifico i siti individuati nelle località di Croccia Cognato,

Acqua di Fra Benedetto, Pietra della Mola, Masseria Fontanelle, Tempa Cortaglia, loc.

Caruso, Tempa dei Casaleni, Tempa del Monte, Tempa S. Angelo, Pantaleno, Platola.

Si tratta di centri tra loro vicini, testimoniati dalla presenza di strutture murarie, quali edifici a

destinazione abitativa e cultuale, di cinte difensive e sepolture riconducibili nel loro insieme ad un

arco temporale piuttosto ampio compreso tra l’Eneolitico e il IV-III sec. a.C. il centro fortificato di

Croccia Cognato (sito3) ubicato sulla cima del Monte Croccia (1049 m s.l.m. ) a dominio di uno

dei rilievi della dorsale che fa da spartiacque tra i fiumi Basento, Sauro e Salandrella, costituisce al

momento uno dei siti archeologicamente meglio documentati intorno all’areale del Parco

Regionale di Gallipoli Cognato. L’interesse documentario nei confronti del sito di Monte Croccia,

distribuito su uno spazio di poco più di 60 ha (di cui 19 riservati all’acropoli) è noto sin dalla

seconda metà del 1800.

Pietrapertosa

Gli unici dati archeologici al momento editi su Pietrapertosa in età storica, rimandano alla

presenza di un centro fortificato ubicato sull’altura detta Rupe San Rocco (sito 26). Anche questo

sito è assimilabile per tipologia e cronologia agli altri di età greca sin qui segnalati proponendosi

infatti, come un centro difeso da una doppia cinta muraria datata al IV sec.a.C., in opera

poligonale e costituita da blocchi di pietra calcarea di forma e dimensioni irregolari messa in

opera con l’aiuto di numerosi rincalzi e tasselli lapidei.

Castelmezzano

La maggior parte delle notizie di tipo archeologico relative al territorio di Castelmezzano

rimandano quasi esclusivamente alla presenza di sepolture che abbracciano un arco cronologico

piuttosto ampio compreso tra l’età arcaica e quella romana. Le prime attestazioni riferiscono di

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

rinvenimenti in ambito urbano nei pressi dell’attuale cimitero con tombe solo genericamente

datate ad età arcaica(sito 29); a queste si aggiungono la necropoli di VII sec. a. C in località Aia

Orlando (sito 30), quella di età preromana in contrada Annunziata (sito 31) e, di età romana

rinvenuta in contrada Chiascia Maro(sito 32).

VIABILITA’ ANTICA

In un lavoro dedicato allo studio del tessuto viario antico in Basilicata realizzato alla fine degli

anni’70 del secolo scorso da R. J. Buch, si possono riconoscere alcune arterie di collegamento

tra l’area oggetto di questa relazione e l’entroterra lucano.

Al proposito Buch segnala una strada che si origina dall’insediamento di Civita di Tricarico e che

all’altezza di Serra del Cedro si dirama in varie direzioni raggiungendo importanti siti di età coeva

(IV sec. a .C.), la zona delle Dolomiti Lucane e il sito fortificato di Monte Croccia in particolare.

Percorsi di età antica indicati da Bhuck nel SE della Lucania

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Estratto della carta dei siti di interesse archeologico

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

4. Tipologia delle opere in progetto

Come già accennato, il presente progetto prevede la realizzazione di un impianto mini

idroelettrico della tipologia così detta “a salto concentrato”, ossia sfruttando una briglia già

esistente sul Fiume Basento. Tale tipologia di impianti è considerata universalmente quella a

minore impatto tra gli impianti idroelettrici, in quanto non comporta sottensione dell’alveo e

quindi annulla l’impatto principale che gli impianti idroelettrici solitamente comportano

sull’ecosistema, in particolare la riduzione delle portate defluenti in alveo per tratti più o meno

lunghi del corso d’acqua.

Il progetto proposto prevede una miglioria rispetto allo stato di fatto: la costruzione di una scala di

risalita per l’ittiofauna. In condizioni attuali infatti le specie ittiche presenti nel corso d’acqua non

riescono a risalire il salto generato dalla briglia, comportando di fatto un frazionamento della

popolazione ittica in comunità separate, con conseguente impoverimento delle stesse. La scala di

risalita di progetto è dimensionata invece in modo da garantire il passaggio a tutte le specie

presenti.

4.1 Paratoia gonfiabile e scale di risalita per l’ittiofauna

La briglia esistente interessata dal progetto presenta dimensioni imponenti, con spessore che

varia da 1,5 m sulle spalle ammorsate alle sponde a 1 m nella parte centrale della gaveta di

magra. Il progetto prevede la il ripristino della soglia della gaveta centrale nello stato attuale

parzialmente divelta, con collocazione di una paratoia mobile gonfiabile nei 9 metri di larghezza

della stessa. La collocazione della paratoia all’interno della gaveta consente di aumentare il salto

utile sfruttabile al livello della gaveta di piena ordinaria (80 cm più alta). La funzionalità della

gaveta bassa non viene però compromessa in quanto la paratoia si sgonfia automaticamente al

superamento di un determinato livello. Il livello proposto per lo sgonfiamento totale della paratoia

è la piena annuale, corrispondente a 100 mc/s di portata.

Sezione della briglia, stato attuale

Parte della gaveta più bassa viene rimossa e riprofilata, nella figura sottostante si indica in rosso

tratteggiato l’intervento di riprofilatura:

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Indicazione dell’intervento di riprofilatura

Una volta ottenuto il nuovo profilo della briglia, si procede a realizzare la platea in calcestruzzo su

cui ancorare la paratoia, al fianco della quale viene posta la scala di risalita, nella figura seguente

si riporta in rosso l’area occupata dalla paratoia gonfiabile in stato di esercizio.

Area occupata dalla paratoia gonfiabile

Come anticipato, la paratoia è dotata di un sistema meccanico regolabile, che ne provoca lo

sgonfiamento automatico al superamento di un determinato livello di portata anche in caso di

interruzione di corrente. La sezione di deflusso in caso di sgonfiamento della paratoia è

equivalente a quella attuale.

Indicazione dell’intervento di riprofilatura

In destra idrografica, a valle della briglia di presa, sono previsti i manufatti di risalita dedicati

all’ittiofauna:

- una scala del tipo a bacini successivi per rovelle, barbi, cavedani, scardole, tinche, carpe

ed eventuali altre specie non censite nella carta ittica

- una scala in acciaio con setole di plastica per le anguille

La scala è formata da una serie di otto bacini collegati, che nell’arco di 6 metri di sviluppo

permettono di superare il dislivello della briglia. Una nona vasca è collocata a monte della briglia,

ed è collegata alle vasche sottostanti tramite la luce di rilascio del DMV. La luce è collocata 11 cm

al di sotto del livello del pelo libero a monte della briglia, e misura 1,7 m per 0,3 m.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Le vasche sono collegate tra di loro tramite una luce e uno stramazzo. Queste presentano

larghezza di 1,15 m e profondità di 80 cm, con un dislivello di 30 cm l’una dall’altra.

La scala così dimensionata rispetta le linee guida standard per la realizzazione di scale di risalita

in relazione alle esigenze specifiche delle specie presenti nel tratto in esame.

Sezione scala di risalita

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

4.2 Cabina Enel e cavidotto aereo MT

Così come riportato nel preventivo di connessione di Enel Distribuzione S.p.a. [TICA (T0561848)],

l’impianto idroelettrico verrà collegato alla rete elettrica tramite nuovo cavidotto di lunghezza pari

a circa 400 metri, da realizzare in derivazione da linea in MT esistente. Verrà inoltre installata una

nuova cabina di trasformazione MT/BT (DG 2061 Ed.7) ed un dispositivo di sezionamento su palo.

Si riporta di seguito l’estratto della Tavola 1, in cui si indica il percorso del nuovo tracciato deciso

di concerto con Enel.

Estratto tavola 1B – in arancione tratteggiato il tracciato della linea elettrica aerea

La cabina elettrica prevista verrà posizionata nel punto più idoneo già concordato con l’ente

distributore in fase di sopralluogo.

La cabina risulta costituita da un unico locale tecnico ad uso esclusivo dell’Ente Distributore,

suddiviso in due parti una dedicata esclusivamente all’alloggiamento del misuratore e l’altro

contenente le apparecchiature di protezione e comando MT. I locali risultano realizzati

conformemente a quanto previsto nella CEI 0-16 ultima edizione, alla guida per le connessioni alla

rete elettrica di Enel Distribuzione ultima edizione, nonché conformemente alle prescrizioni Enel

Distribuzione ultima revisione.

I componenti elettromeccanici verranno interamente assemblati in stabilimento assieme alle

strutture secondo la norma CEI EN 62271-202. Nel box Enel completo di vasca di fondazione, che

misura m 6,90 x 2,50 x h 2,65, saranno installati gli scomparti secondo specifiche Enel.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

5. Documentazione fotografica

Indicazione della visibilità e dei punti di ripresa fotografica

Foto1

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Foto 2

Foto 3

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Valutazione di incidenza

Foto 4

Foto 5

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Foto 6

Foto 7

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

6. Incidenza del progetto

6.1 Incidenza legata alla fase di cantiere

In fase di cantiere è necessario valutare la potenziale incidenza sulle aree di conservazione

coinvolte dall’intervento.

Nel caso in esame, vista la generale accessibilità delle opere, non saranno necessarie aperture di

nuove piste di cantiere, nonché l’ampliamento di quelle esistenti.

E’ infatti presente un’ampia strada sterrata di accesso, dalla quale risulta possibile accedere con

tutti i mezzi necessari alla realizzazione dell’opera.

Percorso dallo svincolo di campomaggiore

La cantieristica ha impatto sulle biocenosi acquatiche per quanto riguarda le operazioni in alveo.

Durante le operazioni di movimentazione in alveo e deviazione temporanea della corrente sarà

scavato un “solco” (o savanella) profondo almeno 50 cm con andamento planimetrico identico a

quello del corso d’acqua, in modo da assicurare il completo convogliamento della portata di

magra ed evitare così fenomeni di prosciugamento; sulla stessa linea “planimetrica” potranno

essere posizionati massi ciclopici in grado di fornire rifugio agli animali.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Realizzazione di savanella di magra durante operazioni in alveo

E’ previsto un monitoraggio naturalistico durante le fasi di cantiere atto a garantire che la

salvaguardia delle biocenosi tipiche sia in linea con le prescrizioni indicate, nonché verificare la

corretta attuazione delle stesse da parte della direzione lavori.

Il disturbo alla fauna ittica durante le operazioni in alveo è riconducibile alla cattura e al

ricollocamento a valle della zona dei lavori e al locale intorbidamento delle acque dovuto alle

operazioni in alveo.

Lo svolgimento delle operazioni previste nel progetto possono causare un disturbo alla fauna

terrestre inducendola ad allontanarsi, almeno nel periodo coincidente con la durata dei lavori.

L’interferenza può risultare maggiore durante il periodo riproduttivo ma data la natura del cantiere

e viste le caratteristiche della zona interferita non si ritiene necessaria l’interruzione dei lavori

durante il periodo riproduttivo.

Il solo impatto prevedibile durante la costruzione delle opere in alveo, con potenziali ripercussioni

sulla fauna acquatica, è l’intorbidamento delle acque causato dalla presenza dei mezzi meccanici.

La realizzazione della savanella di magra permette di minimizzare questo rischio, garantendo che

le portate di magra rimangano indisturbate.

Le caratteristiche dell’alveo garantiscono comunque il ristabilirsi delle condizioni iniziali a breve

distanza dal sito del cantiere. Sarà in ogni caso necessario mettere in atto tutte le misure possibili

per ridurre gli sconvolgimenti a carico dell’alveo.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Quanto sopra, unitamente alle ridotte dimensioni delle opere da realizzare ed alla brevità prevista

degli interventi, consentono di prevedere un impatto di media intensità, ma breve e totalmente

reversibile a carico sia degli invertebrati che dei vertebrati presenti.

Nella fase di costruzione delle opere in progetto e delle relative infrastrutture di servizio, come per

qualsiasi cantiere in area seminaturale, si può avere una temporanea interferenza con i corridoi

ecologici utilizzati da alcune specie animali, causando in particolare l’intercettazione dei corridoi

preferenziali stagionali e giornalieri di spostamento e l’alterazione temporanea dei modelli

comportamentali. Non si rileva comunque un interferenza irreversibile né di impatto rilevante.

L’impatto della fase di cantiere sulla componente flora si concretizza nella necessità del taglio di

alcuni alberi ricadenti nella fascia ripariale e nella boscaglia perifluviale.

Estratto della carta forestale con indicazione delle aree interessate dai tagli

Da un’analisi dei tipi vegetazionali presenti si evince una distribuzione a mosaico, in cui sono

presenti principalmente coltivi di origine antropica, Boschi di querce mesofile o mesotermofile e

formazioni igrofile ripariali. Le aree interessate dal cantiere risultano poste nei lembi marginali tra

formazioni naturali(fasce perifluviali) e quelle di origine antropica (coltivi, strade). L’accesso a tutte

le aree di realizzazione dell’impianto è possibile tramite viabilità esistente, pertanto in queste aree

non si prevede alcun impatto sulla componente flora.

L’area interessata dalla realizzazione dell’allacciamento alla rete risulta caratterizzata da coltivi di

origine antropica, pertanto non sarà necessaria il taglio di vegetazione arborea.

Non molto diffusa, se non in alcune aree perifluviali, la proliferazione di specie avventizie ed

infestanti soprattutto (rovi e arbusti).

Dal punto di vista del valore naturalistico delle specie non si è rilevata la presenza di particolari

elementi di importanza a livello di rarità, endemicità, relittualità. In particolare non si sono

rinvenute specie elencate nell’Allegato II della Dir. 92/43/CEE. Considerata comunque la macchia

presente si prevede che in un lasso di tempo relativamente breve (1-2 anni) la naturale

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

espansione della vegetazione possa andare a ricoprire tutte le aree interessate dai movimenti

terra.

Il progetto Corine Land Cover (CLC) è nato a livello europeo specificamente per il rilevamento e il

monitoraggio delle caratteristiche di copertura e uso del territorio, con particolare attenzione alle

esigenze di tutela ambientale.Con questo progetto si è inteso realizzare un mosaico Europeo

all’anno 2006 basato su immagini satellitari SPOT-4 HRVIR, SPOT 5 HRG e/o IRS P6 LISS III, ed è

stata derivata dalle stesse la cartografia digitale di uso/copertura del suolo all’anno 2006 e quella

dei relativi cambiamenti.

Dalla cartografia degli Habitat e Valutazioni a livello regionale 1:50.000 si conferma quanto rilevato

dalla carta forestale regionale, in cui si evidenzia che l’area di intervento risulta al confine tra

un’area con presenza di formazioni di origine antropica (vigneti), ed un’area con presenza di

formazioni igrofile ripariali, nello specifico pioppeti ripari.

Corine land cover

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

Gli interventi che interessano la vegetazione riparia, che costituisce maggior pregio rispetto ai

coltivi di origine antropica, risultano alquanto circoscritti, complessivamente ricadenti nella

sponda destra, per uno sviluppo di circa 20/25 m in lunghezza, per 3/5 di larghezza.

La fascia riparia in sponda destra risulta inoltre “compressa” tra l’alveo e la strada sterrata

parallela al Fiume, con la presenza delle arginature in gabbioni. Siamo quindi di fronte ad una

formazione con potenzialità ridotte, in quanto già confinata nella sola area colonizzabile che

risulta alquanto ristretta.

Vegetazione riparia in sponda destra

Con riferimento agli endemismi di pregio presenti all’interno del Parco, le lavorazioni in alveo non

costituiscono interferenza rilevante, se attuate con i suesposti accorgimenti, in quanto la

continuità fluviale viene mantenuta in fase di cantiere.

Trovandosi in presenza di pregi faunistici che frequentano gli ambienti fluviali principalmente per

la fase trofica (avifauna ittiofaga, lontra), risulta importante mantenere la suddetta funzione,

garantendo la continuità fluviale ed evitando la banalizzazione degli habitat acquatici, così da

garantire la presenza di ittiofauna disponibile alla predazione.

Inoltre l’opera in progetto prevede lavorazioni particolarmente circoscritte, sia relativamente alla

fase di lavorazione in alveo, che interesserà un’area di qualche decina di metri quadrati del corso

d’acqua, sia per le lavorazioni tradizionali, che consisteranno nella realizzazione dei vani tecnici,

che interesseranno aree complessivamente inferiori ai 100 mq.

Si può quindi escludere che le opere in progetto in fase di cantiere possano comportare

interferenze con i principi di conservazione dell’area protetta.

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

6.2. Incidenza legata alla fase di esercizio

La realizzazione di un impianto idroelettrico comporta come impatto principale la sottrazione della

risorsa idrica dal corso d’acqua.

Trattandosi di impianto a salto concentrato, nel caso in esame l’impatto generato dalla sottrazione

della risorsa idrica è da ritenersi nullo, in quanto la portata prelevata a monte della traversa viene

restituita subito a valle della stessa, senza di fatto comportare alcuna alterazione al naturale

deflusso della corrente.

Pertanto tutti gli aspetti fondamentali da trattare in relazione ai potenziali impatti legati alla

componente acqua (deflusso minimo vitale e mantenimento della qualità) risultano superflui, in

quanto non c’è alcun rischio di impoverimento del corso d’acqua sia dal punto di vista qualitativo

che quantitativo.

In fase di esercizio invece si avrà un miglioramento rilevante sulla componente ecologica del

corso d’acqua, in quanto la realizzazione della scala di risalita comporta un miglioramento

rilevante a tutto il comparto ambientale, andando a ricostituire la continuità fluviale di un tratto

rilevante di corso d’acqua (circa 2 km complessivi).

Tratto interessato dal ripristino della continuità fluviale

La possibilità della risalita delle specie ittiche comporta il miglioramento genetico delle

popolazioni che attualmente risultano isolate, con conseguente aumento dell’abbondanza e della

strutturazione della fauna ittica.

Al fine di garantire la funzionalità della scala, si fa riferimento alle specie che vi devono transitare,

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

per renderla compatibile con le velocità di scatto delle stesse. Una volta conosciuta questa, si può

procedere a definire la lunghezza della scala, la pendenza, la dimensione delle vasche e degli

sfioratori.

Tutte le specie censite nella stazione di campionamento della carta ittica possono transitare su

una scala a bacini, fatta eccezione per l’anguilla, che necessita di un manufatto dedicato.

Entrambe le scale, di lunghezza di 8.6 metri, sono collocate in sponda destra.

Rappresentazione delle opere di derivazione e collocazione scale di risalita

La scala per le anguille consiste in uno scivolo in acciaio dotato di setole in plastica e substrati

irregolari sul fondo (o ghiaia) che agevolano la risalita. Lo scivolo è lungo 6 metri e largo 35 cm e

richiede un’irrorazione minima (< 1 l/s) per essere funzionale.

Dettaglio di anguilla che completa la risalita di una scala

La scala tradizionale a bacini, dedicata alla restante ittiofauna, ha una lunghezza complessiva di

8.6 metri e una larghezza di 1,7 metri. È divisa in 8 vasche comunicanti tramite stramazzi posti

all’altezza di 60 cm dal fondo e collocati alternatamente a destra e a sinistra delle vasche stesse.

La larghezza interna delle vasche è di 1,6 metri.

Il dimensionamento della scala a bacini invece parta dalla verifica delle velocità di scatto delle

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Impianto idroelettrico del Fiume Basento

Valutazione di incidenza

specie transitanti. Le velocità di scatto sono direttamente proporzionali alla velocità di contrazione

dei muscoli anaerobici ed alla lunghezza dell’individuo.

Una pubblicazione della Provincia di Modena (Progettazione di passaggi artificiali per la risalita

dei pesci nei fiumi), finalizzata appunto al dimensionamento delle scale di risalita, mette in

evidenza il rapporto tra velocità di scatto e lunghezza, valida per range di temperatura da 2° C a

25° C:

Dal grafico soprastante, per una temperatura di 15° la velocità di scatto di esemplari di 10 cm

risulta di circa 1,75 m/s, soglia che quindi fissiamo come massima per il dimensionamento della

scala.

Le velocità da calcolare per il dimensionamento della scala sono tre:

La velocità di ingresso della portata nella scala tramite lo stramazzo collocato in cima alla

briglia

La velocità degli stramazzi tra le vasche della scala

La velocità del flusso nelle vasche

La prima e la terza devono essere coerenti con le velocità di scatto, per consentire ai pesci di

passare da una vasca all’altra e di saltare attraverso lo stramazzo finale completando la risalita

della briglia. La seconda invece deve essere inferiore a 0,2 m/s, velocità che consente ai pesci di

riposare e prendere slancio per lo scatto necessario al salto successivo.

Lo stramazzo sulla briglia, largo 1,6 metri, viene collocato 11 cm al di sotto del pelo libero,

garantendo quindi un tirante minimo di 15 cm. La formula degli stramazzi in parete grossa è:

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Valutazione di incidenza

dove rappresenta la formula della velocità torricelliana e la sezione di deflusso

contratta sullo stramazzo in parete grossa. In questo caso quindi avremo una velocità di deflusso

dallo stramazzo pari a 1,47 m/s, sul grafico precedente compatibile, a una temperatura di 10° con

esemplari di 10 cm.

All’interno della singola vasca, la velocità è data dalla semplice formula:

Essendo la velocità inversamente proporzionale alla sezione, consideriamo la sezione minima

come la più conservativa e trascuriamo quindi la vena stramazzante. La sezione minima sarà pari

alla larghezza interna per l’altezza degli stramazzi posti tra una vasca e l’altra, quindi 1,6 * 0,6 =

0,96 mq. In questa sezione, la velocità in corrispondenza di una portata di 100 l/s è pari a 0,1/0,96

= 0,1 m/s.

L’effetto migliorativo sull’ittiofauna va a ripercuotersi positivamente su tutto il comparto

faunistico presente nell’area, con particolare riferimento alle specie di pregio meritevoli di

maggior tutela (es. lontra e cigno nero), per le quali la fauna ittica risulta il l’anello cardine

della catena trofica.

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Valutazione di incidenza

7. Conclusioni

Sulla base di quanto esposto si conclude quanto segue:

1. Le opere in progetto comportano impatti ridotti legati alla cantieristica, dati dalla piccola

dimensione delle opere e dalla presenza di vie d’accesso, per i quali non si rilevano

elementi di rischio in relazione ai principi di conservazione delle aree protette se attuati

adottando le comuni buone norme per la gestione dei cantieri in aree naturali.

2. Le opere in progetto non comportano alcun impatto in fase di esercizio, in quanto non

avviene alcuna alterazione o impoverimento della risorsa naturale acqua sfruttata per la

produzione di energia.

Inoltre la scala di risalita costituisce un significativo miglioramento sotto il profilo

ambientale, con particolare riferimento anche alla fauna di pregio presente nell’area

protetta.