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ilCIVETTINO periodico della contrada priora della civetta MARZO 2013

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ilCIVETTINOperiodico della contrada priora della civetta

MA

RZO2013

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ilCIVETTINO

sOMMARiO

periodico della contrada priora della civettaMARZO 2013

Progetto grafico e impaginazioneirene Bimbistampaindustria Grafica Pistolesi

spedizione in abbonamento postale

Art. 2 comma 20/C legge 662/96 - Filiale di siena

iscrizione al Tribunale di siena n° 589 del 20/12/1993

DirettoreRiccardo Cerpi

Direttore ResponsabileGiuseppe stefanachi

Capo Redazionesalvatore Granata

CollaboratoriCarlo Agricoli, Mario Brogi, Alberto Fiorini, Don Enrico Grassini, Federico Morichelli, gli Addetti ai Giovani

siEnA RinAsCERà! PARliAMOnE

BACinO D'UTEnZA

lA CivETTA nEl sAnGUE

AnCORA due parole

i MiGnAnElli

siAMO DAl GRAnDE CECCO

CUORE CivETTinO

CECCO-s.MARCO: 1-1

3

5

11

13

17

21

23

24

il Civettino in versione Pasquale non pote-

va che aprirsi con un intervento del nostro

Correttore: una ventata di ottimismo di cui

si sentiva proprio bisogno.

Per restare in tema religioso Carlo Agricoli

disserta, colla sua inesauribile creatività che

rende lievi anche gli argomenti più seri, sui

santi senesi.

Beppe stefanachi a questo giro ha intervi-

stato Giulio Corsi, vera icona Civettina, al

quale attraverso il giornalino vogliamo dare

il nostro più caloroso abbraccio, con la spe-

ranza di rivederlo presto in Contrada.

Mario Brogi ricorda poi, con affetto e stima,

il caro Egidio, soffermandosi su altre figure

storiche della Civetta, cui dobbiamo essere

eternamente grati per tutto il patrimonio,

in senso lato, che ci hanno lasciato, men-

tre Alberto Fiorini inizia con questo numero

a raccontarci delle famiglie nobili Civettine

"dimenticate".

salvatore Granata ci anticipa, con qualche

sua riflessione, la manifestazione con la qua-

le prossimamente verrà celebrato, sia pur in

lieve ritardo, indipendente dalla nostra vo-

lontà, il settecentesimo della scomparsa di

Cecco.

Chiudiamo con il racconto dell’epica presta-

zione fornita al Rastrello dai nostri ragazzi,

in attesa che gli stessi riprendano gli alle-

namenti con bandiere e tamburi per farci

capire che anche quest’inverno è passato.

Ormai ci siamo.

W la Civetta.

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di Don Enrico G

rassini

Carissimi Civettini, immagino tutti sap-

piate che il termine “Correttore”,

così come si intende nel gergo con-

tradaiolo, non viene da “correggere”, ma dal

latino “cum règere”, che significa “reggere” la

responsabilità di un incarico insieme “con” qual-

cun altro. il Priore, col Capitano e tutti i membri

del seggio e i loro collaboratori, hanno precise

responsabilità di governo e di coordinamento

all’interno della Contrada; non sono certo que-

ste le responsabilità che il Correttore deve “cum

règere”, sono di ben altro tenore e non tuttavia

di minore importanza.

la Contrada infatti non è un automa che ba-

sta a se stesso nella misura in cui gli ingranaggi

sono tutti efficienti e ben disposti, la Contrada

è un corpo vivo, un corpo che pensa, che ha

dei sentimenti, che vive delle relazioni; permet-

termi l’espressione, la Contrada ha un suo spes-

sore spirituale (inteso nel senso proprio di cose

che vanno “al di là del materiale”), la Contrada

ha un’anima, non meno importante del bilan-

cio e delle “politiche paliesche”, e alla cura di

quest’anima attende il Correttore in stretta colla-

borazione col Priore e col seggio. la cura delle

anime poi non è unicamente in relazione alla

vita liturgica e sacramentale della Contrada,

che è uno degli aspetti del ruolo del Correttore,

ma non certamente l’unico.

spero di avervi chiaramente dimostrato, in que-

sto tempo che ho trascorso in mezzo a voi, e

se non l’avessi fatto aiutatemi a farlo, che il mio

siEnA RinAsCERà!

PARliAMOnE

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ruolo non è solo quello di relazionarmi con la

componente cristiana, credente e praticante

della Contrada. il mio affetto e la mia amicizia

è rivolta a tutti e di tutti mi sento partecipe nel-

la gioia, nella speranza, nella delusione e nella

sofferenza. Al di là della mia fede e di quel-

lo che un prete può rappresentare in un certo

tipo di “immaginario popolare”, vivo la continua

tensione di venirvi incontro, di cercarvi e di con-

dividere con voi un pezzo di strada! lo faccio

per interesse? se si considerasse interesse il bi-

sogno di trasmettere fiducia e speranza, allora

sì, lo faccio per interesse, l’unico interesse che mi

muove e stare con voi e per voi!

Questa disamina del ruolo del Correttore non è

che ve la “rifilo” per farvene una lezione, sono

cose che sapete anche meglio di me. sono al-

cune settimane però, alla luce degli ultimi eventi

senesi, che rifletto e m’interrogo a partire da

una certezza: siena rinascerà, e rinascerà prin-

cipalmente dalle sue Contrade, perché sono gli

unici spazi e tempi in cui si pratica la grande

virtù della “gratuità”, tanto rara ai giorni nostri

ma, se si analizza la storia con sguardo criti-

co e onesto, ci si rende conto come sia stata

il motore principale delle vicende storiche (con

buona pace di chi sostiene invece che sono stati

i quattrini). E allora, date le suddette premesse,

come posso essere utile io, cosa posso fare per

aiutare siena a rinascere dalle sue ceneri? È

un ruolo puramente di facciata il mio, quasi alla

stregua dello sciamano del villaggio (e come

sciamano tra l’altro sono anche scarso), o posso

veramente dare il mio contributo a questo mo-

vimento di rinascita, a questo nuovo umanesimo

che ci chiede a tutti di essere protagonisti?

vi butto là una proposta: parliamone!

sì, parliamone, ma non con il livore e il disfat-

tismo delle tribune politiche cha tra breve si

ergeranno nelle piazze di siena, in vista delle

prossime elezioni amministrative; parliamone,

tra amici, ognuno portando il proprio contribu-

to, ognuno portando la propria esperienza, lai-

ca, cristiana, professionale, umana; parliamone

liberamente ma rispettando una sola essenziale

regola: la voglia di costruire qualcosa di nuovo

e di migliore sulle solide fondamenta della no-

stra storia.

sapete, anche 67 anni fa un bel gruppo di ita-

liani che avevano voglia di ripartire da capo

fecero così: si misero intorno ad un tavolo e,

ciascuno condividendo i propri valori, tiraro-

no fuori quella sinfonia di umanesimo che è la

nostra bella Costituzione e ricostruirono l’italia

dalle macerie della guerra. non è il gesto che

dobbiamo emulare, ma lo stile. Cerchiamo di

sottolineare con forza quello che ci unisce e non

quello che ci separa.

siena rinascerà; parliamone. Buona Pasqua ci-

vettina a tutti!

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di Carlo A

gricoli

il bacino d’utenza non è un bacino amoro-

so dato al contatore del gas, ma una cosa

parecchio più seria. È come se uno avesse

un pollaio dove tutte le galline facessero l’ova

d’oro. Ecco quello sarebbe un bellissimo baci-

no d’utenza, da tenere di conto e prendere

ogni pochino a... bacini. Ma lasciamo perdere,

e parliamo invece di cose più serie. C’è per

caso qualcuno che sappia quanti sono i santi

di siena? Chi c’indovina vince un bambolozzo.

si ode una voce: «sono due, santa Caterina

e san Bernardino. Questo però ci s’ha mezzo,

perché era nato a Massa Marittima.» la ri-

sposta non è nemmeno degna di essere presa

in considerazione, salvo il fatto della nascita a

Massa Marittima, che è vero. C’è qualcun’al-

tro che pensa di fare un pochino meglio? «io! i

santi senesi sono sei, perché a quei due ci van-

no aggiunti i cosiddetti antichi patroni, quelli

dipinti nella Maestà di Duccio!» Meglio, me-

glio, parecchio meglio, si fa progressi, però per

raggiungere la sufficienza si sarebbe dovuto

BACinO D'UTEnZA

Maestà di duccio - Sant'ansano (a sinistra) e San Savino Maestà di duccio - San Crescenzio (a sinistra) e San Vittore

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aggiungere qualcosina in più su questi quattro

poveri cristi, Ansano detto sano, savino, Cre-

scenzio e vittore, sant’uomini d’infinita pazien-

za, si direbbe, che non si sono ancora stancati

di guardare le malefatte di noi scredenziati

dall’alto degli altari, quello più giovane alme-

no da diciassette secoli... sì, dire qualcosina in

più, tipo quanto c’hanno preso in giro da Fi-

renze per via di loro... Vu’ c’avèe santo Sano

e vu’ ammala’e, ci dicevano quei disgraziati,

vu’ c’avèe san Savino e pazzi séte, vu’ c’avèe

san Crescenzio e vu’ cala’e, vu’ c’avèe san

Vittore e vu’ perdèe. oh che diavoli di santi

vu’ c’avèe? o che tristi patroni vi sceglièe? Fi-

lastrocca vomitevole, come vedete, stornelli di

bassa lega, robaccia da guelfacci fiorentini!

Comunque, mi dispiace ma la risposta è sba-

gliata. i santi sono di più. C’è qualcun altro che

vuol tentare? «io, una volta, da piccino, sentii

dire dalla mi’ nonna che i santi senesi erano

otto, ma chi sono gli altri due la mi’ nonna ‘un

me lo disse.» sì, ecco, andiamo anche per sen-

tito dire e oltretutto dalle nonne mezze rinco-

glionite!... Ma, Dio mio, fate veramente cascare

le braccia! Ma possibile che vi siate già scor-

dati di san Bernardo? Ma ‘un s’era detto che

era stato lui a farci vincere il su’ Palio, che c’ha

fatto imbriachire per un anno intero col su’ vino

di Montoliveto venduto personalmente da lui...

non ve lo ricordate? Tutto dimenticato! È sco-

raggiante!... Basta, con questa classe non mi ci

confondo più, il tempo è scaduto e il bambo-

lozzo non c’è più, tanto di vincerlo non c’era

speranza! i santi senesi sono sedici. «A me mi

paiono troppi!» Ecco, ora mettiamoci anche

a insinuare i dubbi, tanto, che vuoi, finora s’è

dato prova di saperne parecchio!

i santi si dividono in santi Maggiori, i quattro

dipinti da Duccio, l’unica cosa finora azzecca-

ta nelle rispostacce che ho avute, e poi… tutti

gli altri… Eh beh! Un po’ di gerarchia c’é anche

lassù… le gerarchie celesti, mi pare si chiamino,

i Troni e le Dominazioni e compagnia bella...

santa Caterina, anche se non è Maggiore,

sta in capo a tutti... sì lei, è fatta così, è una

specie di fuori classe, si direbbe. nel 1380,

piombò in Paradiso come una saetta, scalò

al volo tutti i Troni e le Dominazioni e prima

che i santi Maggiori che dormicchiavano da

secoli ognuno sulla sua nuvoletta se n’accor-

gessero, lei era di già arrivata in vetta, e li

è rimasta nei secoli dei secoli. Tutti gli altri, i

santi normali, nell’ordine di vecchiaia sono: se-

condiano, Marcellino, veriano, Faustino e si-

sto, tutti vecchi di circa 1800 anni, all’anagrafe

non risultano segnati con precisione, Giovanni

i, papa, anche lui nato non si sa quando ma

morto 1487 anni fa, Alberto vecchio di alme-

no 870 anni, ildebrando Aldobrandeschi, che

non è uno scioglilingua, ma papa Gregorio vii,

almeno 788 anni, questo era da sovana, bor-

go però fedelissimo alla Repubblica di siena, e

dunque si conta fra i nostri, Bernardo Tolomei

741, ma li porta benissimo, e infine il giovanis-

simo Bernardino Albizzeschi di soli 633 anni.

Poi c’è un tale Jacopo di circa 850 anni che

va citato a se stante, da una parte, tutto solo,

perché era… eremita.

«non avrei mai creduto che fossero così tanti!»

Oh, finalmente un po’ di sincerità! Però, mentre

il contatore del gas aspetta sempre il bacino,

andiamo avanti. lo sapete quanti sono i beati

di siena? «Uuuh, che uggia! Ma questa è fa-

cile! io la so! sono ventuno.» Ecco, ecco, pare

anche a me, proprio ventuno... c’è qualcuno

che offre di più? Tanto qui si va a caso. «il mi’

zio quando si trova incasinato dice sempre “qui

per strigare questo casino ci vorrebbero i tren-

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ta beati di siena!”» no, non posso aggiudicare

nemmeno a trenta, mi dispiace per lo zio, ma

è troppo poco. «Cinquanta?» no, nemmeno.

«Cento!» Troppo poco. «Dio bonino, ma che

sei strullo? O che i beati so’ più di cento? A

quanto ce li aggiudichi, allora?»

Uuumh, vediamo... io dico duecento, come mi-

nimo. «È tutto uno scherzo!» Manco per nien-

te! scherza coi fanti e lascia stare i santi! lo

dice anche il proverbio, e se questi sono i be-

ati vale lo stesso. E vi dico di più, duecento

non bastano. si va invece a duecentosessan-

ta e passa. «Che demente!» smettiamola di

offendere! sì carini, è così! «non ci si crede

nemmeno morti!» È così! E ringraziate Dio che

le mie notizie... celesti, si fa per dire, si fermano

attorno al 1700, quando Girolamo Gigli scris-

se il suo diario Sanese, se no stavate freschi!

Ma forse da lì in poi la santità e la beatitudine

sono passate un po’ di moda, chissà perché, e

dunque, forse, dopotutto, allora, io dei santi e

dei beati so quasi tutto!

naturalmente sono in grado di snocciolare

tutti questi beati per nome e anche per co-

gnome, quando ce l’avevano, s’intende, molti

hanno solo il nome del babbo, Pinco di Quello,

Pallino di Quell’Altro, altri, più scalcinati, non

hanno nemmeno il babbo e sono semplice-

mente Tizio e Caio “da siena”, un certo Pietro

era solo dell’Oca e tanto bastava, perché for-

se di Pietri dell’Oca c’era solo lui, chissà?, ma

per elencarli tutti mi ci vorrebbero due o tre

Civettini e il Granata non è d’accordo. Allora

mi contenterò di una sintesi per specie di be-

ato... sì, come dire che, fra cardinali, vescovi,

canonici e sacerdoti sono 19, monache e frati

sono un fottìo, fra gesuati, carmelitani, certosi-

ni, olivetani, servi di Maria, cistercensi, camal-

dolesi, un umiliato e un’umiliata, un frate del

santa Maria e uno della Misericordia sono

l. pécheux - Santa Caterina da Siena guida il papa Gregorio XI nel suo ritorno da avignone a roma - roma, Via Giulia, Chiesa di S. Caterina

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45. Poi ci sono 4 persone “normali”, 4 eremiti

e un... cappuccino. levati di torno gli spiccioli,

si comincia a fare davvero sul serio. E infatti,

i domenicani sono 31 frati e 17 suore, gli os-

servanti 40 frati, gli agostiniani 36 frati e una

suora, e qui si entra davvero nel gotha. sì, per-

ché nell’alta società senese sant’Agostino era

molto in voga, e allora le antiche famiglie nobili

almeno un agostiniano ce l’hanno tutte. Come

per esempio i salimbeni, che a quei figlioli che

non gli riusciva di diventare direttori di banca,

non rimaneva che farsi santi o, se proprio non

riuscivano nemmeno in quello, almeno, almeno,

beati… Mentre i francescani, troppo poveri e

squinternati per essere di moda nelle antiche

famiglie della siena-bene, hanno tutti beati del

popolo, però sono ben 38 frati e 6 suore, mica

scherzi! i terziari, cioè i quasi frati e le quasi

suore, sono 21, però uno è Pier Pettinaio, e lui

conta per altri venti, noi si sa bene perché!

Certo che però, a scorrere l’elenco, ce ne se

sarebbe giustappunto da benedire e santifica-

re... Come quando, per esempio, si cominciano

a trovare amici, parenti e conoscenti di santa

Caterina, come Agnese e lisa Benincasa sue

cognate, stefano Maconi, il suo segretario,

quello che faceva ammattire a forza di det-

targli una lettera dietro l’altra, fino a quattro-

cento gliene dettò, povero disgraziato. O un

tale santi che pareva predestinato, eppure

niente! A diventare santo non ce l’ha fatta! È

rimasto beato… Questo santi era stato eremita

per trent’anni, beato e tranquillo dentro a una

caverna, quando incappò in una di quelle re-

tate che santa Caterina faceva ogni pochino

per cavare gli eremiti dalle caverne. Era una

specie di fissazione che gli saltò in testa a un

certo punto della vita, non si sa come, fatto sta

che non ci fu più pace per nessuno! «Che ci

fate costì dentro rannicchiati nelle caverne,»

disse agli eremiti, «mezzo al buio, a rimuginare

a vuoto sulle sacre scritture, senza far niente

dalla mattina alla sera? Preghicchiare e ba-

sta è troppo poco, nelle sacre scritture più ci

pensate, meno ci capite… Dunque, venite fuori

da codesti tuguri, che il daffare ve lo trovo

io. Pregare, pregherete di notte. Di giorno si

lavora!» O vai! Fu così che anche il povero

santi, dovette abbandonare la sua conforte-

vole grotta, e darsi da fare in giro per il mondo

a tentare di portare in paradiso tutta quella

gentaccia che scorrazzava intorno a far danni.

«Ma… a me non mi riesce,» provò a bofonchia-

re santi, «questi in Paradiso non ci vogliono

andare nemmeno a pintarceli. Più gli si dice e

peggio fanno!» - «senti santi… ohibò, come lorenzo di pietro detto il Vecchietta - Il beato ambrogio Sansedoni

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suona male,» gli rispose lei, tutta indaffarata

a tramestare da un’altra parte, «non farti con-

vincere dalle loro ciance, si devono convertire,

devono andare in paradiso per forza, con le

buone o con le cattive, chiaro? Prendili a calci

in quel posto, e vedrai se ci vanno! vieni dietro

a me che ti fo vedere io come si fa.» Alla fine

anche l’apprendista santi, guardando come

faceva lei, qualcosa ci capì, e così da quanti

disgraziati aveva zeppato a forza in Paradiso,

dopo morto lo fecero beato… santo no… «per-

ché trent’anni al calduccio in una grotta, senza

far niente, sono veramente troppi!,» sentenziò

il Padre Eterno, quando il Papa di turno in san

Pietro gli sottopose all’approvazione la lista

delle promozioni a santo. E lo cancellò, di brut-

to. Per sempre.

Fra gli amici di santa Caterina c’è poi Alessia

saracini e due altre fidate compagne, il suo

primo e secondo confessore, un figliolo spiri-

tuale, un non meglio precisato familiare, oltre

alle due cognate, e ben otto discepoli. in tutto

18 persone salite agli onori degli altari! Ma

del resto la spiegazione forse è semplice. «se

questi poveri diavoli andavano d’accordo con

lei, erano santi di certo!,» si devono essere

detti i papi di turno in san Pietro, ricordando

bene quante lavate di capo aveva fatto quel-

la Tizia da siena alla loro categoria di papi,

per così dire, primo fra tutti Gregorio Xi, che a

forza di sentirsi brontolare, andò in depressio-

ne. Disperato, per vedere di levarsela di tor-

no, scappò a gambe da Avignone e ritornò a

Roma, ma non ebbe pace lo stesso, perché lei

gli andò dietro e praticamente si accasò in va-

ticano. E allora giù a santificarli tutti e 18, quei

suoi seguaci... anzi no, a beatificarli… per sicu-

rezza i papi si tennero un gradino sotto, caso

mai qualcuno avesse da insinuare qualcosina

su raccomandazioni, parentopoli cateriniane,

e compagnia bella, non si sa mai, come per

esempio lei stessa… non c’è mica da escluder-

lo, sapete... se tanto, tanto, qualcuno di quei

suoi amici gli fosse stato invece antipatico...

meglio evitare, si dissero i papi, se no poi chi

ci ragiona! E a proposito di parentopoli, non

dimentichiamoci le zie di san Bernardino, per

carità!… ci sarebbe da sentirle!… Ben tre zie

beate, Diana Avveduti e Tobia Tolomei france-

scane, e Bartolomea Albizzeschi, agostiniana.

E così s’è finito. Ho detto tutto. Adddd ììììììooo!

«Ma... e il bacino d’utenza?» Uuuuuh, che im-

becille! stavo dimenticando! sì, sì, sì, il bacino

al contatore del gas!... Eh, beh... fra i beati frati

ci sono 10 Tolomei e un Ugurgieri... «E allora?»

...non lo so... ma fra le suore 2 sono dei sanse-

doni e 5 ancora dei Tolomei, un’altra Tolomei

è fra le Terziarie dei servi, uno fra i vescovi

lorenzo di pietro detto il Vecchietta - Il beato andrea Gallerani

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e in più c’è Tobia, una zia di san Bernardi-

no... «Bella scoperta! Chi se ne frega!» ...Poi c’è

Ambrogio sansedoni, quello che ha affittato il

suo Palazzo alla Fondazione, ma tra pochino

pare che la sfratti perché ha smesso di pa-

gare, e Andrea Gallerani che stava di casa

davanti alla chiesa di san Pellegrino, sull’ango-

lo di Piazza indipendenza... «Che vuol dire?»

...Uuumh, niente... Poi c’è anche Pier Pettinaio...

insomma in tutti sono 23... «Ma tutti chi?» ...Cre-

dere o non credere, questa è gente onesta e

buona, e nel loro campo sono delle eccellen-

ze, come si direbbe oggi. È come se avessero

vinto il nobel della beatitudine, e quando uno

ha avuto quello, è il massimo. «E allora, beati

loro!» Ma che beati loro! Questa è gente che

conta, date retta e me. no, dico, ma non vi

sembra questo un ottimo bacino d’utenza? E il

gas non c’entra niente. O un bel pollaio di gal-

line dalle uova d’oro? «Galline?» Beh, sì... in-

somma, queste sono 23 bellissime galline, tutte

del pollaio della Civetta, l’avete capito o no?

E stanno ...colà dove si puote / ciò che si vuole,

e più non dimandare, questo lo disse anche

Dante. Questi possono fare grandi cose per

noi poveri disgraziati, e in tutti i campi della

vita. Però, come disse un mitico presidente di un

insignificante staterello di là dall’Atlantico, pri-

ma di domandarti cosa possono fare loro per

te, chiediti cosa puoi fare tu per loro. Kennedy

parlava dello stato, ma è lo stesso, anzi di più.

sì perché loro stanno lassù, attenti come grilli,

c’hanno piacere se noi siamo un pochino più

boncittini, se ci s’impegna un pochino di più a

praticare come fecero loro il primo fondamen-

to della convivenza umana: ama il prossimo tuo

come te stesso, ma aspettano anche qualche

altra cosa. «Aspettano? Ma che?» Di fare le

uova d’oro! E che diamine! se no che pollaio

sarebbe! Aspettano che noi si riesca a farli di-

ventare santi... eh beh, un po’ d’ambizione è

ammessa anche lassù fra i Troni e le Domina-

zioni... Appena santificati, loro, zacchete!, sco-

dellano l’ovo d’oro e fanno anche un bellissimo

coccodè! Da quando l’hanno visto fare a san

Bernardo, l’hanno imparato tutti! noi troviamo

il verso di farli diventare santi, magari uno ogni

due o tre anni e così per cinquant’anni siamo

a posto. «È un discorso! E come si fa?» Beh,

questo è facile. Fingete miracoli, gli zoppi fac-

ciano finta di correre, i sordi facciano come se

ci sentissero, i muti raccontino le novelle... no, i

muti mi pare che non ci siano... gli strulli per far

finta di capire qualcosa, quelli ci saranno o no?

Mah!... almeno uno c’è di certo, è qui, proprio

dietro al foglio... Mentre lui racconta le novelle,

voi fate i miracoli, poi si raccontano ai papi, gli

si dice che l’ha fatto il tal beato, loro ci credo-

no e lo fanno subito santo, noi si fa compatro-

no, e anche se nell’Altare altri 23 santi non

c’entrano, pazienza, si faranno i turni come in

società, e il gioco è fatto. Che ci vuole! A fare

un miracolo ogni tanto non sarà mica difficile!

Poi fra cinquant’anni si vedrà. vi sembrano po-

chi? Dio mio come siete ingordi! Eh va beh, ve

lo dirò. Finiti i beati, un gradino sotto ci sono i

venerabili... A proposito, lo sapete quanti sono

i venerabili? no, eh? non lo sapete. Me lo

immaginavo, questa classe è così, c’è poco da

pretendere. io invece lo so! Fra cinquant’anni

ve lo dirò. Ora voi pensate invece a far di-

ventare santi i beati. Quando avete finito le

galline beate, ditemelo, che si passa subito ai

pulcini venerabili, che sono un altro battaglio-

ne, un nuovo pollaio grande come un’aia, con

un monte di Tolomei, Ugurgieri, sansedoni e

compagnia bella, già tutti pronti per fare coc-

codè!

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11

di Giuseppe stefanachi

Un’ora di intensa emozione. la chiacche-

rata con Giulio Corsi ha rappresentato

un vero e proprio viaggio negli ultimi set-

tant’anni di storia della Civetta, attraverso ricordi,

aneddoti e la nascita di un’iniziativa, quella del

Gruppo donatori sangue, che racchiude in sè un

significato sociale di incalcolabile valore.

nel 2011 Giulio ha vissuto, per motivi di salute,

un momento di estrema delicatezza, che tuttora

ne limita in parte la mobilità fisica: ma per il resto

è il Giulio di sempre, con la sua notevole forza di

carattere che ben conosciamo ed un’ammirevole

capacità di memoria che lo rende un prezioso

scrigno di esperienza e di storia vissuta.

Ma andiamo con ordine. “Sono nato nel 1941 –

racconta Giulio – proprio in Cecco angiolieri e

sono stato il primo nella nostra famiglia ad esse-

re della Civetta. la mia infanzia è trascorsa tutta

lì, avendo come compagni di gioco contradaioli

come Cesare locatelli, antonio Ciatti e tanti altri

con i quali siamo cresciuti sotto il segno dei valori

che la contrada ti infonde”.

Qual è il momento che ricordi con maggiore emo-

zione di quegli anni? “Senz’altro il mio ingresso

in piazza come tamburino. erano gli albori degli

lA CivETTA nEl sAnGUE

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anni ’60 ed ebbi l’onore di questa responsabilità

in tre occasioni”.

Già, il 1960 è anche l’anno di un Palio vinto…

“avevo 19 anni e non ci sono dubbi che quella

rappresenti l’età giusta per godersi in pieno la

gioia di un trionfo in piazza. ricordo benissimo

quell’estate, compresa una sera che ci manda-

rono a prendere il vino in via Montanini per una

cena e, strada facendo, avemmo un incontro un

po’… movimentato con un gruppo di torraioli. Nel

parapiglia mi fu strappata una catenina d’oro, ma

il giorno dopo, in un clima di ritrovata serenità, mi

fu subito restituita. era un’altra Siena!”.

Ed era anche un’altra Civetta? “Sicuramente.

Quando ero piccolo, più o meno all’inizio degli

anni ’50, mi ricordo che facemmo la cena della

prova generale in un ristorante. Basti pensare

che c’era anche il leocorno (con cui a quell’epo-

ca eravamo alleati) e nel ristorante c’era anche

qualche posto vuoto…”.

l’iniziativa più importante legata all’attività con-

tradaiola di Giulio Corsi, comunque, è sicuramen-

te quella di aver organizzato il Gruppo donatori

sangue della Civetta, ereditato da Carlo Bonac-

ci: “la nostra è stata una delle prime contrade, nel

1980, a rispondere in maniera concreta all’idea

di dotare Siena di diciassette gruppi di donatori.

anzi, potremmo dire che la nostra attività sia ini-

ziata addirittura prima del 1980, quando ci ritro-

vammo a donare sangue per cercare di aiutare

paolo Bonacci. purtroppo paolo poi ci lasciò e il

nostro Gruppo è tuttora intitolato al suo nome”.

Tu sei stato presidente per trent’anni… “Sì, e nel

2010, in occasione appunto del trentennale, mi

fu consegnata una targa che custodisco come

una delle cose più preziose che ho. poi nel 2011,

per i noti motivi di salute, l’incarico è passato a

Monica Borri”.

Cosa ti inorgoglisce di più di questa lunga e me-

ritevole storia del Gruppo donatori? “Il fatto che,

pur non essendo la Civetta numericamente una

grossa contrada, siamo sempre riusciti a procura-

re un numero di donazioni di tutto rispetto”.

A casa di Giulio le testimonianze della sua pas-

sione per la nostra contrada sono veramente

innumerevoli. lo saluto, lasciando un salotto che

trasuda “civettinità” in ogni angolo, con l’augurio

più sincero: di rivederci quanto prima nel Castel-

lare!

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di Mario B

rogi

negli ultimi anni il Civettino ha ospi-

tato diversi articoli dedicati al caro

ed indimenticabile Egidio Mecacci.

sia quelli autobiografici relativi alle vicende

che lo videro protagonista durante il ii conflit-

to mondiale, sia quelli redatti con garbo e so-

brietà dal figlio Enzo e da Camilla Marzucchi

ci hanno restituito una figura eccezionale e di

grande umanità, amato e rispettato da tutti i

civettini. l’immagine del giovane e brillante

Egidio del periodo pre bellico e quella della

fase matura che ha interessato gli ultimi trenta

anni (che generazioni di Civettini rammenta-

no con maggiore nostalgia) non devono però

farci dimenticare che Egidio è stato anche al-

tro. Ovvero che è stato per un lungo periodo

anche un grande e autorevole dirigente della

Contrada, le cui doti venivano apprezzate in

contrada ed in ambito cittadino. Come vicario

al fianco del priore Danilo nannini lasciò un

segno indelebile, per la sua discrezione, serie-

tà e indubbie capacità organizzative. Certo la

Civetta, tra gli anni Cinquanta e la fine degli

anni settanta del novecento, era riuscita ad

AnCORAdue parole

...sorridente, disponibile, lucido, sintetico e al

tempo stesso chiaro ed esauriente...

“ “

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AL CENTRO SIAMO NOI

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AL CENTRO SIAMO NOI

“non liberartene maidi quei ricordi, lasciali vivere

li dentro di te....“

renato Zero

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amalgamare un gruppo dirigente veramente

notevole, direi quasi irripetibile. intorno al plu-

rivittorioso Capitano sabatino Mori si pale-

sarono le doti del dott. nannini, priore sempre

attento e presente nonostante i suoi moltepli-

ci impegni, ben coadiuvato dai suoi più stret-

ti collaboratori. Ricordare il ruolo e l’impegno

quotidiano di Egidio insieme alle figure note-

volissime del prof. Mario Alessi, di Alessandro

Traballesi, di Angiolino Faleri, di Rodolfo Brogi

e di altri ancora appare forse oggi scontato e

mi fa correre il rischio di omettere i nominativi

dei tanti che si sono prodigati a favore della

Contrada, seppur con mansioni e impegni di-

versi. Come non ricordare infatti la signorilità di

Giorgio Bardini, capitano vittorioso del palio

straordinario del 1960, le capacità ‘artistiche’

di Donato Martelli, l’apporto di Ciro Muratori

e Giorgio Casucci, l’entusiasmo e la dedizione

dei tanti giovani che iniziavano a collabora-

re con i dirigenti più maturi assumendo i primi

incarichi nel seggio. Quel nucleo di persone,

una sorta di Consulta ante litteram, dette origi-

ne all’espansione immobiliare che la Contrada

avviò nel secondo Dopoguerra, creando nel

contempo le premesse economiche per quel fi-

lotto di vittorie paliesche (’45, ’47, ’49, ’60, ’76

e ‘79) che la Civetta seppe cogliere in poco

più di un trentennio. Di quella stagione c’è for-

se un’immagine che sintetizza efficacemente il

prestigio goduto da Egidio e la sua autorevo-

lezza: è contenuta in quei pochi secondi dedi-

cati nel 1962 al Castellare da luciano Emmer,

nel noto documentario sul Palio del regista e

sceneggiatore milanese; in quel breve filmato,

girato durante la vestizione della Comparsa,

si vede tra gli altri Egidio, che viene intervista-

to per dire in due parole cosa sta avvenendo.

Ecco credo che in quelle due parole ci sia tutto

l’Egidio che abbiamo avuto modo di conosce-

re: sorridente, disponibile, lucido, sintetico e al

tempo stesso chiaro ed esauriente.

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di Alberto Fiorini

CivETTini nOBiliED illUsTRi

sinORA DiMEnTiCATi:i MiGnAnElli

nei numeri unici e in altre pubblicazioni della

nostra Contrada, abbiamo spesso illustrato le

vicende storiche degli Ugurgieri e dei Tolomei.

Mai è stato scritto di altre famiglie nobili vissute

nel territorio della nostra Contrada, lascian-

doci palazzi, case e torri; mai sono state trat-

teggiate figure e personaggi - a parte Cecco

Angiolieri - che hanno dando lustro a siena

o che comunque fanno parte della sua storia.

Con la Redazione del nostro “giornalino” ci è

sembrato giusto colmare questo vuoto, per cui

ad iniziare dalle pagine di questo numero de

“il Civettino” parleremo dei Civettini nobili ed

illustri sinora dimenticati, integrando le notizie

con altre riguardanti i palazzi o i luoghi dove

vissero.

nel primo tratto di Banchi di sopra, poco oltre

la Torre dell’arte della lana (nn. cc. 1-3), vi è

il palazzo Mignanelli, oggi Fani (nn. cc. 7-15),

esteso fino al vicolo di Pier Pettinaio. il palazzo

conserva nel primo nome il ricordo di una del-

le più importanti casate medievali senesi.

la residenza dei Mignanelli fu ristrutturata

completamente nell’Ottocento, nascondendo

ogni forma medievale, per cui del monumen-

tale castellare duecentesco costituito da un

palazzo e da tre torri altomedievali che ad

Veduta di palazzo Fani Mignanelli (Via Banchi di Sopra n.c. 15)

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essi appartennero oggi non resta molto. Rima-

ne visibile, su via Banchi di sopra, il prospetto

principale con paramento in laterizio, che con-

serva, al piano terreno, quattro arcate con il

caratteristico arco gotico senese, residui forse

della loggia che un tempo nobilitava il palazzo;

nei piani superiori restano invece tracce delle

aperture ad arco delle finestre. All’interno del

palazzo, una sala del primo piano conserva

affreschi di Domenico Beccafumi di recente ri-

portati alla luce.

i Mignanelli (o Baldinotti Mignanelli) furono

una famiglia di estrazione consolare e, forse,

- come scrive Girolamo Gigli nelle pagine del

suo “Diario senese”(1723) - di origine france-

se: Il primo ad acquistarsi fama fu Baruffa di

Gregorio Mignanelli che fu consolo di Siena

l’anno 1187. Ebbero uno stemma d’oro a tre

fasce di vaio, talvolta con una banda rossa at-

traversante. la partecipazione alla vita comu-

nale di membri della consorteria - articolata in

due distinti rami: quello dei figli e degli eredi

di Usimbardo d’Aldobrando di Mignanello e

quella dei figli e discendenti di Baldinotto, fra-

tello di Usimbardo - inizia però ad essere chia-

ramente documentata solo a partire dagli anni

‘30 del Xiii secolo, quando Viviano di Migna-

nello ebbe la carica di supremo governatore

della repubblica (1238). dopo di lui, ne venne-

ro Mignanello, lando, ranieri, Meo, Nanni e

Iacomo. il processo di consolidamento sociale,

politico ed economico della consorteria poté

dirsi compiuto alla metà del Duecento con

la costruzione di un turrito palazzo nobiliato

da una loggia e da tre torri. il complesso si

estendeva per un buon tratto urbano della via

Francigena (Banchi di sopra) a via dei Termini,

dove la Torre del Termine segnava il baricen-

tro della divisione amministrativa della città in

“terzieri”. la signorile residenza era nell’area

urbana prossima al cuore economico e politico

della “civitas”. Da essa la consorteria eserci-

tava il controllo sulle proprie proprietà, consi-

stenti in una serie di botteghe affacciate sulla

Francigena iuxta stratam Crucis de Travallio,

cui ex uno latere est dictorum filiorum Migna-

nelli, ex alio filiorum ranerii Baldinocti.

la scelta del luogo per la costruzione della do-

mus simbolo del protagonismo sociale del ca-

sato non era stata certamente casuale, avendo

i Mignanelli il palazzo vicinissimo al Tribunale

dell’Arte della lana, alla residenza dei Tolo-

mei, con cui avevano dei legami matrimoniali, e

alla Chiesa di s. Cristoforo, che fino al Trecento

inoltrato - cioè prima della costruzione del Pa-

lazzo Pubblico - ospitò le assemblee del Con-

siglio Generale. Proprio per la vicinanza con

il luogo di potere, sulla Torre del Termine, al

tempo di Ghalgano Grosso da pisa podestà

“Tabella di Gabella” del gennaio-giugno 1291, archivio di Stato di Siena, n. 8. lo stemma centrale appartiene a Neri di Giacomo di Baldinotto Mignanelli, che fu uno dei tre esecutori in carica nel primo semestre 1291.

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(cioè nel 1248), furono poste la campana gros-

sa e la squilla del Comune (le due campane

vi restarono per circa un secolo, poiché furono

levate soltanto nel febbraio 1345). inoltre, le

logge del palazzo accolsero per alcuni anni le

riunioni dei consoli del Placito.

i Mignanelli giocarono dunque un ruolo deci-

sivo nella formazione e nella gestione dell’or-

ganismo comunale. sul finire del Duecento

detenevano “un peso così preponderante e

tendenzialmente destabilizzante nella vita po-

litica del Comune” che furono inclusi tra le 61

famiglie de casato che in base ad una legge

antimagnatizia del 1277 erano escluse dall’es-

sere elette nell’esecutivo della Repubblica.

Ciò non imped ì, per quanto la fortuna della

consorteria avesse subito i contraccolpi del

fallimento delle grandi compagnie bancarie

senesi, a prendere parte attiva alla vita poli-

tica cittadina. Durante il Trecento i Mignanelli

confluirono nel “monte” dei Gentiluomini o dei

Grandi. in un paio di occasioni, esponenti della

famiglia furono coinvolti in congiure fallimentari

organizzate dai salimbeni. niccolò di Migna-

nello pagò con la decapitazione la sua parte-

cipazione alla sommossa del 1362 organizza-

ta per levare il reggimento di man de’ dodici;

e Mignanello di lonardo Mignanelli patì con

l’esilio e con l’isolamento politico del casato il

tentativo di sovvertire il governo visconteo nel

1403.

nell’ultima decade del Trecento, Beltramo di

leonardo Mignanelli insieme al fratello Mi-

gnanello e al cugino Mignanello di niccolò si

dedicò alla pratica della mercatura con l’este-

ro. l’esperienza maggiormente documentata è

quella di Beltramo di lonardo che nel 1394

fu a Damasco per attendere ad affari com-

merciali legati alla compravendita di spezie.

le sue memorie di quel viaggio divennero, alla

metà del secolo Xv, materia ed argomento

di un manipolo di opere dedicate alla storia

d’Oriente. Una volta rientrato a siena nell’au-

tunno del 1402, il Mignanelli fece il suo ingres-

so sulla scena politica cittadina, ricoprendo per

diversi anni la quasi totalità delle maggiori ma-

gistrature senesi.

Delle tre torri facenti parte dell’antico castella-

re dei Mignanelli, due, mozzate, non superano

l’altezza del palazzo, mentre più alta è rimasta

quella interna, rivolta verso il vicolo di Pier Petti-

naio. le due mozzate sono entrambe in via dei

Termini: una è una casa-torre (n. c. 20), l’altra, la

più nota, è la Torre del Termine (n. c. 16), attestata

dal 1236. Fu la più famosa, perché dal 1248 - al

tempo di Ghalgano Grosso da pisa podestà -

al 1345, cioè fino a che non venne costruita la

torre del Palazzo Pubblico, aveva avuto l’onore

Casa-torre appartenuta ai Mignanelli (Via dei Termini, n. c. 20)

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e l’onere di custodire le campane del Comune di

siena. Per questo servizio la consorteria ricevette

dal Comune un regolare canone che, verso la

metà del ‘300, superava le 56 lire annue. in una

“Cronaca senese” della raccolta “Rerum italica-

rum scriptores” a cura di A. lisini e F. iacometti,

si legge che una delle campane della torre si

chiamava schuilletta e segnava conseglio, ma la

principale era la “campana grossa”, ora nel mu-

seo del Palazzo Comunale. Quest’ultima regola-

va i tempi del Consiglio Generale che perciò si

chiamava Consiglio della Campana.

la torre principale fu detta “del Termine” - così

come la strada su cui si affacciava -, perché essa

marcava il confine (il “termine”) della ripartizione

amministrativa, civile e militare medievale della

città in Terzi o Terzieri. Come è noto oggi il punto

d’incontro davanti alla Torre del Termine è costi-

tuito da tre pietre bianche allineate incastonate

sul selciato nel vuoto scantonato presso l’antica

Casa de’ Gallerani e dai simboli in pietra delle

Contrade murati sulle facciate degli edifici pro-

spicienti, sotto l’insegnadel Terzo di appartenen-

za. sul “torrione” dei Mignanelli sono applicati

gli stemmi delle Contrade del Terzo di s. Martino

(Civetta, leocorno, Torre, nicchio e valdimonto-

ne); nella cantonata sotto il Palazzo Ballati nerli

e la Torre Gallerani sulla parete destra vi sono

quelli del Terzo di Camollia (Oca, Drago, Giraf-

fa, Bruco, lupa ed istrice) e sulla parete di sinistra

quelli del Terzo di Città (selva, Aquila, Onda,

Pantera, Tartuca e Chiocciola).

Resta da dire che sotto la Torre del Termine si

apriva un vicoletto, chiamato Chiasso lungo,

scomparso forse ai primi del ‘600 per l’utilizza-

zione dello spazio sovrastante, che fungeva da

confine iniziale tra il Terzo di Città e il Terzo di s.

Martino. Principiava da dove oggi è un portone

dall’arco ogivale (n. c. 14) e usciva in Banchi di

sopra tra il Palazzo Fani Mignanelli e la Torre

dell’Arte della lana nei pressi della Croce del

Travaglio. il Fantastici scrive che il vicoletto pas-

sava dalla corte dove è la scala interna del Pa-

lazzo Bichi Borghesi: dal punto delle nominate

tre pietre si discende la Scala interna della Casa

Bichi, essendo stato già serrato il Vicolo corri-

spondente alla pietra di mezzo, e si perviene

alla Croce del Travaglio (...), restando dalla parte

destra il Terzo di Città e dalla sinistra il Terzo di

S. Martino. Quanto ai confini degli altri terzieri,

dallo stesso luogo - prosegue il Fantastici - pren-

dendo la Strada detta della piazza dell’erba si

aveva a destra il Terzo di s. Martino e a sinistra

quello di Camollia; mentre la linea di separazio-

ne tra il Terzo di Città dal Terzo di Camollia era

costituita dalla mezzeria di via di s. Pellegrino e,

traversata la piazza, da quella di via Diacceto.

la Torre del Termine (Via dei Termini, n. c. 16) che ebbe l’onore di custodire le campane del Comune di Siena e che segna il confine dei Terzi cittadini.

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di salvatore Granata

siAMO DAl GRAnDE CECCO

Originariamente si aveva l’ambizio-

ne di celebrare in pompa magna

la ricorrenza del settecentesimo

della scomparsa di Cecco, avvenuta presu-

mibilmente nel 1312, ed in tal senso Riccardo

aveva iniziato a cercare gli opportuni appoggi

da parte dell’amministrazione comunale.

Purtroppo l’infausto ciclone che ha travolto la

nostra città ha fatto ovviamente saltare i pro-

getti iniziali; nondimeno abbiamo ritenuto op-

portuno e doveroso, sia pur in ritardo e ridimen-

sionandola, organizzare (probabilmente per il

prossimo maggio) una manifestazione – detesto

la modaiola

espress ione

“evento” –

che possa ri-

cordare e soprat-

tutto ricordarci

Cecco, mai suf-

ficientemente

amato da

parte nostra.

Quello che

quindi auspico è

che questa rap-

presenti l’oc-

casione per riavvicinare tutti i Civettini al loro

grande poeta, per conoscerlo meglio, appro-

fondirlo e apprezzarlo, soprattutto nelle sue

affascinanti contraddizioni, spesso ignorate o

comunque non sufficientemente evidenziate

dalla critica ufficiale, sempre impegnata a in-

quadrare Cecco in schemi e correnti che poco

si addicono alla sua ribelle e iconoclastica

personalità, caratterizzata da uno sfrenato in-

dividualismo e da un malcelato compiacimento

nel “dissipare” le sue immense doti naturali.

Ecco, proprio in questo innato e incontrollabile

impulso di Cecco nel volere scandalizzare la

società, anche poetica, benpensante del suo

tempo, troviamo l’elemento caratterizzante

della sua arte. io non possiedo titoli e capacità

per fare analisi filologiche ed esegetiche dei

suoi sonetti, cui mi sono sempre accostato, fin

da ragazzino, solo col cuore, quello con cui

si percepisce prepotentemente l’origine mate-

riale, fisica, carnale delle sue ispirazioni.

A costo di essere tacciato di blasfemia da

parte di certi cattedratici, mi fa sinceramen-

te ridere chi sostiene che Becchina sia stata

un’abile e geniale creazione letteraria. no, a

prescindere dai precisi e ripetuti riferimenti sto-

rici e cronologici, Becchina esisteva davvero

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e faceva disperare e soffrire Cecco in un rap-

porto come solo quelli basati sulla sessualità

prorompente sono in grado di fare. Parimenti

esisteva il babbo Angioliero – almeno questo

è indiscusso – che godendo di ottima salute

fino a un’età veneranda impediva al nostro

di gozzovigliare impunemente nelle taverne in-

sieme ai suoi compari, citati anch’essi in alcuni

sonetti.

Cecco, lo si ricordi, oltre a provenire da famiglia

ricca e nobile – la mamma era una salimbeni –

era un uomo di profonda cultura, che trasbor-

da dai suoi versi, sebbene questi riguardino

sempre argomenti molto prosaici, dando vita

a delle figure retoriche, in particolare iperboli,

di rara intensità e immediatezza.

Certo le rime di Cecco non sono per lo più di

facile e immediata intelligibilità, ciò che spesso,

comprensibilmente, scoraggia chi vi si accosta,

ma lo sforzo richiesto per capirle appieno è

poi ampiamente ripagato dal piacere di per-

cepire la sua musa e il suo impianto logico,

davvero stupefacente, soprattutto in relazione

alle chiuse epigrammatiche.

la manifestazione sarà ovviamente aperta a

tutti, ma spererei soprattutto in una grande e

intima partecipazione Civettina, che ci consen-

ta di riaffermare ancora una volta davanti alla

città la fierezza di essere gli orgogliosi deposi-

tari ed eredi di questo inimitabile personaggio

e poeta, nato e vissuto nel nostro territorio.

E tutti lo sapete

siamo dal nostro Cecco

Chi non l’ammette è becco

E nel culo gli si va

“ “

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degli Addetti ai G

iovani

CUORE CivETTinO

i nostri ragazzi, nonostante l’inferiorità numeri-

ca, di corporatura e di età, hanno dimostrato

un grande cuore, una grande coesione e prin-

cipalmente una grande voglia di stare insieme!

sono usciti dal campo felici, felici della loro amici-

zia, felici di avere onorato la Civetta e di avere

indossato con onore i suoi colori!

È stato faticoso formare la squadra… ma alla fine,

come sempre con i nostri ragazzi, la soddisfazione

di un loro sorriso ripaga di tutta la fatica spesa.

Questa partita ci ha offerto l’occasione di far-

li incontrare nei mesi precedenti, organizzando

alcuni allenamenti ai quali – nonostante la rigi-

dità della temperatura – hanno partecipato con

gioia.

Bello l’attaccamento ai mister, Federico e Fran-

cesco, che allenano già dall’anno scorso i nostri

ragazzi. Bello il confronto tra generazioni e la

gioia e l’allegria di ritrovarsi.

l’appuntamento per tutti è venerdì 5 aprile, in

cui la società organizzerà un cenino per i nostri

ragazzi: sono invitati a partecipare tutti i civettini

– e principalmente tutti i cittini - per un momento

di allegra condivisione.

vi ricordiamo gli appuntamenti del Giocacalcio

in Contrada, il torneo delle contrade a cui par-

tecipano i nostri piccoli atleti, iniziato martedì 12

marzo:

Alberino martedì 12/03 ore 19.00

Onda - Civetta: 6 - 1

Alberino martedì 19/03 ore 18.00

Torre - Civetta: 0 - 5

san Miniato martedì 26/03 ore 19.00

Civetta - istrice

Alberino venerdì 05/04 ore 18.00

selva - Civetta

s. Miniato martedì 09/04 ore 19.00

Civetta - Drago

s. Miniato giovedì 18/04 ore 18.00

valdimontone - Civetta

Alberino martedì 23/04 ore 18.00

Civetta – lupa

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Alessandro Mariani, Pietro Gugliotti,

Pietro Manasse, Guccio e Pietro Cor-

si, Francesco Masini , Massimo Turchi

, Giacomo Ricci, iacopo Tozzato , Enea Petessi,

Dario Falsetti e niccolò vivarelli…, questi sono

i nomi dei 12 atleti che, sotto la guida degli al-

lenatori Morichelli e Papei, hanno scritto una

delle più belle, quanto inaspettate pagine del-

la storia sportiva Civettina.

luned ì 18 febbraio 2013, prima della partita

di serie A tra siena e lazio, disputatasi allo

stadio Artemio Franchi di siena, i nostri bambi-

ni hanno affrontato i coetanei della Contrada

della Chiocciola, in un incontro della durata di

40 minuti 11vs 11.

la partita, terminata con il punteggio di 1-1

con il gol di iacopo Tozzato è stata avvincente,

emozionante e ricca di occasioni da gol.

la compagine guidata dai mister Morichel-

li e Papei, schieratasi in campo con un solido

4-4-2, sin dai primi minuti ha dovuto difendersi

dagli assalti chiocciolini, che, in virtù della loro

potenza fisica hanno messo in grande difficol-

tà la retroguardia civettina, che ,guidata dal

capitano Guccio Corsi, dal portierone Ales-

sandro Mariani e coadiuvata da un grande

centrocampo, è riuscita comunque a resistere

incolume alle offensive avversarie.

Con il passare dei minuti, il fiato e la forza fisica

chiocciolina sono andati man mano scemando,

permettendo ai nostri giocatori di esprimere le

proprie qualità offensive, infatti , al 15° minuto

di gioco, un grande contropiede guidato da

Pietro Corsi e Massimo Turchi, ha portato alla

di Federico Morichelli

CECCO-s.MARCO:1-1

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prima grande occasione per i nostri che, con

una conclusione ravvicinata di Dario…. sono

andati vicinissimi al vantaggio. Allo scadere

del primo tempo, però, anche la Chiocciola si

è resa pericolosissima grazie ad un tiro dalla

lunga distanza che è andato a scheggiare la

traversa per poi finire sul fondo;

Al termine della prima frazione di gioco, l’en-

tusiasmo ed il morale dei nostri piccoli Civettini

erano alle stelle e la fiducia nei propri mezzi,

derivata dalla grande prestazione, facevano

sperare in un secondo tempo all’altezza se

non addirittura migliore del primo.

invece, l’inizio del secondo tempo, si è rivelato

tutt’altro che facile, soprattutto, a causa delle

limitate risorse numeriche a nostra disposizio-

ne ,al contrario degli avversari, che potevano

vantare una panchina lunghissima.

All’inizio della ripresa, un’altra conclusione av-

versaria dalla lunga distanza, si stampava sul-

la traversa, e pochi minuti più tardi, un fallo

all’interno della nostra area, permetteva alla

Chiocciola, di battere un calcio di rigore. A

difesa della nostra porta però, uno stupendo

guizzo di Alessandro Mariani, impediva all’at-

taccante avversario di segnare il rigore che

sarebbe valso il vantaggio della Chiocciola.

nel momento in cui Alessandro ha parato il ri-

gore, un boato è esploso dal settore occupato

dai genitori dei nostri Civettini, che hanno ab-

bracciato il loro portierone, come se avesse

segnato un gol!!.

Purtroppo poco dopo ….. , fortissimo attaccante

Chiocciolino ,dotato di un gran destro, insacca-

va la palla alle spalle del nostro portiere con

un imprendibile conclusione dalla lunga distan-

za e portava la sua squadra in vantaggio per

una rete a zero.

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A quel punto però, il cuore e l’orgoglio insi-

to nell’anima dei nostri undici leoncini, ha so-

vrastato qualunque differenza tecnica e fisica,

permettendo un assedio negli ultimi 10 minuti

alla porta avversaria: al 12° minuto una bel-

la discesa di un velocissimo Giacomo Ricci,

costringeva al fallo la difesa avversaria. sul

punto di battuta si presentava il capitano Guc-

cio Corsi, che, disegnando una bellissima ed

arcuata parabola, pescava in area di rigore

uno smarcatissimo iacopo Tozzato, che con un

gesto da vero cannoniere trafiggeva il portiere

avversario riportando il risultato in parità.

la grande gioia dei nostri bambini, travolgeva

anche i giocatori della lazio e del siena, che

omaggiavano i nostri atleti con un applauso

mentre erano intenti a seguire a bordo campo

le sorti di questa tesissima partita.

Dal momento del nostro gol in poi, trascinati

dall’euforia, i nostri ragazzi hanno avuto molte

altre occasioni per passare addirittura in van-

taggio, soprattutto grazie a delle meravigliose

cavalcate in contropiede orchestrate dai no-

stri elementi offensivi.

nonostante questo il punteggio non è cambia-

to e la partita è terminata con il risultato di

1-1.

Al fischio finale tutti i nostri bambini si sono

abbracciati fra loro e con i loro allenatori,

ben consapevoli della loro grande impresa e

al centro del campo hanno intonato un Ci-Ci-

vette commovente e carico di significato!

leggera delusione per i bambini Chiocciolini,

ai quali però va dato l’alibi di essere stati un

po’ sfortunati specialmente all’inizio della se-

conda frazione di gioco e di essere stati degli

stupendi interpreti in una partita disputata sen-

za esclusione di colpi ma con grande rispetto

degli avversari.

Per i nostri invece una meritatissima gioia da

cui traspare quanto questi bambini siano uniti

tra loro e quanto già alla loro tenera età, ten-

gano alle sorti della nostra amata Civetta.

Concludendo, un ringraziamento speciale va

agli addetti ai giovani che hanno organizzato

gli allenamenti e la partita e hanno supportato

la squadra in ogni momento, così come hanno

fatto i genitori che con il loro sostegno e la loro

disponibilità hanno permesso questa splendida

impresa.

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Esercizi Commerciali “sostenitori” della Civetta

Aggiorniamo l'elenco delle Attività operanti nel territorio che hanno sottoscritto la speciale Tessera di sostenitore. nel dare il ben-venuto ai nuovi arrivati, ringraziamo sentitamente tutti quanti per la sensibilità e l'amicizia dimostrata. la Civetta è particolarmente lieta di accogliere nella comunità allargata riunita intorno al suo territorio, tutti coloro che vi operano quotidianamente, senesi e non, appartenenti o meno ad altra Contrada, in quanto accomunati ai Contradaioli dal prioritario interesse della sua tutela, un'opera a cui le Contrade tutte dedicano da sempre ogni loro migliore energia..E la piena valorizzazione, la fruizione ispirata al rispetto, alla condivisione, al “buon vicinato” di uno dei massimi beni comuni, l'ambiente urbano "a misura d'uomo", è parte fondante dei molti valori che da sempre sostengono siena e la fanno primeggiare per qualità di vita nel mondo intero.Tutti i sOsTEniTORi saranno lieti di accogliere con particolare amicizia i Contradaioli.

Esercizi Commerciali operanti sul territorioAG. viAGGi lA viA DEllE sPEZiE - via delle Donzelle HEClA COlTEllERiA - via Banchi di sotto, 1

ART sHOP - via di Città, 17 i COlOnnini - sOUvEniR - vicolo di san Pietro, 8

ATEliER 68 di vAlEnTinA BAlDAnZi - via Cecco Angiolieri, 24 il CAvAllinO BiAnCO - PiZZERiA - via di Città, 20

BAR CAFFE' DEl CORsO - via Banchi di sopra, 25 il GElATO - Piazza del Campo, 41

BAR PlAnET BAsKET - via de' Rossi, 6 lA BOTTEGA AnTiQUARiATO - via Cecco Angiolieri, 7

BEnETTOn - via Banchi di sopra, 54-60 lA BOTTEGA DEl CAFFE' - BAR - via Banchi di sotto, 39

CAlZEDOniA - via Banchi di sopra, 19 lA MERCERiA DEi nOnni - Piazzetta sabatino Mori, 6

CAMiCERiA BElMOnTi - via Banchi di sopra, 37 lEnsini FOTO - via del Refe nero

CAMillA & CO. - Piazza Tolomei liBERTY ABBiGliAMEnTO - via Banchi di sopra, 28

CARPisA PEllETTERiE - via di Città, 7 ORiGinAl MARinEs - via Banchi di sopra, 7-9

CARTOlERiA BOnUCCi - via de' Rossi, 12 OUTlET DE GORTEs - via Banchi di sotto, 10

CAsA DEllA BOMBOniERA - via dei Termini, 24 PARRUCCHiERA AnnA E MARCEllA - via Cecco Angiolieri, 23

COPisTERiA sEnEsE - via sallustio Bandini, 2 PEllini - via dei Termini, 27-29

CORTECCi - via Banchi di sopra, 27 PERiCCiOli ABBilGiAMEnTO - via sallustio Bandini, 20

DOlCE viTA ATEliER - via dei Termini, 10 PiZZERiA lA TROFEA - via Rinaldini, 12

DOlCi TRAME - via del Moro, 4 PiZZERiA PiAZZA inDiPEnDEnZA - via delle Terme, 10

DOlCi TEnTAZiOni PRODOTTi TiPiCi - via Rinaldini, 8 / via delle Terme, 51 via della sapienza, 74

PROFUMERiA l'ARCO AnTiCO - via Banchi di sopra, 62

DOnnA PiU' - via di Città, 10 PUll lOvE - via Banchi di sotto, 5-7

EDiCOlA ClAUDiO FATTORini - via de' Rossi, 20 QUERCiOli PREZiOsi - via Calzoleria, 40

EDiCOlA DARiO FERRARi - via Cecco Angiolieri, 44 RiCEviTORiA 9001 - vicolo dei Pollaioli, 1

EnOTECA i TERZi - via dei Termini, 7 RisTORAnTE GUiDO - vicolo Pier Pettinaio, 7

EnOTECA lO sPEZiAlE - Piazza del Campo, 61 RisTORAnTE il BAnDiERinO - Piazza del Campo, 65

EssETiEssE il PAssO - via Banchi di sotto, 23 RisTORAnTE OsTERiA DEl BiGElli - Piazza del Campo, 60

EUROMAniA - vicolo della Torre, 6 sTilMODA ABBiGliAMEnTO - via di Città, 26-28

FAlCHini PEllETTERiA - via Banchi di sotto, 26-32 TAPPEZERiA liPPi - via dei Termini, 21

FARMACiA PAREnTi - via Banchi di sopra, 39-43 TEZEnis - via Banchi di sopra, 1-3

FERRAMEnTA nAlDini - via dei Termini, 44 THE MOnEY CHAnGERs - Piazza Tolomei, 4

FinECO CEnTER - UFF. FinAnZiARiO FinECOBAnK - via dei Termini, 36-42 TiPOGRAFiA l'ARTiGiAnA - via del Refe nero, 1

FiORi il PETAlO - via Banchi di sopra, 15 TRATTORiA TAvERnA Di CECCO - via Cecco Angiolieri, 19

FORnO sAvini - via de' Rossi, 10 vERsACE GiOllERiA - via Banchi di sopra. 2-4

GiAsOn's - Parrucchiere Unisex - via del Moro, 5 vETRERiA viTRA - via dei Termini, 2

GiOiEllERiA BiAnCiARDi - Galleria C. Angiolieri, 16 YAMAMAY - via Banchi di sopra, 61- 63

studi Professionali

Avv. BROGi lEOnARDO - via Cecco Angiolieri, 25 sTUDiO MAnCiAnTi & MARini - via Cecco Angiolieri, 25

Avv. GUERRini CARlA - via Cecco Angiolieri, 25 sTUDiO nOTARilE GRillO - via Banchi di sopra, 50

sTUDiO Geom. Bini PAOlO - vicolo al vento, 2

Esercizi Commerciali di Contradaioli (sia operanti nel territorio che altrove)

AGRARiA F.lli GUAsCOni - san Rocco a Pilli - Poggio al sole, 31 lA CAnTinA DEi TOlOMEi - via Banchi di sopra, 29

BOUTiQUE DEl CAFFE' - via Cecco Angiolieri, 31 lappOne - http://www.lappone.com

CARDinAli - via Banchi di sotto, 9-15 PAsTiCCERiE nAnnini - via Banchi di sopra, 24

COPisTERiA MEDiA - via Banchi di sotto, 37 PROXiMA iMMOBiliARE - vicolo del viscione, 9

ERBORisTERiA il TRiFOGliO - via del Moro, 6 TABACCHERiA GUiDERi - via Banchi di sotto, 31-33

iMMOBiliARE BAlDi - via Cecco Angiolieri, 35

Gli esercizi commerciali evidenziati praticheranno uno sconto su presentazione della tessera di protettorato. aggiornato a febbraio 2013

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