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IL VOLONTARIATO PER I GIOVANI Lo Sportello Giovani e Volontariato: progetti e attività per la promozione del volontariato fra i giovani Racconti di esperienze vissute

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il volontariatoper i giovani

lo Sportello giovani e volontariato:progetti e attività per la promozione

del volontariato fra i giovani

racconti di esperienze vissute

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Sono passati cinque anni da quando il CSV – Centro Servizio per il Volontariato di Verona ha deciso di rivolgersi con attenzione al mondo dei giovani. Le scadenze spesso costituiscono l’occasione per fare un bilancio, ripensare alle esperienze fatte, riportare alla memoria mo-menti e riflessioni. Lo Sportello Giovani e Volontariato del CSV ha iniziato la propria attività nel 2004, costituen-dosi come luogo fisico rivolto ai giovani per raccogliere informazioni e per avere un orien-tamento al mondo del volontariato. Con la partecipazione delle associazioni di volontariato sono aumentate nel tempo le iniziative di promozione e sensibilizzazione. Rispondendo alle esigenze del territorio lo sportello ha ampliato le proprie proposte ed è diventato punto di riferimento per il Servizio Civile Nazionale e il Servizio Volontario Europeo.Sempre di più il CSV ha inteso diventare anche il luogo dell’approfondimento, della riflessio-ne e del confronto. Il motore di ogni nostra azione è la semplice, ma forte convinzione che le giovani generazioni rappresentino davvero la ricchezza della nostra società e che il volonta-

PREMESSA

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riato possa essere, al di là di ogni retorica, una vera scuola di partecipazione e responsabilità, oltre che un luogo di incontri vitale e stimolante. Questa pubblicazione ha lo scopo sincero di raccontare quello che è stato fatto, non con la pretesa di mostrare risultati e obiettivi raggiunti, ma con la convinzione che ripercorrere il cammino fatto possa essere uno stimolo per rilanciare con entusiasmo e consapevolezza nuo-ve iniziative in un settore in cui, davvero, crediamo.Nello stile di questa pubblicazione, fatta anche del racconto di giovani protagonisti di signi-ficative storie di solidarietà, vorrei che portasse un saluto iniziale proprio un ragazzo che ha svolto il Servizio Civile: con le sue parole introduce molto di quello che per noi ha significato il binomio “giovani e volontariato” in questi anni.

Elisabetta BonagiuntiPresidente CSV Verona

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P R E M E S S A

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Ciao colleghi……eh no, così non va. E nemmeno si può cominciare con “cari volontari”: a 400 e fischia euro al mese tutto si può dire tranne che cari. Pazienza, mi limiterò al ciao. Ripartiamo.

Ciao, a dicembre ho concluso il mio anno di Servizio Civile e volevo raccontare, almeno in parte questa esperienza.[…]Alla fine della fiera non voglio dare un voto ma custodire l’emozione che ogni momento di quest’anno mi ha regalato. Il binomio “giovani - volontariato” che accomuna tutti non esau-risce il suo potenziale con lo scadere del periodo di servizio, non conta infatti se la collabora-zione con le associazioni continui o meno, come impegno volontario o come scelta professio-nale o magari solo come ricordo condiviso. Quello che davvero rimane è il percorso compiu-to, ricco perché composto da molteplici tappe, ognuna con un suo valore. Il canto di chi non sa parlare, il goal di chi cammina a fatica, le fantasticherie di chi vive in una realtà tutta sua, la volontà di fare e dare qualcosa per chi di affetto ha tanto bisogno quanto di disponibilità. Questo e molto altro ancora.

Adesso tocca a voi, buon volo!

Davide

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Lo Sportello Giovani e Volontariato del CSV

A partire dal 2004 il CSV - Centro Servizio per il Volontariato di Verona ha avvertito con sem-pre maggiore urgenza la convinzione che per i giovani cittadini un’esperienza di volontariato rappresenti un valore: la spinta solidaristica, tipica di chi si avvicina al mondo del non profit, si arricchisce di nuovi elementi formativi e allarga il concetto di cittadinanza attiva, promuo-vendone una visione nuova, in un’ottica in cui le barriere lasciano il posto a una nuova ric-chezza.Hanno partecipato a questa riflessione le organizzazioni coinvolte in attività che hanno ospi-tato giovani, introducendo idee nuove e prassi efficaci, offrendo nuove fonti di ispirazione e una maggiore vitalità non solo in materia di sensibilizzazione. Su queste considerazioni hanno lavorato negli anni gli interventi dello Sportello Giovani e Vo-lontariato, che ha operato con i seguenti obbiettivi:

2004 - 2009:GIOVANI E VOLONTARIATO AL CSV DI VERONA

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promuovere e favorire l’accoglienza di nuovi volontari e di giovani nelle associazioni; ricercare le possibili matrici di connessione fra le organizzazioni di volontariato e i giovani; definire strategie e strumenti innovativi anche di tipo comunicativo per l’avvicinamento

delle nuove generazioni al volontariato; rinnovare e adeguare gli assetti delle associazioni ai bisogni, alle risorse, alle idee e agli

stili dei giovani; rispondere alle esigenze dei giovani in materia di volontariato fornendo un orientamento

generale e un organizzato elenco di possibilità. Creare delle competenze anche in merito agli aspetti motivazionali di una scelta di volontariato al fine di qualificare le esperienze ed evitare eventuali dispersioni o delusioni;

raggiungere un elevato numero di giovani; sensibilizzare i territori sulla base di racconti, testimonianze ed esperienze capaci di avvi-

cinare mondi diversi; favorire, attraverso il potenziamento delle attività una qualificazione delle OdV (organizza-

zioni di volontariato) che operano in ambito internazionale, in termini di capacità organiz-zativa, creatività, informazione;

potenziare gli effetti positivi di ricaduta che il racconto di esperienze di volontariato può avere su giovani e associazioni, in termini di motivazione, entusiasmo, creatività.

Per raggiungere gli obiettivi elencati sono state attuate azioni realizzate in diversi ambiti: a livel-lo promozionale attraverso una campagna di promozione del volontariato nei luoghi di aggre-gazione giovanile, con partecipazione a eventi e organizzazione di convegni e seminari sull’ar-gomento, nonché la realizzazione di strumenti multimediali per facilitare l’accesso dei giovani alle informazioni sul mondo del volontariato; a livello formativo lo sportello ha organizzato dei percorsi per i giovani e per le associazioni di volontariato, mirati a raffinare la conoscenza, a qua-lificare gli interventi di promozione e l’accoglienza nelle organizzazioni degli stessi volontari. Lo sportello, inteso come luogo privilegiato per lo scambio di domanda e offerta, nel tempo ha reso la sua identità sfaccettata: luogo fisico di incontro, punto di riferimento per la raccolta di informazioni ma anche, attraverso il sito www.gioinvolo.it, luogo virtuale di scambio, con-fronto e racconto.

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Il numero degli accessi annuali allo sportello è andato aumentando costantemente: dalle 34 consulenze erogate nel 2004, si è stabilizzato nell’ultimo biennio a oltre 200, testimoniando un maggiore interesse da parte dei giovani ma, soprattutto una più consolidata presenza del CSV anche nel mondo della scuola.Nei primi anni di attività la priorità individuata è stata quella di potenziare da un punto di vi-sta quantitativo la promozione e l’informazione sui temi legati al volontariato giovanile, sensi-bilizzando sia il mondo della scuola che dell’associazionismo e fornendo un ventaglio di pro-poste utili a far incontrare il volontariato e i giovani. Il tavolo di coprogettazione denominato Gio’ in Volo è stato il luogo dove il CSV insieme alle associazioni ha strutturato eventi e ini-ziative che andassero in questa direzione (ad esempio la presenza a Job&orienta, l’organiz-zazione della caccia al tesoro in occasione dell’annuale Festa del volontariato, le proposte di tirocinio in associazione, gli incontri nelle scuole e molto altro ancora). Negli ultimi due anni le priorità si sono modificate: a un obiettivo fondamentalmente quantitativo si è sostituita la finalità di qualificare e professionalizzare l’incontro tra giovani e mondo del volontariato, fino a quel momento principalmente promosso. Si è voluto approfondire l’aspetto motivazionale e di gestione delle relazioni, attraverso una serie di incontri e iniziative rivolti ai volontari stret-tamente a contatto con i giovani. L’esito delle attività dello sportello è un carnet di opportunità rivolte a giovani, associazioni e mondo dell’istruzione che intende non solo promuovere, ma anche indagare e studiare il protagonismo giovanile.

i progetti sul territorio della Federazione del Volontariato di Verona onLUS

Gli obiettivi perseguiti dallo sportello sono diventati nel corso degli anni sempre più ambizio-si. La Federazione del Volontariato di Verona ONLUS, ente gestore del CSV, ha quindi realiz-zato proposte autonome presentando numerosi progetti, allo scopo di realizzare iniziative ol-tre a quelle che i fondi del CSV potevano mettere in campo. Grazie a questi progetti sono sta-te realizzate attività altre rispetto a quelle ordinarie, creando occasioni specifiche e strumenti di cui hanno beneficiato anche le associazioni di volontariato. I progetti della Federazione di

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seguito riportati hanno avuto rilevanza sia provinciale che regionale, coinvolgendo in alcune occasioni gli enti gestori dei centri di servizio delle altre province del Veneto.

Medi@giovaniIl progetto ha voluto da una parte organizzare e creare strumenti nuovi per le associazioni da utilizzare per la promozione del volontariato presso i giovani, dall’altra costituire un riferimen-to e un orientamento per i giovani.Dai dati rilevati dal CSV risulta che le associazioni che al loro interno hanno un “gruppo gio-vani” sono circa solo un otto per cento del totale. Questi dati sottolineano come sia urgente soprattutto nel nostro territorio l’allargamento della base dei volontari giovani che, soli, rap-presentano garanzia di energia e continuità per le associazioni. L’analisi compiuta dal CSV ha reso evidente l’esigenza di un approfondimento di metodologie e linguaggi comunicativi da adottare con i giovani e la necessità di creare strumenti didattici ad hoc come veicolo di un messaggio esaustivo e chiaro.Un incontro che deve far passare contenuti nuovi e accattivanti sul mondo del non profit e della cultura della solidarietà, deve svolgersi secondo linguaggi che incuriosiscano e si dimo-strino al “passo coi tempi”, degni di attenzione e familiari. Tra tutti i linguaggi quello tecnolo-gico e multimediale è decisamente tra i più utilizzati dai giovani e questo dato è sicuramente in aumento: le statistiche lo confermano, il computer è presente nel 90 per cento delle fa-miglie. Oltre a questo è innegabile che attraverso gli strumenti didattici tecnologici i giovani non si limitino a migliorare la propria comprensione della realtà, ma riescano a stimolare la propria creatività verso soluzioni alternative e possibili.D’altro canto, il contatti avuti con i ragazzi della fascia di età 15-25 evidenziano per certi aspetti, sia una certa disinformazione per quanto riguarda le possibilità di fare esperienze di volontariato nel territorio veronese, sia una mancanza di riferimenti formativi e motivazionali sulla scelta di essere attivi nel campo della solidarietà. Per i giovani l’esperienza di volonta-riato rappresenta per lo più una concessione da fare agli altri sulla spinta di una generosità personale e di un desiderio di altruismo, ma manca in loro una riflessione sulla possibilità di vivere questa esperienza come formativa di crescita personale, come una possibilità di orien-tamento professionale e di sviluppo di capacità metaprofessionali. Manca a loro cioè la capa-

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cità di guardare all’esperienza di volontariato in quell’ottica creativa e costruttiva che l’utilizzo di metodi formativi multimediali, intesi non solo come sinergia di mezzi e canali ma anche e soprattutto come metafora di uno stato mentale, sicuramente favorisce. L’analisi di questo status ha condotto a ideare un progetto che, tenendo conto delle singo-le esigenze delle associazioni, provvedesse a creare un sistema di riferimento per studiare le motivazioni e gli stimoli utili a spingere un giovane verso esperienze di solidarietà e gratuità. Metodologicamente si è pensato alla costituzione di una rete tra le organizzazioni.Sinteticamente potremmo dire che le attività realizzate sono state: la messa in comune di stru-menti utilizzati dalle associazioni per la promozione e la formazione del volontariato presso i giovani, con lo scopo di creare una banca dati da pubblicare on line e una biblioteca/emerote-ca contenente studi, ricerche e materiale didattico; l’implementazione della biblioteca con l’ac-quisto di nuovi volumi e strumenti didattici; l’organizzazione di momenti formativi volti all’indi-vidualizzazione di metodologie per la promozione del volontariato presso i giovani, in partico-lare il seminario Promuovere il volontariato. Comunicare con i giovani; la ricerca di una colla-borazione continuativa con alcuni istituti superiori di Verona e l’organizzazione di momenti di promozione unitaria presso scuole e luoghi di aggregazione giovanile; la creazione del gioco multimediale in DVD L’isola dei volenterosi, uno strumento utilizzabile da tutte le associazioni (il gioco presenta una situazione e un percorso all’interno di una storia che, attraverso scelte inte-rattive legate a differenti esiti, consente spunti di riflessione sulla capacità di lavorare in gruppo in modo efficace e sinergico, sulla realizzazione operativa del gruppo, in modo particolare at-traverso la gestione dei conflitti. Tali riflessioni vanno collocate in una considerazione più ampia sul significato del volontariato, la cui stimolazione è stata compito degli operatori chiamati a presentare il DVD, che hanno favorito un lavoro di confronto fra i ragazzi). Il gioco duplicato in 1000 copie è stato distribuito gratuitamente alle associazioni, nei luoghi di aggregazione gio-vanile ed è stato utilizzato negli incontri con le scuole (si veda il capitolo successivo).Gli obiettivi previsti dal progetto Medi@giovani sono stati tutti raggiunti con risposta positiva sia da parte delle associazioni che dai giovani coinvolti. L’esperienza ha suggerito anche una riflessione: il tema del volontariato, e il suo veicolarsi nel mondo dei giovani, necessita sicu-ramente di un rinnovamento delle forme di comunicazione e di un ripensamento delle meto-dologie, ma non può prescindere dal racconto, dall’incontro vero tra persone, dallo scambio

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empatico delle esperienze. Perché l’informazione diventi comunicazione e premessa di un mettersi in gioco sincero, il volontariato si deve presentare anche attraverso chi lo fa.

Le forme del volontariato giovanileIl progetto ha coinvolto gli enti gestori dei centri di servizio per il volontariato del Veneto e ha inteso promuovere la cultura della solidarietà attraverso il potenziamento dell’informazio-ne e della partecipazione dei giovani al volontariato, con particolare attenzione al volontariato internazionale. Punto di partenza è stata la consapevolezza che la possibilità per i giovani di incontrare il mondo del volontariato significa per loro un’occasione di crescita e maturazione personale e per le associazioni un’apertura alle novità del mondo giovanile. Oltre a questo, per entrambi, rappresenta l’utilità di stimolare un “cambiamento” nel reciproco modo di per-cepirsi e rapportarsi. A questa consapevolezza, inoltre, si deve aggiungere un crescente inte-resse da parte dei giovani nei confronti del volontariato e del volontariato internazionale in particolare (dato confermato dai numeri delle consulenze erogate dallo sportello SVE del CSV di Verona, che nel corso del 2007, data di potenziamento dello sportello sul volontariato inter-nazionale, si sono triplicate). L’interesse per il volontariato internazionale è per altro condiviso dalle associazioni, che nel corso del triennio 2005/2008 hanno partecipato con adesione sem-pre in aumento al bando Volontariato internazionale per la realizzazione di progetti all’estero.Alla luce di queste considerazioni, con Le forme del volontariato giovanile si è inteso dare maggior respiro alla promozione del volontariato internazionale. Tra gli obiettivi raggiunti vi è stato l’accreditamento della Federazione come ente di invio per i progetti di Servizio Vo-lontario Europeo (SVE) e la partenza nell’ultimo triennio di circa 15 ragazzi per altrettanti pro-getti in Europa. Attraverso il progetto si è voluto realizzare, quindi, una serie di attività volte a promuovere il volontariato tra i giovani, con strumenti nuovi e contenuti accattivanti: si è creato un momen-to di formazione per gli operatori e si è organizzato nell’ottobre del 2005 un evento che con-sentisse a nuovi giovani interessati l’incontro di altri volontari rientrati da esperienze all’este-ro, offrendo un’opportunità per ascoltare le loro storie.L’evento, denominato Giornata del volontario europeo, ha costituito l’ideale conclusione di un progetto che, avviato individuando una metodologia comune e stabilendo interventi di

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promozione del volontariato in luoghi ritenuti idonei da ciascun ente gestore provinciale, è proseguito con una programmazione comune della promozione del volontariato internazio-nale, sia attraverso incontri rivolti ai giovani che agli operatori di sportello.

informaliI dati in possesso della Federazione del Volontariato di Verona ONLUS in merito all’informa-zione di giovani in materia di volontariato sottolineavano, in fase di ideazione del progetto, una certa tendenza alla disinformazione o più spesso a una informazione imprecisa o parziale sul tema del volontariato. Le attività realizzate da Informali sono state in sintesi la programma-zione e la realizzazione di momenti informativi rivolti ai giovani e hanno potuto raggiungerne un numero considerevole, contribuendo quindi a migliorare la conoscenza di questi temi. Dal punto di vista qualitativo, gli argomenti trattati e il livello di approfondimento hanno appor-tato un miglioramento delle conoscenze sia sugli aspetti generali, che sulle possibilità offerte dal volontariato del territorio a un giovane.L’aspetto metodologico, con l’utilizzo di dinamiche informali e “tecnologiche” ha permesso di utilizzare linguaggi familiari ai giovani e di abbattere una possibile barriera di diffidenza e scetticismo. La partecipazione dei giovani a questo processo informativo è stata favorita dalla presenza di uno staff giovane che ha permesso alle attività di svolgersi come un processo par-tecipato e in divenire, consentendo ai giovani di sentirsi parte di un gruppo che si confronta, anziché “utenti” di un servizio. È stato raggiunto l’obiettivo di aumentare e diversificare, an-che dal punto di vista metodologico, il numero di informazioni sul volontariato.Gli otto “aperitivi informativi” realizzati in tutto il territorio provinciale hanno permesso il con-tatto diretto con alcune centinaia di giovani, fornendo le basi di un successivo interessamen-to di cui si iniziano e vedere i risultati già da ora, con l’aumento degli accessi allo Sportello Giovani e Volontariato.L’aggiornamento delle notizie contenute sul sito web dello sportello e la possibilità dei gio-vani di parteciparvi, attraverso le pagine del forum, ha incrementato sensibilmente il numero degli accessi a www.gionvolo.it. La statistica sulle singole pagine visitate evidenzia che il 70 per cento delle visite è concentrato sul forum, a sottolineare che la voglia di partecipazione e di essere protagonisti dell’informazione è sicuramente una caratteristica peculiare dell’utente

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giovane. Il download del materiale informativo ha registrato un considerevole aumento, se-gnale di un desiderio di approfondimento e maggiore documentazione da parte dell’utenza. Anche le OdV, attraverso l’attivazione di nuovi siti web, come parte realizzativa del progetto Informali, sono entrate in contatto diretto con la cittadinanza, proponendo le proprie attivi-tà e rendendo più capillare e presente il loro impegno e gli effetti positivi della loro presenza sul territorio.Per realizzare il materiale informativo cartaceo sono state utilizzate opere proposte dai gio-vani in occasione del Concorso Gio’ in Volo 2006. Creativi per il volontariato, in cui era stato chiesto ai partecipanti di realizzare una pubblicità sul volontariato. Alcune immagini sono sta-te utilizzate per realizzare il calendario del 2008, distribuito a tutte le associazioni di volonta-riato e ai ragazzi contattati.Si sono organizzati eventi che hanno coinvolto quattro scuole e 330 studenti.Sfruttando le testimonianze offerte da alcuni ex volontari durante la Giornata del volontario europeo, si è realizzato un video da utilizzarsi, dai partners del progetto e dai propri collabo-ratori, a complemento di future campagne di sensibilizzazione e promozione del volontariato e delle sue svariate forme ed opportunità.

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incontro con i giovani e utilizzo del gioco multimediale L’isola dei volenterosia cura di Chiara Bianconi e Stefania Croce

La riflessone condotta dal Centro Servizio per il Volontariato sulla promozione del volonta-riato tra i giovani implica un rovesciamento di prospettiva: non più i ragazzi come nuova ma-nodopera per sopperire al turnover, ma come risorsa in formazione, personale e professio-nale. Da qui nasce l’idea di elaborare metodologie in grado di trasmettere al giovane che il volontariato non è solo una concessione da fare agli altri, ma anche un’occasione di crescita personale, una possibilità di orientamento professionale e di sviluppo di competenze meta professionali.Uno degli strumenti elaborati all’interno del progetto Medi@giovani è il gioco multime-diale L’isola dei volenterosi, che vuole proporsi con una chiave comunicativa in grado di sintonizzarsi con il linguaggio odierno dei destinatari (sempre più avvezzi alla mediazione

SCUOLA, UNIVERSITÀ E LUOGHI DI AGGREGAZIONE

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di contenuti tramite immagini e strumenti multimediali) e che è stato utilizzato durante gli incontri con i giovani. Gli spunti di riflessione che questo strumento mette in campo sono: la capacità di lavorare in gruppo in modo efficace e sinergico, la realizzazione operativa del gruppo, in modo particolare attraverso la gestione dei conflitti. Tali riflessioni tuttavia vanno collocate in un pensiero più ampio sul significato del volontariato odierno, affinché le argo-mentazioni degli operatori, chiamati a presentare questo strumento, non si esauriscono agli stimoli forniti dal gioco. Chi propone questo gioco deve essere in grado di contestualizzare l’idea di volontariato che rappresenta, al fine di renderlo maggiormente fruibile e arricchente per i giovani che lo approcciano e, al contempo, saper gestire la fase di confronto successiva, prevista dalla metodologia.I canali di contatto per organizzare gli incontri sono essenzialmente riconducibili a due macro-gruppi: quello scolastico e quello extra scolastico. Inizialmente si è proceduto con l’individua-zione di una lista di possibili collegamenti estrapolati dalle scuole partecipanti al concorso Concorso Gio’ in Volo 2006. Creativi per il volontariato, dai riferimenti degli anni precedenti, da contatti informali creati dagli operatori addetti. Il primo approccio è stato telefonico e fi-nalizzato a presentare l’iniziativa e l’ente promotore, in seconda battuta si sono raccolte le adesioni e si è proceduto alla realizzazione degli incontri.Per ciò che riguarda le scuole è necessario fare una precisazione: è stato il collegamento più difficile da attivare. Su un totale di sei scuole contattate, infatti, soltanto una ha aderito all’ini-ziativa. Con tutte le altre scuole si è riscontrato il medesimo problema di fondo: la proposta veniva apprezzata, ma difficilmente poteva venir realizzata in quanto non godeva di approva-zione del collegio docenti per ciò che riguarda le attività extra – curricolari. Solo con un isti-tuto è stato possibile passare alla fase attuativa in quanto già attivo un contatto, ovvero una collaborazione di alcuni anni con il CSV a vario titolo, che aveva favorito durante la propria programmazione annuale la realizzazione di una iniziativa analoga.Anche per i gruppi extra-scolastici si sono rilevate difficoltà analoghe: nel mese di marzo sia i gruppi scout che i gruppi giovanili parrocchiali si trovano nel pieno svolgimento delle attività programmate da inizio anno, condizione che non ha concesso loro il tempo necessario per realizzare nuove attività. Nonostante questo, i gruppi extra scolastici godono senza dubbio di una maggiore elasticità ed è quindi stato possibile, con alcuni di essi, realizzare l’iniziativa.

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In generale, comunque, per ogni contatto sono state fornite una serie di informazioni sul CSV e sull’iniziativa stessa, che potranno costituire la base per future collaborazioni.In dettaglio la scuola contattata ha dato la disponibilità di due mattinate intere e l’iniziativa è stata presentata a sei classi quinte, dedicando a ciascuno due ore di tempo. La collocazione istituzionale ha permesso un approccio più formale al tema. Risulta, infatti, più semplice pre-sentare i contenuti in quanto i ragazzi sono più disposti ad accogliere l’attività come se fosse una sorta di continuazione dell’attività svolta in classe. Questo aspetto è sicuramente positivo per chi è incaricato di gestire le dinamiche di gruppo, ma richiede lo sforzo per evitare di con-durre una “lezione frontale”, metodologia che impedisce di coinvolgere i ragazzi, sebbene agevolata dal gioco interattivo.Con i gruppi scout è stato possibile dare un taglio più marcato all’incontro puntato sulle di-verse opportunità di volontariato che il territorio offre e aprire un confronto sulle esperienze già prese in considerazione dai ragazzi. Ciò è stato possibile poiché i gruppi scout sono più contenuti rispetto alle classi scolastiche e già “filtrati” dal contesto: se in una scuola si ha la possibilità di parlare a un pubblico più vasto e più variegato, qui i giovani hanno già una discreta sensibilizzazione e formazione riguardo alle tematiche presentate quindi, per certi aspetti, sono già selezionati. È stato interessante rilevare che presso i gruppi scout, che prati-cano con consuetudine attività di volontariato, il Centro Servizi per il Volontariato fosse quasi del tutto sconosciuto e lo fossero in particolare le opportunità offerte dallo Sportello Giovani e Volontariato. Una volta presentate, sono state accolte con grande entusiasmo e con il desi-derio di attivare contatti per le esperienze di volontariato che vengono proposte ai ragazzi. Il mezzo integrativo de L’isola dei volonterosi si è rilevato uno strumento molto utile soprattutto per il Noviziato, un anno in cui i ragazzi passano dal gioco alla riflessione e presa conoscenza sul senso del “mettersi in gioco”, seguito dal vero e proprio momento in cui si “fa servizio” nella società per il Noviziato e si diventa quindi attivi.Anche con i gruppi giovanili e parrocchiali ci si rivolge a un target variegato, anche se meno numeroso rispetto alla scuola. Il passaggio dei contenuti è più difficile soprattutto con i più giovani (16 anni): diventa necessaria una modalità di interazione molto mirata ed è indispen-sabile la partecipazione attiva degli animatori che conosco bene le dinamiche del gruppo. I momenti in cui si sono presentate le varie opportunità di volontariato, Servizio Civile Nazio-

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nale e Servizio Volontario Europeo, sono stati accolti in tutti i casi con grande curiosità ed entusiasmo e sono stati la base per fornire un reale contenuto di orientamento e riflessione sul futuro dei ragazzi partecipanti agli incontri. L’eterogeneità dell’età a cui proporre il gioco multimediale è stata scelta con l’esplicito intento di sperimentare l’efficacia dello strumento nei vari casi. Tale procedura ha portato a trarre le seguenti considerazioni: il gioco si presenta meno adatto ai più grandi (18-19), a volte sembrava scontato o banale dei contenuti e nel-la modalità: per questa tipologia di fruitori diventa più interessante il confronto successivo la dinamica, dove emergono importanti spunti di riflessione; l’attività ha avuto decisamente più successo con i ragazzi più giovani (15-17): si è rivelato un ottimo strumento per gestire il gruppo, ha aiutato a mantenere l’attenzione e a “rompere il ghiaccio” facilitando il dialogo nella fase successiva e il passaggio dei contenuti.

Prima di riportare le osservazioni conclusive, si vuole riservare una riflessione alla figura del facilitatore, cioè colui che propone il gioco e coordina le fasi di presentazione antecedente e di confronto successiva. Innanzitutto è importante che sia un giovane, vicino per immagine e forma mentis ai destinatari dell’intervento formativo, inoltre che abbia dimestichezza con i contenuti del volontariato in senso ampio del termine e che preferibilmente abbia una solida esperienza di servizio nel volontariato da poter testimoniare. I ragazzi in età adolescenziale sanno essere molto provocatori e chiedono ai loro interlocutori, specie coloro che si propon-gono come portatori di contenuti di un certo spessore, di essere coerenti con il messaggio che intendono trasmettere. La modalità di gestione dell’intervento non può essere quella del docente che ha qualcosa da insegnare, ma quella di apprendimento cooperativo. Affinché ciò si realizzi l’animatore deve proporsi in una leadership autorevole1 e come tale è chiamato a conoscere la funzionalità di un gruppo: il formatore dovrà cercare di capire come questo è strutturato, magari attraverso l’aiuto del docente o degli animatori di riferimento. Ogni grup-po si compone infatti di una “struttura formale”, legata alla storia e al proprio modo di lavora-

1. H. FRANTA, Atteggiamenti dell’educatore, Teoria e training per prassi educativa, Liberia Ateneo Salesiano, Roma, 1988.

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re, e una “informale” che ne condiziona il clima, fatta di relazioni ed emozioni. In riferimento a quest’ultima è importante che il formatore sia cosciente di come sono distribuiti il potere e la simpatia all’interno del gruppo e di come è strutturata la partecipazione alla comunica-zione da parte dei singoli componenti e tra il gruppo in generale, cioè capire come circolano le informazioni all’interno. Da un’osservazione attenta del gruppo, infatti, si può rilevare fa-cilmente chi partecipa di più e chi di meno, così come è possibile individuare chi è il leader, positivo o negativo, del gruppo e strutturare gli interventi di conseguenza. Per l’animatore è importante curare la comunicazione affinché il lavoro sia efficace e facile l’apprendimento dei contenuti proposti, per questo le abilità che egli dovrebbe avere sono: la capacità di facilitare il flusso delle informazioni, ovvero favorire la comprensione da par-

te di tutti di quanto esposto attraverso gli interventi sia propri che dei ragazzi. Se un pas-saggio non è chiaro può invitare a riproporre ulteriormente quanto espresso, può spingere verso una maggiore chiarezza chiedendo ulteriori delucidazioni, può proporre un’esplora-zione delle conclusioni oppure riassumere le informazioni raccolte tramite sommari, cre-ando relazioni o evidenziando contenuti;

la capacità di favorire una soluzione del problema che si è venuto a creare; la capacità di promuovere una positiva atmosfera di lavoro attraverso quattro azioni fon-

damentali: a) impostazione dei singoli incontri, definendone in particolare l’apertura e la chiusura; b) soluzione dei conflitti, introducendo l’umorismo e gestendo le emozioni; c) gestione del supporto, rinforzando gli interventi, esprimendo calore e simpatia e autorive-landosi, cioè mettendosi in gioco come persona adulta tra adulti, anche nella postura di formatore; d) facilitazione del flusso comunicativo, focalizzando l’attenzione sui passaggi nodali degli interventi dei partecipanti e mandando dei feedback.

Concludendo, gli incontri avuti in questi mesi suggeriscono alcune riflessioni sull’importanza della programmazione delle attività di promozione del progetto e sulla necessità di distingue-re l’approccio per tipologia di gruppi e per fasci di età. In riferimento al primo punto una particolare attenzione va posta alle scuole. Risulta partico-larmente complesso inserire un’attività extra-curricolare quando l’anno scolastico è già av-viato. A tal proposito possono essere proficui da un lato un confronto con l’Ufficio Scolastico

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Provinciale, per mettere a conoscenza le scuole superiori veronesi dell’iniziativa, dall’altro elaborare una proposta negli istituti interessati già all’inizio di settembre, periodo in cui si ri-uniscono i collegi docenti e vengono elaborati i progetti scolastici.Per quel che riguarda la distinzione dei gruppi si è riscontrata una sostanziale diversità tra il lavoro nelle classi e nei contesti extrascolastici. Mentre per i primi il contesto è fortemente formale e istituzionalizzato, nei secondi prevale l’informalità nei rapporti. In entrambi i casi vi sono punti di forza e punti deboli, in riferimento a questi ultimi il gruppo classe ad esempio fatica maggiormente a uscire dallo schema insegnate – alunno, rendendo più complesso un confronto aperto, mentre nei gruppi informali si può riscontare una difficoltà a mantenere l’at-tenzione. In entrambi i casi va comunque tenuto conto dell’età dei partecipanti, in modo par-ticolare si ritiene opportuno per i più giovani una maggiore attenzione allo sviluppo del gioco multimediale L’isola dei volonterosi, supportata successivamente da testimonianze, piuttosto che da un confronto aperto. Per i più grandi, invece, il gioco assume di più che altro la funzio-ne di introdurre al tema, a cui affiancare uno spazio ampio e guidato di confronto.

Alternanza scuola e lavoro

L’alternanza scuola-lavoro è definita dalle L. 53 del 2003 come «modalità di realizzazione del percorso formativo progettata, attuata e valutata dall’istituzione scolastica e formativa in col-laborazione con le imprese, con le rispettive associazioni di rappresentanza e con le camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, che assicuri ai giovani, oltre che conoscen-ze di base, l’acquisizione di competenze spendibili nel mercato del lavoro».Da un punto di vista operativo l’alternanza è di fatto l’affiancamento all’attività scolastica di un un’esperienza assistita nel contesto lavorativo, coinvolgendo così sia la scuola che l’azienda nella stesura di un progetto formativo congiunto.Inserire il mondo del volontariato in questo meccanismo è stata ed è sicuramente un’espe-rienza significativa e innovativa. Prima di tutto, il progetto pilota realizzato presso lo Sportello Giovani e Volontariato del CSV ha rappresentato l’apertura di una nuova prospettiva anche per il mondo delle istituzioni scolastiche: il riconoscimento anche al volontariato di un impor-

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tante ruolo formativo e della possibilità che offre per contribuire al percorso di crescita, non solo umana, ma anche professionale. D’altro canto ospitare giovani studenti con lo scopo di fornire utili strumenti alla loro preparazione scolastica, rappresenta per le organizzazioni di volontariato uno stimolo a mettere in discussione continuamente la propria capacità di ac-coglienza delle giovani generazioni, innestando un meccanismo che ne migliora la capacità critica e di motivazione oltre che l’organizzazione interna.Per quattro anni al CSV sono state ospitate quattro studentesse della classe IV e V dell’Istituto Commerciale per Corrispondenti in Lingue Estere Marco Polo di Verona. Insieme con il tutor della scuola è stato redatto un piano formativo in cui si sono rese esplicite le possibili attività dell’ufficio in cui le studentesse potevano essere coinvolte, tenendo conto della loro prepa-razione ma anche delle possibili aree di miglioramento e dell’indirizzo del loro percorso di studi. Ne è risultata un’esperienza sicuramente positiva e utile per entrambe le parti.

Quando un responsabile esperto del mondo lavorativo venne al nostro istituto per parlare appunto del mondo del lavoro ci disse che, essendo questa la nostra prima esperienza lavora-tiva ed essendo noi solo diciassettenni, ci avrebbero assegnato i lavori più umili, noiosi e per niente pertinenti a ciò che avremmo dovuto apprendere (per esempio lavare i vetri, portare caffè… insomma fare le schiavette dei dipendenti). Dopo tre settimane qui al Centro Servizi per il Volontariato abbiamo constatato che si sbagliava.Nonostante ciò dobbiamo comunque ringraziarlo, per averci dato una preparazione psicolo-gica piuttosto negativa, così all’arrivo qui, ci è apparso ancora più accogliente di quello che realmente era, ci siamo ritrovate in un ambiente completamente diverso dalle nostre aspetta-tive, un ambiente sereno, cordiale, informale e con persone molto disponibili dove abbiamo imparato e forse migliorato nuovi aspetti delle lingue straniere che stiamo studiando a scuo-la, per esempio il loro uso nell’ambito del volontariato e nel linguaggio quotidiano. Grazie all’uso continuativo del computer abbiamo approfondito le nostre conoscenze informatiche, che potranno esserci utili in futuro nel sostenere gli esami per la patente europea del com-puter (ECDL).Inoltre, studiando l’economia aziendale solo da quest’anno, non avevamo mai visto il suo uso

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pratico nel mondo del lavoro. Qui, attraverso la stesura di un rendiconto preventivo e consun-tivo delle spese dell’azienda, possiamo dire di aver toccato con mano quella che è veramente l’economia aziendale, la consapevolezza di quello che è il proprio budget e le spese relative da affrontare, prestando attenzione a non eccedere con i costi.Sempre per quanto riguarda le lingue possiamo dire che durante la traduzione del sito in-ternet dall’italiano all’inglese ci siamo rese conto di cos’è e cosa fa il CSV, come riceve i suoi finanziamenti, come li impiega nei diversi progetti.Infine possiamo dire che l’esperienza di alternanza scuola-lavoro ci ha dato una panoramica di quella che solitamente è la vita in ufficio, e ci è servita anche ad ampliare quelle che sono le nostre esperienze scolastiche.Possiamo concludere che è una esperienza importante, utile e… da ripetere!

Lara e Francesca

tirocini e stage

L’esigenza di sperimentare percorsi formativi in linea con le proprie ambizioni e speranze pro-fessionali rappresenta per molti giovani una spinta per mettersi in gioco in settori anche ine-splorati, alla ricerca di dimensioni nuove, spesso informali che, pur costituendo una valida espe-rienza professionale, non siano racchiusi rigidamente dentro dinamiche rigide e istituzionali. L’Università, soprattutto in questi ultimi anni, tende a dar spazio e credito a queste esperienze “altre” rispetto quelle accademiche e aziendali.Far riconoscere l’esperienza di volontariato presso una associazione come esperienza di ti-rocinio oppure come attività valevole per l’acquisizione di crediti formativi, significa prima di tutto realizzare un’operazione simbolica. Si riconosce alle associazioni un significativo ruolo professionalizzante e ai volontari in grado di essere una guida per i giovani si attribuisce il ruolo nuovo di maestro, individuando nell’azione volontaria una funzione educatrice, non so-

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lo attraverso la concreta azione rivolta verso il disagio, ma anche tramite la trasmissione di motivazioni e la condivisione di metodi e strategie operative.

Sono approdata negli uffici del Centro Servizio per il volontariato nel giugno del 2007 quan-do, dopo una lunga ricerca senza risultati, sono stata chiamata per affrontare un colloquio per un posto di tirocinante. Per ottenere i crediti necessari al conseguimento della laurea in Editoria e Comunicazione Multimediale, era necessario effettuare 250 ore di stage nell’ambi-to della comunicazione e quindi ho accettato al volo l’offerta propostami dal CSV, e cioè un tirocinio presso il loro ufficio promozione.Da subito sono stata coinvolta nelle attività del Centro occupandomi di parte della cam-pagna promozionale per il Bando di Servizio Civile Nazionale, nello specifico della pub-blicità radiofonica e internet, e della divulgazione del materiale promozionale nelle scuo-le e nelle biblioteche del territorio. Successivamente ho potuto partecipare alla realiz-zazione di un sito internet, seguita constantemente dal responsabile informatico, che mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze e di sviluppare quelle già acquisite. Il periodo di tirocinio è stato per me come una finestra sul mondo del lavoro: ho potuto met-tere in gioco le mie capacità e la mia voglia di fare grazie al sostegno e alla collaborazione di tutto lo staff, che mi ha coinvolto nelle diverse attività del Centro e contemporaneamente ho avuto la possibilità di capire come funzioni un ufficio “dall’interno”.

Laura

Bandi e concorsi

Il CSV, impegnato nella progettazione sociale e nell’orientamento al Volontariato, attraverso l’attivazione di bandi e concorsi rivolti ai giovani ha intenso dare impulso da una parte alla riflessione creativa degli studenti più giovani in materia di volontariato, dall’altra stimolare l’attività di studio in ambito universitario su tale settore, stimolando la ricerca, coinvolgendo gli studenti a partecipare all’attività di analisi, importante per conoscere questa realtà e pro-muovere la cultura della solidarietà.

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Nel 2007 è stato realizzato il Premio per tesi di laurea su argomenti relativi al Volontariato e al Terzo Settore: sono state previste tre borse di studio da 1.000 Euro per la realizzazio-ne di tesi di laurea sul tema del volontariato da assegnarsi a differenti aree tematiche, fra le quali l’area giuridico/economica, scientifico/sanitaria, umanistica, delle scienze sociali. Con particolare attenzione sono state valutate tesi relative al tema “giovani e volontariato”. L’obiettivo era duplice: realizzare un evento che promuovesse il volontariato e le attività del CSV, costruendo un ponte di relazioni con l’Università di Verona e alcuni suoi docenti e, in misura maggiore, creare degli spunti di riflessione e una rinnovata attenzione al mondo del Terzo Settore, qualificandolo come “argomento” di una strutturata e significativa ricerca scientifica. Questa attenzione alla ricerca accademica si colloca in linea con l’obiettivo del CSV di porsi come luogo privilegiato per la raccolta e la produzione di strumenti e materiale per l’approfondimento del tema del Volontariato, obiettivo perseguito anche attraverso un continuo arricchimento della biblioteca dello sportello, che ha raggiunto in pochi anni gli oltre mille volumi. La biblioteca è a disposizione di chiunque voglia consultare o prendere in prestito i libri.Attraverso la promozione del concorso Concorso Gio’ in Volo 2006. Creativi per il volontaria-to, invece, si è creato un contatto tra numerosi giovani della fascia 15-20 anni e il mondo del volontariato, promuovendo nel contempo la cultura della partecipazione e della correspon-sabilità civile. Si è inoltre raggiunto un secondo scopo: fornire alle associazioni e al mondo del volontariato un ulteriore strumento di analisi del senso della parola “volontariato” per i ragazzi, evidenziando quali associazioni fa nascere e quali valori sottende. La promozione del concorso presso le scuole e i luoghi di aggregazione giovanile ha permes-so al CSV, e quindi alle associazioni di volontariato aderenti al progetto, non solo di entrare in contatto con un numero rilevante di giovani, con insegnanti ed educatori, ma di introdurre anche il tema del volontariato in ambienti deputati alla formazione istituzionale, sollecitando così le classi a una riflessione più approfondita e lontana da stereotipi e luoghi comuni. Si sono aperti nuovi canali comunicativi tra il mondo giovanile e quello del non profit e si sono poste le basi per nuovi rapporti ed incontri, coinvolgendo anche il mondo degli insegnanti, talvolta non troppo facile da raggiungere.Un’ultima riflessione che ha condotto a proporre il concorso è scaturita dai contatti avuti fino

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a quel momento con i ragazzi della fascia 15-25 anni che, come già anticipato, hanno evi-denziato per certi aspetti, sia una disinformazione per quanto riguarda le possibilità di fare esperienze di volontariato nel territorio veronese, che una mancanza di riferimenti formativi e motivazionali sulla scelta di essere attivi nel campo della solidarietà. Alla luce di questa analisi l’idea di un concorso a premi è sembrato utile a far emergere, simbolicamente, che il volon-tariato è anche “vantaggioso”, poiché rappresenta un investimento per la propria vita sotto più punti di vista e che, probabilmente, l’impegno in un’azione volontaria rende, in senso formativo, molto più di quanto chiede. Non si tratta di una logica del profitto ma di una con-sapevolezza forte: quella che il mondo del volontariato rappresenta non solo il luogo della gratuità e della generosità (che ne sono, ben chiaro, gli ingredienti fondamentali), ma anche un luogo fatto di professionalità e impegno, di centralità della persona e formazione per un servizio necessario alla cittadinanza.Molti giovani hanno risposto alla proposta partecipando al concorso: sono pervenuti al CSV oltre 40 elaborati, ciò significa che circa 150 giovani (condizione necessaria era il lavoro di gruppo) si sono impegnati nel progetto.Il risultato, come si può vedere dal catalogo pubblicato, è sorprendente e ricco di differenti chiavi di lettura, utili strumenti per meglio indirizzare l’attività di informazione e sensibilizza-zione del CSV e delle associazioni.

È sempre difficile scegliere i vincitori di un concorso, e lo è ancora di più in un’occasione come Gio’ in Volo che ha raccolto 40 opere di 150 giovani motivati ad esprimere il significato del vo-lontariato. La giuria di cui facevo parte si è posta l’obiettivo di premiare gli elaborati che risulta-vano più immediati e comprensibili ed in un certo senso più ”giovani”, per sintetizzare che cosa significhi fare volontariato per i giovani appartenenti alla fascia di età che va dai 15 ai 20 anni.Fare volontariato significa dare la propria disponibilità all’altro senza chiedere niente in cam-bio, è gratuità pura, un dono d’amore che non chiede la controparte; in un certo senso si può dire l’atto d’amore per eccellenza.Ma non solo: nel rendersi utili si dà un senso alla propria esistenza, si riesce a com-prendere la realtà che ci circonda senza vincoli, ci si mette in gioco continuamente con la domanda:

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perché lo sto facendo, visto che non guadagnerò nulla di concreto in cambio…? Dobbiamo riconoscere come ogni azione che compiamo nella vita provochi sempre delle reazioni e che nulla è fermo, siamo in un costante divenire e la vita è un apprendimento continuo; direi che la vita è l’avventura della coscienza, una crescita continua verso una maggior consapevolezza della nostra realtà come ricerca di verità, e, perché no, di bellezza e di armonia.Fare volontariato è ancora aprirsi all’umano, a quell’umanità di cui siamo parte; è fare un qualche cosa che serve prima di tutto e soprattutto a noi stessi, e poi all’altro. Diventa perciò esperienza di vita, come se tutte le cose che ci accadono fossero prove formative per il futuro, è bagaglio ricco di eventi, sentimenti che portiamo dentro nel tempo e che diventano strati di vita vissuta, trame tessute con fili dai mille colori. Tutto ciò è stato tale e lo è tuttora per me; per un giovane rappresenta la base della propria vita lavorativa, sociale, affettiva.Fare volontariato è anche apertura alla creatività, nel senso di arte di vivere e trasformare le situazioni “negative” in momenti di positività cogliendo il bello anche quando diventa diffi-cile e drammatico: la parte “buona” esiste e basta saperla accettare, osservarla ascoltando così il proprio cuore.Dobbiamo riconoscere la creatività come la parte più importante della nostra vita, che dun-que ci appartiene. Tutti noi nasciamo creativi anche se la vita o le situazioni esterne bloccano, fermano questa grande energia che è appunto la creatività; scrivo questo perché convinta di ciò: siamo stati generati da un grande atto d’amore, dono che tutti abbiamo ricevuto, ed il nostro stesso corpo è in continuo cambiamento, nel bene e nel male, in quanto costituito da cellule che continuano a “ri-crearsi”; ecco lo slancio vitale che apre le porte alla conoscenza, alla consapevolezza di sé. Per quella che è la mia esperienza d’artista e di vita posso affer-mare che l’espressione artistica è il mezzo privilegiato per dare forma a questi contenuti, un foglio bianco diventa lo specchio in cui riflettere il proprio stato d’animo, le proprie idee e le speranze, parlando attraverso le immagini e i colori. I ragazzi di Gio’ in Volo, forse non del tutto consapevoli di questo, hanno testimoniato proprio la possibilità di un’espressione creativa ed emotiva di contenuti umani indispensabili per la vita; forse hanno partecipato a questa iniziativa come si partecipa ad un bel gioco, ma l’im-portante è che abbiano sentito e vissuto le idee da loro riportate, nonché la realtà del vivere il volontariato, coltivando un piccolo seme che sicuramente germoglierà.

Piera Legnaghi Membro della giuria Concorso Gio’ in Volo 2006. Creativi per il volontariato

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Comunicare con i giovani, promuovere il volontariato

Comunicare con i giovani, promuovere il volontariato è il titolo di uno dei primi incontri rivolti alle associazioni organizzato dal Centro Servizio per il Volontariato. Si proponeva di approfon-dire il tema del rapporto giovani e volontariato, in particolar modo indagando quali risposte potevano dare le realtà associative alle specifiche richieste dei giovani. Molte le riflessioni emerse che riportiamo di seguito. In questi ultimi anni le motivazioni che avvicinano i giovani all’impegno sociale sono cambiate in modo sostanziale: da ragioni ideali, religiose, politiche si è passati a motivazioni legate più alla casualità, all’ambiente familiare o amicale. Un consistente numero di giovani si avvicina per “fare esperienza”, o con ambizioni di tipo professionale. Un giovane per crescere deve confrontarsi con gli adulti. L’associazionismo e il volontariato rappresentano uno dei pochi ambiti non strettamente parentali dove giovani e adulti si incon-

ASSOCIAZIONISMOE GIOVANI VOLONTARI

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trano sulla base di una relazione non commerciale. Anche in questo senso va riconosciuto al volontariato una straordinaria opportunità educativa e formativa in quanto agisce in contesti informali. Le nuove generazioni, oltre gli stereotipi spesso offerti dai media, sono potenzialmente ricche di risorse che possono essere intercettate dalle organizzazioni di volontariato. Numerosi se-gnali evidenziano come l’impegno e il volontariato dei giovani sia presente, in forme diverse e talvolta in settori innovativi: l’ambiente e gli animali, lo sport, le parrocchie, la Protezione Civile, il Servizio Civile Nazionale e quello Europeo, i campi di lavoro, la solidarietà interna-zionale, le forme individuali.Tutte le recenti ricerche sociali rilevano l’aumento del numero delle associazioni (secondo l’Istat il 25 per cento ogni due anni), ma anche il costante calo dei volontari giovani (la fascia media è quella dai 30 ai 50 anni). La larga maggioranza delle associazioni segnala, fra i propri bisogni strutturali, la carenza di risorse umane e di nuovi volontari. Il ricambio generazionale è vitale per ogni organizzazione ma non è affatto scontata nel volontariato. Alcune associazioni più tradizionali hanno finito per non cercare più nuovi volontari, ritenendo difficile l’apertura alle nuove generazioni.L’esito del seminario ha inoltre portato alla luce una larghissima gamma di opportunità che le associazioni dovrebbero aver la consapevolezza e la capacità di rendere visibili e fruibili ai gio-vani. La domanda che un’associazione si deve porre se vuole entrare in relazione con l’univer-so “giovane” è «che cosa posso offrire io ad un giovane?».Se da una parte il mondo dell’associazionismo rappresenta un grande potenziale di risorse per i giovani, dall’altra un’analisi compiuta fino ad oggi porta a rilevare alcuni dati critici che riguardano le associazioni: la loro difficoltà a considerare occasioni di formazione finalizzate a migliorare le capacità di promozione, nonché una scarsa attenzione ad approfondire le moti-vazioni che spingono un ragazzo a fare il volontario. Molto spesso l’urgenza che le associazio-ni avvertono è quella di aumentare il numero dei propri volontari, ma il risultato di un’opera-zione promozionale che tenga conto principalmente delle esigenze delle associazioni spesso risulta controproducente. Come detto, la vera domanda che le associazioni di volontariato devono porsi per poter interessare i giovani al volontariato, dovrebbe essere non tanto cosa un ragazzo può fare per l’associazione ma, soprattutto, cosa l’associazione può offrire ad un

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ragazzo. Alla luce di questo appare ancora più evidente l’esigenza di un approfondimento di metodologie e linguaggi comunicativi da adottare con i giovani e la creazione di strumenti didattici creati ad hoc per veicolare messaggi esaustivi e chiari.L’impegno rivolto alla promozione si è declinato secondo modalità e contenuti tutto som-mato istituzionali. Un approccio innovativo alla promozione e alla sua benefica ricaduta sul territorio si sviluppa da una parte analizzando strumenti e linguaggi innovativi ed efficaci per il mondo giovanile, dall’altra individuando esperienze e contenuti nuovi da comunicare per mostrare un volto del volontariato più variegato e accattivante.A dare una risposta su quale siano le forme di volontariato più interessanti per i giovani, é prevalentemente lo Sportello Giovani e Volontariato del CSV, che rappresenta un luogo pri-vilegiato per la rilevazione dei bisogni e dei desideri dei giovani volontari. Il dato certo è che negli ultimi anni, con il potenziamento del servizio dello sportello, il numero delle richieste pervenute per svolgere attività di volontariato è decisamente aumentato. Risulta evidente che, a un’allargarsi delle richieste e delle necessità dei giovani, deve corrispondere un po-tenziamento del servizio sia a livello locale che a livello regionale. Il dato suggerisce una ne-cessaria campagna promozionale che prima di tutto informi i ragazzi sulla possibilità di avere un orientamento e in secondo luogo operi per aumentare le possibilità di compiere un’espe-rienza di volontariato. Per raggiungere questi obiettivi sono state previste nel tempo azioni realizzabili in particolare nell’ambito della promozione, con una campagna a favore del vo-lontariato svolta nei luoghi di aggregazione giovanile, in particolare attraverso la partecipa-zione a eventi, l’organizzazione di convegni e seminari, ma anche la realizzazione di strumenti multimediali. Punto fermo della trasmissione di informazioni, ma anche di motivazioni, rimane comunque lo scambio personale delle esperienze attraverso il confronto tra coetanei, che di-venta lo strumento più efficace per coinvolgere nuovi volontari nelle attività di un’associazio-ne. Non è casuale che sia più frequente e stabile l’avvicinarsi di nuovi ragazzi in associazioni che già ne accolgono un alto numero, motivati dall’interesse non solo per gli obiettivi e le iniziative del progetto, ma anche per il clima e l’ambiente amicale nel quale possono inserir-si. A questa analisi va affiancato un ben strutturato intervento formativo fatto di percorsi per i giovani e per le associazioni di volontariato, finalizzato a raffinare la conoscenza, qualifica-re gli interventi di promozione e l’accoglienza nelle associazioni di giovani volontari. Oltre

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all’aspetto promozionale, infatti, anche la capacità di gestione delle risorse umane, nel caso di giovani volontari, necessità di una riflessione specifica che tenga conto delle peculiarità delle loro caratteristiche.

Gio’ in Volo. nuovi modi per accogliere giovani volontari

Nel 2004 si è costituito il tavolo di lavoro Gio’ in Volo. Promosso dallo Sportello Giovani e Vo-lontariato del CSV di Verona, il tavolo ha visto la partecipazione negli anni di numerose asso-ciazioni (ABIO, Associazione Il Cigno, Cestim Volontariato, Gruppo Promozionale Quartiere Trieste, Legambiente, Nuova Acropoli), con l’obiettivo di studiare metodologie possibili per una promozione comune del volontariato giovanile e istituire iniziative di accoglienza e gestio-ne di giovani volontari che rispondessero alle esigenze emerse dal confronto con i ragazzi.Sono stati organizzati incontri nelle scuole in cui, al di là di riflessioni teoriche, si è dato gran-de spazio al racconto delle esperienze e al confronto. Tutte le associazioni hanno lavorato per produrre materiale informativo utile e dall’aspetto accattivante, presentandolo poi in occa-sione di eventi particolari, come ad esempio la fiera Job&Orienta. In occasione dell’annuale Festa del volontariato è stata organizzata una caccia al tesoro, con lo scopo di coinvolgere, attraverso la dinamica del gioco, un largo numero di giovani e di portarli a incontrare le asso-ciazioni che operano sul territorio.L’aspetto su cui maggiormente si è concentrato il gruppo di lavoro Gio’ in Volo è stato la ge-stione dei giovani volontari. Punto di partenza è la presa di coscienza che molto spesso le esi-genze dei ragazzi e quelle delle associazioni non coincidono strettamente. Se un’associazione individua tra le caratteristiche del volontario adulto la stabilità e l’adesione alla causa come elementi che rafforzano e rendono duratura nel tempo la sua presenza all’interno dell’ente, la speranza di trovare queste stesse caratteristiche in un volontario giovane è destinata a rima-nere delusa. I ragazzi si avvicinano a una associazione molto spesso per “fare un’esperienza”, per raccoglierne qualcosa di positivo per sé e per la propria crescita personale e professio-nale, prevedendo di spostarsi entro tempi ragionevolmente brevi verso un’altra attività. In relazione, per esempio al Servizio Civile Nazionale è significativo il commento di fronte ai do-

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dici mesi di durata del servizio: mentre per le associazioni si tratta di un tempo troppo breve («appena il ragazzo ha imparato se ne va») per i giovani in servizio si tratta di un periodo fin troppo lungo («ho imparato e adesso tutto mi sembra un po’ ripetitivo»).D’altro canto saper valorizzare questa dimensione dell’ “apprendere” diventa uno degli stru-menti necessari per accogliere e motivare i giovani volontari: mettere in secondo piano, in un primo momento, l’urgenza delle associazioni di avere collaborazioni stabili, rappresenta la premessa necessaria per avvicinare ma anche “trattenere” i giovani.In quest’ottica le associazioni aderenti al tavolo di lavoro Gio’ in Volo hanno attivato una serie di strategie volte a favorire l’accesso dei giovani alle loro realtà, rendendone più agevole l’inse-rimento. Tra le metodologie previste, la possibilità di fare un tirocinio che consenta di verificare l’aderenza dell’associazione alle proprie aspettative, l’individuazione di un tutor con capacità di comprensione e orientamento, la possibilità di non aderire, almeno in un primo momento, a turni e orari che definiscono un impegno costante. In molti casi il tirocinio è risultato il modo mi-gliore per qualificare e valorizzare sia la presenza dei ragazzi che le capacità delle associazioni.

Sono sempre di più i giovani che decidono di avvicinarsi al volontariato, nella convinzione che aiutare gli altri sia una tappa importante per la costruzione della propria personalità. Da molti ragazzi andare in aiuto degli altri è visto come sperimentazione di sé in ambiti diversi da quelli scolastici o lavorativi, come apertura e comunicazione nei confronti del mondo, come tirocinio di responsabilità, capacità organizzativa e di collaborazione. La maggior parte dei ragazzi che si avvicina al mondo del volontariato, inizia la propria esperienza di solidarietà in parrocchia. A volte il poco tempo e la pigrizia, insieme alla limitata conoscenza delle cosiddette associazoni no profit, tengono lontani molti giovani dall’accesso al mondo organizzato della solidarietà. In questa cornice nasce il progetto Gio’ in Volo, in collaborazione con il CSV di Verona, che si prefigge di incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita pubblica e di sviluppare il loro spirito solidale.Secondo lo statuto dell’associazione ABIO, uno dei requisiti per diventare volontari è aver raggiunto la maggiore età. Di conseguenza tutta la fascia adolescenziale rimane esclusa dall’attività in reparto.

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Senza togliere nulla al lungo percorso formativo (corso teorico e tirocinio) che accompagna l’aspirante volontario e che è indispensabile per poter offrire un servizio sempre più qualifica-to, si è voluto coinvolgere i ragazzi ancora adolescenti in piccole attività, senza caricarli di un impegno costante che poi farebbero fatica a mantenere. Il ragazzo, affiancato sempre da un volontario, ha in questo modo la possibilità di mettere in luce le proprie potenzialità, valoriz-zando la capacità di diventare cittadino della società futura, traendo dalla propria esperienza di dono motivo di arricchimento sul piano interire e sul piano delle abilità relazionali.Molteplici sono le attività che il giovane può intraprendere con ABIO aderendo al progetto Gio’ in Volo: servizio di volontariato, una volta la settimana, sempre in affiancamento con un volontario

esperto, durante il quale al ragazzo viene chiesto di intrattenere i piccoli pazienti occupan-dosi di organizzare giochi e attività ludiche. Indispensabile è il contributo che questi giovani possono portare con gli adolescenti ricoverati. Sempre più spesso il ragazzo fino ai sedici anni di età, viene ricoverato in un reparto pediatrico. Se questa vuole essere una premura nei suoi confronti (nei reparti pediatrici l’ambiente è decisamente più accogliente, spesso il televisore è presente in ogni stanza, c’è una minore rigidità riguardo agli orari di visita), non è così agli occhi del giovane ricoverato, che vive questa situazione con insofferenza. Poter avere a disposizione un proprio coetaneo con il quale parlare, giocare a carte o ascoltare un po’ di musica, è decisamente ben accettato, piuttosto di doversi relazionare con un vo-lontario, che per quanto giovane possa essere ai suoi occhi sarà sempre “vecchio”;

organizzazione di un piccolo evento in reparto: può essere una recita, dei canti o un picco-lo spettacolo di magia. In questo caso il giovane lavora in gruppo, con i suoi compagni di classe, di catechismo. ecc. A volte più gruppi lavorano insieme per organizzare uno spet-tacolo, come nel caso della rappresentazione della favola La bella e la bestia tenutasi pres-so il reparto di pediatria dell’Ospedale Civile Maggiore di Verona, dove due gruppi senza conoscersi hanno lavorato uno per la realizzazione delle scenografie e l’altro per la parte di recitazione. Il risultato è stato uno spettacolo veramente bello e divertente apprezzato da tutti, medici, infermieri, genitori, ma soprattutto dai piccoli pazienti;

partecipazione alle manifestazioni organizzate dall’associazione: Festa del volontariato e Giornata Nazionale ABIO. Specie in quest’ultima il loro apporto si è rivelato utilissimo sia

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A S S o C i A z i o n i S M o E G i o VA n i V o L o n tA R i

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prima dell’evento, con il volantinaggio e travolgendo con il loro entusiasmo i negozianti che non riuscivano a rifiutarsi di appendere nel proprio esercizio la locandina promoziona-le, sia il giorno stesso della manifestazione improvvisandosi dei provetti venditori di cestini di pere, al fine di raccogliere fondi per l’associazione.

In conclusione, il progetto vuole inserirsi come un’educazione al volontariato, perciò lo scopo non è di reclutare nuovi possibili volontari, ma piuttosto di inserirsi in un processo educativo che valorizzi le capacità e i talenti di ognuno, facendo in modo che l’attenzione per il prossi-mo diventi non una parentesi adolescenziale ma uno stile di vita.

Michela Azzini Presidente ABIO - Associazione per il bambino in ospedale

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SERVIZIO CIVILE

Premesse e motivazioni

Il Servizio Civile rappresenta un’esperienza del tutto singolare e ricca di significato che coin-volge non solo le associazioni e i giovani, ma anche e soprattutto un’idea di cittadinanza in-tesa in un senso più vasto e completo.La legge che dal 2001 istituisce il Servizio Civile Nazionale ne individua chiaramente la fun-zione: la difesa della patria. Accostare i giovani a questo senso di servizio, rivisitando un va-lore che a molti sembra lontano e obsoleto, ha rappresentato e rappresenta anche per il CSV una scommessa. In realtà, riflettendo insieme ai giovani su questi aspetti, è da loro che viene il racconto di un’esigenza forte: quella di investire il tempo in esperienze che acquistano sen-so proprio alla luce di un progetto condiviso che amplia il concetto di volontariato verso una dimensione più strutturata e istituzionalizzata, oltre che formativa.All’impegno dei giovani, impiegati per circa trenta ore alla settimana per un anno, si aggiun-

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ge quello delle associazioni e dei volontari che devono lavorare al proprio interno per diven-tare non solo erogatori di un servizio, ma anche scuola di cittadinanza e di partecipazione.Alla luce di queste riflessioni la Federazione del Volontariato di Verona ONLUS si è accredita-ta presso l’Ufficio Nazionale per il Servizio Civile nel 2006 come ente di seconda classe, dan-do la possibilità alle associazioni aderenti di figurare come sedi di attuazione dei progetti. In questo modo oltre trenta associazioni che in proprio non avevano avuto accesso al Servizio Civile, hanno potuto essere luogo per la realizzazione dei progetti della Federazione. Ogni anno sono stati presentati e finanziati cinque o sei progetti, attivi nei vari ambiti del volonta-riato (ambiente, sociosanitario, minori, disabili, anziani, disagio), che hanno ospitato circa cin-quanta ragazzi. L’impegno e l’investimento della Federazione è stato notevole, ha compor-tato un’intensa attività di gestione e formazione, necessaria per rendere positiva l’esperienza dei ragazzi e per preparare i volontari delle associazioni ad accoglierli.Alcune OdV, come anticipato, hanno presentato progetto autonomamente ma, nonostante il loro impegno, non hanno ottenuto un finanziamento (anche a causa dei recenti tagli ministe-riali) per questioni spesso formali e non di merito. Si tratta di organizzazioni che, non posse-dendo ancora i requisiti, non possono essere nemmeno sedi di attuazione dei progetti della Federazione. Per tutte queste associazioni il CSV ha ideato il bando Servizio Civile Gioinvolo (traendo spunto dal nome del tavolo di coprogettazione Gio’ in Volo) con il quale, attraver-so un finanziamento dedicato, dà loro la possibilità di realizzare un progetto che al pari del Servizio Civile Nazionale impieghi un ragazzo per circa trenta ore alla settimana. Si tratta di un’iniziativa che prosegue da cinque anni, che ha coinvolto ogni anno più di venti associazio-ni, e che ha incontrato grande soddisfazione sia da parte dei giovani che da parte delle as-sociazioni.Ai giovani vorremmo che fosse lasciato lo spazio per raccontare queste esperienze. Dalle loro parole emergono il vero senso e le motivazioni più sincere di quanti hanno svolto il Servizio Civile. Non potendo raccogliere in queste pagine tutti i testi inviati dai ragazzi, rimandiamo per la loro lettura al sito web dello Sportello Giovani e Volontariato: www.gioinvolo.it.

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S E R V i z i o C i V i L E

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Racconti di Servizio Civile nazionale

E così eccoci qua, a scrivere “cose” sull’esperienza di volontariato.Anche questa si sono inventati, come se avessi poco da fare: ore 12 sede del Cestim; devo scrivere un capitolo della tesi; devo studiare le Fad che incombono come una spada di Da-mocle; c’è da fare il Bilancio Sociale per l’assemblea dei soci; devo andare a prendere la mia ragazza fra 20 minuti e poi… colpo di scena arriva l’OLP (cosa centrano i Palestinesi? Ah non è quello, anche se a volte sembrerebbe di essere là) tutto sornione e sorridente, mi appoggia una mano sulla spalla e declama: «Ah! Ci sarebbe da fare anche una tabella con tutti quelli che hanno messo piede qui dentro negli ultimi 3 mesi, sai la rendicontazione…», AAAAAAA-AAAAAAAAH! (silenzio), meglio tirarne un altro più liberatorio: AAAAHAARRRRRRGHGGH-GHH”!Bene. Tutto bene. Ora mi sento meglio, però mi chiedo chi è quel Sturmführer, quel Torque-mada all’interno del CSV che si inventa questi supplizi, in una fase così calda dell’anno: mm-mh deve essere Silvia o Irene o quell’altra, quella che mi guarda sempre male quando arri-vo, sì sì, deve essere così, loro si divertono e noi supplici obbediamo. Me l’aveva detto mia madre: «Stai a casa, non fare il Servizio Civile, quelli che lavorano nel volontariato sono tutti folli!», naturalmente non le ho dato retta e mi sono trovato in questo mondo veramente biz-zarro, fatto di persone incredibili che si immolano tutto il giorno, progettano, si arrovellano per trovare risorse, energie, creare progetti e tutto ciò non per costruirsi la propria fortuna, ma per il benessere sociale: un’espressione che risuona metaforica nel gurgite vasto di que-sta melliflua e buonista società moderna, dove sembra che basti una buona parola di un ca-po religioso, o di un politico per imbellettare il mondo; purtroppo non è così, servono perso-ne concrete, servono azioni condivise, sinergie tra gruppi che muovano per il bene comune, il lavoro di uomini/donne che spesso antepongono i problemi degli altri ai propri interessi… questo è il mondo del volontariato, il luogo metafisico in cui sono stato introiettato, catapul-tato quest’anno e non farei cambio con nessun’altra esperienza.

Tommaso

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Sono tanti i momenti significativi e toccanti che ho vissuto durante questi mesi di Servizio Ci-vile... e spero di poterne avere ancora tanti altri da qui a fine settembre. Ad una manciata di essi però, per il loro forte valore simbolico, si rivolge subito il mio pensiero. Era una serata di novembre nella foresteria dei volontari stranieri di Legambiente ai giardini Raggio di Sole do-po una giornata di lavoro nel Parco delle Mura, quando ci siamo trovati tutti a cantare Where is my mind dei Pixies… un americano di origini filippine, un ragazzo e una ragazza messica-ni, una ragazza francese ed infine io, veronese con qualche incertezza… quando si dice che la musica non ha confini e porta libertà, beh ecco la mia personale dimostrazione. Altrettanta libertà l’ho respirata semplicemente giocando a calcio con dei ragazzini, figli di immigrati, in-sieme ad un compagno di Servizio Civile appena dopo un incontro di formazione del CSV... semplice, divertente e libero. E poi ricordo con molto piacere un incontro di formazione tenu-toci da Angelo Mancone, ex presidente di Legambiente Veneto, in cui ci ha descritto gli ap-postamenti notturni sul Po per scoprire gli escavatori di frodo e le uscite fino a Rovereto per ritrovare l’origine dell’inquinamento dell’Adige, che in quel momento interessava anche l’ac-quedotto di Rovigo e di cui le autorità competenti fingevano di ignorare l’esistenza. Questa è stata una lezione di senso civico e cittadinanza non indifferente, di quelle che propongono un esempio concreto da seguire […]

Bruno

Sono le 15 di un caldo mercoledì pomeriggio di giugno e dopo una mattinata senza un minu-to di calma mi trovo qui di fronte a quello che da ottobre è diventato il MIO pc o compagno di esperienze o amico per la pelle (oramai lo vedo più di mia madre) a scrivere un “resoconto” della mia esperienza di Servizio Civile, detto in altri termini: il perché con un sole che spacca le pietre e un cielo senza nuvole fuori dalla finestra non sono al mare o a prendere il sole con le amiche in piscina ma qui, bianca cadaverica sotto l’aria condizionata, con gli occhi attaccati a uno schermo... masochismo??? Mah, per capire il motivo forse dovrei tornare indietro con la memoria, fermarmi al luglio scorso, precisamente a quel pomeriggio e a quella pausa che feci in Frinzi quando dissi fra me e me: «Ma sì, andiamoci a prendere un caffè, tanto il libro di co-

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stituzionale non scappa e chissà che quando ritorni non riesca a farmi entrare in testa queste benedette funzioni del Presidente della Repubblica....». Ecco ed è proprio in quel momen-to che lessi su un manifesto attaccato alle macchinette (secondo me l’hanno messo apposta) “BANDO PER IL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE”! Subito ho pensato: «Caspita, che parolone! Deve essere una cosa seria!». Dopo aver letto il tutto si confermava la mia tesi... era proprio una cosa importante e a me che piacciono le sfide e soprattutto amo misurarmi con ambiti che non conosco, decisi di presentare la domanda! Ora a distanza di dieci mesi, dopo essermi stancata, a volte arrabbiata, dico che quella scelta presa d’istinto senza tanta riflessione si è rivelata positiva. In un anno ho imparato a conoscere il mondo del volontariato (prima avevo un’idea confusa. Non ero mai andata nemmeno al grest estivo!) sono maturata, ho migliorato la mia pazienza e tolleranza verso gli altri, ho imparato a dialogare nel modo migliore possibi-le e soprattutto mi sono sentita utile agli altri!!! Mi sono divertita e mi sono sentita a mio agio, questo grazie anche alla mia OLP che è stata fantastica sia nell’insegnare che nel rapporto personale. Insomma per concludere questo resoconto, prima che diventi un romanzo, voglio dire che non è stato facile, a volte è stato faticoso gestire gli impegni, ma sono soddisfatta e felice di averla fatta questa esperienza!

Silvia

Nei trasporti che svolgo durante l’anno di Servizio ho avuto l’occasione di conoscere un ragaz-zo in particolare con un ritardo rilevante. Non poteva formulare dei periodi lunghi, o capire ap-pieno ciò che gli si chiedeva se non si trattavano quei pochi discorsi che per il momento poteva apprendere, ma sapeva trasmettere emozioni. Molte persone in difficoltà riescono a smuovere la sensibilità delle persone, ma lui permetteva o suscitava, in me, un rapporto più forte ancora, completamente empatico. Anche se non ci parlo spesso, è riuscito a farmi capire subito quan-to sia una bella persona attraverso il suo modo di entrare in contatto con gli altri. È comunque importante, per esser d’aiuto il più possibile, mantenere un minimo di distacco.

Sergio

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Si comincia dalle novesquilla il cordless... quali nuove?È Marchini me lo sento...gli hanno chiesto un documento,ovviamente non si trovae per me è un’altra prova,se “catàrghelo” volessi...«bisognarea ch’in pressia tel trovessi!L’è quistion assai importante...»tuona il capo roboante!Ho capito... mica maleil Servizio Civile Nazionale,mentre sono nella ricerca assortaecco qualcuno bussa alla porta:«Avanti» invito con tono sospettoso,ed entra un tipo piuttosto minaccioso...altri problemi per oggi non vorreise ci son rogne... a gambe scapperei!«Nessuna paura» mi assicura l’utentema non credo sia venuto qui per niente;«Ecco infatti» prosegue il temerarioe di impegni per me vedo pieno il calendario...Non è possibile devo anche studiare!

Oggi è un complotto......mi voglio ammutinare...!Ecco il pensiero di un istante...ma dopo un secondo son di nuovo saltellante, “cata” le carte, senti questo e chiama quella,qua ci vorrebbe almeno una gemella!Ecco che presto senza (quasi) colpo ferirela parabola del sole volge all’imbrunire...sono orgogliosa, anche oggi è andata,tra scuola ufficio e casa la giornata mi è volata!“I will survive” penso, mentre a casa torno,e cito Rossella “Domani è un altro giorno”!Se facessi i conti, tra alti e bassi,e un bilancio dell’esperienza tentassi,da parte i numeri lascereie ad ognuno così parlerei:«Ascolta l’oracolo – non avere paura –il tornaconto di questa avventura,non puoi contarlo attraverso gli zeri,ma solo guardando i visetti sinceridei bimbi di domani di oggi e di ieri»!

Noemi

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Racconti di Servizio Civile Gioinvolo

La nostra associazione aveva curato per ben due anni tutta la progettazione necessaria ad accedere al Servizio Civile Nazionale. A fatica avevamo ottenuto l’accreditamento e l’appro-vazione del progetto “acquistado” da enti di prima classe alcune figure che non avevamo. Il punteggio ottenuto ci ha lasciati fuori e quindi Gioinvolo è stato per noi la “manna dal cielo” e ci ha consentito due cose fondamentali: a) realizzare il nostro progetto anche se in forma ri-dotta; b) non vedere sprecato tempo, energie e risorse economiche che avevamo impiegati per Servizio Civile Nazionale.Il giovane è stato per un anno il “giovane maestro” aggiunto che entrava ben accolto al mat-tino a scuola e si sedeva in una aula tutta per lui con attorno i bambini stranieri che via via le maestre gli mandavano e ai quali lui insegnava la lingua italiana.Passavo ogni tanto a trovarlo e verificavo quanta necessità ci fosse per le maestre di avere un aiu-to di questo tipo. I bambini stranieri non solo non sanno la lingua (a meno che non siano nati in Italia), ma a volte arrivano quando la scuola è già iniziata, perché il ricongiungimento col padre la-voratore è tardato per motivi burocratici e faticano ad inserirsi ad anno scolastico già avviato.Mi dicono che in alcune Università è stato istituito il Corso di Laurea per l’Insegnamento del-la Lingua Italiana come Lingua Seconda, non come lingua straniera, perché i bambini si tro-vano nella loro vita a parlare coi genitori la loro lingua materna e poi fuori, a scuola e con gli amici, la lingua italiana.In attesa che le Università, lo Stato col Ministero della Pubblica Istruzione attrezzino la scuola italiana per queste nuove esigenze, il volontariato, che spesso percepisce dalla base le neces-sità prima delle istituzioni, subentra e funziona da supplente.La nostra associazione nel suo piccolo, con l’aiuto del CSV di Verona, cerca di dare il suo con-tributo alla soluzione dei problemi.Difficile per me, responsabile del progetto, scordare il ringraziamento sincero di una mamma di questi bambini a fine anno e la richiesta «Tornate! Ne abbiamo bisogno». E noi torneremo…

Gianni AmainiPresidente Associazione Vita Virtus ONLUS

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La mia idea iniziale di fare un anno di Servizio Civile è nata dopo aver lavorato per un periodo breve in un negozio di telefonia mobile, dove, da mattina a sera, non sentivo parlar altro che di cose, secondo il mio parere, di poco conto e spesso addirittura inutili.Da sempre nutro dentro di me una particolare tenerezza che mi trasmettono le persone più deboli della nostra società, come anziani, diversamente abili e bambini, questo mi ha porta-to a decidere l’ambito dove fare esperienza di volontariato in prima persona con le persone disabili!L’associazione dove sono rimasta questi ultimi dodici mesi è l’associazione Gruppo Amici de-gli Spastici, e si occupa principalmente del tempo libero della persona disabile adulta! “Del tempo libero”… in effetti non avevo mai concretamente realizzato che anche le persone disabili hanno bisogno e devono trovare lo spazio per il tempo libero da passare in modo di-verso, in allegria, staccando dalla solita routine quotidiana di scuola, lavoro e famiglia, chiun-que di noi ne ha bisogno; questa cosa mi ha molto fatto pensare e devo dire anche crescere, perché non avevo mai pensato in effetti che tutti i bisogni che posso avere io, li ha pratica-mente simili, se non uguali, anche la persona in difficoltà!!Da ottobre a giugno i miei week end li ho trascorsi con molto entusiasmo e voglia di fare con i ragazzi dell’associazione, ho instaurato con loro un rapporto davvero unico e pieno di dialo-go (cosa della quale inizialmente non mi credevo capace), abbiamo organizzato varie attività che ogni volta erano molto apprezzate e condivise da tutti.Durante la settimana mi occupavo dell’ufficio e un po’ della parte burocratica dell’associazio-ne e, prima dell’inaugurazione della casa vacanze L’Armonia, ho contribuito attivamente nella redazione di un volantino promozionale, nello stilare un regolamento per chi vi soggiorna, nel creare la modulistica per la prenotazione dei gruppi e un calendario degli ospiti.Ho capito un po’ alla volta, cammin facendo, quanto fosse importante anche il mio lavoro dietro le quinte, che nessuno magari ha mai visto concretamente ma che è servito, e spero sia stato utile all’associazione! Quest’ estate, ho trascorso quindici giorni a San Zeno di Montagna, dove vi è la casa vacan-ze che il gruppo ha in gestione, sono stati giorni intensi, vissuti, pieni di sentimenti sinceri e di fatiche quotidiane, mi è piaciuto davvero molto condividere con i disabili le loro difficoltà, magari nello svolgere ciò che noi facciamo ad occhi chiusi, mi ha fatto crescere molto, soprat-

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tutto perché ho maturato l’idea che la persona disabile è come me, ha gli stessi bisogni che io ho, ha alcune abitudini che anch’io posso avere, quello che lei ti chiede è semplicemente di accompagnarla per qualche passo della sua vita, perché appoggiandosi a te diventi anzi-ché un passo storpio, un salto a piedi uniti!Devo dire che ciò che desideravo ricavare dalla mia esperienza di Servizio Civile, l’ho deci-samente avuto, mi sono messa alla prova in prima persona per capire fin dove la mia voglia di fare arrivava, ed ho imparato a non restare chiusa in me stessa, a non chiudere gli occhi di fronte al bisogno, e a non sbattere la porta in faccia a nessuno, ma ad accogliere sempre chi ha avuto meno fortuna di me e che non mi chiede aiuto, ma sa che con uno sguardo io pos-so capire oppure no!!

Annalisa

Grazie Verona, torno nella mia Palestina

Ventun anni, gli ultimi quattro trascorsi in Italia lontano dalla famiglia, una laurea ormai quasi conseguita e tanta voglia di ritornare a casa: questa è la storia di Rawan, giovane palestinese e unica straniera a effettuare il Servizio Civile nel nostro Paese grazie al progetto Gioinvolo. Una ragazza arrivata a Verona grazie all’aiuto di tante persone e che ha scelto di ricambiare la solidarietà mostratale dall’Associazione Vita Virtus ONLUS diventando a sua volta volon-taria. Perché, come lei stessa ci ha spiegato «una volta che hai avuto la fortuna di essere aiu-tata quando più ne avevi bisogno, dare una mano agli altri diventa anche per te la cosa più naturale al mondo».

Da Betlemme a Verona, ormai sono quasi quattro anni che vivi in Italia. Come è iniziata questa avventura? Beh, innanzitutto c’è una cosa da precisare: quello per venire in Italia non è stato semplicemente il mio primo viaggio all’estero ma il primo viaggio fuori da Betlemme. Fino a qual giorno ero sempre vissuta chiusa nella mia città, non avevo mai visitato nemmeno i limitrofi. Essere arrivata qui è stato, oltre al viaggio più lungo della mia vita, anche il risultato

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di una serie di eventi fortunati: il prete che ci ha aiutati ad uscire dal Paese aveva messo a di-sposizione della mia famiglia un unico visto. Noi in casa siamo in quattro figli, ho due fratelli e una sorella gemella, ma lei all’epoca era fidanzata e non se l’è sentita di lasciare il ragazzo, pertanto la scelta è caduta a me.La cosa che più ti è rimasta impressa al tuo arrivo? Assisi, non c’è dubbio. Io e gli altri amici che sono venuti con me dalla Palestina (in tutto otto, tra ragazzi e ragazze, ndr) abbiano fre-quentato la scuola francescana e pertanto, qualche giorno dopo il nostro arrivo a Perugia, ci è sembrata un’ottima idea andare a visitare Assisi. Abbiamo preso il treno e, in prossimità della stazione abbiamo subito preparato i nostri documenti per i controlli, proprio come eravamo abituati a fare a Betlemme. Ma scesi dal treno ci siamo resi conto che non c’era alcuna guardia o poliziotto ad attenderci: a nessuno interessava sapere chi eravamo o da dove arrivavamo, eravamo solo ragazzi come tanti altri. Qui ognuno può fare ciò che vuole, andare dove vuole senza dover render conto a nessuno: niente a vedere con la Palestina. Un’altra cosa poi mi ha colpito particolarmente come i giornali e i Tg italiani raccontano del mio Paese: a voi arriva solo parte di ciò che in realtà succede, non si parla davvero della gravità della situazione. Ma d’altra parte è la stessa cosa anche da noi: le immagini che arrivano dall’Europa non ci per-mettono di capire veramente com’è la vita qua, a volte provo a spiegarlo ai miei genitori ma è davvero un mondo troppo diverso dal nostro.Hai riscontrato nei tuoi coetanei curiosità verso la tua storia e quella del tuo Paese? In realtà ho avuto qualche problema ad ambientarmi, gli amici che mi sono fatta sono soprat-tutto del sud Italia. Ma fortunatamente ho trovato delle persone che mi hanno aiutato, in par-ticolare tra i volontari dell’Associazione Vita Virus ONLUS, che mi hanno dato una grossa ma-no ad integrarmi quando non conoscevo nessuno e non capivo la lingua.Un aiuto che stai ricambiando da qualche mese, visto che a tua volta sei diventata volon-taria dell’associazione attraverso il Servizio Civile Gioinvolo. Lo sapevi che sei l’unica ra-gazza straniera a partecipare ai progetto di servizio civile?Davvero? No, non lo sapevo. In realtà offrire il mio tempo all’associazione è stata la cosa per me più naturale: quando ricevi un aiuto importante non puoi fare altro che tentare di ricam-biare. Così, nel mio piccolo, da novembre mi dedico ad altri studenti stranieri pochi pome-riggi alla settimana e cerco di dar loro una mano ad integrarsi, con la lingua, nei compiti. Al

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momento mi sto occupando di cinque ragazzi, tutti rumeni. Il lavoro più impegnativo è quello che faccio con una ragazza di 15 anni, da due anni in Italia ma ancora praticamente analfabe-ta. Con lei trascorro circa quattro ore alla settimana, durante le quali ci dedichiamo soprattut-to a lettura e scrittura.Ormai ti mancano pochi esami alla laurea triennale, dove vedi il tuo futuro?L’esperienza in Italia è stata senza dubbio importante, ma voglio tornare in Palestina e prose-guire lì i miei studi, magari frequentando una laurea specialistica di economia. Lo so che per voi sembra strano scegliere di rinunciare alla libertà per tornare in un Paese dove la possibi-lità sono molto diverse, ma è la mia patria e lì voglio vivere. La guerra mi ha legato in modo indissolubile alla mia famiglia e alla mia terra, e non posso pensare di vivere in un luogo che non sia Betlemme.

Intervista a Rawan pubblicata da Michela Toffali mercoledì 28 febbraio 2007 in www.veronasociale.it

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VOLONTARIATOINTERNAZIONALE

Premesse e motivazioni

Nella Guida alle opportunità promosse dall’Unione Europea nel settore della gioventù edito dal Ministero per le politiche sociali nel 2005, si sottolineano alcuni elementi fondamentali utili a chiarire il ruolo dei giovani nella nuova strategia delineata dalla Commissione, che con-siste nell’aprire il processo decisionale dell’Unione europea alla partecipazione dei cittadini, e quindi anche dei giovani cittadini, alle decisioni che li riguardano.La Commissione ha proposto, in occasione del consiglio “Gioventù”, alla fine del 1999, di va-rare un Libro Bianco in vista di una nuova cooperazione europea in materia di gioventù. Que-sto Libro Bianco trae origine dalla consultazione intercorsa tra il 2000 e il 2001, che ha interes-sato giovani, organizzazioni, comunità scientifica, responsabili politici e amministrazioni.L’esito delle numerose consultazioni è utile per delineare meglio il punto di partenza e gli obiettivi generali da cui le attività del Centro Servizio per il Volontariato in questo ambito in-

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tendevano muovere. Emergono alcuni messaggi chiave, utili a individuare i bisogni avvertiti dai giovani su vasta scala: una partecipazione e una cittadinanza attiva dei giovani. I giovani stessi hanno affermato il

loro ruolo di cittadini responsabili: chiedono un incoraggiamento alla partecipazione e un aumento dell’informazione;

un ampliamento dei campi di sperimentazione, dando loro un maggior riconoscimento. I giovani vorrebbero che i poteri pubblici riconoscessero che l’istruzione e la formazione non sono esclusivamente quelle di tipo tradizionale e formale. In quest’ottica si dovrebbe por-re maggiormente l’accento sulla mobilità e sul volontariato che rimangono ancora pratiche troppo limitate e scarsamente riconosciute: svilupparle articolandole con le politiche con-dotte nel campo dell’istruzione e della formazione rappresenta per i giovani una priorità.

A questo crescente interesse e alla significatività di un’esperienza, non ha corrisposto a livello locale e regionale una corrispondente offerta di informazione e consulenze. La promozione del volontariato tra i giovani rappresenta da sempre una priorità per chi lavora a servizio del non profit: i giovani volontari oltre che una risorsa rara e importante per le associazioni, sono dei cittadini attivi e responsabili, risorsa ancor più vitale per tutta la società.Se da una parte, quindi, si intende rispondere ai bisogni e alle curiosità dei giovani nell’ambi-to della mobilità internazionale, dall’altra è importante sottolineare come questi contenuti in parte nuovi rappresentino una significativa opportunità anche per le associazioni, e non solo per quelle che operano nel campo dell’internazionalità.Anche per queste associazioni risulta importante un maggiore accesso al mondo dei giova-ni, che potrebbero rappresentare una risorsa in termini di energie entusiasmo e promozione: perché un’associazione che favorisce l’ingresso di giovani al proprio interno avrà una sempre maggiore facilità nel coinvolgere altri giovani nelle proprie attività anche nel territorio.La conseguenza di queste riflessioni è l’impegno del CSV nella promozione del volontariato internazionale e la creazione di nuove possibilità perché i giovani possano fare esperienze di questo tipo. Il Servizio Volontario Europeo, per cui la Federazione del Volontariato di Verona ONLUS, ente gestore del CSV, si è accreditato come ente di invio, rappresenta la più concreta possibilità per questa fascia di età.

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V o L o n tA R i At o i n t E R n A z i o n A L E

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Racconti di Servizio Volontario Europeo

Eccomi qua, l’inviata dal Belgio, per spiegarvi un po’ di più cos’è il mio lavoro. Premetto che una descrizione più corta del mio lavoro la trovate già nel database dello SVE: l’ho riscritta io a novembre aggiornandola, perché l’anno scorso il progetto era un po’ diverso. […] Io lavoro in un centro di accoglienza per richiedenti asilo gestito dalla Croce Rossa Belga (in particolare il suo dipartimento delle Fiandre: qui in Belgio sono grandi come Veneto e Lom-bardia assieme sí e no, ma tutto è suddiviso e decentralizzato, come forse sapete il Belgio è una monarchia costituzionale federale). Il lavoro nel centro consiste nel provvedere le “3 B”: Brood-Bed-Bad, ovvero Bread-Bed- Bath, ovvero pane-letto-bagno... insomma i bisogni di prima necessità. Le persone che arri-vano qui da noi sono stranieri generalmente senza un regolare visto, che chiedono asilo […] e quindi sono ammessi a risiedere in Belgio temporaneamente durante l’esame del loro caso. I tempi sono variabili: c’è chi “se la cava” in fretta e ottiene un permesso per rimanere più a lungo e può lavorare, e chi in invece si fa tutta la trafila degli appelli contro le decisioni nega-tive e rimane nel centro per anni… se non sbaglio il nostro abitante più “anziano” è lì già da tre anni. Ci sono poi quelli che arrivano e dopo un po’ scompaiono e non se ne sa più niente. Il nostro centro ospita famiglie, uomini da soli e minori non accompagnati (cioè senza famiglia in Belgio). Per i minorenni (sia soli che con famiglia) è d’obbligo andare a scuola fino a 18 an-ni secondo la legge belga e quindi vengono inseriti in scuole, regolari o meno a seconda dei casi (conoscenza della lingua, alfabeti o analfabeti). Gli adulti non possono lavorare per legge per cui non hanno niente da fare tutto il giorno. Cosa facciamo noi nel centro: beh, in poche parole organizziamo la vita quotidiana della gente, questo va dal ricordargli che devono an-dare a Bruxelles per il colloquio personale o in comune per prolungare il permesso tempo-raneo, all’organizzare attività di tempo libero (andare al bowling, andare in piscina, attività di disegno). La vita del centro non è facile da spiegare: bisogna viverci dentro per capire tutto quello che succede. Mi c’è voluto sicuramente un mesetto per entrare nel sistema e mi hanno detto che sono stata veloce […]. I miei “tasks” o “taken” (in olandese!) fissi: attività con i bambini ogni mercoledì pomerig-

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gio più i week end, in particolare nelle vacanze […], attività di “decorazione degli interni del centro”, dipingere i muri con l’aiuto degli abitanti, decorare la stanza degli studenti (sempre coinvolgendo loro), aiuto ad organizzare le feste nel centro e le serate “porte aperte”; spes-so sono presente quando vengono serviti i pasti (bisogna segnare chi c’è su una lista ed as-sicurarsi che tutti abbiano 1 dessert e non 5 o 6) […]. Ho dei nuovi tasks: seguo assieme alla responsabile l’attività con le donne (giovedì andiamo a giocare a bowling), seguo l’attività con i minori non accompagnati (o studenti come li chiamiamo noi), specialmente quelle cre-ative, continuo l’opera di ristrutturazione interni e in più, come ho già detto, sono promossa a co-assistente personale di due abitanti: ogni dipendente pagato del centro ha a suo “cari-co” un certo numero di abitanti per i quali funge da assistente personale, vale a dire che de-ve seguirli più da vicino, aiutarli ad inserirsi nel centro, aiutarli a risolvere problemi pratici di ogni genere (ad esempio un ragazzo voleva giocare a cricket e la sua assistente ha cercato e trovato un cricket club dove potesse andare ad allenarsi, pagando un tot – che verrà pagato metà da lui e metà dal centro – e gli ha organizzato il primo appuntamento con l’allenatore) e prepararli sulla procedura, ricordagli le scadenze burocratiche ecc. Loro sanno che se hanno una richiesta particolare si possono sempre rivolgere al loro assistente. Capitolo “jobs”: i nostri abitanti come ho detto non lavorano e quindi non hanno soldi, a par-te un “pocket money” di 4 Euro a settimana, però nel centro possono guadagnarsi qualco-sina facendo il lavori di pulizie degli spazi comuni (pulire la mensa, pulire la stanza della TV, i bagni, lavare i piatti, ecc). C’è una lista in cui è segnato chi fa quale lavoro per ogni giorno e bisogna dare il materiale (secchi detersivi stracci ecc), controllare come viene svolto il lavoro ed eventualmente farlo ripetere (succede molto raramente), ritirare il materiale e consegnare un biglietto sul quale sta scritto quanto potranno ritirare all’inizio della settimana successiva (il massimo per un job è di 2,50 Euro) […].Per concludere il capitolo “com’è fatto il mio centro” vi dirò un’ultima cosa: anch’io quando sono arrivata ho pensato: guarda che bel posto, tranquillo, nel verde, con questo stile da ca-setta delle favole, ma di favole lí dentro ce ne sono poche. Per fortuna ogni tanto abbiamo un happy ending, ma il 90 per cento dei casi finisce in tutt’altro modo... e poi per darvi un idea della vita per gli abitanti del centro, non so se qualcuno è mai stato ad un campo scout, ma anche un qualsiasi campo estivo rende abbastanza l’idea: del tipo per due settimane è diver-

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tente, stai con nuova gente, dividi la camera, il bagno, mangi quello che c’è, ma dopo due settimane cominci a pensare, “però il bagno di casa mia”, “però la mia camera”, “però come cucina mia mamma”. Ecco fate conto che lí la gente vive in un “campo scout” permanente, anzi ancora più estremo: divide il bagno e la camera con perfetti sconosciuti che spesso non parlano nemmeno la stessa lingua e con abitudini completamente diverse, mangia quello che viene portato da una ditta di servizio catering, che per carità non è che sia cattivo (man-gio anch’io lí quasi tutte le sere) ma dopo un po’ è sempre di quella e insomma... è una gioia quando mangio a casa dalla mia famiglia belga alla sera.La vita del centro non è certo facile, ed è solo l’ultimo dei problemi dei nostri abitanti, che spesso hanno alle spalle storie che neanche ci possiamo immaginare, storie che spingono un ragazzo di 15 anni a partire da solo dall’Afghanistan o dall’India per venire in Europa dove la lingua e le abitudini sono estremamente diverse e dove, nel migliore dei casi finiscono in un centro come questo. Credetemi stare qui mi fa molto pensare a quanto sono fortunata io che ho SCELTO di andare all’estero, a quanta gente c’è che ha bisogno. A volte mi sento quasi impotente perché comunque a queste persone certo non cambio la vita, anzi a volte mi sen-to ridicola a proporre le mie “futili” attività a persone che hanno per la testa ben altro, però poi i loro sorrisi e i loro ringraziamenti mi fanno felice di averli fatti sorridere almeno cinque minuti e di averli distolti da quei pensieri almeno per un po’ e loro mi dicono che di supporto ne hanno bisogno, anche solo che qualcuno li ascolti... e quindi beh, una piccola traccia la lascio anch’io insieme al resto del team (è bello quando gli ex-abitanti ci vengono a trovare per salutarci) Questo rende il mio servizio un’esperienza piena e di sicuro mi apre la mente per andare avanti, anche dopo lo SVE, ad impegnarmi in questo settore […]. Ok per ‘sta volta ho scritto davvero troppo... ciao ciao

Claudiadal Forum di Gioinvolo

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Finita la laurea triennale ho deciso di vivere un’esperienza un po’ particolare, quella del vo-lontariato europeo, per prendere una pausa dai ritmi ormai troppo veloci della mia vita a Ve-rona e per pensare a cosa fare “da grande”. Così, dopo vari passaggi burocratici e un’intervi-sta telefonica, firmo i documenti ed il 2 Luglio 2007 – sembra ieri – parto per l’Irlanda del sud, destinazione: Cork, per lavorare con la Simon Community a favore dei senzatetto. Arrivo un lunedì sera e la coordinatrice dei volontari mi viene a recuperare alla stazione degli autobus e mi spiega che noi volontari siamo divisi in due case: una da dodici posti e l’altra da cinque. Io andrò a vivere in quella più grande con sei tedeschi, una colombiana, uno svizzero, un’americana, un’inglese e una neozelandese. Il giorno dopo mi portano a visitare il proget-to in cui lavorerò – Millhouse – e mi spiegano l’impostazione dell’intera organizzazione. La Simon Community è composta da un centro di accoglienza e quattro progetti residenziali. Il primo offre primo soccorso e cibo a chiunque bussi la porta di giorno, mentre di notte dispo-ne circa cinquanta letti per i senzatetto. Gli altri sono case che ospitano residenti fissi, dove volontari e lavoratori di ruolo si turnano ogni giorno. Nel mio progetto, l’unico femminile, c’erano sette donne per cinque lavoratori e tre volontari. La giornata iniziava alle nove con una riunione per aggiornarsi sui fatti accaduti il giorno pri-ma, poi si passava alle pulizie e alla spesa e durante il pomeriggio l’obiettivo principale era tenere le residenti occupate in modo che non andassero fuori a bere. Sì, perché tutte aveva-no dipendenza dall’alcool e ciò costituiva un problema, in quanto la sera spesso tornavano ubriache e piene di botte, perché cadevano o perché venivano picchiate, quindi noi doveva-mo curarle e metterle a letto, per impedirgli di cadere e disturbare le altre. Molte volte però si trascorreva il tempo parlando con loro, perché potessero sfogarsi e aprirsi con qualcuno. Inizialmente il lavoro mi sembrava noioso e lento, perché ancora non conoscevo le persone e loro non conoscevano me; inoltre non ero ancora molto ferrata con la lingua, cosa che mi impediva una comunicazione decente. Con il passare del tempo, invece, le residenti hanno iniziato a coinvolgermi nei loro problemi, e quindi mi era possibile fare anche tutto il lavoro d’ufficio che le riguardava; passavo molto tempo a chiacchierare con loro, cucinare con loro (è sempre un modo per conoscersi meglio!!) o magari guardare qualche film. La libera inizia-tiva era poi sempre stimolata da tutto il team, cosicché eravamo liberi di organizzare serate per giocare a tombola, per cucinare, per vedere film con bibite e pop corn o quant’altro vo-

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lessimo. Sfortunatamente il più delle volte le residenti però preferivano andare fuori a bere.. È stato frustrante all’inizio vedere persone con enormi potenzialità, con pregi e qualità come chiunque altro, rovinarsi con le proprie mani e trascorrere tutto il giorno a bere. Cercavo sem-pre di inventarmi qualcosa di nuovo per stimolare il loro interesse, ma il richiamo all’alcool era sempre più forte: ed è stato difficile imparare a non prendere questo fatto come una sconfitta personale ma come una loro scelta. Difficile e triste, perché accettare che loro preferissero ubriacarsi invece che ricostruirsi una vita è stato al quanto demoralizzante. Credo sia questa la sfida più grande di questo lavoro. Senza contare che quando le residenti erano sotto l’in-fluenza dell’alcool diventavano aggressive e volgari. Lavorare con la Simon Community è stata comunque un’esperienza bellissima, perché mi ha fatto vedere un lato della realtà che non conoscevo e perché mi ha messo di fronte a situazio-ni che mi hanno fatto crescere interiormente; senza contare che ho conosciuto persone pro-venienti da tutto il mondo, ho vissuto fuori casa per nove mesi e ho imparato l’inglese!! Per chiunque fosse interessato al volontariato europeo è definitivamente un’organizzazione che consiglio: bisogna mettersi in gioco ed in certi momenti viene voglia di tornare a casa, ma si riceve qualcosa che ti riempie il cuore, che ti fa sentire viva… ma si sa, così è la vita!! Per dirla con le parole della volontaria brasiliana: «life is hard, but life is good».

Anna

Mi sono laureata!! Eeeevvvai!!!Festa festa festa, lacrime, risa, gioia, affetto, scherzi, BUM BUM BUM!!!!!E poi?Il SILENZIO«Cosa faccio ora? Io, sì, ora».Come ogni tanto capita sentivo di avere la mia vita in mano, come fosse una valigia, una va-ligia con la quale non si sa ancora dove andare. Ero in piedi, ferma alla stazione dei treni dei crocevia della vita. Vedevo gli altri prendere o aspettare il loro treno e provavo un po’ di ansia.

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Cercavo da qualche parte un segno, un nome scritto piccolo piccolo… “Maria”, magari nella riga dove scrivono gli eventuali (“eventuali??”) ritardi.Comunque, a parte le metafore, trovo che questi momenti siano sempre molto emozionanti, positivi. Dunque, sapevo di non voler rimettermi subito a studiare, anche perché non sentivo nessuna chiara vocazione. Sentivo il bisogno di un po’ di praticità, di “fare” e così misurar-mi con qualcosa di nuovo, che mi avrebbe fatta crescere, cambiare, mettermi a contatto con nuove persone, scoprire altri lati di me.Per rispondere a questi miei desideri un lavoro sembrava inappropriato, anche perché si sa che tipo di lavori aspettano noi laureati in discipline umanistiche con una triennale.Decisi così di cercare un’occasione che mi permettesse di lavorare a contatto con altre perso-ne, fosse stato anche volontariato. Avevo voglia di vivere qualcosa di intenso, formativo per me, e il guadagnare bene non rientrava nelle priorità. Cercai in Internet in molti siti diversi, lessi di progetti in Italia, all’estero, in altri continenti addirittura, finché mi imbattei nello SVE e mi fece un’ottima impressione. C’erano moltissimi progetti aperti ed era tutto molto ben organizzato (assicurazione sanitaria, corso di lingua, contributo economico, alloggio e vitto..). Era pensato per l’estero. L’idea mi stuzzicava. «Io, Maria, all’estero sola, a lavorare come volontaria».Presi appuntamento all’ufficio SVE della mia città e mi imbarcai. Da lì in avanti, a ricordarlo, mi sembra sia proceduto tutto molto naturalmente. Ilaria, la referente dell’ufficio, era proprio in gamba: precisa, pratica, informata e molto incoraggiante… così insieme abbiamo trovato quello che faceva per me. Austria (Klagenfurt, Moosburg). Casa famiglia per ragazze con pro-blemi familiari. Sei mesi. SI PARTEE!!!Partii con una gran carica, molto entusiasmo e ottimismo. Mi sentivo in gamba per aver avuto il coraggio di buttarmi ed eccitata all’idea di tutto quello che avrei imparato, delle persone che avrei conosciuto, di come sarei cambiata. Era tutto da scrivere! Questo estre-mo ottimismo durò due settimane, fino a che realizzai che ero sola, vivevo molto isolata, al lavoro non riuscivo a fare quasi niente e non capivo la lingua. Riappoggiai così i piedi a terra e fra momenti buoni e meno buoni mi rimboccai le maniche. Quello che ricordo dei primi mesi è l’entusiasmante sensazione di buttarmi ogni momento, il farmi “toccare” da tutto quello che avevo intorno, l’estrema apertura che avevo e che non era una scelta se volevo

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costruire qualcosa, e volevo. Ricordo anche la solitudine provata, ma non separata da tutti i tentativi fatti per superarla che mi hanno portata a conoscere meglio le mie risorse, a cer-carle senza sapere se c’erano. E c’erano, come ci sono per tutti. Ricordo di quel periodo anche le belle persone che mi hanno fatta entrare nella loro vita senza tante cerimonie, con spontaneità. Come mi diceva una cara amica «l’adattamento è una strada in discesa». È vero. Pian pianino ho capito sempre meglio la lingua e sono riuscita così a comunicare di più con le persone, ho stretto delle amicizie, ho conosciuto meglio la città e scoperto i luoghi che mi piacevano, i “miei luoghi” là. A scriverlo non si percepisce però la lentezza di que-sto processo di adattamento, invece lo voglio sottolineare anche per chi vuole intraprendere quest’avventura e non sa bene cosa aspettarsi. Prima di partire, non so se per incoscienza o estrema radicata fiducia, credevo che la lingua sarebbe stato l’ultimo dei miei problemi, in fondo l’avevo studiata anche a scuola. Beh, mi sbagliavo. Per i primi mesi non sono riuscita a dire che poche frasi semplici costellate dalla nota gestualità nazionale. Naturalmente questo complicava di molto il mio lavoro in casa famiglia, che a causa delle mie difficoltà comunicati-ve era infatti molto ridotto. Ho provato così la spiacevole sensazione di sentirmi aliena fra per-sone che parlavano, ridevano, urlavano senza che io le capissi minimamente. Mi sentivo un umano nel corpo di un pesce, in parole più semplici: una straniera. Ecco cosa provano i tanti stranieri che vivono in Italia da noi! Ho imparato così la pazienza, volente o nolente, perché ne avevo bisogno. E l’ho poi usata sempre, le mille volte che ho chiesto spiegazioni, che ho detto «Ich habe es nicht verstanden, kannst du es wieder sagen?» (non ho capito, puoi ripe-tere?). Mi sono sentita ridicola nel dire le mie frasi da bambini ma anche forte nella mia perse-veranza nella ricerca della comunicazione. In casa famiglia le ragazze a volte mi prendevano in giro, mi trattavano male e io non ero in grado di farmi rispettare, in tedesco soprattutto. Vedevano che non ero in grado di fare molto e nonostante le educatrici con le quali lavoravo si sforzassero di ribadire che ero anch’io nello staff e andavo ascoltata, i risultati non erano molto buoni. Mi ci sono voluti mesi a capire come relazionarmi con loro, a capire come tenere un distacco sano per non andare in crisi ad ogni loro attacco, per ascoltare le loro drammati-che storie senza farmi prendere da sindromi da crocerossina che vuole salvare tutti. Mi sono così data tempo per imparare il lavoro di educatrice, per costruire dei legami con le ragazze della casafamiglia e con le colleghe. Per capire la lingua. Tempo per tutto!

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Mano a mano che la mia lingua è migliorata mi hanno affidato maggiori responsabilità, pur re-stando a disposizione per ogni eventuale problema e difficoltà. Gli ultimi quattro mesi mi sono presa cura di una bambina di sette anni. La aiutavo a fare i compiti, la accompagnavo dagli ami-chetti e soprattutto giocavo spesso con lei. Con le altre ragazze cercavo il dialogo (che è rima-sto fino alla fine difficile), suonavo la chitarra, cucinavo, provavo a creare “contaminazioni cultu-rali”. È stato una lavoro duro, non c’è dubbio, e spesso mi sono sentita inadeguata, ma mi sono sempre confrontata con le colleghe e ho fatto del mio meglio, accettando il mio limite quando mi rendevo conto che non ero in grado. Come mi diceva un’educatrice «gli sbagli si fanno, si può solo cercare di evitarli e non colpevolizzarsi troppo». Oltre a questa scuola di vita sul lavoro ho imparato a vivere da sola lontano dalle persone a me care, a cercare in prima persona occa-sioni per star bene e così prendermi cura di me dove nessuno poteva farlo per me. Ho imparato che gli amici, la famiglia, gli affetti sono sempre dentro di noi e ci danno tanta forza. Uno dei ricordi più belli è sicuramente l’incontro con gli altri volontari. Ho conosciuto ragazzi e ragazze provenienti dai più svariati Stati: Lituania, Spagna, Libano, Turchia, Olanda, Grecia, Germania, Slovenia… ed è fantastico!! È incredibile quanti giovani si mettano in viaggio! Ed è molto bello sentirsi parte di questo movimento, all’interno del quale la parola incontro assume un significato pieno e intenso. Non è sicuramente stato l’Erasmus divertente ed esagerato che alcuni vivono all’estero, ma è stata un’esperienza importantissima che mi ha fatta misurare con me stessa, che mi ha profondamente cambiata per tanti versi e per altri ha messo semi che chis-sà quando germoglieranno, ma ci sono. Mi sento molto fortunata per aver avuto l’opportunità di vivere tutto ciò e lo auguro a tutti. Vi sto scrivendo dal binario di cui si parlava prima, valigia in mano e tanti dubbi in testa. La differenza forse è però che respiro dentro di me una fiducia nuova, perché so che qualsiasi strada prenderò sarà parte di un percorso più ampio, e che se non perdo di vista il piacere di camminare con le persone e la voglia di vivere godendo di quel-lo che la vita mi darà, nessuna strada sarà un vicolo cieco. Buon viaggio a tutti!

Maria M.

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Ciao!la prima volta che ho sentito parlare del Servizio Volontario Europeo (SVE), è stato da parte della mia amica di sempre Anna. Dato che avevo già partecipato ad alcune attività di volon-tariato organizzate spesso in parrocchia con i miei amici, e volevo in qualche modo riuscire a trascorrere un certo periodo di tempo all’estero, ho iniziato a cercare informazioni a riguardo. Quindi, dopo aver trovato l’organizzazione d’invio, ossia il CSV di Verona, mi sono messa alla ricerca di un progetto prima in Irlanda poi in Germania. Alla fine di gennaio 2007 ho ricevuto la conferma (mi avevano presa!) per un posto in una scuola materna a Nordhausen, una citta-dina nel centro della Germania: là avrei lavorato un anno e avrei vissuto con gli altri volontari della mia organizzazione d’arrivo. Prima di partire i miei futuri coinquilini mi hanno contattato: in quella casa mi aspettavano una ragazza ungherese, una danese e un ragazzo lituano! Non potevo crederci: non avevo mai incontrato persone provenienti da questi Paesi! Grazie a loro ho scoperto molto delle relati-ve culture e con loro ho costruito delle belle amicizie che mi auguro possano durare a lungo! Infatti, vorrei anche andare a trovarli a casa loro, proprio per conoscere da vicino il loro patri-monio culturale. Due mesi più tardi sono arrivati un ragazzo italiano e una francese, mentre a fine febbraio sono arrivate una ragazza russa e una armena! Insomma, ho proprio avuto la grande fortuna di vivere in un ambiente interculturale! Inoltre, durante i due seminari a cui si deve partecipare durante questa esperienza, ho avuto modo di conoscere gli altri volontari provenienti da diversi Paesi europei impegnati in Germania; perciò ho allacciato ulteriori ami-cizie. Con alcuni di loro ho viaggiato per la Germania (e anche fuori: sono stata a Praga!) e ho condiviso esperienze e momenti indimenticabili! Per quanto riguarda il mio lavoro (perché anche se viene chiamato volontariato, in realtà si tratta di un lavoro vero e proprio, in cui spesso l’aiuto di un “volontario” è necessario se non indispensabile!), ho lavorato in una scuola materna con un gruppo di bambini di età com-presa tra i due e i sei anni. Il mio compito consisteva nell’aiutare le maestre in ogni attività: dal cambiare i pannolini alla preparazione effettiva delle feste e dei lavoretti. Le mie colleghe erano sempre molto gentili e disponibili e i bimbi erano molto diversi l’uno dall’altro: quindi mi ci è voluto un po’ per cercare di inquadrare il carattere e le esigenze di ognuno e, soprat-tutto, l’ostacolo maggiore è stato inizialmente la lingua. Infatti, i bambini, specialmente quelli

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più piccoli, non riescono a pronunciare correttamente le parole e spesso hanno un modo di esprimersi tutto loro. Inoltre, all’inizio non conoscevo la terminologia infantile (per così dire) e, ho quindi dovuto imparare mano a mano molte parole nuove, che magari non potevo usa-re al di fuori di quella situazione, ma che erano indispensabili per la comprensione reciproca. Il mio orario di lavoro era regolare e raramente ho lavorato più a lungo o nel fine settimana, proprio perché una scuola materna non lo richiede. È vero anche che in altri progetti l’orario di lavoro è più flessibile, in quanto si adatta molto alle esigenze del progetto. L’ambiente era molto bello e stando tra i bambini si dovrebbe stare sempre allegri, purtroppo però anche in questo ci sono alti e bassi, perché ovviamente i bimbi possono essere veramente dei diavo-letti e fare letteralmente perdere le staffe! Perciò in alcuni giorni ero proprio nervosa e non vedevo l’ora di andarmene a casa! Il problema era anche la lingua perché a volte non mi veni-vano in mente in tempo utile le parole giuste per poter ribattere ed esercitare la mia autorità di “educatrice”. Ma il lato peggiore di quest’anno è stato il mio stato di salute: “grazie” ai bambini non mi sono mai ammalata così spesso in vita mia!

Maria L.

Ciao a tutti!Innanzi tutto mi presento: sono Francesca, ho 24 anni e ho finito da qualche settimana la mia esperienza SVE. Sono stata per nove mesi in Francia, più precisamente a Lille (si trova nella regione Nord-Pas-de-Calais, a pochi chilometri dal confine belga) e ho “lavorato” in un’as-sociazione che si chiama Service Civil International - Région Nord. Si tratta di una ONG nata negli anni ’20 che ha come scopo fondamentale la solidarietà internazionale: si organizzano, infatti, i workcamps in tutto il mondo, che permettono a chiunque di partire per due o tre settimane e svolgere un’attività di volontariato assieme ad un gruppo di persone veramente eterogeneo. Accanto a questo la mia associazione si occupa anche di mobilità internazionale in senso lato e di inserire giovani in difficoltà nel mondo del lavoro. Il mio progetto SVE era legato alla comunicazione: dovevo spingere i giovani a partire e im-pegnarsi in una missione di volontariato all’estero o in Francia. Per fare ciò ogni settimana

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organizzavamo delle riunioni al Centre Régional Information Jeunesse (un equivalente del no-stro Informagiovani) di Lille per spiegare cos’è lo SVE e il Volontariat à long term e le modalità di partecipazione; tenevamo degli stands nei forum organizzati dalla Regione per presentare l’associazione; intervenivamo in varie strutture del luogo per far conoscere a giovani prove-nienti da diversi ambienti sociali la possibilità di andare all’estero e di vedere realtà diverse dalle loro; ho lavorato molto per mail e telefono dando informazioni ai ragazzi e mettendomi in contatto con i vari partner internazionali per avere maggiori dettagli sui progetti. Durante l’estate (ma soprattutto quando il mio francese era migliorato un pochino!!!) mi sono occupa-ta dei workcamp: dovevo seguire i volontari aiutandoli a iscriversi, organizzando il loro viag-gio e rispondere a tutte le loro domande (o meglio, dubbi e paure!!!). Mi hanno dato anche la possibilità di partecipare ad un workcamp come volontaria: sono partita per tre settimane per il Portogallo; e al mio ritorno come leader: sono stata infatti l’animatrice di un workcamp in una comunità Emmaus a Boulogne sur Mer, nella costa nord. Durante questo periodo ho vissuto in un appartamento a pochi passi dall’associazione e dal centro della città: per quasi sette mesi ho vissuto con Pierre, un ragazzo francese che svolgeva un progetto all’interno del-lo SCI, Servizio Civile Internazionale, e nell’ultimo periodo con Elena, un’altra volontaria SVE italiana che resterà a Lille per un anno. Adesso vi parlo un po’ della mia vita sociale in questa città: Lille conta quasi un milione di abi-tanti ma è vivibilissima, la gente è molto aperta e cordiale e si ha l’impressione di incrociare spesso le stesse persone. La cosa più interessante è che è una città molto giovane e molto attiva culturalmente: ci sono varie università e ogni sera c’è qualcosa da fare (concerti, feste, bar, cinema, teatro). È proprio impossibile annoiarsi!!! Io mi sono integrata molto facilmente: solamente il primo mese è stato un po’ duro. Il fatto di arrivare da sola e di non conoscere nessuno mi aveva un po’ bloccata all’inizio: stavo, infatti, solo con Valerio, un volontario SVE a breve termine che avevo conosciuto alla formazione in Italia, ma che è rimasto solo per tre settimane. Dopo la sua partenza mi sono trovata veramente da sola e quindi ho deciso di “svegliarmi” e di vincere la mia timidezza e i miei dubbi: ho chiamato un po’ di persone che Valerio ed io avevamo conosciuto assieme e da quel momento non ho smesso di uscire e di far festa!!!! Ho incontrato tanta gente e sono diventata la “rital” del gruppo (per chi non lo sa-pesse, è il termine un po’ dispregiativo con cui erano chiamati gli italiani immigrati in Francia

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e in Belgio… ovviamente i miei amici lo usano in senso ironico!!!). Beh, vi racconto alcune delle cose che ho fatto in questi mesi: sono andata al carnevale di Dunkerque, una città sulla costa nord. La loro idea di carnevale è molto diversa dalla nostra: donne e uomini sono travestiti da donne, o meglio in “esseri” super colorati e sfarzosi (dicono per contrastare il tempo, che al nord non è dei migliori) e fanno la cosiddetta chapelle cioè si ritrovano in una casa per mangiare e bere, ma la cosa buffa è che chiunque può parteciparv: io infatti mi sono infiltrata in casa di due sconosciuti!!! Poi sono andata ad un festival nelle Fiandre dove i miei amici facevano uno spettacolo di giocoleria; in giugno c’è stata la Fête de la musique a Lille: c’erano concerti e feste in ogni angolo e in ogni bar!!! A settembre ho visto la Braderie de Lille, uno dei più grandi mercatini delle pulci in Europa; e sono partita per il Portogallo con due amiche, Marie-Hélène e Céline: eravamo un gruppo di venti persone pro-venienti da nove paesi che si sono ritrovati a Lindoso (nord-est del Portogallo) per ricostruire una scuola e per conoscere la cultura e le tradizioni di quella piccola comunità… vi consiglio di partecipare ad un workcamp se non ne avete mai fatti!!!Questo è solo un piccolo esempio di quello che vi può capitare partendo con lo SVE. Mi so-no davvero divertita!!! Ecco, in breve cosa ho fatto in questi nove mesi, mi sono trovata benissimo con tutte le per-sone dell’associazione, mi hanno aiutato e integrato sin dall’inizio! Dal punto di vista lavora-tivo ho imparato molte cose: l’organizzazione di un’associazione, la ricerca di finanziamenti, il contatto con i volontari provenienti da varie nazioni e da vari contesti sociali, la comunica-zione e la presentazione di una struttura in forum, gli eventi. Dal punto di vista sociale questa esperienza mi ha aiutato a combattere la mia timidezza, mi ha aperto veramente la mente e gli orizzonti perché sono entrata in contatto con persone completamente eterogenee e il fatto di sentirsi “stranieri” ti fa cadere anche il più piccolo pregiudizio che si può avere nei confronti degli altri.La mia esperienza SVE è stata quindi utile e positiva perché ho capito che il mondo asso-ciativo e della solidarietà internazionale mi interessa molto e vorrei continuare a lavorare e muovermi in questo campo: tra qualche mese, infatti, ritornerò a Lille per un altro anno per partecipare a un progetto di Service Civil Volontaire sempre presso lo SCI ancora nell’ambito della mobilità internazionale e della sua divulgazione. L’unica cosa che vi posso dire è: partite, scoprite, divertitevi e vivetevi a fondo questa opportunità!!!!Ciao ciao!

Francesca

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C o S ’ è i L C S V

Il Centro Servizio per il Volontariato, di cui fa parte lo Sportello Giovani e Volontariato, è uno strumento di sostegno, promozione e valorizzazione del volontariato. Il suo compito è di for-nire gratuitamente servizi a tutti i cittadini, di tutte le realtà del volontariato operanti nelle quattro aree tematiche previste dalla legge: valorizzazione e assistenza alla persona, impe-gno socio-sanitario, tutela dell’ambiente e dei beni culturali, soccorso e protezione civile. È un’istituzione prevista sia dalla normativa nazionale (Legge 11 agosto 1991 n. 266), che dalla normativa regionale veneta (L.R. 30 agosto 1993 n. 40, L.R. 18 gennaio 1995 n. 1). Ogni pro-vincia possiede tale strumento: a Verona il CSV è uno dei sette centri istituiti dal Comitato di Gestione del Fondo Speciale della Regione Veneto. Opera dal 1997 gestito dalla Federazio-ne del Volontariato provinciale di Verona, organizzazione che associa il 75% delle associazio-ni di volontariato del territorio veronese. Il CSV si impegna a sostenere la partecipazione e la corresponsabilità civile attraverso la pro-mozione di nuove iniziative di volontariato e il consolidamento di quelle esistenti. Con particolare attenzione alle organizzazioni di volontariato, offre servizi di informazione, documentazione, consulenza, formazione, progettazione sociale, promozione, supporto logi-stico. Propone attività di ricerca attraverso il proprio Centro Studi ed è fornito di una bibliote-ca-emeroteca. Il Centro finanzia i progetti delle associazioni attraverso appositi bandi riserva-ti alle organizzazioni di volontariato iscritte al Registro Regionale delle Associazioni di Volon-tariato della Regione Veneto ed è impegnato a svilupparne le capacità progettuali quale ele-mento decisivo per un effettivo impatto della loro opera nei rispettivi settori. Collabora con gli enti pubblici e privati per qualificare l’apporto del volontariato nel territorio.

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i n d i C E

Premessa ........................................................................................................................ 1

2004-2009: giovani e Volontariato al CSV di Verona ................................................. 5Lo Sportello Giovani e Volontariato del CSV .................................................................. 5I progetti sul territorio della Federazione del Volontariato di Verona ONLUS ............... 7

Scuola, università e luoghi di aggregazione ............................................................... 13Incontro con i giovani e utilizzo del gioco multimediale L’isola dei volenterosi ............. 13Alternanza scuola e lavoro ............................................................................................. 18Tirocini e stage ............................................................................................................... 20Bandi e concorsi ............................................................................................................. 21

Associazionismo e giovani volontari ............................................................................ 25Comunicare con i giovani, promuovere il volontariato .................................................. 25Gio’ in Volo. Nuovi modi per accogliere giovani volontari ............................................ 28

Servizio Civile ................................................................................................................ 33Premesse e motivazioni .................................................................................................. 33Racconti di Servizio Civile Nazionale .............................................................................. 35Racconti di Servizio Civile Gioinvolo .............................................................................. 39

Volontariato internazionale .......................................................................................... 45Premesse e motivazioni .................................................................................................. 45Racconti di Servizio Volontario Europeo ........................................................................ 47

Cos’è il CSV ................................................................................................................... 59

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Una pubblicazione CSV di VeronaA cura di: Silvia Sartori - Sportello Giovani e VolontariatoEditing: Maria Angela Giacopuzzi - Ufficio Promozione

Progetto grafico: Valentina, Cierre GraficaOttobre 2009

Stampa: Cierre Graficavia Ciro Ferrari, 5 - Caselle di Sommacampagna (Verona)

tel. 045 8580900 fax 045 8580907www.cierrenet.it

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Sportello giovani e volontariatovia Cantarane, 24 - c/o ex Caserma Santa Marta - 37129 verona

tel. 045 8011978 - Fax 045 [email protected] - www.gioinvolo.it - www.csv.verona.it