il ruolo del docente nella conduzione di una lezione
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8/19/2019 Il Ruolo Del Docente Nella Conduzione Di Una Lezione
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Il ruolo del docente nella conduzione della classe
in funzione dei modelli di apprendimento e nel rispetto delle identità individuali
Tratto da A.M. Schiano – Progettare e condurre una lezione efficace nella scuola dell’infanzia e
nella scuola primaria, EdiSES Napoli, 2013 (in lavorazione).
Nella ricerca di modelli efficaci di formazione e di istruzione originali, nel pieno rispetto dell'
identità personale, sociale e culturale di ciascun allievo, occorre individuare standard apprenditivi
in relazione sia ai saperi codificati nelle discipline e sia ai cosiddetti “saperi sociali” emergenti dal
contesto socio-culturale. E’ da dire, a riguardo, che la scuola ha perduto il primato dellacomunicazione dei saperi, in quanto il sapere oggi è veicolato prevalentemente dal contesto
sociale e multimediale. La scuola, infatti, oggi, si preoccupa soprattutto dell’educazione, della
formazione integrale della personalità, dell’orientamento e della formazione professionale. I
saperi, d’altra parte, a seguito dell’applicazione della scienza a tecnologie sempre più evolute,
mutano con ritmo esponenziale e diventano, quindi, ben presto obsoleti. La scuola, pertanto, si
trova nella condizione di non poter proporre apprendimenti o modelli cognitivi definiti e statici,
ma di dover accompagnare gli allievi nella costruzione di itinerari di apprendimento connotati
dall’acquisizione di idee “forti” e “potenti”, generative di pensiero, e dall’”imparare ad imparare”.
La formazione integrale della personalità di tutti gli allievi e di ciascuno, pertanto, si connota dioriginalità: in una società pluriculturale la formazione deve rispettare le identità personali,
culturali e razziali degli allievi. Intenzionalità e sistematicità rendono la formazione efficace e
mirata a finalità che non sono predefinite dall’Istituzione scolastica ma vengono costantemente
negoziate con gli allievi nei livelli di partecipazione alla costruzione del curricolo verticale e
mediante l’impegno assunto nel patto di corresponsabilità. Si configura, così, una partecipazione e
condivisione di scopi e di percorsi da parte degli allievi che meglio comprendono senso e
significato della formazione.
L’azione di formazione e di modellamento della scuola, pertanto, si traduce nell’”exducere”, cioè
nel “trarre fuori” dagli allievi i potenziali individuali di apprendimento e di sviluppo ovvero
nell’accompagnare i processi di crescita dell’allievo che deve diventare ciò che potenzialmente è.
Le risorse personali, i dispositivi di apprendimento, il patrimonio di specificità percettive erappresentative e di esperienze cognitive e critiche di cui l’allievo è portatore costituiscono, infatti,
un ampio ventaglio di possibilità di sviluppo che un ambiente educativo e di apprendimento
organizzato deve attivare.
Così negoziata e partecipata, la lezione si configura come processo originale di liberazione e di
umanizzazione del soggetto.
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A suo fondamento si colloca la motivazione sostenuta dalle curiosità. Un contesto che susciti
curiosità e che solleciti motivazioni rende stabile e continuativa l’attenzione generando interesse
ed impegno verso attività significative. Si sviluppano, pertanto, atteggiamenti e stili cognitivi
orientati verso la ricerca-azione, la selezione critica del dato, la comparazione.
Si sviluppano nuove dimensioni cognitive e nuove relazioni didattiche: il sapere non è più unaconquista faticosa ed ingrata ma diventa un’ attività piacevole come il gioco che affanna e stanca
ma piace. Emerge, quindi, l’esigenza di recuperare il significato profondo della cultura che è
“studium” ovvero amore, passione.
A tal fine occorre che venga costruito un curricolo unitario e progressivo, mirante al
raggiungimento di obiettivi formativi che assumano prospettive a lungo termine, di formazione
dell'uomo e del cittadino. Il percorso formativo, fatto di obiettivi a breve e a medio termine,
declinati mediante la relazione didattica espressa nella lezione, deve svolgere una funzione di
accompagnamento e promozione dello sviluppo naturale, in armonia con il divenire storico del
bambino. Perchè ogni scuola possa calibrare i suoi interventi deve aver chiari gli obiettivi dicarattere generale e le modalità secondo cui i Documenti di Indirizzo Ministeriali vanno declinati
per modulare l’offerta formativa secondo i bisogni differenziati degli allievi.
Nel curricolo a misura di allievo, infatti, mediante una processualità che accompagna la crescita
integrale dell’allievo, si formano tutte le capacità che l’allievo possiede e che ha la possibilità di
sviluppare. Ad esempio i bambini già verso i tre mesi hanno capacità di discriminazione di figura-
sfondo e capacità di discriminazione di forme ovali da forme spigolose. Essi sviluppano entro
l’anno di vita capacità di misura del latte e della quantità cibo. Nella scuola dell’infanzia
apprendono il concetto di potenza quando raggruppano insiemi di palline e li confrontano, quando
sviluppano capacità percettive e discriminano forme e rapporti topologici. Il concetto di potenzaviene successivamente sviluppato quando il bambino, nella scuola primaria, gioca con i numeri,
opera con le quantità e calcola i risultati delle operazioni, comprende il valore posizionale dei
numeri, raggruppa gli oggetti in classi ed applica categorie di pensiero, concettualizza, misura ed
ordina la realtà, utilizza sistemi simbolici per rappresentarla, formula ipotesi sull’andamento dei
fenomeni, intuisce relazioni di causa/effetto, di contiguità, scopre somiglianze e differenze, impara
ad analizzare realtà complesse.
Nel processo di apprendimento atteggiamenti e capacità si sviluppano giorno dopo giorno ed ogniapprendimento o obiettivo cognitivo e comportamentale è comprensivo di tutte le dimensioni della
formazione: artistica, espressiva, scientifica etc. La scoperta del valore posizionale dei numeri, adesempio, si fonda su operazioni di raggruppamento e di simbolizzazione che sono anche a
fondamento dell'apprendimento della lingua. L’uso dei quantificatori (es.:
maggiore/minore/tanto/quanto) corrisponde a descrittori sia linguistici e sia matematici.
I diversi linguaggi disciplinari discendono dagli stessi processi mentali di simbolizzazione e
l’ordinare la realtà secondo le diverse prospettive disciplinari significa adottare le medesime
logiche sistemiche, ordinative dell’esperienza.
I quadri concettuali e i lessici delle discipline, pertanto, si confrontano e si intersecano e gli
atteggiamenti cognitivi degli allievi sono trasversali ai saperi.
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Il curricolo declinato nella lezione deve accompagnare lo sviluppo logico unitario e trasversale
alle discipline perchè l’allievo, seppure impegnato in analisi critiche nei diversi settori o ambiti
disciplinari, mantenga una visione unitaria dei saperi secondo quadri culturali di senso e di
significato.
A tal fine assume valenza strategica la funzione promozionale di metodologie di ricerca-azione
svolta dal docente che orienta e sostiene le attività ed i percorsi cognitivi di ciascun allievo.
Orientare la mediazione didattica verso una personalizzazione delle attività curricolari e superare
l’organizzazione della classe quale formazione astratta ed artificiosa, eterogenea e casuale nella
sua composizione, significa, da parte del docente, diventare ricercatore di best practices ( le
migliori pratiche) per incrementare la qualità dell’offerta formativa. Superare il tradizionale
insegnamento/ apprendimento fondato prevalentemente sulla lezione frontale e sull’ascolto
passivo da parte degli allievi significa introdurre nella scuola una innovazione reale tale da rendere
efficace la didattica stessa.
La lezione va organizzata, pertanto, nell’ottica di un nuovo modello di scuola, flessibile e fluido
nei cambiamenti e nell’acquisizione di nuove prospettive.
Organizzare l'attività didattica secondo un curricolo articolato in itinerari differenziati, significa
anche interrompere la staticità dell’unità della classe, che non ha ragioni d’essere, e costituire,
invece, gruppi operativi di ricerca -azione, mobili e flessibili, centrati su attività e su compiti,
nell’ambito dei quali ogni allievo può svolgere le attività che gli sono più congeniali, secondo stili
e ritmi di apprendimento commisurati alle reali capacità. Partecipi della costruzione del curricolo,
consapevoli degli obiettivi ed impegnati in prima persona nella verifica delle mete e nellamisurazione del grado di avvicinamento all’obiettivo prefigurato e condiviso, gli allievi hanno
maggiori opportunità di sviluppare tendenze attualizzanti ed atteggiamenti di impowerment. Essi
vivono, nel gruppo, ruoli e funzioni ben definiti, centrati sul lavoro comune e condiviso, secondo
dinamiche di comunicazione, di cooperazione e di peer tutoring. Ciascuno assume la
responsabilità della qualità del contributo che offre al gruppo, ogni allievo sa di dover confrontare
le proprie idee con quelle dei compagni e di dover modulare il proprio contributo operativo
integrandolo nel lavoro comune. Si sviluppano livelli di Gestione Mentale Autonoma, si
esercitano i dominii cognitivi e si assumono prospettive critiche ed itinerari di pensiero divergenti
da percorsi consueti. Gli allievi sviluppano capacità operative e sensi di responsabilità senza
subire la frustrazione dell’insuccesso perchè ognuno lavora secondo le proprie possibilità. Ogni
allievo, pertanto, è in grado di costruire una rappresentazione mentale positiva del proprio sè, di
rinforzare la propria identità e di consolidare stima e fiducia nelle proprie capacità. Attività di
sostegno, attività compensative e di arricchimento del curricolo trovano nelle attività di gruppo e
nella didattica di Laboratorio la dimensione operativa congruente con la domanda formativa
originale e differenziata di ciascun soggetto. Diventa possibile, così, poter coltivare attitudini e
identità personali, religioni, culture e talenti degli allievi. L’organizzazione didattica della lezione
si fa articolata, assume dimensioni modulari nell’attuare blocchi di attività e reti di progetti.
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E’, questo, un modello di mediazione didattica nuovo: implica una conduzione della classe
centrata prevalentemente sulla didattica di laboratorio che, invece, attualmente, occupa ancora
spazi residuali nella giornata scolastica dell’allievo; implica il superamento di ogni rigidità
organizzativa e l’attivazione di dinamiche di gruppo nell’ambito delle quali ogni allievo cresce
secondo ritmi di apprendimento personali e sviluppa le proprie potenzialità; implica, da parte del
docente, un nuovo ruolo di facilitatore della relazione e della comunicazione tra i componenti il
gruppo e di abile regia di attività e dinamiche cognitive; implica l’applicazione di una metodologia
di ricerca-azione centrata sul problem posing e sul problem solving.
Ciò significa, sostanzialmente, cambiare la rappresentazione mentale che i docenti hanno del
“fare scuola”, cambiare stili professionali e modalità operative. Non è facile, ma è questa la vera
innovazione del sistema scolastico che può produrre i risultati attesi, risultati di cui oggi tutti gli
operatori sono corresponsabili. Nel reale cambiamento della scuola il docente assume il ruolo
strategico di motore dell’innovazione. Egli deve saper orientare le scelte degli allievi e sostenerlinelle difficoltà che i processi di crescita nell’età evolutiva comportano. Il docente deve sviluppare
un pensiero critico e selettivo di metodologie, strategie didattiche, modelli organizzativi, strumenti
e tecnologie che possano facilitare una mediazione didattica che vada a creare, intorno all’allievo,
un ambiente costruttivista di conoscenze, di competenze, di “saper essere”..
Il docente, pertanto, in qualità di esperto professionale e di creatore e costruttore di una cultura
pedagogica, deve promuovere organizzazioni didattiche che vedano la lezione, nella sua
quotidianità, esprimere e praticare l’autonomia pedagogica e didattica nella direzione
dell’innovazione e dello sviluppo.
Egli deve favorire, in tutti gli spazi disponibili, la costruzione di sfondi integratori metaforici che
arricchiscano di significati l’azione degli allievi. Deve declinare, mediante l’articolazione della
lezione, il curricolo verticale quale espressione della creatività e dell’immaginazione scientifica di
una mediazione didattica efficace e quale opportunità di personalizzazione delle attività e sviluppo
della personalità integrale di ciascun allievo. A tal fine deve favorire, nella scuola, la creazione di
un clima nuovo: di comunicazione, di relazione positiva, di armonia, di gradevolezza e di
accoglienza. La costruzione di un nuovo modello di lezione, flessibile e mutevole secondo i ritmi
della ricerca scientifica nel settore e delle trasformazioni sociali, occupa uno spazio importantenei processi di impowerment dell’offerta formativa nella direzione della qualità totale.
Incrementare la qualità della relazione tra gli allievi e tra docenti ed allievi significa introdurre
prioritariamente nella didattica una posizione di ascolto del docente circa i bisogni reali dei
bambini. Conversazione clinica ed azione di osservazione sistematica dei comportamenti infantili
in spazi strutturati e in spazi da strutturare insieme costituiscono i momenti propedeutici per una
co-costruzione di un curricolo integrato nelle esperienze degli allievi e da questi ultimi condiviso.
Situazioni-problema stimolano curiosità, suscitano motivazioni costruendo interessi che orientano
il potenziale individuale di apprendimento e di sviluppo di ciascun allievo. La personalizzazione
delle attività curricolari attraverso attività di gruppo e di Laboratorio valorizza l'identita
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individuale dei singoli bambini che consolidano esperienze e rappresentazione mentale del proprio
Sè.
E’ bene che i genitori collaborino alla costruzione di curricoli integrati nel territorio in quanto essi
rappresentano la testimonianza più immediata ed emotivamente più vicina ai bambini delladimensione culturale di appartenenza.
La partecipazione dei genitori alle scelte curricolari declinate nella lezione introduce nuove
dinamiche comunicative e relazionali all’interno del sistema scolastico. La formazione diventa
realmente condivisa, democratica e partecipata. Ciò significa, però, anche dover assumere, da
parte degli operatori scolastici, nuove prospettive circa gli stili professionali e le relazioni da
gestire.
Si evidenzia, a riguardo, la difficolta dei docenti ad accettare nuove e diverse modalità di azione e
di gestione della relazione didattica, emerge la difficoltà nel condividere e gestire ruoli nei progettiformativi in collaborazione con i genitori degli allievi; è da dire che anche da parte dei genitori
emergono resistenze e pregiudizi nella condivisione di nuove scelte organizzative e formative.
I problemi che vanno a connotare la nuova dimensione della scuola autonoma, luogo di sinergie e
reticolo di accordi, ma anche luogo di incertezze e di potenziali conflittualità e malesseri, trovano
nel lavoro di team elemento facilitatore e propulsore di soluzioni. Il gruppo, infatti, costituisce
grande risorsa per la buona risoluzione di eventuali difficoltà e malesseri in quanto sa rassicurare i
soggetti e consente di valorizzare le potenzialità di ciascuno mettendo in atto forme di
collaborazione fattiva. Il gruppo valorizza i ruoli, gli scambi di esperienze, ed al suo interno la
sensibilità comunicativa si approfondisce.
In una nuova dimensione di comunicazione, di collaborazione e di partecipazione crescono e si
arricchiscono reciprocamente l'identita del bambino e quella del docente all’interno di dinamiche
di gruppo altamente costruttiviste.
Occorre, mediante la lezione e in applicazione del curricolo verticale, pertanto, intraprendere
un’azione capillare e pervasiva di formazione delle nuove generazioni nella direzione di modelli
ideali di cittadinanza attiva . Per fare ciò la scuola deve cambiare identità e trasformarsi da luogo
di istruzione e di educazione formale in luogo di esercizio di esperienze di vita per una riflessione
sul senso e sul significato della vita stessa. Abbandonando la sua tradizionale dimensione di luogodi esercitazioni disciplinari e di ripetizione di “lezioni”, l’aula si deve trasformare in un laboratorio
dove ci si scontra con i tanti problemi della vita, dove si focalizzano problemi e si progettato
strategie risolutive, un luogo dove si riflette sul sapere e si impara a “saper pensare”. Dai
problemi, infatti, scaturiscono le domande e queste ultime orientano, motivano e sostengono la
ricerca delle risposte. Nel corso di tale ricerca avviene l’incontro del giovane con le conoscenze
codificate nelle discipline. Le conoscenze diventano chiave di lettura della realtà e strumento di
risoluzione del problema dato: applicate all’esperienza, promuovono lo sviluppo di abilità.
L’elaborazione delle conoscenze e l’utilizzo delle abilità nei diversi contesti di vita, trasferiti a
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situazioni nuove e variamente utilizzati per risolvere ogni problema, determinano lo sviluppo delle
competenze. Un soggetto competente, consapevole della sua capacità di dominare la realtà
circostante, assume nuove rappresentazioni mentali del proprio sé, acquisisce nuove sicurezze e
modifica il proprio atteggiamento verso la vita: in sintesi dà forma ad un nuovo “saper essere” . E
un “saper essere” competente e sicuro, impegnato, critico e divergente da itinerari consueti è la
condizione necessaria per la costruzione di una nuova identità di cittadino del mondo, connotata
da prosocialità e valori umani e civili. Il “saper essere” implica il “saper pensare”.
Per realizzare simili obiettivi formativi occorre stabilire un patto sociale tra scuola ed istituzioni
pubbliche e private operanti sul territorio. La scuola, se lasciata sola, non riesce a svolgere
un’azione efficace in tal senso. La famiglia ha difficoltà a sostenerla. Occorre quindi che si
mobiliti il territorio e che si crei una pluralità di intese convergenti su scopi condivisi: tutte le
istituzioni pubbliche e private, tutti i soggetti sociali devono sentire e condividere la responsabilità
della formazione dei giovani. Tutte le politiche devono attivare sinergie in tal senso ed assumereobiettivi di cittadinanza attiva quale premessa di ogni itinerario di sviluppo.
L’azione del docente nella realizzazione di un modello di scuola altamente costruttivista in tal
senso è essenziale. La sua capacità di interpretare la temperie culturale del tempo, la sua
sensibilità verso le problematiche sociali è il sostrato dell’impegno nel cambiamento e nello
sviluppo della scuola.