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PSYCHOPATHOLOGIA Internatianal Journal af Psychiatric Culture and Praxis VoI. III No.3, pp. 173-181 @ 1985 Il Moretto, Brescia Il pensiero di Sigmund Preud sui cosiddetti «fenomeni paranormali» G. Iannuzzo * SUMMARY The Author discusses Freud's opinion about the so-called "paranormal phenomena". On the ground of Freud's letters to C.G. Jung and some of bis papers, it is possible to argue that, af- ter an initial period of skepticism, the founder of psychoanalysis began to take an interest in paranormal phenomena and particularly in telepathy which he thought to be the most plausi- ble among paranormal capacities. However, he expressed bis interest ambiguosly and this was probably due to "political" rea- sons imposed by the psychoanalytic movement of that time, In spite of this ambiguity, Freud was evident1y interested in parapsychological studies and wrote some specific essays on the subject that he considered a proper field of research far psychoanalysis and scientific studies. Uno degli aspetti meno discussi del pensiero di Singmund Freud è probabilmente quello relativo alle opinioni del fondatore della psicoanalisi su quelli che vengono abitualmente definiti 'fenomeni paranormali'. Ciò è probabilmente dovuto a due 'motivi fondamentali: anzitutto al carattere peculiare dell'argomento che si discosta non poco dalle tematiche centrali della psicoanalisi, ma soprattutto al fatto che le caratteristiche stesse dell'argomento sono abbastanza insolite. Eppure, Freud dedi- cò a questa problematica un'attenzione notevole, non dissimile da quella prestata ad altri argomenti, il che non stupisce visti i poliedrici interessi culturali e scientifici di un uomo che, come sostenne Thomas Mann nel discorso pronunciato per l'ottante- simo compleanno di Freud, «ha penetrato le profondità dell'animo umano», Prima di esporre quali siano state le opinioni di Freud su questo controverso argo- mento, conviene proporre un inquadramento generale del problema, definendo cosa si intenda abitualmente per 'fenomeno paranormale', Si definiscono paranormali quei fenomeni che sembrano implicare una interazione di tipo extrasensoriomotorio tra l'organismo e l'ambiente esterno (Rao, 1967). Tale interazione, quindi, implica . Università degli Studi di Messina, Cattedra di Igiene Mentale (Direttore.' Prof. Matteo Vitetta)

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PSYCHOPATHOLOGIAInternatianal Journal af PsychiatricCulture and PraxisVoI. III No.3, pp. 173-181@ 1985 Il Moretto, Brescia

Il pensiero di Sigmund Preudsui cosiddetti «fenomeni paranormali»

G. Iannuzzo *

SUMMARY

The Author discusses Freud's opinion about the so-called "paranormal phenomena". On theground of Freud's letters to C.G. Jung and some of bis papers, it is possible to argue that, af-ter an initial period of skepticism, the founder of psychoanalysis began to take an interest inparanormal phenomena and particularly in telepathy which he thought to be the most plausi-ble among paranormal capacities.However, he expressed bis interest ambiguosly and this was probably due to "political" rea-sons imposed by the psychoanalytic movement of that time, In spite of this ambiguity, Freudwas evident1y interested in parapsychological studies and wrote some specific essays on thesubject that he considered a proper field of research far psychoanalysis and scientific studies.

Uno degli aspetti meno discussi del pensiero di Singmund Freud è probabilmentequello relativo alle opinioni del fondatore della psicoanalisi su quelli che vengonoabitualmente definiti 'fenomeni paranormali'. Ciò è probabilmente dovuto a due'motivi fondamentali: anzitutto al carattere peculiare dell'argomento che si discostanon poco dalle tematiche centrali della psicoanalisi, ma soprattutto al fatto che lecaratteristiche stesse dell'argomento sono abbastanza insolite. Eppure, Freud dedi-cò a questa problematica un'attenzione notevole, non dissimile da quella prestata adaltri argomenti, il che non stupisce visti i poliedrici interessi culturali e scientifici diun uomo che, come sostenne Thomas Mann nel discorso pronunciato per l'ottante-simo compleanno di Freud, «ha penetrato le profondità dell'animo umano»,

Prima di esporre quali siano state le opinioni di Freud su questo controverso argo-mento, conviene proporre un inquadramento generale del problema, definendo cosasi intenda abitualmente per 'fenomeno paranormale', Si definiscono paranormaliquei fenomeni che sembrano implicare una interazione di tipo extrasensoriomotoriotra l'organismo e l'ambiente esterno (Rao, 1967). Tale interazione, quindi, implica

. Università degli Studi di Messina, Cattedra di Igiene Mentale(Direttore.' Prof. Matteo Vitetta)

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la conoscenza di contenuti mentali o di eventi che non potrebbero essere sensorial-mente noti (telepatia, chiaroveggenza, precognizione) e l'azione non mediata da al-cuna forza fisica nota, ma presumibilmente 'mentale' su oggetti o in genere sullamateria (psicocinesi). Lo stato attuale delle ricerche in questo campo è controverso,anche se i metodi impiegati in esse sono attendibili.

Nei primi anni del '900, nel periodo cioè in cui Freud cominciò a mostrare un inte-resse verso queste problematiche, lo stato di tali ricerche era, invece, decisamentepionieristico. Anche se illustri psichiatri (come Lombroso e Morselli in Italia), clini-ci (come Charles Richet in Francia) o scienziati (come Crooks in Inghilterra) si eranointeressati a questi argoIIl~nti, esisteva una certa diffidenza nella scienza ufficiale ri-guardo a tali presunti fenOmeni. La disciplina che se ne occupava veniva definita invarii modi: ricerca psichica in Gran Bretagna, metapsichica in Francia, occultismoin Germania.

A fronte di tentativi ammirevoli di indagine scientifica-sperimentale su questi fe-nomeni, esisteva un vastissimo 'movimento spiritico' che pretendeva che questi fe-nomeni si manifestassero nel corso di sedute medianiche durante le quali si credevache entità di defunti si incorporassero in un medium producendo fenomeni mirabo-lanti. Alcuni psichiatri si erano interessati al medianismo, agli stati di trance e ai fe-nomeni emergenti nel corso delle sedute 'spiritiche', e consideravano con una certaattenzione almeno qualche fenomeno 'paranormale'; ma si trattava di eccezioni.Tra queste eccezioni, comunque, bisogna considerare anche Sigmund Freud.

Freud cominciò ad interessarsi di 'occultismo' sin dal primo decennio del '900.Nel 1911 egli si iscrisse alla Society for Psychical Research di Londra, la più presti-giosa associazione internazionale che si occupasse scientificamente di questi feno-meni, e l'anno successivo pubblicò una breve 'nota' sul concetto psicoanalitico di in.-conscio nei Proceedings della medesima Società (Freud, 1912).

Lou Andreas Salomè, alla quale egli fu legato da una affettuosa amicizia, riferiscenella sua autobiografia che nel 1913 Freud le narrò di alcuni casi di telepatia, e que-sto già conferma ch~ l'interesse per tali fenomeni si era destato in lui molto presto,comunque prima che la sua teoria giungesse a compimento (l'opera teoretica defini-tiva nella quale gli ultimi dettagli della psicoanalisi vengono chariti è L 'lo e ['Es del1927) ed in ogni caso precedentemente ad altri suoi interessi molto più noti (comequelli etnologici che avrebbero dato vita, nel 1913, a Totem e tabù).

Esistono prove indiscutibili di questo suo interesse nel carteggio con CarI Gustavlungo Nel periodo tra il 1907 e il 1912, infatti, Freud e lung, che si erano conosciutipersonalmente proprio nel marzo del 1907, si scambiarono alcune lettere relative alproblema dei 'fenomeni paranormali'. lung si interessava già da parecchio tempo di'occultismo'. Non solo aveva studiato buona parte della letteratura scientifica di-sponibile, ma aveva anche studiato un giovane medium di quindici anni, e del fruttodi tale ricerca aveva discusso nella sua tesi di laurea sulla «Psicologia e patologia deicosiddetti fenomeni occulti», dimostrando come durante le sedute spiritiche non sipresentasse alcuna entità di defunti, ma che la personalità del medium si dissociasse,producendo personalità alternanti (lung, 1902).

L'atteggiamento di Freud in quegli stessi anni era del tutto diverso. Probabilmen-te la prima volta che si era indirettamente occupato dell'argomento era statonell' «Interpretazione dei sogni», nella quale prendeva in considerazione l'antica cre-

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denza che i sogni potessero svelare il futuro. Egli era fermamente scettico al riguar-do, e si espresse molto chiaramente:«E il valore del sogno per là conoscenza del futuro? Naturalmente non è il caso dipensarci» (Freud, 1900). Egli però esprime in questa stessa opera la convinzione chenei sogni si potesse percepire, prima che si manifestasse, una malattia del soma. Co-munque Freud aveva già avuto occasione di riflettere sui sogni premonitori e nel1899 aveva scritto un breve articolo dal titolo: «Un presentimento onirico avverato-si». Egli non pubblicò mai questa nota (fu pubblicata postuma nel 1941), nella qualeinterpretava l'esperienza onirica di una sua paziente in analisi che aveva sognato diincontrare un amico, e che riferiva poi di averlo realmente incontrato l'indomani.La spiegazione di Freud dello strano fenomeno è che in realtà la donna aveva incon-trato un altro amico e, per motivi psicodinamici specifici, aveva pensato fosse quellosognato.

L'atteggiamento di Freud, insomma, nei primi anni del '900, era quello dello scet-tico. Lo scetticismo nei confronti dei fenomeni paranormali diventava poi sarcasmo.nei confronti delle pratiche 'spiritiche', e gli uni e le altre erano accomunati in ungiudizio che ne stigmatizzava l'inattendibilità:«Devo purtroppo confessare - scriveva nella 'Psicopatologia della vita quotidiana'- di appartenere a quella categoria di individui indegni al cui cospetto gli spiriti ri-nunciano alla loro attività e il soprannaturale si disperde, cosicchè non fui mai incondizione di provare cose che m'incitassero a credere nei miracoli.

Come tutti gli uomini, ho avuto presagi e subito disgrazie, ma le due cose si sonosempre evitate tra di loro, cosicchè i presagi rimasero senza seguito e le disgrazie micolpirono senza essere presagite» (Freud, 1901).

Nel 1907, comunque, gli interessi di Freud per i fenomeni paranormali si ridesta-rono in qualche modo, in seguito al suo rapporto con lungo Il neurologo viennesenon condivideva appieno gli interessi di lung in questo campo, aveva anzi espressoqualche disappunto. Nel corso di una visita di lung a Freud si verificp un episodioperlomeno inusuale: mentre Freud contestava tali interessi al suo allievo, nella libre-ria si udì un fortissimo schianto che non poteva essere spiegato in alcun modo; lungdisse al Maestro che ce ne sarebbe stato molto probabilmente un altro, il che avven-ne. Freud rimase molto impressionato.

In una lettera a Freud, datata 2 aprile 1909, lung gli ricordò l'episodio accaduto,ma nella risposta, Freud fu ripreso dal suo scetticismo abituale e dall'esigenza dispiegare lo strano fenomeno in maniera positivistica:«Dapprima - scrive a lung - volevo considerare come una prova se il rumore, cosìfrequente durante la sua visita, fosse completamente cessato in sua assenza; inveceda allora si è ripetuto alcune volte, ma mai in connessione con i miei pensieri e maiquando pensavo a lei o a questo suo problema specifico (anche in questo momentono, aggiungo come sfida»> (Freud e lung, 1974).

Anche Ernst lones conferma questa radicale presa di posizione di Freud nella suacelebre biografia, nella quale non risparmia tra l'altro frecciate ala «credulità» dilung:«In occasione di una delle sue prime visite a Vienna, il 25 marzo 1909, deliziò peruna sera Freud con lo straordinario racconto dei suoi esperimenti e fece mostra dellesue capacità di folletto eseguendo vari numeri basati sui rumori della mobilia. Freud

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ammise di essere rimasto impressionatissimo da questa impresa, e cercò di fipeterladopo che Jung se ne fu andato; scoprì allora le banali ragioni fisiche dei lievi rumoriuditi e osservò che lasua credulità era svanita insieme all'incantesimo della persona-lità di Jung. Scrisse immediatamente all'amico ammonendolo di non scaldarsi trop-po con storie del genere» (Jones, 1977).

Jones non riferisce l'episodio in maniera obiettiva, e questo può essere dovuto al-la sua ostilità verso i fenomeni paranormali in genere. Comunque l'episodio dimo-stra che già nel 1907/ 1909 Freud aveva una qualche forma di interesse nei confrontidi questi argomenti anche se, naturalmente, da una prospettiva evidentemente scet-tica.

Le sue opinioni si sarebbero progressivamente .orientate verso una accettazionepiù favorevole qualche anno dopo. Già nel 1909, in occasione del suo viaggio negliStati Uniti, dove tenne le celebri 'Cinque conferenze sulla psicoanalisi', Freud ebbemodo di conoscere il filosofo e psicologo William James, un appassionato e autore-vole cultore di ricerca psichica e studioso di fenomeni paranormali. Insieme a Jung ea James, partecipò ad una riunione ed ascoltò il racconto di James dei propri esperi-menti con una medium. Sappiamo questo da una lettera di lung, ma abbiamo benpoche informazioni relative al suo parere al riguardo.

Sembra però attendibile che dopo quell'occasione Freud si dedicò con maggioreattenzione a questa problematica, forse in seguito all'influenza che ebbe su di lui Fe-renczi, che di tale argomento era appassionato studioso.

L'importanza di Ferenczi nell' orientare Freud verso i fenomeni dell' «occultismo»è testimoniata dalla corrispondenza tra Freud e lungo

In una lettera dell7 ottobre 1909 (circa un mese dopo il ritorno dagli Stati Uniti)Freud accennò a Jung che stava seguendo un caso, non meglio specificato, insieme aFerenczi. Freud e Ferenczi in effetti effettuarono alcuni esperimenti di telepatia conuna medium di Berlino e Freud ne rimase molto impressionato, tanto da scrivere a

. Ferenczi, successivamente, di essersi convinto che la medium-indovina avesse davve-ro la capacità di leggere il pensiero altrui.

Le sue convinzioni originarie si erano in qualche modo modificate.Sta di fatto che nella terza edizione di «Psicopatologia della vita quotidiana»

Freud aggiunse un paragrafo nel quale si riferiva a questo suo cambiamento di opi-nione:«Ammettendo di non aver affatto esaurito con queste osservazioni la psicologia del-la superstizione, dovremo d'altra parte sfiorare il problema se sia da negare assolu-tamente che la superstizione abbia radici nella realtà, se sia certo che non esistanopresagi, sogni profetici, esperienze telepatiche, manifestazioni di forze soprasensibi-li e simili. Sono lungi dal voler rigettare in blocco questi fenomeni, sui quali si hannomolte osservazioni accurate anche da parte di intellettuali eminenti e che molto op-portunamente dovrebbero formare oggetto di ricerche ulteriori. È anzi da sperareche una parte di queste osservazioni trovi chiarimento in base alla nostra incipienteconoscenza dei processi psicologici inconsci, senza imporci radicali alterazioni dellenostre concezioni odierne» (Freud, 1901).

L'iniziale scetticismo aveva lasciato posto ad un 'possibilismo' aperto ai fenomeniparanormali.

Comunque, era la massima concessione che si sentiva di fare; infatti ammettere

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che anche i fenomeni 'parapsicologici' potessero avere la dignità di fenomeni e chequindi ulteriori ricerche fossero necessarie, non implicava la sua diretta partecipa-zione ad esse. Ciò, d'altra parte, non gli impediva di lasciare un certo spazio a queisuoi collaboratori (Ferenczi e soprattutto Jung) che si orientavano verso indagini di-rette in questo campo. L'interesse di Freud continuava ad essere primariamentequello delle nevrosi, nelle quali si rendeva conto che c'era ancora molto lavoro dasvolgere. Considerava questo specifico interesse 'parapsicologico', una «colonia»della psicoanalisi, e consigliava a Jung, che in questi esotici possedimenti sembravaavesse intenzione di permanere: «Non si trattenga troppo a lungo nelle colonie tro-picali, è a casa che c'è da fare...» (Freud e Jung, 1974).

Nel mentre, agli inizi del 1911, Freud era diventato membro corrispondente dellaSociety for Psychical Research. Sapendo della uniformità di interessi tra Ferenczi eJung, avrebbe gradito una loro collaborazione per questi studi, l'aveva detto esplici-tamente a Ferenczi, e lo ripetè chiaramente anche a Jung:«In fatto di occultismo -gli scrisse 1'11 maggio 1911 - sono diventato umile, dopo lagrande lezione delle esperienze di Ferenczi. Prometto di accettare tutto ciò che possasembrare almeno un po' ragionevole: e - come Lei sa - non lo faccio con piacere. Mada allora la mia è andata in frantumi. Mi piacerebbe sapere che Lei e Ferenczi agi-scono all'unisono, quando uno di Loro due sarà pronto ad affrontare il pericolosopasso della pubblicazione, e penso che ciò potrebbe essere del tutto compatibile conuna piena indipendenza di entrambi nel corso del lavoro» (Freud e Jung, 1974).

In realtà nè Ferenczi nè Jung, in quegli anni, pubblicarono scritti inerenti alla pro-blematica 'paranormale'. Freud al riguardo era di grande, forse eccessiva, pruden-za. Come fa rilevare Jones (1977) erano anni di assestamento per la psicoanalisi; difronte ad un certo scetticismo della scienza, vi era un movimento psicoanalitico tut-taltro che compatto. Gli anni immediatamente successivial 1910furono caratteriz-zati da profonde scissioni all'interno del movimento che Freud aveva raccolto attor-no a sè: tra il 1910e il 1913vi sarebbero state le 'secessioni' di Adler, Stekel e, infi-ne, Jung. Freud sembrava che presentisse che la 'sua' psicoanalisi correva il pericolodi disgregarsi a un tempo per le scissioni interne e per l'opposizione esterna. Il suoatteggiamento di prudenza, molto probabilmente, aveva il valore di una tattica di-fensiva che garantisse la conservazione di quanto era riuscito a costruire.

Ciononostante gli interessi di Freud in questo campo non mutarono, anche se nonraggiunsero mai l'intensità con la quale li coltivavano Ferenczi, o Jung.

Nel contesto degli interessi 'parapsicologici' di Freud bisogna comunque distin-guere due diversi atteggiamenti: il primo è relativo allo spiritismo; lo scetticismo ma-nifestato nella «Psicopatologia della vita quotidiana» divenne sarcasmo ne «L'avve-nire di un'illusione», tra le quali la credenza nell'aldilà alla quale Freud negavaqualsiasi validità. Egli sostenne che tra i tentativi di rendere più credibili le pretesedell'esistenza dell'aldilà erano da annoverarsi le pratiche degli spiritisti, «che sonoconvinti della sopravvivenza dell'anima individuale e vogliono dimostrarci in modoincontrovertibile quest'unica proposizione della dottrina religiosa. Purtroppo nonriescono a confutare l'idea che le apparizioni e le manifestazioni dei loro spiriti altronon siano che produzioni della loro stessa attività psichica. Hanno evocato gli spiritidegli uomini più grandi, dei pensatori più eminenti, ma tutte le manifestazioni e leinformazioni che hanno ottenuto da costoro sono state così stupide, così desolata-

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mente insignificanti, che nulla vi si può trovare di credibile, salvo la capaCità, deglispiriti di adeguarsi alla cerchia degli uomini che li evocano» (Freud, 1927).

Se questa espressione lapidaria stigmatizza quale fosse il suo parere sull'attendibi-lità ".delle pratiche spiritiche, ben diverso fu il suo atteggiamento nei confrontidell'ipotesi della 'telepatia', che già in una lettera a Ferenczi disse «andava tenutaben ferma».

Freud era molto interessato alla telepatia, e ciò è dimostrato dal fatto che nel 1921scrisse un lavoro specificamente dedicato ai rapporti tra psicoanalisi e telepatia(Freud, 1921).

Il lavoro fu scritto tra il2 e il6 agosto 1921 a Gastein dove egli stava villeggiando.Lo scritto, Freud vivente, non fu mai pubblicato; venne dato alle stampe dopo lasua morte, inserito nella edizione tedesca delle sue opere. In esso, pur contestandoagli 'occultisti' la tendenza a credere ciecamente a certi fenomeni, Freud ammettechiaramente l'importanza di questo campo di studio e l'opportunità di un contribu-to psicoanalitico alla loro interpretazione:«Non è più possibile, a quanto sembra, rifiutare lo studio dei cosiddetti fenomeniocculti, di quei fatti, cioè, che parrebbero avallare la reale esistenza di forze psichi-che diverse dalla mente umana e animale che conosciamo; o che parrebbero svelarecapacità di questa mente che finora non sono state riconosciute» (Freud, 1921).

Per Freud, comunque, l'occuparsi da parte degli psicoanalisti di fenomeni 'occul-ti' è abbastanza pericoloso. Il pericolo è duplice: da un lato infatti c'è il pericolo chelo psicoanalista, nel tentativo di studiare questo fenomeno, perda di vista gli obietti-vi fondamentali del suo lavoro; il secondo rischio è quello che l'attenzione degli psi-coanalisti nei confronti di questi fenomeni, portando magari ad una conferma dellaloro esistenza, possa indurre gli 'occultisti' a porsi al di sopra della stessa scienza.Nonostante questo, aggiunge, la psicoanalisi deve prendere atto di questi fenomeni,se del caso, e dibatterne. Al primo rischio è invece possibile sottrarsi semplicementecon l'autodisciplina. .

Freud non sembra dubitare della realtà di questi fenomeni, in special modo della. telepatia:

«È praticamente certo - scrive - che l'occuparsi di fenomeni occulti porterà ben pre-sto alla conferma che un certo numero di essi si verifica effettivamente: c'è tuttaviada presumere che ci vorrà molto tempo prima che si giunga a una teoria accettabileriguardo a questi fatti nuovi» (Freud, 1921).

Per il resto, nella sua relazione egli si occupa di due casi di «induzione del pensie-ro» che ritiene possano avvalorare, se non dimostrare, l'esistenza della telepatia.

Uno scritto successivo si occupa specificamente dei sogni telepatici. Anche in que-sto caso c'è una curiosa discrepanza tra le presumi bili intenzioni di Freud e la realtà.La relazione doveva essere letta ad una seduta della Società Psicoanalitica di Vien-na, ma non risulta che la relazione sia stata mai letta, anche se fu pubblicata su [ma-go nel 1922. Sembra che Freud abbia voluto evitare un dibattito 'politico' all'inter-no della Società relativamente alla legittimità di queste sue 'estrapolazioni'.

Nel suo scritto, ancora una volta, Freud analizza due casi di apparenti sogni tele-patici, ne conferma la natura 'paranormale' e, cosa assai più importante, ne analiz-za i probabili meccanismi psicodinamici. Per Freud, anche i sogni telepatici, «qua-lunque sia la loro origine», sottendono aspetti psicodinamici comuni agli altri sogni,

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solo recano una informazione extrasensoriale la cui natura in realtà non lo interessa.Egli si limita a prendere atto della possibilità che questi fenomeni siano rilevabili.Riguardo all'interpretazione, egli è molto chiaro:«..0 se il fenomeno della telepatia fosse solo un'attività dell'inconscio, non avremmodi fronte alcun nuovo problema: le leggi della vita psichica inconscia si applichereb-bero ovviamente anche alla telepatia» (Freud, 1921).

Si nota, in questo scritto, un tono più sfuggente. Essendo stata, d'altra parte, ela-borata per essere letta ad una seduta della Società, la relazione di Freud può esserestata formulata appositamente in termini più generici, tanto che alla fine della rela-zione Freud afferma:«Vi ho forse dato l'impressione di essere segretamente incline a sostenere la realtàdella telepatia in senso occulto? Se sì, sono molto spiacente che sia così difficile' evi-tare una simile impressione. Perchè io desideravo davvero mantenere un'assolutaimparzialità. E ho tutte le ragioni di voler essere imparziale, dato che non mi sonofatto un'opinione precisa e di queste cose non so nulla» (Freud, 1921).

In realtà c'è un tentativo di mistificazione in questa affermazione, visto che larealtà era molto diversa. Ma l'interesse di Freud era probabilmente molto mitigatodall'opposizione di altri eminenti membri della Società Psicoanalitica, primo tra tut-ti Ernest Jones. Un curioso episodio, narrato dallo stesso Jones, ne è la prova:«Nell' estate del 1921 Freud fu invitato a partecipare in qualità di co-redattore a trediversi periodici dedicati allo studio dell'occultismo: uno dei tre inviti proveniva daHereward Carrington di New York (un noto studioso di parapsicologia dell'epoca,ndr). Freud li declinò tutti e tre. Carrington riferì in seguito che nel rispondereFreud aveva scritto: «Se dovessi vivere una seconda volta, mi dedicherei alla ricercapsichica più che alla psicoanalisi». George Lawton, al quale Carrington riferì la fra-se, scrisse immediatamente a Freud dicendo gli che anche ammettendo che egli potes-se interessarsi alla ricerche psichiche come ad un eventuale campo di applicazionedelle teorie psicoanalitiche, non riusciva a credere che la dichiarazione che gli venivaattribuita fosse sua. Ecco la risposta di Freud in data 20 dicembre 1929: «Mi dispia-ce che non abbia letto personalmente la lettera che ho scritto a Carrington: si sareb-be facilmente convinto che non ho detto nulla che giustificasse tale affermazione.Sono contento di poterle confermare che il Suo giudizio sui miei rapporti con la ri-cerca psichica è esatto». Freud però smentiva a torto. Gli otto anni trascorsi aveva-no evidentemente cancellato il ricordo di questo passo sorprendente ed inatteso; ildottor Nandor Fodor infatti mi ha cortesemente fatto avere dal signor Carringtonuna fotocopia della lettera di Freud ed è indubbio che la frase in questione vi ricor-re» (Jones, 1977). Non era vero, quindi, che nel 1921 Freud non avesse alcuna ideaprecisa dei problemi afferenti ai fenomeni paranormali, altrimenti non si spieghe-rebbe l'episodio di Carrington, che dimostra il contrario.

Freud tornò sull'argomento dei rapporti tra psicoanalisi e 'occultismo' in una del-le 'lezioni' (in realtà mai tenute) che compongono la sua «Introduzione alla psicoa-nalisi», la trentesima, sul tema «Sogno e occultismo» (Freud, 1933).

In questo contributo Freud (oltre a discutere di alcuni casi di esperienze onirichecon contenuti presumibilmente paranormali) espone la sua idea sul significato scien-tifico dei fenomeni paranormali. Egli paragona la diatriba sulla realtà di questi fe-nomeni a quella «circa la natura dell'interno della terra»: è possibile ipotizzare che

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l'interno della terra sia costituito da metalli pesanti ad altissime temperature, equesta ipotesi merita considerazione scientifica; se si ipotizzasse invece che l'internodella terra è rappresentato da una miscela di acqua e anidride carbonica l'ipotesi ap-parirebbe meno credibile ma comunque meritevole di qualche attenzione; ma sequalcuno asserisse che l'interno della terra è costituito da marmellata, questa ipotesinon potrebbe essere presa in nessuna considerazione, anche se i suoi sostenitori ri-terrebbero questo atteggiamento un pregiudizio scientifico.

Freud afferma che abitualmente certe asserzioni dei sostenitori dell'occultismosomigliano proprio all'ipotesi della marmellata come costituente il nucleo terrestre,ma che, in realtà; almeno una parte dei fenomeni paranormali meritano una certaattenzione da parte degli uomini di scienza.

Freud in questo scritto appare molto più disponibile che in quello precedente sulmedesimo argomento (Sogno e telepatia, 1921) ed espone anche alcune sua convin-zioni originali sulla natura della telepatia; egli afferma che possa trattarsi di una for-ma 'primitiva' di comunicazione tra gli esseri umani:«Nulla vieta di supporre che questo sia il mezzo originario, arcaico, di comunicazio-ne tra gli individui, e che nel corso dell'evoluzione filogenetica esso sia stato sopraf-fatto dal metodo migliore di comunicare che si avvale di quei segni che gli organi disenso sono in grado di captare. Ma chissà che il metodo più antico non sia rimastonello sfondo e si affermi ancora in certe condizioni, per esempio nel caso di una fol-la eccitata dalle passioni» (Freud, 1933).

In sostanza, Freud, quindi, ammetteva l'esistenza della telepatia, anche se con'molta prudenza. D'altra parte esiste una notevole variabilità nelle sue affermazionisull'argomento, come si è tentato di evidenziare, e ciò in dipendenza delle necessità'politiche' del movimento psicoanalitico.

Le opinioni di Freud sui 'fenomeni occulti' sono schematizzabili nella maniera se-g~ente:a) Freud non credeva a tutti i fenomeni occulti, era assolutamente scettico nei con-fronti delle preteste 'spiritiche' ma dopo una fase di scetticismo generale arrivò acredere all'esistenza della telepatia e di altri fenomeni simili cosiddetti di 'percezioneextrasensoriale' ;b) Freud riteneva che i fenomeni telepatici fossero maggiormente evidenti nello statodi sonno, quando si aveva un abbassamento della soglia della coscienza, e pensavache i contenuti dei sogni telepatici fossero soggetti alle stesse leggi di trasformazionedei sogni normali; .c) Freud riteneva, infine, che la telepatia fosse una capacità di comunicazione arcai-ca, alcuni rudimenti della quale erano rimasti sullo sfondo, come parte dell'incon-scio, alle cui leggi dinamiche erano comunque soggetti.

Risulta inoltre evidente che il suo approccio allo studio di questi argomenti fu es-senzialmente ambiguo: da un lato esisteva (e lo dimostra la sua corrispondenza conJung, i suoi rapporti con Ferenczi, i suoi scritti sull'argomento) una genuina istanzaconoscitiva e un interesse notevole (evidenziato tra l'altro da Servadio nella sua pre-fazione alla biografia di Jones e, tra l'altro, in un articolo dedicato a questo argo-mento, 1977, 1958); dall'altro un'esigenza politica che trovava espressione nell'op-posizione a questi suoi interessi all'interno stesso del movimento psicoanalitico, spe-ciaJmente da parte di Jones.

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Nel tentativo di mediare queste due esigenze, Freud si trovò spesso nella condizio-ne di dover sottintendere anzichè dire, suggerire anzichè esporre, render sotto meta-fora anzichè esplicitare.

Questa 'ambiguità' di Freud nei confronti dell'«occultismo», quindi, anche se cri-ticabile è ampiamente comprensibile e si inscrive nella logica della storia del movi-mento psicoanalitico.

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Il - SALOMÈ LA.: In der Schule bei Freud, Nichans, Zurigo, 1958.12 - SERVADIO E.: Freud's Occult Fascinations, Tomorrow, voI. 6, 1958.13 - SERVADIO E.: Introduzione a «Vita e opere di Freud» di E. Jones, Garzanti, Milano, 1977.14 - RAO K.R.: Parapsicologia sperimentale, Astrolabio, Roma, 1967.

RIASSUNTO

L'Autore esamina le opinioni di Freud sui cosiddetti fenomeni paranormali. Inbase al carteggio del fondatore della psicoanalisi con lung, e ad alcuni suoi scritti, èpossibile arguire che Freud dopo un iniziale periodo di scetticismo cominciò ad inte-ressarsi di fenomeni paranormali e specialmente di telepatia che riteneva la capacità'paranormale' più plausibile. .

Il suo interesse fu espresso comunque spesso in forma ambigua per motivi di 'po-litica' del movimento psicoanalitico in quel periodo storico. Nonostante queste am-biguità, Freud ebbe un palese interesse nei confronti di questi argomenti, dedicò adessi alcuni scritti specifici, e li riteneva un legittimo campo di ricerca per la psicoana-lisi e per la scienza.