il paesaggio di casole d'elsa

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ DEL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 1 Relazione tecnica Aggiornamento e revisione 20 giugno 2012

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Relazione di Guido Ferrara al convegno del 26 maggio 2012

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Page 1: Il Paesaggio di Casole d'Elsa

STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 1

Relazione tecnica Aggiornamento e revisione 20 giugno 2012

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 2

AMBITI DI PIANIFICAZIONE STRATEGICA E POLITICHE DEL PAESAGGIO

NEL COMUNE DI CASOLE D’ELSA STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL

PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO”

veduta aerea di Mensano

Casole d’Elsa, 26 maggio 2012

(aggiornamento e revisione 20 giugno 2012)

ferrara associati - studio di progettazione ambientale

DR. ARCH. GIULIANA CAMPIONI FERRARA / DR. ARCH. NICOLA FERRARA PROF. ARCH. GUIDO FERRARA , DOCENTE ALL ' UNIVERSITÀ DI FIRENZE

VIA GHIBELLINA 81 - 50122 FIRENZE C.F. E IVA : 04897570489 / HTTP ://www.ferrarassociati.it

tel 055.2476221-fax 055.244153 / E-MAIL : [email protected]

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 3

Area di indagine della Magma Energy Italia per la individuazione delle risorse geotermiche nel territorio di Casole d’Elsa (Progetto “Mensano”)

N.B. : maggiori dettagli sulle esplorazioni in corso entro il Comune di Casole d’Elsa possono essere

rilevati dal sito WEB all’indirizzo http://www.casolenostra.org/index.php?/archives/2680-Pubblicata-la-Mappa-dei-Siti-delle-Prospezioni-Geotermiche-di-Casole-dElsa.html

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 4

1.- PREMESSA: LO SVILUPPO SOSTENIBILE COME NUOVA OP PORTUNITÀ 2.- IL CONTESTO TERRITORIALE 3.- IL SISTEMA DEGLI OBIETTIVI 4.- LA LOGISTICA E IL METODO

4.1.- RISORSE E AMBIENTE 4.2.- INDIRIZZI PER LE POLITICHE DEL TERRITORIO

4.2.1.- PROCESSO VALUTATIVO 4.2.2 – IL SISTEMA DEI REQUISITI DI QUALITÀ

5.- FASI ED ELABORATI

5.1.- FASE ANALITICO-DIAGNOSTICA 5.2.- FASE VALUTATIVA E PROPOSITIVA 5.3.- FASE DI PARTECIPAZIONE E DIVULGAZIONE

6.- IL PAESAGGIO NELLE PREVISIONI DELLA PIANIFICAZI ONE TERRITORIALE LOCALE

E SOVRAORDINATA 6.1.- IL PIT-PPR DELLA REGIONE TOSCANA 6.2.- IL PTC DELLA PROVINCIA DI SIENA. SISTEMI E SOTTOSISTEMI 7.- IL PAESAGGIO NEL PIANO STRUTTURALE VIGENTE A CA SOLE D’ELSA 7.1.- SISTEMI TERRITORIALI

7.2.- LO STATUTO DEI LUOGHI 8.- CENNI SUL PROCESSO STORICO DI FORMAZIONE DELLA STRUTTURA TERRITORIALE 8.1.- I CENTRI ABITATI FINO ALLA PRIMA META’ DELL’ 800 8.2.- EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DALL’UNITA’ D’ITALIA AD OGGI 9.- ANALISI DIAGNOSTICA DEL PAESAGGIO 9.1.- FISIOGRAFIA E SEMIOLOGIA NATURALE 9.2.- USO DEL SUOLO 9.3.- L’ANALISI VISUALE E LA PRESENZA DI DETRATTORI 9.4.- SEMIOLOGIA ANTROPICA 9.5.- LO STATO ATTUALE DEI VINCOLI E DELLE SALVAGUARDIE 10.- SINTESI DELLE COMPONENTI FONDAMENTALI DEL PAES AGGIO 11.- ANALISI DEI VALORI VISUALI

11.1.- TRACCIATI VIARI DI INTERESSE PRIMARIO E DI “INTERESSE PAESISTICO EUROPEO” 11.2.- SENSIBILITÀ VISIVA DELLE AREE COINVOLTE DAI TRACCIATI DI “INTERESSE PAESISTICO EUROPEO”

12.- CLASSI E UNITA’ PAESISTICO-TERRITORIALI DI CAS OLE D’ELSA 13.- INDIVIDUAZIONE DEL VALORE INTRINSECO, DELLA VU LNERABILITA’ E DELLE

POTENZIALITA’ DELLE VARIE TIPOLOGIE DI PAESAGGI 14.- FATTORI DI SVILUPPO LOCALE FONDATI SULLA CONSE RVAZIONE NEL TEMPO

DELLA QUALITA’ DEL PAESAGGIO 15.- SISTEMA DEI REQUISITI E OBIETTIVI DI QUALITA’ DI CUI ALL’ART. 143 DEL CODICE

URBANI

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 5

16.- MODELLI POTENZIALI PER LO SFRUTTAMENTO DELL’EN ERGIA GEOTERMICA A BASSA ENTALPIA

16.1.- COME, DOVE E QUANTE CENTRALI GEOTERMICHE A CASOLE D’ELSA 16.2.- CONCLUSIONI SULLA INCOMPATIBILITA’ STRUTTURALE DI GRAN PARTE DEL

TERRITORIO DI CASOLE D’ELSA AD ACCOGLIERE CENTRALI GEOTERMICHE 17.- ALLEGATO. LA CARTA EUROPEA DEL TURISMO DUREVOL E NELLE AREE

PROTETTE ELENCO ELABORATI GRAFICI (scalabili a livello informatico a partire da 1/10.000, riprodotti su cartaceo in scala 1/25.000 e

1/50.000) a) analisi

tav. 01.- Unita’ di paesaggio su base geologica e geomorfologica (dal ptc provincia di siena)

tav. 02.- Carta delle altimetrie

tav. 03.– Carta delle pendenze e dell’energia del rilievo

tav. 04.- Carta dell’uso del suolo

tav. 05.- Carta della semiologia antropica

tav. 06.- Carta aerofotogrammetrica Casole

tav. 07.- Carta aerofotogrammetrica Mensano

tav. 08.- Carta aerofotogrammetrica Monteguidi

tav. 09.- Vincoli e salvaguardie paesaggistiche esistenti

tav. 10.- Abaco delle tipologie del disegno del paesaggio rurale 1

tav. 11.– Abaco delle tipologie del disegno del paesaggio rurale 2

tav. 12.- Abaco esemplificativo degli edifici rurali e delle case sparse

tav. 13.- Abaco delle vedute lungo gli itinerari di interesse paesistico europeo – Casole,

Monteguidi e Mensano

b) valutazione tav. 14.- Misurazione delle aree di percezione visiva lungo gli itinerari di interesse paesistico

europeo

tav. 15.- Carta di sintesi della sensibilità visuale lungo gli itinerari di interesse paesistico

europeo

tav. 16.- Individuazione delle unità paesistico-territoriali

tav. 17.– Valore intrinseco delle unità paesistico-territoriali

tav. 18.- Vulnerabilità e potenzialità dei tipi di paesaggio

tav. 19.- Proposte per gli obiettivi di qualità paesistica

tav. 20.- Paesaggi in divenire. come dove e quante centrali geotermiche a Casole d’Elsa ?

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Lea Cimino, Elisabetta Giffi Ponzi, Vincenzo Passeri, Casole d’Elsa e il suo territorio, Università

degli Studi di Siena, Radda in Chianti, Studium Editrice, 1988

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 8

“MENSANO o MENZANO (Mentianum) fra 1' Elsa e la Cecina. — Cast. con sovrastante rocca e antica pieve prepositura (S. Giov. Battista) nella Com. Giur. e circa 3 migl. a ostro di Casole, Dioc. di Colle, già di Volterra , Comp. di Siena. Trovasi a mezza strada fra Radicondoli e Casole, sulla cima di un poggio, a' piè del quale scorre nella direzione da lev. a sett. il torr. Senna tributario dell'Elsa, mentre sull'opposto fianco da ostro a pon. lambisce le sue radici il torr. Vetrialla, il quale si vuota in Cecina. Dal distretto di Mensano anticamente prendevano il vocabolo tre popolazioni: cioè, quella di S. Maria a Menzano, o Mensano, della anche a Mensanello di Casole per esser compresa nello stesso piviere di S. Giovan Battista a Mensano, che è l'altra, e la terza di S. Biagio a Menzano, adesso ridotta ad uso di compagnia laicale dentro il castello omonimo. Riferisce alla prima chiesa di S. Maria a Menzano un istrumento dell'anno 972, fatto in Mentiano prope Eccl. S. Mariae territ. Volalerr., col quale Winizone figlio del fu Ugo vendè al March. Ugo di Toscana la sua porzione del castello e del poggio di Papajano con la corte annessa. Io non so quale dei due Mensani, se il Mansanello di Colle, o piuttosto il Mensano di Casole, fu conceduto in benefizio da Arrigo VI (anno 1186, 28 agosto) per una terza parte a Ildebrando Pannocchieschi vescovo di Volterra; fatto stà che gli uomini di uno di codesti due castelli nel 1205 giuravano fedeltà non già al vescovo, ma al Comune di Volterra. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di detta Com. ) In quanto alle notizie storiche di Menzano, oltre la testé citata, vi è da aggiungerne una del 1227, quando gli abitanti del Mensano di Casole, mediante con atto del 15 ottobre prestarono giuramento di fedeltà al Comune di Siena nelle mani di quel potestà mess. Inghiramo da Macerata. Ma nella primavera del 1260 i Fiorentini e i Lucchesi essendo esciti a oste contro i Sanesi, ed avendo cavalcato verso Casole, combatterono questa terra e l'altra sua vicina di Mensano che presero in pochi giorni a patti di guerra. Ottenuta però dai Ghibellini nel sett. successivo la vittoria a Montaperto, i Sanesi tosto riacquistarono l'uno e l'altro paese, facendo innalzare nei punto più eminente del poggio di Mensano una rocca, coll'obbligare per atto pubblico del 14 febb. 1266 la popolazione sottoposta a rinunziare ai diritti che le si competevano sul terreno occupato col cassero nuovamente edificato dal Comune di Siena. Finalmente nel!' anno 1277 gli uomini di Mensano ottennero dalla Signoria di Siena e dal loro potestà il privilegio di cittadini sanesi. (Arch. DIPLOM. Sen. Kaleffo vecchio. — MALEVOLTI , Storia di Siena ). Nel 1310 risiedeva in Mensano un vicario senese, la di cui giurisdizione abbracciava un'estesa contrada , a partire cioè dalle estreme pendici meridionali della Montagnuola di Siena fino alla Badia a Isola.— (Ved. Statuti Sanesi del 1310 nell'ARCH. DELLE

RIFORMAGIONI DI SIENA. ) Gli uomini della comunità di Mensano si sottoposero alla corona Medicea per atto pubblico del 25 novembre 1554. Nello statuto di Mensano del 1502, esistente alle Riformagioni di Siena, trovansi riportate fra le altre cose le incumbenze dell’operajo della chiesa plebana di Mensano. La fabbrica di questo tempio antichissimo è divisa in tre navate con colonne di gran mole, e tutte di pietra di un solo masso, il di cui fusto è più grosso in alto che dappiedi, aventi sopra di sé capitelli rozzamente scolpiti con sfingi, rabeschi e figure spaventevoli che sorreggono archi a tutto sesto. Codesta chiesa battesimale nel 1356 contava le seguenti filiali: 1. S. Biagio di Menzano, (attualmente semplice oratorio); 2. S. Andrea di Sermena (distrutta); 3. S. Tommaso di Querceto (parr. Esistente).- Ved. CASOLE Comunità. La pieve di S. Giov. Battista a Mensano, o Menzano, nel 1833 contata 511 abit., dei quali 22 entravano nella comunità di Radicondoli, e 489 in quella di Casole”.

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Leonardo da Vinci: Carta a volo d’uccello della Toscana e dell’Umbria, 1502 circa (Windsor, RLW 12278r) che indica in modo esplicito, in destra del Fiume Cecina, Mensano, descritto nella

sua tipologia di borgo castellano sulla sommità di un poggio.

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1.- PREMESSA: LO SVILUPPO SOSTENIBILE COME NUOVA OP PORTUNITÀ Il termine “sviluppo sostenibile”, che sintetizza la proposta elaborata a livello mondiale di un rapporto innovativo tra le esigenze della società e quelle della conservazione dell’ambiente1, esprime un parametro di crescita qualitativa le cui ricadute possono essere ricondotte a quattro assi principali:

• sostenibilità economica, come capacità di generare, in modo duraturo, reddito e lavoro per il

sostentamento della popolazione; • sostenibilità sociale, come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute,

istruzione, ma anche divertimento, serenità, socialità), distribuite in modo equo tra strati sociali, età e generi;

• sostenibilità ambientale, come capacità di mantenere nel tempo qualità e riproducibilità delle risorse naturali;

• sostenibilità istituzionale, come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia, nonché rispondenza tra le azioni concrete compiute sul territorio e gli atti amministrativi.

Il rapporto tra sostenibilità dello sviluppo e incremento dei livelli di qualità dell’ambiente induce ad integrare gli obiettivi di sostenibilità nella pianificazione strutturale - che è chiamata a definire le indicazioni strategiche del territorio e ha il compito di specificare la disciplina degli aspetti paesaggistici e ambientali2 - in particolare se attiene il livello locale. E’ infatti questa la scala riconosciuta a cui le scelte di sostenibilità possono conseguire i maggiori risultati, grazie anche al ruolo diretto che la società e l’imprenditoria locale possono svolgere nei processi di riequilibrio del sistema naturale e antropico.

L’incontro tra piano, economia e ambiente è quindi avviato e l’esigenza che le azioni di conservazione si integrino con gli interessi di sviluppo delle comunità è ormai recepita, mentre resta aperta la strada alla sperimentazione di criteri e paradigmi di riferimento entro ricerche e studi applicati. Significativi indirizzi per perseguire la compatibilità tra sviluppo territoriale e salvaguardia ambientale e paesaggistica sono stati forniti per la prima volta in Italia dall’Accordo tra il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e le Regioni sull’esercizio dei poteri in materia di paesaggio sottoscritto nel corso del 20013, che, all’apprezzamento degli aspetti sistemici del paesaggio stesso fa conseguire un atteggiamento propositivo diversificato in rapporto alle differenti situazioni e, conseguentemente, l’articolazione delle trasformazioni in tutta la gamma di possibilità che va dalla salvaguardia, alla riqualificazione, all’innovazione 4. In sintesi, gli aspetti innovativi del nuovo approccio, parzialmente presenti nel vigente Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio e i suoi legami con il concetto di sostenibilità sono sintetizzati nei seguenti punti, che possono essere assunti come criteri guida del presente studio:

� estensione a tutto il territorio del concetto di “paesaggio” inteso come bene collettivo le cui qualità specifiche vanno preservate e, ove possibile, recuperate e incrementate;

� articolazione delle modalità di tutela in “protezione, gestione e riqualificazione”, assumendo nelle differenti situazioni obiettivi di qualità paesistica da perseguire con modalità e azioni diverse;

1 Per sviluppo sostenibile si intende:

• uno sviluppo che risponda alle necessità del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze (Brundtland, World Commission on Environment and Development, 1987);

• un miglioramento della qualità della vita, senza eccedere la capacità di carico degli ecosistemi (World Conservation Union, UN Environment Programme and World Wide Fund for Nature, 1991);

• uno sviluppo che offra servizi ambientali, sociali ed economici fondamentali a tutti i membri di una comunità, senza minacciare l'operabilità del sistema naturale, edificato e sociale da cui dipende la fornitura di tali servizi (International Council for Local Environmental Initiatives, 1994).

2 Art. 53 della L.R. Toscana n. 1/2005 3 Cfr. Gazzetta Ufficiale 18.5.2001 n. 114 4 Cfr. Giuliana Campioni: L’Accordo Stato-Regioni in materia di paesaggio. Intesa raggiunta, in ACER, Il Verde Editoriale, Milano,

N.1/02, pag. 36-38

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� cooperazione istituzionale ai diversi livelli nella predisposizione di strumenti e nell’attivazione di interventi, con particolare riguardo alle aree da riqualificare;

� composizione dei diversi livelli di pianificazione che incidono sullo stesso territorio, portatrici di interessi generali ugualmente legittimi, anche se spesso conflittuali;

� partecipazione diretta della società civile al processo di piano in termini di cultura diffusa, ma anche operativamente, attraverso il ricorso ad investitori privati, a proposte di verifica, a programmi di tutela attiva delle risorse territoriali.

La conservazione dell’ambiente e del paesaggio sono troppo frequentemente concepite come una limitazione all’economia. Al contrario, in un periodo storico in cui la società urbana si rivolge verso il mondo rurale in termini di nuovo apprezzamento e in cui sono state istituite specifiche responsabilità e affidati compiti ad enti a ciò finalizzati (ad esempio, i parchi naturali), le caratteristiche proprie dei paesaggi rurali, quali il mosaico paesistico e gli scenari alla grande scala, in presenza di società stabili e di società agricole radicate, possono essere valutate come opportunità assolute per convertire reali o potenziali svantaggi in sinergie positive. L’identificazione di nuove opportunità, in relazione ai bisogni della società contemporanea, costituisce quindi un importante criterio da tener presente. Servizi per la ricreazione e lo sport all’aria aperta, esposizioni d’arte, esperienze di archeologia sperimentale, manifestazioni musicali, artigianato, mostre mercato, eno-gastronomia sono tutte iniziative che necessitano di un progetto organico di paesaggio. Peraltro, tutte queste attività possono essere molto meglio offerte da una campagna permanentemente abitata, resa viva per la presenza di attività plurime, dalla forestazione urbana all’allevamento, dall’agricoltura al turismo rurale. La conseguenza prevista è l’apprezzamento del paesaggio come valore primario, in quanto produttore di qualità ambientale responsabile della manutenzione produttiva dei soprassuoli; esso è pertanto il fattore produttore di un turismo durevole ed integrato all’ambiente, capace in molti casi di promuovere l’economia locale. Il territorio di Casole d’Elsa riguarda in modo specifico alcuni paesaggi rurali d’eccellenza di cui oggettivamente fino ad oggi si è saputo e detto poco e male. Per questo riteniamo utile premettere alcune considerazioni sull’inquadramento teorico della ricerca da svolgere, in modo da mettere a fuoco quale ruolo possa essergli affidato in futuro e quali siano i valori ambientali e culturali da difendere o da creare ex novo. In sintesi la ricerca non costituisce una mera indagine conoscitiva fine a sé stessa, ma piuttosto uno strumento atto a promuovere la conoscenza dei valori del paesaggio, la considerazione della sua vulnerabilità e l’identificazione di politiche, programmi e progetti da sviluppare sia da parte dei privati che delle istituzioni. Il paesaggio insomma deve essere considerato come risorsa economica e componente fondamentale dello sviluppo sostenibile, per cui ogni azione che ne determini forme di degrado deve essere sostituita da interventi e azioni che aprano prospettive ad un utilizzo ottimale. La dimensione ambientale dello sviluppo rurale ha avuto di recente una notevole affermazione in Europa, proprio grazie alla progressiva attenzione verso l’efficienza economica e sociale dei contesti agricoli e l’integrazione fra le attività di produzione e quelle di conservazione per l’integrità dell’ambiente e del paesaggio storico culturale. I nuovi scenari sono direttamente promossi dalla PAC non solo tramite la valorizzazione della qualità dei prodotti ma soprattutto attraverso lo sviluppo di nuove attività extra agricole sostenibili nei settori dei servizi e della ricreazione, quali il turismo, l’artigianato, le piccole e medie imprese, il recupero e l’uso ottimale del patrimonio edilizio storico. L’obiettivo a cui si tende è quello della multisettorialità e della multifunzionalità dell’agricoltura, ovvero la diversificazione delle attività e la promozione di nuovi settori d’intervento, fra cui appaiono strategici quelli della manutenzione ambientale e dell’accoglienza turistica. In questa prospettiva è evidente che il paesaggio, nella sua complessità e diversità storica, biologica e culturale, assume una rilevanza strategica che non può essere subordinata ad interventi puntuali o a rete che siano responsabili di processi di denaturazione e destrutturazione dell’insieme.5 I paesaggi bioculturali sono territori individuati da reti di relazioni, connessioni e simbiosi tra le diverse componenti che ne costituiscono l’identità spaziale, storica ed ecosistemica e costituiscono un elemento di grande ricchezza per l’intera biosfera e per le sue comunità viventi. Il contributo che si propone di svolgere riguarda quindi tanto la lettura del valore intrinseco attuale quanto la ricerca di possibili politiche da intraprendere, attività da promuovere, risorse da far crescere in qualità, tenendo conto in modo appropriato

5 Cfr. fra l’altro il numero monografico di “Architettura del paesaggio”, (direttore scientifico Guido Ferrara), dedicato a “Il disegno del paesaggio agrario: Il progetto e la pianificazione del territorio rurale coltivato, abitato e multifunzionale: uscire dalle emergenze e gestire le trasformazioni verso le opportunità”, n. 24, ed. Paysage, Milano 2011.

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delle forme di equilibrio e dell’armonia delle relazioni reciproche fra natura, civiltà umana e assetto del territorio. La mancata individuazione e tutela attiva dei paesaggi bioculturali li espone infatti al rischio di una diffusa e disordinata urbanizzazione e di un progressivo degrado delle componenti paesaggistiche ancora presenti. E’ quindi necessaria ed opportuna la loro individuazione mediante una lettura multidisciplinare integrata che consideri congiuntamente gli elementi materiali (flora, fauna, colture autoctone, manufatti del paesaggio agricolo tradizionale, ecc.) e gli elementi immateriali (tradizioni culturali, pratiche agricole e tecniche costruttive e artigianali locali). L’identificazione dei paesaggi bioculturali consente di individuare le condizioni e le modalità per garantire la loro permanenza e quella degli equilibri sistemici, storici e identitari che li hanno determinati. Questi paesaggi devono essere considerati in modo speciale, grazie alle loro qualità per gli aspetti geomorfologici, agro-biologici e visuali: caratteristiche queste che li fanno apprezzare come patrimonio dell’umanità e come eredità non rinnovabile. In particolare lo sviluppo e/o il desviluppo dell’economia rurale in genere e un uso del suolo che produce un insediamento disordinato e diffuso nella campagna sono le cause dei processi dell’evanescenza dei loro caratteri originali. Per questo una delle responsabilità più importanti nei confronti dei paesaggi bioculturali è il controllo e la valutazione preventiva delle tendenze dell’uso del suolo futuro, al fine di fornire un’opportuna assicurazione della compatibilità delle trasformazioni o, se del caso, per valutare preventivamente la loro improduttività o dannosità. 2.- IL CONTESTO TERRITORIALE

Si rileva, prioritariamente, come le peculiarità di origine naturale e antropica che contraddistinguono lo spazio di Casole d’Elsa non possano essere considerate come entità isolate, ma vadano intese come una sola “grande architettura territoriale” all’interno di un paesaggio particolarmente articolato. D’altra parte il concetto di paesaggio è fondato sulla complessità e sulla trasformazione continua degli elementi che lo compongono, e di questa complessità e dinamicità si dovrà tenere conto nel tracciare una strategia che punti alla stabilità e allo stesso tempo consenta possibilità di sviluppo. Una seconda considerazione riguarda il fatto che l’ambiente naturale di Casole d’Elsa, insieme al paesaggio agro forestale, senza dimenticare la struttura insediativa, rappresentano un

contesto non isolato e concluso in sé stesso, ma correlato ad una realtà percorsa da tensioni e pressioni di varia natura e intensità. Casole d’Elsa trae quindi importanza, ma anche fragilità, in termini di conservazione e di valorizzazione, dai rapporti che ha instaurato o che verrà ad instaurare con essa. Il territorio oggetto dello studio si colloca quindi all’interno di un sistema di relazioni diversificato e complesso in quanto riflette valori e di esigenze interne (intrinseche allo spazio di pertinenza), ed esterne (legate ad uno spazio ben più ampio, identificabile nella rete di aree naturali protette di cui il Comune fa parte), difficilmente tra loro separabili. Tenere conto di questa particolare situazione costituisce la premessa per tracciare un sistema di scelte che tenda alla sostenibilità complessiva dell’ambiente e non produca il depauperamento delle sue singole componenti. Ma come trasformare la ricchezza di questo straordinario contesto, leggibile anche in termini di vincoli e condizionamenti, in uno spazio di risorse? Ciò è possibile – sulla base delle esperienze compiute in questo settore - operando in due direzioni : • In primo luogo perseguendo un’integrazione di valori, ovvero realizzando una più stretta correlazione tra

l’economia dell’uomo e l’ecologia, intesa come economia della natura, e dando la giusta evidenza al carattere ambientale delle scelte economico-territoriali e urbanistico-localizzative6.

• In secondo luogo stabilendo modalità e regole per coniugare il binomio conservazione/trasformazione

del patrimonio disponibile e fornire risposte a domande qualitative nuove provenienti dall’interno (residenti) e dall’esterno (visitatori, turisti).

6 A tale proposito lo studio fornirà contributi specifici utilizzando i metodi dell’ecologia del paesaggio e della pianificazione paesistica e ambientale. Particolare attenzione verrà dedicata alla individuazione dei caratteri del paesaggio agro forestale e della vegetazione intesa come sistema connettivo e alla determinazione di politiche, regole, strumentazioni suggerite.

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 13

3.- IL SISTEMA DEGLI OBIETTIVI Lo studio intende fornire un contributo alla definizione degli ambiti di pianificazione strategica e delle politiche del paesaggio del comune di Casole d’Elsa e, allo stesso tempo, effettuare un controllo e monitoraggio dei contenuti del Progetto “Mensano” che si propone lo sfruttamento dell’energia elettrica a bassa entalpia7, non solo in vista del suo necessario adeguamento alle previsioni e ai disposti normativi regionali vigenti, ma anche in rapporto delle generali prospettive di sviluppo compatibile del territorio considerato. Per il raggiungimento di queste finalità, e in coerenza con quanto affermato ai punti precedenti, viene qui di seguito elencato il sistema degli obiettivi dello studio. OBIETTIVO 1 - CONTRIBUIRE AL RECUPERO DI UNA VISIONE OLISTICA DEI RAPPORTI TRA ECOSISTEMA NATURALE, AGROECOSISTEMA E SISTEMA INSEDIATIVO. Verranno indagate le condizioni di stato e, successivamente valutati gli aspetti di qualità, vulnerabilità e trasformabilità dei sistemi naturalistico, agronomico e insediativo e le loro interazioni reciproche, sia in essere che potenzialmente funzionali all’uso ottimale del territorio. OBIETTIVO 2.- CONTRIBUIRE ALLA DEFINIZIONE DI POLITICHE DEL TERRITORIO COMPATIBILI CON LE DIFFERENTI CARATTERISTICHE STRUTTURALI, FUNZIONALI E PERCETTIVE DELL’ECOMOSAICO E DELLA STRUTTURA DELL’EDIFICATO E CON LA DISPONIBILITÀ ALL’INNOVAZIONE DELLE DIVERSE TESSERE. Le unità di paesaggio, sottosistemi diversamente caratterizzati sotto il profilo ambientale e insediativo e al loro interno unitari individuati nella fase analitica dello studio, saranno aggregate come classi da interpretare come ambiti di pianificazione strategica. Per ciascuna classe verranno definiti gli obiettivi di qualità paesistica e proposte linee di intervento, tenuto conto che uno dei requisiti della sostenibilità è costituito dall’integrazione delle politiche. OBIETTIVO 3 - CONTRIBUIRE A DETERMINARE LE OPZIONI PRIORITARIE CAPACI DI CONDURRE IL TERRITORIO A NUOVE SOGLIE DI QUALITÀ. Sulla base dei punti di forza e dei punti di debolezza, delle opportunità e dei rischi rilevati, verrà tracciato uno schema preliminare dei “requisiti di qualità” del territorio di Casole d’Elsa entro le tre categorie della tutela, del recupero e dello sviluppo sostenibile. La prima categoria sarà specificatamente messa confronto con le possibili azioni derivanti dal progetto di ricerca geotermica “Mensano”. OBIETTIVO 4 - CONTRIBUIRE ALL’INDIVIDUAZIONE DI INI ZIATIVE MIRATE ALL’INSTAURAZIONE DI POSSIBILI NUOVI RAPPORTI TRA LE ESIGENZE DELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA E QUELLE DELL’AMBIENTE. Verranno avanzate idee-proposta in settori specifici (ecoturismo, multifunzionalità dello spazio rurale, ecc.) dettagliandone gli obiettivi, le dimensioni qualitative e quantitative, i possibili soggetti attuatori, i risultati attesi. In particolare sarà valutata l’ipotesi di sfruttamento dell’energia geotermica a bassa entalpia. L’analisi paesaggistica, dopo aver dimostrato e descritto il livello di preziosità del contesto (valore intrinseco del paesaggio), potrà anche distinguere le aree in cui lo sfruttamento della risorsa ai fini energetici potrebbe anche lasciare indifferenti, data la presenza a pelle di leopardo, sul territorio di indagine, di numerose e vaste aree di insediamento industriale, magazzini, ecc. Ma l’individuazione delle “aree gioiello”, non solo da tutelare a priori rispetto a questo processo di snaturamento complessivo, ma da prendere in considerazione per proporre aree naturali protette o parchi, sarà l’argomento conclusivo dello studio, ponendo le basi per una difesa non procedurale ma sostanziale, proprio perché riferita direttamente alle attività economiche presenti, peraltro responsabili da secoli della gestione e presidio dei luoghi.

7 Non è certo che il programma sia esclusivamente a bassa entalpia, come vedremo meglio nei paragrafi successivi.

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4.- LA LOGISTICA E IL METODO Il metodo di lavoro che si intende adottare, sintetizzato nel diagramma accluso, si fonda sull’applicazione delle discipline afferenti le componenti abiotiche, biotiche, antropiche e culturali del territorio e dell'ambiente, considerate nella loro contiguità relazionale e nelle interazioni reciproche, e di quelle attinenti il controllo dell’uso del territorio. Il percorso progettuale comprende:

� la ricostruzione dello stato dell’ambiente e la individuazione delle unità di paesaggio aggregate in classi quali unità pre-normative;

� l’interpretazione del sistema insediativo e dell’armatura a rete in relazione al piani e programmi vigenti e previsti;

� la valutazione della rilevanza e della fragilità del territorio; � la selezione dei fattori chiave dello sviluppo durevole gestito direttamente dalle popolazioni; � la stesura di criteri e di linee quale contributo alla definizione dei principi e delle decisioni

non negoziabili e alla indicazione delle invarianti ambientali e paesistiche del territorio, insieme agli obiettivi e standard di qualità, tutela e trasformazione delle diverse parti.

4.1.- RISORSE E AMBIENTE

Verranno in primo luogo indagati i principali fattori costituenti l'ecologia del paesaggio del territorio considerato, che sono caratterizzati da elementi fisico-ambientali ben precisi, sui quali devono essere raccolti e valutati alcuni dati di base, fra cui: • il movimento altimetrico (altimetria, pendenze); • l'idrologia (acque di superficie e di falda, drenaggi, difficoltà di percolazione, difesa delle acque

termominerali, ecc.);

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• la vegetazione e l'uso del suolo (aree a vegetazione naturale, aree agricole, zone abbandonate e degradate, ecc.);

• le caratteristiche intrinseche dell'insediamento concentrato e sparso (fasi di accrescimento, emergenze, semiologia, reti di trasporto, aree problematiche), da cui si possono isolare i detrattori, o elementi patologici presenti, sia di tipo puntuale che diffuso.

A seguito delle elaborazioni analitiche svolte, si potrà procedere al riconoscimento delle varie tessere del "mosaico" in cui il territorio può essere suddiviso dal punto di vista ecologico. Il punto di riferimento è la costruzione della carta degli ambiti territoriali omogenei, ovvero le unità di paesaggio precedentemente citate, che costituiscono vere e proprie sub-aree su cui le politiche ambientali debbono essere diversamente caratterizzate.

Ogni sub-area risulta infatti indagata nel suo funzionamento, in quanto determinata e diversamente caratterizzata sotto il profilo ambientale, e questa diversità può essere misurata in termini quali-quantitativi mediante il supporto dell'ecologia del paesaggio. In altre parole, per ogni zona omogenea é possibile diagnosticare i problemi e conseguentemente predisporre idonee terapie d'intervento, così come é possibile predisporre un progetto di conservazione dei valori esistenti (le aree di pregio) mediante il loro recupero e la loro salvaguardia. In ogni caso, le scelte si basano su giudizi di valore espressi sulle diverse identità/caratteristiche dei soggetti ambientali esistenti. La disponibilità di queste conoscenze permetterà la precisazione di dettaglio delle prescrizioni più opportune per le singole sottozone del territorio extraurbano, da considerare ambiti di pianificazione strategica e da suggerire alle amministrazioni competenti per una congrua politica di governo delle risorse del territorio.

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4.2.- INDIRIZZI PER LE POLITICHE DEL TERRITORIO 4.2.1.- PROCESSO VALUTATIVO La considerazione integrata delle risultanze delle analisi diagnostiche, dei riferimenti normativi e delle iniziative in corso o previste, consentiranno di aprire un processo di valutazione delle componenti paesistico-ambientali e insediative del contesto di riferimento. Permetteranno altresì di elaborare una o più opzioni quadro che potranno costituire il principale parametro di riferimento degli indirizzi futuri di politica territoriale. In particolare, tali opzioni troveranno un riscontro negli elaborati grafici e negli schemi a matrice relativi alla valutazione: • della qualità paesistica per macro unità di paesaggio, definita sulla base della rilevanza, vulnerabilità e

dei principali fattori di rischio • per contesti territoriali strutturalmente diversificati dei punti di forza, dei punti di debolezza e delle

opportunità. 4.2.2 – IL SISTEMA DEI REQUISITI DI QUALITÀ Nel definire il quadro propositivo delle diverse opzioni praticabili dalla pianificazione verranno messi in luce i processi ritenuti più idonei a condurre il territorio di Casole d’Elsa a nuove soglie di qualità ambientale, paesaggistica e insediativa, tenuto conto dei seguenti criteri base: • Valorizzazione dell’identità unitaria del territorio pure nella varietà fisica, storica e percettiva delle sue

componenti • Integrazione funzionale e relazionale tra ambiti diversi • Attualizzazione del patrimonio naturale e culturale in modo compatibile con la sua conservazione e

“messa in rete” delle risorse disponibili • Riconversione in positivo dei danni arrecati, o potenzialmente arrecabili all’ambiente, attraverso la

creazione di valore aggiunto ambientale. Le modalità con cui tali criteri possono tradursi in attività e iniziative, direttamente legate alle differenti destinazioni di zona - ovvero agli ambiti di pianificazione strategica - e agli indirizzi normativi volta a volta suggeriti, costituisce il sistema dei requisiti di qualità articolato nei seguenti regimi, comunque trasversali: • regime di conservazione e tutela

seleziona le modalità attraverso le quali si può operare il mantenimento o il restauro/ripristino delle caratteristiche costitutive del sistema ambientale e insediativo; seleziona altresì gli interventi e processi di trasformazione da considerare incompatibili;

• regime di recupero focalizza le modalità attraverso le quali si può operare la messa a norma delle parti degradate del territorio;

• regime di sviluppo e/o di nuovo impianto determina le modalità attraverso le quali si possono prevedere ampliamenti e nuove parti dei sistemi insediativi e relazionali, previa verifica di compatibilità.

La definizione degli ambiti di pianificazione strategica e dei criteri normativi entro i diversi regimi di intervento verrà commisurata alle previsioni del PIT e Piano Paesistico della Regione Toscana, del PTC della Provincia di Siena e del Piano Strutturale vigente a Casole d’Elsa sia su base cartografica che normativa, al fine di verificarne gli elementi di convergenza e /o di eventuale contrasto. 5.- FASI ED ELABORATI 5.1.- FASE ANALITICO-DIAGNOSTICA Cartografia

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Previa raccolta delle carte di base (con particolare riferimento ai tematismo riguardanti gli aspetti geologici, geomorfologici e vegetazionali), verranno prodotte elaborazioni analitico-diagnostiche nella scala unificata più opportuna (1:25.000) che comprendano fra l’altro:

• Semiologia naturale • Uso del suolo • Semiologia antropica • Unità di paesaggio. Verranno altresì svolte le seguenti elaborazioni: - indagine sul grado di frammentazione paesistica al fine di fornire un contributo al superamento degli eventuali processi di disturbo delle componenti biologiche e favorire la connessione tra aree naturali, aree agricole e aree insediate; - approfondimenti conoscitivi mirati sulla strumentazione urbanistica comunale e sulle pianificazioni a valenza paesistica sovraordinate provinciale e regionale (cartografia, schede, normativa).

5.2.- FASE VALUTATIVA E PROPOSITIVA Cartografia Valutazione della qualità paesistica (valore intrinseco), della vulnerabilità e sensibilità del territorio; Valutazione delle potenzialità di riqualificazione ecologica e paesaggistica; Ambiti di pianificazione strategica: politiche di tutela assoluta, interventi di recupero suggeriti, politiche di conservazione attiva;

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Quadro comparativo degli ambiti di pianificazione strategica alle previsioni dei piani urbanistici e territoriali vigenti alle varie scale (PS comunale, PTCP, PIT-PPR) sia su base cartografica che normativa, al fine di verificarne gli elementi di convergenza e /o di eventuale contrasto.

Saranno indicati i principali problemi e delle esigenze consequenziali all’analisi delle soluzioni proposte ai fini delle proposte di tutela attiva e dei relativi criteri di scelta. Verranno specificati tutti gli interventi necessari per l'interruzione degli eventuali fattori di degrado e l'attenuazione dei pericoli che possono essere rilevati a livello territoriale nei diversi campi, segnalati gli interventi di tutela e valorizzazione delle risorse, compresi quelli con specifico riferimento agli interventi del programma di sfruttamento geotermico. 5.3.- FASE DI PARTECIPAZIONE E DIVULGAZIONE Tra gli elementi innovativi che caratterizzano le pratiche contemporanee del controllo dell’uso del suolo (pianificazione territoriale urbanistica, pianificazione del paesaggio), sempre più emerge l’interesse verso forme di partecipazione diretta della cittadinanza al processo decisionale afferente le politiche di gestione e gli interventi di trasformazione del contesto insediativo e paesistico-ambientale. Anche il mondo istituzionale e accademico si esprime da tempo in modo positivo nei confronti dell’apporto che le comunità locali possono dare ai processi di pianificazione, in modo che:

• siano fornite risposte adeguate alle esigenze crescenti e diverse di una società complessa ed in continua evoluzione, caratterizzata da processi di cambiamento e da una accentuata varietà di soggetti e problemi da trattare;

• siano applicati i principi di ecologia urbana e territoriale in vista della creazione di un ambiente di vita il più ricco possibile di natura, di attività, di contatti fra i gruppi, le generazioni e le culture;

• sia assicurato il diritto al godimento del territorio come diritto alla mobilità, alla convivialità, alla tranquillità, alla salubrità e alla sicurezza.

In altri termini, è ormai ampiamente riconosciuto che la sperimentazione di forme di collaborazione - diversificate per ogni specifica realtà territoriale - tra l’amministrazione pubblica da un lato e gli operatori privati, le associazioni amatoriali e le scuole dall’altro, prelude ad una nuova cultura del territorio e dell’ambiente in cui le istituzioni ricevono sollecitazioni, suggerimenti e proposte espressione di reali esperienze, che nascono dalla quotidianità e dai bisogni concreti, e ciò costituisce la migliore garanzia dell’efficacia delle opzioni per determinare l’assetto del paesaggio del futuro. Il contenuto essenziale dello studio proposto consiste nel prefigurare strategie e azioni finalizzate a migliorare l’immagine e le prestazioni del sistema insediativo dell’intero territorio del Comune di Casole d’Elsa in ogni sua tipologia, elevare la qualità

della vita e dei rapporti sociali, riannodare il senso di appartenenza alla comunità, rilanciare il settore turistico, partendo da una delle sue risorse strategiche, ovvero il paesaggio rurale. In altri termini viene proposto un modello di crescita che subordina la possibilità di uno sviluppo durevole e la creazione di vantaggi competitivi alla sostenibilità ambientale e sociale delle scelte e, in particolare, alla messa in valore, direttamente da parte delle comunità insediate, di risorse locali le cui potenzialità sono rimaste sino ad oggi espresse solo in modo parziale entro le opzioni presenti nel vigente Piano Strutturale del Comune8. Questo indirizzo, per la trasformazione che comporta negli atteggiamenti della popolazione nei confronti dell’uso del territorio, necessita di essere condiviso nella sua specificità dai più vasti strati di popolazione. Lo studio ripropone quindi l’apertura di un percorso di urbanistica partecipata come modalità privilegiata di avvicinamento ai bisogni e alle aspettative dei primi destinatari dello strumento urbanistico stesso, quali sono i cittadini residenti e gli operatori di Casole d’Elsa, nonché alla presa di coscienza, da parte loro, nella determinazione e nell’esplicitazione di tali bisogni ed aspettative. Si prevede in particolare la produzione di:

8 Il Piano urbanistico comunale costituisce in Toscana l’ultimo anello di una catena di prescrizioni inerenti il paesaggio, comprendenti il PIT-PPR Toscana e il PTC della Provincia di Siena, di cui più avanti saranno esplorate le prescrizioni.

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a) la presente relazione con il più dettagliato resoconto delle risultanze prodotte, con riferimento ai

metodi tecnico-scientifici impiegati, ma con finalità eminentemente divulgative, disponibile sul sito WEB http://www.casolenostra.org/;

b) sintesi del lavoro svolto in formato Power Point, come file da utilizzare sia in conferenze che nei siti WEB interessati e disponibili (per es. http://www.casolenostra.org/);

c) coinvolgimento istituzionale dell’Università, per es. con il Master in Paesaggistica (http://www.unifi.it/masterpaesaggistica/ ) o con il Dottorato di Progettazione Paesistica (http://www1.unifi.it/drprogettazionepaesistica/ ) di Firenze;

d) presentazione formale a Casole d’Elsa con il coinvolgimento a livello tecnico delle Amministrazioni responsabili: Regione Toscana, Provincia di Siena, Comune di Casole d’Elsa e Soprintendenze ai beni archeologici e ai beni architettonici e paesaggistici.

e) pubblicazioni ed interventi in vari organi di stampa. 6.- IL PAESAGGIO NELLE PREVISIONI DELLA PIANIFICAZI ONE TERRITORIALE LOCALE E SOVRAORDINATA 6.1.- IL PIT-PPR DELLA REGIONE TOSCANA

Il vigente Piano paesistico della Toscana precisa con dovizia di informazioni e di dettagli le politiche che gli strumenti di pianificazione subordinati (PTC provinciali e Piani Strutturali comunali) dovranno seguire per impostare una corretta politica di salvaguardia paesaggistica. Per le tipologie tipiche del territorio di Casole d’Elsa, valgono pertanto le seguenti prescrizioni “Articolo 21 – Il patrimonio “collinare” della Toscana come agenda per l’applicazione dello statuto del territorio toscano. Direttive ai fini della conservazione attiva del suo valore. 1. Gli strumenti della pianificazione territoriale, in osservanza dei dettami della Convenzione europea sul paesaggio (ratificata con legge 9 gennaio 2006, n. 14) e nel rispetto della normativa nazionale e regionale che ne disciplina la tutela, prevedono interventi di recupero e riqualificazione di beni costituenti il “patrimonio collinare” di cui al comma 2 dell’articolo 20, ovvero interventi di nuova edificazione che

ad esso possano attenere, fatto salvo quanto previsto ai successivi commi 8 e 9, alle seguenti condizioni: a) la verifica pregiudiziale della funzionalità strategica degli interventi sotto i profili paesistico, ambientale, culturale, economico e sociale e – preventivamente – mediante l’accertamento della soddisfazione contestuale dei requisiti di cui alla lettere successive del presente comma9; b) la verifica dell’efficacia di lungo periodo degli interventi proposti sia per gli effetti innovativi e conservativi che con essi si intendono produrre e armonizzare e sia per gli effetti che si intendono evitare in conseguenza o in relazione all’attivazione dei medesimi interventi; c) la verifica concernente la congruità funzionale degli interventi medesimi alle finalità contemplate nella formulazione e nella argomentazione dei “metaobiettivi” di cui ai paragrafi 6.3.1 e 6.3.2 del Documento di Piano del presente PIT; d) la verifica relativa alla coerenza delle finalità degli argomenti e degli obiettivi di cui si avvale la formulazione propositiva di detti interventi per motivare la loro attivazione, rispetto alle finalità, agli argomenti e agli obiettivi che i sistemi funzionali - come definiti nel paragrafo 7 del Documento di Piano del presente PIT - adottano per motivare le strategie di quest’ultimo;

9 N.B.: Le zone campite nel testo sono a cura dei redattori del presente rapporto e intendono mettere in evidenza la pertinenza di questi specifici passaggi del PIT-PPR regionale con la realtà territoriale del paesaggio rurale di Casole d’Elsa.

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e) la verifica della congruità degli interventi in parola ai fini della promozione o del consolidamento di attività economicamente, socialmente e culturalmente innovative rispetto all’insieme di opportunità imprenditoriali, lavorative, conoscitive e formative che l’economia e la società toscane possono offrire, con particolare riferimento allo sviluppo della ricerca scientifica e delle applicazioni tecnologiche nelle attività agrosilvo- pastorali; f) la verifica in ordine alla rispondenza di detti interventi alle esigenze o alle opportunità di integrazione o razionalizzazione o adeguamento organizzativo o tecnologico di produzioni di beni e servizi o di modernizzazione di filiere o reti imprenditoriali o distrettuali di area vasta e delle funzioni che vi sono associate. 2. Le aspettative e le conseguenti iniziative di valorizzazione finanziaria nel mercato immobiliare dei beni costituenti il “patrimonio collinare”, nell’accezione di cui all’articolo 20, comma 2, sono comunque disincentivate dagli strumenti della pianificazione territoriale, così da tutelare il valore paesistico e ambientale dello stesso territorio toscano e il contributo funzionale ed estetico che i singoli beni ed ambiti territoriali che lo compongono conferiscono alla sua riconoscibilità e alla sua attrattività. 3. La tutela e la persistenza della qualità del patrimonio paesaggistico, considerata nella consistenza materiale e formale e nella integrità e fruibilità delle sue risorse storiche, culturali e ambientali, è in ogni caso assunta come criterio costitutivo della progettazione e come postulato dei canoni funzionali ed estetici della stessa. 4. La soddisfazione del criterio progettuale di cui al comma precedente deve contestualmente contemplare tipologie progettuali recanti le più avanzate ed affidabili tecnologie realizzative, impiantistiche e gestionali a difesa della qualità del suolo, della sua struttura geomorfologica e della vitalità e fruibilità delle sue risorse, così come a tutela della salubrità dell’aria e della salute umana, e a sostegno della rinnovabilità e dell’uso più parsimonioso ed efficiente delle fonti energetiche e delle risorse idriche superficiali e sotterranee e della loro preesistente disponibilità quantitativa e qualitativa nei singoli ambiti territoriali interessati. 5. E’ compito della Regione promuovere l’adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio alle direttive di cui al presente articolo e sovraintendere alla congruità delle conseguenti determinazioni nell’esercizio delle competenze proprie e di quelle degli enti interessati. 6. La Regione promuove altresì le intese e gli accordi necessari affinché strumenti della pianificazione territoriale e atti di governo del territorio - qualora gli interventi di cui al comma 1 risultino ammissibili ai sensi del presente articolo - prevedano misure perequative per dislocare la loro realizzazione in aree diverse da quelle di maggior pregio o di maggiore fragilità paesistica e ambientale. 7. Nelle aree di cui all’articolo 20 sono comunque da evitare le tipologie insediative riferibili alle lottizzazioni a scopo edificatorio destinate alla residenza urbana. 8. Nelle more degli adeguamenti dei Piani strutturali ai fini dell’assunzione nei medesimi di una disciplina diretta ad impedire usi impropri o contrari al valore identitario del patrimonio collinare di cui al comma 2 dell’articolo 20, sono da consentire, fatte salve ulteriori limitazioni stabilite dagli strumenti della pianificazione territoriale o dagli atti del governo del territorio, solo interventi di manutenzione, restauro e risanamento conservativo, nonché di ristrutturazione edilizia senza cambiamento di destinazione d’uso, né parcellizzazioni delle unità immobiliari in grado di configurare comunque tali mutamenti sul piano sostanziale. 9. Sono altresì da consentire gli interventi funzionali all’esercizio dell’attività delle aziende agricole se e in quanto direttamente serventi ai relativi processi produttivi ai sensi e nei limiti di cui al comma 2 dell’articolo 39 l.r. 1/2005.

Articolo 22 – Il patrimonio “collinare” della Toscana come agenda per l’applicazione dello statuto del territorio toscano. Direttive ai fini della conservazione attiva delle risorse agroambientali e di quelle paesaggistiche, oltre che sociali ed economiche, della Toscana rurale.

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1. Nel rispetto delle direttive di cui al presente articolo, gli strumenti della pianificazione territoriale assumono il territorio rurale, nella dinamica evolutiva delle sue componenti colturali e naturalistiche, quale fattore essenziale dei paesaggi toscani unitamente alle attività agricole che ne utilizzano le risorse. 2. La tutela del patrimonio collinare presuppone che, nell’ambito degli strumenti di pianificazione, sia limitato al massimo il fenomeno della sottrazione di suolo agroforestale per altre finalità. 3. Le risorse agroambientali del territorio rurale toscano comprendono in particolare: a) i terreni caratterizzati dalla presenza di colture di pregio paesistico e imprenditoriale e quelli utilizzati per l’attività del vivaismo agricolo; b) i terreni che presentano un'elevata potenzialità d'uso agricolo per le loro caratteristiche morfologiche, pedologiche, di posizione geografica; c) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici; d) i terreni con particolari sistemazioni agrarie significative ai fini della conservazione del suolo, quali i terrazzamenti ed i ciglionamenti; e) i terreni soggetti a bonifica idraulica; f) gli schemi irrigui che corrispondono ai terreni serviti da impianti di distribuzione di acque irrigue consortili già realizzati o di prossima realizzazione; g) i siti d'invaso esistenti o quelli di potenziale realizzazione in forza di una positiva valutazione di fattibilità tecnica; h) i boschi e le foreste; i) la vegetazione non boschiva, con particolare riferimento alle piante forestali non ricomprese nei boschi di cui all'articolo 55 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale 8 agosto 2003, n. 48/R (Regolamento Forestale della Toscana). 4. La Regione, le province e i comuni, nell’ambito delle rispettive competenze e in cooperazione con le comunità montane, i consorzi di bonifica e le autorità di bacino, promuovono la corretta gestione dei beni di cui al comma 2 ed in tal senso , anche utilizzando le specifiche risorse disponibili a sostegno delle attività agricole, contribuiscono: a) a tutelare e valorizzare i territori rurali secondo la loro specifica caratterizzazione agraria e paesaggistica; b) a sostenere le colture agrarie e le attività forestali sostenibili quali elementi che contribuiscono al valore del paesaggio rurale; c) a contenere e prevenire l'erosione del territorio toscano e a ridurre i rischi di esondazione e di incendio; d) a garantire adeguati livelli di irrigazione attraverso modalità alternative al prelievo sotterraneo che contribuiscano a salvaguardare le falde da eccessivi emungimenti e da fenomeni di degrado (quali la salinizzazione); e) a contribuire a mantenere un alto livello di biodiversità; f) a favorire una corretta regimazione delle acque; g) a promuovere e incentivare pratiche colturali finalizzate al mantenimento dei terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali con riferimento alle modalità individuate in applicazione del reg. (CE) 1782/03; h) a favorire e sostenere l’uso e la produzione di energie rinnovabili, in particolare da biomasse agricole e forestali prodotte localmente. 5. In riferimento alla fattispecie di cui al comma 3, lettera i), la pianificazione provinciale definisce criteri e indirizzi per l’individuazione delle piante isolate o di altre formazioni quali siepi e filari, ai sensi dell’articolo 55, comma 2 della legge regionale 21 marzo 2000, n. 39 (Legge forestale della Toscana) alle quali si applicano le disposizioni dell’articolo 56 del regolamento di cui al decreto del Presidente della Giunta regionale 48/R del 2003; 6. Gli strumenti della pianificazione territoriale e gli atti del governo del territorio considerano il territorio rurale, nella dinamica evolutiva delle sue componenti colturali e naturalistiche, elemento imprescindibile di connessione ambientale e paesaggistica e, come tale, non suscettibile di trasformazioni urbanistiche che ne sminuiscano la rilevanza e la funzionalità sistemica. 7. Ai fini di cui al comma 4 gli strumenti della pianificazione territoriale nell’individuazione del proprio territorio rurale, a) includono i nuclei e gli insediamenti minori, b) tutelano l’impianto morfologico ed

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edilizio originario e la relazione visuale dei nuclei e degli insediamenti minori con il contesto rurale in cui essi si collocano; c) dettano criteri per orientare la eventuali trasformazioni dei nuclei e degli insediamenti minori secondo principi insediativi consolidati e coerenti con il paesaggio rurale di cui sono parte.”

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Si deve notare che le predenti individuazioni tipologiche e le prescrizioni riservate alle parti del territorio di Casole d’Elsa sottoposte a vincolo paesaggistico per D.M. potrebbero afferire senza alcuna differenza anche alle altre parti del territorio Comunale sottoposte a vincolo paesaggistico a seguito delle prescrizioni della legge 431/85 (Galasso), di cui la Tav. 9 del presente Studio fornisce un dettagliato resoconto. Si nota in particolare che dal punto di vista operativo, sia le aree vincolate di cui ai D.M. citati sia tutte quelle coperte dalla legge 431/85 sono sottoposte allo stesso regine di salvaguardia del Codice Urbani, con obbligo di redazione delle Relazione Paesaggistica di cui al DPCM 12.12.2005, nel caso si intraprenda una qualsiasi trasformazione ambientale. Sembrerebbe particolarmente opportuno, pertanto, che a questa procedura debbano essere sottoposti tutti gli interventi di cui al programma di utilizzazione dell’energia geotermica “Mensano” della Magma Energy Italia Srl anche indipendentemente dalle prescrizioni di cui al paragrafo che segue, dato che qualunque localizzazione venga prescelta, essa avrà ricadute dirette o indirette sulle aree vincolate. 6.2.- IL PTC DELLA PROVINCIA DI SIENA Il P.T.C. della Provincia propone numerosi ed importanti approfondimenti sulle condizioni di stato del territorio comunale allo studio. Si indica a livello generale quanto segue:

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E inoltre il PTC della Provincia di Siena si propone:

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A questi propositi il PTC della Provincia di Siena fa seguire le seguenti specificazioni normative, di cui all’art. 13.4 della “Disciplina”:

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L’unità di paesaggio di cui l’area a nord del territorio di Casole d’Elsa è evidenziata in questa carta, in scala 1:50.00010, mentre la tavola successiva riassume lo stato dei vincoli territoriali in essere:

10 La TAV. 1 del presente Studio, qui non riprodotta, riunifica in un’unica cartografia gli aspetti geomorfologici del paesaggio di Casole d’Elsa proposti dal PTCP.

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E’ interessante notare che il precedente PTC della Provincia di Siena (2000) aveva identificato le tipologie paesaggistiche del nostro territorio secondo i modelli di cui agli ELABORATI CARTOGRAFICI QC PAES QC11 - Forme e caratteri dei paesaggi senesi e QC PAES E03/E16 - Emergenze del paesaggio agrario, che costituiscono un utile riferimento alle finalità del presente lavoro, con particolare riguardo all’obiettivo di identificare le unità di paesaggio e il loro specifico valore intrinseco. Si nota, in particolare, l’unitarietà che contraddistingue l’area posta a sud (definita paesaggio dei seminativi con appoderamento rado e riferita al “caposaldo” di Monteguidi) e che è tutt’una con il versante nord che da Radicondoli scende verso il fiume Cecina e i suoi affluenti. Si tratta di una tessera particolarmente significativa del territorio, che viene in questa lettura distinta dal paesaggio del bosco posto nel suo immediato nord, ma dove – come vedremo – il bosco è costituito da un un mosaico complesso, ma sempre riferito ad un tessuto continuo di seminativi e prati-pascoli.

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Dunque, secondo la vigente normativa del PTC della Provincia di Siena, soprattutto se si programmi l’installazione di centrali geotermiche la cui finalità travalichi “l’autosufficienza” dell’assetto insediativo locale, è compito del Piano Strutturale di livello comunale “distinguere” questa modalità dalle altre, evidentemente dotandosi di opportuni criteri per indicare a livello territoriale le localizzazioni più adatte agli impianti tecnologici, essendo palese che una centrale geotermica è sicuramente incompatibile, per es., con un’area archeologica o un centro storico o un’area boscata. Ne consegue che il programma “Mensano” della Magma Energy Italia Srl, a cui questo studio è dedicato, avrà l’obbligo di tener conto, oltre che delle caratteristiche proprie del giacimento geotermico presente nel sottosuolo, anche delle caratteristiche peculiari dei soprassuoli e in particolare di quelle che determinano forme di uso e gestione delle risorse ambientali da dichiarare incompatibili a priori con qualsiasi modalità di sfruttamento geotermico. Come vedremo meglio nel seguente capitolo, il vigente Piano Strutturale del Comune di Casole d’Elsa contiene specifiche previsioni di questa natura e quindi, nel caso improbabile in cui si prevedesse che le aree per contenere le centrali geotermiche fossero dislocate al di fuori delle zone già oggi specificatamente previste all’insediamento di natura industriale, si avrà comunque necessità di proporre idonee varianti al P.S., evidentemente da riferire ad un’analisi diagnostica condivisa delle diverse caratteristiche del paesaggio, a cui peraltro il presente lavoro intende fornire uno specifico contributo. Come argomento particolarmente significativo alle finalità del nostro studio, è opportuno citare anche il passaggio seguente del PTC, in quanto esprime una prevalenza dell’interesse conservazionale del paesaggio rispetto alle possibilità di trasformazione dovuta alla presenza di attività estrattive della geotermia.

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(…….) 7.- IL PAESAGGIO NEL PIANO STRUTTURALE VIGENTE A CA SOLE D’ELSA 7.1.- SISTEMI TERRITORIALI Il Piano Strutturale organizza il territorio comunale in “indirizzi operativi”, “sistemi” e “statuto”. Dal punto di vista normativo, l’ambito territoriale a caratteristiche non urbane è organizzato come segue:

Ne conseguono norme di dettaglio, come segue:

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N.B: In queste aree sembrerebbe pertanto decisamente non previsto e pertanto da escludere un impiego delle risorse geotermiche da parte di centrali per la produzione di energia elettrica, dato che esso risulterebbe in netto contrasto con le risorse, le finalità e gli obiettivi specifici di detti comparti.

Pertanto, anche in queste aree sembrerebbe non previsto e quindi escluso un impiego delle risorse geotermiche, dato che esso risulterebbe in netto contrasto con le risorse, le finalità e gli obiettivi specifici di detti comparti, soprattutto se la produzione fosse finalizzata non a consumi locali, ma al mercato energetico sovralocale. Analoga annotazione può essere riferita ai sistemi a rete, ovvero “I corridoi di naturalità” del sottosistema V3 (di cui all’art. 37) e “La maglia ecologica” del sottosistema V4 (di cui all’art. 38). Invece la produzione di energia da fonti rinnovabili risulta specificatamente ammessa e prevista entro il “sistema della produzione” di cui all’Art. 51, mentre l’Art. 55 afferma senza mezzi termini:

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Tale impostazione appare confermata dal Rapporto ambientale della VAS11 che accompagna ed integra il Piano Strutturale e che a pag. 6 precisa:

Sembrerebbe dunque che “le aree nelle quali non viene ammessa l’installazione di impianti di tipo produttivo” fossero quelle precedentemente individuate e che tutto all’occorrenza il problema fosse da affrontare in modo coordinato entro un accordo di programma condiviso fra Comuni e Provincia di Siena che viene definito “in corso di definizione” e che deve essere attento al territorio rurale.

11 Comune di Casole d’Elsa, novembre 2010.

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Non a caso, e a conferma di quanto sopra, lo stesso Rapporto Ambientale rassicura in modo esplicito a pag. 10 che le previsioni del Piano Strutturale hanno un preciso e rassicurante intendimento nei confronti degli impianti di energia rinnovabile, soprattutto a riguardo della tutela del patrimonio collinare e del contesto rurale presente.

Quanto visto viene ulteriormente confermato nelle matrici di valutazione degli effetti del Piano Strutturale, sempre all’interno del Rapporto Ambientale (che in questa sede si ritengono costruite per il loro fine dichiarato e non come appendice meramente giustificativa delle scelte urbanistiche), come segue:

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Ma specificazioni ancor più dettagliate (per quanto irrimediabilmente generiche, non avendo un riferimento diretto con l’analisi e la diagnosi paesaggistica e ambientale del territorio), vengono introdotte nell’apposito capitolo del Rapporto Ambientale a pag. 92 e seguenti, dedicato in modo esplicito ai “Criteri relativamente agli impianti di energia rinnovabile”.

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Il Rapporto Ambientale rinvia inoltre alle norme del Regolamento Urbanistico del Comune di Casole d’Elsa riguardanti le risorse “acqua”, “aria”, “suolo e sottosuolo”, “ecosistema della fauna e della flora”, “energia”, “paesaggio”. Per questo tornano utili le seguenti citazioni.

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Gran belle parole, in verità, ma come sarà possibile rafforzare “le componenti paesistiche, costituite da strutture caratteristiche della campagna…” se nessuno si è preso carico di identificarle e di descriverle a priori nella loro vera natura, struttura e modalità di riproduzione ? Ovvero: si tratta di salvare qualche albero isolato qua o là, o piuttosto ci stiamo occupando di un tutto organico e complessivo, in cui quell’albero isolato è solo un episodio fra mille ? E’ vero che la Relazione parla di “protezione nel complesso” e più avanti addirittura di “integrità del valore percettivo e delle visuali”, ma risulta agli atti che nessun documento entro il territorio di Casole d’Elsa ha mai descritto e definito in modo dettagliato, condiviso e sistemico le cose di cui si parla, neppure per i paesaggi protetti ope legis, che per la verità non hanno alcun obbligo di coincidere con quelli di maggior valore, e per questo appare perfino difficile inserirli in un elenco di priorità.

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Va notato in questo caso che gran parte del territorio del Comune di Casole d’Elsa, coincidente in buona misura con lo spazio precedentemente definito “serbatoio di ruralità”, viene classificato come area di “solo mantenimento”, per le quali si ha la preoccupazione di prescrivere la dettagliata normativa acclusa, che mentre si preoccupa perfino degli interventi di dendrochirurgia, di concimazione e di potatura degli alberi, non spende una sola parola nei confronti della possibilità che alcune di queste aree possano essere eventualmente interessate dalla captazione delle risorse geominerarie e ancor meno che possano addirittura accogliere centrali geotermiche. Da un punto di vista urbanistico, pertanto, resta confermata la configurazione dello spazio rurale come invariante di sistema, ancorchè esso non sia indicato – giustamente – alla pari delle aree di conservazione, le cui finalità riguardano non solo il paesaggio in generale, ma aspetti propriamente di interesse naturalistico.

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Tuttavia, si deve notare il permanere di una costante ambiguità quando si passa dal Piano Strutturale al Regolamento Urbanistico vero e proprio del Comune di Casole d’Elsa. Infatti le Norme tecniche di attuazione del Regolamento Urbanistico sanciscono quanto segue: “Art. 7bis Criteri relativi ad impianti di energia rinnovabile

1. Secondo il D.lgs 387/2003 (Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili) la costruzione di impianti da fonti energetiche rinnovabili non comporta variazioni della destinazione urbanistica dei terreni agricoli classificati dai vigenti strumenti urbanistici. 2. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto: a) - delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla

valorizzazione delle tradizioni agro-alimentari locali, alla tutela della biodiversità, alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio rurale;

b) - della coerenza con gli obiettivi di qualità contemplati nelle "Schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualita" del PIT regionale, relative agli Ambiti 31 "Valdelsa" e 33B "Montagnola Senese e Valli del Merse";

c) - di eventuali prescrizioni del PTC provinciale.

3. In coerenza con il PIT regionale l'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici dovrà essere realizzata come segue: a) - negli insediamenti e nei complessi edilizi di valore storico e paesaggistico comprendendo

anche quelle parti con uno stretto rapporto visivo e di continuità con i centri storici, l'installazione dovrà essere integrata nella copertura degli edifici adottando soluzioni tecniche e progettuali tali da rendere minimo l'impatto visivo unitamente al conseguimento della maggiore efficienza energetica;

b) - negli insediamenti e nei complessi edilizi diversi, appartenenti a tessuti più recenti, l'installazione efficienza energetica, assicurino, comunque, una soluzione architettonica

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STUDIO FINALIZZATO ALLA VERIFICA DI COMPATIBILITÀ D EL PROGRAMMA DI SFRUTTAMENTO DELL’ENERGIA GEOTERMICA “MENSANO” – pag. 51

ottimale;

c) - qualora l'installazione sia prevista a terra, entro i limiti di potenza consentiti per usufruire dello

scambio sul posto, come definiti dalla normativa vigente in materia, dovranno essere adottate

soluzioni progettuali atte a garantire un corretto inserimento paesaggistico prevedendo soluzioni in

grado di armonizzarne l'impatto visivo, anche in considerazione di eventuali valori storici e

architettonici presenti nel contesto circostante.

4. Fermo restando quanto disposto dalla vigente disciplina in materia di energia in ordine alle attività libere ed ai titoli abilitativi, l'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici dovrà essere realizzata secondo i seguenti criteri:

- comunque, garantire il minimo impatto visivo adeguandosi ai caratteri architettonici degli edifici e/o

morfologici e paesistici dell'area;

- nelle nuove edificazioni gli impianti dovranno essere integrati e coerenti con il progetto complessivo

dell'edificio e, se realizzati sulla copertura, integrati alla copertura in modo strutturale;

- come copertura di pensiline per posti auto;

- come integrazione di strutture di arredo urbano;

- in aree industriali e artigianali.

5. Per l'installazione a terra di impianti solari termici e fotovoltaici di tipo produttivo dovranno essere privilegiati:

a) - i siti degradati o bonificati;

b) - le zone a destinazione produttiva;

c) - le zone individuate ad hoc dall'Amministrazione comunale per impianti pubblici da convenzionare per

quote con i privati interessati anche in funzione di salvaguardare i centri storici e le aree soggette a

vincolo ai sensi del 42/2004.

6. L'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici può essere realizzata nel territorio rurale ovvero nelle zone a prevalente o esclusiva funzione agricola, ai sensi della L.R. 1/2005, nei seguenti casi.

- in coerenza con gli obiettivi di qualità delle "schede di paesaggio" del PIT regionale nonché con la

disciplina del PIT stesso.

- limitata ai Sottosistemi V1, V2, V4:

1. secondo regole e criteri tesi a minimizzarne l'impatto visivo;

2. privilegiando radure circondate da aree boscate localizzate in maniera da essere visibili

esclusivamente dall'alto;

- è esclusa l'ubicazione (ai sensi dell'art. 34 bis comma 10 del PIT) all'interno degli ambiti di tutela di

monumenti e di centri antichi e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico di cui all'articolo

136 (beni paesaggistici) del Codice dei beni culturali e del paesaggio (D.Lgs. 42/2004);

- è esclusa l'ubicazione all'interno dei Sottosistemi ambientali V3 e V5 nonché nelle Aree di Pertinenza

Paesistica individuate dal PTC della provincia di Siena.

7. L'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici, all'interno di Beni paesaggistici soggetti a tutela (D.Lgs. 42/2004 Montagnola senese - Zone del centro storico di Casole e zone circostanti) fuori dal territorio rurale ovvero nelle zone a prevalente o esclusiva funzione agricola, ai sensi della L.R. 1/2005, deve tenere conto dei criteri che seguono:

a) - è da valutarsi in maniera specifica, in funzione dei relativi dimensionamenti e del valore formale

dell'area di vincolo;

b) - l'eventuale inserimento di impianti eolici deve essere rispettoso degli skyline del territorio e fare salvo

il principio di non perturbazione dello stato tradizionale dei luoghi con valutazioni opportune per le

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eventuali collocazioni anche in zone pianeggianti.

8. Per l'installazione di impianti solari termici e fotovoltaici nel territorio rurale ovvero nelle zone a prevalente o esclusiva funzione agricola, ai sensi della L.R. 1/2005, oltre agli elaborati relativi alla conformazione dell'impianto (planimetrie in scala adeguata, sezioni ambientali, particolari costruttivi, ecc.) dovrà essere predisposta una scheda tecnica di sintesi contenente:

- dati tecnici e dimensionali dell'impianto;

- localizzazione Sistema, Sottosistema e Ambito;

- coerenza con PIT regionale e PTC provinciale;

- aree soggette a tutela ai sensi del 42/2004;

- aree classificate come SIC, SIR ai sensi della L.R. 56/2000.

Norme transitorie: Fino all'approvazione del Piano Energetico Comunale vale quanto indicato dall'art. 167 - Norme transitorie delle presenti N.T.A.” Bisogna osservare in proposito che il Regolamento Urbanistico vigente non prende mai in considerazione in modo specifico gli impianti ad energia geotermica, mentre è invece assai diffuso sulle altre forme di fonti rinnovabili. In particolare, non si pone il problema di quale differenza possa esserci fra centrali geotermiche adibite al solo soddisfacimento dei bisogni locali rispetto ad un numero impegnativo di centrali geotermiche che producano energia adatta al mercato, come risulta manifestamente dal programma denominato “Mensano”.

Si deve notare amche che la citazione del D.lgs 387/2003 si riferisce all’art. 12, che afferma precisamente quanto segue: “Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonche' del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.”

Il rinvio alla L. 5.3.2001 n. 57 comporta di tener conto (Art. 7) la necessità di: “a) promuovere, anche attraverso il metodo della concertazione, il sostegno e lo sviluppo economico e sociale dell'agricoltura, dell'acquacoltura, della pesca e dei sistemi agroalimentari secondo le vocazioni produttive del territorio, individuando i presupposti per l'istituzione di distretti agroalimentari, rurali ed ittici di qualità ed assicurando la tutela delle risorse naturali, della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio agrario e forestale; b) favorire lo sviluppo dell'ambiente rurale e delle risorse marine, privilegiando le iniziative dell'imprenditoria locale, anche con il sostegno della multifunzionalità dell'azienda agricola, di acquacoltura e di pesca, comprese quelle relative alla gestione ed alla tutela ambientale e paesaggistica, anche allo scopo di creare fonti alternative di reddito”.

In conseguenza di quanto sopra bisogna affermare che esistono già oggi dei precisi picchetti alla possibilità di inserire anche una sola centrale geotermica nel territorio a destinazione agricola del Comune di Casole d’Elsa, in quanto le 3 condizioni di cui all’art. 7bis del Regolamento Urbanistico vigente, che sembrano rinviare al caso per caso, trovano in realtà delle verifiche immediate nella natura specifica dei luoghi. Anzi le risultanze del presente Studio – dichiaratamente finalizzato alla precisazione delle disposizioni occorrenti per la tutela delle risorse naturali, della biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio agrario e forestale – saranno in grado di fornire più di una indicazione sulle aree in cui le 3 condizioni di cui sopra possono in tutto o in parte essere soddisfatte, partendo proprio dal valore intrinseco del paesaggio, dalla sua vulnerabilità e soprattutto dalla sua potenzialità non definiti in astratto, ma proposta perecisamente “allo scopo di creare fonti alternative di reddito”.

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8.- CENNI SUL PROCESSO STORICO DI FORMAZIONE DELLA STRUTTURA TERRITORIALE A pag. 3 del presente rapporto è stata riportata una citazione tratta dal Dizionario geografico, fisico storico della Toscana di Emanuele Repetti (1835-1846) e riguardante il centro di Mensano. Non occorrebbe spendere altre parole per trovare analoghe testimonianze di storicità per quanto riguarda il capoluogo o i centri abitati di Pievescola o di Monteguidi. Ma non sono da trascurare le frazioni di Cavallano, il Merlo, La Corsina, Lucciana, Maggiano, Marmoraia, Romena e San Chimento. Non minore significato hanno alcune ville, fra cui occorre citare Villa della Suvera, opera dell'architetto rinascimentale Baldassarre Peruzzi e già dimora del famoso Papa Giulio II° Chigi della Rovere. Com’è noto, i primi statuti comunali di Casole risalgono agli inizi del Duecento, quando passò dall'influenza di Volterra a quella di Firenze, ed in seguito, dopo la battaglia di Montaperti del 1260, a quella di Siena. Ma è noto altresì che la zona era già popolata in età preistorica e vi sono state rinvenute anche tracce molto concrete della civiltà etrusca. Certo la sua storia più importante è legata alle vicende di feudi e castelli, appartenuti a nobili famiglie come quella degli Aldobrandeschi, signori del castello di Monteguidi, e al vescovo di Volterra, proprietario dei castelli di Casole, il più grande e famoso, e Mensano, di cui si è detto. Peraltro, sempre il Repetti, entro un contratto relativo ad una divisione del 1274 fra due rami degli Aldobrandeschi e riguardante anche altri castelli e terre situate nella diocesi di Volterra dà notizia proprio di Monteguidi e cioè, oltre a Monteguidi stesso, i non lontani Radicondoli, Belforte, Silano e Monte Gemoli. Il Comune di Casole (dal latino “casula”: piccola casa, capanna) si è costituito con il contributo determinante degli antichi territori di Monteguidi e Mensano e, dal 1862, ha aggiunto al nome antico il determinante idronimo “d’Elsa”.

E’ anche abbastanza impressionante il confronto fra il catasto lorenese del 1820, estremamente dettagliato per quanto riguarda l’assetto della viabilità e dei diversi centri abitati, e lo stato attuale dei luoghi: dopo aver opportunamente georeferenziato i documenti cartografici disponibili, si nota una assoluta continuità nei modelli di organizzazione dello spazio rurale, a riprova del fatto che il territorio di Casole d’Elsa è caratterizzato da una forte resistenza ai cambiamenti drastici.

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8.1.- I CENTRI ABITATI FINO ALLA PRIMA META’ DELL’8 00 Torna senz’altro utile citare ancora una volta il Repetti perché ci fornisce un raffronto importante dell’evoluzione demografica nei secoli precedenti all’unità d’Italia.

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8.2.- EVOLUZIONE DEMOGRAFICA DALL’UNITA’ D’ITALIA A D OGGI Per quanto riguarda invece i secoli successivi, l’andamento demografico appare quello del grafico seguente e quindi, dopo il ridimensionamento subito nella seconda metà del ‘900, la popolazione media di Casole può dirsi permanentemente attestata da almeno cinque secoli sui 3.000 abitanti:, confermando in tutto e per tutto la sua vocazione rurale.

I centri abitati citati dal Repetti non hanno evocato nei secoli successivi un’aspettativa di tipo urbano e perfino le localizzazioni produttive che si sono localizzate sia a Pievescola che subito a nord del capoluogo appaiono più motivate dalle modalità di sviluppo urbanistico territoriale caratteristiche dei comuni vicini (Colle Val d’Elsa e Poggibonsi) che non da quelle di Casole. Ma una della caratteristiche salienti del processo insediativo è costituita dal sistema dei castelli, fattorie, ville-fattoria, case da signore e case coloniche, che sono state capaci di tessere un vero e proprio reticolo a macchia di leopardo su tutto il territorio, provocando perfino una configurazione caratteristica delle aree boscate della Montagnola, entro cui i dissodamenti (in quanto “isole” di coltivi circondati da bosco) si trovano ripetuti in modo continuo e in perfetta simbiosi con le strutture funzionali della produzione, della residenza e delle funzionalità proprie di un’area rurale. La qualità del patrimonio storico architettonico di questo insediamento diffuso è un’altra costante di rilievo, nel senso che non solo ha risorse sue proprie, ma contribuisce in tutti i casi ad attribuire valore allo scenario I centri abitati citati dal Repetti non hanno evocato nei secoli successivi un’aspettativa di tipo urbano e perfino le localizzazioni produttive che si sono localizzate sia a Pievescola che subito a nord del capoluogo appaiono più motivate dalle modalità di sviluppo urbanistico territoriale caratteristiche dei comuni vicini (Colle Val d’Elsa e Poggibonsi) che non da quelle di Casole. Ma una della caratteristiche salienti del processo insediativo è costituita dal sistema dei castelli, fattorie, ville-fattoria, case da signore e case coloniche, che sono state capaci di tessere un vero e proprio reticolo a macchia di leopardo su tutto il territorio, provocando una configurazione caratteristica, entro cui i dissodamenti (in quanto “isole” di coltivi circondati da

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bosco) si trovano ripetuti in modo continuo e in perfetta simbiosi con le strutture funzionali della produzione, della residenza e delle funzionalità proprie di un’area rurale. Ma preme qui sottolineare l’importanza percettiva di queste aree a seminativo e prato-pascolo che costituiscono radure, introducendo il disegno dell’effetto del limite fra coltivi e aree boscate.

La qualità del patrimonio storico architettonico di questo insediamento diffuso è un’altra costante di rilievo, nel senso che non solo ha risorse sue proprie, ma contribuisce in tutti i casi ad attribuire valore allo scenario.

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Casole d’Elsa è da sempre una campagna abitata in modo diffuso. Il vigente Regolamento Urbanistico individua ben 266 immobili a cui dedicare un’apposita scheda normativa di

riferimento per gli interventi sugli edifici rurali e sulle case sparse. Si tratta di un patrimonio di alta qualità, testimonianza essenziale di una ruralità profonda su cui il paesaggio si è storicamente

incardinato (cfr. TAV. 12 del presente Studio)

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[Scheda n. 1] Pod. Cerri

[Scheda n. 2] Pod. Cambruna

[Scheda n. 3] Pod. Cerreto

[Scheda n. 4] Podere Pietralata

[Scheda n. 5] Podere l'Aiace

[Scheda n. 6] Pod. Bagnolo (ruderi)

[Scheda n. 7] Pod. Campo a Pulci

[Scheda n. 8] Pod. Gentile

[Scheda n. 9] Pod. Capretto

[Scheda n. 10] Podere Sorbino

[Scheda n. 11] Pod. il Poggio

[Scheda n. 12] Casa al Vento

[Scheda n. 13] Pod. Palazzetto

[Scheda n. 14] Case S.Donato

[Scheda n. 15] Casa S.Giovanni

[Scheda n. 16] Casa Sellate

[Scheda n. 17] Casa Molinaccio

[Scheda n. 18] Pod. Panigale

[Scheda n. 19] Podere Cucule

[Scheda n. 20] Pod. Leccioli

[Scheda n. 21] C. Belvedere

[Scheda n. 22] Bacciolina di Sotto

[Scheda n. 23] Bacciolina di Sopra

[Scheda n. 24] C.Casanova

[Scheda n. 25] Pod. Poggio Usimbardi

[Scheda n. 26] Pod. Acquaviva

[Scheda n. 27] Pod. Sassi Bigi

[Scheda n. 28] Pod. Casine Rosse

[Scheda n. 29] Pod. Grecinella

[Scheda n. 30] Pod. Apparita

[Scheda n. 31] Pod. Pietrebianche

[Scheda n. 32] Pod. Villino - La Pergola -

Case Bianche

[Scheda n. 33] Villino - Villa Dina

[Scheda n. 34] Fonte al Salcio "Case Prime"

[Scheda n. 35] Pod. S.Maria

[Scheda n. 36] Fontelata

[Scheda n. 37] Casa al Piano

[Scheda n. 38] C. Pietranera

[Scheda n. 39] Rofena

[Scheda n. 40] Podere Ribatti

[Scheda n. 41] Pod. I Sodi

[Scheda n. 42] La Peschiera

[Scheda n. 43] Capanna

[Scheda n. 44] Pusciano

[Scheda n. 45] Liggiano

[Scheda n. 46] Ripa

[Scheda n. 47] Pod. Ciabatta

[Scheda n. 48] Pod. Poggiarello

[Scheda n. 49] Pod. Ficarella

[Scheda n. 50] Podere Nocione

[Scheda n. 51] Monti II

[Scheda n. 52] Monti III

[Scheda n. 53] Monti I

[Scheda n. 54] La Corsina

[Scheda n. 55] Caselle

[Scheda n. 56] Civieri

[Scheda n. 57] Pod. Cannetto

[Scheda n. 58] C. Casanuova

[Scheda n. 59] C. Stiattino

[Scheda n. 60] Brulli di Sotto

[Scheda n. 61] Brulli di Sopra

[Scheda n. 62] Lame

[Scheda n. 63] Poggio Colonna

[Scheda n. 64] Schiavina

[Scheda n. 65] Pod. Tafogna

Scheda n. 66] Casino d'Orli (Acquerello)

[Scheda n. 67] Podere Agresto

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[Scheda n. 68] Ricciarello - Nocione

[Scheda n. 69] C. Boschetto

[Scheda n. 70] C. Corbino

[Scheda n. 71] Cabbiano

[Scheda n. 72] Fornaciaccia

[Scheda n. 73] Malarchia

[Scheda n. 74] Fornaci

[Scheda n. 75] Podere Colombaino

[Scheda n. 76] Podere Colombaio

[Scheda n. 77] Campo alla Porta

[Scheda n. 78] Naldini

[Scheda n. 79] Pod. Orneto

[Scheda n. 80] Pod. Ornetino

[Scheda n. 81] Pod. Palazzetto

[Scheda n. 82] Podere Solaio

[Scheda n. 83] Casetta

[Scheda n. 84] Pod. Serre di Sotto

[Scheda n. 85] Pod. Serre di Sopra

[Scheda n. 86] Podere Serraccia

[Scheda n. 87] Podere Gaggiola

[Scheda n. 88] Palombiano

[Scheda n. 89] Pozzo

[Scheda n. 90] C. Volpaia

[Scheda n. 91] C. Fontegaia

[Scheda n. 92] Polvere (rudere)

[Scheda n. 93] C. Bottegrino

[Scheda n. 94] C. Collina

[Scheda n. 95] Pod. Rondinicchio

[Scheda n. 96] Pod. Olmo

[Scheda n. 97] C. Bassa

[Scheda n. 98] Pod. Murlo

[Scheda n. 99] C. Maggiane (ruderi)

[Scheda n. 100] Casa Ciaini

[Scheda n. 101] C. Fontemora

[Scheda n. 102] C. Quercebrunelli

[Scheda n. 103] Pod. La Casina

[Scheda n. 104] Casa S. Isidoro

[Scheda n. 105] Podere Casali del Bosco

[Scheda n. 105bis] Casa Casali

[Scheda n. 106] Casa La Poggiola

[Scheda n. 107] C. Casciano

[Scheda n. 108] Casa Monteborniano (ruderi)

[Scheda n. 109] C. Montauto (ruderi)

[Scheda n. 110] C. Lalleri

[Scheda n. 111] C. Leoncelli

[Scheda n. 112] C. Ortali

[Scheda n. 113] C. Pietrasanta

[Scheda n. 114] La Casetta

[Scheda n. 115] Timignano

[Scheda n. 116] C. Mandria

[Scheda n. 117] C. Erta

[Scheda n. 118] Casa Cetinaglia

[Scheda n. 119] C. Catelli

[Scheda n. 120] Pod. Mammellano

[Scheda n. 121] Casa Caggio

[Scheda n. 122] C. Scaparsi

[Scheda n. 123] C. Stebbi

[Scheda n. 124] C. Camporignano

[Scheda n. 125] C. Alpicello

[Scheda n. 126] Pod. Casini

[Scheda n. 127] C. Vignavecchia

[Scheda n. 128] S. Lorenzo

[Scheda n. 129] C. Piaggia

[Scheda n. 130] Podere La Capannina II

[Scheda n. 131] La Casa

[Scheda n. 132] Pod. La Capannina I

[Scheda n. 133] Pod. Ripudine

[Scheda n. 134] Pod. Peschiera

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[Scheda n. 135] Casa Poggio ai Gessi

[Scheda n. 136] Pila (S. Giulia )

[Scheda n. 137] Casaccia

[Scheda n. 138] C. Olivuzzo

[Scheda n. 139] Pod. Casanuova

[Scheda n. 140] Casa Piettorri

[Scheda n. 141] Pod. Mulino di Piettorri

[Scheda n. 142] Pod. Giovannelli

[Scheda n. 143] Casa Casotto

[Scheda n. 144] C. Spignano

[Scheda n. 145] C. S.Giovacchino

[Scheda n. 146] Podere Vepri

[Scheda n. 147] C. Monterotondo

[Scheda n. 148] C. Cantona - San Pietro

[Scheda n. 149] Pod. l'Agresto

[Scheda n. 150] C. Cetinaglia II

[Scheda n. 151] C. Cetinaglia

[Scheda n. 152] C. Tremolini

[Scheda n. 153] Pod. Vermignano

[Scheda n. 154] C. Gabbro

[Scheda n. 155] Casa Paradiso - Barbena

[Scheda n. 156] Podere Quercetello

[Scheda n. 157] C. S.Maria

[Scheda n. 158] C. Monterosso

[Scheda n. 159] Pod. Casale

[Scheda n. 160] C. Pulcinello

[Scheda n. 161] C. Pietti

[Scheda n. 162] Pod. Escaiole

[Scheda n. 163] C. La Serra

[Scheda n. 164] C. Baronciole

[Scheda n. 165] C. S.Gaetano

[Scheda n. 166] C. Cilena

[Scheda n. 167] C. Pisturecci

[Scheda n. 168] Casa Filicaia

[Scheda n. 169] Casa Casanuova

[Scheda n. 170] Podere Bergonza

[Scheda n. 171] Podere S.Giancarlo

[Scheda n. 172] Podere Castagno

[Scheda n. 173] Fatt. C.a Corti

[Scheda n. 174] Pod. Serminino

[Scheda n. 175] Podere Sermena

[Scheda n. 176] C. Le Vergene

[Scheda n. 177] Pod. Salicotti

[Scheda n. 178] Pod. Avere

[Scheda n. 179] Pod. Palazzetto

[Scheda n. 180] Podere Molignone

[Scheda n. 181] Pod. Le Vigne

[Scheda n. 182] Selva

[Scheda n. 183] Podere Cetinarei

[Scheda n. 184] Podere S.Michele

[Scheda n. 185] Podere S.Giorgio e Podere La

Torre

[Scheda n. 186] Pod. Petraiole

[Scheda n. 187] Pod. Frassineto

[Scheda n. 188] Fatt. Cotorniano

[Scheda n. 189] Podere Pagliano

[Scheda n. 190] Pod. Poggiarello

[Scheda n. 191] Pod. Terracava

[Scheda n. 192] Pod. Scopaie

[Scheda n. 193] Podere S.Giuseppe

[Scheda n. 194] Querceto

[Scheda n. 195] Podere S.Antonio

[Scheda n. 196] Podere La Casa

[Scheda n. 197] Osteria delle Macchie

[Scheda n. 198] Podernovo

[Scheda n. 199] Podere S.Regolo

[Scheda n. 200] Pod. Cetina Scura

[Scheda n. 201] Pod. S.Giovanni

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[Scheda n. 202] Pod. Cetina Rossa

[Scheda n. 203] Pod. Casetta

[Scheda n. 204] Pod. Selvatellona

[Scheda n. 205] Pod. Selvatellino

[Scheda n. 206] Villino Bazzani (Salicotti)

[Scheda n. 207] Pod. S.Cecilia

[Scheda n. 208] Pod. Bonelli

[Scheda n. 209] Podere La Casina

[Scheda n. 210] Pod. Colloritto

[Scheda n. 211] Nucleo Scorgiano

[Scheda n. 212] Baroti

[Scheda n. 213] S. Fiora

[Scheda n. 214] Podere Colombaio

[Scheda n. 214] Colombaio

[Scheda n. 215] Serina

[Scheda n. 216] Pod. presso Maggiano

[Scheda n. 217] Nucleo Maggiano

[Scheda n. 218] Nucleo Casino di Quegna

[Scheda n. 219] Casa sparsa Quegna

[Scheda n. 220] Nucleo Quegna

[Scheda n. 221] Nucleo Montequegna

[Scheda n. 222] C. Vanti - Montequegna

[Scheda n. 223] Mucellena

[Scheda n. 224] Villino presso Casavanti

[Scheda n. 225] Gabbriccio

[Scheda n. 226] Villa S.Chimento

[Scheda n. 227] Bellaspetto

[Scheda n. 228] Podere Celidonia

[Scheda n. 229] Pod. S.Maria

[Scheda n. 230] La Senese

[Scheda n. 231] Pod. Piano

[Scheda n. 232] La Villa

[Scheda n. 233] Marmoraia

[Scheda n. 234] Pod. presso Marmoraia

[Scheda n. 235] Pod. Selvi

[Scheda n. 236] Pod. Cerrecchio

[Scheda n. 237] Allevamento S.Uberto

[Scheda n. 238] C. al Cerro

[Scheda n. 239] Fatt. Lucerena

[Scheda n. 240] Pod. Ripostena

[Scheda n. 241] Pod. Le Fonti

[Scheda n. 242] Pietralata

[Scheda n. 243] Poggio Bruchi

[Scheda n. 244] Pod. Casetto

[Scheda n. 245] Bracaletino

[Scheda n. 246] Bracaleto

[Scheda n. 247] Fatt. Bellaria

[Scheda n. 248] Pod. La Fornace

[Scheda n. 249] Pod. Alpaia

[Scheda n. 250] Pod. La Croce

[Scheda n. 251] Osteria

[Scheda n. 252] Pod. Casa Nuova

[Scheda n. 253] Africo

[Scheda n. 254] Il Chiostro

[Scheda n. 255] La Suvera

[Scheda n. 256] Palazzetto

[Scheda n. 257] Castellaccio (ruderi)

[Scheda n. 258] Pod. Coti

[Scheda n. 259] Nucleo Gallena

[Scheda n. 260] Pod. Monterotondo

[Scheda n. 261] Pod. Scopeto

[Scheda n. 262] Pod. Salvi

[Scheda n. 263] S. Vittoria

[Scheda n. 264] Pod. Masce

[Scheda n. 265] Il Poderaccio

Scheda n. 266] Pod. San Giovanni

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Questa speciale attenzione nei confronti delle case sparse nasce certamente dal loro valore intrinseco sotto il profilo prettamente immobiliare, che in qualche caso ne ha modificato di recente e anche in modo sostanziale l’assetto. Bisogna altresì notare che mentre tutti questi edifici contribuiscono alla formazione del paesaggio, alcuni appaiono rilevanti per le loro caratteristiche architettoniche di assoluta eccellenza. E’ opportuno tornare a citare qui la grandiosa villa de La Suvera, per la quale nell’apposito sito sul WEB si legge: “Le origini de “La Suvera” risalgono all’Alto Medio Evo, come Castello della Contea Senese di cui era feudataria la Contessa Ava Matilde de’ Franzesi, parente del Re di Francia Clodoveo e leggendaria come ‘Regina di Montemaggio’. È probabile quindi che l’antico nome Suvera derivi dalla parola francese ‘Souveraine’, Sovrana. La Contea raggiunse il suo maggior splendore sotto il dominio della potente famiglia longobarda degli Ardengheschi, passando poi ad altri Signori in alterne vicende di fortuna e disgrazia, e finendo in dono dalla Repubblica di Siena al Papa Giulio II. Questo Papa del Rinascimento, sovrano politico e guerriero e ancora più noto come mecenate di artisti oggi famosissimi, in particolare di Raffaello e di Michelangelo, affidò la Suvera alla genialità dell’architetto senese Baldassare Peruzzi che ristrutturò questa antica fortezza in una villa rinascimentale unendo la severità medioevale al fasto dell’epoca”.

Ma fra le circa 300 fabbriche rurali schedate dal R.U. molte altre, oltre La Suvera, sono capaci di fare la differenza fra un paesaggio agricolo corrente e un paesaggio di grande pregio e qualità. Certo è che questo patrimonio ha generato nel suo complesso nel corso degli ultimi decenni due tipi di attenzione: da un lato è stato in gran parte acquisito in proprietà da enti e privati operanti a livello internazionale e dall’altro ha visto un processo significativo di crescita delle attività alberghiere, para alberghiere ed agroturistiche, qualificando sempre più Casole d’Elsa come se fosse un autentico “portofino”, ancorchè tuttora abbastanza segreto e di campagna. Dalla consistente presenza di questa forma di neo ruralismo di qualità nasce inevitabilmente un evidente conflitto con un uso indiscriminato del territorio per lo sfruttamento energetico di cui al programma “Mensano”, dato che ciascuno degli attori impegnati in questa presa di possesso e

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riconversione ha di fatto esigenze analoghe – mutatis mutandis – a quelle che un tempo erano state espresse dalla Contessa Ava Matilde de’ Franzesi o dal Papa Giulio II.

Pietralata a Casole d’Elsa

9.- ANALISI DIAGNOSTICA DEL PAESAGGIO E’ curioso notare come, dopo tanto parlare di paesaggio in tutti gli strumenti urbanistici di livello regionale, provinciale e locale, non esista a tutt’oggi una vera analisi diagnostica che possa farsi carico dei valori, dei pesi e del funzionamento interiore delle diverse tipologie di assetto territoriale, in modo da poter programmare in modo compiuto i disposti della Convenzione Europea del Paesaggio e dello stesso Codice Urbani per quanto riguarda gli obiettivi di qualità paesistica. Non a caso occorre notare come lo stessi PIT PPR della Toscana sia stato assoggettato proprio in questi mesi ad una fase di approfondimento e rielaborazione: pertanto il presente studio intende proprio contribuire in modo diretto a coprire almeno in parte a queste lacune. 9.1.- FISIOGRAFIA E SEMIOLOGIA NATURALE Non è il caso qui di rifarsi alla straordinaria ricchezza della storia naturale di questo territorio per giungere ad individuare i tratti caratteristici delle singole unità di paesaggio. Sarà sufficiente citare i materiali prodotti in sede di redazione del PTC della Provincia di Siena, ottenuti riunendo a livello cartografico le indicazioni sul Comune di Casole d’Elsa contenute in tavole diverse e riferite alla individuazione delle unità di paesaggio su base geologica e geomorfologica, di cui alle illustrazioni che seguono (cfr. TAV. 1)

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Il modellamento che il sistema idrico superficiale sulle sottostanti giaciture litologiche ha dato luogo ad un risultato compiuto nei fondovalle alluvionali, creando alvei stretti e lunghi nelle aree alte prossime alle sorgenti e larghe zone pianeggianti nelle aree a nord nord/est. Il territorio considerato costituisce nei fatti lo spartiacque di 3 valli fluviali: l’Elsa, il Cecina e la Merse. E’ quindi a causa della presenza di queste acque sorgenti che si deve l’accentuazione del carattere di verticalità del paesaggio e quindi la sua notevole vulnerabilità dal punto di vista visuale.

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Com’è ovvio, per le aree propriamente alluvionali, si tratta di zone pianeggianti che in passato non hanno mai privilegiato insediamenti, e che per ovvi motivi appaiono non sufficientemente dotate sotto il profilo delle caratterizzazioni qualitative del paesaggio e non ha caso hanno poi permesso di ospitare in alcuni casi le più recenti aree artigianali e produttive.

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La carta delle altimetrie (TAV. 2) e quella delle pendenze dell’energia del rilievo (TAV. 3) mettono in evidenza alcuni tratti della semiologia naturale individuando i principali bacini e sottobacini del sistema fluviale. In altre parole le due indagini insieme evidenziano gli aspetti salienti del territorio sotto il profilo a grande scala della fisiografia, geomorfologia e idrografia. Viene messo in luce il sistema dei crinali intesi come limiti strutturali del paesaggio e allo stesso tempo luoghi di massima intervisibilità, non a caso qui molto spesso coincidenti con i centri abitati. L’indagine riguarda quindi sostanzialmente alcuni fattori fondamentali dell’assetto idrologico ed altimetrico del territorio, significativi in sé perché costituenti la struttura di base su cui tutti i soprassuoli si sono necessariamente fondati. Uno dei tratti più caratteristici del territorio di Casole è da attribuire proprio all’energia del rilievo, fattore che è in grado di dar luogo ad una specie di bassorilievo ad orditura verticale, entro cui chi lo percorre è sempre in grado di percepire un ambiente diverso dall’altro, anche a distanza di poche centinaia di metri. La TAV. 3 rileva inoltre che continuità di alcuni crinali ha permesso storicamente di costituire il luogo privilegiato per la percorrenza stradale, il che comporta per alcuni itinerari una valenza panoramica elevatissima, con una profondità di campo notevole sulle sottostanti aree vallive. Non a caso alcuni di questi sono stati indicati come “ Itinerari di interesse europeo” del Consiglio d’Europa12. Questo specifico fattore ne aumenta la vulnerabilità nei confronti delle eventuali trasformazioni, tanto è vero che nella valle posta ad ovest della strada provinciale che collega Mensano e Casole è sufficiente la presenza – a titolo d’esempio - delle costruzioni stabulate e fortemente geometriche di un allevamento di tacchini e una recente lottizzazione con condomini e villette sorta in località San Severo a produrre un’evidente presenza di detrattori alla percezione del paesaggio d’area vasta, nonostante la notevole distanza fisica che queste stesse costruzioni hanno nei confronti dalla strada. 9.2.- USO DEL SUOLO E’ diretta responsabilità della secolare antropizzazione dell’ambiente naturale l’apertura di spazi coltivati all’interno delle superfici boscate: si tratta di un processo che è iniziato in tutto il mondo da ben più di 10.000 anni e che ha introdotto – come concausa dei dissodamenti – una quantità impressionante di ecotoni artificiali, ovvero di fasce di contatto, di transizione e di intromissione fra ambienti diversi. La loro caratteristica è di avere consistenza lineare, ovvero di costituire una rete, pur essendo prodotti da patches o macchie fra aree sovrapposte. E’ noto che gli ecotoni costituiscono l’habitat sia delle specie caratteristiche delle comunità confinanti che di quelle esclusive dell'area ecotonale stessa, e quindi possiedono un'elevata biodiversità e ricchezza naturalistica, protetta da apposite convenzioni internazionali13. Sono proprio queste loro peculiarità a renderli preziosi, poiché dalla loro presenza e struttura è assicurato il collegamento e lo scambio vitale fra ambienti diversi (ambienti rocciosi e macchie, fiumi e vegetazione riparia, aree boscate e prati, boschi-coltivi). Il caso del paesaggio di Casole d’Elsa è assolutamente straordinario da questo punto di vista, per la presenza di borri e rii torrentizi ben incuneati a rete all’interno delle aree a prato-pascolo e seminativo, con la conseguente crescita di formazioni riparie minori che costituiscono un vero labirinto a maglia discontinua. Si tratta di un valore che deve essere considerato sia per le sue prestazioni naturalistiche che per quelle propriamente visuali e percettive. Si deve peraltro registrare che il paesaggio attuale presenta:

• una sostanziale tenuta dell’assetto territoriale tradizionale, che sembra molto prossimo a quello descritto all’inizio dell’ 800 dal Catasto Leopoldino;

• una maggiore continuità del manto boschivo che non appare in contrasto con il consolidarsi dell’equilibrio degli habitat;

12 Il Consiglio d’Europa promuove la creazione e la valorizzazione di Itinerari Culturali Europei, percorsi dal particolare valore e significato culturale che contribuiscano alla costruzione di un comune patrimonio europeo (www.cultureroutes.lu). 13 Cfr. Convenzione sulla Diversità Biologica, Nairobi (Kenya), 22 maggio 1992, dove sono previsti programmi tematici particolari, fra cui la biodiversità agricola, delle zone aride e sub-umide, forestale, delle acque interne, marine e costiere, delle isole.

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• una discreta tenuta rispetto al fenomeno dell’urbanesimo, eccezion fatta per le aree lungo il confine comunale poste a nord di Casole centro e quelle ad ovest di Pievescola;

• una presenza capillare, rilevante e caratteristica delle case sparse e dei nuclei abitati storici che sono già stati considerati quali risorse disponibili a nuove funzioni residenziali di alto pregio, ivi compreso lo sviluppo di un turismo basato sull’agriturismo e su attività ricettive di qualità.

Si è già sottolineato il fatto che il sistema della copertura boscata si ramifica profondamente entro i prati-pascoli permanenti ed i coltivi, in modo tale da costruire un reticolo continuo ed ininterrotto che segue le evoluzioni dei fossi e dei rii. Si tratta di un “disegno” paesistico che sta esattamente a metà fra il naturale (il bosco ripario) e l’antropico (la coltivazione che impedisce al bosco di estendersi oltre) e che, unito al movimento altimetrico di cui si è detto, costituisce un elemento strutturale del fascino che questo territorio esercita sul visitatore. Appare comunque curioso che il bosco sia tutelato sotto il profilo paesistico (per i disposti della L. 431/85), mentre i coltivi non lo sono: ma non è difficile concordare sul fatto che si tratta di un solo paesaggio, non di due. 9.3.- ANALISI VISUALE E PRESENZA DI DETRATTORI

Per nostra fortuna, il territorio di Casole presenta oggi (giugno 2012) pochi e circoscritti episodi di guasti ambientali, generalmente da riferirsi a complessi edilizi forzatamente difformi dal contesto rurale che li circonda e che – grazie alla continuità nell’uso agricolo del suolo – riesce a conservare nel tempo un alto livello qualitativo. Tuttavia questi episodi esistono e suggeriscono più di una riflessione circa l’urgenza di un intervento riparatore.

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L’ipotesi che questi elementi di carattere improprio possano moltiplicarsi con la realizzazione dello sfruttamento dell’energia geotermica, con la presenza di centrali che punteggino casualmente gli spazi aperti di questo territorio che è stato definito dal Piano Strutturale, a parte gli aspetti ecologici e naturalistici, quale “serbatoio di ruralità”, appare decisamente problematico. Il fatto che sia proprio il paesaggio e l’ambiente a determinare in modo diretto la redditività di questi interventi di trasformazione edilizia dovrebbe indurre a maggior prudenza in futuro. 9.4.- SEMIOLOGIA ANTROPICA Nonostante che una percentuale imponente del territorio comunale sia coperta da boschi, le caratteristiche salienti del paesaggio sono dovute all’opera di antropizzazione, che a livello insediativo ha operato lungo i percorsi stradali lineari lungo i fiumi e sulle aree cacuminali dei rilievi, e a livello colturale ha coinvolto le aree a minore pendenza, sia collinari che di pianura. Entro questo quadro generale si concentrano le principali emergenze del patrimonio storico e architettonico che rendono del tutto speciale il nostro territorio, come peraltro accade anche nella maggior parte dei Comuni dell’Alta Valdelsa.

Da questo punto di vista la Tav. 5 del presente Studio evidenzia la complessità, la qualità e la natura di risorse culturali legate al mondo rurale che nella società presente rivestono la qualità di risorse primarie ai fini della futura crescita del territorio e della società locale. Esse danno luogo ad una configurazione paesistica peculiare accuratamente gestita nel tempo ed integrata agli ambiti naturalistici e tuttavia oggi caratterizzata da condizioni di instabilità nella gamma compresa fra il rafforzamento di funzioni urbane, il consumo del suolo e il sottoutilizzo e l’abbandono dei borghi antichi e del paesaggio coltivato. La tavola organizza le conoscenze disponibili come segue. CARATTERI INSEDIATIVI Centri abitati a carattere urbano Centri di media dimensione che si sono originati da precedenti insediamenti di importanza difensiva e amministrativa evolutisi nel corso dell’ultimo secolo in centri multifunzionali con attività commerciali e imprenditoriali in aumento o stabilità in campo demografico: Casole d’Elsa

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Borghi rurali e località di valore storico Centri di dimensione contenuta la cui origine risponde a motivazioni di natura sia strategica (castelli e fortificazioni) che rurale, situati in posizione dominante, che conservano pressoché immutati i caratteri originari e possono svolgere un ruolo di servizio al territorio: Monteguidi, Mensano, Cavallano, Il Merlo, La Corsina, Lucciana, Maggiano, Rofena, San Chimento. Borghi di strada Insediamenti storici legati alla presenza di viabilità di transito interregionale, con tradizioni di attività commerciali e di accoglienza di antica data: Pievescola Borghi rurali di collina, ville e case coloniche traformate in attività ricettive Sedi tradizionali già fondate sull’economia agricola, oggi trasformate in strutture alberghiere: Borgo al Cerro, Antica Fonte Resort, Ripostena, Borgo Villino Appartements, Podere La Selva, Hotel Gemini, Aquaviva Hotel & SPA, Cielsereno Fattoria, Residence La Pergola, Relax Hotel Acquaviva, Casale Del Bosco, Hotel Celidonia, Landhaus La Casina Di Leo, Podere La Ciabatta, Residenza d'epoca Torre dei Serviti, Antico Borgo di Tignano, Podere Pietranera. Ville, Casali e case coloniche Insediamenti di origine storica, con patrimonio edilizio a forte caratterizzazione tipologica, quale struttura portante della colonizzazione agricolo-pastorale, oggi in via di progressiva trasformazione per residenze di pregio: vedi elenco a pag. 30 e 31, salvo quanto già indicato nelle attività ricettive Sviluppi insediativi recenti a carattere produttivo Insediamento caotico con evidente consumo di suolo e privo di spazi verdi filtranti: Pievescola e piana di Casole d’Elsa a confine con Colle Val d’Elsa USO DEL SUOLO - Arboricoltura da frutto: vigneti e oliveti - Arboricoltura da legno: noci e cicliegi - Seminativi - Prati pascoli permanenti - Castagneti - Effetto del limite dei complessi boscati INFRASTRUTTURE - Tracciati di interesse paesistico europeo - Percorsi rurali e viabilità pedonale di interesse paesistico - Viabilità di interesse locale e di servizio ai centri abitati - Direttrici viarie del fondovalle fluviale di accesso e transito verso Siena e la Maremma DETRATTORI - Elettrodotti - Centrale elettrica di Pievescola - Impianti fotovoltaici - Detrattori di natura insediativa recente. Non ostante la presenza di questi ultimi elementi dell’elenco precedente, l’analisi ha messo chiaramente in luce che il territorio del Comune mostra nel suo complesso un livello qualitativo di alto pregio, basato sulla permanenza della struttura storica del paesaggio rurale, dove i processi di trasformazione insediativi recenti non appaiono in grado di produrre il processo di decadimento e marginalizzazione dell’agricoltura che è stata capace di configurare le forme sensibili e gli spazi identitari del contesto culturale.

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Lo stesso processo può essere rilevato anche nelle aree confinanti dei Comuni limitrofi, in quanto elemento caratteristico dell’intera Alta Val d’Elsa.

Immagine di un paesaggio di Casole d’Elsa tratta dal volume Casole, un racconto per immagini, pubblicato dal Comune di Casole d’Elsa nel 2004, con prefazione del Sindaco

Appare significativo l’apprezzamento e la condivisione da parte dei visitatori di Casole d’Elsa dei valori visuali del paesaggio, ovvero dei segni naturali e antropici che formano la capacità di un luogo di trasmettere messaggi. Le TAV. 10 e 11 sono state appositamente costruite come Abaco delle tipologie del paesaggio rurale facendo volutamente uso solo delle foto scattate dai frequentatori dell’Alta Valdelsa e divulgate dal WEB, spesso con accompagnate da didascalie che ne sottolineano il gradimento. Le foto sono state ordinate secondo ognuna delle seguenti categorie, che trovano un evidente riflesso di tipo semiologico o a carattere variabile o a carattere permanente:

• Prati e pascoli permanenti • Colture estensive a seminativo • Acque di superficie • Insediamento storico diffuso • Castelli e centri storici • Effetto dei limiti bosco coltivi • Aree boscate continue • Impianti di colture arboree • Sistema degli alberi isolati • Sistema dei filari alberati.

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9.5.- LO STATO ATTUALE DEI VINCOLI E DELLE SALVAGUA RDIE Si ritiene correntemente che il territorio di Casole d’Elsa non sia protetto sotto il profilo paesistico e che quindi sia aperto ad ogni foma di trasformazione senza la necessità di preventivo controllo da parte dell’autorità competente. Dai documenti presenti in sede istituzionale risulta una realtà alquanto diversa, come è evidenziato dalla TAV. 7 riprodotta nella pagina seguente e che indica senza mezzi termini che il territorio comunale è coperto per oltre 2/3 dal vincolo paesaggistico, lasciando scoperte solo alcune aree a prato-pascolo e a coltivi che tuttavia restano racchiuse entro il sistema delle acque e dei boschi protette per legge. Innanzitutto devono essere richiamate le schede di paesaggio del PIT-PPR Regione Toscana relative all’ambito n. 31: - il D.M. 20/02/1972 (G.U. 81-1972a) relativo alle Zone del centro storico e zone circostanti nel comune di Casole d’Elsa secondo il quale “la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché dotata di particolari valori ambientali e caratterizzata nella sua fisionomia dal campanile della vetusta collegiata e dalla mole turrita della rocca medioevale, insieme con la zona circostante che presenta elementi di non comune bellezza per la varia ed interessante conformazione del terreno, per le bellissime macchie di alberature che animano il dolce alternarsi delle colline punteggiate di caratteristiche e tradizionali case coloniche, costituisce, inoltre, un bellissimo belvedere dal quale lo sguardo spazia sull'ampia distesa delle colline sottostanti ed è visibile dai numerosi percorsi stradali circostanti determinando una serie di quadri panoramici di singolare bellezza.”

- il D.M. 05/01/1976 (G.U. 33-1976) relativo alla zona del versante ovest della Montagnola Senese, “Area Senese: sub-ambito Montagnola Senese e Valli del Merse” secondo il quale “ la zona predetta ha notevole interesse pubblico perché rappresenta un comprensorio collinare suggestivo e ricco di testimonianze artistiche e naturali quanto mai notevoli. Il verde dei boschi appare sostanzialmente incontaminato nei profili armoniosi dei giochi collinari che nelle alture e nei fondo valle includono complessi monumentali anche medioevali e architetture spontanee di altissimo valore ambientale determinando infiniti quadri naturali e paesaggistici di elevato contenuto estetico. Anche la cospicua rete viaria, dalle dimensioni tradizionali, costituisce di per sé opera d’arte nella natura per l’armonico snodarsi dei tracciati e, spesso per i caratteristici muri a secco che delimitano le carreggiate”. Per questi ambiti valgono le prescrizioni di cui alla tipologia art. 136 del DLgs 42/04. Ma, come si diceva, una gran parte del territorio è coperto dai vincoli posti dalla L. 431/85, ripreso dall’art. 142 del Codice Urbani che stabilisce: “1. Fino all'approvazione del piano paesaggistico ai sensi dell'articolo 156, sono comunque sottoposti alle disposizioni di questo Titolo per il loro interesse paesaggistico: a) i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare; b) i territori contermini ai laghi compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i territori elevati sui laghi; c) i fiumi, i torrenti, i corsi d'acqua iscritti negli elenchi previsti dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque ed impianti elettrici, approvato con regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775, e le relative sponde o piedi degli argini per una fascia di 150 metri ciascuna; d) le montagne per la parte eccedente 1.600 metri sul livello del mare per la catena alpina e 1.200 metri sul livello del mare per la catena appenninica e per le isole; e) i ghiacciai e i circhi glaciali; f) i parchi e le riserve nazionali o regionali, nonche' i territori di protezione esterna dei parchi; g) i territori coperti da foreste e da boschi, ancorche' percorsi o danneggiati dal fuoco, e quelli sottoposti a vincolo di rimboschimento, come definiti dall'articolo 2, commi 2 e 6, del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227; h) le aree assegnate alle università agrarie e le zone gravate da usi civici;

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i) le zone umide incluse nell'elenco previsto dal decreto del Presidente della Repubblica 13 marzo 1976, n. 448; l) i vulcani; m) le zone di interesse archeologico individuate alla data di entrata in vigore del presente codice.” Il PIT-PPR della Regione Toscana stabilisce per queste aree la normativa contenuta nell’articolato normativo “2B. Disciplina dei beni paesaggistici” che in effetti rinvia in buona sostanza alle prescrizioni di legge valide su tutto il territorio coperto da questi tipi di vincoli e che quindi non può definirsi un vero “piano paesaggistico”. Restano tuttavia gli obblighi di cui all’art. 146 del Codice14, compresa la redazione della “Relazione paesaggistica” di cui al DPCM 12.12.2005. La struttura paesistica delle zone boscate e fluviali protette peraltro forma un vero e proprio labirinto, includendo anche per poche decine di metri aree a coltivo: sarà quindi ben difficile ritenere che queste aree intercluse possano essere considerate esenti da qualunque preoccupazione paesaggistica, soprattutto nel momento in cui si provveda ad inserirci impianti di cui al progetto geotermico “Mensano”. Un’ulteriore informazione della TAV. 7 riguarda infine le aree naturalistiche SIR E SIC, che rinviano ad ulteriori cautele di ordine ambientale.

14 . I proprietari, possessori o detentori a qualsiasi titolo dei beni indicati al comma 1, hanno l'obbligo di sottoporre alla regione o all'ente locale al quale la regione ha affidato la relativa competenza i progetti delle opere che intendano eseguire, corredati della documentazione prevista, al fine di ottenere la preventiva autorizzazione. 3. Entro sei mesi dall'entrata in vigore del presente decreto legislativo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con la Conferenza Stato-regioni, e' individuata la documentazione necessaria alla verifica di compatibilità paesaggistica degli interventi proposti. 4. La domanda di autorizzazione dell'intervento indica lo stato attuale del bene interessato, gli elementi di valore paesaggistico presenti, gli impatti sul paesaggio delle trasformazioni proposte e gli elementi di mitigazione e di compensazione necessari. 5. L' amministrazione competente, nell'esaminare la domanda di autorizzazione, verifica la conformità dell'intervento alle prescrizioni contenute nei piani paesaggistici e ne accerta: a) la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo; b) la congruità con i criteri di gestione dell'immobile o dell'area; c) la coerenza con gli obiettivi di qualità paesaggistica. 6. L'amministrazione, accertata la compatibilità paesaggistica dell'intervento ed acquisito il parere della commissione per il paesaggio, entro il termine di quaranta giorni dalla ricezione dell'istanza, trasmette la proposta di autorizzazione, corredata dal progetto e dalla relativa documentazione, alla competente soprintendenza, dandone notizia agli interessati. Tale ultima comunicazione costituisce avviso di inizio del relativo procedimento, ai sensi e per gli effetti della legge 7 agosto 1990, n. 241. Qualora l'amministrazione verifichi che la documentazione allegata non corrisponde a quella prevista al comma 3, chiede le necessarie integrazioni; in tal caso, il predetto termine e' sospeso dalla data della richiesta fino a quella di ricezione della documentazione. Qualora l'amministrazione ritenga necessario acquisire documentazione ulteriore rispetto a quella prevista al comma 3, ovvero effettuare accertamenti, il termine e' sospeso, per una sola volta, dalla data della richiesta fino a quella di ricezione della documentazione, ovvero dalla data di comunicazione della necessità di accertamenti fino a quella di effettuazione degli stessi, per un periodo comunque non superiore a trenta giorni. 7. La soprintendenza comunica il parere entro il termine perentorio di sessanta giorni dalla ricezione della proposta di cui al comma 6. Decorso inutilmente il termine per l'acquisizione del parere, l'amministrazione assume comunque le determinazioni in merito alla domanda di autorizzazione. 8. L'autorizzazione e' rilasciata o negata dall'amministrazione competente entro il termine di venti giorni dalla ricezione del parere della soprintendenza e costituisce atto distinto e presupposto della concessione o degli altri titoli legittimanti l'intervento edilizio. I lavori non possono essere iniziati in difetto di essa.

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Si noti il riquadro che riproduce l’area di ricerca geotermica della Magma Energy Italia, i cui esiti dovrebbero produrre localizzazioni degli impianti energetici solo nelle zone a campitura bianca.

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10.- SINTESI DELLE COMPONENTI FONDAMENTALI DEL PAES AGGIO Ancor prima della definizione del PIT PPR di cui al precedente paragrafo 6.1., il paesaggio della Toscana è stato assoggettato a numerosi studi di inquadramento generale15. In particolare, l’ampia ricerca su “I sistemi di paesaggio della Toscana”16 definisce la nostra zona nell’alta Valdelsa in modo alquanto articolato, così come si addice ad una terra di frontiera, non sono in senso politico e storico, ma anche per le sue caratteristiche ambientali.

SISTEMA DI PAESAGGIO CP = COLLINE PLIOCENICHE ZONE INTERESSATE Colline pisane, Val di Cecina, Le Cerbaie, Val d'Elsa, Val di Pesa, Val d'Arbia, Crete Senesi, Val d'Orcia, Val di Paglia, zona di Montepulciano e Chiusi, alta valle della Bruna, valle dell'Ombrone grossetano, valle dell'Albegna e zona di Pescia Fiorentina.

15 cfr fra gli altri: AA.VV., Il paesaggio toscano. L’opera dell’uomo e la nascita di un mito, Silvana Editoriale, Monte dei Paschi di Siena, 2004 16 Rossi R., Merendi G.A., Vinci A.: I sistemi di paesaggio della Toscana. Stampa Litografica della Giunta Regionale Toscana, Firenze, 1994.

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PRINCIPALI CENTRI ABITATI Altopascio, Asciano, Barberino Val d'Elsa, Bibbona, Buonconvento, Capannoli (per parte), Capraia (FI), Casale Marittimo (p.p.), Casciana Terme, Casole d'Elsa, Castelfiorentino, Castelnuovo Berardenga, Cerreto Guidi, Certaldo, Cetona (p.p.), Chianciano Terme (p.p.), Chiusi, Cinigiano, Colle di Val d'Elsa, Collesalvetti (p.p.), Crespina, Fauglia, Fucecchio (p.p.), Guardistallo (p.p.), Lajatico, Lamporecchio (p.p.), Larciano (p.p.), Lari, Limite (p.p.), Lorenzana, Magliano in Toscana (p.p.), Montaione, Montecarlo, Montelupo Fiorentino, Montepulciano, Monteroni d'Arbia, Montescudaio (p.p.), Montespertoli, Montopoli in Valdarno (p.p.), Orciano Pisano, Paganico, Palaia, Peccioli, Pienza, Poggibonsi (p.p.), Porcari (p.p.), Radicofani, Rapolano Terme (p.p.), Rosignano Marittimo (p.p.), S.Giovanni d'Asso, San Casciano dei Bagni (p.p.), San Casciano in Val di Pesa, San Gimignano, San Miniato (p.p.), San Quirico d'Orcia (p.p.), Santa Maria a Monte, Siena (p.p.), Sinalunga (p.p.), Tavarnelle Val di Pesa, Terricciola, Torrita di Siena, Trequanda, Vinci (p.p.), Volterra. SUPERFICIE 4.020 kmq. CLIMA Subumido 83% (C2 64% e C1 19%) e umido 17% (B1 11%, B2 4%, B3 1% e B4 1%). LITOLOGIA Variabile, argille (40%) e sabbie (27%); subordinatamente conglomerati (10%), depositi alluvionali recenti (10%) e antichi terrazzati (7%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 74%, bassa 18%). Fasce altimetriche prevalenti: 0-200 m (59%), 200-300 m (23%), 300-400 m (12%), 400-800 m (6%). Quota min-max: 0-800 m. USO DEL SUOLO Colture agrarie (63% in diminuzione; di cui colture arboree 13% in aumento, vigneti 6%); subordinatamente formazioni forestali (19%; di cui boschi 15%) e pascoli (13% in aumento). PROFILO DEL PAESAGGIO Colture erbacee di collina (46%), boschi di collina (15%), pascoli di collina (13%) e colture arboree di collina (12%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO Eterogeneità dell'uso del suolo: media 45%, alta 30%. Densità di siepi: bassa e molto bassa 28%, media 10%, alta e molto alta 34%. Presenza di terrazzamenti: 1%.

(………..) SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO CP7

VALLE DELLO STAGGIA E PIAN DI ROSÌA ZONE INTERESSATE Valle dello Staggia e Pian di Rosìa, da Casole d'Elsa alla zona di Poggibonsi e da Siena al Piano di Rosìa. PRINCIPALI CENTRI ABITATI Campiglia, Casole d'Elsa, Colle di Val d'Elsa, Poggibonsi (per parte), Quercegrossa, Rosìa (p.p.), San Martino (p.p.), S.Rocco a Pilli, Siena (p.p.), Staggia. SUPERFICIE 318 kmq. CLIMA Subumido C2 87% e umido B1 13%. LITOLOGIA Variabile, sabbie (40%), argille (20%) e travertini (16%); subordinatamente depositi alluvionali recenti (11%) e conglomerati (5%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 67%, bassa 23%) e subordinatamente di pianura (10%).

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Fasce altimetriche prevalenti: 200-300 m (60%), 100-200 m (28%), 300-400 m (10%), 0-100 m (1%). Quota min-max: 87-389 m. USO DEL SUOLO Colture agrarie (67% in diminuzione; di cui colture arboree 13%, vigneti 8%) e subordinatamente formazioni forestali (12%; di cui boschi 10%), pascoli (10% in aumento) e aree urbanizzate. PROFILO DEL PAESAGGIO Colture erbacee (47%) e colture arboree di collina (13%); subordinatamente pascoli di collina (10%), boschi di collina (10%), aree urbanizzate di collina (9%) e colture erbacee di pianura (8%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO Eterogeneità dell'uso del suolo: media 50%, bassa 31%. Densità di siepi: bassa e molto bassa 32%, media 11%, alta e molto alta 43%. Presenza di terrazzamenti: 1%. DEGRADAZIONE DEL SUOLO Erosione: da scarsa a media. Consumo di territorio, per urbanizzazione: comune (10%) in aumento moderatamente veloce. Inondabilità: fenomeni ricorrenti e non ricorrenti lungo F. Merse, T. Staggia, T. Corfini e F.so Ruota. Effetti di degradazione indotti a valle: interrimento di canalizzazioni e corsi d'acqua. ALTRI RISCHI NATURALI Rischio d'incendio: localmente moderato a nord. CARATTERISTICHE DELL'AGRICOLTURA Indice di ruralità: < 10%. Tipologia azienda-famiglia: di autoconsumo (63%) e a tempo pieno (25%). Provenienza reddito aziendale: extraziendale (35%), da pensione (35%). Superficie aziendale media: 11 ha. SAU media: 5 ha. Numero di corpi dell'azienda: > 3 (40%) e 2-3 (35%). Indirizzo colturale prevalente: foraggere (36%), cereali (34%) e colture arboree (28%), in prevalenza vite.

SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO RA3 DORSALE TRA VAL D'ELSA E VAL D'ERA

ZONE INTERESSATE Dorsale tra Val d'Elsa e Val d'Era, dalla zona di Gambassi al F. Cecina. PRINCIPALI CENTRI ABITATI Gambassi Terme, San Vivaldo. SUPERFICIE 247 kmq. CLIMA Subumido C1 100%. LITOLOGIA Molto variabile, conglomerati (21%), argille (20%), argilliti scompaginate del Complesso caotico (16%) e Calcare cavernoso (14%); subordinatamente alternanze turbiditiche calcaree (7%), gessi (6%) e rocce ofiolitiche (5%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 83%) e subordinatamente montana (bassa 17%). Fasce altimetriche prevalenti: 200-400 m (61%), 400-500 m (23%), 100-200 m (9%), 500-700 m (6%). Quota min-max: 99-624 m. USO DEL SUOLO Formazioni forestali (69%; di cui boschi 47%); subordinatamente colture agrarie (21% in diminuzione; di cui colture arboree 4%, vigneti 2%) e pascoli (8% in aumento).

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PROFILO DEL PAESAGGIO Boschi (39%), macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti (17%) e colture erbacee di collina (15%); subordinatamente boschi di montagna (8%), pascoli di collina (7%) e macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti di montagna (5%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO Eterogeneità dell'uso del suolo: media 55%, bassa 25%. Densità di siepi: bassa e molto bassa 1%, alta e molto alta 31%. Presenza di terrazzamenti: 1%. DEGRADAZIONE DEL SUOLO Erosione: da scarsa a media; localmente severa a nord ovest. Consumo di territorio, per urbanizzazione: non frequente (1%) costante. Effetti di degradazione indotti a valle: interrimento di canalizzazioni e corsi d'acqua. Inondabilità: fenomeni ricorrenti lungo F. Cecina, T. Fossi, T. Le Sellate e T. Capriggine. ALTRI RISCHI NATURALI Rischio d'incendio: da scarso a moderato. Danni forestali di nuovo tipo: da mediamente a molto diffusi, in particolare nella zona meridionale, in aumento. CARATTERISTICHE DELL’AGRICOLTURA Indice di ruralità: > 20% a sud e 10-20% a nord. Tipologia azienda-famiglia: a tempo pieno (36-49%) e a tempo parziale (23-43%). Provenienza reddito aziendale: aziendale (53-60%) ed extraziendale (21-29%). Superficie aziendale media: 18-23 ha. SAU media: 9-13 ha. Numero di corpi dell'azienda: a sud 1 (60%) e 2-3 (28), a nord 2-3 (46%) e 1 (43%). Indirizzo colturale prevalente: a sud cereali (49%) e foraggere (35%), con prevalenza dell'olivo tra le colture arboree; a nord colture arboree (67%), con prevalenza della vite, e cereali (28%).

SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO RA4 RILIEVI OCCIDENTALI E MERIDIONALI DELLE COLLINE MET ALLIFERE

ZONE INTERESSATE Rilievi occidentali e meridionali delle Colline Metallifere. PRINCIPALI CENTRI ABITATI Castelnuovo di Val di Cecina, Larderello, Montecerboli, Monterotondo Marittimo, Monteverdi Marittimo, Montieri, Niccioleta. SUPERFICIE 644 kmq. CLIMA Umido 82% (B1 58% e B2 24%) e subumido C2 18%. LITOLOGIA Molto variabile, argilliti scompaginate del Complesso caotico (30%), alternanze turbiditiche calcaree (20%), Calcare cavernoso (9%), conglomerati (7%); subordinatamente marne e argilliti (6%) e argille (6%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 64%) e montana (bassa 32%). Fasce altimetriche prevalenti: 400-500 m (25%), 500-600 m (18%), 200-400 m (30%), 0-200 m (11%), 600-1.100 m (15%). Quota min-max: 40-1.060 m. USO DEL SUOLO Formazioni forestali (73%; di cui boschi 55% in diminuzione: castagneti da frutto 1%); subordinatamente pascoli (14% in aumento) e colture agrarie (10% in diminuzione; di cui colture arboree, oliveti, 1%). PROFILO DEL PAESAGGIO

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Boschi di collina (34%) e di montagna (21%: castagneti da frutto 1%) e macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti di collina (11%); subordinatamente pascoli di collina (10%), macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti di montagna (7%) e colture erbacee di collina (6%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO Eterogeneità dell'uso del suolo: media 45%, bassa 37%. Densità di siepi: alta e molto alta 26%. Presenza di terrazzamenti: 1%. DEGRADAZIONE DEL SUOLO Erosione: da scarsa a media. Consumo di territorio, per urbanizzazione: non frequente (2%) costante. Inondabilità: fenomeni ricorrenti lungo F. Cornia, F. Cecina, T. Sterza, T. Trossa e al Piano di Boccheggiano. Effetti di degradazione indotti a valle: interrimento di canalizzazioni e corsi d'acqua. ALTRI RISCHI NATURALI Rischio d'incendio: da scarso a severo nella parte meridionale. Danni forestali di nuovo tipo: da mediamente a molto diffusi, in particolare nella zona di M. Aneo, in forte aumento. CARATTERISTICHE DELL'AGRICOLTURA Indice di ruralità: 10-20%. Tipologia azienda-famiglia: di autoconsumo (45%) e a tempo pieno (30%). Provenienza reddito aziendale: aziendale (37%) e da pensione (33%). Superficie aziendale media: 23 ha. SAU media: 11 ha. Numero di corpi dell'azienda: > 3 (35%), 1 (34%). Indirizzo colturale prevalente: prevalenza di foraggere (55%) e cereali (34%), con prevalenza dell'olivo tra le colture arboree.

SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO RA5 MONTAGNOLA SENESE E VAL DI FARMA

ZONE INTERESSATE Montagnola Senese e Val di Farma. PRINCIPALI CENTRI ABITATI Castellina Scalo, Civitella Marittima, Monteriggioni, Monticiano, Murlo, Rosìa (per parte), San Martino (p.p.), Sovicille, Torniella, Vescovado. SUPERFICIE 757 kmq. CLIMA Umido B1 62% e subumido C2 38%. LITOLOGIA Molto variabile, scisti metamorfici (30%), Calcare cavernoso (16%), argilliti scompaginate del Complesso caotico (12%) e conglomerati (9%); subordinatamente turbiditi con scisti siltosi, marne e arenarie turbiditiche (6%) e argille (5%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 76%, bassa 4%) e subordinatamente montana (bassa 19%). Fasce altimetriche prevalenti: 200-400 m (64%), 400-500 m (19%), 100-200 m (9%), 500-800 m (7%). Quota min-max: 95-797 m. USO DEL SUOLO Formazioni forestali (74%; di cui boschi 65%: castagneti da frutto 1%); subordinatamente colture agrarie (16% in diminuzione; di cui colture arboree 4%, oliveti 2%) e pascoli (8% in aumento). PROFILO DEL PAESAGGIO Boschi di collina (49%: castagneti da frutto 1%) e di montagna (16%); subordinatamente colture erbacee (12%), pascoli (7%) e macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti di collina (7%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO

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Eterogeneità dell'uso del suolo: media 49%, bassa 38%. Densità di siepi: bassa e molto bassa 2%, media 1%, alta e molto alta 26%. Presenza di terrazzamenti: 1%. DEGRADAZIONE DEL SUOLO Erosione: da scarsa a media. Consumo di territorio, per urbanizzazione: non frequente (2%) costante. Inondabilità: fenomeni ricorrenti e non ricorrenti lungo F. Merse, F. Ombrone, F. Feccia e T. Farma. ALTRI RISCHI NATURALI Rischio d'incendio: moderato nella parte sud. Danni forestali di nuovo tipo: da mediamente a molto diffusi, in particolare nella zona di Poggio Cerrete, in forte aumento. CARATTERISTICHE DELL'AGRICOLTURA Indice di ruralità: > 10%. Tipologia azienda-famiglia: a tempo pieno (30-49%) e di autoconsumo (28-45%). Provenienza reddito aziendale: aziendale (37-60%) e da pensione (19-33%). Superficie aziendale media: 23 ha. SAU media: 11-13 ha. Numero di corpi dell'azienda: 1 (34-60%), 2-3 (28-31%). Indirizzo colturale prevalente: foraggere (35-55%) e cereali (34-49%).

SOTTOSISTEMA DI PAESAGGIO RA6 PARTE NORD ORIENTALE DELLE COLLINE METALLIFERE

ZONE INTERESSATE Alta Val di Cecina, parte nord orientale delle Colline Metallifere. PRINCIPALI CENTRI ABITATI Chiusdino, Montalcinello, Montegermoli, Monteguidi, Pomarance, Radicondoli. SUPERFICIE 268 kmq. CLIMA Umido B1 54% e subumido C2 46%. LITOLOGIA Variabile, argille (42%), conglomerati (21%) e gessi (14%). RILIEVO Intensità di rilievo: collinare (alta 79%, bassa 7%) e subordinatamente montana (bassa 13%). Fasce altimetriche prevalenti: 200-400 m (71%), 100-200 m (17%), 400-500 m (8%), 0-100 m (3%), 500-600 m (1%). Quota min-max: 48-541 m. USO DEL SUOLO Formazioni forestali (40% in diminuzione; di cui boschi 29% in diminuzione), colture agrarie (32% in diminuzione; di cui colture arboree 1%) e pascoli (24% in aumento). PROFILO DEL PAESAGGIO Colture erbacee (28%), boschi (24%) e pascoli di collina (22%); subordinatamente macchia, gariga e altri arbusteti e cespuglieti di collina (8%). CARATTERISTICHE DEL PAESAGGIO Eterogeneità dell'uso del suolo: media 60%, alta 21%. Densità di siepi: bassa e molto bassa 5%, media 3%, alta e molto alta 49%. DEGRADAZIONE DEL SUOLO Erosione: prevalentemente media. Consumo di territorio, per urbanizzazione: non frequente (1%) costante; per attività estrattive: non frequente (1%). Inondabilità: fenomeni ricorrenti lungo F. Merse, F. Feccia, T. Saio, F. Cecina, T. Trossa, F.so Adio, T. Fodera, T. Sellate, F.so Vetrialla e F.so Fodera. Effetti di degradazione indotti a valle: interrimento di canalizzazioni e corsi d'acqua.

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CARATTERISTICHE DELL'AGRICOLTURA Indice di ruralità: 10-20%. Tipologia azienda-famiglia: di autoconsumo (45%) e a tempo pieno (30%). Provenienza reddito aziendale: aziendale (37%) e da pensione (33%). Superficie aziendale media: 23 ha. SAU media: 11 ha. Numero di corpi dell'azienda: > 3 (35%), 1 (34%). Indirizzo colturale prevalente: foraggere (55%) e cereali (34%), tra le colture arboree prevale l'olivo.

“2.- Riferimenti geografici 2.1 - Posizione geografica: Con il nome di Montagnola Senese viene designatauna vasta zona collinare compresa tra l'alta Valle dell'Elsa, la Val di Merse e le piane d'origine fluvio-lacustre situate ad occidente di Siena. L'area è adiacente alla superstrada per Firenze, non è attraversata da strade di grande traffico, possiede un ottimo circuito perimetrale di circa 70 km. e una fitta rete interna. 2.2 - Estensione, limiti, altitudine: Si estende compattamente sui rilievi che dal Monte Maggio raggiungono, senza soluzione di continuità, il torrente Rosia per poi proseguire nel sistema basso-collinare che fiancheggia il corso meridionale del Merse. Può essere circoscritta entro i seguenti limiti: a nord la strada di collegamento Monteriggioni-Strove; ad est le S.S. n° 2 e 73; a sud il corso del Rosia; ad ovest la linea di pedemonte parallela alla strada che unisce Colle Val d'Elsa alla S.S. 73. l'altitudine massima, raggiunta in corrispondenza della spina centrale dei rilievi, supera i 600 m. (Monte Maggio 671 m., La Cetina 663 m.).

17 Giuliana Campioni: Area della Montagnola Senese in “Il sistema regionale delle aree verdi”, Regione Toscana. Firenze, 1981, pag. 165-168.

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2.3 - Superficie: 13.500 ha. circa. 2.4 - Interconnessioni con altre aree segnalate: La area è strettamente interconnessa con quelle della Val di Merse Val di Parma e dei Colli di Montalcino. In particolare viene segnalata la continuità esistente a livello naturalistico (habitat vegetali e animali) tra la Montagnola e le vaste distese boscate delle valli del Merse e del Parma (F. Pratesi, F. Tassi, Guida alla natura della Toscana e dell'Umbria, 1976). 3. Caratteri distintivi dell'area 3.1 - Geomorfologia, geologia, vegetazione, flora e fauna: Si tratta di un territorio di natura calcarea dalla morfologia ondulata, la cui costituzione geologica presenta aspetti di particolare interesse soprattutto in funzione della esistenza di giacimenti di materiali litoidi di pregio (marmi bianchi, grigi, gialli e rosati). Schematicamente le formazioni affioranti nell'area della Montagnola possono essere suddivise in due grandi complessi: Gruppo delle formazioni metamorfiche (complesso autoctono) che comprende, a partire dal basso, le seguenti formazioni: — Verrucano tipico (sedimenti clastici essenzialmente silicei); — Formazioni dei Grezzoni (rocce carbonatiche); — Formazioni dei marmi della Montagnola (calcari metamorfici di varia colorazione); — Formazioni metamorfiche sovrastanti ai marmi (calcari, argilloscisti o marnoscisti, scisti silicei e ra-diolariti) a cui interno,si trovano intercalati, in grosse lenti, i marmi gialli o bianchi. Gruppo delle formazioni sovrastanti il nucleo metamorfico comprendente tre formazioni: — Klippen di terreni della serie toscana alloctona (calcari cavernosi, dolomie tipo grezzone, calcari neri stratificati, verrucano); — Complesso alloctono ligure (vi si distinguono tre unità tettoniche: unità delle argille e calcari, unità del Flysch calcareo marnoso, unità ofiolitifera); — Complesso post-orogenico (sedimenti continentali del Miocene superiore, sedimenti del Pliocene e sedimenti continentali del Quaternario). I materiali oggetto di estrazione sono: Pietrisco: si tratta di cave poco importanti sia per numero che per estensione. Sono temporanee e di localizzazione variabile; Marmi bianchi o grigi: le cave attive sono poco numerose date le caratteristiche tecniche nel complesso negative di questa roccia. Le più importanti sono situate nella gola del torrente Rosia; Marmi gialli, massicci o stratificati: si trovano al tetto delle formazioni dei marmi bianchi o grigi. I giacimenti più ricchi sono localizzati nella parte settentrionale dell'area (pressi delle località Cerbaia e Cetina), nella zona centrale (pressi località Molli, Radi, Tegola) e lungo l'alta valle dell'Elsa. (Reg. Toscana, Consiglio Regionale, Commissione speciale per i problemi dell'ecologia, Relazione del Gruppo di Lavoro per i Parchi in Toscana, All. 3, E. Giannini, A. Lazzarotto, Considerazioni sulle cave di marmo della Montagnola Senese, 1975). Ancora nel settore delle risorse mineralogiche presenti nell'area viene indicata l'esigenza di miniere attive di lignite nei pressi di Strove e di emanazioni di CO2, H2S (putizze, mofete) nei pressi di Radi e di Palazzo al Piano. Le rocce calcaree hanno dato origine ad interessanti fenomeni carsici come il Pian del Lago nella fascia sud-orientale, che costituisce una vasta polje, o le doline di Pian del Casone a nord, quasi circolari e ricolme d'acqua, dette Lago di S. Antonio la più grande e Lago Scuro la più piccola. È segnalata inoltre la presenza di grotte e gruppi di grotte su tutti i versanti del Monte Maggio dove la natura del terreno favorisce i fenomeni carsici, nei pressi di Costalpino e di Leccete e nella zona meridionale attorno ai centri di Tegoia, Cerbaia e Tonni. È stata rilevata l'esistenza di reperti e di cave di interesse paleontologico nella zona di Monteriggioni, Strove e Mensanello. Esistono concessioni minerarie in Comune di Casole d'Elsa e in Comune di Sovicille lungo la S.S. per Colle Val d'Elsa. Il paesaggio della Montagnola è di natura prevalentemente boscata, con larghe fasce agricole nei settori pedemontani già coperti in passato da paludi e acquitrini (Padule dell'Isola, Piano del Lago)

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e isole di coltivi nelle zone interne. Dominante è la presenza del ceduo, con ampi tratti di ceduo composto ad est, tra Riciano e S. Colomba, e a ovest, tra Maggiano e Gallena, dove i boschi della Montagnola vengono in diretto contatto con il Complesso Falsini, ex ÀSFD, primo nucleo della vasta spina di foreste demaniali che coprono i rilievi della Val di Merse e della Val di Farma. La vegetazione è costituita da leccete più o meno degradate con alcuni relitti di stazioni abissali di faggio e presenza di castagneti e cedui da frutto. Il sottobosco ricco e folto è spesso rifugio di animali rari quali l'istrice e il tasso; non mancano indizi di sicura presenza della marmotta e del gatto selvatico, mentre la volpe risulta abbastanza diffusa. L'area è stata censita dal Gruppo di Lavoro per i Parchi in Toscana quale comprensorio di notevole interesse floristico e vegetazionale meritevole di conservazione (Regione Toscana, Consiglio Regionale, Commissione speciale per i problemi dell'ecologia, Relazione del Gruppo di Lavoro per i Parchi in Toscana, 1975). È stata inserita nell'Elenco delle aree montane da proteggere (CAI-Italia Nostra, Inventario delle aree montane da proteggere, 1975-76). 3.2 - Beni culturali, ambientali, storico-artistici: Viene segnalata l'esistenza di stazioni preistoriche nei dintorni di Malignano, Sovicille, Ancaiano, Pievescola. Si tratta di un territorio dove gli aspetti di interesse naturalistico, paesistico e panoramico si integrano ad elementi antropici di rilievo comprendenti, in sequenza storica, pievi ed abbazie, castelli, borghi rurali, centri storici, edilizia colonica, ville rinascimentali e barocche. A differenza della zona adiacente della Bassa Val d'Elsa, l'area della Montagnola non ha subito in passato processi accentuati di sviluppo, essendo stata tradizionalmente chiamata a svolgere ruoli marginali connessi all'economia agricola pur integrata dallo sfruttamento delle risorse naturali (marmo, bosco). Cionondimeno durante due cicli temporali precisi, l'alto medioevo e il tardo rinascimento, fatta oggetto di interessi prevalenti, ha subito forme diverse di intervento territoriale che l'hanno profondamente caratterizzata in senso storico e culturale. Risalgono al primo periodo, legato alla infeudazione abbaziale e alla colonizzazione monastica di vasti possedimenti fondiari, testimonianze quali: l'abbazia cistercense di Abbadia a Isola fondata nel 1001 e il cui complesso include la chiesa romanica, il convento-fattoria, le mura e le fortificazioni; i castelli di Castagnoli, Castello (Montecastelli), Castel Petraia, Cerbaia, Montauto e il castellare di Monte Maggio, che la fortificavano nei confronti di Siena e le consentivano il controllo della via Francigena lungo le pendici del Monte Maggio; l'eremo agostiniano di Lecceto, risalente al IV secolo e caratterizzato dall'aspetto di eremo-fortezza, e quello di S. Leonardo al Lago che conserva, accanto alla chiesa romanico-gotica, parte dell'originaria cinta di mura del 1100; la villa Monastero, già abbazia benedettina dal 700 al 1810; la pieve fortificata della Marmoraia; la pieve di S. Giovanni a Molli, la pieve di Radi, la pieve di Ponte allo Spino, la pieve di S. Giusto a Balli, in molti casi nuclei generatori di comunità agricole. Al secondo periodo, coincidente con la rifondazione e la stabilizzazione delle grandi proprietà terriere aristocratiche, appartengono le ville e i parchi cinquecenteschi che si integrano al sistema del podere e della casa colonica per conferire un assetto stabile all'economia e al paesaggio agrario. Emergenze come la Suvera (Pievescola), Villa Ghigi (Le Volte Alte), Villa Petrucci (S. Colomba), Villa Gelsi (Gelsa), L'Apparita (Sovicille), Belcaro (Siena), tutte attribuite al Peruzzi (I. Belli Barsali, Baldassarre Peruzzi e le ville senesi del cinquecento, 1977), sorgono d'altro canto su nuclei più antichi di cui rappresentano la trasformazione e l'esaltazione. Dove la stratificazione storica è avvenuta in modo meno coinvolgente, le strutture architettoniche e urbanistiche della Montagnola mostrano, infatti, di essere rapportabili ad un continuum territoriale, delineatesi in età medievale e mai più mutato nelle sue linee essenziali, di cui fanno parte i castelli della Chiocciola, Gallena, Vergena, Ancaiano, Castellare, Strove, La Villa, Palazzo al Piano, Montarrenti, Palazzone, Poggiarello di Toiano, Reniere, Sovicille, Toiano (Palazzaccio), talvolta evoluti in comuni rurali, talvolta bloccati allo stadio di fortilizio prima e di casa colonica poi; i borghi e le comunità di Casa Bucci, Cennano, La Costa, Casa Vanti, Castellaccio, La Croce, Amano, Cerbaia, Colombaio, Luciano, Le Mandrie, Fioreta, Montebuono, Mugnano, Viteccio, Molli, S. Giusto a Balli, Pernina, Radi; il castello di Monteriggioni con il circuito murario del 1260.

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3.3 - Attività economiche: Dal punto di vista socioeconomico l'area è caratterizzata da due realtà disomogenee: quella della fascia gravitante attorno alla superstrada Siena-Firenze e alla S.S. n° 2 Cassia, dove si sono sviluppate gran parte delle attività industriali del comprensorio senese (alimentari, vestiario e abbigliamento, legno e mobili, meccanica, trasformazione di minerali non metalliferi); e quella gravitante attorno al centro di Sovicille dove al pronunciato decremento del settore agricolo non ha corrisposto che un lieve incremento del secondiario e del terziario. I dati relativi alla popolazione confermano questo stato di fatto; mentre il Comune di Siena ha infatti presentato nel periodo 1951-71 sempre tassi globali di sviluppo demografico positivi e il Comune di Monteriggioni ha cambiato il tasso da negativo a positivo nei due periodi infracensuari, il Comune di Sovicille lo ha mantenuto sempre negativo. Tra le attività economiche legate alle risorse peculiari dell'area è da segnalare quella estrattiva, un tempo assai intensa, attuata con discontinuità e praticamente solo in occasione di grossi ordinativi. L'effettiva difficoltà di estrazione dei marmi, dovuta alla scarsa continuità e al modesto spessore degli strati, comporta inoltre l'apertura di un numero enorme di cave di grande areale che spesso vengono rapidamente abbandonate, vuoi per l'esaurirsi del giacimento, vuoi per l'errato avanzamento della cava stessa. 4. Normativa vigente 4.1 - Vincolo idrogeologico (R.D. 3267/1923): Insiste su tutta l'area salvo la zona compresa tra S. Colomba e S. Dalmazio e quella tra Sovicille e Ampugnano ambedue pianeggianti. 4.2 - Vincolo paesistico: (.Legge 1497/1939): Insiste sull'intera area. 4.3 - Vincolo archeologico (Legge 1089/1939 - Legge 364/1909). 4.4 - Riserve naturali stabilite con DD.MM. 4.5 - Disciplina urbanistica: Comune di Siena: la area è totalmente compresa in zona agricola. Comune di Sovicille: l'area è prevalentemente destinata a zona FI e F2 (parco urbano), con inclusi gli abitati di Sovicille e Cetinale per la maggior parte classificati zona A, salvo la fascia nord-est che ha destinazione E2 (agricola). Comune di Monteriggioni: l'area è quasi interamente classificata zona H2 (zona con vincolo paesistico) con basso indice di fabbricabilità, mentre l'abitato del capoluogo (A2 conservativo) è circondato da una vasta area HI a vincolo non aedificandi. Comune di Casole d'Elsa: per la quasi totalità l'area è classificata zona FI (parco territoriale), il rimanente è zona F2 (zona estrattiva marmifera). 5. Proprietà pubblica dei suoli L'azienda agricola di Palazzo al Piano è interamente di proprietà della Provincia di Siena. In adiacenza all'area della Montagnola, sul versante sinistro dell'Elsa, si segnala la presenza della proprietà demaniale, ex ASFD, di Falsini Pentolina che si estende per 4.323,31 ettari. Essa ha il suo naturale proseguimento negli analoghi complessi di Tocchi e di Montepescini, entrambi inseriti nell'area della Val di Merse e Val di Farma. 6. Iniziative che interessano l'area Esiste una proposta di tutela da parte del CAI-Italia Nostra sulla zona della Montagnola-Val di Farma per complessivi 30.000 ettari così destinati: 28.000 ha. a Parco naturalistico (area compresa tra il torrente Farma e la strada Monteriggioni-Ponte S. Giulia), e 2.000 ha. a zona di rispetto (area di Pian del Lago) con l'inserimento nel progettato Parco della Montagnola. Sull'area insistono due previsioni di piano, una avanzata a scala territoriale dal PIC di Siena (Piano Intercomunale di Siena, Progetto definitivo per l'assetto territoriale del comprensorio senese, 1973), e l'altra elaborata, su incarico dell'Amministrazione Provinciale di Siena, da un gruppo di tecnici (Piano paesaggistico per l'attuazione di un parco attrezzato nella Montagnola Senese, 1978). La relazione di base del PIC, preso atto del rilevante patrimonio storico naturalistico dell'area, della domanda di servizi sociali e per il tempo libero emergente dai comprensori di Siena e dalla Val d'Elsa, della rapida privatizzazione del territorio, della decadenza

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dei centri rurali e dell'abbandono del patrimonio edilizio sparso e del paesaggio, prospetta una destinazione a parco del territorio in vista del raggiungimento dei seguenti obbiettivi: a) arresto dello spopolamento dei centri storici, restauro e utilizzazione del patrimonio edilizio esistente a scopi residenziali; b) individuazione di possibilità occupazionali alternative; e) blocco della privatizzazione delle aree più pregiate; d) valorizzazione della zona per il tempo libero e consolidamento dello sviluppo industriale compatibilmente con le preesistenze storiche e paesistiche. Le proposte per un progetto di Piano Paesaggistico, muovendo dalla considerazione di queste linee generali di assetto e di sviluppo, le specificano con la seguente normativa relativa alle diverse zone omogenee identificate: — zona agricola produttiva: sono previsti interventi diretti: al mantenimento delle strutture aziendali e degli insediamenti agricoli esistenti e al loro potenziamento; al recupero e conservazione del patrimonio edilizio rurale esistente; alla individuazione di terreni irrigabili; — zona agricola-boscata, parzialmente agricolo-produttiva: sono previsti, oltre a quanto sopra, interventi diretti: alla qualificazione delle aree boscate per quelle zone che presentino effettive suscettibilità di recupero produttivo anche ai fini di attività zootecniche; incentivazioni alle industrie di trasformazione dei prodotti agricolo-zootecnici-forestali; investimenti per infrastrutture e servizi; censimento e catasto delle terre agricole abbandonate; — zona alto-collinare prevalentemente boscata: sono previsti interventi di: ricostruzione e gestione del patrimonio boschivo esistente; programmi di forestazione; incentivazione delle attività agricolo-zootecniche; iniziative scientifiche di ricerca per una nuova utilizzazione della materia prima di origine agricolo-forestale; — zona storico ambientale: sono previste limitazioni strettamente a nuove possibilità edificatorie; incentivazione delle attività di restauro; riutilizzo del patrimonio edilizio esistente finalizzato all'uso pubblico; — aree soggette a piano particolareggiato: sono previsti, volta a volta secondo le differenti casistiche, interventi di restauro conservativo, di ristrutturazione vincolata, di demolizione e ricostruzione e di una nuova edificazione. Il progetto individua, infine, sei aree attrezzate da sottoporre a regime normativo particolare: — area storica di interesse pubblico di Campomeli e Casa Giubileo: per cui è prevista l'acquisizione pubblica; — area di Pian del Lago e di Leccete: da destinarsi ad usi di tempo libero; — aree marmifere: per le quali sono previsti una serie di provvedimenti volti a tutelare la risorsa stessa insieme al paesaggio; — area di Palazzo al Piano e di Montarrenti: per le quali si prospetta un'utilizzazione sociale e didattica delle strutture edilizie; — area di protezione faunistica: il cui obiettivo generale è quello di valorizzare il territorio nei suoi caratteri naturalistici. 7. Note bibliografiche Landucci L., Rapporto sullo stato agricolo senese, in: GAT, 1842. Lazzeri G., Siena e il suo territorio, 1862. Tassi A., Sulla flora della provincia senese e Maremma Toscana, 1862. Campani G., Sulla storia naturale del territorio di Siena, 1872. Campani G., Nuova stazione toscana della Phelipaea Mateli Reni, e dell'Erica multi flora, in: Bull.

Soc. Bot. Ital., 1894. Lusini V., L'Abbadia all'Isola, in: Boll. Sen. di Storia Patria 1897. Virgili F., Le condizioni agricole del circondano di Siena, 1903. Canestrelli A., L'architettura in Siena e nel suo antico territorio, 1904. Canestrelli A., Orchidacee senesi, in: Bull. Labor. e Orto Bot. di Siena, 1906. Persone F., Contribuzione alla flora della Montagnola Senese e di Montieri, in: Bull. Soc. Bot. Ital.. 1913.

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Von Gorr A.C.J., Contributo alla conoscenza del carattere della flora nel senese, in: Atti R. Acc. Fisiocritici, 1925. Nannizzi A., Contribuzione alla flora vascolare della Provincia di Siena, in: Atti R. Acc.

Fisiocritici, 1928. Savelli F., Risorse minerarie italiane: Siena e Grosseto, 1929. Venerasi Pesciolini G., Tracce della strada Francigena sulle pendici orientali del Monte Maggio,

in: Boll. Sen. di Storia Patria, 1930. Chiarugi A., Una stazione eterotropica del faggio presso Siena, in: Nuovo Giorn. Bot. Ital., 1930. Rondini A., Siena e la sua provincia, 1933. Nannizzi A., Contributo allo studio della flora dei terreni argillosi pliocenici del senese ai fini del

loro miglioramento agrario, in: Atti R. Acc. Fisiocratici, 1956. Amm. Prov. di Siena, Atti del Convegno per la casa rurale, 1959. Amm. Prov. di Siena, Convegno per lo sviluppo economico della provincia di Siena nel quadro

regionale, 1960 Valenti R., Siena: cenni storici, artistici ed economici di Siena e della Provincia, 1961. Ferri S., Ricerche sulla vegetazione delle colline ad ovest di Siena, in: Debbia, 1965. Giannini E., Lazzarotto A., Studio geologico della Montagnola Senese, in: Mem. Soc. Geol. Ital., 1970. Gelmini R., Studio fitogeologico del bacino neogenico senese, in: Boll. Geol. Ital., 1974. AA.VV., I castelli del Senese, 1976.”

11.- ANALISI DEI VALORI VISUALI 11. 1.- Tracciati viari di interesse primario e di “interesse paesistico europeo”

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Nell’ambito 31 Area Valdelsa del PIT della Regione Toscana si legge “Numerose sono le tracce che accompagnano il percorso: sistemi di edifici specialistici religiosi, di accoglienza e di posta, che hanno punteggiato il territorio di pievi, conventi, spedali, rocche, castelli e di edifici adibiti alla accoglienza dei pellegrini. Oltre all’articolato asse portante costituito dalla via Francigena, si sviluppavano altri importanti tracciati viari, strade traverse (spesso di matrice etrusca) che raccordavano la valle alle città di Pisa, Volterra e alla Maremma. (….) Si confermano, per coerenza di finalità, i tracciati classificati di interesse paesistico europeo individuati dal PTC di Siena. La viabilità come luogo della percezione dei paesaggi, in particolare dei tracciati (in tutte le declinazioni possibili) caratterizzati da una particolare armonia delle relazioni tra "tracciato" e contesto paesaggistico attraversato.” Come si vede, si tratta di un’affermazione che mette in rilievo l’aspetto sensibile dei paesaggi non in modo settoriale, ma legandolo direttamente alle modalità di percorrenza, di cui giustamente si sottolinea la permanenza e storicità (da non meno di 25 secoli, giudicando la presenza di tombe e necropoli etrusche disseminate proprio lungo i principali assi viari, alcune delle quali scoperte proprio per rettificare le curve delle stesse strade al fine di adattarle al traffico meccanizzato moderno). Il territorio di Casole d’Elsa può dirsi fortemente rappresentativo di questo stato di cose, come denotato anche dall’entusiasmo manifestato dai visitatori che lo hanno attraversato e che si sono sentiti in dovere di parteciparlo attraverso numerosi blog presenti sul WEB, spesso con estesi ed approfonditi rilievi fotografici, già sinteticamente illustrati a titolo esemplificativo nel presente studio nelle Tavv. 8 e 9. Il PTC della Provincia di Siena distingue fra i “tracciati viari di interesse primario” e quelli di “interesse paesistico europeo”, come riportati in modo dettagliato nella tavola delle semiologia antropica (Tav. 5). Si ritiene oltremodo corretta ed utile detta distinzione, e in questa sede si intende documentare in particolare la straordinaria valenza percettiva dei secondi, con specifico riferimento ai tratti stradali compresi fra Casole d’Elsa e Radicondoli (direzione nord-sud) e fra Monteguidi e Mensano (direzione est-ovest). A questo fine la Tav. 12.- Abaco delle vedute lungo gli itinerari di interesse paesistico europeo – Casole, Monteguidi e Mensano è stata costruita semplicemente riproducendo una serie di immagini estratte della funzione “STREET VIEWS” resa disponibile sul WEB dal sito “Google Maps” e di norma specificatamente dedicata non a tutte le strade, ma a quelle di interesse architettonico, monumentale e urbano, mentre in questo caso - come ulteriore sottolineatura dell’importanza paesaggistica dei luoghi - essa riguarda in modo specifico un’area rurale remota e profonda.

Ambrogio Lorenzetti, affresco del Buongoverno nel palazzo pubblico di Siena. Deve essere sottolineata in

questa sede la speciale rispondenza del sistema dei poggi (coltivati o selvatici) accuratamente definiti nell’affresco con morfologie e forme che possono essere rintracciate a tutt’oggi nei paesaggi di Casole

d’Elsa.

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Deve essere apprezzata la continuità che lega fra loro i diversi punti di vista e l’integrità degli spazi aperti costituiti da seminativi e prati permanenti, esemplari sotto il profilo di un’agricoltura ancora capace - nel XXI secolo - di supportare paesaggi bioculturali di grande pregio che rendono famosa questa parte di Toscana. 11.2.- Sensibilità visiva delle aree coinvolte dai tracciati di “interesse paesistico europeo” La Tav. 14.- Misurazione delle aree di percezione visiva lungo gli itinerari di interesse paesistico europeo è stata costruita, sempre con riferimento privilegiato ai luoghi d’eccellenza e di emergenza visuale, tramite la costruzione delle cartografie digitali ArchView della ESRI, misurando e riproducendo a tavolino gli areali entro i quali la visione è possibile verso la porzione di territorio che può essere percepita (per cui si può parlare di intervisibilità assoluta), considerando in modo esclusivo di volta in volta i diversi punti virtuali in cui può trovarsi l’osservatore. Si deve notare che questa analisi quantitativa è assolutamente “oggettiva”, tanto che può essere verificata sul posto da qualunque osservatore e pertanto essa sgombra il campo dalle considerazioni relativiste che di solito accompagnano i giudizi sugli aspetti percettivi propri dei beni paesaggistici. Ovviamente gli areali rilevati potrebbero anche riguardare territori con immagini inficiate dalla presenza di fattori di qualità pessima (per es. elettrodotti ad alta tensione, tubi, cave, discariche, manufatti incongrui, ecc.), ma come è stato notato e come vedremo ancor meglio nei successivi paragrafi non è questo il caso considerato, dato che a Casole d’Elsa questi fattori, pur presenti, sono al momento solo episodi circoscritti di carattere puntuale, peraltro relativamente facili ad essere minimizzati da opportuni e consigliabili interventi. Come vedremo, il contesto globale che costituisce il valore intrinseco del paesaggio è invece di norma di straordinaria qualità. Le simulazioni di cui alla Tav. 14 citata riguardano l’esempio di una campionatura degli areali visibili dai tracciati di interesse paesistico europeo presenti nel territorio di Casole d’Elsa, con riferimento a 4 punti di vista esemplificativi dei tre tratti della viabilità considerata (Casole, Mensano, Monteguidi). Si nota che la profondità di campo è in ogni caso veramente rilevante. Si può valutare anche il grado di sensibilità visuale complessiva che l’intero territorio presenta, mettendo entro un’opportuna scala di misurazione le quantità assolute comunque percepibili da un insieme di punti prestabiliti. Questo passaggio è stato compiuto mediante la costruzione della Tav. 15.- Carta di sintesi della sensibilità visuale lungo gli itinerari di interesse paesistico europeo che sintetizza sia il grado di interesse percettivo che si ottiene utilizzando la somma matematica di 16 diversi punti lungo i diversi percorsi (Tavola A), sia gli areali intervisibili considerando TUTTI i punti lungo i percorsi stessi (Tavola B).

Leonardo: Carta a volo d’uccello della Toscana 1502 circa (RLW 12278) che indica in modo esplicito

Mensano, descritto nella sua tipologia di borgo castellano sulla sommità di un poggio, subito a nord del Fiume Cecina

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N.B.: la sensibilità visuale del territorio posto a sud di Casole centro è straordinaria, tanto che

qualsiasi inserimento di struttura anomala finirebbe per ripercuotersi su ampie zone.

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Reticolo di aree a seminativo e prati stabili fra Mensano e Radicondoli (immagine tratta da Google Earth)

Appare opportuno sottolineare ancora una volta che a Casole d’Elsa l’intervisibilità lungo gli “itinerari paesistici europei” può essere definita come un elemento straordinario per la vastità degli areali che possono essere ottenuti, tenendo conto anche del fatto che essi sono in realtà estesi ben oltre i limiti della mappa di rappresentazione cartografica utilizzata dal presente Studio. 12.- CLASSI E UNITA’ PAESISTICO-TERRITORIALI DI CAS OLE D’ELSA

Un recente volume sui metodi più opportuni per la valutazione diagnostica del paesaggio, curato dagli estensori di questo stesso studio18, riporta i seguenti passaggi. “INDIVIDUAZIONE DELLE UNITÀ DI PAESAGGIO COME ENTITÀ PRE NORMATIVE Fra i possibili metodi di pianificazione paesaggistica, quello da noi prescelto ha come punti chiave:

• l’applicazione delle discipline afferenti le componenti abiotiche, biotiche antropiche e culturali del paesaggio, e di quelle attinenti il controllo dell’uso del territorio considerate nella loro contiguità relazionale e nelle interazioni reciproche;

• l’avvio di un processo conoscitivo e valutativo dell’intero territorio, ivi compresa l’analisi delle dinamiche di trasformazione, in modo da definirne specificità, vulnerabilità e rilevanza per ambiti omogenei;

• l’articolazione dei regimi di intervento in tutela, riqualificazione e sviluppo, assumendo nelle differenti situazioni, obiettivi di qualità perseguiti con strumenti ed azioni differenti;

• il legame diretto tra contenuti propositivi e prescrittivi del Piano, aspetti diagnostici, valutativi e dinamici del paesaggio e sostenibilità degli interventi, ovvero loro durata nel tempo e loro operabilità da parte di una società complessa.

(….) Il processo si fonda sull’applicazione delle discipline afferenti le componenti abiotiche, biotiche, antropiche e culturali del territorio e dell'ambiente, considerate nella loro contiguità relazionale e nelle

18 Ferrara G., Campioni G., Il paesaggio nella pianificazione territoriale, Flaccovio Editore, Palermo 2012. La metodologia qui riportata è stata sperimentata in vari casi studio territoriali italiani, da Livigno in Valtellina all’area di Bagnoli, Nisida e Ischia a Napoli, dalla Valle dei Templi di Agrigento al comune di Licciana Nardi in Lunigiana.

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interazioni reciproche, e di quelle attinenti il controllo dell’uso del territorio e delinea uno scenario come nel diagramma di flusso che segue. E’ ben noto che ogni territorio é caratterizzato da elementi fisico-ambientali precisi, sui quali devono essere raccolti e valutati alcuni dati di base, fra cui il clima (venti dominanti, precipitazioni, temperature, ecc.), il movimento altimetrico (altimetria, pendenze, energia del rilievo, ecc.), la geolitologia e la geomorfologia, la pedologia. Questi elementi, insieme all'idrologia (bacini e sottobacini, acque di superficie, ecc.) costituiscono l’insieme dei diversi fattori di stato di tipo prevalentemente abiotico atti a determinare ambiti territoriali relativamente omogenei definibili quali fisiotopi. Dal punto di vista biotico, in buona misura riguardante lo stato dei soprassuoli, le nostre conoscenze coinvolgono invece la vegetazione reale (nella sue configurazioni naturali o orientate dall'uso antropico) l'uso del suolo non urbano (boschi, aree agricole, pascoli, zone abbandonate e degradate, ecc.), nonché la varia articolazione degli insediamenti concentrati e sparsi (tipologie insediative, densità, aree problematiche), da cui si possono isolare i detrattori, o tutti gli elementi di squilibrio ben rilevabili a livello territoriale, sia di tipo puntuale che diffuso. (……) Nessuna di queste analisi, nel caso che si abbia interesse ad identificare i sistemi di ecosistemi costituenti il paesaggio, resta fine a se stessa: ciascun tematismo é infatti capace di influenzare e qualificare gli elementi caratteristici, l'estensione e la localizzazione delle varie tessere del "mosaico" in cui il territorio può essere suddiviso dal punto di vista ecologico. Il punto d'arrivo parziale è la costruzione della carta dei fisiotopi prima e quella degli ecotopi dopo, ovvero l'individuazione e descrizione delle "unità elementari omogenee", ovvero "le più piccole unità di paesaggio in cui prevale un ecosistema dello stesso tipo e che conseguentemente contiene solo una tipologia di vegetazione"19 individuate nel corso delle indagini quali unità topologiche dell'articolazione spaziale del territorio20. Per la definizione di questa approfondita indagine del sistema ambientale resta comunque indispensabile la disponibilità di una banca dati territoriale di tipo informatizzato e numerico21. Tuttavia, sia pure nei limiti degli strumenti conoscitivi dati, è possibile riconoscere dove i tratti unitari e ripetitivi degli ecosistemi territoriali danno luogo ad ambiti omogenei dal punto di vista delle condizioni di stato su cui le politiche ambientali possono essere diversamente caratterizzate. In altre parole, la considerazione delle matrici naturali interrelata alle matrici antropiche e percettive permette di individuare le diverse parti in cui l’organismo territoriale è organizzato. Si tratta di una struttura di base che costituisce la premessa perché entro lo scenario valutativo e lo scenario propositivo, successivamente approntati, possano venire espressi giudizi di valore e prefigurate scelte fondati sulle diverse identità/caratteristiche dei soggetti paesistici.” “La disponibilità di uno schema complessivo di categorie di interesse per l’organizzazione di informazioni utili alla gestione del paesaggio e al governo del territorio fornisce un contributo sostanziale: • all’individuazione di un modello di assetto capace di rendere compatibili le esigenze di sviluppo

territoriale con quelle di stabilità ecologica, riqualificazione urbanistica, qualità ambientale e presidio del territorio.

• alla precisazione della disciplina normativa per le singole sottozone, con particolare riferimento agli indirizzi necessari alla gestione dei soprassuoli in rapporto alle risorse ambientali e alla vulnerabilità ecologica dei diversi ambiti.

Esito del processo di analisi e di interpretazione delle caratteristiche funzionali e strutturali (….) è stata l’individuazione di unità di paesaggio rispetto alle componenti fondamentali proprie dell'ecologia del paesaggio, da intendersi come insiemi interrelati di unità ecosistemiche utili a fini normativi. In termini operativi il risultato dei confronti incrociati su base cartografica ha prodotto l'individuazione di (…) aree perimetrate e trasferite in una matrice, in modo da rapportare le specificità tipologiche che contraddistinguono ogni singola area ai condizionamenti ed alle opportunità che essa presenta in termini ecologico-paesaggistici e urbanistico-territoriali. Ciò ha reso possibile avanzare giudizi di valore e determinare obiettivi e politiche con le conseguenti ricadute sull’articolato normativo. (……) Il risultato della lettura incrociata delle caratteristiche fisiografiche, naturalistiche, estetiche, storico-culturali del paesaggio rapportata al sistema insediativo e all’armatura a rete porta all’individuazione di

19 Vos W., Stortelder A., op. cit. Vanishing Tuscan landscapes. Landscape ecology of a Submediterranean-Montane area (Solano Basin, Tuscany, Italy), Pudoc Scientific Publishers, Wageningen, 1992 20 Cfr. Finke L., Introduzione all’ecologia del paesaggio, Angeli, Milano, 1993 21 E’ questo esattamente il caso del presente studio sul territorio del Comune di Casole d’Elsa (ndr)

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Unità di paesaggio che hanno per tratto distintivo la continuità di valori paesistici, ambientali e territoriali comuni, e quindi presentano caratteristiche omogenee rispetto alla sensibilità nei confronti di misure, azioni esterne ivi compresi gli interventi gestionali. Aggregate opportunamente in CLASSI significative anche sulla base delle diversificazioni funzionali in relazione al piani e programmi di intervento vigenti e previsti, esse forniscono una strumentazione che consente di:

• valutare le condizioni di qualità e le potenzialità del paesaggio, sia pure in termini di inquadramento generale;

• verificare i possibili effetti negativi indotti dai processi in atto, quali l’espansione dei sistemi insediativi e infrastrutturali con la conseguente de-connotazione tipologica e de-strutturazione funzionale;

• operare un raccordo diretto tra gli aspetti sistemici del paesaggio e quelli urbanistico-localizzativi e quindi orientare la disciplina normativa sulla base delle condizioni di stato, con particolare riferimento alla gestione dei soprassuoli in area non urbana in rapporto alle risorse ambientali esistenti e alla loro vulnerabilità”.

L’area considerata dal presente studio comprende il territorio del Comune di Casole d’Elsa e le aree esterne dai confini amministrativi che trovano con questo evidenti elementi di continuità fisico-spaziale ed assonanze di tematismi: com’è noto, infatti, le forme e gli assetti ecologici, storico-culturali e visuali del paesaggio non sono costituiti da areali chiusi in se stessi da confini autoreferenti, ma comprendono sempre e comunque rapporti di relazione a sistema. Nel caso di Casole d’Elsa, si possono distinguere due grandi classi di areali:

1.- Aree alluvionali primarie, generate dal percorso della rete idraulica superficiale che costituiscono corridoi ecologici per il flusso di materia ed energia, con suscettività idonee ad attuare il collegamento funzionale sia con la bassa Valdelsa che con la Val di Cecina. Si tratta di componenti essenziali degli apporti (non solo idrici) che sono necessari al mantenimento dell’identità fisionomica e funzionale dell’intera area geografica.

2.- Nonostante che il paesaggio di Casole non goda generalmente di una grande notorietà a livello locale e provinciale22, occorre ribadire che esso comprende in realtà una gamma di configurazioni paesistiche con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese e questo gli conferisce a buon diritto una fama a livello nazionale ed internazionale. Vedremo anche più avanti come queste caratteristiche siano portatrici di un vero e proprio modello di sviluppo (ambientale, culturale e turistico ricreativo) in atto da diversi decenni e con ricadute significative nel campo aziendale.

Il paesaggio di Montemassi nell’affresco di Simone Martini a Siena richiama indirettamente la tipologia dei

centri medioevali posizionati sui poggi ad alta intervisibilità, come Casole, Monteguidi e Mensano

22 Cfr. Franco Cardini: “Alta Val d’Elsa: una Toscana minore ?’’, Firenze, SCAF 1988.

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Articolo della Rivista Bell’Italia dedicato a Casole d’Elsa

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AMBITI PAESISTICO TERRITORIALI INDIVIDUATI NEL TERR ITORIO DEL COMUNE DI CASOLE D‘ELSA E SUE PERTINENZE

1- AREE FLUVIALI ED EX LACUSTRI 1a.- Piano di Panicale e Torrente Sellate. Piana alluvionale relativamente stretta e aree di pertinenza del corso del torrente Sellate, corridoio ecologico primario, canale di flusso e di energia, con modesti tratti di vegetazione igrofila, sistemazioni agricole a seminativo praticamente prive di vegetazione arborea e di insediamenti. 1b.- Piana ex lacustre. Area pianeggiante originata dal prosciugamento di un antico lago, priva di vegetazione arborea, in parte occupata di recente nel Comune di Casole da insediamenti artigianali, da magazzini e da una centrale fotovoltaica per la produzione di energia elettrica. L’insediamento ha introdotto consumo di suolo ed elementi del tutto estranei al contesto ambientale di tipo spiccatamente rurale. 1c – Torrente Senna e Fosso degli Orneti. Stretti fondovalle alluvionali formati da due affluenti posti in sinistra del Fiume Elsa, con prevalenti seminativi di pianura privi di insediamento permanente. 1d.- Piana del Fiume Elsa. Piana alluvionale di pertinenza dell’alta valle del Fiume Elsa con modeste fascie riparie e dominanza di sistemazioni agrarie a seminativo. La pieve romanica di Pievescola ha costituito il fulcro di un insediamento storico che di recente ha prodotto numerose espansioni urbane, oltre ad aree interessate lungo strada da edilizia produttiva, magazzini e centrale elettrica, su cui convergono numerosi elettrodotti. Il primo tratto (chiamato Elsa morta) scorre nel Piano della Speranza ed è alimentato esclusivamente dalle acque piovane. In Comune di Colle Val d’Elsa l’area comprende il borgo ex agricolo di Gracciano d’Elsa, oggi a destinazione mista, con presenza di magazzini e stabilimenti lungo strada. L’ultimo tratto del Fiume presente in Comune di Colle Val d’Elsa fa parte del “parco fluviale dell’alta Val d’Elsa”. 1e.- Piana del Torrente Rosia. Piana alluvionale e aree di pertinenza del corso del torrente Rosia, affluente del Fiume Merse, corridoio ecologico primario, canale di flusso e di energia, con modesti tratti di vegetazione igrofila, sistemazioni agricole a seminativo praticamente prive di vegetazione arborea e di insediamenti. 1f.- Alta valle del Fiume Cecina. Piana alluvionale e aree di pertinenza del corso del Fiume Cecina, corridoio ecologico primario, canale di flusso e di energia, con vegetazione riparia in golena, sistemazioni agricole a seminativo praticamente prive di vegetazione arborea e di insediamenti. 2.- COLLINE DELLE ARGILLITI E CALCARI MARNOSI 2a.- Lucciana, Poggio Leccioni, Boccioline. Ambito collinare a morfologia variabile, con versanti collinari coltivati a seminativo e poggi con copertura prevalentemente boschiva, con il borgo minore di Lucciana di valore storico ambientale, posto in posizione panoramica. L’area comprende in parte alcuni sviluppi insediativi recenti, a destinazione prevalentemente residenziale. 2b.- Canalone, Poggio di Caio. Ambito collinare con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo e soprasuoli mediamente boscati. Da segnalare la presenza di piccoli borghi abitati disposti a grappolo (Lano, Mensanello) lungo strada verso Colle Val d’Elsa. 2c.- Melato, Vermignano. Colli in sinistra del torrente La Senna, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo con case coloniche sparse e soprasuoli mediamente boscati. 2d.- S. Antonio, Querceto. Colli in sinistra del Fiume Elsa, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo e soprasuoli mediamente boscati. I primi insediamenti in quest'area risalgono all'età del bronzo, a partire dal 3000 a.C., quando il terreno ricco di minerali e il vicino fiume Elsa la resero abitabile. In seguito, il terreno venne coltivato dai coloni etruschi, come testimoniano i reperti ritrovati nella tenuta di Querceto, di cui l'omonimo castello risale al X secolo. Durante il 1800 la tenuta includeva più di 30 fattorie ricche di grano, frumento, olive, uva e bestiame. Negli anni '60 fu acquistata dal conte Edoardo Visconti di Modrone Erba mentre nel 2005 Timbers Resorts, acquistata la tenuta, ne ha promosso lo sviluppo come struttura alberghiera di livello internazionale. 2e.- Le Ville. Colli in sinistra del Fiume Elsa, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo e soprasuoli mediamente boscati. 2f. Collalto, Villa Bisciano. Colli in sinistra del Fiume Elsa, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo e soprasuoli mediamente boscati. 3.- COLLINE DELLE ARGILLE E DELLE ARENARIE 3a.- Casole. Terra murata con antico castello del XI secolo, con mura castellane, rocca e importante chiesa romanica pievana. Si erge sull’altopiano della collina tufacea che separa la Valle dell’Elsa da quella del

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Fiume Cecina. Centro capoluogo con insediamenti storico-architettonici di rilievo (cassero rinforzato da importanti fortilizi con progetto di Francesco di Giorgio Martini), entro un contesto in parte ancora agricolo, pur in presenza di colture promiscue, su cui si sono inserite di recente numerose aree urbanizzate. Importanti reperti etruschi presenti in località Orli. 3b.- Campagna di Casole. Configurazioni paesistiche collinari con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese. Paesaggio rurale di valore bioculturale su versanti a modesta acclività con case coloniche in molti casi di interesse storico architettonico, contraddistinto da un percorso paesistico di interesse europeo, con profonde vedute su seminativi e colture a prato permanente, incorniciate volta a volta da un fitto mosaico di fasce boscate. Le tessere di paesaggio prodotte dalle lingue boscate di tipo lineare, sviluppate lungo i fossi, è caratterizzato da un tipico effetto del limite che attribuisce all’area una interessante diversità paesaggistica, il cui valore è in buona misura da attribuire agli spazi aperti a seminativo e prato permanente. Oltre il torrente Sellate prevale una morfologia a poggio, come ambito di raccordo fra la valle fluviale e i sovrastanti sistemi collinari con prevalente presenza di seminativi interrotti da allevamenti tabulati, alcuni dei quali in stridente conflitto con il paesaggio degli spazi aperti. L’insediamento residenziale costruito di recente a San Severo (lottizzazione a villini pluripiano e plurifamiliari), posto lungo strada nei pressi del Poggione e della tomba etrusca La Poggiola, appare in netto contrasto con i caratteri spiccatamente rurali dell’area. 3c.- L’Agresto, Mammellano. Configurazioni paesistiche collinari con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese. Paesaggio rurale di valore bioculturale in continuità con l’ambito precedente, ma con una più cospicua presenza di boschi, disposto su versanti a modesta acclività con edilizia colonica sparsa, contraddistinto da un percorso paesistico di interesse europeo, con vedute su seminativi e colture a prato permanente, entro un mosaico prevalente di fasce boscate. 4.- MONTAGNOLA SENESE 4a.- Montagnola Senese. Sistema di rilievi con sottosuolo prevalentemente calcareo, ricco di grotte carsiche, falde acquifere e marmi. La Montagnola Senese è una delle aree più interessanti della Toscana meridionale sotto l’aspetto naturalistico. Si tratta di una zona collinare da una serie di rilievi attorno ai 500-600 m s.l.m. che si sviluppano su una superficie complessiva di circa 15 kmq. Zona collinare complessa sormontata dal Monte Maggio (625 m. slm) ovvero dalla porzione più settentrionale della Montagnola caratterizzata dalla presenza di boschi cedui dove spiccano il Leccio, la Roverella e nelle zone più elevate il Castagno, con sottobosco ricco di Ginepro, Caprifoglio, Cisto e Corbezzolo. Ambito di interesse storico, già sede del tracciato della via Francigena, con presenza di numerose pievi, ville fattoria e castelli, fra cui in particolare spiccano il borgo di Marmoraia e i complessi di Scorgiano (Tenuta Bichi Borghesi) e della Suvera, fortezza ricevuta in dono dalla repubblica senese da Papa Giuliano della Rovere (Giulio II) nella metà del XVI secolo, che affidò a Baldassarre Peruzzi l’incarico di trasformarla in splendida villa rinascimentale. L’area nel suo complesso è sito di interesse comunitario di Natura 2000. 4b.– Poggione, Poggio Vasone. Area collinare a morfologia complessa (Monte Vasone, 397 m. slm) prevalentemente coperta da boschi, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo. 4c.- Podere Poggio Monti. Colli in destra del Fiume Elsa, con presenza alternata di poggi e versanti coltivati a seminativo e soprasuoli mediamente boscati. 4d.- Abbadia a Isola. Zona basso collinare a modesta pendenza, con assoluta prevalenza di colture a seminativo, ben provvista di insediamenti sparsi e fattorie. Una comunità di Benedettini insediata all’inizio dell’anno 1000 ha prodotto la bonifica della palude e l’ampliamento del monastero, oggi in fase avanzata di restauro. Nel 1173 fu consacrata l'importante chiesa dedicata a San Cirino, capolavoro dell'arte romanica. Il borgo ha avuto un importante ruolo, posto com'era sul confine fra i territori Firenze e Siena e lungo uno dei tratti più antichi della Via Francigena, peraltro collegato anche a Volterra. 5.- COLLINE DELLE SABBIE E DEI CONGLOMERATI 5a.- Poggio Monticolo. Area confinante con la foresta di Berignone che si estende nella limitrofa provincia di Pisa. Morfologia a poggio prevalentemente boscata con rare isole di coltivi ed insediamenti colonici sparsi. Costituisce la fase di transizione fra l’area naturalistica di Berignone ed la sottostante area agricola estensiva attraversata dal torrente Sellate, affluente del Fiume Cecina. 5b.- Polsano. Subito a nord della foresta di Berignone, in territorio della provincia di Pisa, i versanti collinari si fanno più moderati, consentendo la presenza di aree che sono state da tempo dissodate e successivamente messe a coltura (seminativi), con presenza di edilizia colonica sparsa.

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6.- COLLINE CALCAREO MARNOSE 6.- Poggio Sermena, Le Pianacce. Versante collinare modestamente acclive con presenza dominante di bosco misto, percorso da strada di crinale, lungo la quale sono presenti alcuni poderi e fattorie con modeste isole di coltivi, in fase di regressione. 7.- POGGIO DI MONTEGUIDI 7a.- Monteguidi. Fu antico castello fondato nel XIII secolo dagli Aldobrandeschi (come il prospiciente castello di Radicondoli), situato sulla cresta di poggi ghiaiosi prospicienti il torrente Stellate e Pian di Cecina23. Chiesa romanica pievana. Il paesaggio rurale di valore bioculturale è in diretta continuità con la “campagna di Casole”, disposto su versanti a modesta acclività con case coloniche in molti casi di interesse storico architettonico, contraddistinto da un percorso paesistico di interesse europeo, con profonde vedute su seminativi e colture a prato permanente, incorniciate volta a volta da un fitto mosaico di fasce boscate. Le tessere di paesaggio prodotte dalle lingue boscate di tipo lineare, sviluppate lungo i fossi, è caratterizzato da un tipico effetto del limite che attribuisce all’area una interessante diversità paesaggistica, il cui valore è in buona misura da attribuire proprio alle campiture degli spazi aperti a seminativo e prato permanente. Configurazioni paesistiche collinari con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese. Importanti livelli di intervisibilità con i centri di Radicondoli, Mensano e Montecastello. 7b.- Poggio Macignano, La Serra. Morfologia a poggio prevalentemente boscato percorso da una strada di crinale, in presenza di rare isole di coltivi ed insediamenti colonici sparsi. Struttura analoga al caso precedente, ma con assoluta predominanza del bosco sui coltivi. 8.- POGGIO DI MENSANO 8a.- Mensano.- Fu importante castello sede di vita civile, in presenza di una rocca e di un’antica pieve romanica d’importanza territoriale, in posizione altamente panoramica su colline metallifere e Maremma. Il centro abitato a forma ellittica si addossa attorno alla vetta di un colle scosceso. Anche in questo caso, come per Monteguidi, il paesaggio rurale di valore bioculturale è in continuità con la “campagna di Casole”, ed è disposto su versanti a modesta acclività con case coloniche in molti casi di interesse storico architettonico, contraddistinto da un percorso paesistico di interesse europeo, con profonde vedute su seminativi e colture a prato permanente, incorniciate volta a volta da un fitto mosaico di fasce boscate. Le tessere di paesaggio prodotte dalle lingue boscate di tipo lineare, sviluppate lungo i fossi, è caratterizzato da un tipico effetto del limite che attribuisce all’area una interessante diversità paesaggistica, il cui valore è in buona misura da attribuire proprio alle campiture degli spazi aperti a seminativo e prato permanente. La zona comprende aree di reperimento di reperti archeologici preistorici, etrusco-romani e medioevali. Configurazioni paesistiche collinari con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese. Importanti livelli di intervisibilità con i centri di Radicondoli, Monteguidi e Montecastello. 8b.- Filicaia, Casanova.- Morfologia a poggio prevalentemente boscato percorso da una strada di crinale, in presenza di rare isole di coltivi ed insediamenti colonici sparsi. Struttura analoga al caso precedente, ma con assoluta predominanza del bosco sui coltivi. 9.- POGGIO DI RADICONDOLI 9a.- Radicondoli. Il castello del borgo murato fu costruito nei primi del 1200, ed ha conosciuto il suo massimo splendore tra la metà del XIII e XIV secolo. Il paese fin dalla nascita appartenne alla famiglia dei Conti Aldobrandeschi (come il castello di Monteguidi). ll borgo è stato una fiorente città con edifici amministrativi e religiosi, grazie allo sviluppo economico legato principalmente alla lavorazione della lana. Anche in questo caso, il paesaggio rurale di valore bioculturale è in diretta continuità con la “campagna di Casole”, è disposto su versanti a modesta acclività con case coloniche in molti casi di interesse storico architettonico, contraddistinto da un percorso paesistico di interesse europeo, con profonde vedute su seminativi e colture a prato permanente, incorniciate volta a volta da un fitto mosaico di fasce boscate. Le tessere di paesaggio prodotte dalle lingue boscate di tipo lineare, sviluppate lungo i fossi, è caratterizzato da un tipico effetto del limite che attribuisce all’area una interessante diversità paesaggistica, il cui valore è in buona misura da attribuire proprio alle campiture degli spazi aperti a seminativo e prato permanente. La zona comprende aree di reperimento di reperti archeologici preistorici, etrusco-romani e medioevali.

23 Cfr. citazioni riportate nelle pagine introduttive della presente relazione.

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Configurazioni paesistiche collinari con caratteri di eminente rappresentatività del paesaggio agrario tradizionale della Toscana senese. 9b.- Belforte. L’area si colloca al centro delle colline metallifere, dove si trovano anche le Terme delle Galleraie, tra soffioni e acque ribollenti, al centro della riserva naturale delle Carline. Nelle località Canonica, Pianacce e Rancia sono da tempo presenti e attive n. 4 centrali geotermiche, sottoposte a monitoraggio ambientale da parte di ARPAT. 9c.- Poggio Scarpinata. Colle in destra del Fiume Cecina, con presenza alternata di versanti coltivati a seminativo con case coloniche sparse e soprasuoli mediamente boscati. 10.- POGGIO DI MONTECASTELLI 10a.- Montecastelli Pisano. Il borgo fortificato di Montecastelli, con il campanile della parrocchiale e la Torre dei Pannocchieschi, sorge su una spoglia collina a dominio della vallata del torrente Pavone, affluente in sinistra del Fiume Cecina. L’uso del suolo è prevalentemente coltivato a seminativi, con rade case coloniche, in posizione defilata dalle principali visuali verso Casole, e Radicondoli. Notevole il ritrovamento di un ipogeo etrusco detto “la buca delle Fate” del VI a.C. 10b.- Pianali, La Sughera, Rocca Sillana. Poggi costituiti da una litologia costituita da gabbri e basalti. La torre della Rocca Sillana risale al 1067 ca. mentre il perimetro esterno delle preesistenti cortine murarie è attribuito a Giuliano da Sangallo. La torre domina visivamente gran parte dei territori di Pisa, Siena e Grosseto. Gran parte di questo territorio è coperto da boschi. 10c. Poggio Lungheri, Cerbaiola. Colle in sinistra del Fiume Cecina, con presenza alternata di versanti coltivati a seminativo con case coloniche sparse e soprasuoli mediamente boscati. 11.- BOSCO DI BERIGNONE La località è stata descritta come segue : “rappresenta da sempre il sinonimo di boscaglie sterminate e di macchie intricatissime popolate da una fauna ricca e differenziata, di duro lavoro di boscaioli e carbonai, di un ambiente naturale, cioè rude, selvaggio, intatto. Utilizzato soprattutto in passato come enorme riserva di legname combustibile per alimentare le caldaie di evaporazione delle saline volterrane, questo verdissimo gruppo collinare non è altro che un grosso ellissoide di depositi lacustri del Miocene superiore (conglomerati, marne, argille) coperto da boschi misti di latifoglie decidue e di sclerofille sempreverdi, con una fitta macchia mediterranea in forma di forteto (associazioni di cerro, leccio, albatro, orniello, erica arborea ecc.).” Contiene il cosiddetto Castello dei Vescovi , noto anche come "Torraccia", del sec.X. La Riserva Naturale “Foresta di Berignone” è stata istituita nel 1997 su circa 2166 ettari e si estende nei comuni di Pomarance e Volterra.

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13.- INDIVIDUAZIONE DEL VALORE INTRINSECO, DELLA VU LNERABILITA’ E DELLE POTENZIALITA’ DELLE VARIE TIPOLOGIE DI PAESAG GI Al fine di presentare i passaggi logici relativi all’oggetto del presente paragrafo, si propone qui di seguito un altro paragrafo del citato manuale di pianificazione paesaggistica24. “VALUTAZIONE DEL PAESAGGIO SU BASE QUALITATIVA E’ da tutto condiviso che i processi di identificazione e valutazione dei paesaggi costituiscono i primi adempimenti essenziali ai fini della loro gestione sostenibile. Infatti il soddisfacimento di questa esigenza è indispensabile per strutturare i risultati delle analisi agli aspetti propriamente propositivi, ampliandone la validità da elementi di tipo conoscitivo a strumenti di programmazione delle future politiche territoriali.

Caso per caso, può esse-re elaborato un modello di valutazione specifico, che ad un grado di rela-tiva complessità unisca un’accettabile capacità espressiva della sensi-bilità del paesaggio e delle sue potenzialità inespresse. Il percorso – come dimostrato dalle note che seguono - può essere articolato in fasi conseguenti. In primo luogo devono essere identificati e perimetrati gli ambiti rappresentativi per le finalità proprie dell’approfondimento

conoscitivo richiesto. Successivamente, gli ambiti possono essere oggetto di una valutazione operata termini qualitativi, purché sulla base di parametri convalidati. I corrispettivi criteri devono essere scelti in funzione della loro espressività rispetto alle caratteristiche di complessità e dinamicità del paesaggio considerato e delle reciproche interrelazioni con le aree limitrofe. Ogni ambito deve essere quindi oggetto di una lettura multipla, i cui risultati, articolati secondo una scala differenziata di valori analoga per ogni parametro, devono essere riportati in distinte tabelle organizzate secondo schemi a matrice. I risultati della valutazione saranno infine opportunamente graficizzati in carte tematiche in scala unificata, ciascuna espressiva di uno specifico parametro. Gli schemi a matrice qui riprodotti25 riportano i criteri di valutazione lungo l’asse delle ordinate, e le sigle degli ambiti con i relativi giudizi di valore parziale rispetto ad ogni singolo criterio lungo l’asse delle ascisse. L’ultima colonna contiene il giudizio di sintesi espresso su ciascun ambito, in base al grado di prevalenza dei valori parziali, ovvero il valore totale dell’ambito stesso rispetto al parametro considerato. Non è assolutamente necessario che i giudizi di valore corrispondano a punteggi o ad entità assolute e numeriche, in quanto possono essere riferiti a ragionevoli e dimostrabili stime, collegate in modo specifico alle analisi svolte. Non deve essere mai dimenticato, peraltro, che il paesaggio fa

24 Ferrara G., Campioni G., op. cit., 2012. 25 Cfr. le matrici riprodotte nelle pagine che seguono.

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parte dell’esperienza collettiva e che quindi appare comunque opportuno non appesantire la valutazione con indicatori di difficile lettura.

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Gli aspetti da indagare sono sostanziante i tre seguenti, ognuno dei quali da riferire alle specifiche caratteristiche del sito. VALORE INTRINSECO V V1 – Integrità, V2 – Rarità, V3 – Rappresentatività, V4 – Importanza ecologica, V5 – Importanza culturale e testimoniale, V6 – Importanza economica e produttiva, V7 - Importanza visuale d’insieme. VULNERABILITÀ U U1 – Fragilità strutturale e funzionale generale, U2 – Vulnerabilità ai mutamenti nell’uso del suolo, U3 – Vulnerabilità alla pressione antropica, U4 – Vulnerabilità delle configurazioni formali, U5 – Vulnerabilità visuale. POTENZIALITÀ P P1 - Potenzialità di mantenimento delle caratteristiche strutturali e dei valori costitutivi del paesaggio, P2 - Possibilità di espansione e ottimizzazione delle risorse destinate ad usi antropici, P3 - Possibilità di attualizzazione della funzione economica e culturale, P4 - Potenzialità all’introduzione di usi innovativi e alla produzione di nuovi valori paesaggistici, P5 - Possibilità di recupero dei danni arrecati al paesaggio. In sintesi, si può fare in modo che sia le unità paesistico territoriali che le classi di unità di paesaggio siano interpretate nel territorio considerato in base alla loro rappresentatività rispetto all’intero sistema paesistico, sia naturale e antropico, sia urbano che rurale, ed accorpate in ambiti significativi ai fini della loro valutazione rispetto alle loro potenzialità future. (….) Pertanto, per ciascun parametro su ogni ambito viene espresso (ed eventualmente discusso) un giudizio di valore compreso in una gamma adeguata. Come già osservato, all’apparente banalità della scala prescelta può corrispondere una discreta facilitazione nel parametrare e condividere il giudizio espresso con i diversi operatori che sono coinvolti nelle azioni di riproduzione del paesaggio.”

La presenza della tomba della Poggiola nei pressi di Mensano è segnalata sul terreno, ma i vincoli che ne dovrebbero conseguire a livello cartografico per i disposti della L. 431/85 (“Legge Galasso”) non sono

presenti nelle cartografie ufficiali e conseguentemente in gran parte del territorio di Casole d’Elsa potrebbero non applicarsi in modo compiuto le procedure di cui al DPCM 12.12.2005 che istituisce la

Relazione Paesaggistica, ai sensi dell’art. 146 comma 3 del Codice Urbani.

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Le precedenti analisi mettono in evidenza le seguenti considerazioni: la spina centrale del territorio comunale, insieme a quota parte del Comune di Radicondoli, alla Montagnola senese e alla Foresta di Berignone, costituisce la struttura fondamentale di un sistema ambientale di alto pregio, importante da numerosi indicatori d tipo paesaggistico, naturali, visuali e storici. Queste stesse aree e i bacini fluviali circostanti esprimono un alto livello di vulnerabilità, in quanto relativamente incapaci di assorbire trasformazioni per la loro natura intrinseca. Esistono, naturalmente, alcune aree meno dotate e meno espressive, come la piana ex lacuale posta subito a nord di Casole e condivisa con il Comune di Colle Val d’Elsa, dove la costruzione recente di magazzini e stabilimenti ha reso ancora meno significativi gli elementi ambientali di base (quelli storici inesistenti, quelli naturali e visuali mediocri). Il terzo tipo di valutazione, ovvero la potenzialità, è parimenti interessante, perché mette in evidenza che è sempre la spina centrale del territorio (ovvero il quadrilatero Casole, Monteguidi e Mensano, Radicondoli) quella che, con la Montagnola senese, presenta le aspettative più alte per la messa a coltura delle importanti valenze paesaggistiche, in quanto queste sono capaci di realizzare quanto osservato da una delle premesse della Convenzione Europea del Paesaggio (e su cui finora non si è abbastanza riflettuto) ovvero: “il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro”. In altri termini, entro queste specifiche parti del territorio, il paesaggio di Casole d’Elsa può essere definito come risorsa di base capace di produrre un consistente flusso turistico e quindi va considerato per il valore aggiunto che propone, non solo sotto il profilo culturale o estetico (da trasmettere alle generazioni che seguiranno), ma come patrimonio che già oggi è in grado di motivare investimenti, come potremo vedere meglio nel paragrafo che segue.

14.- FATTORI DI SVILUPPO LOCALE FONDATI SULLA CONSE RVAZIONE NEL TEMPO DELLA QUALITA’ DEL PAESAGGIO Nel nostro caso, le alte potenzialità del paesaggio di Casole afferiscono in grande misura alla sfera della conservazione della natura, della ricerca e della divulgazione scientifica, ma anche della didattica ambientale e dell’escursionismo, con particolare riguardo all’offerta di “benessere” derivante dalla struttura agricola consolidata a livello storico e dalla conseguente offerta di ville, case da signore, fattorie; il potenziale del paesaggio produttivo e colturale è quindi direttamente riconducibile all’apprezzamento degli aspetti di ruralità profonda del territorio senese e all’incentivazione del ruolo multifunzionale dell’agricoltura, con il presupposto di una governance del paesaggio che, evitando conflitti nell’uso delle risorse, diventi effettiva garanzia della sostenibilità. Esistono certamente anche a Casole d’Elsa parti di territorio direttamente coinvolte in alcune tipologie dei processi di urbanizzazione (paesaggio urbano e periurbano). In questo caso i parametri che attengono al rapporto con il paesaggio aperto sembrano ispirati o al mimetismo (dintorni collinari di Casole centro e di Pievescola) o al caso per caso (aree con magazzini e impianti, lottizzazione di San Severo). Si tratta quindi di un sistema che non riesce a trovare una relazione costruttiva con gli autentici connotati di ruralità che appaiono i soli capaci di offrire un implicito valore aggiunto a questo territorio. Ma la stragrande quantità di paesaggi rurali di Casole d’Elsa va riferita a quegli ambiti la cui caratteristica saliente consiste non solo nelle qualità e nei valori che esprimono attualmente ma nelle possibilità (potenzialità) che aprono a nuove forme di utilizzazione e di organizzazione paesistica (paesaggi in divenire). La condizione perché ciò si verifichi è che le “enclave” rurali remote non siano più considerate come il prodotto “in negativo” del processo di sviluppo, ma ne venga apprezzata la natura di “spazi opportunità” nell’offerta di nuovi beni e servizi propri degli interessi che stanno crescendo nelle aspirazioni del terzo millennio. In altri termini, il paesaggio della ruralità profonda attuale, anche laddove può apparire come spazio vuoto, disponibile a qualunque manipolazione, in qualità di luogo alla ricerca di modelli di assetto significativi e sostenibili, già accoglie e ancor più accoglierà in futuro forti significati e valenze di espressività e di cultura proprie a livello internazionale delle dinamiche e delle aspirazioni della società contemporanea, opportunamente complementari e in partnership con quelle dello spazio edificato.

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L’azienda di Scorgiano, Tenuta Bichi Borghesi, si presenta al pubblico come segue: “Nel nostro borgo,

circondato da un paesaggio incontaminato, si respira ancora la storia, l'atmosfera, l'amore che lega da 4 secoli la nostra famiglia a questa terra.”

L’offerta ricettiva del Comune di Casole è rivolta ad una clientela di livello nazionale ed internazionale, e presenta attualmente aziende specificatamente dedicate, oltre al Castello di Casole della Timbers Resorts e ad una quantità rilevantissima di “case vacanze” disseminate all’interno dell’edilizia colonica storica, come dal seguente elenco provvisorio. Hotel Borgo al Cerro, Antica Fonte Resort, Ripostena, Borgo Villino Appartements, Podere La Selva, Hotel Gemini, Aquaviva Hotel & SPA, Cielsereno Fattoria, Residence La Pergola, Relax Hotel Acquaviva, Casale Del Bosco, Hotel Celidonia, Landhaus La Casina Di Leo. B&B / pensioni Podere La Ciabatta, Residenza d'epoca Torre dei Serviti, Antico Borgo di Tignano, Podere Pietranera. Agriturismi Corbino e Botteghino, Timignano. Monteguidi, Casale del Bosco, Piero Caciorgna, Podere Villa Oliveto, Erta, Casa vacanze Anna, La Casina, Torre Doganiera, Poggio Usimbardi, Podere Grecinella, Gargagnone Marmoraia, Casaccorti, San Giovanni, Bracaleto. Per un Comune di poco meno di 3000 abitanti si tratta di un record assoluto. Il Rapporto Ambientale della recente Variante al Piano Strutturale così definisce il fenomeno: “Nel periodo preso a riferimento (2002-2009), il numero degli arrivi e delle presenze turistiche sul territorio comunale è stato in continua crescita. Particolarmente significativa è risultata la crescita sia degli arrivi che delle presenze extra-alberghiere. Andando poi ad analizzare il numero medio di giorni di presenza turistica sul territorio comunale, si nota la predominanza della permanenza in strutture extra-alberghiere (oltre 7 giorni di presenza media nel 2009) ed agrituristiche (quasi 8 giorni di presenza media nel 2009) rispetto alla permanenza in strutture alberghiere che ha subito una tendenziale diminuzione (poco più di tre giorni di presenza media nel 2009). Parallelamente la consistenza dell’offerta turistica comunale è andata consolidandosi sia in termini di strutture ricettive presenti che di posti letto. Con particolare riferimento alla disponibilità di posti letto, è possibile evidenziare come la maggiore percentuale sia relativa alle case vacanze (35% della disponibilità di posti letto con riferimento giugno 2010), agli alberghi (circa il 26% dei posti letto)

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ed alle aziende agrituristiche (circa il 20% della disponibilità). Infine, comparando l’evoluzione temporale delle presenze turistiche con i posti letto dal 2002 al 2009, è possibile rilevare il netto incremento delle presenze extra-alberghiere (incremento del 256%) rispetto alla dotazione di posti letto extra-alberghieri (incremento del 40%).”

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Si tratta evidentemente di dati di grande rilevanza. La domanda da proporre a questo punto è: visto che Casole d’Elsa non è né Capri né Livigno, cosa può essere il vero motore di questo successo ? Vediamo – a titolo d’esempio - quali motivazioni vengono fornite ai futuri clienti da una delle aziende capofila, ovvero la Timbers Resorts che a Casole ho profuso copiosi investimenti con capitali provenienti da oltre oceano:

4.200 ETTARI, INTOCCATI, SALVO CHE DALLA STORIA QUESTA E’ TOSCANA, PASSATO, PRESENTE, PERFETTA

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Immagini tratte dal sito WEB del Castello di Casole della Timbers Resorts

15.- SISTEMA DEI REQUISITI E OBIETTIVI DI QUALITA’ DI CUI ALL’ART. 143 DEL

CODICE URBANI Abbiamo già notato come il territorio del Comune di Casole goda (in parte ingiustificatamente) della fama di essere privo di vincoli paesaggistici. In realtà la Tav. 9 del presente Studio ha messo in evidenza senza ombra di dubbio che i vincoli da D.M in essere, messi a tutela dei dintorni di Casole centro e di buona parte della Montagnola senese, sommati a quelli disposti della L. 431/85 (“Legge Galasso”) coprono una discreta percentuale del territorio, anche se a macchia di leopardo e anche se presentano peraltro lacunose dimenticanze circa la diffusa e ben nota presenza di aree di reperimento di manufatti del periodo preistorico ed etrusco-romano. L’esistenza di questi vincoli impone di volta in volta la necessità di applicare il DPCM 12.12.2005 che richiede a chi intenda modificare lo status quo del territorio protetto di redigere una “relazione paesaggistica” ai sensi dell’Art. 146 del Codice Urbani e che al punto 2 dell’allegato precisa quanto segue: “La relazione paesaggistica, mediante opportuna documentazione, dovrà dar conto sia dello stato dei luoghi (contesto paesaggistico e area di intervento) prima dell'esecuzione delle opere previste, sia delle caratteristiche progettuali dell'intervento, nonché rappresentare nel modo più chiaro ed esaustivo possibile lo stato dei luoghi dopo l'intervento. A tal fine, ai sensi dell'art. 146, commi 4 e 5 del Codice la documentazione contenuta nella domanda di autorizzazione paesaggistica indica:

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- lo stato attuale del bene paesaggistico interessato; - gli elementi di valore paesaggistico in esso presenti, nonché le eventuali presenze di beni culturali tutelati dalla parte II del Codice; - gli impatti sul paesaggio delle trasformazioni proposte; - gli elementi di mitigazione e compensazione necessari; Deve contenere anche tutti gli elementi utili all'Amministrazione competente per effettuare la verifica di conformità dell'intervento alle prescrizione contenute nei piani paesaggistici urbanistici e territoriali ed accertare: - la compatibilità rispetto ai valori paesaggistici riconosciuti dal vincolo; - la congruità con i criteri di gestione dell'immobile o dell'area; - la coerenza con gli obiettivi di qualità paesaggistica.” Come è stato già notato, i vincoli posti ex L. 431/85 non sono certo in grado di coprire il campo degli “obiettivi di qualità paesaggistica”, che come si ricorderà sono nati successivamente alla “legge Galasso”, grazie alle prescrizioni contenute nella Convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, ottobre 2000), e quindi tutti coloro che redigono “relazioni paesaggistiche” nel Comune di Casole sono tenuti a tutt’oggi o ad ignorare tale prescrizione o a proporre, caso per caso, obiettivi di qualità non supportati da un quadro strategico complessivo. Ma non si tratta solo di questo. La Tav. 9 del presente Studio mette in evidente una palese contraddizione fra una rete di soprassuoli protetti ope legis (ex Art. 142 del Codice), che tuttavia include a tappeto un mosaico di aree agricole non protette, anche se è del tutto evidente che una qualunque trasformazione pregiudizievole inserita entro queste ultime sarebbe altrettanto pregiudizievole sia a livello ecologico che percettivo alle stesse aree protette ope legis, vanificando così l’effetto della protezione vigente, valida praticamente solo sul piano formale. La Tav. 19, che può dirsi conclusiva del presente Studio, è stata redatta allo scopo di fornire un contributo al superamento di questa lacuna, proponendo al dibattito tecnico culturale e al divenire dei diversi strumenti di pianificazione territoriale in essere e a quella che potrà essere approfondita in futuro di prendere in considerazione i seguenti punti: Una prima fascia riguarda gli obiettivi di cui al comma 2 punto a) del Codice, ovvero “il mantenimento delle caratteristiche, degli elementi costitutivi e delle morfologie” del paesaggio e comprende gli ambiti su cui convergono i livelli massimi dei principali parametri naturalistici e storico-ambientali, ricadenti totalmente per quanto riguarda la natura nei territori boscati alto collinari e in tutta la rete fluviale, anche se sostanziali differenze possono essere presenti fra le motivazioni dei giudizi, legate, per quanto riguarda il valore intrinseco, al prevalere degli aspetti di scenograficità, naturalità, ricchezza di biodiversità in assenza di antropizzazione stabile (paesaggio della wilderness). In questo caso, le alte potenzialità del paesaggio naturale afferiscono alla sfera della conservazione della natura (e non a caso buona parte delle aree è coperta da SIC, SIR e riserve naturali integrali), della ricerca e della divulgazione scientifica, ma anche della selvicoltura naturalistica, della didattica ambientale e dell’escursionismo, quando venga incoraggiata la coscienza della loro importanza, come già in buona misura accade per es. nell’area di Berignone e in una parte significativa della Montagnola senese. Alla stessa categoria, mutatis mutandis, appartengono gli insediamenti storici dei borghi: in questo caso occorre evidentemente tenere in conto i parametri che attengono alla struttura abitativa a matrice storica, in considerazione non solo dei valori tipologici delle singole architetture, ma anche dei valori d’insieme connessi al permanere dell’originaria morfologia insediativa e al rapporto generalmente virtuoso con il paesaggio aperto (cfr., fra gli altri i centri storici puntuali di Casole, Lucciana, Pievescola, Monteguidi, Mensano, Radicondoli). Ma appartengono necessariamente a questa categoria i paesaggi attraversati dai percorsi di interesse paesaggistico europeo, ovvero quegli ambiti dalle caratteristiche analoghe alle precedenti, ma la cui caratteristica saliente consiste non solo e non tanto nelle qualità e nei valori che esprimono attualmente, ma nelle possibilità che aprono a forme di utilizzazione e di organizzazione paesistica capace di rispondere a nuove e qualificate esigenze proprie della società contemporanea (paesaggi bioculturali in divenire). La condizione perché ciò si verifichi è che ampie zone rurali, oggi in buona misura appartenenti ad “enclave” remote (Mensano, Monteguidi, Radicondoli, alla pari della Montagnola Senese), non siano considerate semplicemente come il prodotto “in negativo” del processo di sviluppo, ma ne venga apprezzata la natura di “spazi opportunità” nell’offerta di beni e servizi. In altri termini, il paesaggio in quanto tale necessita in questi casi di una specifica considerazione, anche laddove può apparire come spazio vuoto, disponibile a qualunque manipolazione: proprio in qualità di luogo che è già fornitore di risorse

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culturali e socio-economiche, ma che al tempo stesso è pur sempre alla ricerca di modelli di assetto sostenibili, anche se accoglie già oggi forti significati e valenze di espressività e di cultura propri della società contemporanea. In sostanza, come vedremo meglio nel paragrafo seguente, si tratta di ambiti che è necessario rimangano esenti da ogni TRAFORMAZIONE PREGIUDIZIEVOLE, ma che non per questo devono essere considerati immobili e fotocopie di se stessi. La seconda fascia di paesaggi è interessata dagli obiettivi di cui al comma 2 punto b) del Codice, in cui sono possibili linee di sviluppo compatibili con i valori riconosciuti. A questa appartengono gran parte dei paesaggi coltivati e abitati in modo diffuso, dove la mosaicatura ecotonale di boschi, pascoli e coltivi conserva tuttora l’integrazione tra le componenti naturali del territorio e le pratiche di origine antropica (paesaggio produttivo) che si sono conservate secolo dopo secolo, ivi comprese le miriadi di case coloniche, ville e fattorie, che dovrebbero essere considerate parte strutturale del paesaggio agrario e non qualificate come zone a valenza edificatoria di tipo urbano. La vulnerabilità di queste aree, talvolta pur sempre elevata, è riconducibile sia all’aumento della pressione antropica per motivi insediativi, sia al conflitto di attività, come nel caso dello geotermia finalizzata alla produzione di energia non per i bisogni locali ma per la produzione di livello nazionale e, nel caso del paesaggio produttivo, anche all’assenza o all’interruzione di corrette pratiche gestionali in campo agricolo. A questa fascia appartengono i paesaggi in necessità di pratiche gestionali di tipo tradizionale ma anche in grado di produrre innovazioni in campo colturale e paesaggistico, per quanto basate sul radicamento delle attività agricole che svolgono – come sottolineato più volte - un prezioso servizio di permanenza e di continuità.

Alla terza fascia, infine, che interessa le aree da assoggettare al “recupero e riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela e degradati” di cui al 2° comma punto c) del Codice, appartengono infine i paesaggi che sono stati insediati a vario titolo negli ultimi lustri, ovvero le parti di territorio più direttamente coinvolte nel processo recente di urbanizzazione (paesaggio urbano e periurbano con relativi servizi tecnologici) o che hanno subito trasformazioni a seguito di attività estrattive. Qui non è difficile distinguere fra due tipologie: da un lato i complessi residenziali, componenti di una periferia con finalità residenziali che può ritenersi tuttora alla ricerca di un rapporto integrato con orti, giardini e coltivi, e dall’altro i complessi produttivi, i magazzini, le centrali elettriche, che per fortuna hanno coinvolto soprattutto alcune aree pianeggianti del territorio comunale, nonché le cave e i depositi. Lo Studio ha peraltro rilevato l’esistenza sul territorio della localizzazione di manufatti incongrui di tipo puntuale, che necessitano di opportuni interventi di minimazione paesaggistica che possono essere promossi – come detta il Codice – “al fine di reintegrare i valori preesistenti, ovvero di realizzare nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati con quelli”. Si è già notato che non si tratterebbe di interventi di difficile esecuzione, ove le amministrazioni competenti e in particolare il Comune prendessero coscienza che il paesaggio non è solo un bene da proteggere in astratto ma che “svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all'attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro” come opportunamente indicato dalla Convenzione Europea del Paesaggio e come puntualmente verificato dal presente Studio sul territorio di Casole d’Elsa. Si tratta peraltro di interventi semplicissimi che - per ottenere risultati probanti - possono opportunamente prendere le mosse dalle caratteristiche proprie del paesaggio rurale precedentemente descritte.

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La Tav. 19 indica anche un perimetro di proposta per un nuovo vincolo paesaggistico da stabilire sulle aree più sensibili e preziose del territorio del Comune di Casole d’Elsa e di Radicondoli sulla base dei disposti di cui all’Art. 138 del Codice del Beni Culturale e del Paesaggio. Negli anni passati, l’Associazione Italia Nostra di Siena aveva già segnalato questa necessità all’Amministrazione competente, ricevendo questa risposta parziale, riprodotta qui in fac-simile:

Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Toscana Lungarno A. M. Luisa de' Medici n. 4-50122 FIRENZE Cent. 055 27189750 - Fax 055 27189700

e-mal: [email protected] Prot. N.698 del 18 gen.2008

Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio per le province di Siena e Grosseto Via di Città, 140 53100 SIENA OGGETTO: CASOLE D'ELSA (SI) - Aree comprese nel territorio comunale. Richiesta di vincolo paesaggistico presentata dall'associazione Italia Nostra - Sezione di Siena. Tutela del patrimonio culturale ai sensi del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i. - Parte Terza - Beni Paesaggistici. Articolo 137 "Commissioni regionali" e articolo 138 "Proposta di dichiarazione di notevole interesse pubblico”. Trasmissione documentazione e richiesta valutazioni di competenza. Alla Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana Via della Pergola, 65 50121 FIRENZE p.c. all'Associazione ITALIA NOSTRA Sezione di Siena Via dei Cappuccini, 21 53100 SIENA Si trasmette copia completa della nota del 10/01/2008 (ns. prot. n. 620 del 16/01/2008), con la quale l'associazione in indirizzo ha richiesto l'apposizione di vincolo paesaggistico per la tutela di alcune aree comprese nel territorio comunale di Casole d'Elsa. Premesso che, l'art. 138 del Codice dispone che l'attivazione del procedimento di dichiarazione di notevole interesse pubblico presso le competenti commissioni regionali avviene "su richiesta del direttore regionale, della regione e degli altri enti pubblici territoriali interessati” - l'art. 17, comma 3, lettera o), del D.P.R. 233/2007 dispone che il direttore regionale "richiede alle commissioni provinciali, anche su iniziativa delle soprintendenze di settore, l'adozione della proposta di dichiarazione di interesse pubblico per i beni paesaggistici, ai sensi dell'articolo 138 del Codice"; - l'art. 4, comma 2, del Regolamento delle commissioni istituite dalla Regione Toscana presso ciascuna provincia, adottato in data 7 maggio u.s. da tutte le commissioni riunite in seduta congiunta e trasmesso con. nota prot. n. 131893/126.6.1.11 del 15/05/2007 dalla competente struttura regionale, prevede che tali richieste siano inoltrate alla commissione presso la sede dell'Amministrazione Provinciale competente e siano corredate da una documentazione minima costituita "da elaborato planimetrico in scala adeguata (...) con l’individuazione degli immobili e delle aree (...), da documentazione fotografica e da relazione descrittiva". Questa Direzione Regionale chiede ad entrambe le Soprintendenze in indirizzo, esaminata la documentazione allegata e condotti i necessari accertamenti, di esprimere, ciascuna per quanto di competenza, le proprie motivate valutazioni in merito all'esistenza, o meno, dei requisiti di pregio paesaggistico indicati nell'art. 136 del D. Lgs. 42/2004 e s.m.i, per le aree in oggetto, allegando l'eventuale pertinente documentazione minima.

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Valutari i suddetti elementi istruttori, sarà cura di questa Direzione Regionale inoltrare l'eventuale richiesta alla commissione provinciale competente, sulla base della quale il Presidente della suddetta commissione è tenuto a convocare la riunione di esame. Con l'occasione si rammenta alla competente Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio che analoga richiesta era già stata formulata con ns. nota prot. n. 5969 del 24/05/2007 (copia allegata), della quale si sollecita il riscontro anche relativamente ai territori di Asciano e Radicondoli. IL DIRETTORE REGIONALE Mario Lolli Ghetti Dal 2008 si attende quindi di conoscere l’esito della richiesta avanzata per la “dichiarazione di interesse pubblico” di una importante zona del Comune di Casole d’Elsa.26 Il presente studio intende pertanto convalidare la proposta in essere, portando a favore ulteriori motivazioni, sia in merito alla presenza di reperti archeologici rinvenuti nell’area sud del Comune e non rilevati dai vincoli di cui all’Art. 142 del Codice (ex L. 431/85) che hanno prodotto manufatti oggi museizzati, sia in merito all’importanza dei valori ecologici, culturali, percettivi e visuali dell’area di Monteguidi, Mensano e Radicondoli che ospitano, come la Montagnola senese, una rete di “percorsi di interesse paesistico europeo”. 16.- MODELLI POTENZIALI PER LO SFRUTTAMENTO DELL’EN ERGIA GEOTERMICA A BASSA ENTALPIA 27

L’area sud del territorio del Comune di Radicondoli, immediatamente limitrofa a quella del presente studio, è coinvolta da diversi decenni nello sfruttamento dell’energia geotermica. Si tratta com’è noto di centrali di vecchia generazione, che utilizzano per funzionare i getti di vapore provenienti direttamente dal sottosuolo, non i sistemi a circuito chiuso che sarebbero da privilegiare dalle nuove tecnologie. Tuttavia una citazione in questa sede è d’obbligo, e non solo perché gli effetti sul territorio di queste esperienze appaiono a più di un osservatore come devastanti ed in buona misura irreversibili, ma soprattutto perché si sono comportate come deterrente nei confronti di altre forme di valorizzazione del territorio, che pure sono presenti nel Comune di Radicondoli, a cominciare da quelle agrituristiche.

26 Tale richiesta di Dichiarazione di notevole interesse pubblico è rivolta alla preposta Commissione Provinciale, prevista dall’Art. 137 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio che espressamente assegna alle Commissioni provinciali “il compito di formulare proposte per la dichiarazione di notevole interesse pubblico degli immobili indicati alle lettere a) e b) del comma 1 dell’articolo 136 e delle aree indicate alle lettere c) e d) del comma 1 del medesimo articolo 136”. Tale Commissione provinciale dovrà valutare, come espressamente indicato dal successivo Articolo 138 “ la sussistenza del notevole interesse pubblico ai sensi dell’articolo 136 degli immobili e delle aree per i quali è stata avviata l’iniziativa e propongono alla regione l’adozione della relativa dichiarazione di notevole interesse pubblico. La proposta è formulata con riferimento ai valori storici, culturali, naturali, morfologici, estetici espressi dagli aspetti e caratteri peculiari degli immobili o delle aree considerati ed alla loro valenza identitaria in rapporto al territorio in cui ricadono, e contiene proposte per le prescrizioni d’uso intese ad assicurare la conservazione dei valori espressi”. 27 Nella pagina che segue è riprodotto un documento della Magma che a Mensano sembra prevedere l’alta entalpia.

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I programmi di intervento del “progetto Mensano” a tutt’oggi non sono particolarmente chiari. Nelle riunioni che si sono svolte sul territorio si è parlato di bassa entalpia, mentre nei documenti divulgati a livello internazionale si dichiara che il programma esplorativo attualmente in svolgimento sul terreno ha la finalità di confermare la presenza di risorse ad alta entalpia.

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In ogni caso è certo che uno sfruttamento energetico di tipo industriale delle risorse geoetermiche (del tipo a bassa, media o alta entalpia), per quanto minimizzato nelle sue ricadute percettive esteriori:

- costituisce una contraddizione funzionale nei confronti delle forme storiche di utilizzo del territorio rurale;

- comporta una forma di consumo di suolo che irrigidisce per molti decenni gli areali circostanti, senza garanzie per una loro rimessa in pristino alle originali forme di assetto;

- si avvale anche se in modo parziale di reti (tubidotti, elettrodotti, strade di servizio) che oltre ad avere una ricaduta non lieve sugli aspetti percettivi del paesaggio, aumentano le possibilità di decadenza e di allontanamento delle pratiche agricole, responsabili della manutenzione dei soprassuoli;

- presenta sicuramente impatti che riguardano l’emissione di rumore; - contrasta con le finalità di trekking, di osservazione naturalistica, di bird watching, di

escursionismo, di cicloturismo; - appare in contrasto con la messa in valore delle presenze di archeologia preistorica,

etrusco-romana e medioevale; - ha bisogno di essere nascosta o sottaciuta per non nuocere allo sviluppo della ricettività

turistica già presente sul territorio. A verifica parziale ed incompleta di quanto sopra, le pagine che seguono mostrano alcuni esempi del paesaggio dell’area sud del territorio di Casole d’Elsa, se una a più centrali geotermiche fossero ivi collocate, quale che sia la forma e tipologia architettonica, funzionale ed ambientale che la Soc. Magma potrà opportunamente precisare in futuro.

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Da queste immagini si deduce che la migliore delle soluzioni possibili potrebbe essere quella di ubicare le centrali solo in luoghi percettivamente non significativi. Purtroppo, però le Tavv. 13 e 14 hanno messo in evidenza che il territorio considerato (nel quadrilatero ideale che si stabilisce fra Casole, Monteguidi, Radicondoli, Mensano e Casole) e ha una sensibilità elevatissima da questo punto di vista, per essere un largo e vasto spartiacque fra le sorgenti dei fiumi (o affluenti) dei bacini di Elsa, Cecina e Merse e non ha caso tutti o quasi tutti i colli sono stati storicamente muniti di torri e castelli a cui non mancava certo il pregio dell’intervisibilità. Per assurdo, si potrebbe pensare allora che il posto migliore per accogliere una centrale di questo tipo potrebbe essere costituito dal territorio boscato, e ancor più assurdo sarebbe proporre una localizzazione nel bel mezzo della Foresta di Berignone, in questo indirettamente imitando il governo britannico che molti decenni fa ha scelto di collocare le centrali nucleari nel cuore più profondo dei propri parchi nazionali. Poiché queste soluzioni non appaiono praticabili per evidenti motivi, si pone necessariamente la domanda: per quale motivo si dovrebbero sacrificare gli spazi aperti di uno dei più bei paesaggi della campagna senese, indifesi per loro natura ad accogliere ed assorbire senza danno elementi estranei, visto che proprio per quello che sono oggi si dimostrano capaci di attrarre investimenti e flussi turistici di livello internazionale ?

D’altro canto, sulla base delle notizie che Magma Energy Italia ha comunicato circa il “progetto Mensano” ci sentiamo autorizzati a pensare che si preveda di collocare entro il perimetro riprodotto a pag. 3 del presente Studio un certo numero (imprecisato) di centrali geotermiche. Il presente studio è stato redatto allo scopo di precisare che Casole d’Elsa è dotato di risorse paesaggistiche a diversa configurazione, alcune delle quali non capaci di assorbire in modo automatico localizzazioni di impianti tecnologici, per quanto ci si proponga di costruirli – come è stato finora reso noto - sotto forma di edifici falsamente rurali. Al contrario, si tratta di scegliere per i prossimi decenni un corretto modello di sviluppo di un territorio vitale, che ha già manifestato da tempo un indirizzo preciso di conservazione, manutenzione e gestione del paesaggio rurale. Tuttavia, più di una tessera del mosaico territoriale e paesistico fa eccezione a quanto sopra. A titolo di esempio, si consideri la piana ex lacustre posta a nord di Casole. Certamente non è un caso che la stessa Magma Energy Italia ha divulgato un fotomontaggio specificatamente dedicato a questo luogo, al fine di dimostrare il ben minore consumo di suolo di una centrale geotermica da 6 MW rispetto ad una centrale fotovoltaica capace di produrre solo 1 MW.

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Ma per quanto considerato fino a qui, il problema merita uno specifico approfondimento ulteriore.

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16.1.- Come dove e quante centrali geotermiche a Casole d’Elsa ? E’ a tutti evidente che l’iniziativa della Magma Energy Italia con la previsione di investire 30 milioni di Euro per la costruzione di un numero imprecisato di centrali geotermiche a bassa entalpia, ciascuna capace di produrre fino ad un massimo di 10 MW di potenza, potrebbe interessare direttamente l’assetto del paesaggio di vasti territori. Viene proposto di costruire centrali per la produzione di energia elettrica da vendere sul mercato, affermando che in linea teorica esse sarebbero prive dei vistosi e ben noti effetti inquinanti del tipo di quelli prodotti nei limitrofi territori di Radicondoli e di Castelnuovo Val di Cecina. Pur dando per scontato che queste centrali non sono in grado di costruire alcun rapporto stabile con le circostanti attività agricole28, è possibile che esse siano localizzate in aperta campagna, con conseguente consumo di suolo da sottrarre in modo permanente all’attività agricola. Il Regolamento Urbanistico comunale rende peraltro esplicita questa possibilità attraverso le norme di cui all’Art. 7 bis – Criteri relativi ad impianti di energia rinnovabile, di cui si è già detto, nonostante tutte le profferte avanzate a favore dei cosiddetti “serbatoi di ruralità”, che sarebbero comunque in grado di tollerare una certa presenza di elementi che nulla hanno a che vedere con la ruralità. Si propongono a questo punto alcuni quesiti riguardanti lo sviluppo delle geotermia a Casole d’Elsa, ovvero il COME, il DOVE e il QUANTO, da sviluppare in un opportuno dibattito con le forze imprenditoriali, sociali e culturali presenti sul territorio in modo che l’amministrazione competente sia in grado di fornire una corretta soluzione. 29

1°) COME Perché mai la tipologia standard di una centrale geotermica deve essere contenuta entro un facsimile di casa colonica toscana ?

2°) DOVE Per decidere qual’è la localizzazione più opportuna per costruire ex novo in area rurale un numero imprecisato di centrali geotermiche, si deve seguire solo le risultanze delle indagini sulla natura delle risorse geologiche, in modo da ottenere il massimo profitto al minor costo, oppure si deve tener conto anche della sensibilità alla trasformazione dei diversi tipi di paesaggio ?

3° QUANTO Qual è l’obiettivo globale di produzione energetica che si vuole ottenere e quindi quante sono le centrali che dovranno essere servite da idonee infrastrutture (tubidotti, linee elettriche, viabilità di servizio) entro il territorio delimitato dall’areale della ricerca in atto e riprodotto a pag. 3 del presente studio ? La risposta alla domanda che riguarda il COME può essere solo la seguente: dato che la Magma Energy Italia ritiene che i previsti interventi di carattere industriale siano necessariamente da collocarsi in campagna30, ritiene altresì che debbano essere travestite da forme di architettura “ruralistica”, adatte il più possibile a non dare nell’occhio. Questa impostazione non è esente da critiche, in quanto:

- una centrale geotermica è e resta un impianto tecnologico, permanentemente disabitato, in quanto soggetto solo ad attività saltuarie di manutenzione, e per funzionare deve essere provvisto sul tetto di vistose aperture, presumibilmente necessarie alla ventilazione.

28 Per es. non ha nulla a che vedere con i disposti del punto l) dell’Art. 8 della L. 5.3.2001 n. 57, ovvero con la “previsione dell'integrazione delle attività agricole con altre extragricole svolte in seno all'azienda ovvero in luogo diverso dalla stessa, anche in forma associata o cooperativa, al fine di favorire la pluriattività dell'impresa agricola anche attraverso la previsione di apposite convenzioni con la pubblica amministrazione”. 29 Si allega l’o.d.g. della Giunta Comunale di Casole d’Elsa, a seguito del Consiglio Comunale del 20.09.2011. 30 Campagna certamente “toscana”, ma che si ritiene adatta a contenere contenitori destinati ad opere non agricole e – come tale – di basso pregio.

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Appartiene per sua natura e struttura ad una tipologia edilizia che non ha nulla di paragonabile alla casa colonica toscana, di cui da tempo sono state studiate storia, tipologie, caratteri architettonici31, tutti peraltro ben rappresentati e presenti entro il territorio di studio, costruite a Casole d’Elsa fra il 1200 e il 1800, rispetto ai quali il modello proposto non ha alcuna possibilità di essere confrontato;

- una centrale geotermica è un impianto della dimensione compatta che occupa una superficie di almeno mezzo campo di calcio; le sue dimensioni a parallelepipedo difficilmente trovano delle assonanze con le tipologie ricorrenti nelle 266 case sparse di Casole, caratterizzate da architetture articolate e complesse, opportunamente documentate ad una ad una dal vigente Regolamento Urbanistico e da tempo oggetto di attenzioni sotto il profilo della rendita immobiliare, peraltro in buona misura derivante proprio dal loro rapporto virtuoso con il paesaggio;

- la proposta di recingere ogni lotto delle centrali con muri e schermi di varia natura (certamente necessari per motivi di sicurezza ma soprattutto per cercare di celare i tubidotti fuori terra, entro cui far transitare i liquidi per la cattura e la restituzione delle risorse geotermiche nel sottosuolo), non trova rispondenza con le forme di rapporto integrato ed aperto che la casa colonica tradizionale intrattiene con il territorio coltivato circostante, di cui è e resta un elemento direttore, come chiave di volta di un sistema integrato; l’ulteriore proposta di minimare l’impatto visivo delle recinzioni con piantagioni di alberi in filare (cipressi) appare peggiorativa sotto il profilo percettivo, perché contribuisce a sottolineare l’incongruità del manufatto industriale rispetto al disegno esistente degli spazi aperti.

La risposta alla domanda che riguarda il DOVE costituisce in effetti uno degli obiettivi del presente Studio, che si basa sul principio che se le risorse energetiche da fonti rinnovabili (geotermiche, eoliche, idrauliche) non sono presenti ovunque, ma sono dislocate in modo articolato nella geografia del nostro paese, anche le risorse paesistiche - che come abbiamo rilevato costituiscono uno dei principali motivi di sviluppo socio economico del territorio di Casole – hanno un valore variabile nei diversi luoghi, e con questo anche un differente livello di vulnerabilità alle trasformazioni e un’altrettanto articolata capacità di sviluppo nel futuro. Pertanto il bilanciamento fra queste due diverse risorse (energia geotecnica e potenzialità di sviluppo del paesaggio) è l’unica soluzione praticabile nel caso considerato, senza alcun pregiudizio ideologico nei confronti delle risorse energetiche rinnovabili, di cui va opportunamente sostenuto lo sviluppo, nei luoghi dove esso non appare contraddittorio rispetto alle forme di sviluppo già esistenti. La domanda sul QUANTO non è marginale: se il numero di centrali geotermiche non fosse limitato a poche unità è a tutti evidente che qualsiasi paesaggio che contenga diversi di questi manufatti cambia radicalmente struttura, forma e finalità. Vero è che le tipologie di intervento edilizio della/e centrale/i geotermica/che fino ad oggi rese note non sono in grado di specificare la dimensione e la complessità delle diverse reti necessarie al loro funzionamento, ma è prevedibile che più saranno numerose le centrali da costruire più il territorio rurale perderà la propria identità di luogo libero da infrastrutture e da ingombri, mentre oggi esso è strutturalmente predisposto ad accogliere attività eccellenti per la ricreazione, la vacanza all’aria aperta e la rigenerazione psico-fisica. N.B.: Si deve notare che le centrali geotermiche a bassa entalpia conosciute fino ad oggi non sono finalizzate di norma alla produzione di energia elettrica da immettere sul mercato, ma riguardano una produzione di energia finalizzata al consumo locale. E’ di tutta evidenza che questo secondo caso non comporterebbe la possibilità di introdurre nel paesaggio elementi incompatibili con la conservazione dei valori esistenti.

31 cfr. fra l’altro Renato Biasutti, La casa rurale nella Toscana, Bologna, Zanichelli, 1938; Guido Ferrara, La casa colonica in Toscana, foto di Guido Biffoli, prefazione di Arrigo Benedetti, Vallecchi, Firenze, 1966

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Fotoinserimenti dei soli ingombri volumetrici di possibili centrali geotermiche entro i paesaggi rurali fra Monteguidi, Mensano e Radicondoli. Si noti che le immagini sono al netto della viabilità, dei veicoli di servizio, dei vapordotti e degli elettrodotti necessari per il trasporto dell’energia prodotta, oltre che del rumore delle turbine.

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Fotoinserimenti dei soli ingombri volumetrici di possibili centrali geotermiche entro i paesaggi rurali fra Monteguidi, Mensano e Radicondoli. Si noti che le immagini sono al netto della viabilità, dei veicoli di servizio, dei vapordotti e degli elettrodotti necessari per il trasporto dell’energia prodotta, oltre che del rumore delle turbine. Le caratteristiche programmatiche del progetto “Mensano” non sono mai state presentate in modo esplicito da Magma Energy Italia. Ciò non di meno, nel corso dell’illustrazione dell’iniziativa riguardante i rilievi da effettuare sul territorio per individuare la natura e le capacità del giacimento geotermico, avvenuta a Casole d’Elsa il 22 dicembre 2011, è stato comunicato ai presenti che il paesaggio e l’ambiente, dopo l’investimento di circa 30 milioni di euro, sarebbero rimasti pressoché inalterati. Si affermava tuttavia che per ogni centrale, per consentire l’utilizzo in superficie dei fluidi sotterranei e la loro restituzione in falda, si sarebbero costruiti da 2 a 4 tubidotti di lunghezza imprecisata, ma certamente in parte esterni al terreno, per quanto occultabili con fossatelli, muretti e schermi di verde. Il numero delle centrali sparse sul territorio rimaneva comunque indefinito, come la circostanza se dovessero essere tutte uguali o diverse l’una dall’altra o se fossero caratterizzate dall’emissione di rumore. Nessuna notizia o rassicurazione circa il necessario rispetto ambientale e paesaggistico dei luoghi, in conseguenza logica della dichiarata natura non invasiva dell’intervento. Le tavole di cui alle pagine successive dimostrano invece una notevole possibilità di conflitti entro gli areali non boscati che potrebbero essere oggetto di attenzione da parte dell’industria energetica, con particolare riguardo all’esistenza dei percorsi di interesse paesistico europeo che ne costituiscono l’orditura portante dal punto di vista visuale e percettivo e a cui fanno riferimento le simulazioni soprastanti.

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16.2.- Conclusioni sulla incompatibilità strutturale di gran parte del territorio di Casole d’Elsa e di Radicondoli ad accogliere centrali geotermiche

La Tav. 20 riguarda il confronto fra:

� le risorse disponibili a livello ambientale sul territorio di Casole d’Elsa, da collegare direttamente alle potenzialità d’uso dei “paesaggi in divenire” sintetizzati dalla matrice di cui alla pagina seguente;

� lo stato attuale delle tutele operanti ope legis, ovvero dove è praticamente impossibile proporsi di

costruire le centrali geotermiche del “progetto Mensano” sulla base dei disposti del PIT-PPR vigente;

� i possibili livelli di attuazione di COME, DOVE e QUANTO sfruttamento energetico sarebbe

possibile prevedere. In modo evidente si notano una serie di contraddizioni fra lo stato reale dei luoghi, le sue potenzialità di sviluppo e la possibilità concreta del “progetto Mensano” di andare a buon fine ovunque e comunque.

Di fatto, le aree “vuote” apparentemente disponibili all’edificazione di alcune centrali non sono molte, in quanto riguardano in genere zone non fluviali, non boscate, non insediate da edifici storici (sostanzialmente si tratta di seminativi, prati e di pascoli, tutti circondati da enclave boscate di straordinario effetto scenico). Purtroppo queste aree “vuote” attualmente sono state in grado di ospitare numerose, qualificate e capillari attrezzature ricettive (alberghi, B&B, agriturismi), e che al tempo stesso sono caratterizzate da centinaia di case sparse, ville, fattorie ecc., fatte oggetto da decenni da forme di turismo di livello internazionale. Infine, sono attraversate da itinerari di interesse paesistico europeo che rendono Casole d’Elsa ben nota e frequentata da un turismo itinerante. Va anche notato che non tutto il territorio considerato ha queste caratteristiche. Esistono, come si è visto, anche delle possibilità di localizzazione che non comportano inconvenienti al paesaggio. Si tratta di stabilire quante sono queste possibilità e se il “progetto Mensano” potrà esservi contenuto, dopo aver escluso – in primo luogo, proprio Mensano e tutte le sue pertinenze paesaggistiche. Quanto precedentemente descritto trova il più ampio conforto nella matrice che segue, e che è riferita ai temi della sostenibilità, dove gli aspetti sensibili del paesaggio (naturali, visuali e storici) vengono direttamente confrontati con i temi dello sviluppo e delle destinazioni d’uso delle diverse parti del territorio, a riprova del fatto che il paesaggio, quale risultante dell’incontro fra elementi naturali e fattori socio-economici e culturali, costituisce in numerosi casi un’opportunità, non una remora. Si noterà quindi come non si tratta di discutere oggi sulle virtuose cautele da perseguire per la difesa di un elemento sovrastrutturale, capace di coinvolgere al più qualche benpensante, ma si tratta di scelte strategiche fondamentali, a cui non a caso fa riferimento in modo diretto la finalità del presente Studio. Per questi motivi è stata elaborata appunto la matrice acclusa, che confronta i criteri di sostenibilità dei paesaggi con le politiche suggerite per la loro governance e dalla quale si ricava la conclusione che una delle finalità più importanti dei processi di conservazione paesistica non riguarda tanto gli effetti (positivi o molto positivi) degli elementi costituenti beni culturali o ambientali, quanto gli effetti (positivi o molto positivi) riguardanti il paesaggio come bene economico. Questo è particolarmente vero a Casole d’Elsa, dove è dimostrato che il paesaggio rurale produce sviluppo. In realtà, attualmente siamo tuttora in attesa di scegliere quali potenzialità i paesaggi di Casole d’Elsa possono esprimere nel futuro. L’auspicio che qui viene formulato è che questo dibattito possa trovare spazio soprattutto fra le attenzioni della Soprintendenza ai beni archeologici, della Soprintendenza per i beni Architettonici e per il Paesaggio, La Regione Toscana, l’Amministrazione Provinciale e l’Amministrazione Comunale, che sono in vario modo tenute a guidare, con l’operatività degli strumenti di governo del territorio o con il necessario controllo qualitativo delle trasformazioni che possono essere prodotte, le linee di indirizzo da perseguire. Per questo si ritiene che le risultanze del presente Studio siano sottoposte a concertazione e consultazione, e se del caso perfezionate e corrette sulla base di un dibattito ad ampio spettro, in cui i diversi operatori

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presenti sul territorio possano esprimere il loro parere e fornire le loro indicazioni, dibattito che chi scrive auspica possa avvenire al più presto.

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In estrema sintesi, il presente Studio si è fatto carico di dimostrare:

1. Le caratteristiche strutturali di questi paesaggi hanno un’origine storica illustre, dato che risalgono ad una vasta area di colonizzazione etrusco-romana di tipo prettamente rurale estesa al territorio comprendente Volterra, Casole d’Elsa, Montecastelli, Murlo, Roselle, successivamente consolidata in periodo medioevale.

2. Né sono meno significativi gli aspetti propri della storia naturale, dovuti alla straordinaria ricchezza dei sottosuoli, al reticolo fluviale delle alte valli, in grandissima parte di elevata qualità ambientale e agli habitat naturalistici della Montagnola Senese e del bosco di Berignone, in cui fra l’altro è nota a tutt’oggi la presenza di una comunità di lupi appenninici.

3. Gran parte del territorio indagato risulta insufficientemente protetto sotto il profilo paesaggistico: in particolare non è stata considerata la natura specifica della spina centrale che da Casole centro si sviluppa fino a Radicondoli, comprendendo in essa i capisaldi di Monteguidi e Mensano. Detta area, oltre a contenere manufatti storico-architettonici di grande rilievo ed essere frequente oggetto di ritrovamenti archeologici del periodo etrusco-romano, ha la peculiarità geografica di costituire lo spartiacque fra tre sistemi fluviali che da essa prendono origine, disposti a Y (nord, sud, ovest), ovvero i bacini fiuviali dell’Elsa, della Merse e del Cecina e, proprio per questo, possiede un’alta valenza di percezione visuale in tutte le direzioni, tanto da ospitare nel proprio baricentro tre diversi itinerari paesaggistici di interesse europeo, come registrato sia dal PTC della Provincia di Siena che dal PIT-PPR della Regione Toscana. Pertanto, oltre a confermare la proposta di vincolo paesaggistico ai sensi del Codice Urbani, appare necessaria ed urgente una revisione degli strumenti di pianificazione territoriale, a livello regionale, provinciale e locale.

4. Detto comprensorio è da tempo oggetto di attenzione da parte di imprese ed investitori di livello nazionale ed internazionale per la messa in valore in senso moderno dei più importanti complessi architettonici e paesaggistici di cui è dotata, al fine di offrire sul mercato internazionale possibilità di soggiorno di alto prestigio e qualità, in questo aggiornando i processi di acculturazione fondiaria iniziati fin dall’epoca feudale dalle più importanti casate che sono state protagoniste della storia d’Italia e proseguita con la creazione di architetture e di prestigiose dimore dal rinascimento fino alle soglie del ‘900.

5. La natura più peculiare dell’area è tuttavia la ruralità – fondata intimamente e storicamente con le pratiche agricole e quindi con gli atti continui di manutenzione paesaggistica che tuttora le accompagna - , come messo in evidenza dallo stesso Piano Strutturale del Comune, che tuttavia si pone nei confronti del paesaggio stesso con mancanza di approfondimento specifico, almeno a confronto delle valenze propriamente edilizio-edificatorie che vengono privilegiate e che invece dovrebbero essere guardate con molta prudenza.

6. E’ fin troppo ovvio che lo sfruttamento energetico delle risorse geotermiche non fa parte della ruralità: introduce modi d’uso di carattere propriamente industriale e tecnologico che nulla hanno a che vedere con la storia, i monumenti, i ritrovamenti archeologici, l’allevamento del bestiame e le colture agricole, ivi compresi tutti gli aspetti di percezione e di benessere che il territorio considerato è in grado di offrire alle diverse categorie di visitatori a livelli qualitativi non comuni.

7. Non appare assolutamente accettabile nel XXI secolo che una centrale geotermica, che comporta un consumo di suolo della rispettabile dimensione di mezzo campo di calcio e che costituisce luogo ordinariamente disabitato e chiuso in se stesso, possa essere camuffata da casa colonica.

8. Non appare altresì accettabile che anche una sola di centrali di questo tipo possa trovare posto nei territori di Casole d’Elsa più dotati dal punto di vista del valore intrinseco del paesaggio, praticamente coincidenti con quelli di massima vulnerabilità, per il semplice motivo che la sua presenza sarebbe in grado di abbattere in via permanente il grado di

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interesse e le qualità specifiche delle tipologie proprie degli spazi aperti (non solo boschi, ma soprattutto aree nude come seminativi e pascoli permanenti), che in modo notorio sono da considerare il motore delle attività di cui al punto 4.

9. Per gli stessi motivi non appare assolutamente accettabile negli stessi luoghi la presenza di infrastrutture a rete che siano necessarie al funzionamento dello sfruttamento geotermico, come tubi e impianti per la trasmissione dell’energia prodotta – ancorché detta presenza sia intermittente e nascosta dietro muretti, siepi od altro, che nulla hanno a che spartire con il paesaggio agricolo.

10. L’analisi paesaggistica del territorio di Casole d’Elsa ha dimostrato infine che una possibile localizzazione di una o più centrali entro le aree che già ospitano altre forme di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non presenta alcuna contraddizione con lo stato dei luoghi, ma anzi potrebbe essere perfino l’occasione per una riqualificazione di aree di modesto interesse e in parte degradata.

17.- ALLEGATO. LA CARTA EUROPEA DEL TURISMO DUREVOL E NELLE AREE PROTETTE L’alta Val d’Elsa nel suo insieme non è un parco naturale o un’area naturale protetta, anche se già contiene al suo interno numerose iniziative che accolgono in tutto o in parte queste finalità. Certo è però che costituisce un territorio particolarmente attrattivo di flussi turistici, e proprio per la sua dotazione di risorse ambientali e culturali. In quanto tale meriterebbe quindi di ricevere un’azione coordinata di interventi e di programmi del tipo di quelli proposti dalla “Carta europea del turismo durevole” che qui viene allegata nel testo integrale perché la si ritiene utile ad indirizzare le opzioni degli enti territoriali, degli operatori turistici stanziali e delle agenzie di settore. Introduzione La Carta Europea del Turismo durevole32 rientra nelle priorità mondiali ed europee espresse dalle raccomandazioni dell'Agenda 21, adottate durante il Summit della Terra a Rio nel 1992 e dal 5 programma comunitario di azioni per lo sviluppo durevole. Questa Carta è stata elaborata da un gruppo formato da rappresentanti europei delle aree protette, del settore turistico e dei loro partner. È il risultato di una prima riflessione, avviata nel 1991 dalla Federazione Europarc, che ha portato alla pubblicazione del rapporto. Fa parte delle priorità del programma di azioni "Parks for life" dell'Unione Mondiale per la Natura (UICN). Si conforma ai principi enunciati dalla Carta mondiale del turismo durevole, elaborata a Lanzarote nel 1995. APPLICARE IL CONCETTO DI TURISMO DUREVOLE Questa Carta favorisce la concreta applicazione del concetto di sviluppo durevole, cioè "uno sviluppo capace di rispondere ai bisogni delle generazioni attuali, senza compromettere la capacità delle generazioni future di rispondere ai propri". Questo sviluppo comporta la protezione delle risorse a favore delle generazioni future, uno sviluppo economico vitale, uno sviluppo sociale equo. La carta PROMUOVERE UN TURISMO CONFORME AI PRINCIPI DELLO SV ILUPPO DUREVOLE La Carta europea del turismo durevole manifesta la volontà delle istituzioni che gestiscono le aree protette e dei professionisti del turismo di favorire un turismo conforme ai principi dello sviluppo durevole. La Carta impegna i firmatari ad attuare una strategia a livello locale in favore di un

32 L'aggettivo durevole può considerarsi corrispondente al termine sostenibile, acquisito nel linguaggio tecnico italiano.

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"turismo durevole", definita come "qualsiasi forma di sviluppo, pianificazione o attività turistica che rispetti e preservi nel lungo periodo le risorse naturali, culturali e sociali e contribuisca in modo equo e positivo allo sviluppo economico e alla piena realizzazione delle persone che vivono, lavorano o soggiornano nelle aree protette". L'attuazione di un turismo così concepito necessita di una riflessione globale, concertata, e di un rafforzamento di tutte le interazioni positive fra l'attività turistica e gli altri settori del territorio. Il turismo durevole, insomma, ha l'ambizione di rispondere alle aspettative delle nuove clientele europee, restituendo un senso al viaggio: quello di dedicare del tempo alla scoperta e all'incontro di altre persone, di altri luoghi, e di trarre ricchezza da questo contatto, dando un po' di sé. AIUTARE LE AREE PROTETTE E I LORO PARTNER A DEFINIR E IL PROPRIO PROGRAMMA DI SVILUPPO TURISTICO DUREVOLE L'adesione alla Carta deve condurre alla definizione di una strategia pluriennale di sviluppo turistico durevole e di un programma di attività contrattuali a favore e mediante il territorio e le imprese firmatarie. Alcuni documenti metodologici aiutano i firmatari ad applicare concretamente i principi dello sviluppo durevole. LA SCELTA DI UN APPROCCIO STRATEGICO Aderire alla Carta significa rispettare l'approccio strategico dello sviluppo turistico durevole. Significa realizzare una diagnosi, consultare e coinvolgere i partner, stabilire gli obiettivi strategici, assegnare i mezzi necessari, realizzare un programma di azioni e valutare i risultati. Per l'area protetta, tutto ciò si traduce nella realizzazione di una diagnosi dei bisogni del territorio (problemi e opportunità) elaborata e accettata dai partner. Questo approccio ha lo scopo di definire l'orientamento turistico più adeguato per il territorio nel suo insieme. Per l'impresa turistica, la diagnosi verte sulla sua attività, nel senso che essa deve adeguare la propria offerta alle aspettative dei visitatori e mettere in atto misure per la valorizzazione del patrimonio locale, così come tenere conto dell'ambiente e dello sviluppo durevole nella gestione dell'impresa. Per l'organizzatore di viaggi, un tale approccio si traduce nell'analisi della compatibilità della propria offerta con gli obiettivi del territorio. Il flusso turistico che una tale attività induce non deve arrecare danno alle risorse patrimoniali, quindi turistiche della destinazione. L'IMPEGNO AD ADOTTARE L'ETICA DEL TURISMO DUREVOLE I firmatari della Carta aderiscono all'etica del turismo durevole. Si impegnano ad operare affinché il turismo contribuisca nel modo migliore alla difesa e alla valorizzazione del patrimonio. Si impegnano ad adottare un'etica commerciale, tutelando cioè il cliente e praticando una politica dei prezzi equa. L'etica sarà anche presente nell'accoglienza di ogni tipo di pubblico, favorendo l'accesso delle aree protette in particolare alle scolaresche, ai giovani, agli anziani o ai portatori di handicap. LA VOLONTÀ DI PRIVILEGIARE IL LAVORO DI PARTENARIAT O Aderire alla Carta del turismo durevole significa adottare un metodo di lavoro fondato sul principio del partenariato, che si esprime in tutte le fasi di definizione e di attuazione del programma di sviluppo turistico durevole. Esso si traduce in un'attività contrattuale e in una cooperazione intense e leali tra l'istituzione che gestisce l'area protetta, gli operatori turistici, gli organizzatori di viaggi e gli altri protagonisti locali. La Carta costituisce lo strumento per attivare questo partenariato. Essa consente di organizzare la ripartizione delle responsabilità, in quanto definisce l'impegno individuale e collettivo: • dell'area protetta, stimolando l'adesione dell'autorità incaricata di animare il progetto territoriale di un'area protetta riconosciuta ufficialmente. La strategia proposta dall'area protetta, nel quadro della Carta, deve essere necessariamente definita e attuata in partenariato con i rappresentanti del

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settore turistico, degli altri settori economici e gli abitanti del territorio, così come con le autorità locali. Questa strategia si completa mediante gli accordi firmati con i partner locali nel quadro del programma di sviluppo turistico durevole. • dell'impresa turistica situata nell'area protetta, stimolando l'adesione dell'imprenditore, il quale si impegna nella riflessione e nell'applicazione dei principi di sviluppo turistico durevole, in partenariato con l'area protetta. • del tour-operator specializzato o meno in aree protette, stimolando l'adesione del responsabile dell'impresa che, nella propria offerta, integra i principi dello sviluppo durevole. Questi si impegna a lavorare in partenariato con l'organismo che anima la strategia dell'area protetta e con gli operatori turistici locali. IL RISPETTO DELLE REGOLE FONDAMENTALI DEL TURISMO Tutti i firmatari della Carta si impegnano a rispettare le regole fondamentali del turismo. Per esempio: • le regole commerciali (rispetto dei contingentamenti, degli incarichi degli intermediari), • la competenza tecnica, • la qualità e la rapidità dell'informazione, • il rispetto del diritto del turismo, • la preferenza all'iniziativa privata. IL TURISMO DUREVOLE PER L'AREA PROTETTA Il turismo fornisce uno strumento privilegiato per sensibilizzare il grande pubblico al rispetto dell'ambiente. Presenta, inoltre, un forte potenziale per sostenere attività economiche tradizionali e migliorare la qualità della vita. È prioritario che il turismo tuteli il patrimonio sul quale fonda la sua attività, per rispondere alla posta in gioco nelle aree protette e alle aspettative delle clientele europee. L'area protetta, con l'adesione alla Carta, sceglie di seguire uno sviluppo turistico compatibile con i principi dello sviluppo durevole. Si impegna, in tal modo, a privilegiare la coerenza delle azioni condotte sul suo territorio e ad operare nell'ottica del lungo periodo. Privilegia l'azione concertata e la ripartizione delle responsabilità per rafforzare l'efficacia della propria missione a difesa dell'ambiente. LA CARTA PERMETTE ALL'AREA PROTETTA FIRMATARIA: I vantaggi per l'area protetta • di distinguersi a livello europeo come territorio speciale in materia di turismo durevole; • di porsi obiettivi ambiziosi in materia di turismo durevole; • di lavorare meglio con i propri partner; • di coinvolgere in misura maggiore i professionisti del turismo nella propria politica; • di influenzare lo sviluppo del turismo sul proprio territorio; • di rafforzare la propria attività di sensibilizzazione dei visitatori; • di favorire sul proprio territorio uno sviluppo socio-economico nel rispetto dell'ambiente; • di sviluppare prodotti turistici autentici, di qualità e realizzati nel rispetto dell'ambiente; • di dotarsi di un quadro degli strumenti per seguire e valutare la politica turistica condotta sul proprio territorio; • di dare più forza alla credibilità dei propri compiti presso l'opinione pubblica e i propri finanziatori.

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GLI IMPEGNI PER L'ISTITUZIONE CHE GESTISCE L'AREA P ROTETTA I principi. Gli obiettivi − Accettare e rispettare i principi dello sviluppo durevole enunciati nella presente Carta, adeguandoli al contesto locale. − Definire una strategia a medio termine (5 anni) a favore di uno sviluppo turistico durevole sul proprio territorio. Questa strategia ha l'obiettivo di migliorare la qualità dell'offerta turistica prendendo in considerazione gli obiettivi di sviluppo durevole del territorio. Essa stabilisce l'ordine delle priorità nel tempo e nello spazio, i mezzi assegnati, i compiti rispettivi e i metodi di controllo da applicare (process e indicatori): garantisce la migliore integrazione del turismo nell'ambiente naturale, culturale, economico e sociale, come la coerenza spaziale e temporale del suo sviluppo. La strategia dovrà fissare gli obiettivi da raggiungere in materia di: • difesa e valorizzazione del patrimonio, • sviluppo economico e sociale, • protezione e miglioramento della qualità della vita degli abitanti, • controllo dell'affluenza e della tipologia di turisti e miglioramento della qualità dell'offerta. Per favorire l'attuazione dello sviluppo turistico durevole, l'area protetta potrà far ricorso a riunioni di consultazione pubblica: essa, infatti, costituirà un forum permanente composto da tutti i protagonisti coinvolti. Infine, organizzerà una rete di collegamenti fra i professionisti del turismo e gli altri protagonisti del territorio. Ciò favorirà un'integrazione più profonda del turismo nella vita del territorio e l'assunzione degli obiettivi dello sviluppo durevole da parte di tutti i protagonisti locali. Un programma pluriennale di azioni − Articolare questa strategia in un programma di azioni Il programma illustra nel dettaglio le azioni già realizzate e quelle da realizzare per raggiungere gli obiettivi fissati dalla strategia. Stabilisce gli impegni dei partner riguardo all'insieme dei temi seguenti: Miglioramento dell'offerta turistica L'area protetta, per soddisfare le aspettative delle clientele europee, svilupperà insieme ai suoi partner un programma di miglioramento della qualità dell'offerta turistica del territorio. I principi del marketing animeranno necessariamente un tale percorso. Conoscenza delle clientele Sviluppare una politica ispirata ai principi del marketing è egualmente necessario per conoscere meglio le aspettative e le esigenze delle potenziali clientele e dei visitatori, in materia di qualità e ambiente; ciò per consentire un migliore adeguamento dell'offerta alla domanda. I prodotti e le attività turistiche dovranno essere concepite per mercati ben determinati ed in funzione degli obiettivi di protezione. Obiettivo Qualità L'area protetta mirerà alla qualità in tutti i campi: le strutture di ricevimento, le attrezzature e gli impianti turistici, tutte le prestazioni, i prodotti turistici, la promozione, la commercializzazione, senza dimenticare l'assistenza dopo-vendita. Ricerca di nuove clientele L'area protetta cercherà nuove clientele sensibili alla qualità dell'ambiente.

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Peraltro, terrà conto di tipi di clientela spesso ignorati dall'offerta turistica, come ad esempio i portatori di handicap, le persone malate o in convalescenza, i giovani, e la clientela con un basso reddito. Si eviterà ogni forma di etilismo al momento dell'accoglienza dei visitatori. CREAZIONE DI UN'OFFERTA TURISTICA SPECIFICA L'area protetta promuoverà la creazione di prodotti e di attività turistiche che favoriscono la scoperta e l'interpretazione del patrimonio. Questi prodotti di qualità, autentici, potranno essere identificati come prestazioni specifiche "delle aree protette". SENSIBILIZZAZIONE DEL PUBBLICO Educazione e interpretazione Educazione all'ambiente e interpretazione del patrimonio costituiranno una priorità nella politica turistica del territorio. In questo contesto, alcune attività e attrezzature intorno al patrimonio e all'ambiente verranno proposte ai visitatori, agli abitanti del territorio e in particolare ai giovani visitatori e al pubblico delle scuole. L'area protetta assisterà anche gli operatori turistici nell'elaborare, per le loro attività, un contenuto pedagogico. Informazione del pubblico Si proporrà un'informazione di qualità e di facile accesso per i visitatori e gli abitanti del territorio, in particolare sull'offerta turistica, sull'eccezionale ricchezza e la sensibilità degli ambienti naturali. Il pubblico sarà anche tenuto informato sugli obiettivi della conservazione del patrimonio e dello sviluppo durevole. Infine, l'area protetta si accerterà che gli operatori turistici siano regolarmente forniti di materiale informativo per i loro clienti (opuscoli, carte, ecc.). Marketing e promozione responsabile Le attività di promozione e di vendita dell'area protetta permetteranno anche di sensibilizzare i visitatori ai reali valori del territorio, così come ai princìpi dello sviluppo turistico durevole. Queste attività dovranno contribuire alla gestione dei visitatori nel tempo e nello spazio. FORMAZIONE DEI PROTAGONISTI La formazione costituirà uno strumento fondamentale per l'attuazione della strategia di sviluppo turistico durevole sul territorio. Si organizzeranno dei programmi di formazione sul tema dello sviluppo durevole e del turismo durevole per i tecnici dell'area protetta, i partner e gli operatori turistici. L'area protetta si impegna in particolare ad organizzare dei seminari per gli operatori turistici sulla conoscenza del patrimonio locale. Questi seminari verranno concepiti sulla base dell'analisi dei bisogni del territorio riguardo alla formazione. PROTEZIONE E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELLA VITA DEGLI ABITANTI Migliorare la qualità della vita degli abitanti costituirà una priorità, allo scopo di preservare la qualità del loro rapporto con i visitatori. In questa prospettiva, l'area protetta favorirà la loro partecipazione alle decisioni, la promozione dell'occupazione locale, la promozione degli scambi e dei contatti fra visitatori e abitanti. Costituirà altresì una priorità garantire agli abitanti l'accessibilità agli alloggi, così come sostenere i servizi pubblici mediante il turismo. Peraltro, l'area protetta informerà con regolarità gli operatori turistici sulle attività e gli avvenimenti del territorio, in particolare quelli che essa organizza.

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DIFESA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO NATURALE, CU LTURALE, STORICO Rispetto delle capacità di accoglienza dei visitatori Saranno predisposte alcune misure specifiche per garantire la continuità dello sviluppo turistico nei limiti delle capacità di accoglienza e nei limiti delle modificazioni accettate e ragionevoli dell'ambiente naturale, culturale e sociale del territorio. L'area protetta, in particolare, dovrà fornire consigli agli operatori turistici per concepire nuove attività compatibili con gli obiettivi di protezione del patrimonio. Alcune aree, per la fragilità della loro condizione, non potranno essere aperte al pubblico. 1. Valorizzazione del patrimonio Lo sviluppo turistico del territorio si fonderà sulla valorizzazione del patrimonio naturale, culturale, storico. Si predisporranno misure, attrezzature, attività per favorire l'accesso del pubblico e l'animazione intorno a questo patrimonio. Protezione delle risorse naturali Si predisporranno sul territorio dei programmi di gestione delle risorse idriche, delle energie e degli spazi, in partenariato con le collettività locali. Si darà priorità alla riduzione dei consumi e alla promozione delle energie convertibili e delle tecnologie innovatrici nel campo della gestione delle risorse e nel trattamento dei rifiuti. L'area protetta intraprenderà anche delle azioni per ridurre gli scarichi nell'acqua, nell'aria e nel terreno. Contributo del turismo alla manutenzione del patrimonio Si definiranno dei sistemi che consentano allo sviluppo turistico di contribuire alla conservazione, alla manutenzione e alla valorizzazione del patrimonio naturale, culturale, storico. Si incoraggia la predisposizione di un programma di sottoscrizione volontaria che implichi i visitatori, le imprese turistiche e gli altri partner in questo compito. SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE Sostegno all'economia locale Le azioni intraprese dall'area protetta incoraggeranno le iniziative che associano i diversi settori dell'economia locale: in tal modo il turismo avrà un impatto positivo. A questo scopo, l'area protetta favorirà l'organizzazione di un circuito di distribuzione dei prodotti e dei servizi locali, nel rispetto della qualità dell'ambiente. Sviluppo di nuove forme di occupazione L'area protetta si impegnerà a promuovere nuove forme d'occupazione nel settore turistico. Favorirà la pluri-attività e l'integrazione sociale attraverso l'assunzione e la formazione principalmente di donne, di persone in difficoltà economiche, così come di portatori di handicap. CONTROLLO DELL'AFFLUENZA E DELLA TIPOLOGIA TURISTIC A Conoscenza del flusso di visitatori Si predisporranno alcune misure di analisi e di controllo regolare del flusso di visitatori nel tempo e nello spazio, allo scopo di adattare i metodi di gestione del flusso stesso. Canalizzazione del flusso di visitatori L'insediamento di attrezzature turistiche, l'organizzazione degli itinerari di scoperta del territorio, l'informazione dei visitatori contribuiranno alla canalizzazione del flusso turistico, per garantire la protezione dell'ambiente naturale, culturale e sociale e un'esperienza di qualità per i visitatori stessi.

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Queste misure consentiranno, allo stesso tempo, di accrescere l'impatto economico dell'attività turistica sul territorio, attenuando gli inconvenienti della "bassa" stagione.

Controllo dei trasporti Si realizzeranno attività di promozione per incoraggiare l'utilizzo di trasporti collettivi, sia per l'accesso all'area protetta, sia per gli spostamenti entro i suoi limiti. Ridurre la circolazione di veicoli individuali costituirà una priorità, così come promuovere l'uso di biciclette e gli spostamenti a piedi. Gestione e integrazione delle attrezzature turistiche Il ripristino del patrimonio edificato preesistente sarà preferito alla realizzazione di nuove costruzioni. D'altro canto, si stabiliranno delle carte di impegni per garantire una creazione e una gestione appropriata delle strutture di ricezione, essendo prioritario l'utilizzo di materiali locali, così come il rispetto dei vincoli architettonici. 1. Approvare il progetto L'area protetta sottoporrà la propria strategia di sviluppo turistico durevole e il proprio programma di azioni alla commissione europea di valutazione, la quale deciderà sulla qualità del progetto. L'area protetta verrà anche visitata da un esperto del turismo durevole, incaricato di valutare la qualità del progetto e degli impegni sul territorio. La strategia e il programma di azioni dovranno rispondere alle esigenze stabilite dalla Carta, come pure ai bisogni del territorio, emersi al momento della diagnosi. Dovranno altresì essere presentati seguendo i modelli allegati alla Carta europea del turismo durevole nelle aree protette. Il contratto che vincola l'area protetta sarà firmato tra l'istituzione che gestisce l'area, l'autorità di tutela e la commissione europea di valutazione.

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2. Valutare i risultati della strategia L'area protetta si impegna a controllare e a valutare i risultati della propria strategia. Essa trasmetterà alla commissione europea di valutazione un rapporto sui risultati della propria strategia alla scadenza di 5 anni e sarà visitata da un esperto del turismo durevole incaricato di valutare sul territorio le realizzazioni e gli sforzi attuati per raggiungere gli obiettivi prefissati. 3. Rinnovare l'adesione alla Carta Il procedimento per rinnovare l'adesione alla Carta è identico a quello seguito per la prima adesione. Il turismo durevole per le imprese turistiche situate nelle aree protette I consumatori europei sono sempre più esigenti in tema di qualità dell'ambiente, di autenticità e di convivialità. Queste aspettative diventano ancora più forti riguardo al turismo nelle aree protette. Per soddisfare questa domanda delle clientele, gli operatori turistici valutano oggi l'importanza di preservare il patrimonio naturale e culturale di questi territori come pure di garantire un'accoglienza calorosa da parte dei loro abitanti. Aderendo alla Carta europea del turismo durevole nelle aree protette, il responsabile dell'impresa si impegna a lavorare in stretto partenariato con l'istituzione che gestisce l'area protetta e a mettere in atto tutto quanto necessario per ridurre l'impatto della propria attività sull'ambiente naturale. Sceglie altresì di svolgere la propria attività in modo tale che essa contribuisca per il meglio allo sviluppo economico e sociale del territorio come pure al miglioramento del contesto di vita. LA CARTA PERMETTE ALL'IMPRESA FIRMATARIA: Quali benefici per l'impresa turistica? • di distinguersi a livello europeo • di sviluppare nuove opportunità commerciali attraverso: − la focalizzazione di una nuova clientela, attratta dalle aree protette, − una nuova offerta imperniata sulla scoperta dell'ambiente, − la creazione di un'offerta fuori-stagione, − la predisposizione di un partenariato commerciale con gli altri protagonisti economici della regione, − una buona conoscenza dell'affluenza e della tipologia turistica nell'area protetta e delle aspettative della clientela attuale o futura. − (Questo riunendo e valutando i dati statistici) − di rafforzare la qualità della propria offerta turistica attraverso: − una migliore organizzazione del turismo sull'intero territorio, − un'informazione di qualità sull'area protetta. • di razionalizzare le proprie spese attraverso: − una gestione migliore dei consumi d'acqua, di energia e di spazi e l'acquisto di prodotti e di servizi da aree di prossimità, − alcuni strumenti e consigli per l'adozione di tecniche di gestione ambientale. L'IMPEGNO PER IL RESPONSABILE DELL'IMPRESA TURISTIC A I principi. Un metodo − Accettare e rispettare i principi dello sviluppo durevole enunciati nella presente Carta, adeguandoli alla propria attività. − Definire una strategia a medio termine (3 anni) in stretto partenariato con l'istituzione che gestisce l'area protetta per contribuire a uno sviluppo turistico durevole sul territorio.

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L'impresa elaborerà una diagnosi delle proprie attività nell'area protetta, in modo da poter definire o rivedere la propria strategia. Quest'ultima dovrà essere coerente con gli obiettivi dell'area protetta. Questa strategia valorizza l'impegno dell'impresa a contribuire al rispetto dell'ambiente, allo sviluppo economico e sociale del territorio, alla protezione della qualità della vita, alla soddisfazione dei visitatori. Allo scopo di favorire l'attuazione dello sviluppo turistico durevole, l'impresa turistica rafforzerà la sua collaborazione con gli altri protagonisti locali (i rappresentanti di altri settori economici, le autorità locali, così come gli abitanti). L'impresa si associerà in particolare con le altre imprese turistiche che aderiscono alla Carta, per attuare delle operazioni di promozione comune o per rendere agevole l'accesso all'informazione dei clienti. Questa strategia costituirà una forma di promozione della propria offerta.

Un programma pluriennale di azioni − Articolare questa strategia in un programma di azioni − Il programma di azioni relativo all'impresa firmataria illustrerà nel dettaglio le misure predisposte o da realizzare sui temi seguenti: MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL'OFFERTA TURISTICA L'impresa turistica, per soddisfare le aspettative delle clientele europee, procederà verso il miglioramento della qualità della propria offerta. I principi del marketing animeranno necessariamente un tale percorso. Conoscenza delle clientele L'impresa condurrà una politica ispirata ai principi del marketing per conoscere meglio le aspettative e le esigenze delle clientele attuali e di quelle potenziali e adeguare la propria offerta a questa domanda. Agirà in collaborazione con l'area protetta per lo studio delle clientele della destinazione. I prodotti e le attività turistiche dell'impresa dovranno essere concepite per mercati ben determinati ed in funzione degli obiettivi di protezione dell'ambiente.

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Obiettivo Qualità L'impresa si impegna ad accrescere il livello di qualità in tutti i settori della propria attività: le strutture di ricezione, i servizi, le attrezzature e gli impianti, i prodotti, la promozione, la commercializzazione, senza dimenticare l'assistenza dopo-vendita. Ricerca di nuove clientele L'impresa turistica cercherà nuove clientele sensibili alla qualità dell'ambiente. Essa si sforzerà di prendere in considerazione tipi di clientela spesso ignorati dall'offerta turistica, come ad esempio i portatori di handicap, le persone malate o in convalescenza, i giovani, e la clientela con un basso reddito. Si eviterà ogni forma di etilismo nella selezione della clientela. CREAZIONE DI UN'OFFERTA TURISTICA SPECIFICA L'impresa turistica promuoverà un'offerta turistica specifica "delle aree protette". Quest'ultima sarà orientata verso la scoperta e l'apprezzamento del patrimonio naturale e culturale, la presa di coscienza dell'ambiente e la comprensione del ruolo dell'area protetta. SENSIBILIZZAZIONE DEL PUBBLICO Educazione e interpretazione del patrimonio L'impresa turistica darà a tutte le proprie attività un contenuto pedagogico, che avrà lo scopo di far comprendere e apprezzare il patrimonio naturale e culturale locale, di spiegare il comportamento da assumere e di spingere i clienti a modificare le loro abitudini nel rispetto dell'ambiente. Questo contenuto sarà elaborato con l'aiuto dell'autorità che gestisce l'area protetta. Informazione dei visitatori Sarà disponibile per i clienti, in un luogo di facile accesso nell'impresa, un'informazione di qualità sull'area protetta (carte geografiche, guide turistiche, ecc.). I clienti saranno informati anche sugli obiettivi della conservazione del patrimonio e dello sviluppo durevole. Marketing e promozione responsabile Le attività di promozione e di vendita dell'impresa turistica permetteranno di sensibilizzare i visitatori ai reali valori dell'area protetta. Tutti i documenti di promozione e di comunicazione dovranno dare rilievo in modo particolare alla fragilità del territorio. Dovranno, peraltro, segnalare l'adesione dell'impresa alla presente Carta. FORMAZIONE DEL PERSONALE La formazione del personale costituirà uno strumento fondamentale per la realizzazione degli impegni assunti dall'impresa. Il responsabile dell'impresa si impegna a partecipare personalmente o a far partecipare il personale ai seminari sul patrimonio locale organizzati dall'area protetta. Ciò contribuirà a migliorare la qualità dell'informazione per i clienti. Peraltro, il personale verrà sensibilizzato alle misure di economia delle risorse idriche ed energetiche. Sarà anche consigliato nella selezione di prodotti preferibilmente riciclabili o il cui processo di produzione e di imballaggio sia attuato nel rispetto dell'ambiente. PROTEZIONE E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA DE GLI ABITANTI Allo scopo di assicurare un'accoglienza calorosa dei propri clienti sul territorio, l'impresa si impegna a svolgere la propria attività nel massimo rispetto della qualità della vita degli abitanti. Essa sensibilizzerà i propri clienti su questo argomento. Infine, parteciperà, per quanto possibile, alle attività e agli avvenimenti della vita locale.

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DIFESA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO Rispetto delle capacità di accoglienza Le attività turistiche proposte dall'impresa dovranno essere compatibili con gli obiettivi di conservazione dell'area protetta. Per far ciò, essa dovrà garantire che l'impatto di tali attività sull'ambiente sia ridotto. Dovrà tener conto della regolamentazione e delle prescrizioni specifiche dell'area protetta e ricorrere al parere dei suoi tecnici per dar vita a nuove attività. Valorizzazione del patrimonio L'impresa turistica parteciperà, per quanto possibile, alla valorizzazione del patrimonio naturale, culturale, storico, nell'ambiente immediatamente circostante le strutture di ricevimento o i siti su cui essa fonda la propria attività. Le attività dell'impresa, peraltro, si baseranno sulla scoperta e la comprensione di questo patrimonio. Protezione delle risorse naturali Sarà predisposto da parte dell'impresa un programma di gestione dei consumi d'acqua, di energia e di spazi, allo scopo di ridurre i costi e preservare le risorse naturali. L'impresa privilegerà l'acquisto di prodotti realizzati nel rispetto dell'ambiente, per composizione e condizione (prodotti biodegradabili, riutilizzabili, riciclabili o riciclati). A completare, sarà previsto un programma di smistamento selettivo e di trasformazione dei rifiuti, in partenariato con l'area protetta. L'impresa turistica dovrà anche fare sì che le strutture di ricezione siano opportunamente attrezzate d'impianti che consentano la depurazione delle acque. Infine, allo scopo di ridurre i rischi di inquinamento atmosferico, il responsabile dell'impresa si assicurerà del corretto funzionamento degli impianti di condizionamento o di climatizzazione installati nelle strutture di ricezione. Contributo dell'impresa turistica alla manutenzione del patrimonio L'impresa dovrà contribuire alla manutenzione dei siti naturali nell'ambiente circostante le strutture di ricezione o dei siti in cui essa fonda la propria attività. Essa si impegna, in particolare, a preservare le ricchezze naturali presenti sulla sua proprietà e a seguire i consigli dell'area protetta circa la protezione della fauna e della flora. Essa assisterà, inoltre, i servizi tecnici dell'area protetta, nel loro compito di controllo costante dell'ambiente naturale, segnalando ogni cambiamento notato dal personale o dai clienti. Essa potrà anche incoraggiare i propri clienti a partecipare alle attività di volontariato organizzate dall'area protetta. SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE Sostegno all'economia locale La politica di acquisto dell'impresa sarà ispirata al principio della preferenza per i prodotti e i servizi locali, nel quadro di un rapporto qualità/prezzo accettato dalle parti. Questa etica commerciale contribuirà con più forza a soddisfare le aspettative e le esigenze dei visitatori. Essa avrà lo scopo di promuovere i prodotti realizzati nel rispetto dell'ambiente (prodotti dell'agricoltura biologica, attività tradizionali che non sconvolgono la qualità dei paesaggi). L'impresa turistica si impegnerà, peraltro, a rispettare i ritmi produttivi e stagionali, contribuendo così a dare maggior valore alla propria offerta presso i clienti. L'impresa si impegnerà anche ad assumere, con priorità, la manodopera locale. Un personale di origine locale è in grado di informare meglio i visitatori e condividere con essi la propria conoscenza del patrimonio locale. Sviluppo di nuove forme d'occupazione L'impresa turistica favorirà l'integrazione sociale, per quanto possibile, attraverso l'assunzione di persone in difficoltà, l'aiuto per il primo impiego dei giovani e la pari opportunità d'impiego per uomini e donne.

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CONTROLLO DELL'AFFLUENZA E DELLA TIPOLOGIA TURISTIC A Conoscenza del flusso di visitatori L'impresa parteciperà alle attività di analisi e di controllo costante del flusso di visitatori nel tempo e nello spazio, condotte dall'area protetta. Essa parteciperà, in particolare, alla realizzazione di "barometri" dell'attività turistica sul territorio, un'attività che le consentirà, tra l'altro, di misurare l'impatto dei propri sforzi di comunicazione e di promozione. Canalizzazione del flusso di visitatori L'impresa turistica si sforzerà di orientare i visitatori verso i siti meno sensibili del territorio. Indicherà gli itinerari e i sentieri turistici, favorendo una ripartizione più razionale dei visitatori nello spazio. Incoraggerà i clienti a visitare l'area anche nei periodi di scarso afflusso, aderendo così agli sforzi di promozione dell'area protetta. Controllo dei trasporti I clienti saranno incoraggiati ad utilizzare al massimo i trasporti collettivi o a scoprire l'area protetta in bicicletta o a piedi o mediante altri mezzi non inquinanti. Questa politica riguarderà sia l'accesso alla struttura turistica, sia gli spostamenti nell'area protetta. Gestione e integrazione delle attrezzature turistiche Durante i lavori di ingrandimento, di rinnovo o di sistemazione delle costruzioni, l'impresa turistica si assicurerà del rispetto delle volumetrie, dello stile architettonico locale, dei materiali e dell'integrazione con l'ambiente. Per le nuove attrezzature, si privilegerà la ristrutturazione del patrimonio edificato rispetto alla realizzazione di nuove costruzioni. In ogni caso, la sistemazione e la costruzione di nuove attrezzature dovrebbero essere il risultato di un dialogo con l'autorità responsabile dell'area. 1. Approvare la strategia e il programma di azioni L'impresa turistica sottoporrà la strategia e il programma di azioni alla commissione europea di valutazione, la quale deciderà sulla qualità del progetto. Un esperto del turismo durevole, incaricato di valutare la qualità della sua candidatura, visiterà l'impresa. L'impresa turistica dovrà essere situata su di un'area protetta firmataria della Carta europea del turismo durevole. La strategia e il programma di azioni dovranno rispondere alle esigenze stabilite dalla Carta e essere coerenti con la strategia del territorio. Dovranno altresì essere presentati seguendo i modelli allegati alla Carta europea del turismo durevole nelle aree protette. Il contratto che vincola l'impresa turistica sarà firmato tra l'impresa, l'istituzione che gestisce l'area protetta e la commissione europea di valutazione. 2. Valutare i risultati della strategia L'impresa turistica si impegna a controllare e a valutare i risultati della propria strategia e del proprio programma di azioni per mezzo di un quadro degli strumenti annuale trasmesso all'area protetta. Si impegna a distribuire in maniera sistematica un questionario ai clienti, sulla loro soddisfazione, i cui risultati verranno inviati alla commissione europea di valutazione. Qualora la Carta non venga rispettata, la commissione europea di valutazione invierà un esperto. L'impresa si impegna a riceverlo, garantendo le migliori condizioni e facilitando il suo incarico all'interno della struttura. 3. Rinnovare l'adesione alla Carta Il procedimento per rinnovare l'adesione alla Carta è identico a quello seguito per la prima adesione. Questa avrà scadenza triennale.

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Il turismo durevole per gli organizzatori di viaggi verso e nelle aree protette Sono sempre più numerosi gli organizzatori di viaggi che propongono degli itinerari di scoperta delle aree protette, confermando così la loro volontà di promuovere una nuova tipologia di viaggi e di scoperta degli ambienti naturali, della fauna e della flora. Questi viaggi, espressamente limitati a gruppi di 12-15 persone, mirano in particolare a realizzare incontri di qualità con gli abitanti dei luoghi visitati. Sono il risultato degli sforzi di uomini e donne appassionati della natura, animati dal desiderio di farla scoprire e di comunicare le proprie conoscenze sul mondo delle aree protette. Aderendo a questa Carta, il responsabile dell'impresa che organizza i viaggi si impegna ad adottare una nuova etica del turismo, contribuendo così allo sviluppo turistico durevole dei territori, che egli programma. La sua attività mirerà a soddisfare in modo migliore le richieste dei clienti, per i quali il rispetto dell'ambiente e delle culture, così come la riduzione dell'impatto delle loro attività sull'ambiente stesso rappresentano una preoccupazione crescente. LA CARTA PERMETTE ALL'IMPRESA CHE ORGANIZZA VIAGGI: I vantaggi per gli organizzatori di viaggi • di distinguersi a livello europeo, • di sviluppare nuove opportunità commerciali attraverso: − la focalizzazione di clientele molto sensibili al rispetto per l'ambiente, − un'offerta che risponda alle aspettative delle nuove clientele europee, − un partenariato con gli organizzatori di viaggi di altri paesi d'Europa. • di rafforzare la qualità della propria offerta attraverso: − una migliore organizzazione dell'accoglienza nelle aree protette, che essa programma, − l'intervento di protagonisti locali, nel corso dei viaggi da essa organizzati, − il sostegno da parte dell'area protetta nell'elaborazione dei suoi prodotti (identificazione dei siti, disponibilità del personale dell'area protetta, aiuti nell'identificare le personalità locali disposte a intervenire durante i soggiorni). • di rafforzare la soddisfazione dei visitatori attraverso: − il proprio impegno formale a favore dello sviluppo turistico durevole delle aree protette, − la scelta di gruppi non numerosi e di personale professionale che accompagni i gruppi stessi. L'IMPEGNO PER L'ORGANIZZATORE DI VIAGGI I principi. Un metodo − Accettare e rispettare i principi dello sviluppo durevole enunciati nella presente Carta, adeguandoli alla propria attività. − Definire una strategia (1 anno) in stretto partenariato con l'istituzione che gestisce l'area protetta. Questa strategia rende concreto l'impegno dell'organizzatore di viaggi, nei confronti del territorio, in tema di: • Rispetto dell'ambiente, • Sostegno allo sviluppo economico e sociale, • Protezione della qualità della vita, • Soddisfazione della clientela. Questa strategia fissa inoltre gli obiettivi principali che l'impresa deve raggiungere. Per contribuire allo sviluppo turistico durevole del territorio, l'impresa rafforzerà la sua collaborazione con gli operatori turistici locali (responsabili di hotel, agenti locali per il turismo, ristoratori, artigiani, personalità locali disponibili a intervenire nel corso dei soggiorni organizzati). L'impresa si impegnerà anche nella vita del territorio, partecipando, per quanto possibile, alle riunioni organizzate dall'area protetta e apportando nuove idee per predisporre e controllare la strategia dello sviluppo turistico durevole.

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1. Articolare questa strategia in un programma di azioni Questo programma di azioni illustra nel dettaglio le attività realizzate o da realizzare per raggiungere gli obiettivi fissati dalla strategia. Stabilisce gli impegni dell'impresa riguardo ai temi seguenti: MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DELL'OFFERTA L'impresa che organizza viaggi, per soddisfare le aspettative delle clientele europee, assisterà l'area protetta nel suo obiettivo di accrescere la qualità della propria offerta, fornendo consigli e raccomandazioni. L'impresa seguirà lo stesso obiettivo in relazione alla propria offerta. Conoscenza delle clientele Per garantire una migliore soddisfazione dei propri clienti, l'impresa trasmetterà regolarmente all'istituzione che gestisce l'area protetta tutte le informazioni sulle loro aspettative e sui loro bisogni. Questo consentirà alla destinazione di adeguare la propria offerta alla domanda. Obiettivo Qualità L'offerta stessa dell'impresa dovrà fondarsi sull'obiettivo della qualità: nelle strutture di ricezione, nelle prestazioni, attrezzature e impianti prescelti, nella promozione, nella commercializzazione, così come nell'assistenza dopo-vendita. Una selezione attenta degli operatori turistici locali consentirà all'impresa di raggiungere questo obiettivo. Ricerca di nuove clientele L'impresa cercherà nuove clientele sensibili alla qualità dell'ambiente. Essa si sforzerà di tenere conto di tipi di clientela spesso ignorati dall'offerta turistica, come ad esempio i portatori di handicap, le persone malate o in convalescenza, i giovani, e la clientela con un basso reddito. Si eviterà ogni forma di etilismo nella selezione della clientela. CREAZIONE DI UN'OFFERTA TURISTICA SPECIFICA L'offerta di viaggi promossa dall'impresa dovrà favorire prioritariamente la scoperta e l'apprezzamento del patrimonio naturale e culturale, la presa di coscienza dell'ambiente e la comprensione del ruolo dell'area protetta. A questo scopo, l'impresa organizzerà l'intervento di animatori naturalisti nei propri circuiti e presenterà l'ambiente secondo un approccio sistemico, verso una comprensione del sistema ambientale o dell'habitat nel suo complesso. Gli animatori dovranno possedere un'ottima conoscenza degli ambienti e dei siti oggetto delle visite. SENSIBILIZZAZIONE DEI VISITATORI Educazione e interpretazione dell'ambiente L'impresa orienterà l'insieme dei propri circuiti e soggiorni nell'area protetta verso la sensibilizzazione e l'educazione dei visitatori all'ambiente. Essa cercherà di far evolvere lo sguardo dei propri clienti sulla natura e di far conoscere meglio i luoghi visitati. Informazione dei visitatori Per quanto possibile, l'impresa organizzerà degli incontri di preparazione al viaggio. A questo aggiungerà anche una completa informazione sull'area protetta nei carnet di viaggio. Questo avrà lo scopo di sensibilizzare i clienti al patrimonio naturale e culturale e alle tradizioni locali che andranno a scoprire. Peraltro, un'informazione di qualità sarà fornita anche durante il viaggio dall'accompagnatore e dalle diverse persone che interverranno. I clienti saranno particolarmente

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informati sui comportamenti da adottare relativamente all'acquisto di souvenir e al rispetto della fauna, della flora e del contesto di vita. Saranno anche informati sugli obiettivi della conservazione del patrimonio e dello sviluppo durevole. Marketing e promozione responsabile Le attività di promozione e di vendita dell'impresa permetteranno di sensibilizzare i visitatori ai reali valori dell'area protetta. Ciò significherà anche fornire un'informazione responsabile sulla fauna che i visitatori andranno ad osservare. (Non garantire, ad esempio, la possibilità di osservare gli animali, bensì proporre la scoperta del loro ambiente di vita). Tutti i documenti di promozione dovranno dare rilievo in modo particolare alla fragilità dei territori visitati. L'opuscolo e gli altri documenti di vendita potranno contenere delle raccomandazioni ai futuri visitatori delle aree protette. Infine, l'adesione dell'impresa alla presente Carta potrà essere segnalata solo sui prodotti oggetto di un contratto con l'area protetta e con la commissione europea di valutazione. FORMAZIONE DEL PERSONALE La formazione costituirà uno strumento fondamentale per la realizzazione degli impegni assunti dall'impresa. Il personale dell'impresa, i lavoratori a forfait e i suoi accompagnatori verranno sensibilizzati al obiettivo dello sviluppo turistico durevole. Essi saranno tenuti ad aggiornare le proprie conoscenze sul patrimonio naturale e culturale dei territori visitati. Ciò contribuirà a migliorare l'informazione e la soddisfazione della clientela. PROTEZIONE E MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA DE GLI ABITANTI DELL'AREA PROTETTA Allo scopo di garantire una rapporto di qualità fra clienti ed abitanti, l'impresa si sforzerà, in ogni momento, di preservare e anche di migliorare la qualità di vita di questi ultimi. A questo titolo, verrà data priorità al rispetto del contesto di vitae dei costumi locali. Per raggiungere questo scopo, si stabilirà espressamente che la dimensione dei gruppi non deve superare le 12-15 persone. Saranno anche fornite raccomandazioni sul comportamento da assumere per non urtare la sensibilità degli abitanti. Gli accompagnatori, in particolare, avranno la responsabilità di curare questo aspetto. Infine, l'impresa si inserirà alla vita locale, partecipando in particolare alla promozione di manifestazioni culturali organizzate dagli abitanti dell'area protetta. DIFESA E VALORIZZAZIONE DEL PATRIMONIO Rispetto delle capacità di accoglienza dei visitatori Le attività proposte dall'impresa dovranno essere compatibili con gli obiettivi di conservazione dell'area protetta. Per far ciò, essa dovrà garantire che l'impatto di tali attività sull'ambiente sia ridotto. Dovrà tener conto dei regolamenti e delle prescrizioni specifiche dell'area protetta e ricorrere al parere dei suoi tecnici per dar vita a nuove attività. Valorizzazione del patrimonio L'impresa parteciperà, per quanto possibile, alla valorizzazione del patrimonio naturale, culturale, storico. Le sue attività saranno basate in particolare sulla scoperta e la comprensione di questo patrimonio. Protezione delle risorse naturali L'organizzatore di viaggi privilegerà, nella programmazione della propria attività, gli operatori turistici locali che agiscono nel rispetto dell'ambiente e che hanno adottato una gestione a difesa dell'ambiente per ciò che concerne sia le risorse idriche, energetiche e di spazio, sia il trattamento dei rifiuti. L'impresa avrà cura di ridurre l'impatto delle proprie attività sulle risorse naturali. Contributo dell'impresa alla manutenzione del patrimonio

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L'impresa assisterà l'area protetta nel suo compito di difesa e di controllo degli ambienti naturali, comunicando ogni cambiamento segnalato dai clienti o dalle proprie guide accompagnatrici. Essa predisporrà, inoltre, un programma di reinvestimento del capitale, destinando una frazione del prezzo dei viaggi alla conservazione e alla manutenzione del patrimonio e informando di ciò i propri clienti. SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE Sostegno all'economia locale Per sostenere l'economia locale, l'impresa promuoverà uno sviluppo turistico che costituisca il risultato dell'iniziativa locale. A questo scopo, promuoverà principalmente l'intervento operatori turistici locali nei viaggi da essa organizzati, a livello sia di accompagnamento, alloggio, ristorazione, sia di approvvigionamento. Sviluppo di nuove forme di occupazione L'impresa favorirà l'integrazione sociale, per quanto possibile, attraverso l'assunzione di persone in difficoltà del luogo e dei giovani e la pari opportunità d'impiego per uomini e donne. CONTROLLO DELL'AFFLUENZA E DELLA TIPOLOGIA TURISTIC A Conoscenza del flusso di visitatori L'impresa contribuirà al controllo regolare e alla conoscenza del flusso di visitatori, fornendo con regolarità, all'area protetta, le informazioni sugli itinerari che impegna e sui periodi per i quali programma le visite. Canalizzazione del flusso di visitatori L'impresa si sforzerà di orientare i propri clienti verso i siti meno sensibili del territorio. Incoraggerà, inoltre, la scoperta dell'area protetta anche nei periodi di scarsa affluenza turistica, aderendo in tal modo agli sforzi di promozione dell'area stessa. Controllo dei trasporti Gli spostamenti all'interno e verso l'area protetta dovranno essere effettuati principalmente mediante i trasporti collettivi, a piedi o in bicicletta. A questo scopo, l'impresa indicherà ai clienti i trasporti collettivi esistenti per raggiungere i siti di destinazione. Si sforzerà anche di organizzare gli appuntamenti dalle stazioni o genericamente dai punti di arrivo grazie a tali mezzi di trasporto. Peraltro, i divertimenti in macchina sono esclusi dai prodotti turistici quando sono utilizzati per il tempo libero (veicoli per il tempo libero, 4x4, ecc.). Gestione e integrazione delle attrezzature turistiche Allo scopo di sostenere gli sforzi miranti alla valorizzazione dell'architettura locale condotti dal territorio, l'impresa privilegerà gli alloggi caratteristici, ben integrati con l'ambiente paesaggistico. 1. Approvare l'impegno dell'impresa che organizza i viaggi L'impresa sottoporrà la propria strategia e il proprio programma di azioni alla commissione europea di valutazione, la quale deciderà sulla qualità del progetto. Per quanto concerne le prestazioni che si svolgono nelle aree protette cofirmatarie, l'offerta dell'impresa dovrà rispondere alla esigenze stabilite della Carta europea del turismo durevole. Per quanto riguarda la sua offerta globale, l'impresa dovrà agire rispettando l'etica dello sviluppo turistico durevole. Il contratto che vincola l'impresa sarà firmato con l'autorità che gestisce ogni area protetta e la commissione europea di valutazione. 2. Valutare

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L'impresa si impegna a controllare e a valutare i risultati della propria strategia e del proprio programma di azioni per mezzo di un quadro di strumenti annuale trasmesso all'area protetta interessata dalle prestazioni offerte. Si impegna a distribuire in maniera sistematica un questionario ai clienti, sulla loro soddisfazione, i cui risultati verranno inviati alla commissione europea di valutazione. Qualora la Carta non venga rispettata, la commissione europea di valutazione invierà un esperto, incaricato di testare il prodotto. 3. Rinnovare l'adesione alla Carta Il procedimento per rinnovare l'adesione alla Carta è identico a quello seguito per la prima adesione. Questa avrà scadenza annuale. BIBLIOGRAFIA

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Casole d’Elsa, 26 maggio 2012 (revisione del 20 giugno 2012)

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