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1 il NUCLEO SCUOLA OPERATORI CRANIOSACRALE CORSO DI FORMAZIONE TRIENNALE TESI DI DIPOLMA MODIFICAZIONE DELLA PERCEZIONE DEL CAMPO VISIVO CON TRATTAMENTO CRANIOSACRALE BIODINAMICO Relatore: Prof. Franco Maiuri D.O.m.R.O.I. Candidati: Enrica Molinari Laura Savi ANNO ACCADEMICO 2012-2013

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il NUCLEO

SCUOLA OPERATORI CRANIOSACRALE

CORSO DI FORMAZIONE TRIENNALE

TESI DI DIPOLMA

MODIFICAZIONE DELLA PERCEZIONE DEL CAMPO VISIVO

CON TRATTAMENTO CRANIOSACRALE BIODINAMICO

Relatore: Prof. Franco Maiuri D.O.m.R.O.I.

Candidati: Enrica Molinari – Laura Savi

ANNO ACCADEMICO 2012-2013

2

Dinamismo di un corpo umano n° 2 – Umberto Boccioni

3

….se uno

ha veramente a cuore la sapienza,

non la ricerchi in vani giri,

come di chi volesse raccogliere le foglie

cadute da una pianta e già disperse dal vento,

sperando di rimetterle sul ramo.

La sapienza è una pianta che rinasce

solo dalla radice, una e molteplice.

Chi vuol vederla frondeggiare alla luce

discenda nel profondo, là dove opera il dio,

segua il germoglio nel suo cammino verticale

e avrà del retto desiderio il retto

adempimento: dovunque egli sia

non gli occorre altro viaggio.

Margherita Guidacci

4

INTRODUZIONE

Lo studio della terapia Craniosacrale, durante l'ultimo anno, ci ha portate a conoscerne l'approccio

Biodinamico e ci ha permesso di constatare quanto sia importante l'atteggiamento e la postura del terapeuta

durante i trattamenti affinché si possa verificare un'efficacia della terapia e un “cambiamento” nel paziente.

Abbiamo constatato attraverso studi e letture che gli elementi essenziali che regolano il lavoro Craniosacrale

biodinamico hanno dei punti comuni con principi studiati sin dall'antichità. Filosofi, mistici, fisici, medici,

psicologi si sono occupati dell'Uomo, della sua salute, della sua evoluzione e crescita, del suo essere parte

dell'universo.

Il nostro cammino personale, accompagnate da studiosi e terapeuti ci ha portate a riflettere ancora di più

circa l'importanza del lavoro quotidiano che chiunque si avvicini ad un'altra persona, sia in campo

terapeutico sia educativo, deve fare per conseguire un ampliamento della sensibilità e della coscienza.

Lavorare con determinazione e costanza per affinare lo strumento che è corpo, anima e spirito. “E' necessario

abbassare la soglia della sensibilità” sosteneva Jung.

Come più sopra detto abbiamo rivolto particolare attenzione all'approccio biodinamico della terapia

Craniosacrale consapevoli delle difficoltà e delle resistenze che ogni terapeuta incontra sul proprio cammino

di crescita come individuo, e del lavoro di implicazione costante e giornaliero necessario per superare

barriere e spessori sia sul piano fisico sia su quello psicologico.

In sintesi, quindi, sono la qualità di presenza-attenzione-vigilanza dell'operatore che possono risvegliare una

dinamica cellulare e aumentare la vitalità del paziente in modo tale che un processo di auto-guarigione possa

divenire possibile.

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CAP. 1

LA VISIONE ONTOLOGICA DELL’UOMO

Testi antichi di medicina tradizionale cinese (Suwen e Lingshu) studiavano l'uomo e il suo essere parte

dell'universo e A. De Souzenelle, studiosa contemporanea di ebraismo, afferma che il corpo parla, vive,

trasmette l'esigenza di crescita del nucleo dell'essere, di cui ogni cellula è portatrice. La sua finalità è il”

corpo divino “. Lei sostiene che un medico per curare deve anzitutto collegare ogni essere all'ordinamento

del mondo, all'architettura sacra dell'universo e della vita (1).

“ Tutto quello che capita al nostro corpo manifesta una dimensione della vita profonda.”(2)

“ Il corpo è lo strumento più straordinario della nostra realizzazione.”(3)

Innanzitutto il corpo rappresenta un linguaggio e ci dà notizia di un programma da realizzare. Tramite la

malattia, ci avverte se avremo preso una strada sbagliata. Diviene poi, fra le mani dell'artigiano che siamo

noi, la materia prima su cui operiamo, lo strumento e il recipiente con cui lavoriamo.

Pur essendo lo strumento, il linguaggio, la materia prima, è però essenzialmente l'uomo, egli stesso

coincidenza del corpo, dell'anima e dello spirito. Ognuno di noi è il proprio corpo, e contemporaneamente la

propria anima e il proprio spirito, in modo indivisibile. Inoltre la parte più piccola del corpo porta la totalità

dell'uomo, corpo, anima e spirito.

Quando si prende solo in considerazione il corpo che si ha, lo si riduce a cosa, se ne fa un oggetto esterno a

noi stessi. Prendere coscienza del corpo che si è, significa considerarlo nella pienezza di ciò che esso è: il

santuario, l'athanor nel quale si gioca la grande opera della nostra vita e a un tempo la materia prima di

questa grande opera. Dobbiamo costruirlo lavorando con lui e su di lui.

Si consegue un ampliamento nel campo di coscienza grazie a un lavoro quotidiano su se stessi. Questo

soprattutto ci conduce verso la ”persona” che ciascuno è nel profondo (4).

1-2: “Nel corpo del cuore la parola ” – Annick De Souzenelle

3: “Il simbolismo del corpo umano” – Annick De Souzenelle - Pag.366

4: ”L’Egitto interiore” – Annick De Souzenelle

6

A. De Souzenelle afferma un'analogia fondamentale: quella che sovrappone e fa corrispondere punto per

punto il disegno schematico del corpo umano a quello delle sefirot della Qabbalah, il celebre e misterioso

“albero della vita” dei maestri cabalisti.

“L'albero delle sefirot è lo schema della costruzione del mondo e a sua immagine, il corpo umano è lo

schema della costruzione del nostro divenire.”(5)

Il nostro cammino è risalire dai piedi alla testa, da Malkut, a Keter. La Sefirot alla base dello schema è, in

effetti, il nostro punto di partenza, ”il punto in basso”; rappresenta il nostro cosmo interiore, la nostra

“femminilità” del profondo; il cammino è un risalire alla nostra origine. Rimontare dai piedi alla testa

consente di realizzare una verticalizzazione intima dell'uomo. In noi la destra e la sinistra sono due poli che

devono sposarsi. Tutta la vita di un essere umano consiste in queste nozze, e la colonna vertebrale, asse del

corpo, è il luogo dove si realizzano. Dobbiamo tendere a realizzare in noi l'unità di ciò che è luce e di ciò che

è tenebre. La colonna vertebrale è il sentiero centrale dove devono confluire i due sentieri laterali che

simboleggiano il compiuto-luce-maschio e l'incompiuto-tenebre-femmina.

A. De Souzenelle nel simbolismo del corpo umano fa uno studio approfondito dell' uomo nella dinamica del

suo compimento divino. In quest'ottica affronta lo studio di ogni organo, struttura e funzione del corpo

stesso.

In particolare affrontando lo studio degli occhi afferma che gli ebrei li definiscono solo in funzione dell'unica

reale visione alla quale sono destinati: la visione divina.

La parola occhio 'ayin vuol dire anche “sorgente”. Ciò conferma l'identificazione della visione con quella

delle profondità (6).

L'uomo può andare verso la luce soltanto andando alla “sorgente “ del suo essere. La tensione tra le due

energie tenebre-luce crea la potente dinamica della crescita dell'albero (7).

5,6,7: “Il simbolismo del corpo umano”(pag.50,pag.35, cap.IX)- Annick De Souzenelle

7

E' la potenza maschile che è conferita all'uomo per permettergli di assumere gli sponsali interiori e di

raggiungere livelli di coscienza ulteriori. L'occhio può essere identificato con la freccia che attraversa i nostri

spessori legati al condizionamento del mondo fenomenico. Si definisce allora come l'organo di visione del

mondo trascendentale, del mondo divino. La cecità si trova in numerosi miti e ovunque è simbolo delle

tenebre del labirinto, sperimentate non più nell'infantilismo dell'ignoranza, ma nel ritorno cosciente

all'arcaismo del bambino conoscente.

Il mito, che testimonia la relazione occhio-plesso solare e in particolare occhio-cuore, è il racconto biblico di

Tobia, che mette l'accento sul matrimonio dell'uomo con il suo femminile, l'incompiuto di sé, ciò che rimane

nell'umido e nelle tenebre; è un mito del compimento, di un ritorno amoroso verso la terra interiore. La

visione divina che Tobia acquisisce è simboleggiata in numerose tradizioni dall'occhio frontale chiamato

comunemente “terzo occhio”. La sua posizione mediana sul viso lo fa partecipare della colonna del mezzo

dell'albero, via di ritorno all'unità.

E' in India che troviamo la letteratura più ricca circa il terzo occhio. Il terzo occhio di Shiva è il simbolo della

conoscenza e dell'illuminazione.

L'epifisi studiata durante la meditazione e paragonata al terzo occhio, ha un ruolo solare e risulta avere un

compito importante nella spiritualizzazione dell'essere. Gli antichi mistici e filosofi forse avevano ragione

nel reputarla la sede dello spirito. Cartesio riteneva fosse la sede della coscienza. Nel 1996 studiosi israeliani

e americani hanno scoperto proprietà piezoelettriche nella sabbia a base di idrossiapatite che si sedimenta

nella ghiandola pineale. Questa proprietà è la capacità di trasformare delle vibrazioni in impulsi elettrici(8).

Anche la civetta che vede di notte è essenzialmente simbolo di conoscenza, di visione che supera l'antinomia

tenebre-luce. In psicologia l'occhio è legato alla consapevolezza.

Noi vediamo, ma di rado siamo consapevoli che vedere è una relazione, la relazione tra la nostra capacità

visiva e ciò che c'è da vedere.

8: “Collana della Conoscenza, Collane Informatiche: Ghiandola Pineale, Scienza Spirito” - Sergio Boschian

8

Noi crediamo a quello che ci sembra di avere davanti al naso; in realtà però quell'esperienza è filtrata da

varie strutture di pensiero inconsce e da quel modo misterioso che abbiamo di sentirci vivi in un mondo che

possiamo “far entrare in noi “ attraverso gli occhi.

E' come dire che vediamo in maniera abituale, in modi molto limitati “con il pilota automatico”.

Omero, nel VII secolo a. C., quando manda Ulisse a cercare Tiresia, un veggente cieco, per chiedergli quale

fosse il proprio destino e che cosa dovesse fare per tornare a casa sano e salvo, sembra dirci che il vero

“vedere” va al di là di avere occhi ben funzionanti. Dunque sviluppare la nostra capacità innata di vedere

sotto la superficie delle apparenze cogliendo dimensioni più essenziali della realtà.

Una lacrima è il sangue dell'occhio o il sangue alla sua sorgente. Essa è anche provenienza da conoscenza.

A colui che vede e piange il suo errore discendendo verso la sua sorgente, questa si apre e libera l'energia-

informazione inerente a quella tappa. “Cieli nuovi terre nuove!” Allora l'uomo “si raddrizza”: la

verticalizzazione dell'uomo non si compie senza lacrime!

Lettura dell'interiorità quindi e non più lettura storica; non è soltanto” vedere” che è importante: lo è anche

“essere visti”. Vedere ed essere visti completa un misterioso ciclo di reciprocità di presenza che Thich Nhat

Hanh chiama “interessere”. Quella presenza ci sostiene e ci rassicura e ci comunica che la nostra tendenza a

essere quelli che siamo in realtà e a mostrarci nella nostra pienezza è una cosa salutare, perché quello che

siamo realmente è stato visto, riconosciuto e accettato, perché la nostra essenziale “sovranità dell'essere è

stata abbracciata”. Tutto ciò fa parte della reciprocità del vedere, quando vedere è un vero “vedere”. La

nostra visione si fa benevola, tranquilla, risanatrice, gli altri lo percepiscono istantaneamente; se ne

accorgono, lo riconoscono e li fa sentire molto bene (9).

Vedere è quando il soggetto (colui che vede) e l'oggetto (ciò che viene visto) sono uniti nell'attimo della

visione. Vedere è apprendere, afferrare, abbeverarsi, scoprire relazioni (compresa la loro consistenza

emotiva), percepire quel che c'è in realtà. C. Jung ha osservato che “Noi non dovremmo pretendere di capire

il mondo solo con l'intelletto; impariamo altrettanto attraverso la percezione”.

9: “Riprendere i sensi“ – J.Kabat-Zinn

9

Tutto passa attraverso il filtro della nostra coscienza. Acquisiamo un' altra coscienza e vediamo con altri

occhi, cadono i veli. Più discendo nel profondo e più attingo alle energie che curano, all'amore. La forza

dell'amore ci permette le mutazioni. Il processo dello sviluppo della coscienza è un cammino (cosciente) e

passa attraverso:

Presenza – Attenzione – Vigilanza

Presenza: a tutto l'ambiente circostante, è passiva; è una presenza immediata che corrisponde ad una visione

periferica. Caratterizza la mia consapevolezza delle cose e degli esseri e mi posiziona in prima persona

rispetto a loro.

Attenzione: si può sviluppare sul sottofondo della presenza; è attiva, corrisponde a una visione focale.

Vigilanza: è l'integrazione della presenza e dell'attenzione. Incontrare l'altro senza ritirarsi dal nostro

radicamento.

Radicamento è uno stato in cui posso vedere tutto ciò che succede senza ritirarmi da ciò che accade; è uno

stato tranquillo e curioso , uno stato “sentinella”, fare un’ esperienza del “c'è” anonimo, stare con l'evento,

constatare, non giudicare. Non è un'attenzione a qualcosa, ma uno stato in cui l'altro esiste e io esisto per

l'altro(10.. Nel momento in cui è possibile questo tipo di relazione si crea un corpo unico dell'incontro, un

sistema fisico chiuso, dove la relazione terapeutica può iniziare. In questo momento tocchiamo e siamo

toccati e si risveglia il corpo sensibile. M. Ponty definiva questo il “Chiasma delle carni”(11). L'immobilità si

rivela, le essenze si manifestano.

Rimanendo nella parola chiave che è “relazione”:

W. James sosteneva che “Un medico è un'esistenza di fronte a un'altra esistenza” (12).

10: Conferenza 8/3/2013- Jean Paul Rességuier 11: Fenomenologia della percezione – M Ponty 12: I principi di psicologia - W. James

10

J.P. Rességuier afferma che “E' necessario che ciascun professionista del campo della salute (o

dell'educazione ) sia prima di tutto un professionista della relazione” (13).

F. Dolto è arrivata alla conclusione “Che lo vogliamo o no la relazione terapeutica è una relazione

amorosa” (14).

Quando la presenza è ampia può andare a toccare lo spazio circostante, con il movimento e con lo sguardo, si

acquisisce una verticalità e la sensazione è di essere al posto giusto. Come l'albero che ha radici profonde

può liberare e far crescere le sue fronde verso l'alto, così la persona acquisisce una stabilità. Una buona

stabilità della base comporta una buona mobilità degli arti e una visione periferica ampia.

E' la stabilità del terapeuta che può permettere la stabilità della persona accompagnata.

Nella terapia Craniosacrale con approccio biodinamico la stabilità dell'operatore e il suo atteggiamento

“nell'essere” con l'altra persona sono elementi fondamentali per un esito positivo della terapia stessa.

La relazione richiesta è di prossimità e distanza:

Prossimità perché il terapeuta è coinvolto al 100% e con la sua presenza tocca l'altro e

contemporaneamente si lascia toccare, l'altro risveglia qualcosa in lui che lo attualizza ad ogni istante

(Lévinas) (15);

Distanza perché ognuno mantiene la propria piena identità.

Per permettere un incontro pieno con l'altro non c'è giudizio né riguardo noi stessi, né dell'altro. Ovvero è

necessario abolire qualsiasi pregiudizio e cercare la propria identità, sincerità e autenticità. Così si arriva ad

una qualità di presenza con ascolto sensibile.

“E' più difficile distruggere un pregiudizio che un atomo” (Einstein).

Nel campo dell' Osteopatia con il Dr. Sutherland prima e con Rollin Becker più tardi, principi antichi

vengono assunti e messi nella pratica terapeutica.

13: Conferenza Urbino 2012 – Jean Paul Rességuier 14: L'immagine inconscia del corpo - F. Dolto 15: E. Levinas Profeta della modernità - G. De Gennaro

11

Il Dr. William Gardner Sutherland sosteneva che nei fluidi corporei il Soffio della Vita genera la Potenza

Biodinamica. Questa è una forza ordinatrice che guida armoniosamente la forma e il funzionamento del

corpo e della mente umana. E’ questa che mantiene l’intenzione originaria dell’essere umano, che si inscrive

nell’embrione, come intrinseco principio di salute, che ha una fisiologica funzione attiva. La potenza del

Soffio della Vita conserva e mantiene la salute di ogni cellula, di ogni tessuto in qualsiasi distretto del nostro

corpo, permettendo, comunque, una funzione essenziale alle proprie specificità.

L'apporto del Dr. Sutherland fu prima di tutto quello di riposizionare la testa all'apice della colonna

vertebrale e dell'intero corpo, con tutto ciò che questo sta a significare, non solo strutturalmente, ma anche

psicologicamente e spiritualmente, dando forma così ad un uomo integrale. Scoprì un meccanismo anatomo-

fisiologico “il movimento respiratorio primario” , il principio Vitale il quale individualizza la vita, la

sostiene e la mantiene nella massa liquido-fluidica e cellulare che costituisce ogni essere vivente.

Questo meccanismo umano globale, dalle molteplici manifestazioni si concretizza nell'asse cranio sacrale;

G. Sutherland aveva messo una testa sulla colonna vertebrale, Rollin E. Becker in seguito ha esteso alla

totalità del corpo il concetto della specificità funzionale del Meccanismo Respiratorio Primario lungo l’asse

anatomico cranio sacrale. Come terapeuti ci interessa di un individuo il suo essenziale potenziale di auto

guarigione, quindi cerchiamo di operare per rendere questa fisiologica funzione attiva, efficace, cercando di

predisporre l’ambiente a questa azione. “La creazione rivela i suoi fini mediante il soffio della vita”

(G. Sutherland)

I cinque elementi Biodinamici del SCS sono:

1. la Quiete Dinamica al centro di tutto il movimento

2. la potenza del Soffio della Vita in sé, detta Marea Lunga. Questa è una matrice bioelettrica

organizzata intorno alla linea mediana embriologica primaria

3. la funzione di organizzazione e di integrazione della potenza del Respiro della Vita nei fluidi

corporei (concetto di fluido)

4. l’organizzazione dei sistemi fluidi e tissutali in funzione dell’imperativo del Respiro della Vita e suo

programma (originalità)

12

5. l’espressione del movimento Respiratorio Primario in cicli di Inspirazione e di Espirazione, che

coinvolgono i tessuti, i fluidi e la potenza come un’unità di funzione.

“La mobilità involontaria ritmica dei tessuti e dei fluidi e le varie maree sono tutte completamente integrate

una nell'altra e nel corpo come unità.” Dr. Rollin Becker D.O.

Il Dr. Jeames Jealous in un suo studio fa una comparazione dei modelli Biomeccanici e Biodinamici nell'

ambito craniale e ponendo l'attenzione su alcuni dei modelli biodinamici da lui individuati possiamo dedurne

l'affinità con altri studi da noi affrontati. In particolare il Dr. Jeames Jealous afferma:

La percezione è un atto di abilità cosciente che pretende allenamento e correzioni istantanee; essa non è

automatica.

Le lesioni possono sopraggiungere a qualsiasi livello del sistema. Una lesione è percepita come una unità

disfunzionale.

Tutte le persone sono capaci di percepire la propria divinità. La generosità della Marea deve essere presa

come modello.

La focalizzazione essenziale è sull’intenzione del Soffio della Vita e le sue priorità.

La percezione è diretta inizialmente verso la Salute, vista come il punto di equilibrio del paziente e la

compartecipazione del Soffio della Vita dentro l’individuo.

La conoscenza e l’informazione provengono dalla Grande Saggezza presente dentro il paziente, percepito

come entità del Soffio della Vita o la “piccola voce” dall’interno (R. Becker).

Una comunicazione istintiva e diretta, con la conoscenza generatrice, è apprezzata contemporaneamente sia

come un’arte sia come una realtà necessaria.

Le lesioni non sono corrette in maniera automatica e le sequenze non sono cadenzate concettualmente. Le

priorità sono stabilite dalla Marea.

13

Il movimento è sempre presente ad un certo livello e può essere utilizzato.

Il movimento è una unità di funzione presente ovunque. Egli è primario in qualsiasi punto (16).

16: Comparazione dei modelli Biomeccanici e Biodinamici nell'ambito craniale - Tuttosteopatia.it 06/09/2007 - Jeames Jealous

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CAP.2

L’OCCHIO E LA PERCEZIONE

L’occhio è un' estensione diretta del cervello in quanto perveniamo alla visione grazie al significato che il

cervello assegna alla percezioni raccolte dai fotorecettori che sono contenuti nella retina, situata nella parte

posteriore dell’occhio. Quindi la visone binoculare ci permette di avere una dimensione dello spazio.

Tuttavia questo è un aspetto esteriore della simmetria che non tiene conto delle differenze qualitative tra

destra e sinistra. Infatti gli organi di percezione sono orientati in modo complementare, l'emisfero cerebrale

destro svolge funzioni differenti dal sinistro.

L'occhio sinistro percepisce l'oggetto, quello destro percepisce la “percezione” e dialogano attraverso una

complessa rete di integrazioni che porta all'incrocio funzionale delle due percezioni (non presente negli

animali) così che si giunge alla coscienza del terzo elemento: l'Io:

a) l'occhio di sinistra compie un'azione che è simile a quella del pensare → tasta l'oggetto percepito e ne

coglie l'insieme, la sintesi;

b) l'occhio di destra percepisce questo tastare e ne analizza ogni gesto → come quando sovrapponiamo le

mani e l'una percepisce l'altra.

Solo così si può essere coscienti della percezione (1).

Grazie alle due diverse funzioni degli occhi, le due metà del cervello via via si strutturano secondo due

diverse intenzioni complementari:

l'emisfero sinistro organizza gli elementi necessari ad apprendere → rappresenta “il come”;

l'emisfero destro “prende le decisioni” → rappresenta “il cosa”.

Quindi la metà destra del cervello tende a risolvere i problemi con una visione globale, dall'alto, quella

sinistra preferisce analizzarli, farli a pezzi e ricomporli.

Bisogna concepire il cervello essenzialmente come un organo di elaborazione delle informazioni, le cui

diverse componenti dialogano incessantemente tra loro, scambiandosi messaggi nervosi di natura

elettrochimica.

1: O.O. 201, Corrispondenze fra Microcosmo e Macrocosmo, 9/4/1920 – R. Steiner

15

E’ grazie a questi incessanti scambi di informazioni, che l’individuo prende coscienza del mondo che lo

circonda, confronta le informazioni raccolte con le sue conoscenze anteriori immagazzinate nella memoria,

fa osservazioni o ipotesi sullo stato del mondo e sui suoi eventuali cambiamenti e adatta la sua condotta di

conseguenza.

In sintesi ciò che l'occhio può percepire è strettamente legato al nostro modo di essere e alla nostra modalità

di essere al mondo, ma un' attività che risvegli i nostri sensi anche attraverso la vista è importante. Al

contrario stili di vita malsani provocano danni a tutti i livelli.

Ad esempio, l'utilizzo sempre più frequente del computer e le molte ore passate davanti allo schermo

fissando il monitor, comportano all'occhio delle modificazioni di funzionalità. Non tutta la retina viene

messa in attività, bensì solo il suo centro, la macula. La periferia della retina, che permette la percezione di

toni grigi e ombre, non viene stimolata e di conseguenza si atrofizza. Nell’oscurità e in ombra è la vista

periferica che deve attivarsi: ed è proprio la vista periferica quella che sempre più si atrofizza a causa del

computer.

Lavorando al PC la distanza occhio-monitor o occhio-tastiera è invariata. Le funzioni dell’iride e quelle

polari del cristallino con il corpo ciliare perdono progressivamente la loro mobilità: infatti solo il continuo

cambio a cui è sottoposto l’occhio durante la vista tridimensionale è in grado di permettere l’accomodazione.

La distanza fissa invece causa una condizione di irrigidimento simile al crampo e, nel dover continuare a

lavorare nonostante l’affaticamento, l’elasticità viene meno: si fa strada la tendenza alla paralisi. Essa

coinvolge non solo la retina, ma prosegue attraverso l’occhio verso l’interno dell’organismo.

La concentrazione non-stop frena la rigenerazione e lo scambio di ossigeno nell’occhio. Nel fondo

dell’occhio la circolazione sanguigna non è più in grado di reggere all’aumento sproporzionato di

degenerazione di sostanza nervosa addetta alla vista centrale. La sostanza nervosa addetta alla vista periferica

invece non viene affatto attivata e comincia ad atrofizzarsi. Le cellule nervose addette alla messa a fuoco

degli oggetti sono decisamente sovraccaricate.

Inoltre la “sterilità” dell'attività al computer porta l'essere umano ad un pericoloso depauperamento del

“sentimento”: la Dott.Vogel (conferenza tenuta nel 1988) ha affermato che “il lavoro al computer

rappresenta in ultima istanza un attacco all’Io dell’uomo. E’ spaventoso rendersi conto di come all’operatore

al PC venga completamente negata la possibilità di un’attività interiore” (2).

2: Conferenza1988- Dott.Vogel

16

CAP.3

ANATOMIA, STRUTTURA E FUNZIONAMENTO DELL’OCCHIO

L'occhio è l'organo di senso principale dell'apparato visivo, che ha il compito di ricavare informazioni

sull'ambiente circostante attraverso la luce. L'occhio umano raccoglie la luce che gli proviene dall'ambiente,

ne regola l'intensità attraverso un diaframma, la focalizza attraverso un sistema regolabile di lenti per

formarne un' immagine e trasforma questa immagine in una serie di segnali elettrici che attraverso il nervo

ottico vengono inviati al cervello per l'elaborazione e l'interpretazione.

Per comprendere più facilmente il meccanismo di funzionamento dell’occhio umano lo paragoneremo ad

una moderna macchina fotografica con un sofisticato sistema di messa a fuoco automatico (autofocus).

Obiettivo: in una fotocamera l’obiettivo è costituito da una lente convessa che fa convergere i raggi luminosi

e li manda a fuoco sulla pellicola. Nell’occhio l’obiettivo è costituito da due lenti, una più esterna

rappresentata dalla cornea e l’altra più interna che è il cristallino.

Fig. 1

Cornea

E’ costituita da proteine trasparenti e viene suddivisa in 5 strati che, partendo dall’esterno, sono rappresentati

dall’epitelio, membrana di Bowman, stroma, membrana di Descemet ed endotelio.

17

Il suo spessore varia tra circa 1 mm nella porzione periferica e 0,5 mm nella porzione centrale; il diametro

orizzontale di 12 mm è maggiore di quello verticale (11 mm) assumendo una configurazione ellittica,

responsabile del cosiddetto astigmatismo fisiologico. Su di essa si praticano le più diffuse e comuni tecniche

di chirurgia refrattiva.

Cristallino

E’ la lente interna dell’occhio posta dietro l’iride, di forma biconvessa, con la funzione fondamentale di far

convergere raggi luminosi sul piano retinico e quindi consentire

una visione nitida sia da lontano che da vicino grazie alla sua capacità di accomodazione ossia di

modificare la sua forma per effetto della contrazione del muscolo ciliare. Il potere accomodativo del

cristallino è massimo nel bambino e decresce progressivamente a partire dai 40 anni (presbiopia) fino a

diventare pressoché nullo dopo i 60 anni.

Quando si opacizza costituisce la cataratta.

Diaframma : in una macchina fotografica il diaframma è un meccanismo capace di variare il proprio

diametro e quindi di fare entrare più o meno luce per fare impressionare correttamente la pellicola.

Nell’occhio il diaframma è costituito dall’ iride, di circa 12 mm di diametro e 0,5 mm di spessore, che è

colorata e da’ il colore all’ occhio.

Iride

E’ una membrana muscolare circolare posta dietro alla cornea e davanti al cristallino. Il colore dell’iride,

geneticamente determinato, è responsabile di uno dei caratteri fisionomici più importanti: il “colore” degli

occhi. Presenta nella zona centrale un forame circolare: la pupilla il cui diametro varia. Con la diaframmatura

automatica la pupilla regola la quantità di luce che arriva alla retina: essa, infatti, si dilata al valore massimo

di circa 7 millimetri quando l'ambiente è scuro e si restringe a meno di un millimetro in presenza di panorami

fortemente illuminati. Anche questo, tuttavia, è vincolato all'età del soggetto: dopo i 40 anni è piuttosto rara

una dilatazione pupillare superiore ai 6 mm.

Pellicola : in una macchina fotografica rappresenta la parte che viene impressionata dalla luce e che,

sviluppata, darà le fotografie. Nell’occhio è rappresentata dalla retina, la quale trasforma la luce in impulsi

elettrici che verranno trasportati dal nervo ottico fino al cervello.

18

Fig. 2

Retina

E’ la struttura nervosa dell’occhio e riveste quasi tutta la superficie interna di esso. E’ costituita da 9 diversi

strati che dall’esterno all’interno sono: strato dei coni e dei bastoncelli, membrana limitante esterna, strato

nucleare esterno, strato plessiforme esterno, strato nucleare interno, strato plessiforme interno, strato delle

cellule gangliari, strato delle fibre nervose, membrana limitante interna. I coni e i bastoncelli sono gli

elementi nervosi deputati alla trasformazione dello stimolo luminoso in stimolo elettrico. Si calcola che

nella retina umana siano presenti circa 7 milioni di coni e 120 milioni di bastoncelli; i primi più

concentrati nella parte centrale (macula e fovea) i secondi con la massima densità nella parte periferica. La

porzione della retina più centrale è chiamata MACULA e costituisce la parte più importante; essa è formata

prevalentemente da coni ed è deputata alla visione distinta ed altamente discriminata degli oggetti e dei

colori. La parte periferica della retina invece, ricca di bastoncelli, è deputata alla visione notturna e alla

visione d’insieme.

Fig. 3

Inoltre nella formazione di una fotografia è fondamentale che l’immagine sia messa a fuoco

correttamente. Nella macchina fotografica la messa a fuoco avviene spostando, in avanti od indietro rispetto

19

alla pellicola, la lente dell’ obiettivo. Nell’occhio l’autoregolazione avviene attraverso il cristallino che

viene modificato nello spessore, nella forma e nella posizione da un muscolo (muscolo ciliare) attraverso il

fenomeno cosiddetto dell’ “accomodazione”. In tal modo non dobbiamo fare alcuna fatica a vedere

distintamente una stella e subito dopo consultare una cartina celeste. La accomodazione si riduce

progressivamente con gli anni e ciò spiega la necessità di usare gli occhiali dopo i quaranta anni per la

visione da vicino

La sostituzione del cristallino, sia per eliminare una cataratta sia per motivi refrattivi,

fa perdere questa capacità e renderà l’occhio presbite.Il sistema ottico dell’ occhio è costituito da due

lenti: la cornea ed il cristallino.La cornea possiede un potere diottrico medio di circa 43 diottrie positive ed

il cristallino ne possiede circa 14 sempre positive.Queste due lenti mettono a fuoco le immagini

provenienti dall’esterno sulla retina e più precisamente sulla macula che costituisce la parte centrale della

retina stessa.

Nervo Ottico

E’ il ” cavo ” che collega l’occhio al cervello; è lungo circa 5 cm ed ha un diametro che varia dai 3 ai 7

mm.; è costituito da circa un milione di fibre provenienti dalle cellule ganglionari retiniche. Una lesione del

nervo ottico può quindi impedire la visione anche in presenza di un occhio altrimenti perfetto.

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Può essere danneggiato da un aumento della pressione interna dell’ occhio ( glaucoma ), da

compressioni lungo il suo decorso indotte da tumori cerebrali, da fatti vascolari, infettivi o tossici.

Fig. 4

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CAP.4

MUSCOLATURA E INNERVAZIONE DELL’OCCHIO

Fig. 5

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Fig. 6

23

CAP.5

CAMPO VISIVO

“Il campo visivo" quasi sempre viene definito come "un'area che rappresenta la parte del mondo esterno

visibile quando si fissa un punto".

I nostri occhi percepiscono simultaneamente un oggetto posto in una area di spazio localizzata dritta davanti

a noi. Ogni occhio ha una sua determinata area di percezione. Questa area di percezione è "virtualmente

tridimensionale" cioè riusciamo a percepire gli oggetti in quasi tutto lo spazio disponibile alla nostra vista.

Quando parliamo del campo visivo di un occhio parleremo di "campo visivo monoculare". I campi visivi

monoculari dei due occhi si sovrappongono parzialmente nella zona binoculare.

Gli stimoli visivi provenienti dalla metà destra del campo visivo raggiungono in parte l’emisfero sinistro del

cervello e, per il resto, l'emisfero destro (nel chiasma ottico le fibre provenienti da un solo occhio si dividono

in due).

Per percepire p.e. l’area monoculare possiamo fare un semplicissimo test. Poniamoci ad una certa distanza

da un oggetto da osservare e mantenendo lo sguardo fermo su tale oggetto, potremo renderci conto che

percepiamo la presenza, di lato, sopra e sotto, di altri oggetti anche se magari non riusciamo a distinguere

nitidamente i particolari.

Tale processo è reso possibile dalla RETINA, che è la struttura anatomica del nostro occhio deputata alla

visione.

Fig. 7

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Ogni PUNTO RETINICO ha una posizione corrispondente nel campo visivo; poiché, però, l'immagine che si

forma attraverso il sistema ottico dell'occhio è un'immagine capovolta ed invertita (come in una macchina

fotografica), i punti posti sulla retina del lato nasale verranno visti nella parte temporale (cioè al lato destro o

sinistro della linea virtuale che passa per il naso) mentre i punti posti sulla retina del lato temporale verranno

visti nella parte nasale. Altrettanto, i punti della retina superiore percepiscono gli oggetti posti nella parte

inferiore del campo visivo, e viceversa.

Da tutti i punti della retina, comunque, l'informazione visiva viene convertita in impulsi nervosi, i quali,

viaggiando attraverso le fibre nervose, convergono in un punto della retina posta a circa 10°-15° verso la

parte nasale rispetto alla "FOVEA" che rappresenta il punto centrale di fissazione e la zona di massima

visione. Questa struttura, dove si riuniscono tutte le fibre nervose, è detta "Disco ottico" ed è il punto dove le

fibre nervose fuoriescono dal globo oculare per formare il "nervo ottico". Poiché quest'area è una zona di non

visione, cioè la luce non può essere percepita, da origine nel campo visivo alla "MACCHIA CIECA o

SCOTOMA FISIOLOGICO"

Fig. 8

Dal momento che il nervo ottico esce dalla parte nasale dell'occhio, la macchia cieca si trova nella porzione

temporale del campo visivo.

Il nervo ottico dell'occhio destro ed il nervo ottico dell'occhio sinistro si uniscono poi a livello del

CHIASMA OTTICO per poi dividersi nuovamente diventando TRATTI OTTICI. I tratti ottici, a livello del

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Corpo Genicolato Laterale, diventano RADIAZIONI OTTICHE DI GRATIOLET, le quali, infine, si portano

fino alla CORTECCIA OCCIPITALE, sita nel lobo occipitale.

Fig. 9

I limiti del campo visivo, misurati in gradi dal punto di fissazione (l'oggetto sul quale è diretto lo sguardo),

sono approssimativamente i seguenti: 60° superiormente, 75° inferiormente, 90° temporalmente (sulla parte

destra per l'occhio destro e sulla parte sinistra per l'occhio sinistro) e 60° nasalmente (sulla parte sinistra per

l'occhio destro e sulla parte destra per l'occhio sinistro).

Le alterazioni alla sensibilità del campo visivo possono essere un effetto anche di patologie neurologiche,

quali la neurite ottica e l'edema della pupilla, e di patologie cerebrovascolari quali l'ischemia del nervo ottico.

Infine:

1. l'occhio è la parte per così dire 'visibile' del cervello ed è anch'esso, come il cervello e il midollo spinale

rivestito in strati.

2. il bulbo oculare è, in pratica, un piccolo globo di fluidi con vari processi di trasformazione di fluidi.

3. il sistema visivo è quel percorso di luce e impulsi elettrici che dall'occhio attraversa il cervello rettile, il

limbico e raggiunge la corteccia visiva (che è parte della neocorteccia).

4. attraverso lo sfenoide passano tutti i nervi implicati nella visione (ottico, oculomotore, trocleare ed

abducente). Sempre nello sfenoide hanno origine 5 dei 6 muscoli che muovono l'occhio.

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Inoltre tutto il sistema visivo per essere vitale ha bisogno di essere ben irrorato di sangue, l'arteria vertebrale

gioca un ruolo molto importante in questo compito. L'articolazione atlante occipitale partecipa in modo

essenziale a favorire questo compito.

FINALITÀ DEL LAVORO

Dimostrare che grazie al trattamento “Craniosacrale Biodinamico” si ha la variazione della percezione del

campo visivo. Tale variazione viene misurata seguendo il metodo illustrato e utilizzando lo strumento

appositamente predisposto.

METODO UTILIZZATO

Craniosacrale Biodinamico.

Particolare attenzione è stata rivolta all'importanza dell'accesso al neutro e alla modalità con cui viene

approcciato il paziente, alla postura e all’atteggiamento del terapeuta durante la seduta.

Le tecniche più frequentemente utilizzate sono state:

Allineamento del sistema alla linea mediana

Cingoli durali

STRUMENTO UTILIZZATO

E’ stato costruito un semplice strumento per la valutazione della percezione del campo visivo orizzontale. Lo

strumento consiste in un grande tabellone sul quale sono stati indicati un semicerchio (diametro cm 140)

diviso in 2 settori da 90° ciascuno, poi ulteriormente divisi in settori da 5°. Diversi colori permettono di

distinguere i singoli settori .

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Riproduzione dello strumento

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La variazione (differenza della percezione del campo visivo prima e dopo il trattamento Craniosacrale) viene

misurata seguendo l’iter indicato:

il soggetto si pone in stazione eretta, sguardo avanti, con i piedi posizionati sopra il diametro del

semicerchio. Il diametro stesso è “a metà” del piede;

l’operatore si posiziona immediatamente dietro il soggetto, alza entrambe le braccia, tese, avanti alto,

all’altezza degli occhi del soggetto stesso; l’operatore tiene, avvolto intorno al palmo di entrambe le

mani, il capo di un “filo a piombo”. Il terminale del “filo a piombo” cade all’interno di uno dei

settori del semicerchio, presente sul tabellone;

l’operatore allarga lentamente entrambe le braccia, mantenendole tese, mentre il soggetto rimane in

posizione eretta con lo sguardo rivolto in avanti. L’operatore interrompe il movimento quando il

soggetto dichiara che le mani spariscono dal suo campo visivo

si misura l’aperura di entrambe le braccia grazie alle posizioni, rilevate sul tabellone, dei terminali

dei due “fili a piombo”.

Si riesce a valutare la differente percezione del campo visivo, prima e dopo il trattamento, grazie alla

misurazione delle differenti posizioni, sul tabellone, dei terminali del filo a piombo

Il test è stato sempre effettuato in condizioni di buona luminosità dell'ambiente e la posizione dello

strumento non è stata modificata.

CRITERI DI INCLUSIONE

Sono stati analizzati soggetti adulti, di età compresa tra i 20 e i 50 anni senza problemi visivi conclamati.

Alcuni di questi soggetti hanno ricevuto un solo trattamento altri un ciclo di 3. In ogni caso non si hanno

sufficienti elementi per affermare che per le persone sottoposte a 3 trattamenti la variazione della percezione

del campo visivo sia maggiore rispetto quella che si ha per le persone trattate una sola volta.

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RISULTATI – TAB. I

ETA' SESSO MISURAZIONE

C.V. ANTE

TRATTAMENTO

MISURAZIONE

C.V. POST

TRATTAMENTO

INCREMENTO

PERCEZIONE C.V.

ANNI GRADI GRADI DIFF. GRADI

20-30 30-40 40-50 F M SX DX SX DX SX DX

* * 68 65 87 85 +19 +20

* * 70 68 85 78 +15 +10

* * 75 75 82 84 +7 +9

* * 70 73 78 83 +8 +10

* * 78 75 85 85 +7 +10

* * 77 73 90 85 +13 +12

* * 78 73 90 85 +12 +12

* * 80 77 88 92 +8 +15

* * 70 70 80 77 +10 +7

* * 72 73 84 83 +12 +10

* * 65 68 75 72 +10 +4

* * 75 75 86 86 +11 +11

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CONCLUSIONI

I trattamenti Craniosacrale sono efficaci quando la qualità di presenza-attenzione-vigilanza dell'operatore

può risvegliare una dinamica cellulare e aumentare la vitalità del paziente in modo tale che un processo di

auto-guarigione possa divenire possibile.

Un lavoro eseguito con questo atteggiamento determina essenzialmente un riequilibrio del sistema

neurovegetativo. E’ ormai evidente che situazioni quotidiane stressanti possono portare il sistema nervoso

autonomo ad una distonia neurovegetativa, cioè a un’alterazione dell’equilibrio fra il sistema ortosimpatico

dove è presente un consumo elevato di energia (sistema catabolico) e il sistema parasimpatico che invece

produce energia (sistema anabolico). La terapia Craniosacrale ristabilisce un equilibrio tra le due componenti

del sistema nervoso autonomo. Essa porta a una migliore circolazione sanguigna, una diminuzione della

frequenza cardiaca ed è fondamentale per il recupero del soggetto.

Consapevoli che i fattori che possono influenzare l'ampiezza del campo visivo sono molti, tra cui:

-integrità del sistema visivo

-integrità neurologica

-una buona vascolarizzazione cerebrale

-una postura corretta

-un buon appoggio dei piedi a terra

-un buon equilibrio psicofisico

-la possibilità di utilizzare in modo equilibrato i due emisferi cerebrali

è bene evidenziare che il poter avere la percezione del campo visivo ampia consente alla persona di essere

più stabile e radicata: le sue essenze vengono tesaurizzate nella base, nella radice primaria dell'essere e

quindi non ha più bisogno di aggrapparsi al mondo esteriore. I riferimenti fuori di sé non sono più una

condizione indispensabile per poter rimanere in piedi e così, come un albero che ha radici profonde, può

liberare e far crescere le sue fronde verso l'alto e verso l'esterno. La persona acquisisce stabilità, una buona

mobilità degli arti e una visione periferica più ampia.

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LAO TSEU - Tao Te King, Milano Jaca Book, 1999.

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INDICE

Introduzione pag. 3

CAP.1- La visione ontologica dell’Uomo pag. 5

CAP.2- L’occhio e la percezione pag. 14

CAP.3- Anatomia, struttura e funzionamento dell’occhio pag. 16

CAP.4- Muscolatura e innervazione dell’occhio pag. 21

CAP.5- Il Campo visivo pag. 23

Finalità, Metodo e strumento di studio utilizzato pag. 26

Criteri di inclusione dei partecipanti allo studio pag. 28

Risultati pag. 29

Conclusioni pag. 30

Bibliografia pag. 31