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IL MUSEO DELLA MENTE

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Page 1: IL MUSEO DELLA MENTE. Il Museo-Laboratorio della Mente, ideato dal Centro Studi e Ricerche della ASL ROMA E in collaborazione con il C.N.R. Istituto di

IL MUSEO DELLA MENTE

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Il Museo-Laboratorio della Mente, ideato dal Centro Studi e Ricerche della ASL ROMA E in collaborazione con il C.N.R. Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia è realizzato in un padiglione dell'ex Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà, luogo sorto come una 'città esterna' organizzata per relegare migliaia di persone a vivere senza clamore la propria sofferenza. Il Museo-Laboratorio della Mente è un luogo ideale per comprendere la mente umana e la sua sofferenza, per soffermarsi sugli aspetti della mente che non appaiono con immediatezza; vuole essere altresì un luogo di attenzione e di speranza, perché la scienza senza speranza è solo tecnologia, che a partire dal recupero della memoria storica dell'assistenza psichiatrica permetta ai visitatori di calarsi nel mondo delle trappole cognitive, dei limiti e scorciatoie della mente. Il Museo-Laboratorio della Mente non è solo un 'luogo da visitare' ma uno 'spazio da usare' per stimolare ed orientare la curiosità educando alla ricerca scientifica.

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Il visitatore è il vero protagonista di questo museo attraverso l'interazione con gli exhibit dei diversi percorsi tematici, un spazio dove la formazione, la promozione di salute e la divulgazione scientifica si fondono in una nuova dimensione educativa, contribuendo a diffondere una vigile coscienza scientifica consapevoli che per valutare concretamente la propria quota di responsabilità ognuno deve imparare a considerare come personali i problemi che la scienza affronta. Il percorso museale, suddiviso in una area storico-scientifica ed un laboratorio esperienziale, è incentrato su due topiche essenziali:

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Processi di rielaborazione della menteIl rapporto tra il cervello, gli input sensoriali e l'informazione è in genere tutt'altro che diretto e immediato; da una minima quantità di informazione il cervello è in grado, attraverso processi di completamento, di rielaborazione e generalizzazione, di ricreare una realtà di gran lunga superiore a quella legata agli input, cioè l'informazione giunta attraverso i canali sensoriali o prodotta dalla mente stessa. Questo scarto tra l'informazione che sollecita il cervello e l'informazione prodotta riguarda diverse funzioni mentali, dalla percezione visiva alle immagini mentali, alla memoria. La capacità 'ricostruttiva' del cervello è assai evidente nel processo della visione: pochi elementi sono in grado di suggerire alla mente immagini ben più complesse, pochi tratti accennati con la matita su un foglio di carta possono 'innescare' l'immagine di un volto, di una casa, di un paesaggio. Questa sezione espositiva prende in esame diversi aspetti della percezione visiva, della memoria, del linguaggio.

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Processi di distorsione della menteNel suo rapporto con la realtà la mente si basa su 'distorsioni' che generalmente hanno un significato adattivo: esse sono utili per entrare in contatto con il mondo complesso e, in genere, facilitano il rapporto tra l'individuo e l'ambiente. Illusioni, distorsioni della memoria, allucinazioni hanno alcuni punti in comune che sono al centro di percorsi espositivi più vicini alla comprensione dei meccanismi psico-neurofisiologici, alle dinamiche del disagio, della patologia mentale e all'azione dei farmaci sul cervello dell'uomo. Un'area espositiva è dedicata alla storia del Manicomio di Roma e dell'assistenza psichiatrica con diversi ambienti che ricostruiscono fedelmente il percorso del ricovero e del trattamento istituzionale. Inoltre per la funzione di servizio che il Museo ha scelto di svolgere nel campo della promozione della salute questa sezione contiene anche informazioni aggiornate sui luoghi, programmi ed attività dei servizi, dei centri di ricerca, delle università e delle istituzioni che si occupano di salute mentale in Italia e nel Mondo, una videoteca con sala proiezione ed uno spazio destinato ad accogliere mostre ed esposizioni temporanee.

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Exhibit PermanenteIl percorso espositivo sulla memoria dell'assistenza psichiatrica manicomiale si snoda attraverso gli stessi ambienti un tempo destinati al ricovero ospedaliero. Dopo aver preso visione delle vicissitudini storiche del S.Maria della Pietà, illustrate tramite una accurata documentazione iconografica, il visitatore viene emotivamente coinvolto seguendo l'itinerario manicomiale che caratterizzava la violenza dell'istituzione e la sopravvivenza quotidiana del malato.

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La fagotteria è il luogo in cui il paziente veniva spogliato dei suoi caratteri di persona per assumere la veste di ricoverato.

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La stanza di visita del medico con i diversi apparecchi per l'elettroshock

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22 e 29 marzo

Due giornate di visita: tante riflessioni

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Secondo me, la visita al Museo-Laboratorio, mi ha fattocapire meglio ciò che mi era stato spiegato e mi ha fattoentrare in un mondo ingiusto dove le persone malate dimente o abbandonate dai famigliari sono state costrette avivere. La cosa che mi ha particolarmente colpito è statadi scoprire che la persona che voleva liberarsi di unparente, di un figlio, di un marito, ecc. veniva "ricoverato"in ospedale psichiatrico per tutta la vita ( senza che neavesse bisogno).La cosa più atroce è pensare che un bambino sano, masolo più sfortunato,sarebbe cresciuto per tutta la sua vitain manicomio e sarebbe diventato un adulto con problemimentali. Mi sono resa conto come le persone venisseroconsiderate e trattate come "cose", senza più un'anima,un cervello, dei sentimenti;"cose" a cui medici e infermieripotevano fare ciò che volevano e usare qualunque mezzoper "calmarli", dal letto di contenzione, dove i malativenivano legati, mani e piedi, e veniva messa loro la camiciadi forza all'elettro shock: Mi fa male pensare che uomini,donne, bambini e anziani venivano "calmati" con scarichedi corrente elettrica che provocavano crisi convulsive.Finalmente,con la legge Basaglia, i manicomisono stati chiusi perché tutti gli esseri umani hanno dirittoad essere trattati come persone e non come "cose";anche se il problema delle persone malate di mente rimane: le famiglie sono sole e devono occuparsi del loro parente senza nessun aiuto da parte dello Stato

Marta

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… sono rimasta sconcertata nel sapere che non c’era alcuna differenza nel trattare adulti e bambini … pensare alla camicia di forza indosso a un bambino mi fa rabbrividire perché immobilizzava totalmente il corpo atrofizzando i muscoli per cui poi i bambini non riuscivano più a camminare.

Mentre osservavo gli oggetti conservati pensavo che fino a pochi anni fa c’erano delle persone e cercavo di immaginare la situazione.

Quel luogo mi ha angosciata, ma allo stesso tempo incuriosita

Le sanguisughe venivano applicate sui corpi per succhiare il male che veniva da dentro e intanto il manicomio distruggeva le menti.

L’ignoranza, il non sapere, non permette di aiutare, occorre una profonda conoscenza del comportamento umano e della psiche per avere rispetto della dignità dell’uomo

Alessia

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Ci avevano già detto qualcosa sul museo della mente, sulla sua storia, struttura … ma quando lo vedi dalla realtà e ti trovi all’interno, ti senti dentro un senso di tristezza …

All’inizio questa uscita mi era indifferente, ho pensato sarebbe stata molto più noiosa dei soliti convegni e invece …

È stata interessante, emozionante e anche, da un lato, divertente quando siamo entrati nel settore della “Percezione”: lì mi sono divertita alla grande

Quando invece ho assistito alla proiezione all’inizio della visita, ho osservato la fagotteria, e la stanza di contenzione mi sono sentita giù di morale: avevo come dei flash-back nella mia testa e mentre la guida ci raccontava come venissero trattati male i malati, mi sembrava di sentirli urlare e li vedevo piangere …

Alessandra

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La visita è iniziata in modo leggero e interessante nella sezione dedicata alle alterazioni della percezione, poi la guida ci ha accompagnati nella stanza in cui i ricoverati passavano le loro tristi giornate: seduti senza poter parlare con nessuno e senza mai uscire, non avevano neanche un momento di privacy, anche il water era nella stanza. Gli infermieri avevano il compito di osservarli 24 ore su 24: le suore, caporeparto dei padiglioni, per verificare che la notte gli infermieri non si addormentassero li obbligavano a mettere la loro firma su una specie di orologio, ogni 15’. Ma i ricoverati non avevano orologi e così perdevano la cognizione del tempo; dopo la legge Giolitti, quando fu loro concesso di dipingere, spesso gli orologi erano presenti nei loro quadri perché fissi nella loro mente.

Le stanze che mi hanno più colpita sono state quella d’isolamento e la farmacia. Appena sono entrata nella prima mi sono sentita i brividi: immaginavo persone legate a quel letto e strette in quelle camicie di forza urlare e cercare di liberarsi, ma nessuno li ascoltava …

La visita mi è piaciuta moltissimo: ho capito come gente normale potesse finire in manicomio, mi ha colpita il fatto che questo potesse essere un mezzo per far sparire persone “indesiderate”, per nascondere “vergogne” … piccole cose potevano essere trasformate nella cosa più mostruosa che potesse accadere a un essere umano

Penso a tutte quelle persone che li sono morte a causa delle disumane condizioni, a tutti coloro che, entrati sani, ne sono usciti pazzi per davvero, a tutti quelli che da lì non sono mai usciti, a tutti i bambini che non hanno potuto godere di un raggio di sole …

Alessia

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… per entrare in manicomio bastava un certificato del medico che affermasse che la persona era pericolosa per sé e per gli altri.

Una volta entrati si era privati della propria libertà, non era possibile relazionarsi con gli altri, si perdevano i diritti civili.

Uscire era molto difficile, quasi impossibile

Questa visita mi ha fatto riflettere su quanto le persone possano essere crudeli e insensibili nei confronti di altri esseri umani

Fabiana

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Dall’entrata in vigore della legge 180 i manicomi sono stati progressivamente smantellati, i degenti hanno trovato ospitalità in strutture più adeguate ed il rapporto con il disagio mentale ha privilegiato l’inclusione piuttosto che l’isolamento e l’esclusione.

Basaglia sosteneva che il malato, prima di tutto, è una persona e come tale deve essere considerato e curato, è un essere umano del quale devono essere sottolineate anziché represse le peculiarità.

La visita è stata per me molto interessante, ma mi ha lasciata nello stesso tempo molto turbata

Questa testimonianza del passato spero serva ad andare avanti, molto avanti …

Emanuela

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Io avevo già effettuato la visita l’anno scorso e, ad essere sincera, mi era piaciuta molto di più, l’avevo trovata più intensa e coinvolgente.

La cosa che mi è piaciuta di più, anzi mi correggo, che ho trovato più interessante, perché non possiamo parlare di piacere all’interno di un manicomio, è stata la fagotteria, la stanza dove dovevano abbandonare tutti i loro averi, i vestiti, le cose care, dove venivano privati di tutto ciò che apparteneva loro.

Il manicomio era una struttura che non curava, ma peggiorava la situazione delle persone, ognuno aveva un vissuto diverso, ma nessuno si preoccupava di capire, il malato era un oggetto, una cosa …

C’è una frase di Franco Basaglia che mi è piaciuta tantissimo e che fa riflettere: - E’ più importante il malato o la malattia? – e lui risponde: - il malato –

Basaglia, filosofo, prima che medico, è riuscito ad ottenere ciò che voleva: riconsiderare il malato e capire il suo vissuto

Quando nel 1980 è morto ha sicuramente lasciato un segno nella storia ed io spero che nel mondo ci siano altri 10, 100, 1000 Basaglia e che quegli orrori scompaiano in tutta la Terra

Chiunque dovrebbe effettuare questa visita perché permette di aprire gli occhi

Maria

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È stata una visita molto forte e toccante perché sono venuta a conoscenza di fatti molto raccapriccianti: persone private dell’affetto della famiglia, di ogni rapporto con il mondo esterno.

Dal 1999 il Santa Maria della Pietà non è più un manicomio, ma è diventato museo della mente dove sono custoditi oggetti, documenti, storie … mentre camminavo in quel luogo mi venivano in mente tutte le sofferenze, tutto il dolore che lì si sono accumulati negli anni …

Sara

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… All’inizio il Santa Maria della Pietà era l’ospedale dei Pazzerelli dove venivano raccolti, per toglierli dalla strada, i pezzenti, i diversi e all’interno c’era anche un esorcista

All’inizio la sede era a piazza Colonna e lì i ricoverati erano soggetti a bastonate e frustate, legate con catene al muro; si passa poi alla nuova struttura e alla camicia di forza

Il nuovo manicomio è diviso in due parti: da una parte gli uomini, dall’altra le donne: infermieri e suore a vigilare che tutto proceda secondo le regole: mai una rivolta perché a nessuno mai è venuta voglia di ribellarsi, anche quella veniva soffocata!

Chiara

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.. La visita mi ha molto toccata perché prima sapevo pochissime cose sui manicomi, sapevo che non erano posti di recupero, ora non solo questa idea è stata confermata, ma grazie al filmato e alla guida ho molto meglio in testa che razza di posto fossero.

Devo dire la verità, a volte il racconto è stato molto crudo e molto forte, ma davanti a quelle atrocità non si può passare avanti e sono sicura che già il solo fatto di raccontare questi eventi serva a fare in modo che non si ripetano più.

Molte delle informazioni che le guide ci hanno fornito le hanno avute da un ex ricoverato …

Valeria

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… Abbiamo visto il diario dove venivano registrati i motivi per cui si entrava in questo “mondo crudele”, così lo voglio chiamare perché penso che chi ci entrava non viveva più, andava in un altro mondo, in un luogo che nessuno meritava: di tristezza, sofferenza, senza cognizione del trascorrere del tempo.

Molti si sono tolti la vita e molti sono sopravvissuti.

La cosa che forse mi ha colpita di più sono stati i loro disegni: così colorati, così ricchi di tutti quei colori di cui entrando lì si veniva privati

E pensare che per entrare in manicomio non ci voleva molto, cose di poca importanza, a volte solo questioni di soldi.

Chi entrava difficilmente sarebbe uscito e se fosse uscito la sua fedina penale avrebbe raccontato a tutti del soggiorno in manicomio: difficile il reinserimento in famiglia, difficile , se non impossibile trovare un lavoro

Giulia

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Anche se per un breve spazio di tempo abbiamo rivissuto la vita all’interno del manicomio e questo orrore lo voglio sintetizzare in uno schema

Manicomio = istituzione totale che occupa tutti gli ambiti della vita. Chi entrava in manicomio veniva privato di tutti i propri diritti e beni

Perché si entrava in manicomio?

•Idee politiche

•Abuso di alcool

•Atteggiamenti di pubblico scandalo

•Abbandono

•Liti familiari

•Ripudio

Erica

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Durante la visita ci hanno spiegato come era fatto, come era organizzato e come si finiva in manicomio: mi sono venuti i brividi perché non si può togliere la libertà alle persone e tanto meno si possono rinchiudere dei bambini perché sono vivaci: io questo non lo sopporto e sentire la descrizione dell’elettrochoc mi ha fatto montare dentro tanta rabbia.

Uscita di lì ho provato tanta tristezza e impotenza …

Valentina

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Grazie alla visita al museo della mente, noi tutte abbiamo potuto osservare da vicino la cruda realtà dei manicomi.

Siamo venute a contatto con una realtà ben definita, che non conoscevamo, che ignoravamo e alla quale, fino ad ora, non eravamo mai state avvicinate.

L’ambiente che ci ha più colpite è stata la cella d’isolamento: è stato proprio dentro quella stanza che ognuno di noi ha sentito un brivido freddo lungo la schiena, un brivido legato a quell’orrenda immagine, focalizzata nella mente di ognuna di noi, di un bambino, di un uomo, di una donna rinchiusi a forza, spesso senza un preciso motivo, contro la propria volontà, privati della propria vita, della propria dignità, dei propri diritti e averi, anche dei ricordi.

La cosa più sconvolgente è stato apprendere i veri motivi per cui spesso si finiva in manicomio, venivano lì rinchiuse persone che non avevano fatto nulla di male a nessuno e che ingiustamente venivano punite, punite forse solo per essere venute al mondo …

3°G

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Brain storming

La gente che rinchiudeva in quei lu

oghi i “matti”

si può giustificare solo con la sua ignoranza

Molto interessante, curioso, toccante

Interessante, emozionante, sconvolgente, toccante,

appassionante

Interessante, toccante, ma profondamente

ingiusto

È stato un importante momento di riflessione perché poi, nel tempo la memoria si perde

Vorrei tornarci con più

tempo a disposizione!

ho im

pres

si n

ella

men

te g

li og

getti e

i

quad

ri

Angosciante e tristePena, triste

zza, in

giustizia

incredulità

Senso di soffocamento

Sembrava di essere in un campo di concentramento

Malati senza cure, sani che diventavano malati

allibit

a

La c

rude

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ti