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IL LIVELLO TECNICO MATERIALE (l'opera d'arte come manufatto) Arte del costruire, formella del Campanile di Giotto, collaboratore di Andrea Pisano (Maestro dell'Armatura), 1334-1336, Firenze Ogni prodotto artistico è un manufatto, realizzato intervenendo con delle tecniche specifiche su dei materiali, al fine di realizzare una forma definita. Alcune tecniche si sono conservate sostanzialmente immutate, anche per millenni: esse sono state trasmesse essenzialmente attraverso quelli che sono gli insegnamenti della professione d'arte, impartiti attraverso gli studi tradizionali dell'Accademia oppure attraverso la pratica artigianale. Va precisato che non sempre vi sono sostanziali differenze tra tecniche e pratiche artistiche e pratiche artigianali; anche i grandi artisti hanno avuto infatti una fase di apprendistato, in cui l'attività di bottega era essenzialmente una pratica artigianale, senza necessariamente coinvolgere il processo di creazione artistica. Va inoltre tenuto presente che la disponibilità di questo o quel materiale, specialmente nel passato, in luoghi determinati, ha profondamente condizionato le forme dell'arte (la civiltà etrusca, per esempio ha prodotto statuaria essenzialmente in terracotta, per la mancanza di marmo o di pietra facilmente lavorabili). Ecco di seguito una essenziale ripartizione delle tecniche artistiche (cui sono legati i materiali specifici) Il livello tecnico – materiale pag. 1

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IL LIVELLO TECNICO MATERIALE (l'opera d'arte come manufatto)

Arte del costruire, formella del Campanile di Giotto, collaboratore di Andrea Pisano (Maestro dell'Armatura), 1334-1336, Firenze

Ogni prodotto artistico è un manufatto, realizzato intervenendo con delle tecniche specifiche su dei materiali, al fine di realizzare una forma definita.

Alcune tecniche si sono conservate sostanzialmente immutate, anche per millenni: esse sono state trasmesse essenzialmente attraverso quelli che sono gli insegnamenti della professione d'arte, impartiti attraverso gli studi tradizionali dell'Accademia oppure attraverso la pratica artigianale. Va precisato che non sempre vi sono sostanziali differenze tra tecniche e pratiche artistiche e pratiche artigianali; anche i grandi artisti hanno avuto infatti una fase di apprendistato, in cui l'attività di bottega era essenzialmente una pratica artigianale, senza necessariamente coinvolgere il processo di creazione artistica.Va inoltre tenuto presente che la disponibilità di questo o quel materiale, specialmente nel passato, in luoghi determinati, ha profondamente condizionato le forme dell'arte (la civiltà etrusca, per esempio ha prodotto statuaria essenzialmente in terracotta, per la mancanza di marmo o di pietra facilmente lavorabili).

Ecco di seguito una essenziale ripartizione delle tecniche artistiche (cui sono legati i materiali specifici)

Il livello tecnico – materiale pag. 1

TECNICHE ARTISTICHE

GRAFICHEDEL DISEGNOcaratterizzate da linee tracciate su una superficie

A MATITA A CARBONCINO A INCHIOSTRO A GRAFFITO A PASTELLO

DI INCISIONE E STAMPApossibilità di ottenere copie da una matrice

RILIEVOGRAFIA (a rilievo)XILOGRAFIALINOLEOGRAFIA

CALCOGRAFIA (scavata) BULINO PUNTASECCA ACQUAFORTE ACQUATINTA

PLANOGRAFIA (su sup. piana) LITOGRAFIA SERIGRAFIA

CROMATICHEcaratterizzate da colori stesi su supporti diversi

PITTORICHE ACQUERELLO PITTURA A GUAZZO PITTURA A TEMPERA PITTURA AD OLIO AFFRESCO

NON PITTORICHE MOSAICO VETRATE A COLORI COLLAGE TECNICHE MISTE

DELLA FOTOGRAFIAcaratterizzate da uno strumento specifico: la macchina fotografica

• FOTOCONTATTO• FOTO SU CARTA• FOTO DIGITALE

TECNICHE A TRE DIMENSIONIcaratterizzate dalla disposizione su piani diversi

IL MODELLATO tecnica additiva - materiali plastici

• TERRA (argilla - ceramica - maiolica porcellana)• STUCCO

• CERA• CARTAPESTA

L'INTAGLIO tecnica sottrattiva - materiali rigidi

• PIETRA• LEGNO• GESSO

LA FUSIONE1. PIENA2. A CERA PERSA3. A TASSELLI

SBALZO E CESELLO lavorazione a freddo

NUOVE TECNICHE a tre dimensioni

READY-MADE ASSEMBLAGGIO INSTALLAZIONI SCULTURA IN METALLO SCULTURA IN RESINE PERFORMANCE

TECNICHE ARCHITETTONICHEcaratterizzate da uno spazio interno separato da uno esterno

(Statica di un edificio e sistemi statici)

Strutture portanti muri piedritti (colonne e pilastri)

Strutture di copertura copertura piana copertura a capriate volta a botte volta a crociera cupola

Sistemi statici sistema ad architrave sistema ad arco strutture in cemento armato tensostrutture e nuovi materiali

Materiali da costruzione pietra laterizio conglomerati artificiali e malte cemento armato ferro nuovi materiali

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TECNICHE GRAFICHE

IL DISEGNO

Il disegno è il processo di tracciare dei segni su una superficie tramite l'applicazione di una pressione o il trascinamento di un apposito strumento sulla superficie. Gli strumenti usuali sono le matite in grafite o colorate, la penna ad inchiostro, pennelli fini con inchiostro, pastelli a cera o carboncini, mentre i supporti sono, tipicamente carta e cartoncino, ma anche molti altri.

Il disegno, tecnico o a mano libera trova la sua applicazione nelle fasi progettuali dell'opera finita. La sua facilità di tracciato e di variazione di intensità, consente correzioni e aggiustamenti volti a focalizzare in abbozzo l'idea della composizione. Esso si può distinguere in disegno preparatorio diretto (quando l disegno è

eseguito sullo stesso supporto sul quale verrà eseguita l'opera finita. Il disegno preparatorio indiretto è realizzato invece su un supporto a sé stante (tipicamente carta o cartone); il bozzetto può essere riportato sul supporto definitivo mediante quadrettatura in scala. Un esempio tipico di disegno preparatorio diretto è la sinopia che consiste nel tracciare l'abbozzo di un affresco o di un mosaico, di colore rossastro (sinopis = 'terra rossa'), prima di procedere alla stesura del colore.

Anche se la funzione del disegno è essenzialmente preparatoria, progettuale, e rappresenta spesso la fase creativa dell'opera, questa tecnica può anche essere concepita per realizzare un'opera conclusa; la sua esecuzione è, in questo caso, più accurata e rifinita.

TECNICHE DI INCISIONE E STAMPA (cenni storici e diffusione)

Le tecniche di incisione e stampa diffuse in Europa dal Quattrocento La più antica tecnica, la xilografia (incisione su matrice di legno) si sviluppò in Francia, Germania, Paesi Bassi dal XV al XVI secolo e fu recuperata nella seconda metà dell'Ottocento in ambiente post-impressionista. Storicamente la stampa costituisce il primo tentativo veramente riuscito di applicare un procedimento industriale alla rappresentazione artistica (possibilità di ottenere più copie da una matrice). Prima di tale età possiamo trovare ad esempio la fusione a tasselli, che consentiva di riutilizzare la matrice più volte, ma la complessità del procedimento non può considerarsi alla base di una vera procedura seriale.Le tecniche di incisione e stampa hanno avuto inoltre un importantissimo ruolo di divulgazione di opere d'arte in tutta Europa, in quanto utilizzate per copiare e riprodurre opere di artisti famosi (ad esempio le opere del Rinascimento italiano furono conosciute nel Nord Europa grazie alla produzione e divulgazione di copie a stampa)

TECNICHE DI INCISIONE E STAMPA . Con questo termine viene indicato un procedimento che consiste nell’eseguire un disegno su di una superficie dura detta matrice. Questa tecnica viene eseguita in rilievo, in cavo o in piano

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Milano, S. Lorenzo, cappella di S. Aquilino, apoteosi di Elia, mosaico, sec. V d.C.

Leonardo studio per testa di Leda, 1505

INCISIONE IN RILIEVO o RILIEVOGRAFIA (XILOGRAFIA / LINEOGRAFIA): l'incisione è effettuata sulla superficie della matrice (una tavola di legno o di materiale sintetico) è eseguita “in negativo”, ovvero si rimuovono quelle porzioni che non si vuole vengano inchiostrate e che rimarranno bianche sul foglio che accoglierà la stampa. La matrice viene inchiostrata mediante un rullo e il disegno verrà trasferito sul foglio applicato sulla matrice e sottoposto a pressione con un torchio.

INCISIONE IN CAVO o CALCOGRAFIA (PUNTASECCA, BULINO, ACQUATINTA, ACQUAFORTE): in questo caso le parti incise sulla matrice (lastra di metallo tenero) saranno quelle che risulteranno nella stampa.

La PUNTASECCA, è eseguita con una punta conica molto affilata, che va a lacerare il metallo, lasciando sulla lastra residui di metallo chiamati 'barbe', che non vengono eliminate, poiché andranno a trattenere l’inchiostratura, producendo un segno sfumato, che si deteriorerà generalmente dopo la quinta stampa. Il BULINO, come la calcografia, risale ai principi del Quattrocento, nella fattispecie all’artigianato degli orafi, a cui venivano affidati disegni da riprodurre su rame e quindi stampati in serie. E’ il nome dei ferri con punte di diverse sezioni; come

le altre tecniche ad in cavo, le parti tracciate sulla matrice trattengono l’inchiostro, che viene invece ripulito dalla superfice della matrice, sulla quale viene appoggiata la carta. Fatto passare il tutto sotto il torchio, avviene che l’inchiostro,”spremuto” fuori dai solchi si trasferirà sulla carta anche in virtù della elasticità della matrice di un metallo di norma tenero.ACQUAFORTE, (acqua fortis, veniva chiamato l’acido nitrico nel Medioevo), utilizzato per decorare armi ed armature. Tecnica: dopo aver steso su di una lastra di metallo uno strato sottilissimo di cera si esegue il disegno con una punta conica che portando via la cera lascerà nudo il metallo sottostante; la lastra verrà poi immersa nell'acido, che andrà ad incidere solo i punti dove non sarà più presente la cera; un tempo di immersione prolungato (morsura) determinerà segni/solchi sempre più evidenti e profondi, proprio per via della maggiore corrosione. Dopo aver asportata la cera, si procederà all’inchiostratura ed alla stampa. ACQUATINTA, è un procedimento - granitura - che consiste nel rendere ruvida la lastra con materiali come il sale, le resine, il bitume. Come per l'acquaforte si procederà all’immersione della matrice nell’acido. Questa una tecnica, con vari passaggi della morsura, determina effetti di chiaroscuro (la corrosione dell'acido genera sfumature).

I NCISIONE IN PIANO o PLANOGRAFIA (LITOGRAFIA / SERIGRAFIA): consiste nel tracciare la composizione sulla matrice senza inciderla. Si esegue mediante matita grassa su una matrice in pietra (litos = pietra), o con cere impermeabilizzanti che ricoprono la superficie della matrice in seta (serigrafia). Questa tecnica presenta il vantaggio di non rendere “esausta” la matrice e di realizzare quindi un alto numero di stampe (tiratura). La serigrafia consente di stampare anche su superfici curve data la flessibilità della matrice in tessuto; con l'uso di emulsioni fotosensibili al posto delle cere si possono realizzare matrici da originali fotografici.

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Esempi di tracciato di acquaforte di puntasecca e bulino

Esempio di acquatinta

Andy Warhol, Marilyn Monroe, serigrafia, 1967

Matrice linoleografica

TECNICHE CROMATICHE(pittoriche e non pittoriche)

TECNICHE PITTORICHE

Tutte le tecniche pittoriche prevedono l’applicazione del colore ad un superficie. Per fare ciò, è necessario miscelare la sostanza colorante in un opportuno mezzo. La scelta del metodo di applicazione e del mezzo disperdente hanno caratteristiche importanti sul prodotto finito, in quanto ciascuna ha i propri limiti e potenzialità.

Le tecniche principali sono suddivisibili in vari modi, a seconda dell’ampiezza del supporto, delle modalità di interazione con i materiali coloranti, ecc.Si individuano come componenti delle tecniche cromatiche il supporto, il legante, il pigmento.

Nel Medioevo il supporto preferito dai pittori era la tavola di legno, per poi passare con il tempo alla tela, con la quale si ovviò al problema del peso e della relativa instabilità del pannello ligneo.Altri supporti possono essere: la carta, il metallo, il vetro, la seta, una parete e qualunque altra superficie in grado di mantenere in modo permanente il colore; infatti una eventuale degradazione del dipinto in un lasso di tempo breve costituirebbe, più che un'opera pittorica, una performance artistica.Un particolare tipo di supporto è l'imprimitura: uno strato che rende uniforme il supporto e che limita l'assorbimento dell'olio o della tempera, per una maggior lavorabilità e scorrevolezza del colore. L'imprimitura più usata, fin dai secoli passati, è il gesso, mescolato con colla, di caseina o di coniglio, e una piccola parte di olio di lino cotto: la miscela deve essere densa per formare spessore, ma allo stesso tempo fluida per essere stesa. Questa imprimitura può essere utilizzata sia sulle tavole (più frequentemente) che sulle tele.Il legante - o medium - è una sostanza in genere colloide consistente in paste, resine, oli, emulsioni che serve si a tenere unita la polvere o altra sostanza costituente il pigmento, sia di farlo aderire al supporto. Varia secondo le varie tecniche.I pigmenti sono in genere costituiti da terre (argille) rese allo stato di polvere o composti minerali (il silicato di rame per il verde erba), ma anche animale (porpora), o vegetale (nero di vite).Una grossolana suddivisione può essere definita, in base al supporto, tra tecniche su parete e tecniche su tavola e su tela

Tecniche su parete (in sintesi)

Mosaico: si utilizzano tasselli di pietra, vetro colorato, ceramica o altro

Affresco: il pigmento si stende sull’intonaco ancora fresco e viene ingabbiato dal calcare che si forma per reazione della calce con l’anidride carbonica

Fresco secco: il pigmento si stende sull’intonaco secco appena bagnato e aderisce semplicemente alla parete

Una tecnica molto usata nell'antichità che può essere eseguita sia parete che su tavola è l'encausto:

Encausto: consiste nell'uso di pigmenti diluiti con cera fusa e

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Apelle o la Pittura, formella del Campanile di Giotto, Nino Pisano, 1334-1336, Firenze

Pompei, dipinto parietale ad encausto.

oli essenziali, applicati e riscaldati con una fiamma per ammorbidire il tutto e rendere stabili i colori (dal greco énkaustos = bruciare sopra). Viene spesso confuso con l'affresco, poiché quest'ultimo a volte veniva sottoposto, a lavoro ultimato, ad un trattamento con cera d’api che lo rendeva così molto affine all'encausto

Tecniche su tavola e su tela (in sintesi) Tempera: miscelazione del pigmento con rosso d’uovo (a volte anche con bianco) e

diluizione con acqua; usato fino al XV secolo Tempera a olio: diluizione del pigmento con oli essenziali (trementina, olio di lino) e

applicazione sul supporto, sul quale viene poi stesa una vernice protettiva incolore; gli oli devono avere la proprietà di polimerizzare per stabilizzare i colori

Acquerello: diluizione del pigmento e di un legante con acqua e applicazione, di solito su carta; usato in Europa dal XVI secolo, ma in Cina e Giappone da molto prima

Colori acrilici: composti sintetici sviluppati nel XX secolo e utilizzati nell’arte moderna e contemporanea

Altre forme particolari di arti figurative poi possono essere il mosaico, l'arazzo o il ricamo, le vetrate, il collage. Altre tecniche più recenti sono il murale e il graffito.

APPROFONDIMENTI

Tecnica dell'affresco

L'affresco è una pittura eseguita sull'intonaco, appunto ancora fresco, di una parete: il colore ne è chimicamente incorporato e conservato per un tempo illimitato. L'affresco è una antichissima tecnica pittorica che si realizza dipingendo con pigmenti stemperati in acqua su intonaco fresco: in questo modo, una volta che l'intonaco si sia consolidato, il colore ne sarà completamente inglobato, acquistando così particolare resistenza all'acqua e al tempo.Si compone di tre elementi: supporto, intonaco, colore.

• Il supporto, di pietra o di mattoni, deve essere secco e senza dislivelli. Prima della stesura dell'intonaco, viene preparato con l'arriccio, una malta composta da calce spenta, sabbia grossa di fiume o, in qualche caso,

pozzolana e, se necessario, acqua, steso in uno spessore di 1 cm circa, al fine di rendere il muro più uniforme possibile.

• L'intonaco (o "tonachino" o "intonachino") è steso sopra l'arriccio: è lo strato sul quale si stende il colore. È composto di un impasto fatto con sabbia fine, polvere di marmo, o pozzolana setacciata, calce ed acqua.

• Il colore, che è obbligatoriamente steso sull'intonaco ancora umido (da qui il nome, "a fresco"), è di natura minerale, poiché deve resistere all'alcalinità della calce.

La principale difficoltà di questa tecnica è il fatto che non permette ripensamenti: una volta lasciato un segno di colore, questo verrà immediatamente assorbito dall'intonaco, i tempi stretti di realizzazione complicano il lavoro dell'affrescatore, la carbonatazione avviene entro tre ore dalla stesura dell'intonaco. Per ovviare a questo problema, l'artista realizzerà piccole porzioni dell'affresco (giornate). Eventuali correzioni sono comunque possibili a secco, ovvero mediante tempere applicate sull'intonaco asciutto: sono però più facilmente degradabili. Si usa inoltre il disegno preparatorio diretto sull'arriccio (disegno a sanguigna mano libera)

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Michelangelo, Giudizio Universale, 1535-41, Roma Cappella sistina

oppure mediante riporto di un disegno preparatorio indiretto su cartone che viene ricalcato a pressione sul tonachino. Il cartone può essere predisposto anche con dei forellini sul profilo del disegno e, applicato sul tonachino fresco, viene tamponato con un sacchetto pieno di polvere di carbone che attraversando i fori del cartone trasferirà il profilo del disegno mediante puntinatura sul tonachino fresco.

In epoca paleo-cristiana e medioevale la preparazione del muro avveniva in modo rapido; la figurazione avveniva direttamente sulla preparazione: prima i contorni, in ocra, poi il riempimento, fino alle ombre. L'esecuzione delle varie parti era determinata dallo sviluppo dei ponteggi del cantiere; le diverse fasi di esecuzione dell'affresco (dette "pontate") sono determinabili dalle giunture pittoriche determinatesi allo spostamento del ponteggio.

La Pittura a tempera

La Pittura a tempera è una tecnica pittorica che utilizza pigmenti in polvere mescolati con vari leganti tra cui tuorlo d'uovo o il latte di fico.I supporti sono preferibilmente cartoni compressi o tavole di legno stagionato opportunamente preparate con un imprimitura ottenuta con polvere di gesso e colla.

Cenni sull'uso della tempera e sull'ambiguità di questo termine nella tradizione pittorica

Il termine tempera è un termine ambiguo: sostanzialmente si riferisce all'azione con cui il pittore 'stempera' o 'mestica' i pigmenti puri unendoli a un legante.Nella tradizione pittorica occidentale, dal medioevo al XVIII secolo, questo legante non era identificato necessariamente con l'acqua, o meglio, l'acqua ne era solo uno degli elementi. Spesso alla ricetta di questo legante (medium) partecipava anche l'olio di lino o di noce, la cui presenza porta comunemente a definire una tecnica pittorica come 'pittura ad olio'. In realtà molte pitture antiche, come quelle fiamminghe, venete o fiorentine, che vengono definite ad olio sono tecniche miste, in cui i primi strati erano eseguiti con una sorta di tempera. Perciò il rosso d'uovo, nelle antiche stemperature, non aveva la mera funzione di legante ma, in virtù delle caratteristiche chimiche del tuorlo, anche quella di creare emulsioni di olio e acqua. In alcune antiche ricette, a formare i leganti (medium) per pittura, intervenivano oltre ad acqua e rosso d'uovo anche olii, essenze, resine, balsami e perfino cere.

Spesso i pittori (ad esempio nel Rinascimento veneto e specialmente per opere di grande formato), eseguivano un primo abbozzo con una sorta di tempera oleosa (perciò non strettamente tempera) e in seguito proseguivano il dipinto su questo strato magro ingrassandolo con maggiori quantità di olii e

di resine.

La tecnica ad olio

Nella tecnica a olio i pigmenti sono dispersi in un olio vegetale che a contatto con l’aria si oasciuga (olio “siccativo”) e formando una pellicola che svolge azione protettiva sui pigmenti.

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Sandro Botticelli Venere e Marte, 1483-85, tempera all'uovo e olio su tavola, Londra National Gallery

Le tempere a olio quindi non evaporano come gli acquerelli ma piuttosto induriscono.Il più importante è l'olio di lino, ma sono impiegati anche l’olio di semi di papavero, di noce o di girasole. Gli oli “essenziali” (trementina, acqua ragia) sono invece usati per disciogliere i siccativi.

La tecnica a olio è dinamica, in quanto il processo di ossidazione del siccativo non si arresta quando lo strato pittorico è secco, ma continua per anni. Inoltre i vari pigmenti tendono ad interagire con l’olio in maniera differente: il nero di carbone, per esempio, rallenta l’indurimento, mentre l’ocra lo accelera.L’invenzione della tecnica a olio è generalmente attribuita ai fratelli fiamminghi Van Eyck e in particolare a Jan Van Eyck (1390-1441), anche se è probabile che la tecnica fosse in uso già prima del XIV secolo. Tra i maestri più famosi nella pittura a olio c’è senza dubbio Rembrandt van Rijn. In Italia l’olio è introdotto durante il Rinascimento. Da allora, l'olio si è imposto in modo definitivo sulle tavolozze di tutti gli artisti diventando

una delle più importanti tecniche artistiche

L’acquerelloL'acquerello impiega pigmenti trattati con glicerina e gomma arabica e solubili in acqua, discendendo in questo dalla tecnica medievale della miniatura. Il termine acquerello compare nel ‘700, ma fin dall'antichità si utilizzavano tecniche basate sullo stesso principio, ad esempio per i papiri dell'antico Egitto o per le pitture a inchiostro in Estremo Oriente. Nel ‘500 e nel ‘600 si usavano gli inchiostri per realizzare schizzi e studi monocromi.

La caratteristica più evidente dell'acquerello è la trasparenza del colore, steso per velature in modo da ricavare le tonalità più chiare sfruttando la luminosità del supporto che normalmente è la carta. L'effetto è molto diverso da quello spesso e opaco della pittura a olio L'acquarello è una tecnica popolare per la sua rapidità e per la trasportabilità facile dei materiali, che lo hanno reso la tecnica per eccellenza di chi dipinge viaggiando e all'aria aperta.

Il supporto più usato per questa tecnica è la carta che viene usata preferibilmente ad alta percentuale di cotone puro, in quanto la fibra lunga di questo vegetale non si modifica a contatto con l'acqua. La carta che si acquista in commercio si misura in grammi metro (peso di un foglio di 1 metro quadrato).L'esecuzione è di per sé tecnica assai raffinata, dal momento che errori di esecuzione (quasi sempre dovuti alla scarsa manualità), difficilmente e diversamente dalle altre tecniche pittoriche, possono essere corretti mediante la semplice sovrapposizione di altro colore. Infatti il colore è trasparente e non nasconde la stesura sottostante.Caratteristica di un buon acquerello è l'estrema "leggerezza" rappresentativa e la sua immediatezza espressiva, che per l'appunto, dal Rinascimento in poi, divenne strumento essenziale per gli studi preparatori dei grandi maestri e delle grandi opere

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Jan Van Eyck I coniugi Arnolfini, Olio su tavola, 1434

William Turner, sec XIX

Usato nel Medioevo per colorare mappe e miniature assume valore di tecnica autonoma prima nel 1500 per eseguire studi sulla natura (Albrecht Dürer), riproduzioni botaniche e scientifiche dato che il mezzo ne consente l'utilizzo all'aria aperta, poi nell'800 per le prime vedute paesaggistiche dal vero (pittura en plein air) .

TECNICHE CROMATICHE NON PITTORICHE

Il mosaico è una composizione cromatica ottenuta mediante l'utilizzo di frammenti di materiali (tessere) di diversa natura e colore (pietre, vetro, conchiglie), che può essere decorata con oro e pietre preziose.

Le prime testimonianze di mosaico a tessere a Roma si datano attorno la fine del III secolo a.C., per impermeabilizzare il pavimento di terra battuta. Successivamente, con l'espansione in Grecia e in Egitto, si svilupperà un interesse per la ricerca estetica e la raffinatezza delle composizioni.Inizialmente le maestranze provenivano dalla Grecia e portavano con sé tecniche di lavorazione e

soggetti dal repertorio musivo ellenistico, ma il mosaico romano diventerà poi indipendente, diffondendosi in tutto l'impero: si preferiscono temi figurativi per lo più stereotipati, ma soprattutto motivi geometrici, arabeschi e vegetazione stilizzata. E' necessario distinguere un mosaico pavimentale, composto da pietre dure con colorazione naturale a due tinte (bianco – nero) e un mosaico parietale, composto da tessere più delicate, composte e colorate artificialmente (impasti ceramici e vetrosi con foglia d'oro incapsulata)

Dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, il mosaico conobbe le sue espressioni più fulgide. Dal IV secolo i favolosi mosaici bizantini arrivarono anche in Italia, grazie alla riconquista ordinata da Giustiniano I di Bisanzio: tra le più alte espressioni, si ricordano la basilica di San Vitale a Ravenna e quella di Santa Sofia a Costantinopoli.Nell'arte romanica il mosaico non ha ruolo dominante per motivi economici e gli si preferisce l'affresco:

Il Novecento è il secolo che segna la rinascita del mosaico, in seguito alle esperienze di Impressionismo e Divisionismo, con cui ha in comune il frazionamento del colore, con l'avvicinamento a Espressionismo e Astrattismo per la semplificazione della forma e alla netta scansione cromatica, ma soprattutto grazie alla nascita del Liberty e dell'Art Déco, che lo solleveranno dal ruolo di arte secondaria.In particolare, si ricordano Antoni Gaudì e Gustav Klimt per l'uso innovativo di questa tecnica ormai millenaria.

Vetrata

La vetrata è composta da lastre di vetro colorate montate su intelaiatura di legno o di metallo.

Tecnica costruttiva: sull'intelaiatura vengono montati i frammenti di vetro di crogiolo, la cui colorazione è ottenuta aggiungendo ruggine, cobalto o rame alle componenti di base. I colori

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Giovanni II e sua moglie Piroska. Mosaico all'interno di Santa Sofia, Istambul

Antoni Gaudì, Parc Guell, figua di rettile a mosaico, 1900-14, Barcellona

utilizzabili, resistenti alla fusione dell'impasto vitreo sono ridotti (azzurro, rosso, verde, arancione) Per ottenere le altre gradazioni e tinte si usa la tecnica del placcaggio (cioè lastre di vetro di diverso colore sovrapposte). Per ottenere invece effetti chiaroscurali e di sfumatura si usa la grisaille impasto liquido di polvere vetrosa e colore bruno, fissata poi con una cottura a temperature assai elevate

Si usa un cartone preparatorio. Su questa base, vengono tagliate le lastre o con l'aiuto di un ferro incandescente o (a partire dal XV secolo) di una punta di diamante. Le diverse lastre vengono montate su una griglia provvisoria. A questo punto, le lastre vengono unite con l'utilizzo di piombo e montate sull'intelaiatura.Origini delle vetrateVetrate policrome su telai lignei sono documentate già a partire dal VI e VII secolo. Se ne fa un uso alquanto diffuso già in epoca romanica, ma la tecnica costruttiva e decorativa raggiunse il suo apogeo con l'architettura gotica (soprattutto a motivo dello sviluppo tecnologico in termini di statica che questa architettura portò con sé), divenendone generalizzato l'uso nel secolo XIII.

Fonti http://www.wikipedia.com , http://www.kebheka.it/artisti_e_tecnica.htm

LA SCULTURA: TECNICHE E MATERIALIFonte: http://www.scultura-italiana.com/ - con adattamenti

Rispetto all'antichità, molte tecniche della scultura sono rimaste sostanzialmente invariate, mentre si è enormemente ampliata la gamma dei materiali a disposizione degli artisti, che va dai tradizionali legno, pietra e metalli alle materie plastiche, ai tubi al neon, ai proiettori, fino a comprendere qualsiasi sostanza organica e inorganica che l'artista ritiene di poter utilizzare nella propria opera.

1. Intaglio - Scultura in legno - Scultura in pietra - Scultura in avorio 2. Modellato - Scultura in terra - Scultura in cera - Scultura in gesso 3. Stampi - Scultura in cemento e materie plastiche - Scultura in metallo 4. Fusione 5. Saldatura 6. Assemblaggi e installazioni

INTAGLIO

È il procedimento "per forza di levare" (cioè di sottrazione della materia superflua), che inizia con la prima sbozzatura e termina con la definizione dei dettagli più minuti; l’intaglio non offre possibilità di ripensamento. La natura dei vari materiali (spesso duri e resistenti) determina risultati molto diversi e richiede la conoscenza di tecniche specifiche. Per il marmo, Michelangelo (che riteneva che la forma fosse "prigioniera" della materia) suggeriva di immaginare di immergere il

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Vetrate della cattedrale di Reims

modello in una vasca colma d'acqua, e quindi di fare defluire lentamente l'acqua, in modo che le parti del corpo emergano poco alla volta dalla superficie; allo stesso modo la figura deve "affacciarsi" dal blocco di marmo e "liberarsi" da esso.

Scultura in legnoL'arte di scavare e intagliare il legno è antichissima e si ritrova in tutte le civiltà. Nel mondo antico, i legni usati in scultura sono per lo più legni locali di qualità mediocre A partire dal medioevo i legni più usati sono quelli di media durezza, L'uso della stuccatura e colorazione sovrastante è molto frequente in tutte le epoche e presso tutte le culture. Solo recentemente si è utilizzato legno grezzo, usando in modo espressivo le qualità intrinseche e i limiti della materia (nodi, venature, tonalità diverse).

Scultura in pietraL'arte di scolpire pietre e marmi è antichissima. I materiali usati possono essere suddivisi in tre gruppi:a) calcari, arenarie, alabastro gessoso, steatite, tufo; b) marmi; c) dioriti, basalti, graniti.

Al primo gruppo (calcari etc., pietre che possono essere scolpite con arnesi rudimentali) appartengono gli esempi più antichi di scultura, dal 30.000 al 1300 a.C. I marmi possono essere bianchi oppure screziati e colorati. Tra i marmi bianchi vi sono il pentelico (dal monte Pentelicon in Attica), il pario (isola di Paros, arcipelago greco) e il lunense (o di Carrara). I marmi screziati e colorati (apollino o cipollino, rosso antico, verde antico, nero belga) sono frequenti nella decorazione architettonica; e per la rappresentazione di stoffe e per altri dettagli in unione con marmi bianchi.L'uso di pietre durissime come dioriti, basalti, graniti è più frequente in Oriente e nell'America centrale e meridionale.

Gli arnesi dello scultore sono scalpelli di varie forme battuti con mazze e mazzuoli, trapani, lime e abrasivi naturali (pomice, smeriglio).Il blocco di pietra può essere lavorato direttamente o indirettamente, ovvero mediante riporto delle misure da un modello realizzato in precedenza.L'uso di modelli e il metodo di riportare le misure dal modello al blocco con il filo a piombo partendo dai punti di maggiore sporgenza è documentato in

Grecia a partire dal sec. V a.C., A partire dal rinascimento il metodo del riporto con il filo a piombo rimane, ma viene perfezionato: L.B. Alberti (De statua) raccomanda l'uso del definitore, un cerchio graduato che si fissa orizzontalmente sulla sommità del modello; più di frequente il filo a piombo viene fissato a un sistema di squadre per i quattro piani fondamentali. Come per la scultura lignea, anche la scultura occidentale in marmo o pietra veniva spesso ricoperta di colore.

MODELLATO

Corrisponde al procedimento "per mettere" (cioè a modellare materiali plasmabili) e interessa la realizzazione di modelli per la fusione in metallo o di bozzetti preparatori per l'intaglio, oltre che di sculture in sé finite. Il modellato permette di apportare varie correzioni in corso d'opera.

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Uso del definitore

Scultura in terra

Quella in terra è probabilmente la più antica forma di scultura, grazie alla plasmabilità del materiale e alla sua facile reperibilità. Nella maggior parte dei casi, per sculture in terra si intendono opere d'argilla.Le argille si dividono in pure, refrattarie e sedimentarie; si lavorano tutte facendone un impasto con acqua. Le argille sedimentarie, piuttosto ricche di impurità e facili da modellare, sono comunemente chiamate crete: si modellano direttamente con le dita, oppure con spatole in legno e metallo, con stecche o con scalpelli. Durante le pause della lavorazione la scultura deve essere coperta con panni umidi e sacchetti di plastica, affinché non si asciughi troppo. L'argilla più pura cotta in forno ad alte temperature è chiamata ceramica. Perché una scultura in argilla di dimensioni considerevoli possa essere cotta senza rompersi, essa deve essere messa nel forno priva di armatura e vuota al suo interno. Quindi, una volta terminato il modellato e asciugatasi la superficie, si divide l'opera con un filo d'acciaio in due o più parti, si scava ciascun pezzo svuotandolo, quindi si ricompone il tutto incollando i vari monconi. Prima del passaggio in forno, nella scultura deve essere praticato un foro per consentire la fuoriuscita del vapore; occorre inoltre calcolare una riduzione delle dimensioni dell'opera, di circa un decimo, dovuta all'essiccazione.

Altre forme di modellato: Scultura in cera, Scultura in gesso

Scultura in cemento e materie plastiche

L'utilizzo di questi materiali implica frequentemente l'uso di stampi. Una volta che il cemento è stato mescolato alla sabbia ed esposto all'aria, lo si cola in stampi rigidi di legno, gesso e sabbia.Messe a punto alla fine dell'Ottocento e prodotte industrialmente, le plastiche possono essere di origine naturale o sintetica. A seconda del loro comportamento quando sono esposte al calore, si dividono in termoplastiche (che possono essere fuse senza decomporsi) e termoindurenti (che sono infusibili e insolubili); del primo gruppo fanno parte il polistirene, il PVC e il poliuretano, del secondo la bachelite, il poliestere e il silicone. Le caratteristiche delle plastiche possono inoltre

essere modificate con l'aggiunta di catalizzatori, coloranti, stabilizzanti e altre sostanze come la polvere di legno, il carbone, il quarzo. Storicamente la plastica entra a far parte del repertorio di materiali per la scultura nei primi decenni del Novecento, con l'opera di Naum Gabo.

Le resine metacriliche (come il plexiglas) sono generalmente trasparenti, reperibili in commercio in forma di lastre e blocchi: si lavorano per intaglio, levigatura o assemblaggio. Vanno infine ricordate le spume sintetiche, come il polistirolo e il poliuretano espanso, che sono estremamente facili da plasmare.

Scultura in metalloLe sculture di questo tipo possono essere suddivise in diverse categorie a seconda del tipo di metallo impiegato: metallo prezioso (come l'oro, l'argento e il platino), ferroso (il ferro) e non ferroso (come lo stagno, il piombo, lo zinco, l'alluminio e il rame). Particolarmente importanti sono le leghe, come l'acciaio e la ghisa (a base di ferro e carbonio), o come l'ottone (a base di rame e zinco) e il bronzo (a base di rame e stagno, la più usata per le fusioni artistiche), che sono materiali più duttili, resistenti agli urti e quindi particolarmente adatti alla scultura.

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Scultura, Naum Gabo, Rotterdam

Arte etrusca "Sarcofago degli sposi”, 520 a. C.

STAMPI

Esiste tutta una serie di tecniche di scultura in cui si fa uso di stampi. Gli stampi accolgono l'impronta del modello costituendone una sorta di "negativo": in essi viene quindi colata una sostanza fluida o semifluida, che assumendone la forma produrrà il "positivo", cioè la copia del modello. Lo stampo viene detto a "forma perduta" se deve essere rotto per potere estrarre l'opera, una volta rappresa; se invece si può smontare, ed è quindi riutilizzabile, si chiama a "buona forma". A seconda dei materiali impiegati per accogliere l'impronta del bozzetto si hanno due tipi di stampi: rigidi (realizzati in terracotta, gesso, pietra o poliestere, e in un numero di pezzi commisurato alla complessità della forma) e flessibili (in lattice, poliuretano, caucciù, gelatine, e in uno o due pezzi). Sia gli stampi rigidi a tasselli sia quelli flessibili necessitano di una "cappa" esterna di contenimento.

FUSIONE

Fin dall'antichità, i metodi di fusione più comuni sono due: quello a cera persa e quello "a sabbia" o "a staffa". Per realizzare una fusione a cera persa bisogna costruire un modello grezzo (di creta o altro materiale malleabile), un'”anima” con armatura interna . A questo punto l’artista ricopre l’anima di uno spesso strato di cera che modella nelle forme precise dell’opera da fondere. Intorno a questa scultura modellata in cera intorno all'anima, viene costruita una tonaca di gesso e materiale refrattario detta “forma” (per il getto), percorsa da vari canaletti, che costituiranno il sistema di alimentazione e insieme di sfiato dei gas di fusione. La forma è quindi posta in forno e cotta: la cera al suo interno fonde e va "perduta", cola cioè dai canaletti predisposti, lasciando un'intercapedine vuota. È in quest’ultima che, viene versata la lega metallica fusa, la quale si diffonde uniformemente attorno all’anima. Quando il metallo si è raffreddato, si elimina la forma esterna dello stampo e si leva l’anima interna; quindi si passa alla finitura dei particolari.

ASSEMBLAGGI E INSTALLAZIONI

Assemblaggi e installazioni sono tecniche artistiche recenti che derivano da un preciso intento estetico e poetico: mirano cioè a mettere in evidenza i molteplici punti di vista dai quali può essere colta e interpretata la realtà. Molti artisti novecenteschi hanno utilizzato materiali un tempo esclusi dall’arte, come rottami di ferro, scarti di varia natura, confezioni, stracci, cartoni, assemblati secondo varie tecniche, che vanno dal collage alle "costruzioni" cubiste, dalla saldatura all'accumulazione di oggetti e così via. L'assemblaggio ha inoltre portato alle manifestazioni artistiche note come "installazioni" o "ambienti", nelle quali lo spazio, un tempo definito dalla massa solida della scultura, può essere suggerito o delimitato da fenomeni di diversa natura, come suoni o luci, o corrispondere a un determinato luogo geografico, o avere un carattere di transitorietà, legato alla durata dell'esperienza dello spettatore o della performance dell'artista.

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P. Picasso, Testa di toro (bici),1942

ArchitetturaDa Wikipedia, l'enciclopedia libera (Con adattamenti)

Lo studio della storia dell'architettura deve essere collocato, come quello di qualsiasi forma artistica, nel tempo e nello spazio. I fenomeni architettonici sono infatti variati in funzione degli stili succedutisi nei vari periodi storici con differenze e varietà regionali.Campo d'indaginePer un'opera complessa quale un edificio monumentale non si possono però considerare solo le valenze estetiche (forma), ma è fondamentale valutare almeno la funzione che tali realizzazioni hanno avuto nella società che le ha prodotte e le qualità tecniche che hanno determinato il suo stare in piedi (statica). Quindi molti studiosi di architettura tendono a considerare un edificio come un "organismo" dove vi si fondono coordinatamente elementi di:

costruzione (elementi strutturali legati alla stabilità), funzione (elementi funzionali legati all'utilità), forma (elementi estetici legati alla bellezza).

Nella realizzazione di un'opera architettonica hanno da sempre concorso sia le richieste di una committenza sia l'estro e la fantasia degli artisti. La mancanza di fatto di edifici fine a sé stessi (quando si costruisce c'è sempre almeno uno scopo pratico per il quale la costruzione sarà destinata) fa sì che l'aspetto della convergenza degli interessi di artisti e committenti sia rimasto un concetto chiave, rispetto ad altre forme di attività artistica dove l'artefice si è ormai affrancato dalla domanda.I primi esempi di "architettura" come unione di stabilità, funzionalità e bellezza non sono quindi da ricercare nell'edilizia di tipo abitativo (in antico dettata solo da basilari esigenze di sussistenza), ma negli edifici collettivi (religiosi o civili) di quelle prime civiltà come quella mesopotamica o egizia: in tali opere confluivano infatti tutti gli sforzi di una comunità, compresa l'esigenza di abbellimento quale specchio del suo prestigio e della ricchezza.Negli edifici infine sono confluiti nel tempo tutta una serie di valori, con diversi gradi di intensità, che ne hanno influenzato la storia e la forma:

1. valori funzionali, legati cioè a determinati bisogni dell'individuo e della società; 2. valori simbolici, rapportati in genere alla sfera religiosa, ma anche a quella civile; 3. valori sociali, in relazione ai caratteri e alla configurazione della società; 4. altri valori (personali del committente o dell'architetto, valori universali, ecc...)

Categorie di edifici secondo la funzione (esempi principali):Edifici pubblici

• Del potere politico e amministrativo (palazzi presidenziali, comunali, uffici ...)• Edifici legati ai servizi pubblici statali

1. Sanità (ospedali)2. Istruzione (scuole)3. Sicurezza (caserme)

• Edifici per lo sport, lo svago, la cultura (stadi, cinema, biblioteche, teatri ....)• Edifici legati alla produzione manifatturiera e industriale

Edifici privati• monofamiliari

• edifici privati civili urbani (palazzi signorili)• edifici privati civili extraurbani (ville)• edifici privati militari urbani (case-torri)• edifici privati militari extraurbani (castelli)

• multifamiliari (condomini, case di corte, fattorie ...)• Edifici religiosi (Santuari, chiese, templi ...)

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Dobbiamo inoltre definire l'urbanistica come l'organizzazione delle varie tipologie architettoniche secondo la funzione (destinazione d'uso) in un tessuto di infrastrutture e di servizi (fognature, condotti idrici ed elettrici ...) completata da elementi di arredo urbano (verde pubblico, segnaletica , illuminazione urbana) .

Architettura e bellezza: opera architettonica o opera edilizia?

L'edilizia in genere può essere definita come la costruzione di edifici per meri fini pratici: non vi è (o almeno è scarsa) la componente estetica, cioè non si cerca di dare all'edificio connotati di bellezza.Fino ad alcuni secoli fa la discriminante era la presenza o meno di un progetto teorico a monte, di un disegno. Oggi questa distinzione si è un po' complicata perché nel mondo moderno sono scomparse quelle forme di edilizia spontanea priva di progetto e l'uso di del disegno è necessario anche in opere di semplice edilizia. Si può dire che per parlare di "estetica" di un'opera architettonica ci deve essere un'idea, un concetto formale, che si aggiunga alle considerazioni strutturali e

funzionali, e si espliciti nella forma dell'opera architettonica (in questo senso può esistere anche un'architettura spontanea). In altre parole serve che ci sia un elemento di "gratuità" intesa nel senso greco del termine (di bellezza, grazia, e di gratuità come la intendiamo noi), cioè una ricerca del bello senza condizionamenti. Si esprime così la volontà di espressione dell'architetto determinata dal suo sentire estetico e artistico.

Architettura e stabilità: la statica

Per garantire stabilità a un edificio si deve ricorrere alle nozioni della statica e della scienze delle costruzioni, cioè a quei principi di fisica, chimica e meccanica che assicurano l'equilibrio della costruzione, cioè lo stare in piedi e non crollare.Le forze che agiscono su una costruzione sono molteplici: innanzitutto il peso proprio della struttura, i carichi accidentali (persone, arredi, merci depositate...); poi vi sono le forze esterne, dovute agli agenti atmosferici (vento, peso della neve), ad eventi ordinari (oscillazioni del traffico stradale, spinta del corso dell'acqua su un ponte) o straordinari (sismi, bufere) o ad altro.Le forze che agiscono sugli edifici possono essere di svariati tipi, non solo di compressione dall'alto verso il basso, ma anche laterali (con le strutture spingenti), di torsione, di taglio, eccetera.Essendo ogni forza compensata da un'altra di pari grandezza ma di direzione opposta, la condizione di equilibrio viene raggiunta quando la somma di tutte le forze e dei loro momenti (grandezza per distanza sul punto di applicazione) è zero.

ArchitraveDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

L'architrave (dal latino trave maestra), è un elemento architettonico orizzontale, non spingente e portato (cioè che non tocca il suolo, ma scarica il suo peso su altri elementi), anche se molto spesso è a sua volta portante per elementi superiori che la sovrastano.L'architrave tipicamente si appoggia su due piedritti. Essendo in genere strutture che nella parte centrale sono sospese nel vuoto,

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EEdilizia: una rimessa di biciclette ad Amsterdam.«Una rimessa di biciclette è un edificio. La Cattedrale di Lincoln è un'opera di architettura» (Nikolaus Pevsner, 1943)

Architrave ionico con fasce (unica parte della trabeazione rimasta) sulle colonne della peristasi del tempio di Marte Ultore nel Foro di Augusto, a Roma

esse hanno un limite di utilizzo in base al peso che vi viene appoggiato sopra e alla resistenza del materiale. Nel tratto sospeso che le caratterizza si esercita infatti uno sforzo di flessione, che tende a flettere (o a spezzare) nel punto più lontano dai sostegni. Il problema tipico di un architrave è quello di calcolare il peso che sopporta e valutare il rapporto tra lunghezza e altezza da utilizzare in concreto.

Arco (Da Wikipedia, l'enciclopedia libera).

L'arco, in architettura, è un elemento strutturale a forma curva che si appoggia su due piedritti e tipicamente (ma non necessariamente) è sospeso su uno spazio vuoto.È costituito normalmente da conci, cioè pietre tagliate, o da laterizio, i cui giunti sono disposti in maniera radiale verso un ipotetico centro: per questo hanno forma trapezoidale e sono più propriamente detti cunei; nel caso di una forma rettangolare (tipica dei mattoni) hanno bisogno di essere uniti da malta che riempia gli interstizi; essenzialmente l'arco con cunei non ha bisogno di essere sostenuto da malta, stando perfettamente in piedi anche a

secco, grazie alle spinte di contrasto che si annullano tra concio e concio.Il cuneo fondamentale che chiude l'arco e mette in atto le spinte di contrasto è quello centrale: la chiave d'arco, o, più comunemente detta, chiave di volta.L'arco è una struttura bidimensionale e viene spesso utilizzato per sovrastare aperture. Per costruire un arco si ricorre tradizionalmente a una particolare impalcatura lignea, chiamata centina.L'arco è anche alla base di strutture tridimensionali come la volta, che è ottenuta geometricamente dalla traslazione o dalla rotazione di archi. Nel caso di volte complesse come le volte a crociera, gli archi costitutivi vengono distinti in base alla loro posizione (archi trasversali, longitudinali, ecc).

• Piedritto o spalla (4): è il sostegno generico sul quale si appoggia un arco (può essere una colonna, un pilastro...)

• Cuneo (2): ciascuna pietra dell'arco tagliata a forma trapezoidale

• Chiave d'arco (o di volta) (1): il cuneo centrale alla sommità dell'arco • Linea o piano d'imposta: la retta che passa dove inizia l'arco e finiscono i piedritti;• Archivolto (o fronte): la faccia dell'arco; può essere formata da una o più ghiere. • Intradosso (5): la superficie inferiore dell'arco

• Linea di intradosso: la linea curva che delimita l'archivolto inferiormente • Estradosso (3): la superficie esteriore dell'arco (di solito nascosta) • Luce (o corda) (7): è la distanza tra i due piedritti; tranne che nel caso di arco asimmetrico,

si misura sulla linea d'imposta. • Freccia (o saetta, o monta) (6): è la distanza massima tra l'intradosso e la linea d'imposta

dell'arco. • Sesto : è il rapporto tra la freccia e la semicorda. Quando questo è uguale a uno, l'arco viene

detto a tutto sesto o a pieno centro, quando è maggiore di uno, l'arco si dice a sesto acuto,

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Arco in una finestra “serliana” a Palazzo Te (Mantova)

Nomenclatura dell'arco: 1 chiave di volta; 2 cuneo; 3 estradosso; 4 piedritto; 5 intradosso; 6 freccia; 7 corda o interasse; 8 rinfianco.

quando è minore di uno l'arco si dice a sesto scemo o ribassato. Anticamente sesto significava il compasso, per cui un arco a tutto sesto era un arco nel cui disegno il compasso faceva un semigiro.

• Rinfianco (8): struttura muraria che circonda l'arco e ne sostiene le spinte laterali.

Proprietà statiche Da un punto di vista costruttivo l'arco svolge la stessa funzione dell'architrave, ma con un diverso funzionamento statico. Mentre infatti l'architrave è una struttura non spingente (che scarica cioè il peso solo in verticale), l'arco è una delle più tipiche strutture spingenti, perché genera spinte laterali, quindi anche orizzontali. Questo ha come vantaggio l'apertura di luci molto più ampie, mentre ha come svantaggio una costruzione più complessa e la necessità di predisporre metodi per controbilanciare le spinte laterali.Per reindirizzare le spinte laterali verso il basso si devono predisporre strutture

che generino forze di controspinta o di trazione. Tra le strutture di controspinta esistono due tipologie principali:

1. Strutture di sostegno laterale, che possono essere a loro volta strutture spingenti: frazionano gradualmente le spinte orizzontali fino ad annullarle (come contrafforti, archi rampanti o anche una solida cortina muraria - detta rinfianco - che assorba le spinte);

2. Strutture di sostegno verticale, che apportano pesi mirati sui sostegni, rafforzando i sostegni laterali e impedendogli di piegarsi verso l'esterno; in effetti forzano le spinte laterali a indirizzarsi subito verso il basso (esempio tipico è il pinnacolo)

Statica di un edificio e sistemi statici

Ogni edificio si basa su un sistema statico, ovvero un sistema in cui l'equilibrio delle varie forze che vi intervengono ne garantisce la stabilità.Fondamenti di un sistema statico sono le strutture portanti e le strutture portate (o sistemi di copertura)

STRUTTURE (SISTEMI) PORTANTI

Piedritti (colonne e pilastri, lesene e paraste)

Sono elementi verticali di sostegno e si distinguono in base alla forma della loro sezione.I pilastri hanno sezione quadrangolare e le colonne circolare. Vi sono poi sistemi misti detti pilastri compositi.

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Leon Battista Alberti Palazzo Rucellai, sec. XV

E' necessario distinguere inoltre due strutture verticali di cui quelle dette lesene, pur sporgendo da un piano murario, non sostengono nulla e hanno funzione decorativa. Le strutture invece dette paraste hanno funzione portante. Nelle caso della lesene la porzione muraria compresa tra queste è la vera struttura portante, e le lesene decorano il parato murario scandendolo verticalmente. Nel caso delle paraste il paramento murario invece non ha funzione portante (che è affidata alle paraste) e spesso si riduce a una tamponatura. Dall'osservazione esterna e superficiale non è sempre possibile distinguere lesene e paraste, presentandosi all'esterno ambedue come sporgenze murarie.

SISTEMI DI COPERTURA

– 1 - Coperture piane e a spiovente

- 2 - La volta

Il livello tecnico materiale pag. 18Volta a botte è lo sviluppo longitudinale di un sistema ad arco

copertura piana

copertura a capriate (a spiovente)

Volta a crociera è l'incrocio di due volte a botte

- 3 - La cupola

La cupola risulta dallo sviluppo radiale del sistema ad arco

SISTEMI STATICI

TENSOSTRUTTURE, STRUTTURE IN CEMENTO ARMATO E NUOVI MATERIALI

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sistema ad arco

sistema ad architrave

Otto Frei, Stadio di Monaco 1972

cupola a tamburo

cupola a tiburio“immersa” nel tamburo

Nuove forme, nuovi materialidal calcestruzzo al cemento armato

Il termine calcestruzzo, che deriva dal latino calcis structio (struttura a base di calce) non è in realtà quello utilizzato da Marco Vitruvio Pollione nel suo De architectura, dove tale tecnica viene definita come opus caementicium .

Nella descrizione contenuta nel De architectura, il termine caementum (dal verbo caedo che significa tagliare in pezzi) indicava il rottame di pietra usato per confezionare il calcestruzzo.Il termine caementum dal latino classico, divenuto cementum nel latino volgare, conservò prima il significato di "rottame di pietra", per poi assumere nel tardo Medioevo, con il termine italiano di cemento, il significato di tutto il conglomerato, cioè l'attuale calcestruzzo.

Solo alla fine del XVIII secolo il termine cemento assunse quello attuale di legante idraulico, mentre al conglomerato venne definitivamente assegnato il termine calcestruzzo.

Cemento = rottame c nel Medioevo significava: “conglomerato”, oggi: calcestruzzo formato da sabbia + cemento (legante idraulico )

L'invenzione del calcestruzzo e le sue migliorie nel tempo Il notevole pregio riconosciuto al calcestruzzo dai suoi primi utilizzatori era la possibilità di ottenere rocce artificiali di qualsivoglia forma.È difficile precisare quali siano le origini della tecnica di costruire in conglomerato, furono però i Romani a darle grande impulso, utilizzandola per la realizzazione di un notevole numero di opere, ancora oggi in buono stato di conservazione.I romani impiegavano il calcestruzzo nelle costruzioni di strade, nelle fondazioni e nelle costruzioni murarie.

L'opus caementicium fu portato al massimo grado di perfezione a partire dal I secolo a.C. quando la sabbia costituente la malta venne sostituita in parte o in tutto da pozzolana (pulvis puteolana) o da cocciopesto.La scoperta della pozzolana segnò una rivoluzione nella realizzazione di opere murarie. Dice infatti Vitruvio nel II libro del De Architectura: la pozzolana di Baia o di Cuma fa gagliarda non solo ogni specie di costruzione ma in particolare quelle che si fanno in mare sott'acqua.La scoperta della calce idraulica segna la transazione dal calcestruzzo romano a quello moderno (cemento), giacché gli sperimentatori, soprattutto con l'ausilio della nuova scienza chimica appena nata con Lavoisier sono in grado di governare un nuovo processo di sintesi che porterà prima alla calce idraulica artificiale e più tardi al moderno cemento Portland (1818). Nel 1860 M. Chatelier stabilì la composizione chimica del cemento consentendo così la produzione industrializzata del calcestruzzo.

La scoperta del calcestruzzo armato

La notevole diffusione del calcestruzzo si è però avuta con l'avvento del calcestruzzo armato.Il composto infatti ha ottima resistenza a compressione ma scadente resistenza a trazione e questo ne ha limitato l'uso per millenni (vedi anche i concetti di flessione ed elasticità).

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Roma, Basilica di Massenzio, sec. IV a.C.

La data di nascita del calcestruzzo armato è difficilmente individuabile, ma certamente è nel XIX secolo, grazie alla rivoluzione industriale che ha ha portato all'eccezionale produzione dei due materiali costituenti: acciaio e cemento, che si è avuto la sua diffusione su vasta scala.Da un punto di vista strettamente tecnico, l'idea di utilizzare il ferro, quale materiale resistente a trazione, in abbinamento con altri materiali resistenti a compressione, quali la pietra, si può trovare già nei secoli XVII e XVIII in Francia.Comunque, solo dal 1845, con l'inizio della produzione industriale del cemento artificiale, i tentativi acquistano maggiore importanza.Nel 1847 Coignet, progetta la prima copertura in cemento gettato in casseforme e armato con ferri profilati.

Le Corbusier e l'architettura moderna (approfondimento)Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Le Corbusier, pseudonimo di Charles-Edouard Jeanneret-Gris (La Chaux-de-Fonds, 6 ottobre 1887 – Roquebrune-Cap-Martin, 27 agosto 1965), è stato un architetto, urbanista, pittore e designer svizzero naturalizzato francese.Viene ricordato - assieme a Ludwig Mies van der Rohe, Walter Gropius e pochi altri - come un maestro del Movimento Moderno. Pioniere nell'uso del cemento armato per l'architettura, è stato anche uno dei padri dell'urbanistica contemporanea. Membro fondatore dei Congrès Internationaux d'Architecture moderne, fuse l'architettura con i bisogni sociali dell'uomo medio, rivelandosi geniale pensatore della realtà del suo tempo.

Un'architettura a misura d'uomo Il principale e immortale contributo di Le Corbusier all'architettura moderna consiste nell'aver concepito la costruzione di abitazioni ed edifici come fatti per l'uomo e costruiti a misura d'uomo: "solo l'utente ha la parola", afferma in Le Modulor, l'opera in cui espone la sua grande teorizzazione (sviluppata durante la II guerra mondiale), il modulor appunto. Non è un caso che la sua architettura appaia forse troppo standardizzata e priva di una certa estetica, poiché ben lungi dal puntare sull'ornamento e sulla bellezza architettonica Le Corbusier punta alla vivibilità degli edifici. Il modulor è una scala di grandezze, basata sulla regola aurea nota già agli antichi Greci riguardo le proporzioni del corpo umano: queste misure devono essere usate da tutti gli architetti per costruire non solo spazi ma anche ripiani, appoggi, accessi che

siano perfettamente in accordo con le misure standard del corpo umano. Tra il 1945 e il 1952 Le Corbusier edifica la prima delle sue "Unités d'Habitation", unità di abitazione, a Marsiglia. Più che semplici abitazioni, si tratta di veri e propri edifici-città. Su diciassette piani costruisce più di trecento appartamenti a 'tagli' diversi (singoli, coppie, famiglie da 3, 4, 5, 6 persone), al posto dei corridoi tra gli appartamenti ben sette 'strade interne' dove sono presenti negozi di ogni tipo, e il tetto (come già teorizzato in Verso un'architettura) diviene un'immensa piazza-terrazza dove viene restituito il verde tolto dal cemento e una grande piscina.

I cinque punti della nuova architettura 1. I Pilotis (piloni) sostituiscono i voluminosi setti in

muratura che penetravano fin dentro il terreno, per fungere infine da fondazioni, creando invece dei sostegni molto esili, poggiati su dei plinti, su cui appoggiare poi i solai in calcestruzzo armato. L'edificio è retto così da alti piloni puntiformi, di cemento armato anch'essi, che elevano la costruzione separandola dal terreno e dall'umidità. L'area

Il livello tecnico materiale pag. 21Palazzina di Le Corbusier e P. Jeanneret a Stoccarda

Le Corbusier: schema del Modulor

ora disponibile viene utilizzata come giardino, garage o - se in città - per far passare strade.

2. Il Tetto-giardino (tetto a terrazza) restituisce all'uomo il verde, che non è solo sotto l'edificio ma anche e soprattutto sopra. Tra i giunti delle lastre di copertura viene messo il terreno e seminati erba e piante, che hanno una funzione coibente nei confronti dei piani inferiori e rendono lussureggiante e vivibile il tetto, dove si può realizzare anche una piscina. Il tetto giardino è un concetto realizzabile anche grazie all'uso del calcestruzzo armato: questo materiale rende infatti possibile la costruzione di

solai particolarmente resistenti in quanto resiste alla cosiddetta trazione, generata dalla flessione delle strutture (gravate del peso proprio e di quanto vi viene appoggiato), molto meglio dei precedenti sistemi volti a realizzare piani orizzontali.

3. Il Plan libre (pianta libera) è resa possibile dalla creazione di uno scheletro portante in cemento armato che elimina la funzione delle murature portanti che 'schiavizzavano' la pianta dell'edificio, permettendo all'architetto di costruire l'abitazione in tutta libertà e disponendo le pareti a piacimento.

4. La Facciata libera è una derivazione anch'essa dello scheletro portante in calcestruzzo armato. Consiste nella libertà di creare facciate non più costituite di murature aventi funzioni strutturali, ma semplicemente da una serie di elementi orizzontali e verticali i cui vuoti possono essere tamponati a piacimento, sia con pareti isolanti che con infissi trasparenti.

5. La Fenêtre en longueur (o finestra a nastro) è un'altra grande innovazione permessa dal calcestruzzo armato. La facciata può infatti ora essere tagliata in tutta la sua lunghezza da una finestra che ne occupa la superficie desiderata, permettendo una straordinaria illuminazione degli interni ed un contatto più diretto con l'esterno.

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Le Corbusier, Villa Savoye a PIssy, esempio di realizzazione dei cinque punti della nuova architettura