il giardino dei simboli liturgia,teologia e arte nella ... · il giardino dei simboli...

39
Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero dell’uomo IL MISTERO DEL NATALE Simboli, liturgia, arte per l’Incarnazione Il mistero del tempo Verrò domani”. “Ci rivedremo il prossimo mese”. “L’estate ventura faremo le vacanze assieme”. “Al tempo della vendemmia torneremo in campagna ”. Quante volte ci ritroviamo ad usare queste espressioni. Ieri, oggi domani, ore, giorni, notti, mesi, stagioni, anni. Il nostro parlare quotidiano è pieno di questi termini che sono misura” del tempo e, dunque, della nostra vita. Dobbiamo considerare come, all’uso dei termini non si collega un’altrettanta profonda intelligenzadei contenuti e questo appare evidente se proviamo, su due piedi, a dare una definizione del tempo”. Il “tempo” cosmico è una delle realtà più misteriose ed affascinanti davanti a cui l’uomo si trovi a riflettere. Infatti, le scienze fisiche e matematiche, l’astronomia e l’astrofisica, gli strumenti di misurazione, le stes sa esperienza umana, che è ciò che più conta, si accordano nel constatare che ogni oggetto esistente, e in specie la vita umana, procede secondo momenti -che sommati- formano il “tempo”, ma nessun oggetto, nessun essere vivente può tornare indietro e vivere nel passato; e se questo si può fare con il pensiero e la mente con la mente, non si tratta di vero ritorno ad esistere “ieri”. Un esempio classico lo troviamo in una celebre affermazione di s. Agostino che: del tempo diceva, so tutto, solo che se debbo parlarne, non so più nulla. Il che significa che l’esperienza della vita temporale è un dato di fatto, ma essa non è concettualizzabile in forma comprensibile.

Upload: duongdiep

Post on 16-Feb-2019

228 views

Category:

Documents


2 download

TRANSCRIPT

Page 1: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

Il giardino dei simboli

Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo

Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero dell’uomo

IL MISTERO DEL NATALE

Simboli, liturgia, arte per l’Incarnazione

Il mistero del tempo

“Verrò domani”. “Ci rivedremo il prossimo mese”. “L’estate ventura faremo le

vacanze assieme”. “Al tempo della vendemmia torneremo in campagna”. Quante

volte ci ritroviamo ad usare queste espressioni. Ieri, oggi domani, ore, giorni, notti,

mesi, stagioni, anni. Il nostro parlare quotidiano è pieno di questi termini che sono

“misura” del tempo e, dunque, della nostra vita. Dobbiamo considerare come, all’uso

dei termini non si collega un’altrettanta profonda “intelligenza” dei contenuti e

questo appare evidente se proviamo, su due piedi, a dare una definizione del

“tempo”.

Il “tempo” cosmico è una delle realtà più misteriose ed affascinanti davanti a cui

l’uomo si trovi a riflettere. Infatti, le scienze fisiche e matematiche, l’astronomia e

l’astrofisica, gli strumenti di misurazione, le stessa esperienza umana, che è ciò che

più conta, si accordano nel constatare che ogni oggetto esistente, e in specie la vita

umana, procede secondo momenti -che sommati- formano il “tempo”, ma nessun

oggetto, nessun essere vivente può tornare indietro e vivere nel passato; e se questo

si può fare con il pensiero e la mente con la mente, non si tratta di vero ritorno ad

esistere “ieri”.

Un esempio classico lo troviamo in una celebre affermazione di s. Agostino che: del

tempo diceva, so tutto, solo che se debbo parlarne, non so più nulla. Il che significa

che l’esperienza della vita temporale è un dato di fatto, ma essa non è

concettualizzabile in forma comprensibile.

Page 2: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

2

Il tempo come creatura

La Rivelazione biblica ha un concetto di tempo del tutto originale rispetto alle

culture antiche, e anche moderne. In una parola possiamo dire che, per la Rivelazione

biblica, il tempo è qualificato, esso conta molto. Infatti è creato da Dio non in modo

“indifferente”, come fosse una qualsiasi dimensione del creato, bensì è posto a

disposizione dell’uomo, nel senso che nello spazio-tempo creati l’uomo, immagine e

somiglianza di Dio, è posto per la sua realizzazione integrale.

Il tempo così è coniugato con lo spazio, il che indica la storia e le culture dei popoli;

ad esempio non è indifferente che Gesù sia nato verso il 7 a.C., sotto l’imperatore

Augusto, in Palestina, nella cultura del popolo ebraico. Il tempo come creatura

dunque è in favore, non contro l’uomo.

Dio Sovrano del tempo per gli uomini

Il libro della Genesi afferma che “in principio” (dunque nel tempo) Dio crea; crea

tutto, e da ultimo crea l’uomo e lo pone “nel Giardino” (nello spazio) affinché vi si

sviluppi (cfr. Gen 1,1 - 2,4a; 2,4b-23). Gli svela e propone il suo Disegno di bene

infinito: un Progetto, uno Sviluppo, un Fine che è anche la fine. Ossia, tutta la storia

della salvezza, l’A.T., Cristo, la Vita eterna. Il procedimento è lineare, in crescita, in

salita illimitata.

Gli uomini così possono, anzi debbono, percorrere questo itinerario spaziale e

temporale solo procedendo “in avanti”. Non possono tornare indietro. Il greco

“nostalgia” significa “dolore per il (mancato) ritorno”. La Rivelazione non conosce

nostalgia: non si torna indietro al Giardino di Eden, il tempo non è reversibile, e il

luogo non è più visitabile di nuovo. Perché Dio prepara per gli uomini che ama la

Dimora al di là di ogni aspettativa, come dice s. Paolo (si vedano testi difficili ma

decisivi come 1 Cor 2,6-10; Rom 8,16-25). È la Rivelazione dello Spirito Santo.

Nonostante questo, il problema del tempo resta uno degli ostacoli più difficili per i

filosofi, ma anche per i letterati.

Il tempo ostile

La Rivelazione biblica è ambientata tra culture dei popoli antichi, tutti i quali si

facevano rappresentazioni diverse del tempo. Quella dell’Oriente antico, (babilonese,

egiziano, cananeo) era di tipo naturista. La concezione era del cosmo non creato (la

materia eterna), in cui si succedevano le stagioni (agricoltura, fecondità del bestiame)

in cicli che sembravano immutabili, inevitabili, “eterni”, nell’avvicendarsi del tempo

solare e lunare con i loro fenomeni visibili. Il tempo non aveva realmente un

significato. Era concepito come una divinità, Kronos, che divorava i suoi figli via via

generati (i secoli divorano i secoli).

Page 3: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

3

D’altra parte, i Greci, la cui civiltà era la più raffinata, concepivano la decadenza del

tempo, dall’“età dell’oro” mitologica all’attuale età di ferro, o di piombo, o di argilla,

insomma, sempre peggio. Il tempo era sentito come nemico, era il “fato” inesorabile

e divoratore. Il pessimismo verso il tempo era la situazione prevalente. Basterà qui

leggere i Lirici greci. il loro rimpianto della gioventù che passa e della vecchiaia

“informe” che porta irreversibilmente alla scomparsa, alla vita nell’Ade, il luogo

delle ombre eterne. Perciò il pessimismo platonico postula come una liberazione

l’uscita dall’età terrena, affinché l’anima isolata dal corpo possa risalire a

confondersi nell’Uno, che è indistinto e non personale.

Altrettanto, e forse peggio, si può dire delle culture e religioni dell’Oriente, antico e

moderno. Il pessimismo cosmico ed umano vi domina. Tutto ruota all’infinito, in

eterno, con gli stessi anni ed epoche e mali. E’ la disperazione.

Il tempo di Dio

La Scrittura parla della “pienezza del tempo” (Gal 4,4), in cui si compie la salvezza

in Cristo inviato dal Padre con lo Spirito Santo. Da lì il tempo “cresce”, si dilata

verso la realizzazione illimitata degli uomini fedeli, acquista sempre più senso,

l’ottimismo cristiano è una realtà. I cristiani della generazione apostolica hanno

gridato, come in un’iscrizione lapidaria: “Gesù Cristo! Ieri ed Oggi Il medesimo per

il secolo” (Eb 13,8), ossia: Egli è il “nostro” tempo, è il nostro Ieri, il nostro Oggi,

Egli l’Eterno.

Allora assume tutto il suo senso il “tempo dell’A.T.”, quello “della Chiesa” - e

l’Eternità stessa di Dio: in Cristo Risorto una volta per sempre, su cui il tempo, la

morte, il dolore non hanno più nessuna presa. Assume tutto il suo senso il tempo di

ciascuno di noi, “lo spazio di vera ed efficace conversione del cuore” verso se stessi,

il prossimo, il mondo (lo spazio-tempo adesso compresi bene), Dio.

Redimere il tempo

Tutti, ciascuno di noi, abbiamo assegnato un “tempo”. S. Paolo dice di “redimerlo”,

poiché nell’economia del peccato che attanaglia tutti gli uomini esso è “perverso”: Ef

5,16. Significa, accettare di essere santificati finché si ha tempo, e questo, a sua volta

significa svolgere tutto il compito temporale che ci è assegnato, e che si configura

come “la fede posta in azione mediante la carità” (Gal 5,6).

Il tempo non è contro gli uomini, è disposto da Dio in loro esclusivo favore

L’Anno liturgico

“È già passato un altro anno!”. “I giorni e le settimane non si contano più”.

Affermazioni frequenti che nascono dal cuore di chi, “adulto”, avverte il rapido

Page 4: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

4

fuggire dei giorni. L’esperienza del tempo, infatti, non si limita al computo

matematico dato dallo studio del movimento degli astri e registrato, con grande

precisione, dai nostri orologi e cronometri. Esiste, anche, una sorta di “tempo

interiore”, un’esperienza personale del tempo che è diversa da quella delle ore “tutte

uguali” dell’orologio. Per tutti è comune l’esperienza del tempo “lunghissimo”

nell’infanzia e della sua rapidità travolgente, e sempre avvertita, mentre le

“primavere” si assommano sulle spalle.

Ma c’è un’altra percezione del tempo da parte dell’uomo che vive in sintonia con la

natura e che sia ancora capace di “stupore”, in questo caso ogni “ora” del giorno

assume un suo significato, un suo valore, un suo “colore”. In chi è capace di stupore,

infatti, è spontaneo che la luce del mattino richiami e rifletta il dono della nascita, e

l’ombra della sera e il buio della notte porti a considerare l’ineluttabile tramonto e

provvisorietà di tutto, mentre la forza del meriggio con la sua luce e calore appaia

segno di “stabilità” e quasi immobilità del giorno.

La Comunità dei discepoli di Cristo ha una sua propria misurazione del tempo:

l’Anno liturgico o Anno cristiano, basata su Colui che: “quando venne la pienezza

dei tempi nacque da donna, nacque sotto la legge per riscattare quanti erano sotto

la legge” (Gal 4,4). Cristo venne a “dare compimento” a quanto era la fede e la vita

d’Israele, comprese dunque anche le feste e i tempi liturgici. I cristiani hanno così

come riferimento della loro vita e della loro fede gli eventi, i fatti e le parole della

vita di Gesù. Il tempo liturgico cristiano non è più figura e profezia di quello che

dovrà trovare compimento, poiché il compimento è già avvenuto nella pienezza

dell’Evento della Morte e Resurrezione del Signore. Tutto sarà, dunque, la

proclamazione di quanto, in Cristo, si è compiuto una volta per sempre.

Il tempo liturgico cristiano appartiene all’ultima tappa della storia della salvezza, ed

è, come ogni realtà liturgica della Chiesa, un mezzo per rendere reale ed operante la

salvezza nella storia. Il papa Pio XII nell’enciclica Mediator Dei, nel 1947, dava

dell’Anno liturgico questa definizione: “Non è il susseguirsi di pii ricordi , ma è

Cristo che vive nel temp”.

Il tempo d’Avvento.

Quando l’autunno si inoltra, gli spot televisivi e le inserzioni pubblicitarie si

rivestono del colore e della “poesia” del Natale. Gli operatori commerciali si

preparano al giorno, che nel corso dell’anno, più invita alle spese ed ai regali è

costatazione lampante che il consumismo si è appropriato di una delle feste più care

al popolo cristiano.

Anche nelle chiese, concluso l’Anno liturgico con la festa di Cristo Re Crocefisso e

Risorto, si avverte un’aria nuova. Il colore verde delle vesti liturgiche lascia posto al

viola nelle quattro Domeniche che precedono il Natale.

Page 5: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

5

Inizia il tempo di Avvento, che popolarmente è detto tempo di preparazione al

Natale. Ma è solo questo?

Se consultiamo il Dizionario vediamo che la parola “avvento” deriva dal latino e

significa venuta - manifestazione. Il significato di “avvento” è più ricco e vasto del

semplice termine popolare attribuito a questo tempo liturgico come “attesa” o

“preparazione”. A stretto rigore del termine, come proposto dal vocabolario,

l’Avvento prima di essere tempo di preparazione alla festa della Natività del Signore

è celebrazione, in quattro settimane, della Venuta gloriosa del Signore. E la conferma

più autorevole in questo senso è offerta dalla Parola di Dio proclamata nelle quattro

Domeniche.

Un veloce esame ne mostra il valore nei tre Cicli liturgici A, B, e C.

La I Domenica ha come tema la vigilanza; l’Evangelo presenta infatti la

Venuta ultima del Signore.

Le Domeniche II e III hanno come figura centrale Giovanni Battista, l’araldo

che scuote dalla pigrizia chiamando a conversione per essere pronti ad

accogliere colui che ha “in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per

raccogliere il frumento nel granaio”.

Infine la IV Domenica, che dispone alla “preparazione” del Natale ha come

figura centrale Maria, Madre del Signore.

Da questo rapido sommario della Parola di Dio, che attende di essere approfondito,

appare evidente come il cristiano sia invitato a vivere questo tempo, con un impegno

che va ben oltre la semplice “preparazione” del 25 dicembre.

Compagni di viaggio nel tempo di Avvento

Visto secondo questa prospettiva il tempo d’Avvento si mostra come “modello” del

tempo umano, vissuto nella costruzione del Regno e nella vigilanza per la venuta del

Signore. La liturgia della Parola presenta tre figure che accompagnano lungo la

strada: Isaia, Giovanni Battista, la Vergine Maria.

Isaia, è il profeta della Santità di Dio, il suo libro è il filo conduttore del tempo

d’Avvento; è il cantore della speranza, che conforta il popolo nei momenti difficili,

l’annunciatore del tempo messianico, nel quale tutti i popoli saliranno a

Gerusalemme. È il testimone della salvezza di Dio. Lui insegnail canto della

speranza e della lode alla Santità di Dio. Canto che deve accompagnare in tutta la

vita.

La seconda figura è Giovanni Battista, l’austero precursore di Gesù, la “voce” che

grida nel deserto. Egli è l’ultimo e il più grande dei profeti, l’amico dello Sposo, è il

“dono” di Dio mandato a preparare la strada al Signore ed a portare “la conoscenza

della salvezza”. Deve fare posto al Messia; il suo compito e impegno è che il Messia

Page 6: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

6

cresca, mentre lui di “diminuisce” davanti a Lui. Il Battista insegna il servizio umile

e sincero, la verità austera, per essere “voci” che nel deserto di oggi annunciano la

salvezza.

La terza persona che accompagna l’itinerario di Avvento è Maria, la serva discreta e

pronta del Signore. Questo tempo liturgico è, infatti, il vero “mese di maggio”. È il

tempo della Vergine Figlia di Sion. In Lei si compiono le attese dei tempi. In Lei

l’esempio perfetto della fede e della speranza in Dio. La fede sconfinata nel Dio dei

Padri e nelle sue promesse, l’attesa vigilante, la piena docilità al Disegno divino.

Maria insegna il silenzio, la prontezza ad accogliere la Volontà del Signore e la

capacità a diventare dono.

Come celebrare il tempo d’Avvento

La consuetudine con queste figure aiuterà a trovare la maniera più autentica per

vivere l’Avvento, nell’attesa e nella speranza.

Nell’attesa: “Dite agli sfiduciati: ecco viene il vostro Dio, viene a salvarvi”. Il

cristiano è l’uomo dell’attesa. La preghiera insistente della Comunità cristiana

primitiva era: “Marana thà”, “Signore nostro, vieni!”. E questo è anche

l’insegnamento della preghiera del Signore: “Venga il tuo regno”. Dunque: “Vigilate,

vegliate, state pronti!”.

L’Avvento che si celebra ogni anno è dunque “mistero” di Presenza, Venuta, attesa.

Il Cristo che noi celebriamo, fu atteso nei tempi dai Padri, è venuto “Nella pienezza

dei tempi Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge” (Gal 4,4).

Egli venne “per noi uomini e per la nostra salvezza” (Profess. di fede). Nella storia,

in un tempo preciso, in una regione del mondo, in una cultura definita, è venuto

l’Emmanuele - Con-noi-Dio - (cfr Mt 1,23-24). Egli è dunque “Colui-che-viene”.

Venne come vero Uomo tra gli uomini per adempiere, nella sua Morte e

Resurrezione, il Disegno del Padre.

Viene sempre: è una promessa! Dal tempo che va dalla Pentecoste alla gloriosa

Venuta finale Egli viene, è Presente, quando due o tre stanno radunati nel suo Nome

e lo invocano nello Spirito (Mt 18,19-20). Questa è la preghiera incessante della

Chiesa, Sposa sua: “Vieni Signore” (Ap 22,17).

Resta sempre mediante lo Spirito: Ricordiamo la preghiera dei discepoli di Emmaus:

“Resta con noi, Signore”. Nella sua vita terrena, in Gesù, era la Pienezza dello

Spirito e, nella Resurrezione Egli lo dona ai discepoli perché “resti” con loro. Lo

Spirito Santo che “resta” con i discepoli, rende presente il Signore. Egli rimane

sempre con i suoi, vivo e operante, nella Parola, nell’eucarestia e nella Chiesa suo

corpo.

Page 7: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

7

Verrà: è la promessa certa di cui, “vigilanti nell’attesa ed esultanti nella lode”,

attendiamo il compimento. Per questo il richiamo, forte e preciso, di questo tempo

liturgico: “Vigliate - State pronti”.

Vigilare perché in ogni momento Egli può venire; essere pronti per l’incontro

definitivo con Lui; operare instancabilmente per l’edificazione del suo Regno. Il

cristiano sapiente vive consapevole della sua “fine”, ma opera sicuro della

“pienezza” come se non dovesse morire mai.

Il Tempo di Avvento, dunque, non è “preparazione” ad una festa annuale bensì è

dono di “vita” per anticipare e garantire per sempre la Festa dell’eterno incontro. È il

formidabile Tempo della speranza cristiana, felice virtù che conduce a Dio legando

in fraterna comunione le vie degli uomini.

Il secondo modo di vivere l’Avvento è: nella speranza: “Ogni uomo vedrà la

salvezza del Signore”. Questo tempo liturgico è quanto mai “moderno” ed attuale. A

un mondo spaventato, pieno di paure e di incapacità a sperare il cristiano si deve

mostrare come uomo della speranza. La storia ha bisogno oggi di questa

provocazione. Ora la speranza cristiana non è quella di sognatori sciocchi che nella

fantasia costruiscono quanto non hanno nella realtà. È la speranza di quanto è già

presente e va crescendo secondo la promessa del Signore: “Il Regno di Dio è già tra

di voi”. Mentre si edifica il Regno, già lo si abitia, e quello che in germe è

contemplato lo si attende e speria.

Nella Liturgia, la Parola, annunciata un tempo ai Padri, si fa avvenimento per oggi e

apre all’avvenire. I cristiani diventano, per la famiglia umana, anelli di congiunzione

nella storia della salvezza rendendola, per la Misericordia di Dio, attuale e presente.

Il tempo di Avvento chiede ben altro stile che uno sterile sentimentalismo. Entrando

in questo tempo liturgico si entra nella storia. Il popolo di Dio si sente chiamato a

costruire il Regno e a obbedire al Signore, colmo di gioia prorompente e perfetta

come chi trova una perla mirabile o un tesoro prezioso.

Vigilanti nell’attesa ... esultanti nella lode

Spiritualità dell’Avvento a partire dai testi eucologici

Una delle esperienze, misteriosa e affascinante, dell’infanzia era accedere al solaio di

casa e passare ore a rovistare nei vecchi bauli, fra i mucchi di cianfrusaglie

conservate da generazioni. Tutte cose conservate perché...: “Non si sa mai.

Potrebbero tornare utili”. La ricerca era sempre fruttifera, mai si tornava a mani

vuote.

Del resto, Gesù stesso paragonò un giorno l’uomo saggio al padrone di casa che dai

suoi forzieri trae cose nuove e cose vecchie. Nei “forzieri” della Chiesa Madre nostra

e Sposa del Signore ci sono tanti tesori, vecchi e nuovi, trasmessi dalla fede dei

nostri padri e dalla vita dei credenti di oggi. Tante volte su di essi si depositano la

Page 8: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

8

polvere della dimenticanza e la faciloneria dei luoghi comuni. Si tralascia la gioia

avventurosa della ricerca per scoprire e riscoprire il cammino di ieri e di oggi.

Tra questi beni sono, spesso dimenticati e usati male, il Lezionario, perla

inestimabile, e il Messale, testimone della fede dell’Una-Santa.

Oggi, con lo spirito avventuroso di ragazzi che cercano il “tesoro” proviamo ad

addentrarci tra i testi che alimentano la preghiera della Chiesa nel tempo di Avvento

per liberare il nostro cuore e la nostra mente dalla ruggine dell’abitudine e la polvere

della dimenticanza e della genericità.

Se a bruciapelo ci chiedessero che cosa è l’Avvento molti di noi, probabilmente,

frugando fra le pieghe della memoria risponderebbero: “È il tempo della

preparazione al Natale”. Nient’altro. Si è vero, ma questa risposta è sufficiente?

Proviamo a cercare.

L’Anno liturgico è Cristo che vive nel tempo e la Chiesa facendo memoria dei

misteri della redenzione apre ai fedeli la ricchezza delle azioni salvifiche del suo

Signore, le rende come presenti a tutti i tempi perché i fedeli ne prendano contatto e

siano ripieni della grazia della salvezza.

Non ci basta dunque pensare che l’Avvento ci predisponga solo al pio ricordo della

nascita del Signore come fosse un Bimbo che ci attende nella celebrazione del

Natale.

La celebrazione Eucaristica che scandisce il tempo di Avvento e il giorno di Natale,

celebrazione piena del Mistero di Cristo Morto e Risorto, Signore della Gloria, ci

chiama a profonda attenzione.

Un po’ di storia

Sappiamo che già dal 336 la Chiesa celebra la festa del Natale e un’antica rubrica del

Cronografo Romano dice per il 25 dicembre: “Natale del Signore nostro Gesù Cristo

nella carne. Pasqua”. Dell’Avvento abbiamo notizie dal 4 secolo, notizie storiche

scarse e incerte che però caratterizzano questo tempo sia in una visione escatologica

sia come preparazione al Natale, troviamo elementi che riguardano una pratica

ascetica e altri di carattere più propriamente liturgico. Preparazione alla festa e

insieme attesa della Venuta finale. Si è discusso e ricercato sul significato originario

di questo tempo liturgico fra le due presentazioni di avvento natalizio e di avvento

finale. La parola definitiva ci viene dalla riforma liturgica operata dal Concilio

Vaticano II che ha voluto conservare i due aspetti di preparazione al Natale e attesa

della seconda venuta di Cristo Signore1.

1. Norme universali sull’anno liturgico e il calendario: n.39 “Il tempo di avvento ha una doppia caratteristica: è tempo di preparazione alla solennità del natale, in cui si ricorda la prima venuta

Page 9: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

9

Questo tempo liturgico, nella sua struttura, è tipico dell’Occidente. La Chiesa di

Oriente conosce solo una breve preparazione al Natale fatta di alcuni giorni.

L’Avvento è scandito da quattro domeniche (6 nella liturgia ambrosiana) e pur nella

sua unitarietà, segnata soprattutto dalla proclamazione delle Scritture, può essere

diviso in due periodi. Dalla prima Domenica al 16 dicembre è messo in risalto

l’aspetto escatologico, orientando i cristiani all’attesa della Venuta finale del Signore

della gloria.

Dal 17 al 24 dicembre i testi eucologici orientano alla preparazione del Natale. I due

Prefazi dell’Avvento esprimono con chiarezza le caratteristiche di questi due

momenti.

Quando verrà e busserà alla porta ci trovi vigilanti

Il termine “adventus” dell’antico vocabolario pagano richiama la realtà della Venuta,

ma indica anche la presenza. Celebrare il Natale non è un fittizio ritorno al passato,

quasi immaginando che il Messia-Salvatore non sia ancora venuto fra di noi. L’attesa

di oggi non è quella dell’antico Israele che aspettava il Messia. Egli è già venuto e la

salvezza da lui operata è attuale in ogni tempo. Egli, però, deve tornare e deve

compiersi la definitiva pienezza del Regno di Dio. L’Avvento storico è

comprensibile per il cristiano di oggi solo nella prospettiva della Venuta finale. La

manifestazione avvenuta “nella pienezza dei tempi” (Gal 4,4), esige l’attenzione alla

manifestazione finale. Così, celebrare l’umiltà della venuta nella fragilità della nostra

carne, è anticipo e profezia del Ritorno nella Gloria per il Giudizio finale.

In questo tempo liturgico tutta la storia umana deve essere riletta alla luce di Colui

che era che è, che viene e che deve tornare alla fine dei tempi. Così, iniziando questo

tempo santo, la Chiesa prega: “Il tuo aiuto, Signore, ci renda perseveranti nel bene

in attesa del Cristo, tuo Figlio; quando egli verrà e busserà alla porta ci trovi

vigilanti nella preghiera ed esultanti nella lode” (Colletta del primo lunedì).

E già nella prima Domenica la colletta: “O Dio, nostro Padre, suscita in noi la

volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci

chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli”.

Il Prefazio primo, a sua volta dopo aver ricordato il primo avvento “nell’umiltà della

nostra natura umana” che ha portato a compimento “la promessa antica” dice:

“Verrà di nuovo nello splendore della gloria, e ci chiamerà a possedere il regno

promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa”. L’Incarnazione è stata

del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta del Cristo alla fine dei tempi”. n.42 “Le ferie dal 17 al 24 dicembre sono ordinate ad una più diretta preparazione al Natale del Signore”.

Page 10: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

10

l’incontro di Dio con l’umanità, un incontro che, data la nostra fragilità è

progressivo. L’attesa antica rimanda alla nostra attesa, ora, mentre vigilanti,

speriamo che nella sua seconda Venuta Cristo compia il nostro definitivo incontro

con Dio. La speranza di questo incontro non distoglie l’uomo dall’attenzione alla

storia ma lo obbliga a farsene carico nell’operosa vigilanza di costruttori di strade

nuove: “O Dio che in questo sacramento ci hai nutriti con il pane della vita,

insegnaci a valutare con sapienza i beni della terra, nella continua ricerca dei beni

del cielo” (Or. dopo la com. II martedì).

Celebrare l’Avvento è celebrare il Dio della speranza nella continua conversione

sostenuta dalla fiducia e dalla gioia. Nella luce di Colui che viene devono apparire le

opere della luce. E’ questo il tempo di destarsi dal sonno.

Concedi di celebrare con sincero amore il grande mistero dell’Incarnazione

Il secondo aspetto del tempo di Avvento è la preparazione a celebrare la Nascita

storica di Cristo Gesù. Evento che inaugura i tempi nuovi e rivela l’adempimento

delle promesse di Dio e il compimento della speranza degli uomini che devono farsi

operai nel cantiere di Dio: “Risveglia, o Dio, la fede del tuo popolo perché prepari le

vie del tuo unico Figlio...” (Coll. 2 giovedì).

Il ricordo della nascita storica del Salvatore richiama la memoria della Madre sua la

sempre Vergine Maria, lei e il modello dell’attesa silente e operosa, vigilante e

disponibile. Il tempo liturgico di avvento è come si diceva il vero “mese di maggio”

per la Chiesa. Tempo di contemplazione della Vergine figlia di Sion, immagine

purissima della Chiesa e di ogni credente vero. Così il 20 dicembre la Chiesa chiede:

“Fa che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine Maria si affidò alla tua

parola”: E il secondo Prefazio: “La Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo con

ineffabile amore. ... Lo stesso Signore che ci invita a preparare il suo Natale ci trovi

vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode”. L’Incarnazione è anche la sorgente

della pace e del sollievo per l’umanità: “La tua venuta dia conforto e speranza, a

coloro che confidano nel tuo amore misericordioso” (Coll. 24 dic.).

Dunque tempo di gioia piena per la venuta e la liberazione che ha operato: “La

grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria. In lei, madre di tutti gli uomini, la

maternità, redenta dal peccato e dalla morte, si apre al dono della vita nuova”

(Prefazio II/A). Il peccato è vinto per sempre: “Dove abbondò la colpa sovrabbonda

la tua misericordia in Cristo nostro salvatore” (Prefazio II/A). La strada del

cristiano pure aspra e segnata dalla fatica è illuminata dalla serena speranza nella

fede operosa sorretta dalla divina Carità. Il cristiano è chiamato a ripercorrere il

cammino fra i monti della Giudea compiuto un giorno da Colei che è beata perché ha

creduto, sarà così partecipe della stessa gioia perché: “Beato chi accoglie la Parola e

la mette in pratica”.

Page 11: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

11

Ogni celebrazione liturgica non è sterile guardare indietro ma lancio nell’avvenire

del mondo. Ciò che celebriamo, già è, e insieme è profezia di ciò che verrà. Non c’è

oscurità nel destino dell’uomo, ma chiarezza d’amore di un Dio che attende e vuole

operosi e gioiosi, vigilanti nell’attesa. “Tu ci hai nascosto il giorno e l’ora, in cui il

Cristo tuo Figlio, Signore e giudice della storia, apparirà sulle nubi del cielo

rivestito di potenza e splendore. In quel giorno tremendo e glorioso passerà il

mondo presente e sorgeranno cieli nuovi e terra nuova. Ora egli viene incontro a noi

in ogni uomo e in ogni tempo perché lo accogliamo nella fede e testimoniamo

nell’amore la beata speranza del suo regno. Nell’attesa del suo ultimo avvento,

insieme agli angeli e ai santi, cantiamo unanimi l’inno della tua gloria” (Prefazio

I/A).

“Ecco la serva del Signore” (Lc 1,38)

Solennità dell’Immacolata Concezione

Luca narra l’Annunciazione (Lc 1,26-38) tenendo presente tutto il Disegno divino,

che si attua nella storia della salvezza fino all’incontro della Vergine di Nazareth con

l’Angelo del Signore. E’ una vicenda lunga, contrastata, dolorosa, attraverso la quale

tuttavia il Signore Onnipotente sa ricavare direzioni ed arrivi. All’origine di essa sta

la “tentazione” suprema del Serpente alla Vergine Eva, la Madre dei viventi; il

suadente consiglio è “diventare come Dio” per le sole proprie forze; l’effetto, è la

morte, oltre alla perdita catastrofica dei privilegi ricevuti nell’attimo beato della

creazione: e il maggiore danno all’uomo, è la deturpazione dell’“immagine e

somiglianza di Dio”.

Al culmine della vicenda di Dio con gli uomini, sta il Figlio di Dio nell’opera dello

Spirito Santo. Egli è il Salvatore e Redentore, il Signore Risorto, il Re messianico,

l’Unico Mediatore tra Dio e gli uomini. E’ il Capo e l’Origine degli uomini: dunque

è il Nuovo Adamo (Rom 5), che dona la vita dello Spirito ai suoi fratelli (1 Cor

15,45).

Ma il Nuovo Adamo ha bisogno della Nuova Eva. Non un’Eva stolta e superba e

fragile ed egoista. Bensì di un’Eva sapiente e umile e forte e donatrice di se stessa.

Non un’Eva che vuole diventare come Dio, non attendendo che Dio la faccia come sé

-ma solo per grazia!- , ossia che non vuole servire il suo Signore e Creatore, il suo

Tutto, non vuole ascoltare la Parola divina, il dialogo d’amore con Lui. Bensì,

invece, un’Eva Nuova che attende tutto dal suo Signore, dal quale è riempita dalla

grazia dello Spirito Santo, che ascolta la Parola potente dell’Angelo, ed accetta la

Potenza dello Spirito per concepire il Figlio di Dio, donare dunque il Figlio a Dio, ed

insieme a tutti gli uomini.

Maria, l’umile Vergine di Nazaret, visitata dall’Angelo del Signore, e che accetta

questa divina Visita, ricompone in se stessa la perfetta “immagine e somiglianza di

Dio”, fino allora orribilmente deturpata negli uomini, in quella lunga storia

contessuta di opere di Caino fino alle opere di Erode il tiranno. Certo, il Signore

Page 12: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

12

Misericordioso aveva sempre intrattenuto il suo dialogo con gli uomini che aveva

resi degni: Enok, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè e Giosuè, David, i Profeti, i

sapienti, i giusti dell’Antico Testamento, i “Padri nostri”. E proprio per adempiere la

Promessa rinnovata, quando giunge “la pienezza dei tempi” (Gal 4,4-6) invia il

Figlio suo sulla terra. E gli dona la Madre. Cosi’ che, questo Figlio di Dio, che del

Padre è Icona, Sapienza, Potenza (1 Cor 1,30) e Verbo (Gv 1,1-18), nasce in eterno

dal Padre nello Spirito e senza madre, e nasce nel tempo della storia nello Spirito

dalla Madre senza padre umano.

Questo prodigio fu annunciato nei secoli, dalla voce del grande Isaia: “Ecco, la

Vergine concepisce e partorisce il Figlio, e gli porrà nome Immanuel, ‘Con-noi-

Dio’” (Is 7,14).

Ed è attuato dalla potenza dello Spirito: “Gioisci, Piena di Grazia, il Signore (sta)

con te (= Immanuel: Maria è la prima che riceve Dio nella sua esistenza totale e per

sempre)” (Lc 1,28) – “Ecco, concepirai nel seno e partorirai il Figlio, e chiamerai il

nome suo ‘Gesu’ (= la salvezza è il Signore)” (v.30) – “Lo Spirito Santo verrà a

stare su te: perciò il Nato sara’ chiamato Santo , il Figlio di Dio” (v.35).

Ci si e’ chiesto, invano, se Maria abbia compreso tutto delle parole dell’Angelo,

dunque tutto del Disegno divino che si riserva la Vergine per i suoi fini. Ossia,

facciamo di Maria una specie di teologo razionale, che indaga, scruta ed inquadra in

sintesi. Maria però ha vissuto la storia della salvezza, ha assistito ai suoi momenti

decisivi, fino alla Croce. E “conservava nel suo cuore meditando” tutto questo,

prezioso Archivio per la Chiesa; cfr Lc 2,19 e 51. Così possiamo comprendere la sua

risposta.

All’“Ecco” dell’Angelo, che indica il prodigio profetico divino, la Vergine risponde

con il suo “Ecco” umano, che accetta quel prodigio: “Ecco la Serva del Signore! Sia

fatto a me secondo la Parola tua!” (Lc 1,38). Da quel momento è la Theotokos, la

Madre di Dio, il titolo vero e primario di Maria.

La Scrittura, i Padri, la liturgia rivelano, spiegano e celebrano questa meraviglia: la

Verginità diventa feconda; Dio diventa Uomo vero; Adamo ed Eva sono salvati

nell’Adamo Nuovo e nell’Eva Ultima; l’immagine e somiglianza di Dio sono

recuperate; lo Spirito Santo sta in azione in modo definitivo; la colpa antica è abolita;

il Disegno divino si attua; il giardino antico dove avvenne il peccato diventa il

Giardino nuovo dove si inalbera e trionfa l’Albero nuovo, la Croce; la porta del

paradiso è finalmente spalancata; Dio ha la sua famiglia dei figli suoi, che aderiscono

nello Spirito Santo al Figlio in forza dell’iniziazione cristiana; Cristo Risorto ha

molti fratelli di cui è Primogenito (Rom 8,28-30); il Convito è inaugurato nella gioia;

la gioia diventa la dimensione cristiana vera –“Gioisci, Maria - Gioite, di nuovo

parlo: gioite sempre nel Signore” (Fil 4,4); la carità diventa la cultura del mondo

nuovo.

L’Annunciazione e’ dunque apertura permanente sulla vita cristiana.

Page 13: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

13

I GIORNI DELLO STUPORE

Un po’ di storia

Sappiamo che almeno dal 336 la Chiesa celebra la festa del Natale e un’antica

rubrica del Cronografo Romano, l’antenato dei nostri calendari, annota per il 25

dicembre: “Natale del Signore nostro Gesù Cristo nella carne. Pasqua”. Del tempo

di Avvento, come dicevamo, si hanno notizie dal IV secolo, notizie storiche scarse e

incerte, che però caratterizzano questo Tempo sia in una visione escatologica, sia

come preparazione al Natale, troviamo elementi che riguardano una pratica ascetica

e altri di carattere più propriamente liturgico.

Preparazione alla Festa e insieme attesa della Venuta finale. Si è discusso e ricercato

sul significato originario di questo Tempo liturgico fra le due presentazioni di

Avvento natalizio e di Avvento finale. La parola definitiva ci viene dalla riforma

liturgica operata dal Concilio Vaticano II che ha voluto conservare i due aspetti di

preparazione al Natale e attesa della seconda venuta di Cristo Signore2.

Che importanza poteva mai avere l’annotazione dell’evangelista Luca che Zaccaria

era sacerdote della classe di Abia, come afferma nel capitolo primo del suo Vangelo

(1,5), eppure tale annotazione, che a prima vista può apparire semplicemente una

curiosità di passaggio è diventata di grande rilevanza per gli studiosi al fine di fissare

la data del Natale di Cristo.

Si era sempre pensato, ritenuto e insegnato che nel IV secolo si fosse operato la

sostituzione della festa pagana del Natale del sole invitto con la celebrazione della

nascita di Cristo “Sole di giustizia” che sorge “dall’Alto” (cfr Lc 1,78).

2. Norme universali sull’anno liturgico e il calendario: n.39 “Il tempo di avvento ha una doppia caratteristica: è tempo

di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e

contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta

del Cristo alla fine dei tempi”. n.42 “Le ferie dal 17 al 24 dicembre sono ordinate ad una più diretta preparazione al

Natale del Signore”.

Page 14: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

14

In realtà da qualche anno gli studiosi pongono in serio dubbio questa posizione che

sembrava ormai assodata e accettata tranquillamente e si propende a ritenere che la

data del 25 dicembre non sia esito di una festa di sostituzione, quanto piuttosto data

storica. Questo appare da studi accurati compiti su quello che è chiamato il “Salterio

di Pietro”.

Un professore, Antonio Ammassari, ha studiato accuratamente le antiche Antifone

liturgiche del “Salterio di Pietro” e dallo studio di queste Antifone e dall’uso dei

Salmi ha potuto stabilire la collocazione fondata di alcune date. Tra queste appunto

la data del Natale che, ormai senza porre dubbi, si riteneva fosse semplicemente data

convenzionale che sostituiva l’antica festa dedicata al Sole invitto, il dio Mitra, festa

legata al solstizio di inverno, allorché il sole giunto al suo minimo apparire, riprende

vigore e forza e la luce torna a prevalere sull’ombra della notte.

In realtà si deve sottolineare la grande attenzione con cui Luca indica le date storiche

nel suo Evangelo, con cura infatti, cita l’editto di Cesare Augusto, per il lungo

censimento di Quirino, circa nel 7-6 a.C, nel corso del quale avvenne la nascita del

Signore (Lc 2,1-2); inoltre rimanda all’anno 15º di Tiberio Cesare circa il 27-28 d.C.

allorché Giovanni Battista diede inizio alla sua predicazione per “preparare la

strada” a Colui che deve venire (Lc 3,1); Luca inoltre annota che lo stesso Gesù

aveva cominciato il suo ministero, dopo il battesimo al Giordano, scrivendo nel suo

Vangelo: “Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni” (Lc

3;23), di fatto avendo circa 33-34 anni.

Secondo la suggestiva narrazione evangelica l’angelo Gabriele, sei mesi prima

dell’annunciazione a Maria (Lc 1, 26-38), alla conclusione della celebrazione del

sacrificio quotidiano, aveva annunciato nel santuario all’anziano sacerdote Zaccaria

che la sua sposa Elisabetta, sterile e anziana, avrebbe concepito un figlio destinato a

preparare un popolo a Colui che doveva venire (Lc 1,5-25).

L’evangelista Luca si preoccupa di situare questo fatto con una precisione che

rimanda a un dato che era noto a tutti. Così narra che Zaccaria apparteneva alla

classe sacerdotale di Abia (Lc 1,5), e quando gli appare l’angelo Gabriele “svolgeva

le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe” (Lc

1,8).

Dagli studi del prof Ammassari risulta la classe di Abia serviva nel Tempio due volte

all’anno, dall’8 al 14 del 3° mese e dal 24 al 30 dell’8° mese.

La nascita di Giovanni Battista, fissata il 24 giugno dal Messale Romano, che

concorda con la tradizione orientale, fa ritenere che l’incontro con l’angelo avvenne

nel turno 24-30 dell’8° mese3. 3 Per approfondire si veda: A. AMMASSARI, Alle origini del Calendario natalizio, in “Euntes Docete” 45 (1992) pp. 11-

16; T: FEDERICI, 24 giugno, 23 settembre, 25 dicembre: date storiche, in “L’Osservatore Romano” 24 dicembre 1998; V.

MESSORI, Gesù nacque davvero quel 25 dicembre, in “Il Corriere della Sera” 9.7.2003.

Page 15: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

15

Lo stupore della Sposa: le Antifone “O”

Dal 17 al 23 dicembre, le sette antifone che accompagnano al Vespro il cantico del

Magnificat costituiscono una serie chiamata “Antifone maggiori” o Antifone “O”.

Infatti, ognuna di esse si inizia con un’invocazione -“O”- rivolta al Signore Gesù.

Questi sette splendidi testi risalgono al tempo del papa Gregorio Magno (600ca).

Esse offrono una ricchissima e profonda teologia. Leggendole nella loro lingua

originale, il latino, dopo la “O” introduttiva la prima lettera compone un acrostico,

nella lettura “a rovescio”, come tra poco vedremo.

Le “Antifone maggiori”, offrono un tocco sapiente e magistrale. Celebrando il

Signore nei “Titoli” che gli competono, accendono la fede, sostengono la speranza e

sono centrate sulla carità del Signore verso l’umanità.

17 dicembre

O Sapienza,

che esci dalla bocca dell’Altissimo,

ti estendi ai confini del mondo,

e tutto disponi con soavità e con forza:

vieni, insegnaci la via della saggezza.

L’AT presentava una figura mirabile, che personificava la divina Sapienza,

Già verso l’anno 200 antichi testi identificano la figura profetica della Sapienza con

Gesù: Sapienza uscita dalla bocca dell’Altissimo. Sapienza creatrice. Sapienza

illuminante. Sapienza che convita al banchetto della festa senza fine.

Il termine sapienza ha origine nel verbo “sapere” ossia: avere gusto, avere sapore

non a caso la Sapienza invitando tutti al suo banchetto conclude dicendo:

“camminate nella via dell’intelligenza” (Pr 9,6 b).

Seguire la Sapienza è camminare sulla via dell’intelligenza e sulla via della

prudenza. Questa antifona mostra il Verbo uscito dalla bocca dell’Altissimo e che si

estende ai confini del mondo e lo invoca affinché si degni di insegnare la via della

saggezza. Il peccato aveva cancellato dalla terra la Sapienza, e la povertà della storia

porta ancora a soffocarla e ad allontanarla, ecco dunque l’invocazione: “vieni,

insegnaci la via della saggezza”.

18 dicembre

O Signore,

guida della casa d’Israele,

che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto,

e sul monte Sinai gli hai dato la legge:

vieni a liberarci con braccio potente.

Page 16: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

16

O Signore! Il titolo che risuona nella seconda antifona è il Nome che l’Eterno rivelò

al suo servo Mosè, manifestandosi a lui nel Rovereto, che ardeva e non si consumava

e chiamandolo ad essere guida, condottiero del popolo, dalla schiavitù del faraone al

servizio libero del Dio dei Padri.

“O Signore, Guida della casa d’Israele”. Sappiamo bene come una delle figure più

care, con cui Dio si manifesta nell’antica alleanza, è quella del Pastore, il Pastore che

si pone davanti al suo gregge per essere pronto, Lui, a farsi carico dei pericoli che

possono incombere.

Pastore, è il Dio di Israele, che chiama Mosè ad essere tra la sua gente, segno della

sua cura, del suo divino essere pastore, ma sappiamo bene che Mosè, pur uomo di

grandezza gigantesca, fu nei suoi giorni solo “figura” di Colui che doveva venire.

Ben altro infatti è il Pastore, ben altra la Legge da offrire.

Quel Nome sconosciuto, che fu rivelato nel rovereto ardente a Mosè, è il nome

Benedetto che può sgorgare dalle labbra, nell’invocazione, affinché Egli adempiendo

ancora le sue promesse, venga a liberare l’uomo con braccio potente.

19 dicembre

O Radice di Iesse,

che ti innalzi come segno per i popoli:

tacciono davanti a te i re della terra,

e le nazioni t’invocano:

vieni a liberarci, non tardare.

È chiaro riferimento al re Davide, figlio di Iesse, immagine del futuro Messia.

L’interpretazione profetica della figura di Davide è fondata sulle parole di Isaia: “In

quel giorno la radice di Iesse si leverà a vessillo per i popoli” (Is 11,10). Davide fu

il re che unì in un solo regno tutte le tribù d’Israele, quelle del nord e quelle del sud.

Altrettanto farà il Messia, promesso e atteso, di tutte le nazioni della terra farà un

solo grande popolo. Le potenze umane cadranno, ma all’umile Bambino di

Betlemme, all’Uomo della Croce, sarà dato in eterno ogni onore e gloria (cfr. Ap

5,12).

Partecipi della sua regalità, quindi liberi, saranno quanti lo avranno seguito sulla via

della vita donata per amore, Lui, il Germoglio di Iesse, il Figlio di Davide, l’unico

Re, che non è venuto per dominare né per essere servito: “ma per servire e dare la

sua vita in riscatto per molti” (cfr. Mt 20,25-28).

20 dicembre

O Chiave di Davide,

scettro della casa d’Israele,

che apri, e nessuno può chiudere,

chiudi, e nessuno può aprire:

Page 17: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

17

vieni, libera l’uomo prigioniero,

che giace nelle tenebre e nell'ombra di morte.

Il profeta Isaia aveva annunciato: “porrò la Chiave della casa di Davide sopra le sue

spalle, aprirà e non ci sarà chi chiuda, chiuderà e non ci sarà chi apre”.

La splendida profezia che alludeva al maestro del palazzo del re è annuncio mirabile

di Colui che doveva venire e che reca sulle sue spalle la vera chiave quella che apre

le porte dell’eternità.

La liturgia serena del Natale si colora così dell’austera realtà della Passione del

Signore.

La chiave che il maestro di palazzo portava come segno del suo potere appoggiata

alla sua spalla è figura della Croce che Cristo porterà su di sé, vera Chiave che apre

le porte, irrimediabilmente chiuse dal peccato d’Adamo.

La Croce rifulge, vera Chiave e Scettro regale di Colui che entra nella storia per

liberare quanti stanno nell’ombra della morte. I figli di Adamo infatti a causa del loro

peccato stavano prostrati nelle tenebre e nell’ombra della morte. L’Inviato di Dio

viene per guidarli fuori da quella triste terribile realtà.

21 dicembre

O Astro che sorgi,

splendore della luce eterna,

sole di giustizia:

vieni, illumina chi giace nelle tenebre

e nell’ombra di morte.

Il 21 dicembre, è per gli abitanti dell’emisfero Nord della terra, il giorno del solstizio

d’inverno. Il giorno più breve dell’anno in cui la notte sembra inesorabilmente

prevalere e inghiottire la luce del sole.

Ma da questo giorno, la luce torna a crescere e il sole via via, riprende vigore. È

significativo che proprio in questo giorno, la Chiesa celebri il Signore con il titolo di:

“Oriente”, “O Astro che sorgi”. A lui che ha detto: “Io sono la luce del mondo, chi

segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”.

Anche l’evangelista Giovanni iniziando il suo Evangelo celebra il Verbo di Dio che

si fa Carne come “luce che splende nelle tenebre”, e l’Evangelista annota inoltre la

terribile possibilità, sempre ricorrente: “Le tenebre non l’hanno accolta”.

Ogni mattina la Chiesa nelle Lodi si rivolge al Signore cantando: “verrà a visitarci

dall’Alto, un sole che sorge”.

22 dicembre

O Re delle genti,

atteso da tutte le nazioni,

Page 18: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

18

pietra angolare che riunisci i popoli in uno,

vieni, e salva l'uomo che hai formato dalla terra.

Penultima nota che celebra lo splendore di Colui che viene. Lo abbiamo visto:

Sapienza, Signore, Radice, Chiave di Davide, Astro che sorgi e ora: Re delle genti.

l’Atteso da tutte le nazioni. È strana, secondo la visuale umana, la regalità di Colui

che viene: nasce in un ricovero di bestiame, conduce la sua vita nella semplicità

casalinga in un piccolo borgo sconosciuto, adempie al suo ministero di

Evangelizzatore non avendo “neppure una pietra dove posare il capo”, agli occhi del

mondo la sua vicenda sembra concludersi mentre è innalzato sull’orrendo patibolo

della Croce. Strana regalità davvero.

La fragile sapienza umana se non si lascia illuminare dall’insondabile Mistero di Dio

e dallo Spirito Santo amore, difficilmente può comprendere tale abisso di

benevolenza e di condiscendenza divina.

Nella grotta di Betlemme quel Bambino fu riconosciuto dai pastori e fu adorato dai

Magi che offrono in dono oro, incenso e mirra. Doni simbolici che dicono la regalità

di quel Bimbo nel segno dell’oro; la dignità sacerdotale, nel dono dell’incenso;

l’umanità, assunta nella totale fragilità fino alla morte, nel segno della mirra.

Anche nel momento supremo della fragilità, quando il Cristo penderà dalla Croce nel

silenzio della morte, sarà riconosciuto da un pagano e da questi celebrato nella

pienezza della sua dignità: “Veramente quest’uomo era figlio di Dio”. La regalità del

Cristo Signore è quella del Pastore che si pone alla testa gregge, per condurlo e

preservarlo da ogni pericolo.

23 dicembre

O Emmanuele,

nostro re e legislatore,

speranza e salvezza dei popoli:

vieni a salvarci, o Signore nostro Dio.

Settimo, ultimo titolo, che tutti riassume e introduce al giorno santissimo del Natale

di Cristo Signore. Per sette sere, la Chiesa, ha composto una mirabile litania che

trova il suo esito nel titolo più impensabile e irraggiungibile per la mente umana.

Poiché Dio è per essenza il “Santo”, cioè “il Totalmente Altro”, quale creatura

avrebbe potuto dire che il suo Nome è “Emmanuele”, cioè “Con-Noi-Dio”?

Solo poche ore separano ormai dal rivivere, nella memoria, quella notte di luce in cui

gli angeli cantarono a rudi pastori che vegliavano le greggi fuori della città, gente

povera e isolata: “Gloria a Dio nell’alto e in terra pace agli uomini da lui amati”.

Quel canto rivelava la condiscendenza di Dio per l’uomo, annunciando che Colui che

per Natura era: Inarrivabile, Irraggiungibile, Inconoscibile si manifestava quale il

“Con-Noi-Dio”. Tanto vicino da essere “confuso” come Uomo tra gli uomini.

Page 19: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

19

Quando l’Eterno rivelò il suo Nome a Mosè, lo abbiamo visto nella seconda antifona,

disse: Adonai, il Signore, Io Sono. Ora, giunta “la pienezza del tempo” quel Nome

trova il culmine della rivelazione: “Con-Voi”.

Nell’Evangelo di Matteo, le ultime parole che il Signore rivolge ai discepoli prima di

“essere sottratto alla loro vista” sono: “Ecco, Io Sono con Voi sino alla fine del

mondo”. Dio in questo modo si fa “prossimo” all’uomo. Non teme di contaminarsi

dell’umana povertà

Le profezie trovano il loro mirabile compimento. In questo nome, che conclude la

serie dei sette, si rivela la sconfinata carità e misericordia di Dio. Lui il Santo, il

totalmente Altro si è fatto nel suo Verbo uno di noi: il Con Noi Dio.

A Lui l’atteso dalle genti, il Salvatore, è rivolta l’invocazione e la supplica: “Vieni a

salvarci, o Signore Dio nostro”.

Page 20: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

20

O Sapientia

O Adonai

O Radix Iesse

O Clavis David

O Oriens

O Rex gentium

O Emmanuel

apientia

donai

adix Iesse

lavis David

riens

ex gentium

mmanuel

ERO CRAS

S A R C O R E

Page 21: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

21

NATALE DEL SIGNORE NOSTRO NELLA CARNE: PASQUA

Il tempo di Natale

Concluso l’autunno, il solstizio segna l’arrivo dell’inverno e i giorni più brevi e bui

dell’anno; le città e le case si vestono di tante piccole luci multicolori e brillanti,

quasi ad esorcizzare la notte che appare vittoriosa sul chiarore del giorno. Nelle case

e nei cuori si sente un “clima” diverso, straordinario per i bambini, forse un po’

artificiale per gli adulti, ma da tutti avvertito. Ritorna il 25 dicembre. Arriva Natale.

“Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato

sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo

l’adozione a figli” (Gal 4,4-5).

Il Figlio dell’Eterno si fece tanto vicino a noi da farsi “figlio nato da donna”, nella

comune umiltà e fragilità umana, assumendo Lui, il Santo senza peccato, la nostra

carne segnata dalla colpa. Nacque nel popolo d’Israele, “servo della circoncisione”

(cfr. Rom 15,8). Trascorse la sua vita mortale in “obbedienza alla Legge” e,

osservandola, Egli, nel medesimo tempo la portava a perfezione e la vanificava. A

motivo del peccato l’uomo era divenuto “schiavo del mondo” (cfr. Gal 4,3), era

dunque necessario che il Signore medesimo prendesse la “forma di schiavo” per

sollevare e liberare l’uomo dalla sua schiavitù (cfr. Fil 2,7).

Celebrare questo Evento, la Nascita del Signore nostro Gesù Cristo, è dunque

celebrare, fino a che dura il tempo, la liberazione, il passaggio: la Pasqua!

Due righe di storia...

In quale giorno nacque Gesù? Gli Evangeli non lo dicono ed pure gli antichi autori

non si esprimono in proposito. Ci furono, nel passare del tempo, delle notizie che al

presente possono apparire quantomeno curiose.

Clemente Alessandrino (+215 ca) riferisce che, in Oriente, alcuni fissavano la nascita

del Salvatore il 20 di maggio, altri il 20 di aprile, altri il 17 di novembre. Questo

Autore, non senza arguzia, conclude che tali persone: “non si contentano di sapere in

che anno è nato il Signore, ma con curiosità troppo spinta vanno a cercarne anche il

giorno”.

Per avere una notizia certa ed un documento autentico dobbiamo arrivare alla metà

del 4° secolo. Tale documento, del 336, è la Depositio Martyrum di Furio Dionisio

Filocalo, calligrafo romano.

Questi, nel 354, compilò una lista dei giorni della morte dei vescovi di Roma e dei

Martiri celebrati nella Chiesa sede di Pietro; secondo gli esperti quella lista sarebbe

risalente al 336.

In modo indiscutibile questo documento attesta la celebrazione del Natale. Infatti al

25 dicembre dice: VIII Kal. Jan. natus Christus in Betlem Judeae; che tradotto nella

Page 22: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

22

nostra lingua significa: “otto giorni prima delle calende (il 1°) di gennaio: Cristo

nato in Betlemme di Giudea”, dunque il 25 dicembre.

Il Martirologio Romano, alla data del 25 dicembre riporta una splendida Callenda,

che fissa nella storia l’evento mirabile dell’Incarnazione del Verbo di Dio:

Trascorsi molti secoli dalla creazione del mondo,

quando in principio Dio creò il cielo e la terra

e plasmò l’uomo a sua immagine;

e molti secoli da quando dopo il diluvio,

l’Altissimo aveva fatto risplendere tra le nubi l’arcobaleno,

segno di alleanza e di pace;

ventuno secoli dopo che Abramo, nostro Padre nella fede,

migrò dalla terra di Ur dei Caldei;

tredici secoli dopo l’uscita del popolo d’Israele dall’Egitto

sotto la guida di Mosè;

circa mille anni dopo l’unzione regale di Davide;

nella sessantacinquesima settimana secondo la profezia di Daniele;

all’epoca della centonovantaquattresima Olimpiade;

nell’anno settecentocinquantadue dalla fondazione di Roma;

nel quarantaduesimo anno dell’impero di Cesare Ottaviano Augusto,

mentre su tutta la terra regnava la pace,

Gesù Cristo, Dio eterno e Figlio dell’eterno Padre,

volendo santificare il mondo con la sua piissima venuta,

concepito per opere dello Spirito Santo,

trascorsi nove mesi,

nasce in Betlemme di Giuda dalla Vergine Maria, fatto uomo:

Natale di nostro Signore Gesù Cristo secondo la carne.

(Martirologio Romano: 25 dicembre)

L’indagine storica potrebbe continuare a lungo e offrirebbe degli spunti interessanti e

curiosi, ma a questo proposito abbiamo già segnalato gli studi più recenti, circa la

storicità della data del Natale di Cristo.

Qui, ora, forse vale la pena riportare una splendida rubrica degli antichi Calendari

liturgici della Chiesa di Roma che al 25 dicembre annotavano: “Natività del Signore

nostro Gesù Cristo nella carne: Pasqua!”.

Con questa solenne affermazione dei cristiani antichi appare chiara la loro

consapevolezza che la liturgia celebra e rende presente sempre, l’unico Mistero di

Cristo, che pur celebrato nei diversi aspetti ed episodi (ed il Natale ne è uno) rimane

sempre uno e indivisibile in ogni celebrazione ed in ogni festa.

Page 23: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

23

Centro, infatti, di ogni celebrazione domenicale, festiva e feriale sono i divini

Misteri, l’Eucarestia, sacrificio-presenza di Cristo Morto e Risorto. Noi cantiamo il

Bimbo nato per noi poiché Egli è Morto ed è Risorto per la salvezza di tutti.

Le Norme Generali per l’Ordinamento dell’Anno Liturgico e del Calendario,

introducendo la celebrazione del tempo natalizio mentre mostrano l’importanza

liturgica della solennità del Natale mostrano anche il vincolo profondo che unisce

questa celebrazione a quella della Pasqua: “Dopo l’annuale rievocazione del mistero

pasquale, la Chiesa non ha nulla di più venerando che la celebrazione del Natale

del Signore e delle sue prime manifestazioni: ciò che essa compie nel tempo di

Natale”. Così, anno dopo anno, la gioia del Natale scaturisce dalla sorgente

limpidissima che la gloria della Resurrezione e il Dono dello Spirito.

Il tempo di Natale - Epifania

Il tempo che la Liturgia dedica alla manifestazione del Signore nella fragilità della

nostra natura si inizia con i Vespri I del Natale la sera del 24 dicembre, e si chiude

con i Vespri II della Domenica che commemora il Battesimo al fiume Giordano del

Signore

Anche al credente più superficiale non sfugge la caratteristica propria di questo

tempo, che così breve, è però scandito da ricchezza di feste che si susseguono a ritmo

incalzante.

Accanto al 25 dicembre ed al 6 gennaio, Natale ed Epifania, ogni anno la Chiesa

celebra Maria Madre di Dio al 1° gennaio; la festa della sacra Famiglia la Domenica

dopo Natale; la seconda Domenica dopo Natale che cade tra il 2 e il 5 gennaio; la

Festa del Battesimo di Gesù. Anche i giorni “feriali” sono segnati dalla celebrazione

dei Santi che formano il corteo del Re Messia; s. Stefano il 26 dicembre, s. Giovanni

evangelista il 27; i santi Innocenti il 28.

L’Epifania

La celebrazione dell’Epifania, indissolubilmente legata al Natale, sorse in Oriente in

tempi più antichi della celebrazione del 25 dicembre che è propria dell’Occidente. Il

termine greco “Epifania”, che indica le sue origini, significa “manifestazione

benevola”. Accogliendo dall’uso orientale la festa dell’Epifania le Chiese

d’Occidente (Roma, Africa, Ravenna) accentuarono il tema della venuta dei Magi

per adorare il nato Re. In essi la fede dei credenti ha visto “le primizie” delle nazioni

e dunque la manifestazione alle genti del Salvatore.

La “Stella” che guida i Magi si ferma, sta “sopra Gesù”, lo indica in modo definitivo.

La stella però è Gesù stesso, il “Sole di giustizia” divina, la Misericordia divina che

ormai si è per sempre elevata sull’orizzonte dei popoli per non conoscere più

tramonto. I Magi sono dunque i silenziosi profeti di Dio e del suo Disegno di

Page 24: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

24

salvezza. Nell’adorare il Bambino e nel portare i loro tre doni riconoscono in Lui il

Re, il Sacerdote e l’Uomo che conoscerà la morte come ogni uomo.

La Scrittura rivela il significato dei tre doni offerti, apparentemente misteriosi; l’oro

della Regalità divina: “I re di Tarsis e delle isole portino tributi, i re di Saba e di

Seba offrano doni. Tutti i re si prostrino a lui, lo servano tutte le genti” (cfr. Sal 71,

10-11), l’incenso del Sacerdote eterno: “La mia preghiera stia davanti a te come

incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera” (cfr. Sal 140,2), la mirra del

sepolcro, citata solo qui ed in Gv 19,39, proprio alla sepoltura del Signore: “Vi andò

anche Nicodèmo - quello che in precedenza era andato da lui di notte - e portò circa

trenta chili di una mistura di mirra e di àloe”. I Magi così ci indicano che il Bimbo

adorato è il Re salvatore, il Sacerdote eterno, e sarà Colui che Sepolto risorgerà alla

Gloria del Padre.

I Padri della Chiesa spiegavano il Natale, l’Epifania con la venuta dei Magi e il

Battesimo al Giordano e le Nozze di Cana (Gv 2,1-11).

Page 25: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

25

“Gloria a Dio nei cieli altissimi!” (Lc 2,14)

Natale

L’Angelo di Dio, questo divino messaggero di grazia e di bene, sta nei momenti

principali della storia della salvezza, in specie però nella Vita di Cristo. Si trova

all’Annunciazione, alla Nascita, alla Tentazione nel deserto (Mc 1,13), al Getsemani

(Lc 22,43), alla Resurrezione gloriosa.

L’Angelo di Dio, con gli altri angeli, vive per sempre davanti al Volto del Signore

(Mt 18,10). Gli angeli, ministri santi e fedeli, tributano al Signore l’adorazione pura,

la gloria infinita, la lode gioiosa, l’intercessione potente per gli uomini. Forse

riflettiamo troppo poco, se non niente, su testi grandiosi come Is 6,3, con il parallelo

Ap 4,8; e come Ez 3,12; e poi Sal 102, 20-21.

Ma la gloria divina può essere vista in due modi: la Gloria che il Signore, nella

Trinità delle Persone divine, vive in eterno, e che è Egli stesso, in specie lo Spirito

Santo; e la gloria che gli uomini debbono tributare al loro Signore Dio e Creatore.

Ora, questa gloria e’ il bene stesso degli uomini: infatti lodando e magnificando il

loro Signore, essi entrano nella piena comunione con lui, con effetti eterni. E’ entrare

a contemplare il Signore con le sue meraviglie operate per noi. Non a caso s. Ireneo

(c.180) proclamava: “La gloria di Dio è l’uomo vivente, e la vita dell’uomo è

contemplare Dio”.

Alla Nascita del Salvatore, di fatti, l’Angelo del Signore che ha annunciato il Fatto ai

pastori, insieme con l’esercito sterminato degli angeli proclama una liturgia di lode,

che suona così:

“Gloria negli Altissimi cieli a Dio,

e sulla terra pace,

agli uomini (viene) il Beneplacito!” (Lc 2,14)

Le tre parole non vogliono stabilire come una divisione, tra i cieli e la terra. Al

contrario, il Figlio di Dio che adesso nasce dalla Vergine Maria ha uniti per sempre il

Cielo alla terra, l’Infinito con il finito, il Santo con i peccatori che ricevono perdono

e misericordia. Poiché Egli stesso e’ la Gloria del Padre, e’ la Pace nostra (Ef 2,14),

e’ l’Eudokia, il Beneplacito divino che opera con lo Spirito Santo, come si rivela al

Battesimo (Mc 1,11).

Egli stesso guida il coro infinito degli angeli e dei santi che in cielo gridano la gloria

al Signore (cfr Ap 5;7). E guida il povero coro dei suoi fedeli sulla terra, che si

associano a questa celebrazione che trasforma gli uomini in veri figli di Dio.

I figli danno gloria al Padre loro. E’ loro dovere, ma e’ anche loro gioia. Essi cosi’

riconoscono il Padre come il Sovrano che opera mediante il Figlio e con lo Spirito le

opere potenti della salvezza, affinché tutti gli uomini pervengano a vivere finalmente

e per sempre la Gloria divina, la “divinizzazione”.

Page 26: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

26

I fedeli dunque si associano al coro osannante. E con infiniti motivi.

Anzitutto per la meraviglia della creazione. Basterà qui rileggere il Sal 103, un

“Salmo di lode”; e insieme, Dan 3,57-90, il meraviglioso “Benedicite” dei tre giovani

nella fornace del tiranno. E nella creazione, la lode sale al Signore per il suo

capolavoro, l’uomo, come proclama intensamente il Sal 8, un altro “Inno di lode”.

L’uomo immagine e somiglianza, destinato al suo recupero [pieno in Cristo Uomo ad

opera dello Spirito (cfr 2 Cor 3,18 - 4,6), fino alla trasformazione di gloria in gloria.

La lode però si snoda verso il “Tu” divino. Dalle opere si risale al Creatore, ai suoi

titoli: Buono, Misericordioso, Onnipotente, Glorioso, Mirabile, Sapiente, Maestoso,

Sovrano Benigno.

E di qui, alla sua Persona: “Tu, perché sei Tu”. Non esiste altro motivo maggiore di

dare gloria al Signore, se non quello che “il Signore è il Signore”. Qui l’uomo, sua

creatura, quasi scompare, diventa quasi solo voce del cuore adorante, che si

dimentica del suo egoismo malefico e quotidiano. Di fronte all’irraggiungibile

Maestà divina, l’uomo adora e contempla, esce fuori da se stesso, ma solo per

accettare di farsi innalzare a vivere al livello della Vita divina.

E in questo “Tu” divino, di continuo riscoperto con sorpresa e con gioia, l’uomo

fedele scopre che si tratta di Tre Persone Viventi: il Padre quale Principio, Centro e

Fine di tutto; il Figlio, oggetto dell’amore eterno del Padre nello Spirito Santo; lo

Spirito quale amore unitivo del Padre e del Figlio. E questo Figlio che per eccesso di

amore accetta, secondo la Volontà del Padre, di farsi Uomo come noi, e di nascere tra

gli uomini, e di predicare l’Evangelo, e di operare le opere del Padre che portano al

Regno, e di salire sulla Croce; ma anche di risorgere per donare lo Spirito a tutti gli

uomini.

In un certo senso, mentre gli angeli alla Nascita del Signore gridano la loro

adorazione e lode a Dio, già contemplano tutto questo, e si pongono a celebrare

anche per questo il Signore - eventualmente operando anche per noi - se di tutto

questo non ci fossimo colpevolmente dimenticati. Cosi’, la dimensione

“dossologica”, ossia di glorificazione di Dio, attraversa tutta l’esistenza angelica,

come mostra il Natale, per giungere a noi, affinché ce ne lasciamo investire per la

nostra vera crescita.

Page 27: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

27

“Vedendo la Stella, furono ricolmi di gioia grande molto” (Mt 2,10)

Epifania

La Chiesa antica aveva felicemente intuito che alcuni eventi principali della Vita del

Signore nostro erano più in proprio la “Manifestazione” della Santa Trinità, da cui il

nome greco Epifania o anche Teofania. Così per il Natale, per i Magi, per il

Battesimo al Giordano, per la Trasfigurazione, per la Pentecoste, che trovano

significato e sostanza divina nella Croce e nella Resurrezione, e l’attuazione finale

nel glorioso Ritorno del Signore, alla fine dei tempi della storia e del mondo.

La visita dei Magi dall’Oriente è dunque Epifania, Manifestazione della Grazia

divina che raggiunge anche le regioni lontane, per portare gli uomini all’adorazione

del Re-Salvatore d’Israele che adesso nasce per loro. Il centro è e resta naturalmente

il Figlio di Dio e di Maria Vergine. A questo centro portano due elementi

fondamentali: la ricerca della Scrittura, e la visione della divina Gloria nella

creazione sempre parlante di Dio e delle sue opere. Ora, i Magi “in Oriente”,

espressione che significa il sole che si leva ad oriente di Gerusalemme, scrutano con

ansiosa attesa il cielo, in cerca di un “segno” che annunci il Disegno divino. E’ la

“pienezza dei tempi” (cfr Gal 4,4-6), e il Signore dona questo “segno”, una Stella

misteriosa ma splendente.

Ed ecco la confluenza della Stella con la Scrittura: L’Antico Testamento aveva

parlato della Stella segno del Messia promesso: “Io vedo, ma non adesso, la

contemplo, ma non qui: la Stella sorgerà da Giacobbe, lo Scettro sorgerà da

Israele”, ma il Profeta aveva premesso: “Oracolo di Balaam figlio di Beor, oracolo

dell’uomo che ha l’occhio chiuso. Oracolo di colui che ascolta le parole di Dio, che

intende la scienza dell’Altissimo, che vede la visione di Shaddaj, che cade, ma ha gli

occhi aperti!” (Num 24,15-17). I Magi scrutavano le Scritture. A Gerusalemme

infatti chiedono: “Dove è nato il Re degli Ebrei? Vedemmo infatti di Lui la Stella in

Oriente, e venimmo per adorare Lui” (Mt 2,2). A Gerusalemme gli esperti non

possono che rispondere, sempre in base alla Scrittura, che il luogo deve essere

Betlemme di Giuda, come aveva preannunciato un’altra profezia, Michea 5,2, sul

Capo che viene da Betlemme per pascere il popolo di Dio. I Magi hanno così tutti gli

elementi, e trovano a Betlemme colui che cercano.

Ma sono guidati a lui ancora una volta dalla Stella. Un segno del cielo stellato, reso

chiaro dalla Scrittura. “Alzate gli occhi e guardate: chi ha creato tutti quegli astri?”,

aveva detto il Signore (Is 40,26). E: “Scrutate le Scritture ... sono proprio quelle che

a me rendono testimonianza” (Gv 5,39). La Stella e le Scritture sono causa per i

Magi di gioia, espressa da Matteo con una formula insistente: “Vedendo la Stella,

gioirono di gioia grande molto” (Mt 2,10). La Stella sta “sopra Gesù”, lo indica

senza equivoci. La Stella però è Gesù, il “Sole di giustizia” divina, la divina

Misericordia che ormai si è levata sull’orizzonte dei popoli per non tramontare più.

Page 28: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

28

Per questa Misericordia, così a lungo promessa dalle Scritture, il Figlio di Dio si è

incarnato ed è nato dalla Vergine. Dovrà essere battezzato dallo Spirito, predicare

l’Evangelo, compiere le opere del Padre nello Spirito, essere trasfigurato, affrontare

la Croce e la sepoltura, al terzo giorno risorgere e donare lo Spirito del Padre e

formare la Comunità di quanti porteranno il suo Evangelo agli uomini.

Dobbiamo considerare dunque i Magi come profeti silenziosi di Dio e del suo

Disegno. Nell’adorare il Bambino, gli significano infatti, e questo rimane quale

messaggio imperituro anche per noi, chi è e sarà, attraverso i tre doni lì per lì

misteriosi. Ma la Scrittura ce ne rivela il significato grandioso: l’oro della divina

Regalità, come già annunciato (cfr Sal 71), l’incenso del Sacerdote eterno, incenso

che sale permanentemente al Signore quale preghiera ed offerta gradita, sacrificale

(cfr Sal 140,2), la mirra del sepolcro, citata solo qui ed in Gv 19,39, proprio alla

sepoltura del Signore. I Magi ci indicano che il Bambino adorato è il Re Salvatore, il

Sacerdote eterno, il sepolto che risorge alla Gloria del Padre.

Per così dire, spiegavano i Padri, il Natale, l’Epifania dei Magi, il Battesimo del

Giordano sono come un riassunto del calendario divino, seguendo il quale la Chiesa

celebra il suo Signore Cristo e ne riceve la santificazione; sono come un

“osservatorio” da cui tenere presente tutta l’Economia di Cristo, ossia tutta l’azione

svolta per la nostra salvezza. Perciò la proclamazione dell’Evangelo e la celebrazione

dei Misteri dell’altare ogni volta e sempre “fanno memoriale”, ossia ci rendono

presente tutta questa Economia di salvezza e di gloria. Nessun episodio, per quanto

piccolo, è nascosto agli occhi di Dio. Né deve esserlo agli occhi nostri, che dobbiamo

scrutare le opere divine della creazione e la Scrittura in cui il Signore per amore si

degna di darci la Manifestazione di Se stesso in favore nostro.

Page 29: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

29

Icona del Natale del Signore nostro Gesu’ Cristo

Ipsa pictura quasi Scriptura san Gregorio Magno

Come ricordavamo sopra, il più antico calendario liturgico della Chiesa di Roma

(sec. IV), accanto alla data del 25 dicembre reca l’annotazione: “Natale del Signore

nostro Gesù Cristo: Pasqua!”. Tale affermazione che ci raggiunge da secoli lontani

ci aiuta a crescere nella fede.

Centro del “Credo” cristiano è la Resurrezione del Signore; noi lo celebriamo Nato

poiché Egli è il Risorto. Infatti: “Se Cristo non è resuscitato, è vana la nostra

predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15,14).

La Resurrezione è il punto di partenza e il punto di arrivo della nostra fede, e l’Icona

del Natale ci aiuta a comprenderlo. Già dal secolo VII, contemporaneamente

all’organizzazione della festa del Natale, comincia a diffondersi questa Icona che

raggiungerà la sua forma “canonica” nel secolo IX.

Tale forma è conservata fino ai giorni nostri. Gli elementi “canonici” che

compongono l’Icona sono: lo sfondo d’oro, il paesaggio, la stella, la grotta, la

mangiatoia, il bue e l’asino; al centro della scena: la Madre di Dio con il Bambino,

gli angeli, i pastori, il viaggio dei magi, san Giuseppe e, di fronte a lui, l’uomo

vestito di pelle, il “bagno” del Bambino. La volontà di accostare tutti questi elementi

che hanno segnato il Natale è di chiara ispirazione biblica e liturgica; del resto

all’uso liturgico, celebrazione e preghiera, erano destinate le sante Icone. Passiamo

in rassegna, alla luce dei testi evagelici, gli elementi che compongono l’Icona.

Il fondo oro: segno della Luce divina increata che l’Icona tramanda.

Il paesaggio: monti, grotta, alberi, animali, elementi “materiali”, voce del

creato, proiettati nella luce divina: “Che cosa ti offriremo o Cristo, nostro Dio,

per essere apparso sulla terra assumendo la nostra stessa umanità? Ogni

creatura da te plasmata ti offre qualcosa per renderti grazie. Gli angeli ti

offrono il canto, i cieli ti offrono la stella, i magi presentano doni, i pastori il

Page 30: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

30

loro ingenuo stupore, la terra prepara una grotta, il deserto, invece, una

greppia; e noi ti offriamo una Madre Vergine. Signore, che esisti prima che il

tempo esistesse, abbi pietà di noi. (Tropario di Natale)

La stella: in alto, la sua luce inviata da Dio scende sul capo del Bambino. È

uno dei segni più antichi per indicare il Natale e lo si ritrova fin dagli affreschi

delle Catacombe. Il riferimento in : Mt 2,1-12; cfr Num 24,17.

La grotta: antro oscuro, ingresso alle viscere della terra, agli inferi (il

medesimo motivo si ritrova nell’Icona della Resurrezione), sembra quasi

“ingoiare” il Bambino (cfr Apc 12,4-5).

La mangiatoia: Luca la nomina due volte, essa è il motivo più antico e diffuso

nella raffigurazione della Natività; solitamente può avere forme diverse, ma il

modo più diffuso e antico di rappresentarla è quello di un “sarcofago”, quasi a

richiamare la realtà della morte che incombe sul Bambino appena nato. La

Chiesa infatti celebra il Bimbo che è nato, poiché Lui è il Crocifisso Risorto.

Il bue e l’asino: animali domestici sempre presenti nella scena: “Il bue

conosce il suo proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma Israele

non conosce, il mio popolo non comprende” (Cfr Is 1,3).

Il Bambino: avvolto in fasce (bende che paiono quelle di un defunto) e

deposto nella mangiatoia (tomba). La sua Figura ha i tratti di quella di un

adulto rimpicciolito, ad indicare che non si tratta di un bambino “come gli

altri”, ma di Dio, del Figlio di Dio. Egli è nato affinché la sua Morte vinca la

morte e il peccato.

La Madre di Dio: con il Bimbo è al centro della scena, adagiata su un drappo

porpora, unico elemento di splendore nella povertà di tutta la scena, accanto a

Lei l’iscrizione che indica la sua dignità di “Madre di Dio” e le tre stelle sul

manto ad indicare la perpetua Verginità. Essa sta rivolta non verso il Bambino

ma verso di noi oranti, ad invitare a volgere l’attenzione e lo sguardo a Colui

che è Nato per la nostra salvezza.

Gli angeli: alcuni rivolti verso il cielo altri annuncianti ai pastori, manifestano

così la loro duplice missione: servire Dio e trasmettere agli uomini i comandi

di Lui.

I Pastori: che accolgono l’annuncio mentre vigilano sul gregge e quindi si

mettono in cammino.

Page 31: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

31

I Magi: che accorrono segno “delle genti” chiamate a partecipare della

salvezza.

San Giuseppe: lo Sposo di Maria, raffigurato “pensoso”: “Con il cuore in

tumulto fra pensieri contrari il savio Giuseppe ondeggiava: tutt’ora mirandoti

intatta sospetta segreti sponsali, o illibata! Quando Madre ti seppe da Spirito

Santo, esclamò: Alleluia!” (Inno Akathistos). Accanto a lui sta un personaggio

“strano” vestito di “pelliccia”. Si riteneva che fosse il Tentatore che voleva

istillare in Giuseppe il dubbio circa la Verginità di Maria. Invece

correttamente, alla luce dell’insegnamento della Chiesa antica, possiamo

ritenere sia il padre Adamo, rivestito delle pelli secondo il riferimento biblico

di Gen 3,21: “Il Signore Dio fece all'uomo e a sua moglie tuniche di pelli e li

vestì”. Il Progenitore si accosta “idealmente” a Giuseppe nella gioia, per

rendere grazie e contemplare Colui che è il vero “Primogenito” del genere

umano, il Medesimo, che nell’Icona dell’Anastasis, vedremo discendere negli

inferi per destare il padre Adamo e i giusti dell’A.T.

Il bagno del Bambino: le levatrici compiono il gesto famigliare verso ogni

nato, lavarlo dopo il parto, questo sta ad indicare ad indicare la reale umanità

assunta da Gesù, Verbo del Padre e Uomo vero, nato da Spirito Santo e da

Maria. Ma quel bacile si mostra come un “Fonte battesimale”, “simbolo” che

anticipa il suo Battesimo al fiume Giordano e che inaugurerà il dono

sacramentale del Battesimo. “Dio si fa Uomo, affinché l’uomo diventi Dio”,

così insegnano i Padri.

Contempliamo l’Icona e idealmente risentiamo il canto degli angeli, che si eleva ogni

Domenica e Festa: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che

Egli ama” (Lc 2,14).

Veramente valgono anche oggi e per noi, le parole del papa san Leone Magno nel

suo primo Sermone sul Natale: “Riconosci, o cristiano, la tua dignità e, reso

partecipe della natura divina, non voler tornare all’abiezione di un tempo con una

condotta indegna”.

d.LM

Page 32: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

32

Natale del Signore

Bibbia, Padri, Liturgia e Arte

Il presepe è riconosciuto a livello universale quale simbolo del Mistero

dell’Incarnazione del Verbo di Dio. Per la comprensione e la verità del simbolo

occorre però ricercare la semplicità della verità e il fondamento teologico più che

perdersi in coreografie sentimentali e romantiche.

Il primo millennio della Chiesa, pur tra le tormentate vicende della lotta alle

immagini, costituisce un deposito prezioso al quale il secondo millennio cristiano

può attingere e trovare ispirazione.

La finalità dell’immagine, infatti, prima di essere meramente espressione di arte,

deve corrispondere alla finalità di comunicare, mostrare, commuovere, istruire ed

edificare.

Inoltre in alcune epoche, l’immagine risulta necessaria come mezzo di conoscenza

per gran parte del popolo credente che non aveva modo di accedere allo studio. La

povertà culturale ha trovato rimedio nella comunicazione iconografica.

“In ogni tempo l’arte sacra ha testimoniato la teologia della fede” (CEI, Norme per

la tutela e la conservazione del patrimonio storico artistico della Chiesa in Italia

(1974) Premessa).

Le testimonianze che provengono dalla storia portano il ricordo della

rappresentazione di Cristo e dei Misteri che l’uomo di ogni epoca ha tracciato nel

cammino del tempo.

“L’iconografia è in tal senso teologia e teofania … E’ una forma di linguaggio che

rimanda attraverso lo splendore, la gratuità e l’armonia al desiderio dell’estasi

mistica” (C. Chenis).

L’iconografia ha una funzione catechetica e pastorale perché è una forma di

comunicazione che tocca intelligenza, sentimento e volontà. Catechisticamente è la

Biblia pauperum dove l’aspetto descrittivo raggiunge la perfezione nella bellezza

dell’arte che tocca il sentimento, l’intelligenza e la volontà dei fedeli.

Page 33: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

33

E’ quasi un anticipo di incontro tra la Chiesa ancora pellegrina e quella già nella

gloria.

L’arte è quasi un’iniziazione mistagogica che conduce “dentro il Mistero”.

Il Prefazio I del Natale prega così:

“Nel mistero del Verbo incarnato

è apparsa agli occhi della nostra mente

una nuova luce del tuo fulgore

perché conoscendo Dio visibilmente

per mezzo suo siamo rapiti

all’amore delle realtà invisibili”.

La Bibbia, fonte di ispirazione artistica

Come opera letteraria, la Bibbia, nella sua varietà di stili e di generi letterari richiede

anche un’esegesi filologica. In una parola la dimensione artistica della Sacra

Scrittura non è scompaginata col suo messaggio.

Il testo biblico è stato nei secoli fonte di fede, di salvezza e di arte.

Per un verso la Bibbia è divenuta sorgente per l’arte, e per l’altro verso l’arte è

diventata interprete della Sacra Scrittura introducendo al Mistero.

Accanto a questo aspetto mistagogico troviamo quello didattico-catechistico, storico-

narrativo, celebrativo e devozionale. Questo discorso generale vale in modo pieno

per il presepe.

Mistagogia = condurre dentro il Mistero. Si pensi alle mirabili catechesi dei Padri:

compiuta l’esperienza liturgico-celebrativa dei Misteri, essa diventa fonte di

contemplazione e di meditazione: “Noi crediamo più a quello che vediamo che a

quello che sentiamo” (Cirillo di Gerusalemme).

L’iconografia è elemento che “introduce al Mistero”. Nel suo “Discorso sulle

immagini” san Giovanni Damasceno dice: “La bellezza e il colore delle immagini

sono una stimolo per la mia preghiera. E’ una festa per i miei occhi, così come lo

spettacolo della campagna sprona il mio cuore a rendere grazie a Dio”.

Oggi in un tempo così segnato dal “vedere” e “dall’immagine”, va ribadita con forza

la funzione catechetica del patrimonio artistico e storico della Chiesa.

La testimonianza dei Padri

San Gregorio di Nissa (335-384) nel Sermone XL sui Martiri, presso il sepolcro di

san Teodoro dice: “Chiunque venga in un posto come questo dove teniamo il nostro

convegno e che raccoglie le memorie del giusto e le sue reliquie, viene allietato alla

Page 34: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

34

vista di cose veramente belle (…) Poiché anche la pittura suole parlare, tacendo,

dal muro e giova moltissimo (…). Spessissimo vidi la raffigurazione della Passione,

e non senza lacrime ho lasciato il quadro, che con l’aiuto dell’arte riportava agli

occhi il fatto storico”.

San Giovanni Damasceno annota che il cristiano esprime la sua fede mediante la

testimonianza delle immagini e scrive: “Se un pagano viene e ti dice: ‘Mostrami la

tua fede’, tu portalo in chiesa e, presentando la decorazione di cui è ornata,

spiegagli la serie dei sacri quadri” (Ad Cost. Cab.).

Quando ormai il latino era non più compreso e la conoscenza delle Scritture e della

dottrina era scarsa, l’iconografia ha assolto il compito di “illustrare”la fede nel

linguaggio semplice e comprensibile anche agli illetterati. Le pareti e le vetrate delle

chiese divennero pagine spalancate della Sacra Scrittura. La rappresentazione del

presepe occupa posto eminente.

Dio si è fatto Carne

L’uomo creato “a immagine e somiglianza di Dio” è “segno” che disvela e aiuta a

manifestare i lineamenti di Dio. Al suo popolo Dio proibisce di farsi immagini.

Il Mistero dell’Incarnazione è Evento sconvolgente e determinante che provoca

un’autentica rivoluzione anche nel campo dell’arte.

Il N.T. afferma che Cristo è “irradiazione della gloria del Padre e impronta della

sua sostanza” (Eb 1,3); è “Immagine del Dio invisibile” (Col 1,15).

Dio trascendente ed eterno, si è manifestato nella Persona di Gesù Cristo. Nell’A.T.

l’uomo non poteva raffigurare Dio, il N.T., per stessa iniziativa di Dio, trova

soluzione: “Il Verbo si fece carne” (Gv 1,14) e così nell’Umanità di Gesù Dio si

rende visibile: “Chi vede me vede il Padre” e mediante il “tempio del suo corpo” (Gv

2,21) l’uomo giunge a Dio.

Afferma san Giovanni Damasceno: “Non venero la materia, ma venero il Creatore

della materia, che assume la vita nella carne e che, mediante la materia, operò la

mia salvezza” (Discorso sulle Immagini).

L’Incarnazione del Verbo è fatto unico, rivoluzionario; mai gli dei della mitologia

pagana avevano condiviso la condizione umana. In Cristo tutto è cambiato: “Dio si è

fatto Uomo perché l’uomo diventasse Dio” (s. Agostino).

La Natività nel corso dei secoli

Fin dalle origini della Chiesa i cristiani non hanno dimenticato la povertà della grotta

di Betemme rifulgente della luce del parto verginale di Maria. Nei primi due secoli i

cristiani portano nel cuore il fascino e lo splendore di quella scena che rivivevano

nella semplicità della fede e della predicazione.

Page 35: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

35

L’insegnamento dei Padri della Chiesa

Tertulliano (Cartagine, 155-220 ca)

Reagisce alle correnti eretiche, il docetismo, che vedono la materia e dunque il

corpo, come male e di conseguenza negavano l’Umanità di Cristo, affermando che il

Figlio di Dio non avrebbe potuto assumere la carne dell’uomo.

Atanasio di Alessandria (295-373)

Uomo di straordinaria intelligenza, difese la Verginità di Maria e disse Dio Colui che

è nato dalla Vergine.

Cirillo di Gerusalemme (287-315)

Celebre per le sua Catechesi mistagogiche. Parlando del dogma dell’Incarnazione, fa

riferimento alla collaborazione tra Dio Padre, la Vergine e lo Spirito Santo che porta

al concepimento del Verbo in Maria: “Credi che questo Unigenito Figlio di Dio

scese dal Cielo sulla terra per i nostri peccati, assumendo la nostra stesa umanità,

soggetta a simili prove. Nacque dalla Vergine Santa e dallo Spirito Santo… La sua

Incarnazione non avvenne in modo apparente o fantastico, ma in modo reale. Non

passò attraverso la Vergine, come si passerebbe attraverso un canale, ma prese

veramente carne da Lei e da Lei fu veramente allattato, mangiando realmente come

noi e come noi realmente bevendo”.

Giovanni Crisostomo (344-354 - 407)

Oratore mirabile, “Bocca d’oro”, tratta del Mistero dell’Incarnazione.

Agostino d’Ippona (354-430), con lui tra i Padri della Chiesa latina troviamo: Ilario

di Poitiers, Ambrogio di Milano, Girolamo.

Un teologo poeta, Romano il Melode (V-VI sec.), fa parlare Maria del Mistero

dell’Incarnazione:

“Dimmi, o Figlio, come sei stato seminato in me e come sei nato. Ti vedo, o mie

viscere, e stupisco. Il mio seno è gonfio di latte e non sono sposa. Ti vedo avvolto

nelle fasce e scorgo ancora intatto il sigillo della mia verginità. Sei tu, infatti, che

l’hai serbato tale quando ti sei degnato di nascere, o nuovo Bambino. Dio anteriore

ai secoli … O Creatore del Cielo … ti sei lasciato incantare da una grotta e ti diletti

di un presepio?”. (Sul Natale II).

Page 36: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

36

San Leone Magno (414-461), è il tempo del Concilio di Calcedonia che definisce

l’unicità della Persona di Cristo in due Nature. Sono celebri i suoi Sermoni sul

Natale, sulla Passione, ecc.

Ecco come prega il Prefazio II di Natale:

Nel mistero adorabile del Natale,

egli, Verbo invisibile,

apparve visibilmente nella nostra carne,

per assumere in sé tutto il creato

e sollevarlo dalla sua caduta.

Generato prima dei secoli,

cominciò ad esistere nel tempo,

per reintegrare l’universo nel tuo disegno, o Padre,

e ricondurre a te l’umanità dispersa.

Le più antiche raffigurazioni della Nascita di Cristo ci portano nelle Catacombe:

Catacomba di Priscilla, cappella greca, sulla via Salaria, (anno 220ca)

Catacombe dei santi Pietro e Marcellino (anno 290 ca)

Cimitero di Domitilla (IV sec.)

Catacombe di san Callisto (IV sec.)

Rilievi sui sarcofagi paleocristiani.

In s. Apollinare Nuovo a Ravenna, mosaico della nascita del Messia

Santa Maria Maggiore a Roma, mosaico (IV sec.)

Betlemme, Basilica costantiniana della Natività (IV sec.) il mosaico dei Magi

salvò la Basilica dalla distruzione dei persiani che vedevano in quei

personaggi dei loro antenati.

Dopo la lettura dell’Evangelo secondo Luca prendiamo in considerazione l’Icona del

Natale e poi guarderemo alcune opere d’arte della Chiesa tridentina.

Ipsa pictura quasi Scriptura (san Gregorio Magno).

Dal Vangelo secondo Luca (2,1-20)

In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di

tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore

della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche

Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide

chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide.

Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa, che era incinta. Mentre si

trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto.

Page 37: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

37

Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una

mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio.

C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano

tutta la notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò a

loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande timore,

ma l’angelo disse loro: “Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà

di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è

Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce,

adagiato in una mangiatoia”. E subito apparve con l’angelo una moltitudine

dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva:

“Gloria a Dio nel più alto dei cieli

e sulla terra pace agli uomini, che egli ama”.

Appena gli angeli si furono allontanati da loro, verso il cielo, i pastori dicevano l’un

l’altro: “Andiamo dunque fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il

Signore ci ha fatto conoscere”. Andarono, senza indugio, e trovarono Maria e

Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono

ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udivano si stupirono delle

cose dette loro dai pastori. Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose,

meditandole nel suo cuore. I pastori se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per

tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato detto loro.

Page 38: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

38

I Magi

Almeno dal secolo IX è stato assegnato il nome ai Magi:

Melchiorre è il più anziano e offre l’oro

Gaspare è il giovane e offre l’incenso

Baldassarre è uomo maturo di carnagione scura e offre la mirra

Nel Duomo di Colonia ove si conservano le reliquie dei Magi, dallo studio dei resti

custoditi risulta che appartengono a tre persone:

Un giovane (ragazzo) 12 anni

Un giovane uomo, 25-30 anni

Un adulto di 50 anni.

A riguardo dei Magi sono sorte diverse interpretazioni:

Rappresentanti dell’umanità: Asia, Europa, Africa

Rappresentanti delle età dell’uomo

Rappresentanti dei ceti sociali del Medio evo: clero, nobiltà, popolo.

Dall’epoca carolingia al X secolo si compie il passaggio dai Magi ai “Re” Magi.

Per Origene il numero tre dei Magi è il simbolo dei tre Ospiti di Abramo.

Nel ‘400, dallo stile orientale di magi, si arriva alla raffigurazione di essi come dei

re, che portano i doni e rendono omaggio ad un Re più grande e più potente.

Scompare la figura della Madre di Dio adagiata sul giaciglio, mentre perdura

nell’iconografia orientale.

La nuova raffigurazione presenta Gesù in piedi o seduto in grembo alla Madre, in

questo caso il Bambino appare più sviluppato.

Dal ‘400 lo schema è questo:

Il primo Magio è in ginocchio in segno di adorazione

Gli abiti riprendono le fogge “contemporanee”

La stella non c’è

Scompare il riferimento alla provenienza dei Magi.

Page 39: Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella ... · Il giardino dei simboli Liturgia,teologia e arte nella cultura del Cristianesimo Primo Anno: Mistero di Cristo, mistero

39

Dal Vangelo secondo Matteo (2,1-12)

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero

da oriente a Gerusalemme e dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei?

Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. All’udire questo,

il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei

sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva

nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per

mezzo del profeta:

E tu, Betlemme,terra di Giuda,

non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:

da te infatti uscirà un capo

che sarà il pastore del mio popolo, Israele”.

Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il

tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: “Andate e

informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere,

perché anch’io venga ad adorarlo”.

Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li

precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al

vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il

bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro

scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare

da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese