il gesù che non fu mai

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Un'introduzione al mito di Gesùautore: Giuseppe Ferrihttp://mitodicristo.blogspot.it/

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  • IL GES

    U CHE NON FU MAI

    Un'Introduzione al Mito di Ges

    Giuseppe Ferri

  • Un uomo lascia sempre tracce.

    N sarebbe un uomo se non avesse

    neppure un'ombra...

    Si dimentica ci che si vuole ricordare

    e si pensa a ci che si preferirebbe

    dimenticare...

    Grati sui muri di New York

  • Indice

    1 Introduzione 1

    2 Teologi e apologeti travestiti da storici 5

    2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier . . . . . . . . . . . . . 13

    2.2 Criteri di autenticit o autentici criteri di confusione? . . . . . . . . . 23

    2.3 Il principio di contaminazione del dubbio . . . . . . . . . . . . . . . . 33

    3 Fonti limitate, oscure, ambigue e di seconda mano 39

    3.1 Un profondo silenzio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

    3.2 Le fonti che abbiamo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48

    3.2.1 Le fonti primarie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

    3.2.2 Le epistole paoline e l'epistola agli Ebrei . . . . . . . . . . . . . 50

    3.2.3 I quattro vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54

    3.3 Il resto del Nuovo Testamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59

    3.4 Flavio Giuseppe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60

    3.5 Tacito . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 70

    3.6 Tallo & Flegone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72

    3.7 Plinio, Svetonio, Mara bar Serapion e il Talmud . . . . . . . . . . . . . 73

    3.8 Vangeli gnostici, scritti dei Padri della Chiesa e fonti ipotetiche . . . . 75

    3.9 L'enorme fardello di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 77

    3.10 La natura dei vangeli . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78

    3.11 Il fallimento di Marco . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 88

    3.12 Conclusione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114

    4 Il `Cristo Cosmico' non letterale delle fonti pi antiche 119

    4.1 Le fonti del pi antico testimone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121

    4.2 Il Cristo cosmico di Paolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 133

    4.3 L'evoluzione di Ges . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 144

    4.4 Fondatori ttizi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 152

    4.5 Il Ges docetico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 154

    4.6 Perch propendo per l'ipotesi mitica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 157

    5 `Ges', un clone letterario di personaggi precedenti? 165

    5.1 Paralleli con gure contemporanee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166

    5.2 Giudeo con i giudei, greco con i greci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172

    5.3 Il Ges celeste precristiano e prepaolino di Filone . . . . . . . . . . . . 199

    5.4 Un cantico per Ges . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 203

    A Il Teorema di Bayes pi forte di Ges 205

    v

  • Capitolo 1

    Introduzione

    L

    o scopo principale di questa breve introduzione al Ges

    mitico di diondere tra i lettori la consapevolezza del fat-

    to che un dibattito sulla reale esistenza di Ges di Nazaret esiste

    ed tuttora in corso, che la prova di un Ges storico insu-

    ciente per provare la sua storicit all'origine del cristianesimo, e

    che possibile tentare una dimostrazione abbastanza persuasiva

    in favore di un personaggio mitologico e letterario che fu preso

    erroneamente per storico dai pi tardi cristiani. Per quell'obietti-

    vo, inizio innanzitutto a riconsiderare lo stato dell'evidenza attuale

    nel dibattito. Solo dopo aver considerato le reali proporzioni della

    controversia recente sul Ges Storico, muovo a considerare la

    prevalente ipotesi alternativa del mito di Ges.

    L'approccio pi comune, condiviso da studiosi cristiani e non

    cristiani, sempre stato di insistere che Ges fu un reale per-

    sonaggio storico intorno al quale il mito stato costruito senza

    posa dai suoi ferventi seguaci. Spero di dimostrare che si tratta di

    una ipotesi poco probabile, o quantomeno di insinuare il dubbio

    nella granitica certezza della storicit di Ges. Allo stesso tem-

    po, so bene che l'idea di un Ges Storico ha cos profondamente

    inquinato alla radice la coscienza comune che dicile sollevare

    un'ipotesi alternativa, un'ipotesi che non prevede l'esistenza sto-

    rica di Ges all'origine del culto cristiano. In gran parte questa

    1

  • 2 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

    riluttanza naturale dovuta al fallimento degli studi storici attuali

    su Ges, culminati nella realizzazione che ogni ricercatore proietta

    ineluttabilmente il suo ritratto su Ges, creando un Ges Stori-

    co a propria immagine e somiglianza. Sfortunatamente, questa

    percezione distorta dell'immaterialit del passato reale, nel caso di

    Ges, servita solamente al tentativo apologetico di salvaguardare

    la sua realt storica dalle voraci critiche del razionalismo. La sua

    storicit non pu essere intaccata in alcun modo esattamente per-

    ch la stessa fede cristiana a fondarsi su di essa: Ges, vero Dio

    e vero uomo, morto sulla croce per i nostri peccati ed risorto.

    Ma come non sono interessato a trarre conseguenze per la fede

    (al di l del ritenerla a priori pericolosa o meno) cos non sono af-

    fatto interessato ad ogni tentativo di recuperare una qualche gura

    storica che non si chiamava Ges ma qualcun altro, e che non fece

    pi o meno le cose narrate nei vangeli ma potrebbe in qualche mo-

    do ancora essere vagamente collegato alla tradizione che divenne

    pi tardi il nucleo del messaggio cristiano. Invece guarder al

    personaggio di Ges che conosciamo dai vangeli, chiedendomi se

    almeno gli atti e gli episodi pi umili (e meno miracolosi) a lui

    attribuiti sono accaduti veramente e permettono di distinguere

    Ges da altri personaggi precedenti e/o mitici, pena altrimenti la

    completa dissoluzione della sua originalit. La risposta nale a

    quest'ultimo, inquietante interrogativo non si trover in questo

    libro, il quale si preoccuper allora solo di assicurare ben salda la

    legittimit della domanda, cos da non permettere pi di eluderla

    vigliaccamente, ma di averla chiaramente di fronte a s: dai

    vangeli pu emergere l'originalit di una gura in gra-

    do di fugare ogni dubbio su di essa veicolato in primo

    luogo dalle lettere del pi grande, colossale Apostolo

    che abbia mai predicato il vangelo alle genti?

    Sono dunque sempre aperto a cambiare in futuro le mie opi-

  • 3nioni. Al momento attuale, anche se ancora non posso rispondere

    con un s o con un no alla domanda di cui sopra, sono propenso a

    rispondere: no. Comunque mi disturba profondamente ogni peri-

    coloso tentativo apologetico di diamare un'ipotesi senza portare

    argomenti contro o a favore. Assumere a priori che l'ipotesi del

    Mito di Cristo falsa, perch non apparsa aatto convincente

    la prima volta che stata esposta (foss'anche tale nella mia in-

    troduzione), e che ogni presentazione successiva della medesima

    teoria parimenti sbagliata in virt del fallimento della precedente,

    indice di un'avversione alla verit che non si pu non avversare

    a propria volta con estremo disprezzo.

    Oggi, gioved 27 febbraio 2014, da qualche parte in Italia,

    Giuseppe Ferri

  • Capitolo 2

    Teologi e apologeti travestiti da

    storici

    U

    n libro recente di Bart Ehrman, Did Jesus Exist?,

    1

    col-

    mo di disprezzo verso la tesi del Mito di Ges. Un ex fon-

    damentalista divenuto agnostico con propensioni atee, Ehrman

    pretende di non avere nessun legittimo interesse nel difendere la

    storicit di Ges, perch lui non cristiano. Critica i miticisti in

    quanto anti-cristiani, un'accusa spesso scagliata contro lo stesso

    Ehrman, e da lui puntualmente smentita. Dice soltanto di opporsi

    ad una comprensione evangelica fondamentalista e conservatrice

    del cristianesimo. Non ha mancato di denunciare il contenuto

    pressoch totalmente apologetico dei libri di Ratzinger su Ges di

    Nazaret. Se non un protestante liberale, almeno un simpa-

    tizzante. In tale ruolo, ha bisogno che un Ges storico si presti

    adeguatamente, come immagine di facciata, al proprio modello

    di studioso cosiddetto liberale (in contrapposizione a conserva-

    tore). Inoltre, Ehrman ha scritto un libro su come Ges divenne

    Dio. Ovviamente, dev'esserci stato un Ges allo scopo per lui

    di diventare tale. Bart Ehrman autore di altri parecchi libri di-

    vulgativi su Ges piuttosto popolari, se sono riusciti, nonostante

    l'ostentato spirito critico del loro autore, a venire stampati perno

    in Italia. Ehrman, dunque, come altri studiosi del Nuovo Testa-

    mento, ha un legittimo interesse, nel credere in un Ges storico,

    1

    Ges davvero esistito? Un'inchiesta storica, Mondadori 2013.

    5

  • 6 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    che sia professionale che personale.

    Questo fatto solleva un implicito problema nel ricercare l'esistenza

    storica di Ges. La professione degli studi del Nuovo Testamento

    dominata da cosa si potrebbe chiamare il Sindacato di Ges, i

    cui membri hanno tutti quanti costruito le loro carriere sullo studio

    del Ges storico. Sono comprensibilmente riluttanti a intrattenere

    anche solo per un attimo l'idea paradossale che non ci potrebbe

    essere stato nessun Ges storico da studiare. Come Ehrman stesso

    ammette, lui fu sorpreso di scoprire un intero corpo di letteratura

    dedicata alla questione se ci fu o no un uomo reale, Ges. Questo

    tipico. La gran parte degli studiosi del Nuovo Testamento non

    hanno mai neppure studiato la storicit di Ges. Con quale dirit-

    to, di grazia, possono pretendere di possedere esperienza su quella

    materia? Se i Sindacalisti di Ges non hanno mai esaminato la

    questione ma hanno semplicemente assunto nora la teoria che

    Ges esistito e poi hanno continuato a dedicare le loro vite pro-

    fessionali allo studio di quella gura, c' davvero poca ragione di

    accondiscendere al loro consensus su quella materia.

    Sembra essere piuttosto alla moda disprezzare chi fa libera indagine

    sotto la Tesi del Mito di Cristo e squalicarli come dilettanti allo

    sbaraglio. Numerosi di quei cosiddetti miticisti, comunque, sono

    specializzati nei campi appropriati. Robert Price stato un mem-

    bro del Jesus Seminar. Harpur un ex prete anglicano e profes-

    sore di Nuovo Testamento all'universit di Toronto. Thompson

    un professore di studi biblici all'universit di Copenhagen, e

    un'autorit nel campo dell'Antico Testamento. Due altri quali-

    cati miticisti sono Richard Carrier ed Hermann Detering. Thomas

    Brodie anche lui addirittura il fondatore di un prestigioso isti-

    tuto accademico degli studi biblici, nonch prete cattolico. Per

    non parlare di altri studiosi che non si vergognano di fare onesta

    professione di Jesus Agnosticism. E di altri ancora che non inten-

    dono, ancora per il momento, fare coming out in tale direzione

    scettico-minimalista.

  • 7Lo snobbismo intellettuale non la soluzione.

    L'idea che Ges di Nazaret era veramente esistito stata nega-

    ta non solo dai critici moderni, ma anche da comunit cristiane

    (oramai considerate eretiche) risalenti ai primordi del movimento

    cristiano. San Ignazio, per esempio, presunto martire cristiano vis-

    suto agli inizi del secondo secolo, contrast l'eresia del docetismo,

    rea di negare la realt dell'incarnazione di Ges. I doceti cre-

    devano che Ges era venuto solo nelle sembianze di un essere

    umano, ma in realt privo di un corpo materiale

    2

    . Contro di loro,

    Ignazio ribad con tutte le forze di cui era capace la sua verit su

    Ges di Nazaret. T. R. Glover

    3

    ha descritto vividamente lo spirito

    che lo animava:

    Uomini intorno a lui hanno parlato di un fantasma

    crocisso da soldati illusi tra ebrei illusi. - No! urla Igna-

    zio, ancora e ancora, egli veramente risorse, veramente

    mangi e bevve, e non era un demone senza corpo -

    niente di tutto ci apparente, tutto vero, vero, vero.

    Egli stato chiamato isterico - la morte davanti a lui,

    la realt del suo Signore negata, e solo il tempo per una

    parola Veramente.

    A parte lo zelo di Ignazio,

    4

    come si spiega che gli eretici cos

    presto negavano la realt dell'Incarnazione? Infatti il docetismo

    non era una tarda eresia come le altre: gi l'epistola di Giovanni

    testimonia la sua minaccia:

    Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma met-

    tete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono vera-

    mente da Dio, perchmolti falsi profeti sono venuti

    nel mondo. In questo potete riconoscere lo Spirito di

    2

    dunque una specie di ologramma.

    3

    T. R. Glover, Conict of Religions in the Early Roman Empire (Boston: Beacon, 1960), pag.

    146, mia libera traduzione.

    4

    e la strana enfasi riposta in un fatto che sarebbe dovuto essere quantomeno ovvio se un Ges

    fosse esistito.

  • 8 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    Dio: ogni spirito che riconosce Ges Cristo venuto nel-

    la carne, da Dio; ogni spirito che non riconosce

    Ges, non da Dio. Questo lo spirito dell'an-

    ticristo che, come avete udito, viene, anzi gi

    nel mondo.

    (1 Giovanni 4:1-3, mia enfasi)

    Questo un primo indizio che dovrebbe sorprenderci.

    Ges rappresent una novit incredibile. I suoi miracoli, la sua

    morte e la sua risurrezione avrebbero dovuto turbare e intimorire.

    Anche la sua umilt e il suo messaggio morale sembravano qual-

    cosa di nuovo. Ma forse, in realt, come ricorda Celso,

    5

    non

    esisteva nulla della nuova dottrina che fosse davvero sorprendente

    per i suoi contemporanei.

    L'obiettivo di questo capitolo di rivelare che l'attuale con-

    sensus accademico secondo il quale all'origine del cristianesimo

    risiede un Ges storico non che il mero prodotto di una ten-

    denza particolare della ricerca scientica, pi che una conclusione

    razionale (e dimostrata esser tale). Voglio dimostrare che esiste

    davvero una controversia moderna sulla storicit di Ges e che il

    verdetto nale non ancora stato pronunciato. Voglio convincere

    il lettore che l'ipotesi di un Ges storico all'origine del cristiane-

    simo non la sola possibilit logica, perch esistono altre teorie

    almeno altrettanto plausibili che spiegano altrettanto validamente

    le origini della religione cristiana.

    Innanzitutto, occorre serenamente riconoscere un puro e sem-

    plice fatto: che gli studiosi del Nuovo Testamento sono in mag-

    5

    cos scriveva Celso nel II secolo:

    Poich in quel corpo c'era uno spirito divino, esso avrebbe dovuto comunque

    distinguersi da tutti gli altri corpi o per grandezza o per bellezza o per vigore o per

    tono di voce o per maestosit o per capacit di persuadere. infatti impossibile

    che un corpo che aveva in s una parte divina in misura maggiore degli altri non si

    distinguesse in nulla da un altro. Ma questo corpo di Ges non si dieriva in

    nulla da quello di un altro, anzi, come dicono, era piccolo, brutto e volgare.

    (Celso, Contro i Cristiani, Edizione speciale su licenza per Corriere della Sera, pag.

    177-179, mia enfasi).

  • 9gioranza cristiani. Per chi non cristiano, questo costituisce cer-

    tamente un problema, dal momento che gli accademici cristiani

    hanno ogni motivo di promuovere l'autenticit del Ges dei van-

    geli. E perno studiosi non cristiani potrebbero avere dei legittimi

    motivi per simpatizzare con l'agenda chiaramente apologetica dei

    loro colleghi cristiani, data la loro posizione nel campo, e con-

    siderata la fonte del loro nanziamento. Come disse qualcuno:

    dicile spingere un uomo a comprendere una cosa, quando il

    suo salario dipende esattamente dal suo non comprendere quel-

    la cosa!.

    6

    E tuttavia, nonostante la quasi unanime difesa di un

    Ges storico nell'ambito accademico, questo non ha impedito agli

    stessi accademici di far proliferare esponenzialmente il numero di

    Ges storici recuperati dietro la nebbia del Mito.

    In merito a quest'ultimo aspetto, singolare che l'accademico

    J. D. Crossan, un ex religioso (e in quanto tale, come Ehrman,

    sospettabile di non essersi ancora del tutto liberato dall'apparte-

    nenza a quel mondo l) abbia sottolineato:

    Ma quell'assordante diversit un imbarazzo acca-

    demico. impossibile evitare il sospetto che la ricerca del

    Ges storico sia un posto davvero sicuro per fare teolo-

    gia e chiamarla storia, per fare autobiograa e chiamarla

    biograa.

    7

    Si riferisce non solo alla malcelata agenda apologetica alle spalle

    dei suoi colleghi accademici, ma anche al vizio piuttosto frequente

    di rispecchiare il proprio s nel Ges Storico di turno recuperato.

    Eppure le fonti che gli studiosi usano sono, gira e rigira, sempre

    le stesse. Quindi dev'esserci qualcosa di strano con i loro metodi,

    con i loro strumenti usati, o con l'uso erroneo di quelli strumenti,

    se gli ouptut sono costantemente diversi a fronte degli stessi in-

    6

    frase tratta da un commento sul blog Vridar, a questo indirizzo: http://vridar.org/2011/10/

    23/scholars-shooting-their-own-side/#comment-11723

    7

    la citazione di Crossan (da me liberamente tradotta) riportata da Dave Fitzgerald all'indirizzo

    http://www.patheos.com/blogs/wwjtd/2012/01/will-the-real-jesus-please-stand-up/.

  • 10 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    put, al variare dello studioso in esame.

    Esistono dunque vari metodi, e non tutti gli storici concordano

    sul loro uso. Alcuni metodi usati dagli studiosi potrebbero rive-

    larsi esempi di fallacie logiche, e questi devono essere denunciati

    come tali. Adarsi oltre il dovuto sulle opinioni degli accademi-

    ci, invece che su un diretto esame di tutte le tracce disponibili,

    signica commettere la fallacia di appellarsi all'autorit. Una con-

    clusione che non segue logicamente dalle premesse presentate

    invece un esempio di non-sequitur. La tesi del mito di Ges con-

    siderata marginale nella ricerca accademica. Basarsi su questa

    aermazione signica commettere la fallacia logica di appellarsi

    alla maggioranza, e dunque non pu valere aatto come prova

    contro il miticismo.

    Le nostre fonti da interrogare si classicano in fonti primarie

    e fonti secondarie. Le fonti primarie sarebbero in generale resti

    sici (ad esempio artefatti) o testimonianze (documenti scritti)

    create da testimoni oculari (o dallo stesso oggetto di investiga-

    zione), contemporanei agli eventi in questione. Tutti gli storici

    riconoscono l'importanza delle fonti primarie rispetto alle fonti se-

    condarie in virt del loro essere fonti dirette degli eventi desiderati.

    Mentre in generale le fonti primarie sono generalmente superiori

    e preferibili alle fonti secondarie, questo non impedisce che anche

    le fonti primarie siano aette da concezioni errate e inaccuratezze

    di vario tipo. Lo storico Richard Carrier si esprime cos sul perch

    il dubbio un prerequisito nella ricerca storica:

    L'apologeta evangelico Craig Blomberg pensa che ci

    si dovrebbe avvicinare a tutti i testi con completa du-

    cia a meno che non avete una particolare ragione per

    dubitare di cosa dicono (The Historical Reliability of the

    Gospels, 1987, pag. 240-54). Nessun vero storico cos

    naive (si veda la Bibliograa). Non sono a conoscenza

  • 11

    di nessuna opera antica che sia considerata completa-

    mente adabile. Esiste sempre una ragione per dubitare

    di ogni pretesa storica. Gli storici iniziano con sospetto

    non importa quali testi stanno consultando, e migliora-

    no il grado iniziale del dubbio secondo numerosi fattori,

    compreso il genere, i meriti confermati dell'autore, la pro-

    va di un'onesta e adabile metodologia, il pregiudizio, la

    natura della pretesa (se un evento, un dettaglio comune

    o insolito, ecc.) e cos via.

    8

    Vale dunque la pena rammentare il monito di Cartesio,

    De Omnibus Dubitandum

    occorre dubitare di tutto.

    Sebbene sono propenso a credere che la storia, per tutti gli

    obiettivi pratici, sia solo una una favola raccontata da un idio-

    ta, piena di rumore e di furore, che non signica nulla,

    9

    tuttavia

    la ritengo utile nella misura in cui permette di determinare cosa

    probabilmente accaduto nel lontano passato, perch conoscere

    cosa realmente accaduto impossibile.

    fondamentale che il lettore comprenda la dierenza tra la

    storia e il passato. I due termini sono usati come sinonimi, ma in

    realt descrivono cose diverse.

    Individui reali sono esistiti in un reale passato. Fecero cose rea-

    li. Vissero in luoghi reali, ebbero amici reali, sovrani reali, eserciti

    reali. Ma tutto svanito.

    La storia creata nell'attimo presente. L'enfasi sulla parola

    creata. Contrariamente al dogma popolare, le tracce, anche se

    8

    Richard Carrier, Did Jesus Exist? Earl Doherty and the Argument to Ahistoricity (2002),

    disponibile all'indirizzo http://infidels.org/library/modern/richard_carrier/jesuspuzzle.html

    mia libera traduzione.

    9

    William Shakespeare, Macbeth, atto V, scena V.

  • 12 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    rimangono, non parlano mai per s stesse. Hanno sempre biso-

    gno di qualcuno che le interpreti. E ogni storia una costante

    creazione, da ripetere ogni secondo, quasi come un eterno atto di

    volont, e di continua scoperta.

    Lo scopo dello storico di creare una storia che approssimi,

    per quanto gli riesca possibile, il passato reale. La comprensione

    del passato solo nella sua approssimazione, e tutte le conclu-

    sioni sono provvisorie. Anch il mio discorso abbia senso, sono

    necessarie delle regole. Regole pratiche. E certamente, come

    spiegher pi avanti, quelle regole sono grottescamente (o dovrei

    dire apologeticamente?) mancanti negli studi su Ges. Se esiste

    una convinzione che mi rende dogmatico (non me ne vorr il let-

    tore) che procedere in tale maniera inaccettabile, e chiunque

    la pensa diversamente non ha nessun interesse nella storia.

    Cos, con questa distinzione ben chiara in mente, esistono due

    domande da porre obbligatoriamente sulla storicit di Ges:

    1. La genesi del cristianesimo (il passato reale) richiede un Ges

    alla sua origine?

    2. Le nostre fonti richiedono una gura storica dietro di loro

    (storia)?

    L'ideale sarebbe aspettarsi una intersezione abbastanza grande

    tra quelle due domande. Un'intersezione tra il passato reale e

    le nostre fonti storiche che sia possibilmente diversa dall'insieme

    vuoto.

    Perch altrimenti meno sovrapposizione esiste tra ci che recu-

    periamo e ci che accadde davvero, meno tracce reali si possono

    ancorare nella nostra attuale conoscenza della realt, e dunque

    meno signicato hanno quelle due domande.

  • 2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 13

    Possiamo solo interrogare cosa sopravvissuto possiamo solo

    interrogare le nostre fonti. Se non si sovrappongono alla realt

    conosciuta, allora ogni nostro interrogativo svuotato di senso

    e signicato, se mai ne avesse qualcuno. Senza tale legame tra

    storia e passato reale, i monumenti sono solo sassi, i testi solo

    storie.

    Con questa distinzione in mente, vediamo allora un piccolo ma

    istruttivo esempio di quanto lontano nora si sono spinti gli ac-

    cademici nel cercare di approssimare il passato.

    2.1 L'errata equazione dell'apologeta John P. Meier

    Lo storico, secondo l'accademico e prete cattolico John P. Meier,

    aronta, essenzialmente, due dicolt: determinare cosa reale,

    e cosa storico. La conoscenza della storia non la stessa cosa

    della conoscenza del reale, poich la storia solo una ricostruzione

    teorica e articiale ltrata dai documenti disponibili. Il reale invece

    ci che veramente accaduto nel passato. La storia tanto pi

    vera e certa, quanto pi interseca il dominio del reale, anche

    se la piena identicazione tra la storia (fenomenica) e il reale non

    si raggiunger mai. Perch il reale ad essere in ultima istanza

    irraggiungibile, una specie di noumeno kantiano. Come omaggio

    al relativismo post-moderno, non male.

  • 14 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    Ne consegue che lo storico, per Meier, ha lo stesso problema nel

    conoscere qualcosa sul Ges reale e nel riconoscere qualcosa sul

    reale Reagan. E ha lo stesso problema nel conoscere qualcosa

    sul Ges storico e nel riconoscere qualcosa del Talete storico

    o dell'Apollonio di Tiana storico.

    D'altra parte, possiamo avvicinarci di pi al Reagan reale di

    quanto possiamo fare rispetto al Talete reale, perch abbiamo

    una gran quantit di materiale disponibile su Reagan, i suoi scritti

    autentici, i suoi discorsi registrati, le sue interviste rilasciate, i re-

    soconti contemporanei, le notizie, i memoriali, le dicerie dell'epo-

    ca, gli archivi, e cos via, laddove invece tutto ci che sappiamo

    di Talete viene da riferimenti a lui e alle sue idee recuperati in

    pochissime opere antiche da parte di altri autori, come Aristotele

    e Diogene Laerzio. Ma il Reagan reale ancora si nasconde alla

    nostra vista, e cosa abbiamo tra le mani sono solo vari Reagan

    storici, tanti quante sono le interpretazioni dei vari storici.

    Cos gli atei possono gurarsi il Ges reale secondo i loro

    gusti: un ridicolo e allucinato predicatore apocalittico fallito deli-

    rante e schizofrenico. E parimenti gli apologeti possono essere

    liberi di immaginare nella ghiandola pineale di cartesiana memo-

    ria del Ges reale il link diretto nientemeno che alla Seconda

    Persona della Trinit, o qualcosa del genere. L'ascia di guerra tra

    cristiani e non cristiani seppellita, apparentemente.

    Eppure, scrive il Meier:

    la dicolt di conoscere qualcosa su Ges deve es-

    sere situata nel pi grande contesto della dicolt di

    conoscere qualcosa circa Talete, Apollonio di Tiana, o

    qualsiasi altro personaggio dell'Antichit.

    10

    Siamo evidentemente meno capaci di costruirci un Talete storico

    10

    John P. Meier, A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus, volume 1, NY/London, 1991,

    pag. 24, mia libera traduzione.

  • 2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 15

    o un Ges storico, perch i materiali su entrambi, come per la

    maggior parte delle gure antiche, sono scarsi e limitati.

    Si presti la dovuta attenzione a come opera l'argomento del

    Meier.

    Passo 1: il reale pi dicile da recuperare rispetto al-

    lo storico ed essenzialmente inconoscibile, una sorta di

    noumeno kantiano: come con Ges, cos con Reagan.

    Passo 2: lo storico diventa pi dicile da valutare nel-

    la misura in cui il soggetto in questione assai remoto nel

    tempo: come con Ges, cos con Talete.

    Una conseguenza esiste da questo doppio confronto, ed che Ges

    tanto reale quanto Reagan ed tanto storico quanto Talete, ma

    il punto esplicito che ci sono meno dati di realt su Ges

    che su Reagan, ed egualmente meno dati storici su Ges che

    su Talete. E allora scopro che la prima questione da esaminare

    da ogni libro che nora parla del Ges Storico la questione se

    Ges esistito o non esistito deve essere sbrigativamente e

    puntualmente elusa ridicolizzandola a dovere. E perch? Perch,

    mi viene risposto, la realt impossibile da recuperare, ed

    possibile ma dicilissima la ricostruzione della storia, cos dob-

    biamo assumerle entrambe per Ges, come facciamo con Reagan

    e con Talete.

    Ma vado ad esaminare pi in profondit l'implicazione che Ges

    tanto storico quanto Talete, e che i dati storici disponibili su

    entrambi sono in egual misura assai scarsi. In generale, mi sembra

    pacico che tutte le gure antiche siano dicili da documentare,

    e occupano uno status storico relativamente pi dicile da im-

    maginare rispetto a gure storiche pi recenti. Ma l'equazione tra

    il Ges storico e il Talete storico ad un tempo imprecisa ed er-

    rata, poich trascura una dierenza fondamentale tra le due gure.

  • 16 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    L'equazione imprecisa perch il tipo di letteratura che

    abbiamo riguardo Ges qualitativamente diverso dal

    tipo di letteratura che abbiamo circa Talete.

    E l'equazione errata perch colloca Ges sullo stesso livel-

    lo di storicit occupato da Talete, quando un esame obiettivo e

    imparziale dello stato dell'evidenza, che tenga conto debitamente

    delle reali dierenze nella qualit della letteratura su ciascuna delle

    due gure, non va aatto a collocare Ges e Talete sullo

    stesso livello di storicit vericabile da occhi moderni.

    I critici letterari sono soliti confrontare opere letterarie tra di

    loro per meglio distinguerli e spiegare le loro dierenze. Se si ap-

    plica un confronto serrato del genere ai vangeli

    11

    e alla biograa

    di Talete scritta da Diogene Laerzio (la principale informazione su

    Talete disponibile), arrivo a comprendere che quelle opere non

    sono neppure lontanamente simili nella loro natura let-

    teraria e nel loro obiettivo.

    Ovviamente, i vangeli sono pieni zeppi di miracoli, of-

    ferti al lettore per persuaderlo a credere pi volentieri. La trasfor-

    mazione dell'acqua in vino, calmare la tempesta, camminare sulle

    acque, la trasgurazione, i miracoli, le resurrezioni, gli zombi, le

    ascensioni al cielo, ecc., ecc. Tutte storie conosciute ai cristiani,

    mentre quasi nessuno legge Diogene Laerzio. Ma al di l dell'ac-

    curatezza di Diogene Laerzio, balza subito all'occhio che i suoi

    fatti sono ovviamente di una natura dierente dai fatti del van-

    gelo, e sono presentati in uno spirito del tutto diverso.

    Non ci sono miracoli in Diogene Laerzio.

    11

    (la principale informazione, per Meier, su Ges di Nazaret, e io aggiungerei l'unica indipen-

    dente, poich il Testimonium Flavianum e il Testimonium Taciteum sono tutte probabilmente

    interpolazioni cristiane, se non dipendenti su fonti cristiane.

  • 2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 17

    Invece dei miracoli, veniamo a sapere i nomi dei genitori di

    Talete, il suo probabile luogo d'origine, i nomi dei suoi trattati

    sull'astronomia, le sue dottrine losoche basilari, le sue scoperte

    e i suoi esperimenti (come la misurazione dell'altezza delle pi-

    ramidi), e robe del genere. E mentre procede, Diogene Laerzio

    non fa altro che rivelare le fonti della sua informazione su Talete:

    Platone, Aristotele, Ippia, Pamla, Callimaco, Apollodoro, Eforo,

    Ermippo, e tanti altri. Mentre vero che quelle fonti non possono

    essere vericate perch tutte desolatamente perdute, la pratica di

    attribuire ciascuna informazione alla fonte corrispondente osser-

    vata costantemente in maniera non dissimile da un articolo acca-

    demico scientico dei giorni nostri. E la stessa calma che rassicura

    il lettore di quest'ultimo quando ad esempio si accorge chi viene

    citato in bibliograa a supporto di cosa vien dato per scontato

    senza dimostrazione, si ritrova leggendo Diogene Laerzio. L'ac-

    cademico e lo scienziato che scrivono articoli da sottoporre alla

    peer-review non richiedono aatto dai lettori una cieca fede in

    quello che scrivono, e n necessitano di re-inventare la ruota, e

    pertanto indicano adeguatamente opportuni puntatori al lettore

    desideroso di vericare o vagliare personalmente la sua verica

    personale. Solamente Luca tra gli evangelisti adopera un linguag-

    gio vagamente rassomigliante all'abitudine dell'attribuzione, e lo

    fa solo all'esordio del suo vangelo:

    Poich molti hanno cercato di raccontare con ordine

    gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come

    ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni ocu-

    lari n da principio e divennero ministri della Parola, ...

    (Luca 1:1-2)

    Anche in Luca il linguaggio della narrazione assai pi simile al

    linguaggio tipicamente associato ai raccontastorie:

    Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacer-

    dote di nome Zaccaria,...

    (Luca 1:5)

  • 18 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    E i testimoni di Luca sembrano essere testimoni di qualcosa che

    potrebbe o non potrebbe riferirsi ad eventi reali: quindi testimoni

    e ministri della Parola.

    Il critico letterario di oggi riconoscerebbe all'istante e troverebbe

    signicativo il fatto che i vangeli da una parte, e la biograa di

    Talete a cura di Diogene Laerzio dall'altra, sono due tipi di li-

    bri totalmente diversi, la cui natura conduce a diverse conclusioni

    sulla adabilit dei fatti presentati da ciascuna. sicuramente

    ironico e paradossale che John P. Meier presenti un nto osse-

    quio a questo importante principio del criticismo letterario, senza

    applicarlo veramente ai vangeli nel loro complesso, quando scrive:

    Il criticismo letterario contemporaneo fornisce un saluta-

    re monito rammentandoci di interrogare cos' la fun-

    zione letteraria di un verso o di una pericope nell'opera

    pi grande prima di dichiararla frettolosamente una fonte

    adabile di informazione storica.

    12

    Meier quindi intende limitare il ruolo del critico letterario all'analisi

    delle parti all'interno di interi (libri), riutandosi di commentare

    debitamente le dierenze tra interi, eppure ha appena concesso

    che la percezione della funzione ha un legame stretto con la con-

    siderazione di cosa va inteso fatto storico. E tuttavia sfortunata-

    mente lo stesso John P. Meier rinnega quella cortesia intellettuale

    appena ostentata con quelle parole, dichiarando dogmaticamente

    che il riconoscimento della natura letteraria di un testo non ha

    assolutamente nulla da dire nella determinazione di cosa o non

    Fatto storico.

    Poich John P. Meier non un critico letterario, i suoi lettori

    potranno perdonarlo.

    12

    A Marginal Jew, pag. 12, mia libera traduzione.

  • 2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 19

    Ma i lettori onesti non potranno mai perdonarlo quando sco-

    prono che il suo ridimensionare il criticismo letterario, unito alla

    sua errata equazione di Reagan/Talete/Ges, meramente parte

    di una ben nota politica apologetica gi ampiamente collauda-

    ta nella ricerca del Ges storico, dove una metodologia pseudo-

    storica si pone sfacciatamente al servizio della teologia e della fede

    religiosa.

    Questa politica parte in pompa magna con la sottolineatura

    della povert relativa delle fonti storiche a disposizione i limiti

    di Tacito, la problematicit del Testimonium Flavianum, la fan-

    tomatica fonte Q e l'ancor pi fantomatica tradizione orale, i van-

    geli apocri (soprattutto quelli) per poi concludere, inevitabil-

    mente e puntualmente:

    I quattro vangeli canonici risultano essere i soli gran-

    di documenti contenenti blocchi signicativi di materiale

    adeguato ad una ricerca del Ges storico.

    Questa sar sempre la conclusione di coloro che nascondono un

    interesse nella storicit di Ges, ma il cui interesse di fatto tutto

    teologico e apologetico.

    E perch, di grazia, il Ges storico si deve pescare dai quattro

    vangeli canonici e non dai vangeli apocri? Quanto a questi ulti-

    mi, la prevedibile obiezione va a puntare il dito inquisitorio sui loro

    innumerevoli episodi dove il Ges bambino crea con la creta 12

    uccelli, per farli volare cinguettando al solo batter le mani, oppure

    dove il falegname Giuseppe sta allestendo una bara per un uomo

    ricco, e avendo solo due travi troppo corte, se li vede allungare

    magicamente della lunghezza esatta grazie al pronto intervento

    del bambin Ges.

    L'apologeta cristiano per una volta ci vede giusto, quando ri-

    conosce che materiale del genere ovviamente solo il prodotto

    della fervida immaginazione di un pio e devoto cristiano, e quin-

  • 20 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    di pu essere riutato come una fonte valida di informazione sul

    Ges storico.

    Dicilmente c' bisogno di far notare che i vangeli canoni-

    ci contengono racconti non meno miracolosi, e che la

    descrizione appena data calza loro a pennello, di essere cio so-

    lo il prodotto della fervida immaginazione di un pio e

    devoto cristiano , e tuttavia non sono aatto, a dire il vero,

    riutati come una fonte valida di informazione sul Ges storico

    dall'apologeta.

    In questo caso, l'errore non quello di un John P. Meier o di un

    Mauro Pesce, cio l'incapacit di distinguere tra due diversi tipi di

    libri, bens consiste nel creare una falsa dicotomia tra due tipi di

    libri (i vangeli canonici e i vangeli apocri) che sono ovviamente

    (e signicativamente) simili. Senza dubbio si possono evidenziare

    delle dierenze tra i vangeli canonici e i vangeli apocri (i secondi

    sono lontani cronologicamente dagli ipotetici eventi descritti dai

    primi), ma di certo quella distinzione non pu essere sottolineata

    denunciando solamente la presenza di un episodio miracoloso.

    Perch, se eventi del genere smentiscono l'adabilit di un van-

    gelo apocrifo, devono parimenti smentire l'adabilit di un van-

    gelo canonico.

    Un testo con un esordio del genere:

    Al tempo di Re-tal-dei-tali, c'era una volta un sacer-

    dote chiamato Tal-dei-Tali

    subito riconoscibile come mera istanza di quella che si potrebbe

    benissimo chiamare tradizione del C'era una volta . C' sempre

    la possibilit che un libro di Storia inizi in questo modo, e tuttavia

    rimane il tipico esordio anche, e soprattutto, di abe e romanzi

    fantastici.

    Eccone alcuni esempi, tratti dalle abe dei fratelli Grimm:

  • 2.1. L'ERRATA EQUAZIONE DELL'APOLOGETA JOHN P. MEIER 21

    C'era una volta un re che aveva un parco nel quale si

    trovava un albero che aveva delle mele d'oro.

    (L'uccello d'oro

    13

    )

    C'era una volta in Svizzera un vecchio conte che aveva

    un unico glio.

    (I tre linguaggi

    14

    )

    C'era una volta una principessa superba che non sape-

    va pi cosa inventare per appagare la sua alterigia.

    (L'indovinello

    15

    )

    Cos Luca:

    Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era un sacerdote

    di nome Zaccaria,...

    (Luca 1:5)

    E cos il mito:

    E nacque dunque il Cos primissimo; e dopo, la Terra

    dall'ampio seno, sede perenne, sicura di tutti gli Di...

    (Esiodo, Teogonia II:116

    16

    )

    Agli inizi del mondo c'era solo acqua. Whee-me-me-

    owan, il Grande Capo Lass, viveva su nel cielo tutto

    solo. Quando decise di fare il mondo, venne gi in luoghi

    dove l'acqua poco profonda e cominci a tirar su grandi

    manciate di fango, che divennero la terraferma.

    (Mito degli Indiani Yakima

    17

    )

    13

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/uccello_

    oro

    14

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/i_tre_

    linguaggi

    15

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.grimmstories.com/it/grimm_fiabe/

    indovinello

    16

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://digilander.libero.it/ilcrepuscolodeglidei/

    testi/greci/Esiodo%20-%20Teogonia.pdf%20

    17

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://www.croponline.org/indianidamerica.htm#MITO%

    20DELLA%20CREAZIONE

  • 22 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    In principio Dio cre il cielo e la terra. Ora la terra

    era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e

    lo spirito di Dio aleggiava sulle acque.

    (Genesi 1:1-2)

    Questo il racconto di come tutto era sospeso, tutto

    calmo, in silenzio; tutto immobile, tranquillo, e la distesa

    del cielo era vuota.

    (Popol Vuh

    18

    )

    E, naturalmente, Giovanni:

    In principio era il Logos, il Logos era presso Dio, e il

    Logos era Dio.

    (Giovanni 1:1)

    Per contrasto, del tutto priva di ogni funzione mitica fondativa,

    la vita di Talete narrata da Diogene Laerzio inizia cos:

    Erodoto, Duride, e Democrito aermano che Talete

    ebbe come padre Essamias, come madre Cleobulina, del-

    la famiglia dei Telidi che sono Fenici ed i pi nobili di-

    scendenti di Cadmo ed Agenore. Fu anche uno dei sette

    sapienti come attesta anche Platone. Fu il primo ad es-

    sere chiamato sapiente sotto l'arconte Damasias in Atene,

    sotto il quale furono denominati sapienti anche i Sette,

    come dice Demetrio Falereo nella Lista degli arconti.

    19

    Si potrebbe forse pensare che l'informazione sui genitori in Dio-

    gene Laerzio sia pi adatta da confrontare con le genealogie pre-

    senti in Matteo o Luca, ma Luca fa risalire la genealogia a Dio,

    ed entrambi, Matteo e Luca, stanno preservando una tradizione

    dell'ascendenza davidica del Salvatore, laddove nessun principio

    teologico del genere informa l'informazione di Diogene Laerzio sui

    genitori e sulla citt-natale di Talete. Che Talete sia il glio di

    18

    l'esempio preso da questo indirizzo: http://it.wikipedia.org/wiki/Popol_Vuh

    19

    Diogene Laerzio, Vita dei loso, Capitolo I, 22, editori Laterza, Bari 1962, pag. 11.

  • 2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?23

    Essamias e Cleobulina non giova ad alcun interesse teologico di

    Diogene Laerzio, perch a priori costui privo di interessi teologici:

    non membro di una chiesa e come tale non vuole cooptarne altri.

    Questi soli minuscoli esempi sono pi che sucienti a fare il

    mio punto: ovvero, che io ho il diritto di confrontare tra loro in-

    teri testi (e non solo le loro minuscole parti) prima di decidere

    sulla storicit dei loro contenuti, un'operazione che John P. Meier

    e altri accademici trascurano spesso e volentieri di riconoscere,

    per il timore che in questo modo venga messa in discussione la

    storicit degli eventi descritti nei vangeli, se non la stessa storicit

    di Ges.

    C' dunque una dierenza tra un racconto la cui natura lette-

    raria puramente inventata, perch magari un mito fondativo,

    e una biograa.

    2.2 Criteri di autenticit o autentici criteri di confu-

    sione?

    Fondamentale agli storicisti che non vogliono essere apologeti

    (gli unici cio degni di confrontare con i migliori scenari miticisti)

    e pur tuttavia vogliono gettare almeno un ebile spiraglio di luce

    su Ges qualche tecnica razionale che permetta di ltrare i fat-

    ti dalla nzione, la Storia dalla storiella. Il loro obiettivo di

    trovare un'intersezione tra il Ges dei vangeli e il passato reale

    che permetta di recuperare un ritratto plausibile del Ges Stori-

    co, un'intersezione possibilmente non nulla.

    Per trovare quell'intersezione, i ricercatori del Ges perduto,

    del passato e del presente, utilizzano che cosa sono oramai noti al

    grande pubblico come i criteri di autenticit, usati per testare

  • 24 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    ogni elemento dei vangeli.

    L'insistenza sui criteri di autenticit ha contribuito certamente a

    conferire una parvenza dignitosa a chi non vuole essere e/o non

    vuole apparire un banale apologeta, una parvenza di obiettivit il

    cui sforzo , in linea di principio, apprezzabile.

    Tuttavia cosa non si deve assolutamente mai trascurare la sem-

    plice realt che quei criteri non sono stati vericati empiricamente.

    Naturalmente, la verica sarebbe impossibile con solo i vangeli al-

    la mano, perch ovviamente non posso accedere alla cosiddetta

    tradizione orale no al momento della sua stesura nei vangeli, ab-

    bandonato all'eterno dubbio di cosa risale eettivamente a Ges,

    sia pure vagamente. Potrei per applicare quei criteri ad altri casi

    di cui so gi a priori la risposta, per vericare che funzionano dap-

    pertutto, ossia se mi permettono di separare con successo il fatto

    dalla fantasia. E invece no. Questo non permesso. Coloro che

    usano i criteri di autenticit ci chiedono di accettare senza atare

    l'utilizzo di quei criteri solo perch *sembrano* intuitivamente va-

    lidi.

    I criteri, purtroppo, spesso appaiono del tutto contro-intuitivi e

    perci non ispirano aatto ducia nel risultato, perno quando

    applicati con successo, ci viene assicurato contemporanea-

    mente.

    Esaminiamoli uno per uno.

    Multipla attestazione: nella misura in cui abbiamo pi ri-

    ferimenti indipendenti ad un evento, pi probabile la storicit di

    quell'evento.

    In generale suona ragionevole come criterio, per nel caso di

    Ges a renderlo non valido la scarsit delle fonti su di lui in

    nostro possesso, e ancor pi scarse sono le fonti attestate da pi

    parti, e perno in quel caso stabilirne l'eettiva indipendenza

    incredibilmente dicile. I vangeli si basano l'uno sull'altro (in

  • 2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?25

    particolare su Marco) cos esiste il concreto rischio che non sono

    veramente il riesso di tradizioni indipedenti, e mi riferisco an-

    che a ipotetiche fonti non-esistenti come Q, M e L. Su queste

    premesse cos insicure sdo chiunque a determinare qualcosa di

    autentico con certezza. Gli scritti dell'apostolo Paolo menzionano

    pochissimo della vita di Ges (e possono indicare un Ges di tut-

    t'altra natura), mentre i riferimenti extrabiblici, oltre a risultare

    posteriori, sono eterno oggetto di dibattito, e n si pu escludere

    la possibilit che anche loro siano inuenzati da Marco e dagli altri

    vangeli (che si basano su Marco).

    Per giunta, il fatto che un detto o un aneddoto venga ripetuto

    spesso, o molteplicemente attestato, potrebbe stare a signi-

    care niente pi del puro e semplice fatto che gli scrittori, al pari

    dei loro lettori, gradivano sentirlo ripetere. Pi che criterio di mul-

    tipla attestazione, cosa ci impedisce di chiamarlo invece criterio

    di popolarit? Un detto o un episodio non sono necessariamen-

    te veri solo perch sono popolari presso chi scrive e presso i loro

    lettori.

    Tutto ci che abbiamo sono acritici testi devozionali

    o agiograci riempiti di dubbie dichiarazioni scritte de-

    cenni dopo il fatto da autori che non ci rivelano mai i

    loro metodi o le loro fonti. La Multipla Attestazione non

    pu mai guadagnare terreno su un tale orrido corpo di

    evidenza.

    20

    Imbarazzo/dissimilarit: insieme al criterio di dissimilarit,

    il criterio di imbarazzo dice che se un detto o un evento presente

    nei vangeli imbarazzante per gli ebrei e/o per i primi cristiani

    (compresi gli stessi autori dei vangeli), allora probabilmente vero.

    L'idea sembra sensata dal momento che nessuno, ipoteticamente

    sottoposto ad un processo, farebbe mai un'aermazione contro il

    proprio interesse, se non vi fosse costretto da condizioni esterne

    20

    Richard Carrier, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus

    (Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag. 172-175, mia libera traduzione.

  • 26 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    impellenti.

    E tuttavia andrebbe legittimamente applicato solo quando non

    si vedono all'orizzonte altre (anche solo) plausibili ragioni (per non

    dire pi probabili) della presenza di motivi imbarazzanti nei van-

    geli, ad esempio per veicolare una certa idea su una certa virt di

    Ges (la sua umilt e sottomissione ai piani divini per esempio),

    per fornire una nota di realismo e credibilit nella narrazione, evi-

    tando il sospetto su un giudizio sempre positivo. In altre parole,

    un miscuglio di verit e bugie spesso pi credibile rispetto alle

    sole bugie.

    Inoltre c' un altro problema latente. Se si ritiene di applicare

    con successo il criterio di imbarazzo, si deve ovviamente presup-

    porre l'esistenza di una tradizione orale su Ges conuita almeno

    parzialmente nei vangeli. Ma tale tradizione deve essere stata tra-

    mandata da diverse comunit cristiane della prima ora, e lo stato

    dei fatti dimostra che il cristianesimo primitivo era diviso in innu-

    merevoli fazioni (come pure lo erano le sette ebraiche marginali

    del tempo, si pensi agli esseni). Dunque l'imbarazzo relativo ad

    un detto o ad un evento del Ges dei vangeli potrebbe essere in

    realt l'imbarazzo di un detto o di un evento che qualcun altro,

    in passato, ha voluto attribuire a Ges per raorzare la propria

    autorit. Quel detto o quell'evento allora potrebbe essere nito

    nei vangeli non perch risale a Ges, ma come frutto di compro-

    messo con tradizioni rivali. Quando un puro mito viene creato,

    la causa potrebbe essere a volte la necessit di conciliare diversi

    interessi in conitto tra loro avanzati da diversi gruppi, ciascu-

    no contendendosi il risultato nale. Il quale risultato potrebbe

    essere quasi sempre il frutto mal riuscito della tentata (forzata)

    armonizzazione di interessi contrastanti all'interno di una singola

    narrazione mitica.

    Il losofo Stephen Law si riuta di applicare i criteri di autenti-

  • 2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?27

    cit ai vangeli, notando che quei criteri non si possono usare per

    stabilire la verit dei dettagli su Ges o la sua stessa esistenza, e

    possono essere d'aiuto solamente a condizione di sapere gi del-

    l'esistenza di Ges (da fonti extrabibliche). Riguardo al criterio di

    imbarazzo, Law menziona giustamente che non insolito da parte

    di una nuova religione pretendere la piena ducia nella presunta

    realt di fatti imbarazzanti e troppo radicali per il senso comune,

    portando come esempio

    21

    il fondatore di Scientology, L. Ron Hub-

    bard, il quale riserv per i suoi migliori iniziati

    22

    la conoscenza di

    cosa avvenne circa 75 milioni di anni fa, ossia che Xenu, il feroce

    governatore supremo della Confederazione Galattica, port sulla

    Terra diversi miliardi di alieni facendoli viaggiare su velivoli simili

    ai nostri DC-8 e uccidendoli all'interno di diversi vulcani usando

    delle bombe ad idrogeno. Al momento in cui scrivo, pare che

    Scientology abbia in tutto il mondo 240000 seguaci.

    Inne, in certi casi non neppure identicabile se una frase del

    vangelo davvero foriera di imbarazzo, almeno per i primi cristia-

    ni, e questo a causa della nostra frustrante ignoranza, dovuta alla

    scarsit delle fonti, del pensiero dell'antica chiesa.

    Inoltre, come nota acutamente Carrier

    23

    , proprio l'esistenza di

    un vangelo dimostra che l'eventuale imbarazzo di un detto o di un

    episodio superato dalla sua sola presenza in quel vangelo: illo-

    gica la prospettiva che qualche cristiano della prima ora (e ciascun

    evangelista lo era), scrivendo in piena autonomia, vada a scrivere

    delle storie che contraddicono la sua fede, storie che mirano pre-

    cisamente a fondare quella fede! Carrier nota che ogni (ipotetica)

    ragione di preservare una frase in apparenza imbarazzante e tut-

    tavia credibile compensata se non addirittura superata da

    21

    Stephen Law, Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and Philosophy

    28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/

    published-in-faith-and-philosophy-2011.html

    22

    l'apostolo Paolo gli avrebbe chiamati i perfetti tra voi, 1 Corinzi 2:6.

    23

    Richard Carrier, Proving History: Bayes's Theorem and the Quest for the Historical Jesus

    (Amherst, NY: Prometheus Books, 2012), pag.124.

  • 28 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    un altrettanto numero di ragioni per inventare quella frase: il fat-

    to che storie apparentemente imbarazzanti si incastrino cos bene

    nello schema letterario, per servire a qualche obiettivo dei primi

    cristiani, potrebbe essere paradossalmente un indizio a favore del-

    la loro pura invenzione, non della loro storicit.

    Ad esempio, gli apologeti cristiani, e perno il pontece ad ogni

    Pasqua, amano ripetere il ritornello della testimonianza della risur-

    rezione di Ges da parte delle donne come prova dell'intrinseca

    novit portata dal cristianesimo, a dispetto del (e quindi dis-

    simile dal) duro trattamento e scarsa considerazione riservati alle

    donne (e non solo) nell'Antichit. Dimenticandosi troppo facil-

    mente che, nello stesso vangelo, a Ges viene fatto dire che gli

    ultimi saranno i primi e i primi saranno gli ultimi, quindi non

    meraviglia che il privilegio di assistere per prima al Risorto venga

    dato alle donne

    24

    .

    Il criterio di imbarazzo andrebbe chiamato criterio di ironia

    perch trascura del tutto il ruolo importante che gioca quell'eet-

    to deliberato di drammatica ironia nel raccontare le storielle. La

    sprezzante ironia di Pilato, chi volete che vi liberi, Barabba o Ges

    cosiddetto Cristo? (Matteo 27:17), verso il sedicente messia di

    turno superata dall'ironia drammatica di vedere quel disprezzo

    rivolto proprio alla gura di Ges IL Cristo

    25

    .

    24

    come non meraviglia che a nire alla destra e alla sinistra di Ges, nella sua gloria, siano

    due ladroni (si veda Marco 15:27-28) e non i due fedelissimi discepoli Giacomo e Giovanni che ne

    hanno fatto precipua richiesta:

    Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i gli di Zebedeo, dicendogli: Maestro,

    vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo. Egli disse loro: Che cosa

    volete che io faccia per voi?. Gli risposero: Concedici di sedere, nella tua gloria, uno

    alla tua destra e uno alla tua sinistra. Ges disse loro: Voi non sapete quello che

    chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io

    sono battezzato?. Gli risposero: Lo possiamo. E Ges disse loro: Il calice che io

    bevo anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete

    battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo;

    per coloro per i quali stato preparato. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a

    indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Ges li chiam a s e disse loro: Voi sapete

    che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro

    capi le opprimono. Tra voi per non cos; ma chi vuole diventare grande tra voi sar

    vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sar schiavo di tutti. Anche il Figlio

    dell'uomo infatti non venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in

    riscatto per molti.

    (Marco 10:35-45).

    25

    cio, IL Messia.

  • 2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?29

    Cosa il critico moderno trova imbarazzante, gli antichi potrebbero

    aver trovato invece fonte di ispirazione e di intrattenimento.

    Coerenza: questo criterio chiama autentico un detto o un

    aneddoto se coerente, cio se si adatta perfettamente, con

    un insieme di altri detti o episodi ritenuti gi autentici di per s.

    Suona simile al certo, quindi certo, per induzione. Natural-

    mente cos si presuppone gratis di avere gi tra le mani il certo a

    cui poter l'indomani ricondurre l'incerto. Ma cosa garantisce che

    il materiale a cui viene comparato un dato elemento sia stato gi

    correttamente identicato a sua volta come autentico? In caso di

    errore nel caso base (quel detto o episodio gi ritenuto erronea-

    mente autentico), l'errore si ripercuote ricorsivamente nel passo

    induttivo (nella valutazione cio degli altri detti o episodi).

    Il criterio di coerenza rischia di trasformarsi in un criterio di

    circolarit, perch non fa altro che confermare circoli viziosi e

    non prova nulla, basandosi totalmente su delle ipotesi astratte.

    Inoltre non impressiona per nulla che delle fonti copiate da altre e

    nel frattempo evolutesi per loro conto debbano mostrare segni di

    coerenza, specie quando le fonti in questione sono separate nel

    tempo, spesso da interi decenni. Per di pi, con quale pretesa si

    pu decidere se un detto coerente con un altro detto?

    Vividezza della narrazione: i vividi dettagli di una storia

    confermano la sua natura di autentico rapporto verace da parte di

    veri testimoni oculari, o almeno questo ci che amano credere

    gli apologeti. Ma cosa impedisce ad un resoconto di un fatto

    reale di essere al contrario corto, conciso, raccontato in prima

    persona? Viceversa, una pura invenzione letteraria pu essere ec-

    cessivamente dettagliata.

    Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. Martin sono

    straordinariamente vivide e dettagliate, ma questo non prova che

    Westeros o la Barriera esistano, o che certi detti risalgano per

  • 30 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    davvero a Mance Raider, Tyrion Lannister, Eddard Stark, o Jon

    Snow. Anche da un'opera fantasy, anzi soprattutto da un'opera

    fantasy, attesa vivacit dell'esposizione. O devo concludere che

    poich ho un intenso ritratto della personalit di Harry Potter

    mentre vive tristemente a Londra in mezzo ai babbani allora

    un personaggio davvero esistito? Per giunta, questo criterio con-

    trasta totalmente con il criterio di minima originalit (least

    distinctiveness), che dice esattamente l'opposto. chiaro che

    con criteri del genere si pu dimostrare tutto e il contrario

    di tutto, ivi compresa l'autenticit di pressoch tutto il vangelo

    come pure del Signore degli Anelli.

    Il criterio della crocissione assume del tutto gratuita-

    mente che Ges fu crocisso, perci che fu esistito per poter

    nire sulla croce, ridicolizzando la questione. Altri criteri piut-

    tosto idioti sono il criterio del contesto greco e il criterio

    del contesto aramaico: perch credere che un grecismo o un

    aramaismo attribuito a Ges risale ipso facto a Ges e non ad

    un evangelista che parla greco o aramaico, o addirittura ad una

    fonte pre-cristiana? Ges non era la sola persona del tempo che

    parlava aramaico, diamine! Usati insieme, quei criteri possono

    confermare assurdamente l'autenticit di ogni detto della Bibbia

    ebraica e della sua versione greca, la Septuaginta, per non dire

    altri testi sacri di altre religioni.

    Inne, i criteri di plausibilit storica, plausibilit con-

    testuale e probabilit naturale, per quanto corretti, sembra-

    no esprimere confusamente il dovere di ogni storico di determinare

    cosa maggiormente plausibile, e per quel ne suciente ricor-

    rere al calcolo bayesiano (si veda l'Appendice A) il quale raggiunge

    lo stesso scopo senza pagare in termini di fumosit ma al contrario

    guadagnando in chiarezza.

  • 2.2. CRITERI DI AUTENTICIT O AUTENTICI CRITERI DI CONFUSIONE?31

    strano davvero che i criteri di autenticit lavorino solo in una

    precisa direzione: autenticare solo e soltanto i detti dei vangeli.

    Mentre non esistono criteri di in-autenticit (quasi a dare un im-

    plicito motivo al cristiano di credere, se se la sente, a tutto quanto

    si propina nel vangelo, senza distinzioni di sorta tra parti fanta-

    siose e non).

    Inoltre ridicolo provare l'esistenza di Ges autenticando cosa

    disse, perch in questo modo, ad essere pignoli ma rigorosi sul

    piano logico, gi si assume a priori la sua storicit.

    E meno male che il mero fatto che si parli di criteri di autenti-

    cit, almeno in principio, rivela la possibilit che non tutto della

    Bibbia sia autentico: ironico che gli apologeti travestiti da storici

    usino i criteri per provare l'esistenza del Ges dei vangeli (che per

    denizione associato al dogma dell'infallibilit dei vangeli), dal

    momento che proprio il loro utilizzo marcia contro l'esatta ragione

    della loro esistenza. Se infatti gi si assume a priori l'esi-

    stenza di Ges, a che serve usare i criteri per provare

    la sua esistenza?

    I criteri di autenticit sono dunque inutili per provare la stori-

    cit di Ges.

    Ma ammesso e non concesso che i criteri vengano utilizzati

    in maniera decisamente pi laica, per non autenticare i detti del

    vangelo, come fa lo studioso Gerd Ldemann, per il quale ben il

    95% dei detti gesuani non risalgono veramente a Ges: questo

    motivo suciente per ritenere l'irrisorio rimanente 5% dei detti

    autentico? Al contrario, quei detti rimanenti potrebbero ancora

    essere spuri. Se, come ipotizza Robert Price

    26

    , si applicassero i

    criteri di autenticit ai milioni e milioni di Hadith, i detti attribuiti

    26

    Robert M. Price, The Christ-Myth Theory and Its Problems (Cranford, NJ: American Atheist

    Press, 2011), pag. 327-328.

  • 32 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    al profeta Maometto e accumulatisi nella tradizione islamica in

    tutta la storia dell'Islam, verrebbe fuori che il rimanente milione

    di detti che riesce a superare indenne ogni test dei criteri ancora

    avremmo legittimo motivo di attribuirlo a Maometto, al quale,

    poverino, non sarebbe bastata una vita per pronunciarli tutti quan-

    ti!

    Che una storia sia imbarazzante, descritta vivacemente, o che

    sia ripetuta pi di una volta non prova aatto che gli eventi ivi

    rappresentati sono veramente accaduti. Quei criteri si possono

    applicare ad ogni opera di fantasia o di mitologia per recuperare

    detti e atti autentici. Carrier dimostra che impiegando il criterio

    di imbarazzo, gli studiosi possono confermare l'esistenza storica di

    gure mitologiche come gli di che muoiono e risorgono Attis (ca-

    strato), Inanna (denudata e stuprata) e Romolo (macchiatosi del

    sangue di suo fratello Remo). Se si applica il criterio di imbarazzo

    ai vangeli dell'Infanzia (ad esempio il vangelo di Tommaso), ne

    verrebbe fuori la conclusione che, poich imbarazzante sapere

    che Ges da piccolo uccise un suo coetaneo per un colpetto sulle

    spalle, allora deve essere autentico.

    Non voglio citare, a questo punto, le parole di disincanto a cui

    arrivato lo storicista di turno in merito ai criteri.

    Forse il pi severo atto di accusa contro i criteri di autenticit e

    il loro uso scorretto da parte di teologi sotto mentite spoglie,

    rappresentato dalla enorme disparit di teorie spesso contrastanti

    tra loro, quella s imbarazzante, sull'identit di Ges, su cosa disse,

    su cosa fece, e sulla sua stessa esistenza. E questo sarebbe il

    fantomatico consensus al quale bisogna sottomettersi

    ?

  • 2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 33

    2.3 Il principio di contaminazione del dubbio

    interessante considerare cosa d agli accademici non-credenti

    (in opposizione ai credenti) cos tanta ducia nel rigettare cos

    gran parte dei vangeli (come gli eventi soprannaturali, ma pure

    il 95% dei detti gesuani, vedi Ldemann) e tuttavia abbracciare

    duciosamente la storicit delle parti che restano.

    Abbiamo intuito, smontando uno ad uno i criteri di autenticit

    e smascherandoli per quello che sono (ovvero autentici criteri

    di confusione), come l'intersezione non nulla ricercata tra il

    passato reale e il Ges dei vangeli (= l'insieme dei detti autentici)

    tenda a ridursi ad un unico punto di intersezione, ovvero la sola

    fede nella storicit di Ges (e al pi di qualche detto) svincolato

    del tutto dal contesto e dunque astratto, privo di signicato.

    27

    Ma perch mantenere ancora una tale ducia nell'esistenza di

    cos pochi punti di intersezione? Se si prova che un testo inven-

    tato in larga parte, perch non gettare il dubbio sulla parte

    restante invece di proclamarne dogmaticamente l'assoluta au-

    tenticit ?

    Il losofo Stephen Law ha pubbiclato un saggio davvero profondo

    e convincente,

    28

    , la cui lettura la consiglio caldamente al lettore,

    dove illustra quello che chiama il principio di contamina-

    27

    Ad esempio, dire che di Ges sappiamo solo per certo che mor sulla croce signica non dire nulla.

    28

    Stephen Law, Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and Philosophy

    28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/04/

    published-in-faith-and-philosophy-2011.html

  • 34 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    zione dimostrando che esistono molte, troppe pretese di eventi

    soprannaturali intorno al Ges dei vangeli (in misura decisamente

    maggiore rispetto al numero di pretese simili fatte circa Alessandro

    Magno, per intenderci), molte delle quali sono cruciali alla storia

    (come la nascita verginale o la risurrezione), pretese che dovreb-

    bero incoraggiare anche una posizione scettica sulle dichiarazioni

    pi banali e apparentemente non in conitto con le leggi naturali.

    Dunque in presenza di documenti con una preoccupante quan-

    tit elevata di rivendicazioni incredibili non abbiamo alcun motivo

    di serbare ducia anche alle aermazioni pi banali che vengono

    fatte in quei documenti, senza alcuna conferma esterna adabile:

    il materiale falso di quei documenti quindi contamina il materia-

    le restante di un accresciuto (e soprattutto giusticato) sospetto.

    Law espone tutte le obiezioni ragionevoli e fornisce alcuni esempi

    che provano la sua tesi.

    Law quindi critica gli accademici che ritengono irragionevoli

    i miticisti, e denuncia il goo tentativo di parentesizzare le

    porzioni soprannaturali dei vangeli al ne di ricavare, per con-

    trasto, la verit delle pretese pi umili e mondane (come la mera

    esistenza del Ges storico), alcuni apologeti spingendosi addirit-

    tura ad utilizzare poi quelli stessi fatti fermamente stabiliti per

    inferire, ancor pi goamente

    29

    , la verit delle porzioni mira-

    colose in precedenza omesse. Raphael Lataster paragona questa

    deduzione al caso di Harry Potter :

    ovvio che le battaglie di magia, i mangiatori di

    morte, Lord Voldemort e i centauri sono non-storici, ma

    il materiale intorno ad Harry Potter che vive a Londra

    29

    trovo particolarmente oensivo, al riguardo, che lo stesso John P. Meier, a pag. 631 del suo A

    Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus (New York: Doubleday, 1994), si azzardi ad insinuare

    che il criterio di multipla attestazione e il criterio di coerenza potrebbero confermare addirittura i

    miracoli di Ges! Come prova che un mostro sacro degli studi biblici sia in realt un mero apologeta

    cristiano pi che suciente!

  • 2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 35

    con lo zio e il cugino adottivi possibile, cos deve essere

    vero!

    30

    Lavoro ben fatto! Benvenuti nell'accademia degli studi biblici del

    Nuovo Testamento!

    L'esempio proposto da Stephen Law un curioso esperimento

    mentale. Invito il lettore a porsi i medesimi, profondi interrogativi

    nali sul Ges dei vangeli:

    Il caso del sesto isolano

    31

    Si supponga che cinque persone sono recuperate da una

    vasta isola altrimenti disabitata su cui erano naufragati

    dieci anni prima. Il gruppo dei naufraghi sapeva che se

    fossero riusciti a sopravvivere sarebbero stati inne recu-

    perati, infatti sapevano che l'isola era una riserva naturale

    visitata da ecologisti ogni dieci anni.

    Man mano che gli isolani raccontano le loro storie,

    parlano di racconti impressionanti a proposito di un sesto

    isolano naufragato insieme a loro. Questa persona, aer-

    mano, presto si dierenzi dagli altri eseguendo miracoli

    straordinari - camminando sul mare, curando miracolosa-

    mente uno degli isolani che era morto a causa di un morso

    di serpente, materializzando grandi quantit di cibo da

    chiss dove, e cos via. Il misterioso sesto isolano aveva

    anche originali vedute etiche che, sia pure non ortodosse,

    30

    Raphael Lataster, There was no Jesus, there is no God, 2013, pag.29. In una nota lo stesso

    Lataster scrive:

    Potremo anche usare il criterio di imbarazzo. La saga di Harry Potter tende a de-

    scrivere i babbani (esseri umani non magici) negativamente, come possiamo vedere dalle

    storie della sua vita precedente a Londra con i suoi parenti adottivi. Dato che anche

    l'autrice delle storie a sua volta un babbano, lei senza alcun dubbio troverebbe questo

    fatto imbarazzante, cos dev'essere tutto vero...

    31

    Stephen Law, mia libera traduzione da Evidence, Miracles and the Existence of Jesus, Faith and

    Philosophy 28, n.2 (2011), disponibile a questo indirizzo: http://stephenlaw.blogspot.com/2012/

    04/published-in-faith-and-philosophy-2011.html

  • 36 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    vennero inne entusiasticamente abbracciate dagli altri

    isolani. Inne, numerosi anni fa, il sesto isolano mor,

    ma ritorn in vita tre giorni pi tardi, dopodich ascese

    al cielo. Fu anche visto nuovamente parecchie volte dopo.

    Inserisci alcuni ulteriori dettagli in questo ipotetico

    scenario. Si supponga che i cinque isolani comunicano

    pressoch la stessa storia circa il riverito sesto isolano del

    loro gruppo. Mentre si dierenziano nello stile, i loro

    resoconti sono estesamente coerenti. In verit, un ri-

    tratto vivido ed energico del sesto isolano emerge dalla

    loro testimonianza collettiva, contenente tanti parecchi

    dettagli quanti, diciamo, ne contengono i racconti evan-

    gelici riguardo a Ges.

    Ancor pi interessante, le storie circa il sesto isolano

    comprendono anche un numero di dettagli che sono inop-

    portuni e imbarazzanti per gli isolani rimasti. In verit,

    tutti loro concordano che due degli isolani sopravvissu-

    ti in realt tradirono e uccisero il sesto isolano. Inoltre,

    alcuni degli atti in apparenza eseguiti dal sesto isolano

    sono chiaramente in contrasto con cosa i reduci crede-

    vano sul suo conto (per esempio, nonostante ritengano

    il sesto isolano del tutto privo di malvagit, gli attribui-

    scono azioni che sono apparse deliberatamente crudeli,

    azioni che loro, successivamente, hanno dicolt a spie-

    gare). Sembra che poteva dicilmente essere nei loro

    interessi inventare quei dettagli.

    Tale la loro ammirazione per il loro sesto compagno

    e le sue non ortodosse vedute etiche che i reduci cercano

    ostinatamente in tutti i modi di convincerci che ogni cosa

    che aermano sia vera, e che importante che anche noi

  • 2.3. IL PRINCIPIO DI CONTAMINAZIONE DEL DUBBIO 37

    veniamo ad abbracciare il suo insegnamento. In verit,

    per il partito dei naufraghi recuperati, il sesto isolano

    una riverita gura di culto, una gura che loro desiderano

    che riveriamo anche noi.

    Ora si supponga che non abbiamo ancora tuttavia

    nessuna buona prova indipendente dell'esistenza del se-

    sto isolano, tanto meno che egli esegu i miracoli a lui

    attribuiti. Cosa dovrebbe essere la nostra attitudine ver-

    so quelle varie aermazioni?

    Chiaramente, dovremmo giustamente essere scettici

    circa le parti miracolose della testimonianza riguardante

    il sesto isolano. La loro testimonianza collettiva non

    aatto una prova abbastanza buona della realt di tali

    eventi. Ma cosa dire dell'esistenza del sesto isolano?

    ragionevole credere, solamente sulla base di questa te-

    stimonianza, che almeno il sesto isolano fu una persona

    reale, piuttosto che una delusione, un'invenzione delibe-

    ratamente inventata, o qualsiasi altra cosa?

    Si noti che l'evidenza presentata dai cinque isolani

    soddisfa i tre criteri discussi in precedenza.

    In primo luogo, abbiamo multipla attestazione: non

    uno, ma cinque individui aermano che il sesto isolano

    esistito (inoltre, si noti che stiamo avendo a che fare con

    i presunti testimoni oculari stessi, piuttosto che con rap-

    porti di seconda o terza mano, cos non c' nessuna pos-

    sibilit dell'altrui alterazione della storia originale, come

    esiste nel caso della testimonianza del Nuovo Testamen-

    to).

  • 38 CAPITOLO 2. TEOLOGI E APOLOGETI TRAVESTITI DA STORICI

    In secondo luogo, i loro rapporti contengono dettagli

    che sono chiaramente altamente imbarazzanti per (in ve-

    rit, che seriamente incriminano) i narratori. Questo sol-

    leva la domanda: perch gli isolani includerebbero deli-

    beratamente tali dettagli in una storia fabbricata - una

    storia che ad esempio chiaramente in tensione con cosa

    credevano circa il loro eroe, e che, invero, descrive anche

    loro come traditori assassini?

    In terzo luogo, perch essi attribuirebbero al sesto

    isolano vedute etiche non ortodosse e altre vedute davvero

    molto discontinue con il sapere comune? Se, per esem-

    pio, il sesto isolano fosse un'invenzione designata a ele-

    varli in qualit di principali guru di un nuovo culto, essi

    attribuirebbero al loro leader mitico vedute troppo im-

    probabili per essere facilmente accettate da altri?

    C' poco dubbio che ci possa essere stato un sesto

    isolano che disse e fece alcune delle cose a lui attribuite.

    Ma domanda a te stesso: la testimonianza collettiva del

    partito dei reduci pone l'esistenza del sesto isolano al di

    l di ogni ragionevole dubbio? Se non al di l di ogni

    ragionevole dubbio, almeno la sua esistenza qualcosa

    che sarebbe ragionevole da parte nostra accettare? O

    sarebbe pi saggio per noi, a questo punto, trattenere il

    giudizio e adottare un'istanza scettica?

    Una volta denunciati i dubbi metodi usati da parecchi studiosi

    biblici e messo in discussione le loro ragioni, il momento di esa-

    minare le fonti utilizzare per stabilire i fatti circa Ges.

  • Capitolo 3

    Fonti limitate, oscure, ambigue

    e di seconda mano

    I

    n questo capitolo, numerosi interrogativi che insinueran-

    no il dubbio sui dettagli della vita di Ges saranno discussi,

    come il silenzio che circonda la sua gura, e l'inadeguatezza delle

    fonti storiche esistenti. Da ultimo, analizzeremo il genere dei van-

    geli, per mostrare come sono tutt'altro che obiettive e accurate

    biograe.

    3.1 Un profondo silenzio

    Uno dei problemi pi curiosi che lo storico aronta quando si

    accinge a ricercare Ges non creato dalle fonti, ma dall'assenza

    di fonti. Non esiste nessun riferimento extrabiblico a Ges che

    contemporaneo e da parte di testimoni oculari. Assolutamente

    nessuno. E anche quando si entra nel Nuovo Testamento, non

    esistono fonti primarie di alcuna specie a testimoniare la vita di

    Ges. Quei libri furono scritti decenni dopo la morte di Ges, e

    non ci orono dirette testimonianze oculari. Ricordiamoci che i

    vangeli sono scritti da autori anonimi. Bart Ehrman ad esempio,

    ha riconosciuto il relativo silenzio storico su Ges:

    Che sorta di cose gli autori pagani del tempo di Ges

    hanno da dire intorno a lui? Nulla. Tanto strano quanto

    39

  • 40CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO

    potrebbe sembrare, non esiste alcuna menzione di Ges

    da nessuno dei suoi contemporanei pagani. Non esiste

    nessun ricordo della nascita, nessuna trascrizione del pro-

    cesso, nessun certicato della morte; non esiste nessun'

    espressione di interesse, nessun'odiosa calunnia, nessun

    riferimento di passaggio niente. In realt, se estendia-

    mo il nostro campo di interesse agli anni dopo la sua

    morte ance se includiamo l'intero primo secolo dell'Era

    Comune non esiste neanche un solitario riferimento a

    Ges in una qualunque fonte non-cristiana, non-ebraica di

    qualsiasi tipo. Io dovrei sottolineare che abbiamo un va-

    sto numero di documenti del tempo gli scritti di poeti,

    loso, storici, scienziati, e uciali governativi, per esem-

    pio, per non menzionare la vasta collezione di iscrizioni

    sulla pietra e di lettere private e documenti legali di pa-

    piro. In nessuno di quest'ampia la di scritti sopravvissuti

    il nome di Ges viene mai menzionato.

    1

    Stranamente, lo stesso Ehrman pi tardi avrebbe rilasciato la

    seguente dichiarazione:

    Rispetto a Ges, abbiamo numerose testimonianze in-

    dipendenti della sua vita nelle fonti che si nascondono

    dietro i vangeli (e gli scritti di Paolo) fonti che si ori-

    ginarono in aramaico, la lingua nativa di Ges e che si

    possono datare entro un anno o due della sua esistenza

    (prima che la religione si spost a convertire i pagani in

    massa). Le fonti storiche come quelle sono abbastanza

    impressionanti per una gura antica di qualsiasi tipo.

    2

    Questa aermazione allude alle fonti ipotetiche che Ehrman crede

    siano esistite, come egli spiega nel suo Did Jesus Exist?, e quindi

    1

    Bart D. Ehrman, Jesus: Apocalyptic Prophet of the New Millennium (Oxford: Oxford University

    Press, 1999), pag. 56-57, mia libera traduzione.

    2

    The Hungton Post Did Jesus Exist?, http://www.uffingtonpost.com/bart-d-ehrman/

    did-jesus-exist_b_1349544.html mia libera traduzione.

  • 3.1. UN PROFONDO SILENZIO 41

    non per nulla convincente.

    3

    Per di pi, perno quelle fonti non-esistenti non sono contempo-

    ranee, ma verrebbero subito dopo la morte di Ges. Quelle fonti

    non-esistenti dovrebbero essere per noi altrettanto non convincen-

    ti come le fonti non-esistenti che provano che Ercole era esistito

    e aveva compiuto tante grandi imprese. Gli studiosi moderni e gli

    storici non hanno accesso a quelle ipotetiche fonti dietro i vangeli

    (o gli scritti di Paolo).

    Non sono riusciti, a dire il vero, neppure a datare quelle fonti

    non-esistenti. Ovviamente quelle fonti non possono essere datate.

    Nessuno studioso serio considererebbe impressionanti le numerosi

    fonti non-esistenti di Ehrman. Possiamo speculare tutto il tempo

    per gurarci perch rispettati studiosi biblici come Ehrman sen-

    tirebbero il bisogno di fabbricare delle prove che non esistono,

    perch i dettagli della vita di Ges non possono venire ragionevol-

    mente messi in discussione, sulla base delle tracce disponibili. In

    altre parole, se la prova dell'esistenza di Ges fosse cos inattac-

    cabile, non ci sarebbe aatto necessit di basarsi su quelle fonti

    immaginarie.

    La discussione del Ges storico limitata generalmente a docu-

    menti scritti da altri individui, molto tempo dopo gli eventi della

    sua esistenza, in quanto tutto ci di cui disponiamo. La certezza

    non si pu ottenere mediante documenti ipotetici, e non esistono

    artefatti disponibili come per esempio la sua tomba, una scultura

    o un dipinto che lo ragurano, o uno scritto di suo pugno.

    4

    Le fonti su Ges sono, nel caso migliore, fonti secondarie. Pun-

    to. I pi antichi riferimenti extra-biblici (ovvero alcuni passaggi

    delle opere di Flavio Giuseppe e di Tacito) compaiono decenni

    dopo i supposti eventi. I libri del Nuovo Testamento vengono

    3

    Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:

    HarperOne, 2012), pag. 77-82.

    4

    Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:

    HarperOne, 2012), pag. 42-46.

  • 42CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO

    dopo alcuni decenni, o perno dopo quasi un secolo, dai presunti

    eventi della vita di Ges.

    5

    Nessuna di quelle fonti contempo-

    ranea, e n si pu ritenere il suo autore un testimone oculare di

    cosa scrive.

    davvero improbabile, infatti, che una qualunque delle fonti su

    Ges sia stata scritta da testimoni oculari. Poich Flavio Giuseppe

    e Tacito erano entrambi nati dopo la presunta morte di Ges (in-

    torno al 30 EC), Paolo non aerma mai di essere un testimone

    oculare (anzi pretende che le sue fonti sono puramente sopran-

    naturali

    6

    ), i vangeli canonici sono scritti da autori anonimi, e

    nemmeno loro aermano di essere testimoni oculari, non esiste

    nessuna ragione per credere di avere accesso a qualche raccon-

    to di un testimone oculare. Alcuni apologeti pretendono che gli

    autori dei vangeli attinsero su vasta scala al ricordo di testimoni

    oculari (qualcosa di cui non esiste nessuna prova), scordandosi

    chiaramente che questo a sua volta sta a signicare, ancora una

    volta, che i vangeli stessi non sono scritti da testimoni oculari, e

    dunque sono fonti secondarie, nel caso migliore.

    Hector Avalos sottolinea che le fonti greco-romane usate come

    una conferma indipendente della storicit di Ges dipendono

    tutti su manoscritti datati al Medioevo, orendo una ghiotta oc-

    casione alla manipolazione creativa dell'interpolatore di turno.

    7

    E

    lo stesso accade per i libri del Nuovo Testamento: le copie a cui

    abbiamo accesso sono assai posteriori cronologicamente rispetto

    alle presunte date della stesura dei corrispondenti originali. Esiste

    una totale assenza di fonti primarie quando si passa a considera-

    5

    Bart D. Ehrman, Did Jesus Exist?: The Historical Argument for Jesus of Nazareth (New York:

    HarperOne, 2012), pag. 48.

    6

    Vi dichiaro, fratelli, che il Vangelo da me annunciato non segue un modello umano;

    infatti io non l'ho ricevuto n l'ho imparato da uomini, ma per rivelazione di Ges

    Cristo.

    (Galati 1:11-12)

    7

    Hector Havalos, Why biblical studies must die, in The End of Christianity, di John W. Loftus,

    Amherst, NY: Prometheus Books, 2011, pag. 74.

  • 3.1. UN PROFONDO SILENZIO 43

    re Ges. Questo fatto riconosciuto generalmente dagli studiosi

    critici. Cosa invece oggetto di forte dibattito quanto si-

    gnicativo, quanto profondo, quanto inatteso si deve

    considerare questo silenzio su Ges. Il solito ritornello del

    tipo esiste pi prova di Ges di quanta esiste per ogni altra gura

    della storia completamente falso (Giulio Cesare, ad esempio,

    testimoniato da numerose fonti primarie), oltre che irrilevante (la

    traccia storica lasciata da Socrate non cos buona come quella

    di Cesare, ma miliardi di individui non proclamano aatto la sua

    divinit). A gettare il dubbio sono solo le fonti disponibili su Ges,

    il loro eettivo grado di adabilit, quanta ducia meritano ve-

    ramente, e in che misura.

    Dunque ogni argomento che trascura l'importanza delle fonti

    primarie riguardo a Ges deve essere rigettato perch del tutto fal-

    so. Un argomento del genere pu essere considerato ragionevole

    solo da folli apologeti cristiani, ovvero gente che ha riconosciuto

    implicitamente la totale mancanza di fonti primarie e ne ovvia-

    mente disturbata nei propri interessi. Secondo i migliori storici, le

    fonti primarie sono della pi fontamentale importanza. Il semplice

    buon senso indica chiaramente che i documenti contemporanei,

    scritti da testimoni oculari (meglio se disinteressati), sarebbero in

    generale pi degni di ducia di resoconti interessati da parte di

    testimoni non del fatto, ma che scrivono anzi decenni dopo il fat-

    to. E se le fonti primarie sono di cos vitale importanza per ogni

    antica questione storica, a maggior ragione vedrebbero aumentata

    a dismisura la loro importanza quando ci domandiamo cosa c' di

    storico riguardo ad un Figlio di Dio che mor per i nostri peccati

    e pretende la nostra conversione all'unico, vero Dio!

    Ora, quando si perviene a Ges, i vari interrogativi che ci si

    pone a proposito delle fonti primarie si possono applicare solo a

    ci che abbiamo, ovvero solamente a delle fonti secondarie. E

  • 44CAPITOLO 3. FONTI LIMITATE, OSCURE, AMBIGUE E DI SECONDAMANO

    questi interrogativi da fare alle nostre fonti secondarie non sempre

    hanno una risposta, in virt del fatto che richiedono un confron-

    to continuo con le fonti primarie non in pi in nostro possesso,

    e forse nemmeno esistite. Considerando tutte queste dicolt,

    questo sta a signicare che la perdita di fonti primarie implica che

    ogni cosa che si dica di Ges non si pu dirlo aatto

    con certezza, senza far torto alla propria intelligenza.

    Considerandola da una prospettiva critica, questa situazione da

    sola giustica i nostri pi reconditi dubbi intorno al racconto della

    presunta esistenza di Ges, sempre se Ges avesse mai veramente

    avuto un'esistenza storica.

    Un'ipotesi che potrebbe alleviare in parte questo problema teoriz-

    za l'esistenza di un'adabile tradizione orale che si origina du-

    rante e subito dopo l'esistenza terrena di Ges, e in ultima istan-

    za depositatasi nei vangeli. Tali tradizioni orali sono solamente

    ipotetiche, non possono essere esaminate criticamente, e quindi

    neppure possono venir prese seriamente, in confronto alla prova

    portata da una fonte primaria. Non bisogna aatto condividere la

    fede ingiusticata degli studiosi nell'adabilit di una tradizione

    orale.

    Il fatto che siamo limitati ai testi scritti signica che non possia-

    mo mai ricostruirre le modiche che accaddero durante la trasmis-

    sione orale: perci non bisogna derivare le proprie conclusioni su

    ipotesi infondate e ingannevoli che ruotano attorno alla tradizione

    orale.

    Gli studiosi non hanno mai provato che il cristianesimo anti-

    co or le condizioni sociali o istituzionali che avrebbero permesso

    un'accurata memorizzazione del materiale orale. E senza una forte

    prova del contrario, qualunque teoria di una presunta tradizione

    orale rimarr al