il chinino (num. 2, maggio 2015)

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Chinino IL BIMESTRALE CON EFFETTI COLLATERALI Il Chinino | Bimestrale d’informazione | Anno V - numero DUE - Maggio 2015 | Copia gratuita La buona strada costa L’INCHIESTA I ruderi della ex-Hilme attendono un’idea Le immagini di una fabbrica abbandonata La poliedrica vita di Zituni Zouani La determinazione che abbatte gli ostacoli TESTIMONI DEL ’900 TIPI PONTINI il L’Unione Europea vara la nuova Pac Incentivi e regole per il comparto agricolo CRONACHE CITTADINE

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Page 1: Il Chinino (num. 2, maggio 2015)

Chinino

Il bImestrale con effettI collateralIIl chinino | bimestrale d’informazione | anno V - numero DUe - maggio 2015 | copia gratuita

La buona strada costa

L’inchiesta

I ruderi della ex-Hilme attendono un’ideaLe immagini di una fabbrica abbandonata

La poliedrica vita di Zituni ZouaniLa determinazione che abbatte gli ostacoli

testiMOni DeL ’900 tiPi POntini

il

L’Unione Europea vara la nuova Pac Incentivi e regole per il comparto agricolo

cROnache cittaDine

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IL CHININOAnno V n° 23

job’s aCt

“Dagli anni ‘60 facciamo il pane. Tutte le notti”

fratelli corradi

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.

Dopo la pubblicazione del primo numero dell’anno, la redazio-ne si è riunita come al solito per discutere gli argomenti da inserire nell’uscita successiva.

Quella sera di circa un mese e mezzo fa abbiamo deciso di focalizzare l’attenzione sulle strade del nostro territorio, impegnandoci il più pos-sibile per analizzarne caratteristiche, problemi e soluzioni.

Mai ci saremmo potuti immaginare che, in questo brevissimo arco di tempo, sulle arterie dell’agro Pontino e delle zone limitrofe si sarebbe verificata una tragica sequenza di incidenti mortali, che in un baleno hanno spezzato vite e lasciato una scia di malinconia e lacrime, anche a Pontinia.

al mattino, davanti a un cornetto e un cappuccino, l’occhio spesso cade distratto sulle prime pagine dei quotidiani locali. In questi ultimi tempi troppe volte un sottile velo di tristezza ha coperto l’inizio delle nostre giornate, perché troppi erano i titoli, scritti a caratteri cubitali, che riportavano l’ennesima tragedia consumata poche ore prima sulle strade nostrane.

scontri fatali che lasciano intere comunità nella loro solitudine, fer-me nella silenziosa ricerca di una spiegazione che tarda ad arrivare, e all’improvviso ci si ritrova ad interrogarsi sul senso della vita.

SOSTIENI IL CHININOecco le coordinate bancarie: Associazione Il Chininocausale: contributo volontario Iban: IT 41 H087 3874 0600 0000 0027 024

di Paolo Periati

STRADE CHE LASCIANO IL vuOTO

il chinino bimestrale d’informazione

anno V numero 2maggio 2015

registrato al tribunale di latinanumero 6 del 29/04/2011

copia gratuita

http://ilchinino.blogspot.com - [email protected]

Direttore

Vicedirettore

collaboratori

Fotografie

Progetto Grafico

stampato presso

andrea Zuccaro

Paolo Periati

Gianpaolo Danieli, erika badalamenti, alessia ragni, Ilaria Palleschi, Gianfranco mingione, laura berti, Giovanni marchegiani, Giancarlo Incitti.

alessandro rogato, fabrizio bellachioma, emanuele Palombi, andrea Zuccaro, salvatore badalamenti, Dalida turniano.

Keller adv

Nuova Grafica 87 srl, Via del Tavolato, snc04014 Pontinia (lt)

L’EDItoRIaLE

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L’INCHIEstadi aNDREa ZUCCaRo

Niente più di una strada riassume il mito del progresso e della civiltà. Quei popoli che seppero intuirne le potenzialità, costruen-dole e mantenendole, sono durati secoli,

dominando su altri popoli, imponendo la loro cultura e facendo crescere la loro ricchezza.

Il ricordo corre subito ai romani, le cui strade sono an-cora oggi percorse e in molti tratti conservano non solo il tracciato originario, ma anche le fondamenta con cui furo-no costruite. nel nostro territorio passa la prima grande strada consolare romana, la via appia, che poi diventerà un esempio per tutte le altre strade che verranno costruite per raggiungere i confini di un impero che si allargava, facilitando le operazioni militari e, dopo, quelle commerciali. Quando, alcuni anni fa, si decise di sistemare il fondo della via appia, vennero rimossi i lastroni di pietra che ne costituivano lo strato superficiale e che si trovavano lì da secoli. Oltre alla statale appia, il territorio comunale è attraversato da una vasta rete stradale, suddivise in statali, regionali, provinciali e infine comunali. Essendo il nostro territorio una ex palude, le arterie stradali percorrono un terreno difficile, instabile, pieno d’acqua, formato da argille e torbe. Perché il nemico

principale di ogni pavimentazione stradale è l’acqua. In fase di progettazione o di manutenzione, il problema principale è sempre quello di garantire un rapido deflusso dell’acqua. Quella meteorica si può far scorrere via dalla carreggiata creando le giuste pendenze e usando un mantello stradale molto rugoso, impastato con materiale basaltico. In campa-gna, inoltre, e lo si nota percorrendole, le strade sono tutte sopraelevate rispetto al livello del terreno. mentre in città, oltre ai tombini ai lati della strade, l’acqua piovana viene la-sciata defluire armonizzando le pendenze tra le varie strade e adattandosi al livello del terreno. ogni amministrazione pubblica è responsabile della propria strada, ma è anche vero che il solo comune di Pontinia, visto anche il suo misero bilancio, non può permettersi di badare alla manutenzione straordinaria di tutte le strade di sua pertinenza, che solo di extraurbano ammontano a 150 km lineari. Per questo, nel 2013, ha portato a termine un bando, stipulando un contratto con una ditta privata che si è impegnata per i prossimi tre anni a garantire la manutenzio-ne delle strade comunali. Un bando per il quale sono stati stanziati 450 mila euro di risorse comunali e che la ditta si è aggiudicata con un ribasso del 16 per cento. e il lavoro

non manca, visto che a Pontinia ci sono 630 mezzi di loco-mozione ogni mille abitanti (www.comuni-italiani.it), quando la media italiana è di 609. a questi numeri bisogna aggiun-gere i mezzi delle persone che vengono da fuori comune e le oltre mille macchine agricole e di lavoro.

Per quanto riguarda la manutenzione straordinaria, il comu-ne deve per forza chiedere un aiuto alle altre amministrazio-ni, come la Provincia e la regione. nell’ultimo piano trienna-le dei lavori pubblici, sono previsti diversi grandi di interventi con una spesa che supera il mezzo milione di euro, e che per un buon 90 per cento dovrebbe essere a carico della regione lazio. Per ora, almeno a leggere l’albo pretorio, di questi soldi ne verranno spesi 98mila per dei lavori che riguarderebbero la via lungo botte, dalla migliara 51 alla 54.

eppure, malgrado i fondi spesi, stanziati e attesi, nessuna strada, dall’appia all’ultimo dei collegamenti interpoderali, si trova in perfetta forma. Anzi, una sì. L’unica arteria a cui non si può rimproverare nulla è la variante della via migliara 53: quel pezzo di strada che aggira la zona industriale di mazzocchio e che resiste, stoicamente, da 30 anni: mai un avvallamento o una deformazione. È così da sempre. E allo-

ra perché le altre si rovinano dopo pochi anni? Perché, per esempio, la via lungo botte nel pezzo che va dalla migliara 48 alla 51, rifatta qualche anno fa, è già da risistemare? Perché la via appia è piena di rughe e avvallamenti? e la sensazione è che sarà sempre peggio, considerata la scar-sezza di risorse che attanaglia le amministrazioni pubbliche e le spese sempre più alte che si devono sostenere per fare questi lavori.

ogni strada, percorrendola e guardandola attentamente, ti parla e ti dice come è stata costruita e con quali materiali. Partendo infatti dal suo strato superficiale, già dal colore si può capire da cosa è composto. se diventa chiaro in poco tempo, allora si può affermare che insieme al bitu-me si trovano materiali calcarei. Questo tipo di tappetino, definito “sapone”, non è il massimo e già il nomignolo dice tutto. È molto liscio e ha un basso indice di aderenza per le macchine che lo percorrono. alle prime piogge poi, diventa pericolosissimo. Il tappetino di usura deve garantire comfort, sicurezza, economicità di marcia e assicurare elevata e dure-vole aderenza. Per questo dovrebbe avere il classico colore nero, perché insieme al bitume deve essere aggiunto mate-riale basaltico. Questo è più resistente del calcare e con il

manutenzionestraordinariaPer il restyling delle strade si spendono migliaia di euro, ma le rughe restano

IL CHININOmaggio 2015 6 IL CHININO

anno V n° 27

Una veduta dall’alto della strada Statale Appia.

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IL CHININOMaggio 2015 8

passare del tempo garantisce sempre la stessa aderenza. si calcola che un tappetino basaltico è tre volte più aderente di uno che contiene troppo calcare. ma non basta. Un buona strada deve essere anche rugosa e quindi composta con materiale non troppo minuto. la rugosità permette all’acqua piovana di scivolare via velocemente dalla sede stradale, evitando l’effetto “acquaplanning”. A Pontinia basta guarda-re il manto di via Garibaldi, vicino al verde pubblico dietro la parrocchia, per notare la differenza tra i due tipi di asfalto. Quello più rovinato è il bianco, posato da neanche due anni. L’altro, nero e rugoso, è lì da svariato tempo. In più è palese che, malgrado le buone tecniche costruttive indichino in uno spessore di 3-4 cm il minimo indispensabile per garantire al tappetino le sue caratteristiche, quello più bianco ha uno spessore che a fatica raggiunge un centimetro di altezza.

L’aspetto superficiale di una strada indica, inoltre, se le sue fondamenta sono ancora stabili e solide. Perché il tappetino di usura è solo l’ultimo strato di una pavimentazione stradale che, in certo senso, si porta dietro l’eredità dei romani. se il terreno su cui si deve costruire una strada è buono, allora si passa direttamente alla formazione di uno strato di fondazione di materiale granulare spesso qualche decina di centimetri. Dopodiché si stende uno strato di base, formato di materiale calcareo e bitume spesso 20 cm, uno strato di collegamento chiamato “binder” di circa 8 cm, e infine il mantello di bitume (almeno 3-4 cm), sul quale poi effettivamente passeranno i veicoli. se invece il terreno non è buono, come quello dell’agro Pontino, allora bisogna met-

tere in preventivo un sottofondo artificiale, formato da pietre di grande pezzatura che oltre a rialzare la strada rispetto al terreno, abbia anche una funzione di anticapillarità, cioè impedire all’acqua del sottosuolo di risalire fino alla superfi-cie stradale.

se si può dire che nessuna strada del territorio comunale ha bisogno di essere rifatta fin dalle sue fondamenta, allora si può anche benissimo dire che quando si decide di rifare una strada non ci si deve limitare solamente alla rimozione e alla posa del semplice strato di usura. Il primo passo da fare sarebbe percorrerla a piedi ed evidenziare tutte le spaccatu-re e le rugosità che si notano in superficie. A volte le rughe

indicano un semplice assestamento della strada.

e allora con un po’ di catrame lique-fatto si possono benissimo imper-meabilizzare, intasandole fino alla saturazione, evitando così all’acqua di infiltrarsi e creare ulteriori danni. Quando invece la rugosità è molto pronunciata e la strada presenta

avvallamenti e spaccature, allora bisognerebbe intervenire più in profondità rimuovendo il problema, che è dovuto per la maggior parte delle volte a uno strato di argilla troppo spes-so, che assorbe l’acqua come una spugna, gonfiandosi e poi sgonfiandosi, e portando alla rottura dello strato superficia-le. si dovrebbero quindi rifare gli strati deteriorati sottostanti e solo in seguito passare alla stesa di un nuovo tappetino. Infine, bisognerebbe fare dei carotaggi, per vedere e testare l’effettivo spessore.

Un asfalto “chiaro” diminuisce significamente l’aderenza dei copertoni.

L’INCHIEsta

In alto: via Giuseppe Garibaldi. Foto di: Fabrizio Bellachioma.

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IL CHININOMaggio 2015 10

! INSIEME !

PER FAR VIVERE !

LA NOSTRA !!

CITTÀ

Parcheggi e bucheviabilità in tilt

presenti nel centro cittadino, il primo è proprio quel-lo in cui sorgono i pini e il secondo è quello di viale Giulio cesare di fronte alle scuole elementari. solo ad avvenuta traslazione si potrà parlare di un inizio per i lavori. Per il momento si deve aspettare, ma si presuppone che non sarà cosi lungo questo periodo di attesa.

la preoccupazione riguardo la situazione stradale è rivolta anche verso le migliare e le strade provinciali, poichè essendo principali e quindi percorse sempre da file di macchine, dovrebbero essere le migliori, e invece anche il suolo di alcune di quest’ultime non è in buone condizioni ormai da anni, come se fossero state abbandonate.

«In questo caso il problema – spiega di nuovo il con-sigliere medici – è che il comune non può prendere provvedimenti, perché dovrebbe essere la Provincia a garantire la sicurezza delle strade, invece essendo in continuo smantellamento, lascia una sensazione di agonia, quasi senza speranza. secondo il mio parere, forse sarebbe il caso di affidare questo compito a un altro ente», conclude. Per ciò che riguarda i costi rela-tivi ai lavori di ristrutturazione stradale, essi non sono sempre uguali ma variano a seconda del prezziario regionale, ossia del valore che attribuisce la regione, e le offerte che offrono le varie imprese, insomma una vera gara d’appalto.

CRoNaCHE CIttaDINE

Camminando lungo le strade di Pontinia si possono notare alcune di queste for-mate da un suolo non uniforme, bensì pieno di buche o dislivelli rialzati.

Per esempio su via Goffredo mameli, dietro il comune, o via dei Volsci, lungo il canale botte, dove il marcia-piede è piuttosto frastagliato. Il consigliere comunale carlo medici ha ammesso che l’instabilità del manto stradale di alcune strade e marciapiedi «è un rischio soprattutto per i cittadini, poiché potrebbero subire qualsiasi tipo di incidente e, dunque, è problema an-drebbe risolto quanto prima».

la questione di fondo sono soprattutto i pini, i quali risultano essere pericolosi ancora più della stessa strada, poiché spesso sono la causa principale del cambiamento fisico delle strade, in quanto sono le radici degli alberi che ramificandosi ne provocano lo squilibrio, e aumentano la probabilità di incidenti o danni. secondo il consigliere, la soluzione ideale sarebbe quella di eliminare i pini e asfaltare la strada nella maniera migliore, in modo da non diventare più un pericolo pubblico.

ora ci sono idee per quanto riguarda i provvedimenti, ma ciò che manca è il permesso. Infatti, attualmente il comune è in attesa di ricevere la traslazione di pro-prietà dell’albergo Pontino e dei due grandi parcheggi

di ERIKa baDaLaMENtI

Il tratto dissestato di via Goffredo Mameli. Foto: Salvatore Badalamenti.

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NINodi NICoLa saCCÀ

Illustrazioni: Ilaria Palleschisoggetto: Andrea Zuccaro

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IL CHININOMaggio 2015 14

NINodi NICoLa saCCÀ

IL CHININO

tutte le sigle sindacali agricole, le associazioni di categoria e i centri assistenza agricola, si sono mobilitati per informare sulle nuove politiche agricole comunitarie che fino al 2020 rivoluzio-

neranno l’assetto produttivo agricolo italiano, distribuen-do uno dei più grossi blocchi finanziari che l’Europa ha riservato all’Italia.

I tecnici hanno impiegato del tempo per studiare al meglio la si-tuazione per trasferire le informazioni agli agricoltori. Così anche la confederazione Italiana agricoltori di latina, rappresentata da Argeo Perfili, è riuscita a riunire nella sala consigliare del palazzo comunale di Pontinia, il 26 marzo scorso, gli agricoltori coinvolti in questo piano rivoluzionario. con il supporto tecnico dell’agro-nomo umbro fabio raccosta, scrittore di un romanzo sul pericolo degli ogm (organismi geneticamente modificati), sono state con-divise le informazioni necessarie per orientare i piani colturali. sono cambiati molti parametri dall’ultima Pac (Politica agricola Comune), a cominciare dai finanziamenti stanziati, nell’ordine dei 52 miliardi di euro in 7 anni tramite finanziamenti diretti e Piano di sviluppo rurale (Psr). Il nuovo premio comunitario, ovvero il finanziamento diretto che l’agricoltore proprietario del

titolo percepisce, è stato ridisegnato su nuove percentuali intro-ducendo nuove formule: “Greening”, l’aiuto alle piccole aziende, ai giovani agricoltori e il premio accoppiato. Il Greening è un premio per l’inverdimento ecologico in azienda, tramite la diversificazione delle colture e la creazione di aree a interesse ecologico (Efa). La diversificazione delle colture è obbligatoria per chi possiede una superficie agricola utilizzata (sau) superiore a 10 ettari, per quelle che superano i 30 ettari le colture da diversificare sono tre. Le aree ecologiche sono obbli-gatorie (5 per cento della superficie) per le aziende che superano 15 ettari di seminativo, sono esonerate le colture permanenti a pascoli, foraggere e prati stabili. e prevedono: terreni a riposo, terrazzamenti, bosco ceduo a rotazione rapida, fasce tampone, colture azotofissatrici e “cover crops” (colture di copertura). Il premio che viene elargito ai giovani agricoltori è pari al 25 per cento del valore medio e ai piccoli agricoltori è stato destinato un finanziamento apposito che andrà a sommarsi al valore del titolo, da settembre prossimo.

Oltre al titolo così descritto, ci saranno dei premi accoppiati sud-divisi per settore a seconda della regione, ripartiti per la maggior

Questa nuova Pac potrà aprire le porte per nuo-vi e giovani imprenditori agricoli?Con questa politica agricola si è puntato molto sui gio-vani sia nei pagamenti diretti che nel piano sviluppo rurale, e senza dubbio questo sarà di aiuto ai giovani agricoltori. Tuttavia esistono molte altre problematiche, che rendono difficile la vita agricola dei giovani, ma non solo di questa categoria. A mio avviso degli aiuti concre-ti dovrebbero essere dirottati nel sostegno del mercato e nella valorizzazione dei prodotti italiani, che tutto il mondo cerca di imitare. Inoltre degli aiuti dovrebbero essere indirizzati anche per facilitare l’accesso alla ter-ra ampliando quanto già fa l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare (Ismea).

Cosa pensi del Greening, e quali esempi forni-sci agli agricoltori?Credo che il Greening sia una cosa buona, è un tentati-vo di migliorare lo stato di salute dei suoli, problemati-ca che è in discussione già dai primi anni ’90. Tuttavia per gli agricoltori può sembrare una inutile pratica per-ditempo, ma in realtà permette di avere un approccio diverso e migliore all’agricoltura. L’esempio che posso fare è quello delle Efa (aree di interesse ecologico), che permettono di avere delle vere e proprie oasi di biodi-versità in grado di migliorare l’autofertilità dei suoli. In particolare vorrei focalizzarmi sulle siepi che ci difen-dono dal vento, se progettate bene danno produzioni vendibili, sostanza organica per il terreno, aiutano a migliorare il microclima, sono risorsa d’acqua in estate e sono un corridoio per specie animali. Ogni azienda agricola dovrebbe avere delle Efa anche senza la con-dizionalità della Pac, ne trarrebbe vantaggio l’intera economia di un territorio.

La fine delle quote latte e i nuovi finanziamenti alla zootecnica, cosa comporterà nel settore, in agro pontino?La risposta non è così semplice. Le quote latte sono state create in modo totalmente errato, che effettiva-mente ad oggi l’essersene liberati rappresenta un vero e proprio sollievo per tutti gli allevatori che hanno do-vuto produrre con il freno a mano tirato. Tuttavia con l’abolizione delle quote gli allevatori italiani si trovano a dover competere sul mercato con i produttori dell’Eu-ropa Orientale e non solo, in grado di produrre a prezzi molto minori. Se il governo non intende mettere in cam-po un sistema di valorizzazione dei prodotti italiani e ancor di più un sistema di controllo del falso “made in Italy”, credo che la fine delle quote possa rappresenta-re un dramma che porterà alla chiusura di molte azien-de già in grande difficoltà. Se invece in tempi brevissimi si riesce a salvaguardare il nostro lavoro, allora siamo finalmente liberi. Gli allevatori tuttavia potrebbero cre-arsi da soli delle vie di uscita, ad esempio creando dei consorzi gestiti da loro e magari utilizzando dei sistemi alternativi di commercializzazione dei prodotti come i gruppi di acquisto.

parte per il settore zootecnico, con 210 milioni di euro pari al 49,3 per cento delle risorse stanziate, 146 milioni di euro distribuiti nel settore dei seminativi: soia, proteaginose, proteiche, frumento duro, riso, barbabietola e pomodoro da industria, e il restante 16,4 per cento, circa 70 milioni di euro, per l’olivicoltura nelle regioni dove la sau in olivi supera il 25 per cento: liguria, Puglia e calabria. Invece nella regione lazio, oltre ad avere premi per il settore zootecnico, i seminativi vengono premiati con piani colturali di girasole, colza, frumento duro, erbai di leguminose e da granella.

Il settore zootecnico è quello che negli aiuti accoppiati riceve più finanziamenti, in vista anche dello svantaggio che questo ha avuto nell’ultimo periodo, aggravato oggi dalla chiusura definitiva delle quote latte. Infatti, dal primo aprile è terminato il lungo ciclo iniziato nel 1983 delle quote latte in tutt’Europa, e adesso gli allevatori devono fare i conti con il libero mercato. l’europa reclama 1,4 mi-liardi di euro di sanzioni dall’Italia per il superamento delle quote di produzione assegnate e il prezzo del latte crudo alla stalla a gennaio era fermo a 36 centesimi di euro. Il Governo italiano, con la legge di stabilità, ha stanziato 108 milioni di euro per il settore nel triennio 2015-2017, ma gli allevatori sono sfiduciati, infatti in molti hanno chiuso e chi rimane deve fare i conti con i debiti che si porta dietro.

PaRLa L’EsPERto stEFaNo PRoIEttI

rivoluzione pacL’Europa punta sui giovani agricoltori e su una produzione più ecologica

CRoNaCHE CIttaDINE di GIaNPaoLo DaNIELI

foto di FabRIZIo bELLaCHIoMa

IL CHININOanno V n° 215

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 21716

CRoNaCHE CIttaDINE di aLEssIa RaGNI

foto di EMaNUELE PaLoMbI

nessuno resterÀ soloAffetto ed istruzione per dare un futuro a chi rischiava di perderlo

L’istituto asilo “Casa del bambino Pio XII” fu co-struito nel 1936 dall’onc quando sorse Pontinia, adibito ad asilo infantile e orfanotrofio. L’edificio era costituito da tredici locali al piano terra rialza-

to, tra cui numerose camerate con un elevato numero di posti letto e servizi igienici, con annesso cortile.

Agli inizi l’istituto venne affidato alla Congregazione delle Suore della carità di s. Giovanna antida touret, nel ruolo di educatrici. Un lavoro apprezzato e riconosciuto dagli organi superiori di vigi-lanza. Il suddetto istituto fu successivamente ampliato nel 1950, con la creazione di un salone ricreativo e con aule adibite a corsi di taglio, cucito e ricamo. Inoltre fu istituito anche un doposcuola per minori. Nello stesso anno, considerate le finalità sociali e religiose, oltre che educative e assistenziali, il comune deliberò di erigere lo statuto organico dell’asilo infantile in ente morale, concretizzatosi l’anno successivo. nel 1953 vengono dati inizio i lavori di sopraelevazione, che terminarono nell’arco di tre anni, e

in tal modo l’istituto ha avuto la possibilità di accogliere più ragaz-zi e ragazze bisognosi per conto dell’ente nazionale per assisten-za agli orfani dei lavoratori Italiani (enaoli), dell’opera nazionale maternità e infanzia (onmi), e del ministero dell’Interno.

con il passare degli anni ci fu un calo dal punto di vista demogra-fico. Infatti, l’asilo infantile perdette la sua funzione in quanto la richiesta delle famiglie fu soddisfatta dalle sezioni della scuola materna statale. ancora oggi la situazione è la stessa. Dunque, data la persistenza del problema, l’attività del “Pio XII” si è rivolta all’accoglienza di minori provenienti da famiglie con problemi di disagio economico e ambientale.

nel 1994, l’ordine delle suore della carità lasciò l’incarico di conduzione della “Casa del Bambino”. Al suo posto subentrò l’ordine delle suore di maria ausiliatrice salesiane di Don bosco continuando a lavorare con prospettive innovatrici, che comporta-rono una ulteriore positiva evoluzione nella modalità di accoglien-

za ed educazione dei minori ospitati. Poiché all’istituto venne reso conto dell’evoluzione positiva della qualità progettuale del tipo di assistenza, fu approvato il progetto di trasformazione da istituto in casa famiglia il 27 dicembre 1994. Uno tra i primi minori accol-ti fu il marocchino Zituni Zouani.

l’organizzazione dell’istituto ha previsto tre collaboratrici laureate in scienze dell’educazione, provenienti due da Pontinia e una da Cisterna; tre suore fisse ed altre che arrivano nella struttura a svolgere tirocini per conoscere i ragazzi. tra le sorelle vi sono anche delle religiose provenienti dall’argentina. attualmente, per ragioni legislative, l’istituto può ospitare fino a 10 ragazzi, compre-si tra un età minima di 5 anni fino a una massima di 12 anni. Età che può essere inoltrata fino ai 14 anni solamente nel caso in cui ci siano legami di fratellanza. compiuto il diciottesimo anno di età devono uscire, a meno che non abbiano il desiderio di continuare gli studi andando all’università, situazione non sempre possibile per ragioni economiche. I ragazzi vengono seguiti sia a livello di

educazione, che a livello alimentare; in più ciascun bambino ha una propria scheda personale che ogni sei mesi viene controllata, ed in certi casi modificata. Oltre ai ragazzi della casa famiglia, ve ne sono altri 20 esterni che frequentano i corsi del doposcuola. Per quanto riguarda la procedura del ragazzo, una volta uscito dalla casa famiglia, consiste in un affidamento temporaneo in nucleo famigliare fino all’adozione vera e propria.

«Poiché ci sono molti spazi ancora inutilizzati – come spiega il direttore antonio Veca – abbiamo l’idea di inserire nella struttura una mensa per gli anziani e i poveri». Il motivo di questa decisio-ne da parte del direttore proviene dalla sua indole di aiutare il prossimo, come faceva con i ragazzi quando era un insegnante. Da questa esperienza Veca confessa di essere rimasto deluso dal sistema scolastico, e per questo motivo cerca di impegnarsi il più possibile nel progetto “Casa del Bambino”, che non può esse-re definita solo come un istituto di ospitalità, ma una vera famiglia dove i ragazzi possono trovare stabilità e affetto.

L’interno della “Casa del Bambinio Pio XII”

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IL CHININOMaggio 2015 18

dalla strada alla letteratura

Libri, cinema, musica, cucina: l’eclettismo di Zituni Zouani,il ragazzo diventanto uomo che non smette mai di mettersi in gioco.

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d’esempio per tutti a non arrendersi mai». ma l’avventura di questo uomo non si ferma davanti un foglio ed una penna. È amante del rap e ha registrato alcune canzoni nello studio di un amico conosciuto a firenze. Una di que-ste s’intitola “Siete stati mai odiati o discriminati?”.

non ancora soddisfatto, trova uno sbocco nel mondo delle fiction, dove recita in “Nassiyria”, la serie con protagonista raul bova. Da qui comincia anche ad interessarsi al teatro, frequentando anche un corso che gli fa ottenere un attestato di recitazione.

emerge dunque la vita Zituni che si è innalzato dalle sue umili radici per diventare l’uomo che è oggi, dal carattere non arrendevole e sem-pre pronto a mettersi in gioco. egli confessa anche di avere in serbo un altro libro, quasi pronto per la pubblicazione. È intitolato “Il mar-ca”, un piatto tipico marocchino che lo stesso Zituni ha provato a realiz-zare, ma senza un buon risultato. ed è proprio da qui che ha cominciato a scrivere, trasformando gli ingredienti come strumenti descrittivi di una

storia d’amore tra un cuoco e una ragazza.

scrivere per lui non è soltanto tenere una penna in mano, ma rivivere i momenti della sua vita. e l’emozione che scorre dentro di lui nella stesura di questi testi è indescri-vibile. Come direbbe Zituni, tutti possiamo farcela “Se Dio vuole”.ااااPer ulteriori informazioni: www.zitunizouani.it

In cammino verso il sole” è il libro autobiogra-fico scritto e pubblicato da Zituni Zouani, un uomo che si è realizzato attraverso le sofferen-ze e gli ostacoli a cui la vita lo ha sottoposto.

«Sono proprio le difficoltà a rende-re forte una persona e spingerla a migliorare», afferma Zituni con tono forte.

approdato in Italia all’età di 6 anni, ha cominciato a lavorare come ambulante sotto la su-pervisione del padre. Quando quest’ultimo parte per ritornare in Marocco, Zituni viene affidato dallo stesso alla famiglia cerroc-chi, in cui rimane per circa quattro mesi, finché non entra nella casa famiglia Pio XII tramite l’aiuto di un assistente sociale e del comu-ne, mettendo così in regola la sua condizione di clandestinità.

nel suo percorso è cresciuto pro-fessionalmente grazie ad alcune persone, come suor Paola della casa famiglia di Pontinia, da lui chiamata ironicamente “Santa Suora”, proprio per l’appoggio datogli fin da ragazzo alla ricerca di un lavoro nel campo alberghiero. scuola in cui poi ha conseguito il diploma. Infatti, comincia la sua pri-ma esperienza come aiuto cuoco a firenze, per poi lavo-rare in altri luoghi come Vicenza, Venezia, Porto marghera per arrivare e rimanere a roma, dove vive e lavora oggi.

«Il libro per me è stato come uno sfogo delle situazioni dolorose che ho passato – confida Zituni – e spero serva

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 22120

Il gigante abbandonato ogni tanto fa parlare di sé. E in alcune occasioni si è fatto sentire per bene, illuminando e tracciando la notte con i suoi fumi velenosi a ridosso delle case.

Ogni tanto appare un annuncio di vendita e si ritorna a parlare di riqualificazione di un ulteriore esempio di scelleratezza industriale. Una fabbrica di schede elettriche che usava materiali pericolosi, piazzata a ridosso della piazza principale del paese.

Ora qualcosa di muove. Il Comune di Pontinia è proprietario di una parte del sito industriale. L’Assessorato all’Ambiente di Walterino Battisti ha speso 33mila euro per bonificare i capannoni.

Il prossimo passo sarà decidere come riqualificare quei ruderi, magari coinvolgendo tutti gli attori sociali del paese. Non sarà un’impresa semplice per i presumibili costi e la grandezza del sito. Ma è una scommessa per il futuro di Pontinia.

tEstIMoNI DEL ’900foto di aLEssaNDRo RoGato

acidi elettriciHilme, quando la fabbrica era a due passi dal centro

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 22322

aGRI_CULtdi GIaNPaoLo DaNIELI

foto di FabRIZIo bELLaCHIoMa

la via della lanaAlpaca, dalle Ande a Cisterna,la scelta alternativa dell’azienda Salaro

Un percorso nella tradizione della lana, dagli alpaca del sud america ai ponchos per arrivare all’azienda “Praces salaro” di Prato Cesarino, l’unica fattoria didattica in provincia di Latina

con l’allevamento d’alpaca.

tutto nasce dalla passione di fabio salaro quando, circa dieci anni fa, ha deciso d’iniziare stimolato da un documentario sulla vita dei camelidi del Perù. È stato un amore immediato e così da lì a poco ha iniziato le ricerche in Italia, trovando ad Umbertide, in provincia di Perugia, l’azienda che gli ha permesso d’iniziare il delicato e pregiato allevamento. Gli alpaca sono camelidi allevati in grandi greggi che pascolano ad una altitudine compresa fra i 3mila e 500 e i 5mila metri sulle ande del Perù meridionale, del-la bolivia settentrionale e del nord del cile. In seguito agli studi di adattabilità, da circa venti anni in tutt’europa e anche in Italia è iniziato l’allevamento. fabio salaro è riuscito a trasmettere la passione per la fattoria alle figlie, che fin dal principio hanno se-

guito l’evoluzione. Inizialmente, si sono dedicate alla lavorazione artigianale della lana realizzando sciarpe, maglioni e cappellini. oggi gestiscono l’allevamento e le cure degli animali, conducono le visite didattiche in azienda e partecipano a fiere e mercatini. La fattoria “Praces Salaro” è una fattoria didattica a conduzione famigliare. In primavera ospitano le scolaresche per illustrare agli alunni quel che si può conoscere della vita degli animali. Un vero e proprio percorso della lana con laboratori diversificati a seconda dell’età.

collo lungo, musi curiosi e grandi occhioni, gli alpaca fanno innamorare chiunque, i bambini che vengono a visitare l’azienda ne rimangono affascinati. la didattica prevede una visita guidata e laboratori artigianali dedicati alla maglieria, all’uncinetto e ai ferri. fino all’anno scorso a far compagnia agli alpaca, c’erano anche le capre d’angora, mentre oggi nel recinto adiacente troviamo una grande comunità di volatili: anatre, galline cocin-cine, germani, tacchini, pernici, fagiani. Un asinello e tre mini

pony Shetland sono gli amici più stretti di Paco, Leolena, Atena e Diana, gli alpaca più adulti della fattoria. la cura dell’animale per l’azienda “Praces Salaro” è tutto, non solo con il metodo omeopata proposto dalla veterinaria alda Grossi come intervento preventivo alle malattie, anche con un’alimentazione variegata di erba fresca al pascolo, mangimi e fieno. La tosatura della lana è un lavoro d’attenzione, un momento importante dal punto di vista della produzione. Viene eseguita prima dell’estate con il metodo australiano, facendo stare l’animale sdraiato di lato, immobile su un tavolinetto basso in modo che le femmine in gravidanza non subiscano disagi. La fibra grezza tosata, in media 3 kg per alpaca all’anno a seconda dell’età e del genere, viene selezio-nata per finezza, lunghezza e colore. La lana del “cria” (il piccolo di alpaca) è ancora più pregiata per la sua brillantezza e finezza della prima tosatura. La fibra è apprezzata per le sue proprietà termiche, sette volte più calda di quella della pecora, resisten-te, morbida e leggera, contraddistinguono la fibra naturale, un tempo riservata agli imperatori Inca. Ventidue colorazioni naturali,

che vanno dal bianco al crema, al beige, marrone, grigio fino al nero. Dopo la tosa, la fibra viene battuta e pulita dalle impurità, il passaggio successivo è il lavaggio con acqua tiepida e sapo-ne neutro naturale privo di sostanze chimiche. Pulita, lavata e asciugata, la fibra viene cardata. Il primo passaggio essenziale nella lavorazione della lana. Cardatura e filatura della lana grezza vengono effettuate nello stabilimento di biella. nei prossimi mesi in fattoria si potrà approfondire ancor di più il percorso del pro-cesso artistico della lana, in vista del nuovo corso di formazione sulla filatura.

fabio salaro e la sua famiglia hanno fatto della loro passione una specializzazione, unendo più tradizioni e culture, hanno creato attraverso la riscoperta di antichi mestieri una piccola filiera della lana. Dal 22 al 24 maggio parteciperanno alla nona edizione di «Tramando Tessendo», la fiera mercato organizzata dall’Associazione “Sinergie” di Zagarolo, con laboratori per bam-bini di feltro e mini telaio.

In alto alcuni esempleri di Alpaca dell’azienda “Praces Salaro”.

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 22524

PoNtREKKINGdi GIUsEPPE CUsUMaNo

foto di FabRIZIo bELLaCHIoMa

sulla vetta di circeUna classica camminata primaverilenella parte più selvaggia del promontorio

Nasce con questo numero una nuova rubrica dedicata alla riscoperta del nostro territorio e alle bellezze naturali che ci circondano: “Pon-trekking”.

circa un anno e mezzo fa un gruppo di amici e amiche di Pontinia decide, zaini in spalla, di dedicare il suo tempo libero ad un sem-plice gesto che è connaturato con la stessa evoluzione umana, camminare. camminare lentamente, camminare e respirare a pie-ni polmoni, camminare senza stancarsi e vivere la natura in pieno, così da una semplice comitiva di amici si è arrivati a organizzare attività outdoor e trekking in giro per il lazio. le uscite sono adatte a tutti e non servono particolari doti sportive o allenamento, solo un buon abbigliamento e tanta curiosità.

L’Agro Pontino è sì piatto e apparentemente “mono-tono”, ma in realtà rappresenta uno dei territori del lazio più ricco di bellezze naturali ad altitudini varie, come per esempio la catena montuosa

e selvaggia dei monti lepini o il Parco nazionale del circeo e il suo Picco di circe. l’ascesa al Picco di circe, cima del monte circeo, rappresenta infatti uno dei trekking più belli del lazio. Per il suo grado di difficoltà considerato E (escursionistico), in molti credono che fatto il circeo, si possa fare il 50 per cento dei trekking del lazio. È una classica autunnale ma anche in primavera, con il risveglio della natura, rimane una delle mete preferite dagli escur-sionisti di tutta la regione.

l’itinerario proposto per questo primo appuntamento è la via classica da “Torre Paola al Picco di Circe, vetta del Monte Circeo”. circondati dalla splendida macchia mediterranea del promontorio, vi immergerete nella ricca natura ancora selvaggia e incontamina-ta. al termine del lungomare si entra in una stradina sterrata che dopo poco incrocia l’entrata di un bosco a destra. seguendo una pista tagliafuoco molto ripida si arriva, passando sulle prime rocce, al primo crinale. si segue da qui il sentiero, sempre ben segnato e intuibile, che si fa più morbido e meno faticoso, fino a raggiungere

la base dell’anticima. si sale ancora passando in mezzo alla ricca macchia mediterranea del promontorio fino a superare l’anticima. Da qui si godrà di un bellissimo e ampio panorama sul mare e su tutta la piana pontina con in basso la lingua di sabbia di sabau-dia. a questo punto ancora circondati dalla vegetazione tra sali e scendi, si arriverà all’inizio della cresta. Per la sua caratteristica e la sua esposizione è da considerare la vera bellezza di questa escursione. attraversata per intero la cresta (30 o 40 minuti), si continua a salire tra gli ultimi fitti alberi e si guadagna così il Picco di circe, da dove si potranno osservare tutte le Isole Pontine, Gaeta e il suo golfo e se siete fortunati e non c’è foschia anche il monte Vesuvio. Per la discesa si seguirà un sentiero a destra del Picco, che taglia per intero tutto il monte riportando alla sterrata iniziale. ricordate che il monte circeo una volta era un’isola e ancora vi dimora la maga circe, che trasforma gli uomini in maiali, se la incontrate siate gentili e rispettosi, siete ospiti di casa sua. l’ascesa al monte circeo è sconsigliata ai bambini, però se i vostri piccoli sono abituati a camminare e arrampicarsi sugli alberi, non

dovrebbero avere difficoltà a superare i grossi massi della cresta. consigliamo comunque di valutare bene l’intero percorso prima di ogni trekking.

anche se l’altitudine è modesta, per raggiungere il Picco ricordate che mediamente ci vogliono due ore. Utilizzate sempre un abbi-gliamento adeguato alla stagione e alla quota, vestitevi a “cipolla” e tenete a contatto con il corpo tessuti sintetici e non di cotone. Questi ultimi una volta bagnati dal sudore tendono a non traspirare e avvertirete un effetto tipico di chi frequenta gli ambienti montani, il “wind-chill”, indice di raffreddamento. Mettete nello zaino acqua a sufficienza, sul percorso non sono presenti fonti naturali, e qualche stuzzichino, come frutta secca o cioccolata, oltre al pranzo a sacco. Infine è fondamentale non intervenire sull’ambiente. Non lasciate l’ambiente come lo avete trovato, anzi meglio! se racco-gliete un fiore perché vi piace o volete portarlo con voi, ricordate che è un fiore che non potrà essere visto e ammirato da chi passerà dopo di voi.

Lo spettacolare panorama che si può godere dal Picco di Circe.

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 22726

NINodi NICoLa saCCÀ

tIPI PoNtINIdi GIaNFRaNCo MINGIoNE

il primo colonoLa straordinaria epopea di Amedeo Gabrielli

In alto da sx a dx: Giancarlo Gabrielli, Amedeo Gabrielli, Gianfranco Mingione, la signora Gabrielli. In basso: Maria Pia Mambro.

È stato uno dei primi abitanti dell’agro Pontino. Qui, giovanissimo, aprì gli occhi su una nuova vita, su una nuova speranza.

Quando conosco Amedeo Gabrielli, uomo di “antiche memorie”, da subito comprendo che i suoi occhi hanno visto scorrere tanti eventi, sia locali che internazionali. eventi che gli sono valsi, per il suo contributo, una croce al merito di Guerra e il riconoscimento di cavaliere della repubblica Italiana. le sue storie attraversa-no gran parte del novecento e trasudano di parole importanti: rispetto, lavoro, famiglia, unità. concetti, valori che prendono linfa soprattutto dal suo essere legato ad una famiglia di antica tradizione alpina e che oggi forse si vivono diversamente perché i tempi, è pur vero, sono cambiati.

La fine della Grande Guerra, la crisi del ‘29: furono quegli anni difficili a farti scegliere la via dell’esodo verso la “Terra Reden-ta”?Dopo la fine della guerra tutte le proprietà degli austriaci non c’erano più e le fabbriche avevano cessato le attività. Gli uomini sono rientrati dalla guerra e si sono trovati senza lavoro. Dove

si poteva andare? In francia e in altri paesi non ci volevano. Le difficoltà erano molte, basti pensare che in alcune famiglie c’erano dieci fratelli che pur avendo voglia di lavorare, non ne avevano la possibilità. altro che il nord est di oggi: c’era solo la polenta con l’aringa da mangiare e tanta povertà! ad un certo punto, si doveva prendere una decisione, e noi, siamo stati scelti per andare nelle terre pontine anche perché mio padre era un reduce della Prima Guerra mondiale. combattè sull’or-tigara, la montagna sacra degli alpini. non posso non ricordare anche mio nonno che, non volendo rimanere sotto l’austria, ha combattutto come cacciatore delle alpi con Giuseppe Garibaldi per l’unificazione italiana. La nostra è una famiglia di antica tradizione militare e alpina. come vedevi il tuo futuro una volta giunto nella tua nuova casa?ci si voleva tutti bene e c’era la spinta ad andare avanti, ad uscire fuori da quel guscio in cui non c’era la possibilità di sopravvivere. Quando siamo venuti giù, a quelli della mia età, ragazzi di dieci anni e poco più, sembrava di sognare, di essere in un altro mondo. Quando siamo montati sul treno a bassano, mi sono girato verso il Grappa e i piani dell’asiago e ho detto:

“Addio valli, addio monti per andare a Littoria siamo pronti”. benché mi sentissi triste nell’abbandonare i luoghi in cui ero cresciuto e che amavo, partivo con un presentimento che a littoria si poteva sopravvivere, fare qualcosa. Come raggiungesti la “Nuova America” da Valstagna?noi siamo partiti dal piccolo paesino di Valstagna, in provincia di Vicenza, alla sera del 12 dicembre 1934 dalla stazione di carpanè. siamo arrivati a terracina il giorno di santa lucia, il 13 dicembre 1934. Qui ci hanno rifocillato in stazione e poi hanno diviso gli uomini da una parte e le donne, i vecchi e i bambini da un’altra parte. Gli uomini hanno aiutato a scaricare i bagagli dal treno e le donne sono state sistemate nei camion, dove c’erano più famiglie. siamo partiti dalla stazione non sapendo ancora dove saremmo stati sistemati. Quando ero sul camion assieme a tutta la mia famiglia, mi sono avvicinato alla mamma che in quel momento, come una chioccia, ci rassicura-va, pur non sapendo ancora dove saremmo andati. È stato un momento molto forte, uno sgomento che neanche in sei anni di guerra ho provato. cosa ha provato nell’attraversare l’agro per la prima volta? Quando siamo arrivati a borgo Herma-da, abbiamo iniziato a vedere questa grande pianura e abbiamo cominciato a ipotizzare dove fosse la nostra casa. Una pianura grande e spoglia, le strade nuove e bianche, i vicini canali. le mamme, dopo una prima sensazione di sgomento e incertezza, hanno cambiato volto e iniziato ad avere più forza. Giunti nei poderi abbiamo trovato queste case nuove, è stato uno shock per tutti! mia madre ci ha fatto fare il segno della croce prima di entrare in casa. sento ancora oggi il profumo della calce che avevano appena steso. Il miracolo delle mamme e della terra.Il primo miracolo è stato fatto dall’ingegneria idraulica, grazie alla quale si è potuta realizzare la bonifica dell’Agro Pontino, penso in particolar modo all’ingegnere romagnoli. c’è poi da dire che il secondo miracolo è stato realizzato dalle mamme che hanno tira-to su tutto dal nulla. siamo stati forti, testardi e tenaci sia nelle famiglie che nel nostro lavoro e, grazie anche alla tempra data dall’essere alpini, non abbiamo ceduto nemmeno un istante per portare a termine un’impresa che nessuno prima di allora era riuscito a fare: la bonifica delle Paludi Pontine.

Qual era la giornata di un ragazzo veneto-pontino? Dopo la colazione a base di latte, mi alzavo molto presto al mattino e per raggiungere la scuola a sabaudia percorrevo, a piedi, otto-dieci chilometri. nella mia zona hanno inviato solo alpini, per il loro forte senso di gruppo e il loro grande spirito, altrimenti sarebbe stato troppo difficile rimanere in questa terra dove non c’era niente, neanche la luce e tutto doveva crearsi. sabaudia è un gioiello ma allora non c’erano le comodità di oggi, come i collegamenti e i mezzi, e bisognava recarsi nei centri vicini come terracina e Priverno. la maggior parte delle

persone si doveva così sobbarcare viaggi di trenta-quaranta chilometri a piedi anche perché molti non sapevano andare in bicicletta. non c’era la ferrovia, tante cose non arrivavano, e gli unici commercianti che potevano vivere erano solo i mugnai perché si doveva portare il grano a macinare. In cosa è riuscito il fascismo? coinvolgere le persone giuste. a me non è mai stato detto di far del male a qualcuno bensì di studiare, lavorare e di essere onesto. Questo mi hanno insegnato ed io ho sempre creduto che fosse stato la bella copia del socialismo, per principio. le innovazioni e i benefici sociali apportati in quel periodo sono stati tanti: la carta del lavoro del 1923 in cui si stabiliva che gli operai dovevano avere un determinato orario di lavoro e non più lavorare dalla mattina alla sera; si stabilì anche che bisognava versare le “marchette”, i contributi per la pensione e l’assi-stenza medica per gli operai. Il ministero dell’agricoltura fece le tre categorie: ausiliari, mezzadri e i concessionari. e pensare, invece, che mio padre non ha mai preso la pensione, perché non c’era!

Qual è il suo ricordo della II Guerra mondiale?noi non si doveva andare in guerra perché non si era armati per affrontarla, fu un’er-rore. sono stato scelto tra le migliaia di giovani che avevano fatto la “Marcia della Giovinezza” ma, anziché essere destinato ad uno dei tre campi di formia, Gaeta e

scauri, per fortuna venni inviato direttamente a sabaudia a comandare la milizia Portuaria. Dopo l’otto settembre 1943, giorno dell’armistizio, fui io a chiudere la caserma Piave di sa-baudia. e il giorno dopo, il nove, fui sempre io assieme ad altri a catturare una pattuglia di soldati tedeschi in perlustrazione per capire dove sarebbe avvenuto il prossimo sbarco degli alle-ati, fino a due giorni prima nemici dell’Italia. Il conflitto a fuoco si ebbe a borgo sabotino ma, una volta catturati i tedeschi, li dovemmo poi liberare visto che ormai il comando della zona era passato nelle loro mani. Già a vent’anni fui decorato con due stellette e sono stato in prima linea sul fronte gotico nella Guerra di liberazione 1943-1945. Ho terminato il servizio nel 1946 nel neonato 4° raggruppamento alpini di san candido, comandato dal Generale Galliano scarpa. finita la guerra sono rientrato a casa dopo la metà del 1946. Dove stiamo andando? tutto è cambiato rispetto a cento anni fa. Ho l’impressione che man-chi un po’ tutto, il rispetto, la volontà di lavorare. stiamo correndo senza sapere che fine faremo. Solo noi veneti, insieme a pochi altri, abbiamo di fatto creato l’agro Pontino ed ora non possiamo che essere fieri ed orgogliosi del lavoro e dell’impresa compiuta.

Leggi l’intervista integrale e sfoglia la gallery fotografica su www.ilchinino.blogspot.com

“addio valli, addio monti per andare a Littoria siamo pronti”.

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IL CHININO IL CHININOMaggio 2015 Anno V n° 22928

sPoRt CIttaDINo

di GIaNPaoLo Ddi EMaNUELE PaLoMbI

tutti in sella!“Gc Pontinia” e “Bike Friends”: segreti e passioni dei ciclisti pontini.

Pontinia oltre ad essere una città ricca di inte-resse storico e culturale, è una città all’inter-no della quale si addensano svariate attività sportive. Una di queste si sta affermando

negli ultimi anni come una realtà molto importante, perché coinvolge un elevato numero di persone e si rivolge a tutte le età e a vari livelli, unendo tutti nella passione delle due ruote, ovvero il ciclismo.

Le compagini che si distinguono ufficialmente sono il “Gc Pontinia” e la “Bike Friends Pontinia”. Ogni gruppo vive la propria realtà in modo indistinto l’uno dall’altro, ed entram-be sono nate e si sono formate per motivi diversi. Una nasce per gioco, come sfida e voglia di riunire più ciclisti in unico gruppo, l’altra si è composta semplicemente per la voglia di evasione e di socializzazione. Il ciclismo è uno sport che consente di mantenere il corpo attivo e allenato, insomma ad aver cura di se stessi. È un’attività di aggre-

gazione, che offre l’opportunità di socializzare, conoscere nuove persone e vivere esperienze uniche, sempre differen-ti l’una dall’altra.

I gruppi ciclistici di Pontinia nascono dalla volontà di perso-ne che hanno voluto dare un senso di appartenenza a chi come loro viveva una passione. Il team “Gc Pontinia” già negli anni ’70 fonda le sue radici all’interno della città e da allora continua a mantenere salda la propria politica: senso di appartenenza al gruppo e spirito di aggregazione. la so-cietà conta all’attivo 50 tesserati tra cicloturisti e agonisti, i quali affrontano ognuno le proprie gare di competenza: chi un fuori strada e chi su strada; ed ha sempre mantenuto la volontà di organizzare corse ciclistiche ed eventi per unire quante più persone possibili all’interno della città. tra le at-tività recenti è apprezzabile “L’escursione abruzzese”, una passeggiata in bicicletta in itinere che parte da Pontinia e arriva fino a Pescasseroli. Il tutto organizzato con tanto di

pernottamento e ogni attività è aperta a tesserati e non.La società “Bike Friends Pontinia”, del presidente Vincenzo cestra, trova invece fondamento nel 2009 dalla volontà dei suoi soci, che hanno voluto unirsi tutti in un’unica casacca. Vista la sua “giovane” età, conta al momento 12 tesserati, ma ci si auspica che il numero continui a salire. Il desiderio di unire quante più persone possibile nel gruppo è alto, e gli stessi soci contano di unificare quanti più ciclisti possi-bile sotto “i colori” della società.

all’interno delle due società ciclistiche l’età media dei soci varia dai 14 ai 67 anni. Lo spirito goliardico accomuna i soci di tutte le età, senza distinzione alcuna, così come una nota assai dolente: sono purtroppo gli incidenti stra-dali legati alla poca considerazione da parte degli automo-bilisti verso i ciclisti e talvolta dalla poca educazione degli stessi. ogni gruppo si allena con una certa frequenza: 2 o 3 volte a settimana, esclusa l’uscita domenicale, che può

essere una gara o semplicemente un’uscita di gruppo per la “Gc Pontinia”; mediamente una volta a settimana, includendo poi l’uscita domenicale, per gli allenamenti della “Bike Friends”. Il gruppo “Gc Pontinia”, rappresen-tato dal presidente angelo cologgi, ha sempre cercato di far proprio il codice della strada, rispettando le norme basilari di circolazione. Inoltre, ogni ciclista si avvale dell’uso di lampeggiatori e di dispositivi di prevenzione (casco). Mentre si è su strada tendono a rispettare la fila indiana, evitando inappropriate e inopportune occupazioni di carreggiata, che porterebbero a sgradevoli incidenti. In questi casi i membri più adulti, coloro che hanno maggio-re esperienza, trasmettono ai più giovani le più importanti norme di sicurezza. Ben diversa è la politica della “Bike Friends Pontinia”, che fortunatamente non ha mai dovu-to affrontare il problema, forte del fatto che non sia mai accaduto nulla, come del resto all’interno del medesimo gruppo “Gc Pontinia”.

Il gruppo “Bike Friends Pontinia”.Il gruppo “Gc Pontinia”.

di EMaNUELE PaLoMbI

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IL CHININOMaggio 2015 30

Una sincronia di medaglie

zione davvero degna di nota. Di rilievo anche la prova dell’altro duo Aquaria, sempre categoria “Ragazze”, composto da alice mastrodomenico e maria teresa Santoro, le quali invece si sono “dovute accontentare” del secondo posto.

sempre in questa categoria, la specialità del trio ha visto primeggiare la squadra dell’aquaria su tutte le altre compagini in gara, il team pontino composto da: colacino, tommasini ed altobelli, infatti ha conquista-to la medaglia d’oro.

buona anche la prova della squadra composta da colacino, tomassini, altobelli, mastrodomenico, san-toro, antonini, ricci, lucia e abbate. «sono davvero soddisfatta», ha dichiarato il tecnico De angelis, la quale continua sottolineando come «le ragazze stiano raccogliendo i frutti dei duri allenamenti che sostengo-no ogni giorno.

sono giovani e si sono avvicinate da poco tempo a un mondo nuovo per molte di loro. I margini di migliora-mento sono estremamente ampi – ha proseguito con ottimismo la De angelis – infatti, questi primi ed ottimi risultati possono far ben sperare per le prossime com-petizioni e gettano le basi per il futuro. credo e spero che sentiremo ancora parlare di queste ragazze».

sPoRt CIttaDINo

Il primo marzo si sono svolti i Campionati Interregionali “Uisp”, raggruppamento sud, per il nuoto sincronizzato. Grandissimi risultati sono stati conseguiti dalle ragazze

dell’asd aquaria, segno dell’ottimo allenamen-to che stanno seguendo le piccole atlete e della costanza con cui queste seguono le indicazioni della loro allenatrice susanna De angelis.

nella categoria esordienti a, elena Pernasili e Giorgia castelli hanno conquistato la medaglia d’argento, mentre nella categoria esordienti b, il duo composto da Giulia Palladinelli e francesca santoro è riuscito ad accaparrarsi il secondo gradino del podio, ottenendo la medaglia d’argento. Primo posto e medaglia d’oro nel trio per michela balzarini, sara De marchis e auro-ra mazzon.

buona anche la prova complessiva della squadra in formazione completa, mazzon, cologgi, forte, santoro, sacchetti, Pernasili, castelli, sperandio, De marchis, balzarini e Palladinelli, che ha ottenuto un secondo posto rimanendo in linea con l’ottimo stato di forma dimostrato dalle singole atlete.

Nel duo categoria “Ragazze”, Chiara Colacino e Va-lentina tomassini, si sono piazzate al gradino più alto del podio surclassando le avversarie con una esibi-

di GIoVaNNI MaRCHEGIaNI

In alto: le ragazze del nuoto sincronizzato dell’Asd Aquaria.Foto di Dalida Turniano.

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IL CHININOMaggio 2015 32

Diamo un “taglio” all’inverno

al look che alla salute del capello. sono infatti sempre più numerosi i trattamenti di salute che si possono trovare nei saloni di bellezza, come ad esempio il pacchetto benessere EKS Thalassoterapy. Sentiamo spesso parlare dei danni che

l’acqua di mare può causare al capello ma l’esperienza di eKs è riuscita a sviluppare una linea benessere

che vi farà ricredere!

la thalasso terapia è un innovativo trat-tamento che nasce dall’esperienza eKs, basato su elementi naturali che combina le proprietà vitalizzanti delle alghe, quelle nutrienti dei fanghi e degli oli essenziali, il tutto miscelato da acqua surgiva per por-tare il capello ad una ritrovata vitalità, per avere la certezza di acconciature sempre in forma smaliante, nonostante lo stress della vita quotidiana.

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PILLoLE DI bELLEZZa

si sono svolte ad inizio anno le passerelle di maggiore spicco, e da Milano a New York pas-sando per Parigi appare ben definito il Mood per la Primavera - Estate 2015.

abiti leggeri ma abbondanti, righe e jeans in ogni forma per abbracciare il ritorno agli anni ‘70, con-tinuando a giocare con forme e colori. ci viene ad esempio riproposto un grande classico, le espadrillas! colorate e naturali in grado di trasportarci dalla primavera all’estate con la loro immortale semplicità, ma nelle ve-trine le troviamo oggi rinnovate nei tessuti e nelle forme, per tutti i gusti.

eccoci allora immersi in un’ondata di colori e fragranze propri della bella stagione, da osservare e perché no da indossare, pensiamo ad esempio come creare il nostro look, dal casual del quoti-diano al ricercato per le occasioni speciali abbinando all’outfit il corretto make-up. E allora lasciamoci ispirare dalle nuove tonali-tà di ombretti e rossetti proposti per la prima vera estate dai make-up artists, come il nuovo rossetto rosa caprifoglio e gli ombretti sulle tonalità del mattone. non dimentichiamoci poi di armonizzare il tutto ovviamente con un taglio che ci immerga nella stagione calda, prestando attenzione però sia

Nelle foto alcune creazioni per accogliere al meglio la Primavera.

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Page 18: Il Chinino (num. 2, maggio 2015)

IL CHININOMaggio 2015 34

Dalla terra alla tavolaQuesto piatto ha origine nel Centro Italia,

nelle aree abbruzzesi e ciociare, ed è prin-

cipalmente composto di verdure. A secon-

da del luogo o della stagione, la verdura

può acquisire un sapore diverso rimanen-

do sempre un piatto umile e sostanzioso,

un pasto che molto tempo fa era la fonte

di energia per i pastori che s’incammina-

vano per la transumanza delle greggi o

per le famiglie povere che non potevano

permettersi altro.

Ricetta di LUISA ANTONICOLA

di Erika badalamenti - foto di salvatore badalamenti

PoNtINIa CUCINa

Ingredienti per 4 persone:• 100 gr. di boragine• 100 gr. di moracce (broccoletti selvatici)• 1 mazzetto di finocchiella selvatica • 1 mazzetto di cicoriella• 2 patate• sale, olio, aglio• peperoncino• tagliolini all’uovo (o il tipo di pasta che preferite).

Preparazionesi procede pulendo le verdure e pelando le patate, ta-gliandole in seguito a tocchetti. mettere sul fuoco una pentola con 2/3 litri di acqua fredda insieme alla pata-te, nel frattempo in un altro pentolino fare soffriggere aglio, olio e peperoncino con un pizzico di sale. a metà cottura delle verdure aggiungere la pasta. Quando sarà pronta versare il soffritto e poi servire in tavola.

il Minestronedi verdure selvatiche

di luisa

Page 19: Il Chinino (num. 2, maggio 2015)

PONTINIAViale EuropaTel. 0773 8431Fax 0773 868140

SABAUDIACorso V. Emanuele III, 35Tel. 0773 511080Fax 0773 511078

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SONNINOVia Consolare - Loc. FrassoTel. 0773 947491Fax 0773 949233

SAN FELICE CIRCEOBorgo MonteneroVia Monte Circeo, 148Tel. 0773 598331Fax 0773 598556

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LATINABorgo San MicheleVia Capograssa, 377Tel. 0773 252338Fax 0773 254355

TERRACINAVia Appia, 120Tel. 0773 705106Fax 0773 704660

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