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I rischi nei laboratori:

-Rischi di natura elettrica

-Rischi connessi con le sostanza chimiche

-Rischi legati alla manipolazione di gas compressi e

liquefatti

-Rischi legati all’utilizzo di videoterminali

- Rischi legati alla manipolazione di materiale biologico

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Pericolo e Rischio

PericoloProprietà, o qualità intrinseca di un determinato fattore, avente il potenziale di causare danni

Situazione pericolosaQualsiasi situazione in cui una persona è esposta ad uno o più pericoli

RischioCombinazione tra probabilità e gravità delle possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa

Valutazione del rischioValutazione globale della probabilità e gravità di possibili lesioni in una situazione pericolosa, finalizzata alla scelta di misure di sicurezza adeguate

Prevenzione = complesso delle disposizioni e delle misure necessarie per evitare o diminuire i rischi

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P = Probabilità che accada l’evento

D = Gravità del danno

K = fattore dovuto alla formazione

ed informazione

Il rischio

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RISCHI PER LA SICUREZZA(Rischi di natura infortunistica)

• Strutture

• Macchine

• Impianti elettrici

• Sostanze pericolose

• Incendio-esplosioni

I rischi per la Sicurezza, o rischi di natura infortunistica, sono quelli responsabili del potenziale verificarsi di incidenti o infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche

(più o meno gravi) subite dalle persone addette alle varie attività lavorative, in conseguenza di un impatto fisico-traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica,

chimica, termica, ecc.)

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RISCHI PER LA SALUTE(Rischi di natura igienico ambientale)

•Rischio chimico

•Rischio fisico

•Rischio biologico

I rischi per la salute, o rischi igienico ambientali, sono quelli responsabili della potenziale compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto ad operazioni, o a lavorazioni, che comportano l’emissione nell’ambiente di fattori ambientali di rischio, di natura chimica, fisica o biologica, con conseguente esposizione del personale addetto.

I danni per la salute sono spesso posticipati nel tempo, anche a distanza di 10-20 anni rispetto all’esposizione che li ha indotti;è necessario pertanto documentare adeguatamente le esposizioni professionali

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RISCHI TRASVERSALI

O ORGANIZZATIVI

•Organizzazione del lavoro

•Fattori psicologici

•Fattori ergonomici

•Condizioni di lavoro difficile

Tali rischi sono individuabili all’interno della complessa articolazione che

caratterizza il rapporto tra “l’operatore” e “l’organizzazione del

lavoro” in cui è inserito.

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DEFINIZIONI

D.Lgs. 81/08 – Art. 267

Si definisce "AGENTE BIOLOGICO" qualsiasi microorganismo anche se geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che

potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni.

MICROORGANISMOqualsiasi entità microbiologica, cellulare o

meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico

COLTURA CELLULARErisultato della crescita in vitro di cellule

derivate da organismi pluricellulari

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AGENTI BIOLOGICI

Microrganismi - forme di vita che presentano dimensioni microscopiche

costituiti, di norma, da una sola cellula (virus, batteri, funghi, ecc.)

Allergeni di origine biologica - sostanze solitamente innocue per

la maggior parte delle persone, ma che in taluni individui, i soggetti allergici, sono

in grado di produrre manifestazioni allergiche di varia natura (asma, orticaria, etc.)

(esempio muffe, polveri di natura organica, polveri di origine animale, ecc.)

Prodotti della crescita microbica – sostanze prodotta da

alcuni batteri che sono dannose per altri esseri viventi (come le tossine batteriche e le micotossine).

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BATTERIOrganismi di piccole dimensione (0,2 – 2 micron). In condizioni favorevoli

raddoppiano il loro numero in circa 20 minuti.

Si dividono in:

Saprofiti: vivono in qualsiasi ambiente e non comportano rischi per l’uomo.

Patogeni: possono essere causa di malattie per l’uomo. Questi batteri una volta penetrati nel nostro organismo sono in grado di provocare una malattia. Le condizioni ottimali per la loro crescita vengono raggiunte quando penetrano nel loro ospite preferito. Pertanto vi sono batteri patogeni per alcuni animali e non per l’uomo e viceversa, o per entrambi.

Tossine batteriche: alcuni batteri producono sostanze simili a dei veleni. Ad

esempio il microbo del tetano produce una sostanza tossica che agisce sul

sistema nervoso provocando gli spasmi muscolari tipici della malattia.

Opportunisti: normalmente vivono sul nostro corpo senza provocare nessuna malattia. Si possono però verificare situazioni, come un cattivo stato di salute dell’ospite, che rendono questi batteri patogeni.

In pratica vi sono dei batteri che diventano pericolosi solo perché l’ospite è diventato più debole.

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VIRUS

Sono gli agenti biologici più piccoli (0,02 – 0,3 micron).

I virus a differenza dei batteri non riescono a

moltiplicarsi fuori dalle cellule.

Restano comunque potenzialmente capaci di

trasmettere malattie anche quando sono fuori dagli

organismi viventi per un periodo più o meno lungo.

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FUNGHII funghi o miceti pericolosi sono costituiti soprattutto da muffe e

lieviti.

Alcuni di questi sono responsabili di malattie nell’uomo chiamate micosi.

Le micosi possono riguardare la pelle, i peli e le unghie e organi interni come bronchi e i polmoni.

Alcuni miceti producono delle sostanze tossiche chiamate micotossine. Esse possono dare modesti effetti, come la diarrea, ma anche provocare cirrosi epatica e cancro al fegato. Tra le principali micotossine vi è l’aflatossina ritenuta cancerogena.

Durante lavori di ristrutturazione di ambienti umidi (cantine, vecchie abitazioni) si possono diffondere grandi quantità di spore di funghi del genere aspergillus che possono essere inalate e provocare l’asma bronchiale.

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TRASMISSIONE DIRETTA

per contatto fisico vero e proprioper rapporto di estrema vicinanza

TRASMISSIONE INDIRETTA

per mezzo di veicoli quali:aria (goccioline, nuclei delle goccioline, granuli di polvere)acqua (per lo più per inquinamento secondario)alimenti (contaminazione primaria o secondaria)suolooggetti d’uso

per mezzo di vettori distinti in:meccanici o passiviattivi o obbligati e di arricchimento

Modalità di trasmissione

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RISCHIO BIOLOGICO

è la probabilità che un agente biologico, situato in origine all’esterno dell’organismo, possa penetrarvi e provocare danni

più o meno gravi, sia nei confronti della salute dei lavoratori che della popolazione generale.

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Vie di ingresso di alcuni batteri patogeni

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Batteri patogeni che producono tossine

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SORGENTI DI RISCHIO DI ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICI

L’esposizione agli agenti biologici si verifica ogni qual volta un soggettovenga a contatto sul luogo di lavoro con:

Individui malati

materiale diagnostico

materiali naturali o di natura organica (quali terra, argilla, derivati da piante -fieno, paglia, cotone);

derivati di origine animale (pelo, cuoio, pelle, lana, ecc);

generi alimentari (formaggi, yogurt, zuccheri, insaccati,vino, birra, ecc);

polveri organiche (farina, polveri di origine animale, polveri prodotte dalla carta);

rifiuti

acque di scarico

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Sono esposti a rischio biologico tutti i lavoratori:

a contatto con animali e loro prodotti

addetti alla ricerca nel campo della microbiologia

addetti all’industria di trasformazione delle carni, pelli, ecc.

addetti ai servizi sanitari ambulatoriali, ospedalieri e veterinari

addetti allo smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi

addetti agli stabulari

addetti alle biotecnologie

addetti all’agricoltura

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E’ possibile individuare 2 diverse tipologie di rischio biologico in ambito occupazionale:

• rischio biologico generico: presente in tutti gli ambienti di lavoro;

• rischio biologico specifico: proprio della mansione svolta, a sua volta distinguibile in:

a) rischio biologico deliberato: si manifesta quando una determinata

attività prevede l’uso deliberato, intenzionale, di agenti biologici. Per esempio si usa un microrganismo nella produzione di generi alimentari; in tal caso l’agente biologico è ben noto e viene intenzionalmente introdotto nel ciclo lavorativo per esservi trattato, manipolato, trasformato o per sfruttarne le proprietà biologiche.

b) rischio biologico potenziale: deriva da una esposizione non

intenzionale, potenziale ad agenti biologici; per esempio separazione dei rifiuti o attività agricole.

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Si considera uso deliberato di agenti biologici quando microrganismi considerati agenti biologici ai sensi dell’art. 271 D.Lgs. 81/2008 vengano volutamente

introdotti nel ciclo lavorativo per subire trattamenti e manipolazioni affinché vengano sfruttate le loro proprietà biologiche.

Attività con uso deliberato di agenti biologici:

Università e centri di ricerca (laboratori, ricerca e sperimentazione biologica)

Sanità, zootecnia e veterinaria (laboratori, prove, ricerca e sperimentazione)

Farmaceutica (produzione vaccini e farmaci, kit diagnostici con prove biologiche)

Alimentare (produzione di alimenti)

Chimica (produzione per biotrasformazione di composti vari, es. detersivi)

Energia (produzione per biotrasformazione di vettori energetici, es. etanolo, metanolo)

Ambiente (trattamento rifiuti, impianti di depurazione acque, ecc.)

Miniere (uso di microrganismi per concentrazione metalli da soluzioni acquose)

Agricoltura (fertilizzazioni colture, inoculazione micorrize, uso antiparassitari)

Industria delle biotecnologie (produzione di microrganismi selezionati)

Industria bellica (produzione armi biologiche)

USO DELIBERATO DI AGENTI BIOLOGICI

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Quando la presenza dell’agente biologico in una attività lavorativa non è voluta, perché non rappresenta uno specifico oggetto

dell’attività stessa, siamo di fronte ad attività che comportano un rischio potenziale di esposizione.

Attività con potenziale esposizione ad agenti biologici:

Industria alimentare

Agricoltura e zootecnia

Macellazione e Industria di trasformazione di derivati animali

Servizi veterinari e sanitari, laboratori diagnostici

Servizi di disinfezione e disinfestazione

Impianti industriali di sterilizzazione, disinfezione materiali infetti

Servizi mortuari e cimiteriali

Servizi di raccolta, trattamento e smaltimento rifiuti

Impianti di depurazione delle acque

Manutenzione impianti fognari

Installazione e manutenzione di impianti igienici

Attività di manutenzione in ambienti in cui vi è rischio biologico

Rischio biologico potenziale

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QUALI CONSEGUENZE SULLA SALUTE?

• Gli agenti biologici possono provocare tre tipi di malattie:

• INFEZIONI PROVOCATE DA PARASSITI, VIRUS O BATTERI;

• ALLERGIE SCATENATE DALL’ESPOSIZIONE A MUFFE, POLVERI DINATURA ORGANICA ( FARINA, POLVERI DI ORIGINE ANIMALE, ENZIMI ED ACARI);

• AVVELENAMENTO O EFFETTI TOSSICOGENICI.

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Con il termine CONTAMINAZIONE si intende la presenza di microrganismi patogeni in una determinata area e il loro contatto con le

superfici corporee. La sola contaminazione non è in grado di indurre uno stato di infezione né una condizione di malattia

L’ INFEZIONE è la penetrazione degli agenti patogeni nell’organismo

Lo stato di MALATTIA segue dopo un periodo variabileche prende il nome di PERIODO DI INCUBAZIONE

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Contaminazione infezione incubazione malattia

Perché possa insorgere una malattia infettiva deve concorrere una serie di fattori, alcuni propri dell’agente infettante, quali la virulenza e la carica infettante, altri propri

dell’organismo ospite, come l’età, la costituzione, il sesso e la razza.Altri fattori dipendono dalle condizioni esterne, come il clima e la situazione

ambientale.

Quanto più virulenti saranno i microrganismi e quanto più cospicuo sarà il loro numero, tanto più facilmente essi

avranno il sopravvento sulle difese immunitarie e daranno luogo al passaggio dallo stato di infezione a quello di malattia

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Esistono due livelli di valutazione del rischio biologico:

Valutazione della pericolosità intrinseca dell’agente biologico;

Valutazione del rischio di infezione in lavoratori esposti.

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INFETTIVITA’

va intesa come la capacità di un microrganismo di penetrare e moltiplicarsi nell'ospite;

Nell’uomo la misura dell’infettività si basa comunemente sulla relativa facilità con cui si verifica, in condizioni naturali, la trasmissione dell’infezione, cioè la contagiosità

Determinanti della pericolosità del microrganismo

Classificazione di alcune malattie infettive umane secondo l’infettività (Boccia, 1984)

ELEVATO INTERMEDIO BASSO MOLTO BASSO

Morbillo Parotite Tubercolosi Lebbra

Vaiolo Rafreddore

Varicella Rosolia

Poliomielite

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Determinanti della pericolosità del microrganismo

ELEVATO INTERMEDIO BASSO MOLTO BASSO

Morbillo Parotite Poliomielite Lebbra

Vaiolo Rosolia

Varicella

Rabbia

PATOGENICITA’

Capacità di produrre malattia a seguito di infezione e gravità della stessa

Nell’uomo il rapporto tra infetti con malattia sul totale degli infetti viene valutato a 95/100 nel morbillo e 1/1000 nella poliomielite

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TRASMISSIBILITA’

caratteristica di un microrganismo di essere trasmesso da un soggetto infetto ad un soggetto non infetto e suscettibile

Vi può essere tuttavia una trasmissione indiretta in quanto l’agente biologico soggiorna più o meno a lungo nell’ambiente esterno prima di penetrare in un

organismo sano (per es. batteri della febbre tifoide)

.

Determinanti della pericolosità del microrganismo

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Determinanti della pericolosità del microrganismo

NEUTRALIZZABILITA’

disponibilità, o meno, di efficaci misure profilattiche per prevenire la malattia o terapeutiche per la sua cura

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Sulla base delle indicazioni fornite dal

National Institute for Occupational Safety and Health

(NIOSH) degli USA, gli agenti che costituiscono una fonte di

rischio biologico sono stati suddivisi in 4 classi a seconda

del rischio di infezione

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Gruppo 1: Agente biologico di gruppo 1 (nessuno o basso

rischio individuale e collettivo).

Un agente che ha poca probabilità di causare malattie in

soggetti umani

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Gruppo 2: Agente biologico di gruppo 2

(moderato rischio individuale, limitato rischio collettivo)

Un agente che può causare malattie in soggetti umani e

costituisce un rischio per i lavoratori; è poco probabile che si

propaghi nella comunità; sono di norma disponibili efficaci

misure profilattiche e terapeutiche

esempi: Escherichia coli, Pseudomonas aeruginosa, Cryptococcus neoformans,

Clostridium tetani, Chlamydia pneumoniae, Corynebacterium diphtheriae, Helicobacter

pylori, Salmonella paratyphi A, B, C, Candida albicans, Herpesvirus, Virus della

parotite, Virus della poliomelite

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Gruppo 3: Agente biologico di gruppo 3

(elevato rischio individuale, basso rischio collettivo)

Un agente che può causare malattie gravi in soggetti umani

e costituisce un serio rischio per i lavoratori; l’agente

biologico può propagarsi nella comunità, ma di norma sono

disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche.

Esempi: Bacillus anthracis, Brucella melitensis, Chlamydia psittaci (ceppi aviari), Mycobacterium

tuberculosis, Salmonella typhi, Treponema pallidum, Virus dell'epatite B, Virus dell'epatite C, Morbo di

Creutzfeldt-Jakob, Echinococcus granulosus, Virus della sindrome di immunodeficienza umana (AIDS),

Plasmodium falciparum

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Gruppo 4: Agente biologico di gruppo 4

(elevato rischio individuale e collettivo)

Agente biologico che può causare malattie gravi in soggetti

umani e costituisce un serio rischio per i lavoratori e può

presentare un elevato rischio di propagazione nella comunità;

non sono disponibili, di norma, efficaci misure profilattiche o

terapeutiche.

Esempi: Virus della febbre emorragica di Crimea/Congo, Virus Ebola, Virus di Marburg

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COSA DICE LA LAGGE?

271

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Art. 272Misure tecniche organizzative e procedurali

271

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37

Art. 278 – Informazioni e formazione

271

COSA DICE LA LAGGE?

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SICUREZZA BIOLOGICA

Il Decreto Legislativo n. 626/94 ha posto le basi per un’adeguata azione di tutela

della salute nei luoghi di lavoro ed è stato sostituito dal decreto n. 81/08.

Il titolo X di tale decreto concerne le norme relative all’ “esposizione ad agenti

biologici” e gli articoli principali riguardano:

classificazione degli agenti biologici (art. 268) comunicazione e autorizzazione (artt. 269 e 270)valutazione del rischio (art. 271)misure tecniche, organizzative, procedurali (art. 272) applicazioni di norme igieniche generali (art. 273) e specifiche (artt. 274-277)Una serie di allegati specifica le varie procedure e misure applicative di buona prassi microbiologica, del contenimento del

rischio e della sorveglianza sanitaria dei lavoratori esposti nonché dell’applicazione di misure di emergenza.

informazione e formazione dei lavoratori (art. 278)prevenzione e controlli (art. 279: qualora l’esito della valutazione del rischio ne rilevi la

necessità i lavoratori esposti ad agenti biologici sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria di cui all’art. 41)

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Insieme degli atti medici, finalizzati alla tutela dello stato disalute e sicurezza dei lavoratori,

in relazione all’ambiente dilavoro, ai fattori di rischio

professionali e alle modalità disvolgimento dell’attività

lavorativa.

“Sorveglianza sanitaria”

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La Sorveglianza sanitaria è effettuatadal medico competente:

a) nei casi previsti dalla normativa vigente

b) qualora il lavoratore ne faccia richiesta e la stessasia ritenuta dal medico competente correlata ai rischilavorativi.

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E comprende:

a) visita medica preventiva intesa a constatarel’assenza di controindicazioni al lavoro cui il lavoratoreè destinato al fine di valutare la sua idoneità allamansione specifica;

b) visita medica periodica per controllare lo stato disalute dei lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneitàalla mansione specifica.

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Il medico competente

esprime uno dei seguenti giudizi relativi allamansione specifica:

a) idoneità; b) idoneità parziale, temporanea o permanente, con

prescrizioni o limitazioni;c) inidoneità temporanea; d) inidoneità permanente.

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1) Sostanze infetteSono quelle che contengono microrganismi vitali, compresi batteri, virus,

rickettsie, parassiti, funghi, o microrganismi ricombinanti o mutanti che sono conosciuti provocare malattie negli animali e nell’uomo. In queste definizioni

non sono incluse le tossine.

2) Campioni diagnosticiSono costituiti da qualsiasi materiale di origine animale o umana, inclusi escreti, secreti, sangue e derivati, tessuti che vengono utilizzati a scopo

diagnostico, con esclusione di animali vivi infetti.

3) Prodotti biologiciSono definiti come prodotti biologici finiti, per uso umano o veterinario,

quelli fabbricati in conformità a quanto stabilito da Enti Ufficiali Nazionali o secondo le direttive dell’Autorità di Sanità Pubblica. I vaccini vivi per gli

animali o per l’uomo sono considerati “prodotti biologici” e non“sostanze infette”.

DEFINIZIONE DI MATERIALE BIOLOGICO

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1) Inoculazione di materiale infetto attraverso la cute:

si verifica sempre per cause accidentali e quindi facilmente identificabili: punture con l'ago di siringhe contenenti materiale infetto;abrasioni, tagli e ferite che vengano a contatto con materiale, polvere o

superfici infette; lacerazioni causate da frammenti di vetreria rotta contaminata; morsi o graffi di animali di laboratorio infettati sperimentalmente.

Vie di penetrazione nell’organismo

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2) Ingestione di materiale infetto:

può avvenire sia per aspirazione diretta di liquidi infetti durante la pipettatura a bocca (vietata) che per contaminazione delle mani e delle dita, con conseguente larga disseminazione di materiale infetto all'interno del laboratorio.

3) Aerosol:

la disseminazione sotto forma di aerosol rappresenta una rilevante fonte di dispersione nell’atmosfera di materiale infetto e costituisce una delle più frequenti modalità di contaminazione ambientale, tanto più pericolosa in quanto spesso non sospettata e non facilmente dimostrabile.

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L’aerosol si può formare• nel momento dell’apertura di contenitori, di provette e capsule di Petri o di fiale contenenti materiale liofilizzato;• nell’impiego di agitatori, siringhe, centrifughe;• nello svuotamento di pipette, nella sterilizzazione alla fiamma di anse o aghi bagnati.

E’ indispensabile cercare di evitare la formazione di aerosol adottando gli appositi mezzi ideati a questo scopo e attenendosi alle corrette norme antisettiche.

I microrganismi trasportati con gli aerosol costituiscono una notevole sorgente d'infezione, soprattutto per le vie respiratorie, e rappresentano un rischio spesso sottovalutato nei laboratori in cui si manipola materiale biologico.

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LIVELLI DI BIOSICUREZZA (BSL)

• BSL1: laboratorio dove vengono cresciuti e mantenuti microrganismi che non provocano malattie

• BSL2: laboratorio di diagnosi e ricerca (patogeni). E’ obbligatoria la presenza di cappa a flusso laminare e l’uso di guanti e mascherina

• BSL3: laboratorio di diagnosi e ricerca (alto potenziale di trasmissione aerogena). E’ obbligatoria la presenza di cappa a flusso, autoclave, filtrazione dell’aria in entrata e in uscita

• BSL4: laboratorio di diagnosi e ricerca (alto rischio di trasmissione per inalazione, pericolo di morte, non esiste vaccino o terapia). Cappa a flusso, tuta con pressione positiva, laboratorio isolato, entrata e uscita di aria sterile, elevata esperienza.

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BSL Agenti ProcedureEquipaggiamento di sicurezza

(Barriere primarie)

Impianti

(Barriere secondarie)

1

Non riconosciuto come

sicura causa di infezione

in adulti sani

Procedure standard di

microbiologiaNessuno Lavandino

2

Associato con malattie umane, rischio = ferite percutanee, ingestione,

esposizione delle

membrane delle mucose

Procedura BSL-1 più:

Accesso limitato - Segnali di rischio biologico -

Precauzioni “chiare” - Manuale di biosicurezza con indicazioni per la decontaminazione e procedure

di intervento medico

Barriere primarie = Classe I o II

Dispositivi di contenimento fisico utilizzati per tutte le

manipolazioni di agenti che

possono causare schizzi o aerosol di materiali infetti;

camici di laboratorio, guanti, protezioni del viso, se

necessario

BSL-1 più:

autoclave disponibile

3

Agenti indigeni o esotici con potenziale trasmissione di

aerosol; l’infezione può avere conseguenze serie e

anche letali

Procedura BSL-2 più: Accesso controllato - Decontaminazione di tutti i residui - Decontaminazione

degli indumenti da laboratorio prima del lavaggio

Barriere primarie = Classe I o II

Dispositivi BSC o di altro

contenimento fisico utilizzati per tutte le manipolazioni

all’aperto di agenti; indumenti protettivi, guanti, protezioni respiratorie, se necessario

BSL-2 più:

Separazione fisica dai corridoi

d’accesso. Chiusure automatiche, accessi a doppia

porta. Aria espulsa non per ricircolo. Flusso d’aria negativo

in laboratorio

4

Agenti pericolosi/esotici

che mettono la vita a repentaglio con minaccia di malattie, aerosol trasmessi da infezioni di laboratorio; oppure agenti correlati con

rischi sconosciuti di trasmissione

Procedure BSL-3 più:

Cambio degli indumenti prima di

Entrare. Doccia all’uscita

Decontaminazione di tutti i

materiali prima dell’uscita

dall’impianto

Barriere primarie = Tutte le

procedure seguite in Classe III BSC o in Classe I o II BSC in

relazione a tutto il corpo, all’aria prodotta, alla pressione

positiva, su richiesta del personale

BSL-2 più: Separazione fisica dai corridoi d’accesso.

Chiusure automatiche, accessi a doppia porta. Aria espulsa

non per ricircolo. Flusso d’aria negativo in

laboratorio

LIVELLI DI BIOSICUREZZA

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE DEL PERSONALE

Momento centrale della normativa prevenzionistica, sono la base per la nascita della

cultura della sicurezza.

I contenuti di tale azione sono:a) Conoscenza dei rischi

b) Conoscenza del ciclo produttivo (macchine, impianti, organizzazione del lavoro

c) Conoscenza delle procedure di lavoro e di sicurezza

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50

Barriere fisiche

Barriere chimiche

Barriere biologiche

IsolamentoCappe biologiche

DPIAttrezzature a tenuta

Sterilizzazione

DetersiviDisinfettanti

Vaccinazione

può essere ottenuto con:

CONTENIMENTOMisure di sicurezza per l’utilizzo, la manipolazione e la conservazione degli

agenti biologici atte a ridurre al minimo le possibilità di contaggio

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è necessario apporre una barrieratra l’agente infettivo e l’ambiente

circostante

contenimento

cabina ermetica

flusso di aria laminare

provetta chiusa

Barriere fisiche

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CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE I

Progettata per proteggere l’operatore e l’ambiente, ma non il materiale sul banco di lavoro

Aria in entrata

Aria in uscita dopo filtro HEPA

Aria potenzialmentecontaminata

Barriere fisiche

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CABINA DI BIOSICUREZZA DI CLASSE II

Progettata per la protezione dell’operatore, dell’ambiente e del materiale.

Aria ambiente

Aria potenzialmentecontaminata

Aria filtrata

Barriere fisiche

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Cabina di Biosicurezza di classe 3protezione totale per l'utente e per l’ambiente

Chiusura totale dell'area di lavoro.L’utente è separato dall’area di lavoro da una

barriera fisicaAria filtrata fornita continuamente alla cabina

L’aria di scarico è filtrata tramite uno o due filtri HEPA Barriere fisiche

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Cappe a flusso laminare per la protezione del materiale, posto all’interno della cappa, dai contaminanti presenti nell’ambiente (PCR, preparazioni di farmaci, biologia vegetale, lavorazioni ottiche, microelettronica e micromeccanica …..)

NON PROTEGGONO L’OPERATORE!

Flusso verticale Flusso orizzontale

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Distruzione degli agenti contaminanti

SterilizzazioneLa sterilizzazione è la procedura più efficace per la uccisione dei germi.

Durante la sterilizzazione vengono distrutti tutti gli agenti biologici, sia quellipatogeni che quelli non patogeni, nonché le spore più resistenti.

AUTOCLAVESTUFA A SECCO

Barriere fisiche

BECCO BUNSEN

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Disinfezione

Un trattamento di disinfezione ha come scopo immediato quello di distruggere gli agenti patogeni che sono presenti, o si presume essere presenti, in un determinato ambiente o substrato, per

impedirne la persistenza e la diffusione nell’ambiente.

Non si pretende, comunque, la distruzione di tutti i microrganismi, come è nel caso della sterilizzazione, ma soltanto di quelli che si ritiene essere dannosi per

l'uomo in quelle condizioni.Essa viene attuata mediante mezzi fisici o chimici opportunamente scelti in

funzione dell'agente patogeno che si vuole distruggere. Gli stessi agenti fisici menzionati per la sterilizzazione possono essere usati anche per la disinfezione.

Barriere chimiche

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Alcuni agenti chimici disinfettanti:

CloroIl cloro è un disinfettante universale; esso è attivo contro tutti i microrganismi. E’ normalmente disponibile come ipoclorito di sodio (NaClO) o dicloro iso cianurato di sodio (NaCNCl2). Il cloro gassoso è utilizzato per la disinfezione delle acque. L'ipoclorito di sodio, oltre che per la clorazione dell'acqua, viene usato nell'ambito domestico per la disinfezione di stoviglie, biancheria, superfici, dato che il suo basso costo e la facilità d'uso; esso è contenuto, assieme ad altri ipocloriti, nelle comuni varechine o candeggine.

IodioLo iodio è un composto poco solubile in acqua e facilmente solubile in alcol. E’ un disinfettante energico ed esplica una azione battericida e sporicida ad ampio spettro.

AlcoliSono correntemente usati l'alcool etilico (etanolo) e l'alcol isopropilico (isopropanolo). Essi hanno proprietà disinfettanti simili. Esplicano un intenso e rapido effetto battericida sulle cellule in forma vegetativa, batteri, funghi e virus, grazie alla loro azione denaturante sulle proteine, ma non hanno alcuna attività sulle spore. La loro efficacia disinfettante è massima quando sono diluiti in acqua al 50-60%, mentre è molto scarsa quella degli alcoli anidri

Barriere chimiche

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Barriere biologiche

VACCINI(profilassi immunitaria attiva)

MICRORGANISMO TOSSINA

Ucciso, reso innocuo osolo frammenti

Resa innocua

Si somministrano alla persona non immunizzata

Produce ANTICORPI PROPRINon funziona subito. Dura, più o meno, a lungo

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VACCINAZIONE

Immunità acquisita artificialeIndotta dall’introduzione di microrganismi attenuati, o uccisi, o loro prodotti

inattivati

Provvedimentodi massa

estensivo

selettivo

ProfessioniClassi di età viaggiatoriAttività sportiveAbitudini di vita

Barriere biologiche

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Barriere biologiche

Vaccinazioni obbligatorie e consigliate per categorie di lavoratori

Operatori sanitari Epatite B, influenza, morbillo, rosolia, parotite epidemica, varicella, tubercolosi

Insegnanti Influenza, morbillo, rosolia, parotite epidemica, varicella

Polizia, Vigili urbani Epatite B, tubercolosi

Laboratoristi Epatite B, Poliovirus, Rhabdovirus

Operatori ecologici Epatite A, Tetano

Addetti ad animali Rabbia, tubercolosi, brucellosi

Agricoltori Tetano

Attività all’estero Febbre gialla, rabbia, epatite A …

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accidentalmenteintenzionalmente

quando si trasferisce l’agente

infettivo da un sistema ad

un altro

rischio di esposizione per il

personale e per l’ambiente

circostante

in tale situazione i dispositivi

di protezione individuale

diventano una importante

linea di difesa

i rischi per la sicurezza compaiono quando l’integrità della barriera viene a mancare

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3a categoria - di progettazione complessa destinati asalvaguardare da rischi di morte o lesioni gravi e di carattere permanente.

2a categoria - vi appartengono i dpi che non rientrano nelle altre due precedenti categorie

1a categoria - di progettazione semplice destinati asalvaguardare la persona da rischi di danni fisici di lieve entità

Qualsiasi attrezzatura destinata ad essere indossata dal lavoratore allo

scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la

sicurezza o la salute durante il lavoro.

I DPI devono essere:

- Adeguati ai rischi da prevenire- Adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro

- Adeguati alle esigenze ergonomiche e di salute del lavoratore

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALI

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QUALI DPI NEL LABORATORIO BIOLOGICO?

GUANTI

L’uso dei guanti è importante in quanto riduce il rischio di trasmissione dell’infezione da un soggetto all’altro e da oggetti e strumenti contaminati alle persone. I guanti non sostituiscono la necessità di lavarsi le mani, in quanto possono presentare dei microfori, oppure perché le mani si possono contaminare durante la rimozione dei guanti stessi. Il principio che deve guidare la scelta e l’impiego dei guanti deve essere l’appropriatezza dei guanti all’uso per il quale sono stati costruiti.

• Perchè proteggere le mani?Le mani sporche rappresentano un potenziale veicolo di trasmissione delle infezioni

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APPARRECCHI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

La protezione delle vie respiratorie va effettuata mediante l’impiego di protezioni respiratorie particolari (respiratori o filtranti facciali).

• Perché proteggere le vie respiratorie?I microorganismi possono penetrare nell’organismo umano attraverso la viarespiratoria.

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OCCHIALI PROTETTIVI, PREFERIBILMENTE VISORI, A MASCHERINA AVVOLGENTE O VISIERA

E’ opportuno utilizzare tali DPI per garantire una maggiore protezione contro gli schizzi.

• Perché proteggere gli occhi?Le mucose degli occhi rappresentano una potenziale via di ingresso per i

microorganismi

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TUTE INTERE CON CAPPUCCIO E CHIUSURA LAMPO ANTERIORE E CHIUSURA ELASTICIZZATA AI POLSI ED ALLE CAVIGLIE

STIVALI DI GOMMA O POLIURETANOSOVRASCARPE MONOUSO

• Perché proteggere il corpo?Abiti e parti del corpo sporchi possono essere veicolo di trasmissione dei microorganismi

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dispositivi di protezione individuale

in aggiunta alle procedure operative ed agli accorgimenti tecnici

comprendono: guanti, camici, sistemi di protezione del viso e degli occhi, mascherine

devono essere opportunamente puliti e decontaminati dopo l’uso o eliminati in modo appropriato

devono essere rimossi quando si esce da un’area contaminata

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Convenzionalmente i DPI vengono suddivisi in funzione delle parti del corpo che devono proteggere:

PROTEZIONE DELLA TESTA

PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO

PROTEZIONE DELL’UDITO

PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

PROTEZIONE DEGLI ARTI SUPERIORI

PROTEZIONE DEL CORPO

PROTEZIONE DEGLI ARTI INFERIORI

PROTEZIONE DALLE CADUTE DALL’ALTO

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I DPI devono essere impiegati quando l'esposizione a fattori

di rischio non può essere evitata o comunque

convenientemente ridotta con misure tecniche

preventive, mezzi di protezione collettiva, metodi

organizzativi

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Ciò presuppone:

- la VALUTAZIONE DEL RISCHIO dell'attività o della lavorazione

- l’accertamento del RISCHIO RESIDUO che si possa convenientemente ridurre o eliminare con l'adozione dei D.P.I.

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REQUISITI DEI D.P.I.(D.Lgs.n 81/09 CAPO II Art.76)

1. I D.P.I. devono essere conformi alla norme di cui al D.Lgs 475/92

2. I D.P.I. di cui al comma 1 devono inoltre:

• a) essere adeguati ai rischi da prevenire, senza comportare di per sé un rischio maggiore

• b) essere adeguati alle condizioni esistenti sul luogo di lavoro

• c) tenere conto delle esigenze di lavoro o di salute del lavoratore

• d) poter essere adattati all'utilizzatore secondo le sue necessità

3. In caso di rischi multipli che richiedono l'uso di più D.P.I., questi devono essere tra loro compatibili e tali da mantenere, anche nell'uso simultaneo, la propria efficacia nei confronti del rischio e dei rischi corrispondenti

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Il responsabile del servizio sicurezza deve essere consultato perché:

• è colui che è a perfetta conoscenza della valutazione del rischio e del fatto che l'adozione dei DPI ha escluso la praticabilità di altri interventi tecnici

• è colui che ha completato l'iter di valutazione, per conto del datore di lavoro, seguito dall'adozione di misure tecnico organizzative e procedurali

• ha accertato che permangono ulteriori rischi (RISCHIO RESIDUO)

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Il medico competente deve esprimere parere:

- sui DPI adottati

- sull'adeguatezza dei DPI

In caso di difficoltà il medico competente può disporre di accertamenti specialistici per garantire la compatibilità dei DPI.

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Non sono dispositivi di protezione individuale:

le attrezzature di soccorso e di salvataggio;

le attrezzature di protezione individuale delle forze armate, delle

forze di polizia e del personale di servizio per il mantenimento

dell'ordine pubblico;

le attrezzature proprie dei mezzi di trasporto stradali;

i materiali sportivi;

gli indumenti di lavoro ordinari e le uniformi non specificamente

destinati a proteggere la sicurezza e la salute del lavoratore;

i materiali per l'autodifesa o per la dissuasione;

gli apparecchi portatili per individuare e segnalare rischi e fattori

nocivi.

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le buone pratiche di laboratorio

• punti fondamentali

igiene personale

pulizia dell’ambiente consumo di alimenti e bevande

fumo

abbigliamento

lavoro “da soli”

Procedure di lavoro

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Le buone pratiche: punti fondamentali

- igiene personale

• lavarsi le mani regolarmente e subito dopo ogni contaminazione

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• mantenere tutte le superfici pulite

decontaminare le superfici dopo ogni contaminazione

Le buone pratiche: punti fondamentali

- Pulizia dell’ambiente

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pulizia dell’ambiente

• mantenere tutte le superfici pulite

decontaminare le superfici dopo ogni contaminazione

rimettere al proprio posto

attrezzature e sostanze

eliminare adeguatamente la vetreria rotta

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• devono essere seguite scrupolosamente

• presuppongono:

– conoscenza dei rischi

– utilizzo di un manuale che

identifichi i rischi

specifichi le procedure da attuare per eliminare o minimizzare i rischi

Le buone pratiche: punti fondamentali

- Procedure di lavoro

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• scritto e accessibile a tutti

• con l’individuazione delle attività che possono comportare una esposizione

• e descrizione di cosa fare in caso di situazioni di emergenza

Le buone pratiche: punti fondamentali

- Piano di sicurezza

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piano di sicurezza

• descrizione di come

si utilizzano gli accorgimenti tecnici e si rispettano le procedure operative

si usano i dispositivi di protezione individuale

si assicura la formazione e l’addestramento

si fornisce la sorveglianza sanitaria e si assicura la vaccinazione quando occorre

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MISURE ELEMENTARI DI PROTEZIONE

Una volta individuati i rischi presenti sul posto di lavoro, è necessario imparare come si può prevenire l’esposizione.

COSA BISOGNA FARE PER PREVENIRE L’ESPOSIZIONE AD UNAGENTE INFETTIVO?

Utilizzare le attrezzature più idonee ad adottare norme di comportamento sicure.

1. tenere le mani pulite2. utilizzare i dispositivi di protezione individuali (DPI),vale a dire indumenti da indossare (camici, grembiuli, impermeabili, copricapo, calzari) e strumenti specifici da adoperare (guanti, mascherine, occhiali, visiere) per la protezione delle persone dagli agenti infettivi.

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In caso di puntura o ferita è necessario lavare l’area interessata con saponedisinfettante e acqua tiepida per 15 min., favorire l’uscita di sangue dalla ferita, segnalare l’incidente al responsabile, chiedere l’assistenza medica.

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PREPARARE UN KIT DI DECONTAMINAZIONE

può essere costituito da un secchio in materiale resistente con applicato all’esterno il simbolo biohazard

il secchio deve contenere:

a) varechina concentrata,b) pinze per prelevare il materiale,c) carta assorbente,d) guanti monouso,e) dispositivi di protezione per il viso

La caduta di matracci, provette, flaconi con conseguente rottura e fuoriuscita di liquido richiede la bonifica immediata in relazione

al livello di biosicurezza presente nel laboratorio.

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precauzioni universalicomprendono procedure operative ed accorgimenti tecnici

• devono essere applicate in tutte quelle situazioni che possono comportare un potenziale contatto con materiale biologico

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alcuni esempi

frequente lavaggio delle mani

trattare tutti i materiali di laboratorio (sangue umano/ liquidi corporei/ tessuti / linee cellulari) come se fossero infettivi

appropriata manipolazione ed eliminazione degli strumenti acuminati

divieto di pipettare con la bocca

etichettatura idonea dei contenitori utilizzati per la conservazione ed il trasporto degli agenti patogeni a trasmissione parenterale

idoneo utilizzo di guanti e di altri dispositivi di protezione individuale

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uso dei guanti

i guanti possono contaminarsi durante il lavoro

l’uso dei guanti per altre attività può determinare una contaminazione crociata

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uso dei guanti

non si devono indossare i guanti al di fuori del laboratorio

i guanti devono essere sempre rimossi prima di

uscire dal laboratorio e non vanno mai indossati

nei corridoi, negli ascensori, nelle aree di riposo,

nella mensa e negli uffici. Ricordati di

salvaguardare anche la salute degli altri.

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precauzioni per oggetti acuminati e taglienti

non raccogliere con le mani i vetri rotti

non reincappucciare gli aghi

utilizzare sempre contenitori resistenti alle punture per eliminare gli oggetti appuntiti e taglienti

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decontaminazione degli ambienti ed eliminazione dei rifiuti

• l’ambiente di lavoro deve essere conservato pulito e decontaminato

• le superfici di lavoro, gli arredi e le attrezzature devono essere regolarmente e opportunamente decontaminati

i rifiuti devono essere suddivisi ed eliminati in base alla tipologia

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lavoratori esposti

• Non solo chi lavora nel laboratorio…

• …ma anche altri lavoratori:

servizi di pulizia

servizi di lavanderia

forze dell’ordine

vigili del fuoco

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Produzioneminimizzare le

quantità prodotte per ogni tipologia

Raccolta internadifferenziare e separare i contenitori

rispettando le tipologie dei rifiuti e i criteri di non miscibilità

Depositotemporaneo

Smaltimento

Smistare nellazona adibita e

gestirlacorrettamente

Individuare il metodo più efficace edeconomico nel rispetto

della normativa

Obiettivi della gestione rifiuti:

minimizzare il rischio per gli operatori, per la salute pubblica e per l’ambiente

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“qualsiasi sostanza od oggetto che rientra nelle categorie riportate nell’allegato A alla parte quarta del D.Lgs. 152 del

03/04/06 e di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l’obbligo di disfarsi”

RIFIUTODEFINIZIONE GIURIDICA

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Il Decreto Legislativo n.156/2006 classifica i rifiuti

secondo la loro origine in:

► rifiuti urbani► rifiuti speciali

secondo le caratteristiche di pericolosità in:

► rifiuti pericolosi► rifiuti non pericolosi

LA CORRETTA CLASSIFICAZIONE DEI RIFIUTI E’ RESPONSABILITA’ DEI PRODUTTORI

ATTENZIONE!!

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I rifiuti prodotti in un laboratorio biologico sono, in genere:

rifiuti assimilabili agli urbani

rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi

rifiuti sanitari infettivi e non infettivi

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Codificazione dei rifiuti speciali

Tutti i rifiuti sono codificati in base al Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER), checlassifica tutte le tipologie di rifiuti, siano essi urbani, speciali o pericolosi. Ogni singolo rifiuto è individuato mediante un codice a sei cifre che si leggono in coppia:

prima coppia Settore o attività che genera il rifiuto

seconda coppia Processo produttivo che ne ha causato la produzione

terza coppia Caratteristiche specifiche del rifiuto stesso

Esempio: CER 10 11 03

10 -> settore produttivo: rifiuti prodotti da processi termici;

10 11 -> attività o processo: rifiuti prodotti dalla fabbricazione del vetro;

10 11 03 -> descrizione rifiuto: scarti di materiali in fibra a base di vetro.

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1. Provvedere alla corretta identificazione gestione dei rifiuti speciali prodotti

2. Informare i propri collaboratori sulle corrette procedure da adottare

3. Vigilare sulla corretta gestione dei rifiuti speciali da parte dei propri collaboratori

Compiti del Produttore

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I rifiuti provenienti da laboratori ove si manipolano materiali biologici devono essere considerati sempre potenzialmente infetti:

Essi dovranno essere raccolti in appositi sacchi di plastica posti in contenitori di cartone facilmente riconoscibili, che verranno inviati all’inceneritore.

I materiali e le colture, prima di essere scartati, dovranno essere disinfettati, o sterilizzati in autoclave, o decontaminati

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La segnaletica di sicurezza

Le norme impongono l’obbligo negli ambienti di lavoro di predisporre idonea segnaletica di sicurezza per informare i lavoratori sui rischi presenti nell’ambiente di lavoro.

Hanno lo scopo di attirare in modo rapido, comprensibile e inequivocabile l’attenzione su oggetti e situazioni che possono provocare pericoli.

Non sostituiscono in nessun caso le misure di sicurezza e protezione

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TIPOLOGIA DEI SEGNALI

Sono tondi, con bordo rosso e banda trasversale rossa su fondo bianco.Indicano le cose che sono vietate

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Sono triangolari, di colore giallo e informano il lavoratore di un pericolo

TIPOLOGIA DEI SEGNALI

Carichi sospesi Sostanze infette Sostanze corrosive Pericolo generico

Fiamme libere Materiale radioattivo Sostanze velenose Tensione elettrica

pericolosa

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PROTEZIONE VIE

RESPIRATORIE

PROTEZIONE AGLI OCCHI

GUANTI DI

PROTEZIONE

CALZATURE DI

PROTEZIONE

CASCO DI PROTEZIONE PROTEZIONE DELL’UDITO

Sono tondi, di colore blu o azzurri e informano sui comportamenti da assumere