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I neuroni specchio ci sorridono
Alfonso Cappa
Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 2
INDICE DEGLI ARGOMENTI
PREFAZIONE 2
INTRODUZIONE 13
PARTE I - Musica, autismo e neuroni specchio 17
Premessa 18
CAPITOLO I - La musica che cura 25
1.1 Aspetti generali della Musicoterapia 25
1.1.1 Cenni storici 25
1.1.2 La formazione: uno sguardo alla situazione italiana 33
1.2 I modelli di Musicoterapia 35
1.2.1 Immaginazione Guidata di H. Bonny 37
1.2.2 Musicoterapia Creativa di Nordoff-Robbins 38
1.2.3 Il modello Benenzon 40
1.2.4 Il modello di Alvin 44
1.2.5 Il modello Orff 46
1.2.6 La scuola di Musicoterapia di Assisi 48
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1.3 Alcuni concetti psicologici fondamentali 54
1.4 Aspetti tecnico/operativi 63
1.4.1 Il setting 63
1.4.2 Gli strumenti musicali 65
1.4.3 L’improvvisazione sonoro-musicale 67
1.4.4 Il ruolo della coppia terapeutica: musicoterapeuta e
co-terapeuta 72
1.4.5 La supervisione 73
1.4.6 La costruzione di un progetto musicoterapico 74
1.5 Le tecniche musicoterapiche 76
1.5.1 Musicoterapia improvvisativa individuale 77
1.5.2 Musicoterapia improvvisativa gruppale 79
1.5.3 Musicoterapia ricettiva individuale 80
1.5.4 Musicoterapia ricettiva gruppale 80
1.6 Gli ambiti di applicazione 81
1.7 La Musicoterapia tra riabilitazione e terapia 87
1.7.1 Il concetto di cura 87
1.7.2 La riabilitazione 89
1.7.3 La psicoterapia 90
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1.7.4 Scopi della riabilitazione musicoterapica 92
CAPITOLO II - Musica, emozioni e neuroni specchio 95
2.1 Premessa 95
2.2 Da un primo senso del Sé alle relazioni con l’altro 95
2.2.1 Introduzione al pensiero di Daniel Stern 95
2.2.2 I sensi del Sé 96
2.2.3 La percezione amodale 98
2.2.4 Gli affetti vitali 102
2.2.5 La sintonizzazione affettiva 103
2.3 La scoperta dei neuroni specchio 111
2.3.1 Leggere le emozioni 112
CAPITOLO III - La Musicoterapia e l’autismo 115
3.1 L’autismo 115
3.1.1 Considerazioni generali 115
3.1.2 Caratteristiche cliniche dell’autismo 118
3.1.3 Conoscenze attuali sulle cause dell’autismo 122
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3.2 Musica e autismo 136
3.2.2 La musicalità autistica 136
3.2.3 La Musicoterapia per la riabilitazione
del bambino autistico 144
3.3 L’applicazione della Musicoterapia in casi
di autismo infantile 148
3.3.1 L’uso della musica durante il trattamento 148
3.3.2 L’ambiente e il contatto fisico 150
3.3.3 Il ruolo dei genitori 152
3.3.4 Un modello di Musicoterapia per
l’autismo: il modello Benenzon 154
3.4 La mia esperienza 166
3.4.1 Il caso di L. 167
3.4.2 Il caso di G. 172
3.4.3 Il caso di S. 177
3.4.4 Il caso di H. 183
3.4.5 Il caso di A. 187
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3.5 Un progetto di Musicoterapia per l’autismo in ambito scolastico 192
Conclusione 201
PARTE II - Il canto di Andrea e altri racconti 210 Premessa 211
CAPITOLO I - Il canto di Andrea 212
1.1 Premessa 212
1.2 Presentazione del caso 213
1.3 Struttura dell’Handicap 213
1.4 Progetto riabilitativo 214
1.5 Attuazione del progetto e svolgimento delle sedute 215
1.5.1 Struttura del setting 215
1.5.2 Svolgimento delle sedute 216
CAPITOLO II - L’uso della composizione
in Musicoterapia 235
2.1 Premessa 235
2.2 Riflessioni sulle partiture 237
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2.3 Ipotesi per una ricerca 240
2.5 Analisi dei brani 242
2.6 Considerazioni conclusive 247
2.7 Partiture dei brani 248
CAPITOLO III - Dall’ascolto alla composizione 249
3.1 Premessa 249
3.2 Progetto 250
3.3 Protocolli di osservazione di alcune sedute 254
3.4 Relazione e valutazione finale del progetto 278
3.5 Tecniche di sopravvivenza per musico terapisti 285
CAPITOLO IV - Cane nero 293
Bibliografia 308
Ringraziamenti 317
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Prefazione
“La visione è stato dello spirito”.
“Di fronte al tatto - senso anteriore - che cos'è la vista? Un tatto
telepatico, un tatto a distanza. Niente di più misterioso che - vedere –
Vedere! Vedere! C'è chi lo capisca?” (F. Pessoa)
In questo suo lavoro Alfonso Cappa affronta il difficile percorso della
riabilitazione dell'autismo, attraverso il lavoro della Musicoterapia. Ha
ragione a chiedere soccorso agli artisti – le muse carezzevoli - perché,
come ricorda Novalis, “la malattia è un problema musicale e la cura è
un problema musicale”.
In anni recenti è maturato un interesse nuovo rispetto alla
psicopatologia dell'autismo, con particolare riferimento al
funzionamento degli organi sensoriali e alla riabilitazione attraverso
nuove strategie relazionali. In questa luce tornano particolarmente
importanti anche le considerazioni sui “neuroni specchio”: una parte
importante di questo lavoro è dedicata alla disamina di questo concetto,
che l'autore cerca di integrare con le più recenti articolazioni della
psicologia dello sviluppo e della psicologia intersoggettiva. Cappa
introduce alcuni fondamentali concetti, attinenti alle differenti
metodologie di Musicoterapia e ad aspetti specifici sulla tecnica della
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Musicoterapia. Dopo questa premessa, l'autore entra nel vivo della
riabilitazione dell'autismo, campo nel quale ha maturato una articolata
esperienza nell'ambito della prospettive relazionale. Ecco allora che ci
si sofferma sui vari aspetti che riguardano l’ascolto e la
improvvisazione. In particolare l’autore propone importanti riflessioni
sulle modalità di sintonizzazione, attraverso le quali opportunamente le
musiche vengono scelte; così come viene esplorata la possibilità e una
competenza a comporre, nel contesto delle stesse sedute di
Musicoterapia. Tale terapia impiega la mediazione artistica; il terapista
e il paziente si trovano coinvolti in una relazione co-costruita (Fogel),
riconducibile agli stati emotivi di entrambi e a una corretta espressione,
valutazione e percezione, delle emozioni in gioco nella relazione
terapeutica.
E gioco, intelligente e ironico, è tutto questo scritto, nell'accezione più
vicina a Winnicott; un gioco nel quale le parole e i concetti difficili
risultano integrati tra loro, in un percorso di armonizzazione e di
sintonizzazione con tutta la personalità umana, emozionata e razionale,
e suscettibile di processi empatici e di sviluppi relazionali. Il gioco di
Cappa continua, tra letteratura e musica, in una sonata, su concetti
“terribili”: la stesura dei protocolli e la puntuale e precisa analisi dei
brani impiegati. Cappa gioca sui percorsi associativi, e ricca e fertile è
la conduzione degli impianti concettuali, ma nulla è lasciato al caso, e
ogni affermazione, ogni passaggio sono finemente costruiti ed
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elaborati: guida a tutto è il concetto di empatia. Gli siamo grati per
questo lavoro e per questo sforzo, che comunica con apparente
“leggerezza”, data la chiarezza e la disinvolta prosa dell’autore .
Pier Luigi Postacchini
Bologna, 3 ottobre 2011
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I neuroni specchio come compagni di un viaggio dall’autismo alla narrazione
di Alfonso Cappa
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Signora, dove c’è musica non ci può essere cosa cattiva
Miguel Cervantes
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INTRODUZIONE
Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano
Marcello Marchesi
Perché “anche i neuroni specchio ci sorridono”? Perché questo titolo
buffo e demenziale? Cerco di spiegarmi.
Era un pomeriggio d’estate caldissimo, tutti erano partiti per le vacanze
e io, allungato sul mio futon, fodera rossa, puro Ikea, cercavo un titolo
per la tesi che mi avrebbe portato a conseguire il diploma in
Musicoterapia. La mia mente, surriscaldata, vagava senza arrivare a
nessuna conclusione. Avevo già esaminato e scartato diverse soluzioni,
tra cui: La mia vita per la musicoterapia, Miracoli musicali, musica e
guarigione, ho fatto parlare un bimbo autistico con la musica.
Scoraggiato, avevo concluso che per quel giorno l’idea giusta non mi
sarebbe senz’altro venuta. Mi alzai. Presi una birra dal frigorifero,
l’aprii e mi misi a sfogliare un vecchio libro di Gino&Michele che,
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circa vent’anni fa, aveva avuto uno straordinario successo. Lessi
svogliatamente un po’ delle battute, riportate dai due autori e alcune le
trovai carine, altre esilaranti, altre niente di speciale. Richiusi il libro
scoraggiato, quando i miei occhi si fissarono, come calamitati, sul titolo
in copertina: Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Quella
frase paradossale, come in un processo alchemico, si trasformò nella
frazione di un milionesimo di secondo in: Anche i neuroni specchio ci
sorridono. Era nato il titolo della mia tesi.
Queste parole, che potrebbero essere usate per intitolare uno spettacolo
teatrale, un film comico o un libro di barzellette, riassumono ed
esprimono, in un’analogia, quello che per me è o dovrebbe essere la
musicoterapia: ovverosia una sintesi di scienza e arte, dove i neuroni
specchio rappresentano la parte dura di questa disciplina, il suo
hardware, per usare una metafora di tipo cibernetico, mentre
l’espressione ci sorridono, la sua componente leggera, quella
leggerezza molto cara a Italo Calvino (1993), costituisce dunque il suo
software.
Fare Musicoterapia, significa, secondo me, innanzitutto prendere atto
che nella malattia, nella disabilità in generale, ma soprattutto in quella
di tipo neuropsichico, c’è un dato “oggettivo” ineliminabile (nella mia
metafora, rappresentato dai neuroni specchio), ma, d’altra parte,
significa anche saper prendere le distanze e trascendere la natura,
prendendola in giro (e dunque sorriderne).
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Per continuare con le analogie, il titolo mi fa pensare anche ad un testo
assai importante per la nostra disciplina, Gioco e realtà di D.W.
Winnicot (1979). I neuroni specchio, in questo caso, sono la realtà, con
tutta la sua durezza ed ineluttabilità, il sorridere è il gioco, con la sua
possibilità di fingere e immaginare una realtà diversa.
L’idea del gioco mi spinge a cercare un collegamento con un altro
concetto fondamentale per lo sviluppo mentale del bambino e per la
Musicoterapia in generale: il “far finta”.
Fonagy e Target (2001) ci ricordano che il senso della realtà psichica di
un bambino molto piccolo ha una doppia caratteristica. Il bambino
generalmente opera attraverso una modalità di “equivalenza psichica”,
in cui le idee non sono sentite come rappresentazioni, ma piuttosto
come repliche dirette della realtà e quindi sempre vere; tuttavia in altri
momenti il bambino usa una modalità che è quella “del far finta”, in cui
le idee sono sentite come rappresentazioni ma non viene verificata la
loro corrispondenza o meno con la realtà.
Dunque nella modalità del “far finta” il bambino introduce una
differenza tra l’idea e la realtà, prima unite e indifferenziate: questa
differenza è il gioco, la finzione. Il gioco è anche una miscela di
prevedibile e di casuale e, senza una dose di casualità, non c’è né gioco
né divertimento.
G. Bateson (1984) scrive: “Senza il casuale non possono esservi cose
nuove”…alla fine l’acqua bollirà, alla fine vi sarà sempre una
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differenza che fungerà da nucleo per il cambiamento…”. Nella sua
essenza, mi sembra che fare Musicoterapia significhi introdurre una
differenza in un sistema bloccato, costruire un nucleo attorno al quale si
verifichi un cambiamento. Pertanto, come nell’evoluzione anche nella
Musicoterapia, senza una dose di aleatorietà non vi è cambiamento e
senza cambiamento non vi è integrazione e dunque riabilitazione.
Per ritornare infine al titolo del mio lavoro, questi strani neuroni
specchio che ci sorridono rappresentano l’inatteso, un’idea paradossale
e balorda che mi è venuta , appunto, per caso.
Il lavoro che segue è diviso in due parti. Nella prima, che si intitola
Musica, autismo e neuroni specchio, ho tentato di collegare l’idea di
Daniel Stern (1985) sulle sintonizzazioni affettive alle recenti scoperte
sui neuroni specchio (Rizzolati, Sinigaglia, 2005) e queste, a loro volta,
con l’autismo (supponendo un’ipofunzionalità dei neuroni specchio in
questa patologia).
Nella seconda, dal titolo Il canto di Matteo e altri racconti, ho narrato
alcune mie esperienze di lavoro che ritengo particolarmente
significative e che rappresentano una verifica sul campo delle premesse
teoriche da cui sono partito. Come conclusione ho inserito un mio
racconto, Cane nero, con un finale a sorpresa di tipo musicale. In essa
ho cercato soprattutto di mettere in luce, oltre all’aspetto relazionale, la
componente musicale in Musicoterapia.
(…)
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�http: www.ontosofia.it
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FILM
SOMMER, Philip Groning
I neuroni specchio ci sorridono
Alfonso Cappa
Edizioni E-book Circolo Virtuoso 2011 Pagina 26
I neoroni specchio ci sorridono di AlfonsoCappa
ISBN 978-88-97521-03-7 Ed. Circolo Virtuoso
Prezzo: € 14,90