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L a prospettiva - già verificabile - di progressiva scarsità delle risorse idri- che , che è certamente uno dei moti- vi conduttori di questo incontro , pone an- che agli estimatori l'esigenza di una rifles- sione sulle questioni valutative, soprattut- to in fase di applicazione. L'esperienza che si trae da quando (anni Ses- santa a livello internazionale, anni Ottanta nel nostro Paese) le procedure di valutazio- ne economica dei progetti di investimento si sono via via diffuse e precisate è che i mo- delli utilizzati, pur sostenuti da presupposti teorici più o meno rigorosi, presentano di- verse «zone d'ombra», spesso tali da metter- ne in discussione l'obiettivo di base: il cal- colo economico come momento di selezio- ne di più progetti in modo da individuare quelli più convenienti per la società. In al- tre parole, sul piano operativo, gli adatta- menti sono talvolta così approssimativi da vanificare i « buoni propositi» della teoria. Prendendo le mosse da tale constatazione, si intende in primo luogo individuare l'en- tità e il carattere di queste « zone d'ombra» ed in secondo luogo fornire qualche sugge- rimento, in modo da rendere la pratica mag- giormente aderente alla teoria e comunque più comprensibile, sulla base di una migliore definizione dei parametri e dei pesi attri- buiti. Nell'ambito dei numerosi modelli di valu- tazione, il riferimento costante è stato all'a- nalisi costi-benefici (ACB). Ciò è avvenuto in quanto l'ACB è normalmente utilizzata tanto da Organismi di finanziamento inter- nazionali (UNIDO, BANCA MONDIALE, FONDO MONETARIO, BANCA EUROPEA INVESTIMENTI , ecc .), quanto nazionali (FIO, AGENSUD, ecc.). Volendo concentrare l'att{ zione soprattut- to al momento in cui i modelli vengono ap- plicati è sembrato utile considerare la todologia più utilizzata. L'altro riferimento è stato la normativa FIO che, analogamente, ha molti motivi di asso- nanza con procedure internazionali: anche in questo caso la scelta è più che altro da porre in relazione ai contenuti operativi con i quali si intende caratterizzare il nostro con- tributo. La riflessione naturalmente - ma sembra quasi superfluo sottolinearlo - è svolta rispetto a progetti di interesse idrico (il termine «idrico» viene usato per intendere usi plurimi, ossia agricoli, civili, industria- (') Giovanni Grittani è professore ordinario presso l'Istituto di Estimo e Pianificazione rurale dell'Università di Bari; Riccardo Roscelli è professore ordinario presso il Dipartimento Casa-Città del Politecnico di Torino. MEDIT W 1-2/9 1 I MODELLI DI VALUTAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE GIOVANNI GRITTANI - RICCARDO ROSCELLI (*) I Abstract ACter providing a review oC the problems related to the economie analysis oC investment projects in the sector oC water resources, this paper suggests a critieal examination oC the benefit/cost analysis with special reCerence to the dark points. As to the benefit/cost analysis the priee-system, the procedures to define the discount rate, the determination oC the project IiCe are covered. For each item concrete solutions are proposed with a view to develop methodologies aiming at making the results oC the analysis c1earer. The second part oC the paper deals with the identlficatlon and evaluation oC indirect benefits. An evaluation model, derived Crom the input-output analysis and based on intersectorial economie tables, is then proposed. This model enables quantlCying both direct and indirect repercilssions oC investments in the water sector. This simplifies the analysis and evaluatlon oC the economie impacts oC water resources investments on the productive system and the area oC final users. LastIy, some consideratlons and work assumptlons are provided about the systems to prevent environmental damages. I Résumé Après avoir encadré les problématiques reliées à l'évaluatlon des projets d'investlssement dans le secteur des ressources en eau, cet exposé propose une lecture critique de l'analyse avantages/coiìts, soulignant en partieulier les zones d'ombre. En ce qui concerne l'analyse avantages/coiìts, les points traités sont le système des prix, les procédures pour établir le taux d'escompte, la détermination de l'horizon temporeI. Pour chacun de ces aspects, des solutlons opérationnelles sont proposées dans le but de préciser des méthodologies permettant une plus grande transparence des résultats de l'évaluation. Successivement on va aborder le problème de la déterminatlon et de l'appréciation des avantages indirects. Cette partie de l'exposé propose un modèle d'évaluation dérivé de l'analyse input-output et basé sur des tableaux économiques intersectoriels permettant de quantifier les retombées directes et indirectes des investlssements dans le secteur des ressources en eau, ce qui simplifie l'analyse et l' évaluatlon des impactes économiques des investlssements dans le secteur .eau» sur le système productif et les domaines de destlnatlon finale. L'exposé présente enfin des considératlons et des hypothèses de travaU pour ce qui est des systèmes de préventlon des dégats environnementaux. li). Al di dell'utilizzazione delle risorse idri- che , si può infatti constatare che questi pro- getti hanno molte caratteristiche simili. Nota introduttiva Come è noto, i punti «focali» (quelli cioè che possono incidere considerevolmente sui ri- sultati della valutazione economica) del- l'ACB sono : il sistema dei prezzi; la deter- minazione del tasso di sconto ; la definizio- ne dell' orizzonte temporale ; le modalità di individuazione dei benefici indiretti. Il contributo intende passare rapidamente in rassegna l'insieme dei parametri, ma è sul- le modalità di individuazione dei benefici esterni che ci soffermeremo con un certo dettaglio, in quanto la problematica trova scarsa enfasi nella copiosa letteratura del- l'ACB. Se poi si vuole sottolineare la fattispecie va- lutativa, le modalità di ricerca e apprezza- mento dei benefici esterni da considerare nella valutazione economica - visti i rile- vanti impatti dei progetti idrici - assumo- no, tra l'altro, una importanza fondamenta- le, specialmente se si vuole prestare la do- vuta attenzione alla tutela dell'ambiente na- turale. Il sistema dei prezzi, la definizione dell'o- rizzonte temporale, la determinazione del saggio di sconto , sono intrinsecamente le- gati nell'ACB e vanno quindi analizzati con- giuntamente, in particolare proprio in rela- zione ad interventi idrici che, generalmen- te, richiedono tempi di attuazione molto lunghi, i quali, a loro volta, inevitabilmen- te influenzano il saggio di sconto , renden- do fortemente imprevedibile il sistema dei prezzi utilizzato. In questo senso, la dimensione temporale del progetto finisce col condizionare il con- teggio dei benefici attesi e dei costi soppor- tati. Il beneficio globale afferente agli acquiren- ti di un bene (almeno in teoria) è approssi- mativamente uguale all'area sottostante la curva di mercato (il cosiddetto «surplus del consumatore » ), opportunamente corretta con la somma algebrica degli effetti esterni che si verificano. In tal modo le spese rappresentano gli esbor- si di denaro per la realizzazione del proget- to in qualunque momento della sua durata, mentre tutti gli effetti incidentali che inte- 39

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L a prospettiva - già verificabile - di progressiva scarsità delle risorse idri­che, che è certamente uno dei moti­

vi conduttori di questo incontro , pone an­che agli estimatori l'esigenza di una rifles­sione sulle questioni valutative, soprattut­to in fase di applicazione. L'esperienza che si trae da quando (anni Ses­santa a livello internazionale , anni Ottanta nel nostro Paese) le procedure di valutazio­ne economica dei progetti di investimento si sono via via diffuse e precisate è che i mo­delli utilizzati , pur sostenuti da presupposti teorici più o meno rigorosi, presentano di­verse «zone d 'ombra», spesso tali da metter­ne in discussione l'obiettivo di base: il cal­colo economico come momento di selezio­ne di più progetti in modo da individuare quelli più convenienti per la società. In al­tre parole, sul piano operativo, gli adatta­menti sono talvolta così approssimativi da vanificare i «buoni propositi» della teoria. Prendendo le mosse da tale constatazione, si intende in primo luogo individuare l'en­tità e il carattere di queste «zone d 'ombra» ed in secondo luogo fornire qualche sugge­rimento, in modo da rendere la pratica mag­giormente aderente alla teoria e comunque più comprensibile, sulla base di una migliore definizione dei parametri e dei pesi attri­buiti. Nell'ambito dei numerosi modelli di valu­tazione , il riferimento costante è stato all'a­nalisi costi-benefici (ACB). Ciò è avvenuto in quanto l'ACB è normalmente utilizzata tanto da Organismi di finanziamento inter­nazionali (UNIDO, BANCA MONDIALE, FONDO MONETARIO, BANCA EUROPEA INVESTIMENTI, ecc.), quanto nazionali (FIO, AGENSUD, ecc.). Volendo concentrare l'att{ zione soprattut­to al momento in cui i modelli vengono ap­plicati è sembrato utile considerare la me~ todologia più utilizzata. L'altro riferimento è stato la normativa FIO che, analogamente, ha molti motivi di asso­nanza con procedure internazionali: anche in questo caso la scelta è più che altro da porre in relazione ai contenuti operativi con i quali si intende caratterizzare il nostro con­tributo . La riflessione naturalmente - ma sembra quasi superfluo sottolinearlo - è svolta rispetto a progetti di interesse idrico (il termine «idrico» viene usato per intendere usi plurimi , ossia agricoli, civili , industria-

(') Giovanni Grittani è professore ordinario presso l'Istituto di Estimo e Pianificazione rurale dell 'Università di Bari; Riccardo Roscelli è professore ordinario presso il Dipartimento Casa-Città del Politecnico di Torino.

MEDIT W 1-2/91

I MODELLI DI VALUTAZIONE DELLE RISORSE IDRICHE GIOVANNI GRITTANI - RICCARDO ROSCELLI (*)

I Abstract

ACter providing a review oC the problems related to the economie analysis oC investment projects in the sector oC water resources, this paper suggests a critieal examination oC the benefit/cost analysis with special reCerence to the dark points. As to the benefit/cost analysis the priee-system, the procedures to define the discount rate, the determination oC the project IiCe are covered. For each item concrete solutions are proposed with a view to develop methodologies aiming at making the results oC the analysis c1earer. The second part oC the paper deals with the identlficatlon and evaluation oC indirect benefits. An evaluation model, derived Crom the input-output analysis and based on intersectorial economie tables, is then proposed. This model enables quantlCying both direct and indirect repercilssions oC investments in the water sector. This simplifies the analysis and evaluatlon oC the economie impacts oC water resources investments on the productive system and the area oC final users. LastIy, some consideratlons and work assumptlons are provided about the systems to prevent environmental damages.

I Résumé

Après avoir encadré les problématiques reliées à l'évaluatlon des projets d'investlssement dans le secteur des ressources en eau, cet exposé propose une lecture critique de l'analyse avantages/coiìts, soulignant en partieulier les zones d'ombre. En ce qui concerne l'analyse avantages/coiìts, les points traités sont le système des prix, les procédures pour établir le taux d'escompte, la détermination de l'horizon temporeI. Pour chacun de ces aspects, des solutlons opérationnelles sont proposées dans le but de préciser des méthodologies permettant une plus grande transparence des résultats de l'évaluation. Successivement on va aborder le problème de la déterminatlon et de l'appréciation des avantages indirects. Cette partie de l'exposé propose un modèle d'évaluation dérivé de l'analyse input-output et basé sur des tableaux économiques intersectoriels permettant de quantifier les retombées directes et indirectes des investlssements dans le secteur des ressources en eau, ce qui simplifie l'analyse et l ' évaluatlon des impactes économiques des investlssements dans le secteur .eau» sur le système productif et les domaines de destlnatlon finale. L'exposé présente enfin des considératlons et des hypothèses de travaU pour ce qui est des systèmes de préventlon des dégats environnementaux.

li). Al di là dell 'utilizzazione delle risorse idri­che, si può infatti constatare che questi pro­getti hanno molte caratteristiche simili.

Nota introduttiva

Come è noto, i punti «focali» (quelli cioè che possono incidere considerevolmente sui ri­sultati della valutazione economica) del­l'ACB sono: il sistema dei prezzi; la deter­minazione del tasso di sconto; la definizio­ne dell 'orizzonte temporale ; le modalità di individuazione dei benefici indiretti. Il contributo intende passare rapidamente in rassegna l'insieme dei parametri, ma è sul­le modalità di individuazione dei benefici esterni che ci soffermeremo con un certo dettaglio, in quanto la problematica trova scarsa enfasi nella copiosa letteratura del­l'ACB. Se poi si vuole sottolineare la fattispecie va­lutativa, le modalità di ricerca e apprezza­mento dei benefici esterni da considerare nella valutazione economica - visti i rile­vanti impatti dei progetti idrici - assumo­no, tra l'altro, una importanza fondamenta­le, specialmente se si vuole prestare la do-

vuta attenzione alla tutela dell 'ambiente na­turale. Il sistema dei prezzi, la definizione dell'o­rizzonte temporale, la determinazione del saggio di sconto, sono intrinsecamente le­gati nell'ACB e vanno quindi analizzati con­giuntamente, in particolare proprio in rela­zione ad interventi idrici che, generalmen­te, richiedono tempi di attuazione molto lunghi, i quali , a loro volta, inevitabilmen­te influenzano il saggio di sconto, renden­do fortemente imprevedibile il sistema dei prezzi utilizzato . In questo senso, la dimensione temporale del progetto finisce col condizionare il con­teggio dei benefici attesi e dei costi soppor­tati. Il beneficio globale afferente agli acquiren­ti di un bene (almeno in teoria) è approssi­mativamente uguale all'area sottostante la curva di mercato (il cosiddetto «surplus del consumatore»), opportunamente corretta con la somma algebrica degli effetti esterni che si verificano. In tal modo le spese rappresentano gli esbor­si di denaro per la realizzazione del proget­to in qualunque momento della sua durata, mentre tutti gli effetti incidentali che inte-

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ressano la società devono essere aggiunti o sottratti ai benefici sociali nel momento in cui si verificano. Sottraendo per ciascun pe­riodo tutti i costi da tutti i benefici, si ottie­ne una successione di benefici netti, che possono risultare positivi, negativi oppure nulli. Normalmente i «flussi di cassa» hanno an­damento negativo all'inizio e positivo nel periodo successivo. A questa successione viene poi applicato il criterio di investimento prescelto per la va­lutazione, in modo da rendere paragonabi­li tra loro i diversi flussi temporali relativi alle varie alternative. I più usati si basano sulla riduzione dei be­nefici netti ad un unico valore riferito ad un certo punto nel tempo e sono: il criterio del­l'attualizzazione, che determina un valore at­tuale del flusso, ed il criterio del tasso di ren­dimento interno, definito come quel «tasso di sconto che rende il valore attuale dell ' in­tero flusso (benefici e costi) esattamente uguale a zero". Stabilire quale debba essere il tasso di sconto da usare è - come gli analisti sanno bene - di fondamentale importanza sia per la scelta fra i diversi progetti alternativi, sia per decidere l'ammontare complessivo delle ri­sorse da impiegare in un dato progetto , o ancora, per la valutazione del tempo ottima­le necessario alla realizzazione del progetto prescelto. La scelta del tasso di sconto è tuttavia una questione controversa e molto complessa, tanto più in interventi idrici per i quali , co­me si è detto, i tempi di realizzazione pos­sono essere assai dilatati. In linea di principio il tasso dovrebbe veni­re utilizzato per esprimere il costo - oppor­tunità in ogni tipo di confronto, nonchè te­ner conto degli effettivi costi sociali e del­l'ampiezza del periodo di utilizzo delle ri­sorse. Tra l'altro, in questo caso, progetti caratte­rizzati da ritorni distributivi sull'arco di un periodo molto lungo, diventano meno con­venienti rispetto ad investimenti direttamen­te produttivi quando il tasso di sconto au­menta. Inoltre, insieme alla questione temporale, nella valutazione dei progetti, ci si scontra con il problema dell'incertezza, quando si è costretti a formulare ipotesi riguardanti i costi ed i benefici futuri soprattutto per via degli aspetti qualitativi , sempre molto im­portanti, come nel caso delle acque, quan­do si ha a che fare con una risorsa che si fa scarsa e, spesso, non riproducibile. Nelle situazioni in cui l'esperienza passata ha un valore orientativo modesto, come nel­la maggior parte dei casi che riguardano l'u­so delle acque, o anche solo considerando la comune ipotesi dell'utilità marginale de­crescente della moneta, il problema del mo­do in cui prendere decisioni risulta poco ri­solvibile in maniera soddisfacente. La pratica più comunemente seguita consi­ste nello stimare il valore più probabile che il ricavo netto potrà assumere in ciascun pe­riodo ed, inoltre, un valore massimo ed uno

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minimo ottenuti rispettivamente dalla valu­tazione più ottimistica e da quella più pes­simistica. Se la sola stima ottimistica risponde al cri­terio d 'investimento adottato, si ha un mo­tivo per respingere il progetto; se , al con­trario, la sola stima pessimistica non rispon­de al criterio vi è un motivo per accettarlo . Per tener conto del rischio , talvolta, si au­menta il tasso impiegato, anche se questo espediente risulta piuttosto criticabile. È in­fatti più giustificabile ampliare i limiti, su­periore ed inferiore, di un periodo succes­sivo rispetto a quelli del periodo preceden­te, anzichè ricorrere ad una crescente ridu­zione dei ricavi successivi. Nel caso di investimenti pubblici (in parti­colare in conto capitale), poichè il Gover­no è considerato un importante erogatore di fondi investibili ed ammettendo che le sue decisioni tendano ad essere razionali in senso attuariale, spesso si fa uso di stime sog­gettive della probabilità. Esse vengono as­sociate a diversi possibili valori di ciascuna variabile in ogni periodo, generando una di­stribuzione di probabilità che copre !'inte­ro campo delle possibili eccedenze di be­nefici. Una simile distribuzione di probabilità ag­giunge un'ulteriore dimensione al criterio di investimento e, a seconda dell'abilità e del­la coerenza con cui viene usata, contribui­sce ad elevare in una certa misura il tasso medio di rendimento di una data quantità di investimenti pubblici. Sembra utile , a proposito dei delicati pro­blemi cui si è fatto cenno - amplificati nel settore di produzione e distribuzione di ri­sorse idriche - ipotizzare almeno una me­todologia di stima (di misurazione e valuta­zione) dei tre parametri considerati che sia ·definita in modo univoco per tipologie ed interventi simili e, se necessario , normata. È evidente, infatti che nella valutazione di progetti alternativi , usando tecniche di ap­prezzamento diverse, si potrebbero privile­giare soluzioni progettuali sulla base di cri­teri troppo soggettivi. Le difficoltà (e spesso l'arbitrarietà) di indi­viduazione e di quantificazione dei benefi­ci, specialmente indiretti, di un'opera com­plessa (come sono di norma quelle relative all 'approvvigionamento e all'uso di risorse idriche), vengono date per acquisite . Tralasciando per necessità di sintesi, il pro­blema della quantificazione dei benefici di­retti ed espliciti (come la determinazione delle tariffe agli utenti) che si avvalgano di metodi comunemente accettati , altri stru­menti utilizzati dall' ACB (però in condizio­ni di incertezza) per valutare effetti intangi­bili o beni senza mercato (o con mercati po­tenziali, ma non concreti) sono: la determi­nazione dei costi alternativi (rappresentati, ad esempio, da prezzi di beni analoghi, ri­scontrabili altrove); la disponibilità a paga­re (vale a dire il prezzo che i consumatori sarebbero disposti a pagare se il prodotto fosse immesso sul mercato , dedotto attra­verso indagini fra i potenziali acquirenti); l'a­nalisi del comportamento, nota anche co-

me «metodo Clawson» (M.Clawson, 1959), basata sulla valutazione dei costi che gli in­dividui sostengono per usufruire della ri­sorsa. Ciascuna di queste tecniche di apprezza­mento contiene limiti evidenti, innanzi tut­to perchè esse sono largamente fondate su previsioni che, per quanto perfezionate, conservano margini più o meno ampi di im­prevedibilità (e quindi di rischio) e inoltre perchè possono basarsi su contesti socioe­conomici e su mercati disomogenei, tra l'al­tro dando luogo a risultati (a seconda dei metodi applicati) certamente differenti e, quindi, in grado di avvantaggiare, oppure penalizzare, un progetto rispetto ad un altro. Un utile strumento per la determinazione dei valori per quegli effetti che non hanno mercato esplicito al momento della stima (i cosiddetti «prezzi ombra» e, in particolare, alcuni benefici indiretti, ad esempio in ter­mini di ricadute occupazionali e di reddito) si sta dimostrando l'Analisi input-output (AIO) applicata a tavole intersettoriali del­l'economia. L'AIO inoltre , consente di identificare le in­terrelazioni che esistono tra i diversi settori produttivi e, dunque, l'impatto di un pro­getto sul sistema economico ed anche i mi­croeffetti legati ad una particolare tecnolo­gia produttiva o alle riverberazioni diffusi­ve che scaturiscono dall 'uso di una risorsa (in questo caso l'acqua per usi plurimi) pri­ma non disponibile, oppure non sufficien­te rispetto alla domanda e alle esigenze di consumo, soprattutto a fini produttivi (ad esempio nei settori industriali , in agricoltu­ra e nelle attività residenziali e turistico­ricettive). Infine, ancora tramite l'analisi input-output, potrebbe trovare una soluzione - almeno metodologica - il problema della valutazio­ne di alcuni <<intangibili» relativi a potenzia­li danni all'ambiente (da stimare sia in pre­senza che in assenza di intervento, conside­rato il danno da rilevare in caso di carenza d'acqua), spesso presenti per quanto attie­ne interventi sulle risorse idriche. Ad esempio, la metodologia di approccio al piano ombra definita da Klaassen (L.H. Klaassen, 1980) potrebbe essere sperimen­tata in questa direzione. Il piano dovrebbe prevenire o «compensa­re» ogni danno all 'ambiente non attraverso il pagamento di una somma di denaro, bensì con una aggiunta all'ambiente almeno equi­valente al danno in cui si incorre. In questo modo si otterrebbero due vantaggi imme­diati: la riduzione del problema della quan­tificazione degli incommensurabili; la cer­tezza sia pure relativa che il danno all'am­biente venga effettivamente compensato. Il problema principale di questo procedi­mento riguarda in realtà la costruzione del­la simulazione. Lo stesso Leontief ha dimostrato come, per apprezzare le variabili ambientali, il model­lo I-O possa essere modificato consideran­do le attività (o i progetti) che influiscono sull 'ambiente come settori del sistema, al pa­ri delle altre attività economiche e, inoltre,

ponendo particolare attenzione alle relazioni esistenti con altri settori. In questo senso i possibili «flussi» di danno generato verrebbero espressi in termini di «risorse necessarie alla sua eliminazione», de­finendo contemporaneamente l'attività eco­nomica in grado di controbilanciarne gli ef­fetti negativi (Leontief, 1970).

Il sistema dei prezzi

La differenza fondamentale tra una valuta­zione di tipo finanziario ed una di tipo eco­nomico è, come è noto, lo sfondo: nella pri­ma i soggetti interessati alla valutazione so­no privati, nella seconda è l'intera colletti­vità. Cambiando la prospettiva della valuta­zione si modifica ovviamente anche il siste­ma dei prezzi al quale occorre riferirsi: i prezzi di mercato se sotto un profilo priva­tistico possono essere assunti come indica­tori attendibili dei ricavi e dei costi per i sog­getti privati, quando la valutazione deve es­sere operata dal punto di vista della collet­tività, non è detto che possano riflettere ade­guatamente costi e benefici. Le principali ragioni di questa divergenza so­no tre (Pennisi, 1985, pp. 63-64): 1) il siste­ma dei prezzi di mercato viene influenzato dalla componente fiscale ; 2) sul mercato so­no presenti distorsioni tali da originare prez­zi che non riflettono quanto i consumatori sarebbero disposti a pagare; 3) alcuni prez­zi di mercato potrebbero divergere da quelli che le Autorità centrali attribuiscono in con­seguenza di alcune scelte di politica econo­mica. Il «sistema di prezzi che rifletta allo stesso tempo la reale scarsità delle risorse del Pae­se in termini di costi opportunità e il siste­ma di priorità sociali prevalente in un dato momento storico» (Pennisi, 1985, p .64) è quello «ombra». Ora, mentre sulla scarsa corrispondenza tra i prezzi di mercato e quelli «ombra» sono tutti daccordo, quando si deve passare a de­finirne il livello quantitativo sorgono gros­si problemi. Teoricamente i prezzi «ombra», tenuto con­to che «la funzione obiettivo nell'analisi dei costi-benefici ' tradizionale' è del tipo Pare­to - Hicks - Kaldoriano» (A.D. Dasgupta - D.W. Pearce, 1975, p . 104), dovrebbero riflettere i costi marginali, condizione essen­ziale perché si verifichi l'ottimo paretiano. Se non che, in conseguenza del fatto che il sistema dei prezzi dell'ACB si riferisce ad in­vestimenti nel settore pubblico, è assai im­probabile che i prezzi ombra eguaglino i prezzi nel settore privato (A.D. Dasgupta -D.W. Pearce, 1975, p . 104; E.). Mishan, 1974, p . 101): e quindi , non realizzandosi eguaglianza in tutti i settori produttivi nel­l'economia nazionale , l'ottimo paretiano viene a cadere. Anche l'adozione dell 'ipotesi del cosiddet­to «secondo ottimo» (la stima di un prezzo ombra di un input o output può essere ese­guita solo se contemporaneamente vengo­no stimati i prezzi di tutti gli altri settori in-

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terdipendenti) secondo alcuni autori (A.D. Dasgupta - D.W. Pearce, 1975, p. 104) non sembra una strada praticabile. Sempre in tema di prezzi ombra un altro problema aperto è quello della scelta del <<oumerario», ossia del comune denomina­tore con il quale esprimere le grandezze in gioco nell'ACB; solo attraverso un adegua­to numerario è possibili rendere omogenee tali grandezze (spesa per investimenti, spe­sa per consumi, spesa pubblica, ecc. ). In al­tre parole una qualsivoglia valutazione costi­benefici va espressa in un solo tipo di spesa (quella che si ritiene più importante), men­tre le altre vanno valutate in termini relativi. «Il nume rari o è quindi il termine con cui vengono espressi tutti gli inputs e gli out­puts del progetto, sia che vengano impor­tati od esportati o che, invece, vengano pro­dotti e consumati nel mercato interno» (Pen­nisi, 1985, p. 75). Partendo dallo stesso presupposto teorico ma da angolature diverse , l'UNIDO e 1'0C­SE propongono di effettuare la scelta del nu­merario in relazione all 'efficienza dei con­sumi o della produzione. A seconda che si privilegi l'obiettivo di mas­simizzare i cunsumi aggregati o la produzio­ne, le proposte di scelta del numerario so­no (Pennisi , 1985 , p . 75): 1) Per l'UNIDO, il consumo privato da esprimere - attraver­so la conversione dei prezzi internazionali ad un tasso di cambio internazionale che ri­fletta il «sacrificio» di consumo privato per ottenere un'unità di valuta straniera- in va­luta interna; 2) Per 1'0CSE la «valuta estera nelle mani delle Autorità pubbliche». Come sostiene ancora Pennisi (1985 , p . 76) «dal punto di vista teorico, il metodo UNI­DO e OCSE sono equivalenti. L'economia del benessere che costituisce il fondamen­to teorico di ambedue i metodi si propone di studiare come soddisfare i bisogni della società al costo più basso», per cui «i due metodi, in essenza, esaminano due aspetti dello stesso problema» . Se occorre stimare prezzi ombra di beni e servizi commercializzati sul mercato inter­nazionale , il riferimento sarà ai prezzi alla frontiera, ossia ai prezzi C.i.f. (più i costi di trasporto e distribuzione) per i beni impor­tati; ai prezzi f.o.b . (meno i costi di traspor­to e di distribuzione) per i beni esportati. Se si tratta di beni e servizi che invece per motivi diversi (caratteristiche intrinseche dei beni, barriere doganali ecc) non sono ogget­to di scambi internazionali, la stima dei prez­zi ombra può venire posta in essere «solo facendo un'analisi dell'effetto del progetto sulla sua offerta e/o domanda (e quindi a se­conda dell'effetto si tratta di stimare un co­sto marginale di produzione o il valore di consumo)>> (Pennisi, 1985, p . 85). Pur se quanto detto finora rappresenta in realtà un piccolo frammento della vasta let­teratura sull'argomento, ci si può ugualmen­te rendere conto che il passaggio dal siste­ma di prezzi di mercato a quello ombra è molto difficoltoso, sia per l'oggettiva com­plessità della tecnica di stima che per la mole di informazioni di cui si dovrebbe disporre .

Visto che ormai la valutazione costi-benefici è diventata una pratica diffusa, non si può pretendere che il singolo analista stimi i prezzi ombra da adottare in uno specifico progetto di investimento. Per cui a livello professionale, o i prezzi ombra rappresen­tano un dato e non un'incognita (il che sta a significare che organismi operanti in se­no alla Pubblica Amministrazione dovreb­bero provvedere alla stima da mettere poi a disposizione dei singoli valutatori), ovve­ro si deve prevedere una tecnica di apprez­zamezamento più semplificata. D'altra parte non sono pochi a mettere in discussione l'adozione dei prezzi ombra e inoltre esistono notevoli perplessità ad ab­bandonare il sistema dei prezzi (di merca­to) direttamente osservabili, per abbracciar­ne un altro che, persino a livello teorico, non trova una soluzione univoca: A.D. Da­sgupta e D.W. Pearce (1975 , p. 104) si chie­dono «se valga la pena di misurare i prezzi d 'ombra». Di Nardi (1961) è ancora più pe­rentorio: afferma infatti che i prezzi ombra «sono soltanto dei prezzi immaginari che per tante regioni non si troveranno ad essere i prezzi effettivi se non per un puro acci­dente». Come si nota la questione del sistema dei prezzi è centrale nella ACB, ma al tempo stesso con pochi sbocchi. A meno che non ci si carichi di pragmatismo .. . e si adotti la linea F.I.O., che prevede di correggere i prezzi di mercato depurandoli dei cosiddetti trasferimenti. Quindi l'ancoraggio al merca­to viene preservato, sia pure con l'elimina­zione di alcune componenti estranee al prez­zo (imposte indirette , oneri sociali , ecce­tera). In realtà la scelta F.I.O. potrà pure essere giudicata «rozza» dal punto di vista teorico ma, a nostro avviso , è la più «saggia» in un Paese dove la moneta nazionale non ha un artificioso tasso di cambio, le distorsioni del mercato non sono tanto eclatanti, gli inve­stimenti non rappresentano che una linea di politica economica. In altre parole, nei paesi industrializzati, dei prezzi d'ombra - viste le difficoltà della lo­ro stima - se ne potrebbe fare a meno, mentre nei P.V.S. la stima di un sistema di prezzi diverso da quello di mercato più che una scelta diviene una necessità (Mischan, 1974). Sarebbe tuttavia auspicabile che tanto la procedura UNIDO quanto quella OCSE fossero unificate .

Il saggio di sconto

Essendo il tasso di sconto il prezzo del ca­pitale, le problematiche sulla sua misura so­no per molti aspetti simili a quelle già trat­tate al punto precedente. Tuttavia, tenuto conto che il capitale è una sorta di «ponte tra il risparmio di oggi e le possibilità di consumo di domani» (F . Nuti, 1987, p . 121), il saggio assume anche la fun­zione, per così dire tecnica, di rendere , at­traverso l'attualizzazione, temporalmente omogenei i costi ed i benefici del progetto.

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Il saggio di sconto può essere riguardato tan­to come uno strumento (di attualizzazione) della ACB, quanto come un prezzo di una componente (il capitale) del progetto. Con riferimento a quest'ultima configurazio­ne del saggio, sorge il problema su quale debba essere il prezzo che esprime più fe­delmente «la preferenza sociale e tempora­le» (secondo alcuni autori) o «il costo di op­portunità sociale» (secondo altri): sorge cioè la solita dicotomia fra il prezzo di mercato e quello «ombra». In questo caso però il li­vello del saggio influisce (attraverso l'attua­lizzazione) su tutte le altre componenti eco­nomiche dell ' intervento. Il che equivale a dire che il saggio, a differenza dei prezzi di altri beni e servizi, ha un effetto di «trasci­namento» su tutte le grandezze in gioco nella ACB e quindi, da questo punto di vista, la sua importanza è fondamentale (Samuelson, 1954, per esempio sostiene che il saggio opera come una specie di vaglio economi­co degli investimenti). Alla consapevolezza dell'importanza del sag­gio ha corrisposto da parte degli economi­sti un forte impegno nel suggerire orienta­menti circa il livello più adeguato da adot­tare. È un terreno sul quale si sono confron­tati i più importanti studiosi di ACB, senza però giungere ad alcuna soluzione univoca. Anche nei casi in cui la preferenza sociale temporale o il costo di opportunità sono sta­ti affrontati in termini rigorosamente forma­li, alla fine , gli stessi autori (per esempio Mar­glin, Mishan, Dasgupta, Pearce, per citare studiosi ritenuti ormai classici della ACB) hanno convenuto che la strada rimaneva aperta. Così, in termini operativi, i valutatori riman­gono quasi sconcertati. In altre parole, quan­do si passa dalle solite locuzioni ad indica­zioni quantitative , ci si rende conto che la misura del saggio di sconto è appunto un problema ancora aperto. Dasgupta, Pearce (1975, p. 122) ritengono che il tasso del prestito pubblico senza ri­schio possa essere in qualche modo un pun­to di riferimento per la misura del saggio. Gli stessi autori tuttavia sembrano cogliere anche le indicazioni di Marglin (1963), il qua­le, richiamandosi ad un atteggiamento «schi­zofrenico" degli individui, ritiene che il sag­gio di sconto della società nel suo comples­so debba essere più basso di quello di mer­cato. Secondo Nuti (1987, p. 125), il saggio di pre­ferenza sociale temporale è legato ai seguenti fattori : a) miopia pura (I), b) rischio di mor­te, c) tendenziale decrescenza dell'utilità marginale del consumo. Cioè:

PST = r, + r2 + r3

(dove PST = Preferenza Sociale Temporale; r, = miopia; r2 = rischio di morte ; r3 = de­screscenza utilità marginale del consumo). A parte il fatto che la PST non sempre (anzi quasi mai) coincide con il costo di oppor­tunità sociale, se volessimo quantificare le tre variabili che compongono la PST incon­treremmo notevolissime difficoltà, soprat­tutto nella misura della «miopia» e del «ri-

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MEDIT N° 1-2/9 1

schio di morte». L'unica variabile che po­trebbe trovare una qualche forma di misu­razione è la decrescenza dell'utilità margi­nale dei consumi. Ciò però imporrebbe, in fase di attualizzazione, di assumere saggi coerenti a tale tendenza e pertanto variabili. È invece noto che nella ACB si opera sempre con un saggio costante: si assume cioè come costante la dimensione temporale, anche se a priori l'ipotesi non corrisponde al vero. L'altra prospettiva, che dovrebbe portare a modificare la PST, discende dalla tipologia dei singoli investimenti: assumere, come fa il F.I.O. in Italia, un saggio di sconto che non varia in conseguenza della natura degli inve­stimenti non è in linea di principio accetta­bile . Pur non volendosi richiamere a moti­vazioni etiche, è indubbio che la preferenza sociale (o, se si vuole, il costo opportunità) dovrebbe subire una drastica modificazione a seconda che le risorse vengano impiegate per finanziare opere ad esclusiva valenza eco­nomicistica (magari con impatti negativi sul­l'ambiente), ovvero opere di notevol<:: con­tenuto ambientale o storico culturale. E pro­babile che nel primo caso la PST non si di­stacchi dalla logica mercantile, mentre nel se­condo è tale per cui il saggio di sconto do­vrebbe assumere dimensioni ben più mode­ste. Come riferisce Pettenella (1989), Marglin e Feldstein hanno addirittura proposto che per investimenti ad alto contenuto ambien­tale il saggio possa essere azzerato. Questo quadro sintetico delle problematiche relative al saggio di sconto consente egual­mente di svolgere la seguente riflessione: fi­no a quando si rimane nel teorico, gli studiosi di ACB sono fin troppo meticolosi nel porre sul tappeto una lunga serie di problemi e di possibili soluzioni, appena si scende sul pia­no operativo le approssimazioni sono inve­ce numerose e per giunta di grossa portata. Quello del saggio di sconto è un caso classi­co di forte scollamento tra teoria e prassi: mentre gli esperti continuano ad elaborare speculazioni complicate, gli organismi finan­ziari (o i valutatori) finiscono con l'imporre (o con l'assumere) saggi che non hanno nul­la a che fare con le acquisizioni teoriche. Se così stanno le cose, perché non proporre soluzioni «ragionevoli»? Se si partisse da tale presupposto, per la misura del saggio di scon­to si potrebbe adottare una «forcella» i cui estremi, da una parte sono rappresentati dai saggi di mercato applicabili ad investimenti a prevalente contenuto economicistico e, dall ' altra parte, da saggi «simbolici» (cioè vi­cini a zero) applicabili ad investimenti che vanno ad interessare risorse scarse ed irripro­ducibili. Partendo da un saggio di mercato del 12 %, una possibile scala potrebbe esse­re la seguente:

Natura Livello investimento saggio

hard-hard 12,0% (100) hard 9,6% (80) hard-50ft 7,2% (60) 50ft 4,8% (40) 50ft-50ft 2,4% (20)

Ammesso che una soluzione di questo tipo possa essere accettata sarebbe necessario in­dividuare un criterio per classificare a priori un investimento. Si potrebbe pensare ad una classificazione che tenga conto della preva­lenza di impatti produttivi, sociali ed ambien­tali (o storico-culturali). Ipotizzando di poter disporre di tre punti per progetto, potremmo effettuare la seguente classificazione.

Natura del Tipo di impatti progetto produttivi sociali ambientali

hard-hard xx x hard x xx hard-50ft x x 50ft xx 50ft-50ft x xx

Agli «apici» dovrebbero ricadere investimenti (aventi comunque per definizione un impatto sociale) che incidono prevalentemente sul si­stema produttivo ed investimenti che inve­ce si pongono l'obiettivo di tutelare, conser­vare e valorizzare risorse naturali (o storico -culturali) non rinnovabili. Gli investimenti che interessano risorse idri­che dovrebbero collocarsi, a seconda dei ca­si, tra quelli hard-soft con forti accentuazio­ni verso l'hard o il soft. Contrariamente alle attuali indicazioni F.I.O. , la misura del sag­gio dovrebbe subire notevoli variazioni in re­lazione alle aree di localizzazione dei progetti. In altri termini il discorso è il seguente: assu­mere l'ipotesi della costanza del saggio per investimenti - quali dovrebbero essere con­siderati quelli idrici - che in realtà, a secon­da della localizzazione, hanno impatti diversi, non appare corretto. Se poi si pensa che se­condo le indicazioni precedenti, la forcella dei saggi può andare da19 ,6% aI4,8%, fran­camente la costanza appare un vincolo ecces­sivo e soprattutto penalizzante per quei ter­ritori dove esistono situazioni di oggettiva scarsità. Sul tasso di sconto molti problemi rimango­no quindi ancora sostanzialmente aperti, tan­to che hanno prestato e prestano tuttora il fianco a decisioni , tipo quella del F.I. O., che nella sostanza contraddicono lo stesso spiri­to della ACB: che senso ha infatti l'adozione di un saggio di sconto unico per qualsiasi in­vestimento e per qualsiasi localizzazione? Tanto vale allora affrontare la questione con uno spirito più empirico che, quanto meno, salvi, come si dice, la faccia . D'altra parte se «la teoria non può essere mes­sa alla prova» (l'allocuzione è di D. Salvato­re , 1988, p . 24) che teoria è? In questo contesto va collocata la nostra pro­posta che certamente non ha nulla di trascen­dentale , ma che potrebbe avere almeno il vantaggio di «coprire» parzialmente quelle falle che vengono a crearsi con l'adozione di un unico saggio.

(') In quanto una preferenza sociale temporale positi­va condurrebbe ad un minor saggio di crescita della eco­nomia.

L'orizzonte temporale

Si tratta di un problema assai meno «spino­so» dei precedenti. In linea di principio l'o­rizzonte temporale dovrebbe coincidere con la durata economica dell'investimento, ma esso a mano a mano che si è passati dalle va­lutazioni economiche degli anni Cinquanta a quelle attuali è andato in realtà sempre più accorciandosi (Z): attualmente , secondo le indicazioni F.LO . la prospettiva temporale dei progetti non supera i 25 anni. La giustificazione è che, attraverso l'attualiz­zazione, benefici e costi che superino 25 an­ni diventano grandezze monetarie molto mo­deste. Questa giustificazione è vera fino ad un cer­to punto, giacché, secondo il saggio F.LO. (8%), i valori attuali non sono poi così bassi come sembrerebbe di capire (il valore di un milione attualizzato di 26 anni è pari a circa 135.000 lire) . Se poi il saggio di sconto è più basso (per esempio il 5,5 % , secondo le indicazioni AGENSUD per i progetti di cui alla l. 64/1986) i valori scontati ammontano a circa 1/4 del valore corrente. Comunque, ammesso che si voglia accetta­re per buona la tesi dell ' irrilevanza del valo­re scontato, un orizzonte temporale limita­to a 25 anni appare egualmente un vincolo poco accettabile sul piano operativo. Si pensi ai progetti idrici , i cui tempi di realizzazione sono in genere assai lunghi: i tempi necessa­ri per la costruzione di un invaso, le condot­te primarie di distribuzione, ecc ., fanno sì che dopo 25 anni si sia generalmente all 'inizio del periodo di regime. Se poi , come spesso ac­cade, la realizzazione si allunga ulteriormen­te , è probabile che non si arrivi nemmeno al periodo di regime. Ad esempio, per l'invaso del Sinni, dopo circa un ventennio dall'inizio lavori, l'utilizzazio­ne delle risorse idriche è ancora largamente incompleta. Il problema dell'orizzonte temporale trove­rebbe una soluzione solo parziale con un suo allungamento , in quanto in una prospettiva più dilatata prenderebbe sempre più corpo la tesi dell'irrilevanza dei valori scontati. Una possibile proposta dovrebbe partire dal presupposto che alcuni tipi di investimento hanno tempi di realizzazione «fisiologica­mente» più lunghi ripetto ad altri, per cui par­tono con un handicap in sede di valutazione . Si pensi per esempio ad un progetto di stra­da e di un impianto idrico: è chiaro che la va­lutazione economica del primo (la strada) par­te oggettivamente avvantaggiata rispetto al secondo (un sistema acquedottistico). Il meccanismo di ponderazione dell'orizzon­te temporale dovrebbe articolarsi su due so­luzioni: a) la prima è quella di allungare la pro­spettiva temporale fino all 'anno in cui bene­fici e costi non diventino , in termini di valo­re attuale, somme poco incidenti sul risulta­to dell'ACB (si potrebbe pensare ad 1/10); b) la seconda soluzione dovrebbe incentrarsi su una specie di abbuono da concedere ai pro­getti i cui tempi di realizzazione sono in ogni caso molto lunghi. Tanto per rendere più

MEDIT W 1-2 /91

Tabella 1 - Acqua (senore 12).

Struttura degli input Md. di lire

Settori con input < 1 % 54.0

Settori con input tra 1 % e 5% 76.4

Settori con input > 5% 606.5

tol. costi intermedi 736.9

Settori > 5% (82.30%) ___ _

% su totale n. settori costi intermedi

7.33 84

10.37 5

82.30 3

tol. 100.00 Tol. set 92

Settori < 1% __ (7.33%)

Settori tra 1 % e 5% _____ (10.37%)

settore 10, Petrolio raffinato Md. 8.9 (1.21%) settore 23, Altri minerali non metalliferi Md. 8.3 (1.13%) settore 25, Prodotti chimici secondari, Md. 15.3 (2.08%) settore 30, Macchine industriali, Md. 35.2 (4.78%) settore 31 , Strumenti ottici e di precisione, Md. 8.7 (1.18%)

Settori tra 1% e 5%, Md. 76.4 (10.37%)

Settori > 5%, Md. 606.5 (82.30%)

esplicito il meccanismo, si potrebbe opera­re come per certe corse ippiche, nelle quali i cavalli migliori (nel nostro caso i progetti che si possono realizzare in un periodo bre­ve) partono svantaggiati rispetto ad altri.

Individuazione di alcuni benefici indiretti

L'ISTAT ha pubblicato nel 1987 (Collana di

settore 13, Energia elettrica, Md. 305.9 (41.51%) settore 24, Prodotti chimici Primari , Md. 68.08 (9.35%) settore 70, Fabbricati non residenziali , Md. 231 .8 (31.46%)

informazione n. 22) la Tavola Intersettoriale dell 'economia italiana (TEI) a 92 branche, re­lativa all 'anno 1982 . E in corso di stampa un 'analoga Tavola per il 1985 , che sarà dispo­nibile solo a partire dal mese di giugno.

(') Già negli anni '50 mentre il sotlocomitato dei bene­fi ci-costi per i progetti di valorizzazione dei bacini fluvia­li (. Libro verde. ) consigliava un periodo massimo di 1 ÒO anni, il rapporto dell 'Advisory Commitee on Water Resources Po licy consigliava di limitare l'orizzonte tem­po rale a cinquant'anni.

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Ai fini di una migliore definizione per la sti­ma dei benefici indiretti relativi ad interven­ti sulla produzione ed il consumo di risorse idriche, tuttavia, questo ritardo non ha mol­ta importanza, in quanto non influisce sulle indicazioni metodologiche che si intendono evidenziare per la precisazione di alcuni pro­blemi, comprese loro ipotesi di soluzione. Prima di sviluppare considerazioni e propo­ste in merito sembra utile fornire una breve descrizione della TEI del 1982, facendo esclusivamente riferimento al settore Acqua ed all'insieme di informazioni ed indicatori che è possibile ricavarne. Una serie di tabelle e di quadri esplicativi rias­sumono, nelle pagine seguenti, i dati più ri­levanti. La tavola presa in esame è data a prezzi di mer­cato (1982), articolata in flussi totali ed i va­lori sono forniti per l'insieme degli impieghi intermedi e finali. Nel settore Acqua (branca n. 12) il valore della produzione relativa alla raccolta ed alla distri­buzione di acqua (potabile e non) è stato ot­tenuto come somma delle produzioni inter­ne, stimate nell'ambito dei consumi interme- . di dei settori produttivi e del valore dei con­sumi interni delle famiglie (ISTAT, 1987, p . lO) . L'analisi degli input e degli output rende pos­sibile un esame dei dati relativi alla struttura degli acquisti e delle vendite presso ciascu­na branca di destinazione (92 nel caso speci­fico), senza considerare, in una prima fase, le destinazioni finali (consumi delle famiglie, consumi collettivi delle Amministrazioni pubbliche, investimenti fissi lordi, variazio­ne delle scorte, esportazioni) e la composi­zione del Valore aggiunto (salari e stipendi, oneri sociali, altri redditi ed ammortamenti). Nella «Struttura degli input e degli output» vengono riportati tutti i dati relativi agli ac­quisti ed alle vendite del settore Acqua da (e verso) le diverse branche in cui è stato scom­posto il sistema economico rappresentato nella TE!. Sono anche indicate le percentuali (rispetti­vamente di input e di output) sul totale dei costi e dei consumi intermedi per tutti i set­tori che abbiano scambi superiori all ' 1 % sui relativi totali di flussi scambiati (come totale input o totale output). Le percentuali contrassegnate con O .... stan­no a segnalare che il numero è inferiore all ' l % . Le incidenze minori dell ' 1 % sono state con­teggiate poi complessivamente (vedi tabel­la l e tabella 2) . I settori più importanti vengono invece sud­divisi in due classi (tra 1 % e 5% e superiori al 5%). Nelle tabelle l e 2, sia per la struttura degli input che per quella degli output, sono ripor­tati tutti i settori compresi nelle due classi , con i relativi valori espressi in Md di lire e in l?ercentuale. E possibile ad esempio evidenziare (tabella l) che, per la propria produzione, la branca Acqua acquista, presso il settore della Ener­gia elettrica, beni, semilavorati e servizi per 305,9 Md. (pari al 41 ,51 % del tot . input),

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Tabella 2 - Acqua (seno re 12)_

Struttura degli output Md. di lire % su totale n. settori consumi intermedi

Settori con output < 1 % 122.5 20.52 74

Settori con output tra 1 % e 5% 167.5 28.06 14

Settori con output > 5% 306.9 51.42 4

tol. consumi intermedi 596.9 tol. 100.00 Tol. set 92

Settori> 5% (51.42%)

I

Settori tra 1% e 5%, Md. 167.5 (28.06)

Settori> 5%, Md. 306.9 (51.42%)

Settori < 1% (20.52%)

I

Settori tra 1% e 5% (28.06%)

settore 10, Petrolio raffinato Md. 8.1 (1.36%) settore 17, Minerali di ferro, CECA, Md. 8 (1 .34%) settore 22, Terracotte, ceramiche, Md. 6.1. (1.02%) settore 23, Altri minerali non metalliferi, Md. 6.3 (1 .06%) settore 24, Prodotti chimici primari , Md. 16.1 (2.7'/,) settore 25, Prodotti chimici secondari , Md. 10.5 (1.76%) settore 28, Prodotti in metallo, Md. 9.1 (1 .52%) settore 30, Macchine industriali, Md. 6.1 (1.02%) settore 69, Fabbricati residenziali, Md. 29.8 (4.99%) settore 70, Fabbricati non residenziali, Md. 18.2 (3.5%) settore 78, Trasporti marittimi, Md. 12.2 (2.04%) settore 85, Locazione di fabbricati, Md. 11 .1 (1.86%) settore 89, Servizi generali delle AP, Md. 13.6 (2.28%) settore 91, Servizi domestici e delle ISP, Md. 12.3 (2.06%)

I

settore 1, Prodotti delle coltivazioni, Md. 95.4 (15.98%) settore 13, Energia elettrica, Md. 105.7 (17.71%) settore 73, Servizi del commercio, Md. 60.5 (10.14%) settore 74, Alberghi pubblici esercizi , Md. 45.3 (7.59%)

presso il settore dei Fabbricati non residen­ziali per 231,8 Md. (pari al 31,46% del lOt input), presso il settore del Prodotti chimi­ci primari per 68,08 Md. (con una percen­tuale del 9 ,35%, sempre sul tot. input) e così via, per tutti gli altri comparti collegati. Analogamente (tabella 2), si può osserva­re come la branca Acqua destini (per fini produttivi) il 51,42 % del lOt . output a soli quattro settori : Energia elettrica (17,71 %), Prodotti delle coltivazioni (15,98% ), Servi­zi del commercio (10,14%), Alberghi e pub­blici esercizi (7,59%). Nelle tabelle 3 e 4 vengono inoltre forniti dati più aggregati sulla composizione del Va­lore aggiunto (V.A.) e degli impieghi finali . Nei quadri riassuntivi, oltre ad essere ripor­tate anche le cifre in Md. di lire 1988 (otte­nute attraverso il coefficiente di trasforma­zione della lira, in base all' indice 1ST A T del costo della vita - per il 1982 pari ad 1,6087 - al solo scopo di un aggiornamento dei valori più importanti), sono indicate le in­cidenze percentuali del totale Costi interme­di e del Valore aggiunto (comprese le sin­gole voci che lo compongono) sul tot. Ri­sorse a prezzi di mercato e del totale dei Consumi intermedi e degli Impieghi finali sul tot . Risorse disponibili (che in un siste­ma supposto in equilibrio ovviamente coin­cidono). È interessante notare, al d i là delle riflessio­ni che si potrebbero fare sull'insieme dei da­ti disponibili, come il V.A del settore Acqua rappresenti quasi il 45 % delle Risorse a prez­zi di mercato e i Consumi delle famiglie in­cidano per il 51 ,54 % sulle Risorse disponi­bili. Altre considerazioni, più finalizzate all'ana­lisi degli effetti indotti (soprattutto nella struttura degli output) come premessa ad una valutazione sui benefici diretti e indi­retti derivanti da progetti di intervento sul­le risorse idriche, sono possibili attraverso un esame più dettagliato degli indicatori evi­denziati nella TEI: in particolare nei con­fronti delle attività economiche e produtti­ve condizionate dalla disponibilità di acqua per usi diversi , come è facile verificare an­che solo attraverso l'elenco dei settori col­legati. Descritta nelle linee essenziali la Tavola in­tersettoriale dell' economia italiana del 1982, è possibile ipotizzare un uso dei diversi indicatori, derivati dalla struttura degli in­put e degli output, per perfezionare la va­lutazione di alcuni benefici (diretti ed indi­retti) indicati dalle procedure per l'accesso a finanziamenti F.l.O. o di medesima na­tura (3). L'analisi input-output attraverso il modello di Leontief e le molteplici successive appli­cazioni fornisce gli strumenti concettuali e di calcolo necessari ad una quantificazione economica (W.Leontief, 1951, 1952 , 1968). Un primo argomento riguarda la stima dei

3) Vedi: Direttive per l'applicazione della normativa per il fmanziamento di interventi pubblici di rilevante interesse economico immediatamente eseguibili ed atti applicativi, Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 161 , 1988.

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Tabella 3 - Acqua (seno re 12).

Settori primari

tol. costi intermedi

salari e stipendi

contributi sociali

altri redditi e ammortamenti

VA al costo dei fattori

imposte nette

importazioni cif.

Risorse a prezzi di mercato

800

700

600

500

400

300

200

100

o -100

Tabella 4 - Acqua (senore 12).

Impieghi finali

tol. consumi intermedi

consumi delle famiglie

consumi delle API

consumi delle ISP

investimenti fissi lordi

esportazioni

totali impieghi finali

Risorse disponibili

700

600

500

400

300

200

100

o

Md. di lire 1982

736.9

350.7

160.0

43.6

554.3

-59.1

0.3

1232.4

2

Md. di lire 1982

596.6

635.2

0.3

635.5

1232.4

-59.1

2

Md. di lire 1988

1185.4

891 .7

-95.1

0.5

1982.5

Md. di lire 1988

960.2

1021.8

0.5

1022.3

1982.5

0.3

3

0.3

4

% su risorse a prezzi di mercato

59.80

44.98

-4.80

0.02

100.00

% su risorse a prezzi di mercato

48.43

51 .54

0.03

51.57

100.00

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benefici di un investimento nel settore Ac­qua, in termini di occupazione aggiuntiva (diretta e indiretta) e di incremento di Va­lore aggiunto, utilizzando la struttura degli input , dei settori primari e di destinazione finale. Per quanto attiene alla verifica delle ricadu­te sul sistema produttivo, !'indicatore più immediato che si può ricavare dalla matri­ce quadrata (degli scambi intermedi) della tavola è il coefficiente di spesa (C.S.), noto come «coefficiente tecnico» per tavole espresse in valori fisici. Il C.S. esprime il rap­porto tra tutti gli input di un qualsiasi set­tore produttivo e la sua produzione totale e, dunque, definisce !'incidenza percentua­le degli acquisti di un settore presso le bran­che fornitrici, calcolata sulla tavola dei be­ni, semilavorati e servizi. Per le particolarità del settore Acqua è op­portuno suggerire l'uso della tavola di ori­gine interna. Un secondo indicatore utile all'analisi del­l'impatto complessivo degli effetti economi­ci, in situazione con o senza progetto , è da­to dalla matrice dei coefficienti di fabbiso­gno: essa esprime il fabbisogno di beni o ser­vizi per usi produttivi che un determinato settore deve produrre, per porre in grado ciascun altro settore di soddisfare la doman­da di una unità dei rispettivi beni o servizi venduti ai settori di destinazione finale. Infatti, a partire dalla tavola dei coefficienti tecnici, è possibile calcolare la variazione della produzione di un settorej (Dx) indot­ta da una variazione sulla domanda finale (Dy) di un altro settore, i , ossia !'influenza (o moltiplicatore) di i su j. È forse il caso di evidenziare la differenza tra gli elementi della matrice diretta (coeffi­cienti tecnici) e della matric~ indiretta o in­versa (coefficienti di fabbisogno) . Mentre i primi indicano le quote degli ac­quisti che un settore deve direttamente ef­fettuare presso gli altri settori per poter pro­durre una lira di produzione finale , i secon­di esprimono, per ogni settore produttivo, il fabbisogno di beni e servizi di ciascun al­tro settore, necessari alla produzione di una lira di beni e servizi ad esso richiesti dalla domanda finale. Questi indicatori, che rappresentano le me­die della situazione nazionale, andrebbero corretti da coefficienti regionali in grado di rappresentare più in dettaglio le singole si­tuazioni economiche e le influenze spaziali del progetto in analisi. Per la determinazione dei livelli di occupa­zione aggiuntiva relativi ad un progetto di intervento, se da una parte la TEI è già lar­gamente impiegata per la stima degli addet­ti nel momento dell 'esecuzione delle ope­re (fase di cantiere), dall'altra, attraverso gli incrementi registrati nel V.A. dai settori in­teressati alla messa in esercizio dell 'impian­to, sarebbe possibile stimare l'occupazione attivabile presso questi stessi settori, quan­do l'intervento sia andato a regime . Un secondo argomento riguarda la possibi­lità di utilizzare la TEI per la stima di alcuni «benefici indiretti di tipo diffusivo», verifi-

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Tavola interSeHoriale dell'economia italiana (anno 1982). Acqua (seHore 12).

Struttura degli input Struttura degli output Md. di lire Percentuali Md. di lire Percentuali

1 Prodotti delle coltivazioni O O 95,4 15,98 2 Prodotti zootecnici O O 0,2 O .•. 3 Vino ed olio di pressione O O O O 4 Legname O O O O 5 Prodotti della pesca O O O O 6 Carbone O O O O 7 Lignite O O O O 8 Prodotti della cokefazione O O 0,2 O ... 9 Petrolio greggio O O O O

10 Petrolio raffinato 8,9 1,21 8,1 1,36 11 Gas naturale O O 0,1 O ... 12 Acqua O O O O 13 Energia elettrica 305,9 41,51 105,7 17,71 14 Gas O O O O ..• 15 Vapore, acqua calda, aria O O O O 16 Combustibili nucleari O O O O 17 Minerali di ferro, CECA 0,3 O ... 8 1,34 18 Prodotti siderurgici, non CECA 3,9 O .. . 2,5 O •.. 19 Minerali e metalli non ferrosi 0,3 O .. . 2,7 O ... 20 Cemento , calce, gesso 0,4 O ... 3,6 O ... 21 Vetro 0,1 O ... 5,7 O ... 22 Terracotte, ceramiche 1 O ... 6,1 1,02 23 Altri minerali non metalliferi 8,3 1,13 6,3 1,06 24 Prodotti chimici primari 68,8 9,34 16,1 2,7 25 Prodotti chimici secondari 15,3 2,08 10,5 1,76 26 Prodotti farmaceutici O O 1,4 O ... 27 Fibre tessili artificiali O O 4,2 O ... 28 Prodotti in metallo 2,8 O ... 9,1 1,52 29 Macchine agricole O O 1 O .•. 30 Macchine industriali 35,2 4,78 6,1 1,02 31 Strumenti ottici e di preCisione 8,7 1,18 0,7 O ... 32 Macchine per elaborazione dati 0,4 O ... 0,5 O ... 33 Macchine e materiale elettronico 0,2 O ... 0,9 O ... 34 Macchine e materiale elettrico 4 O ... 4,4 O ... 35 Autoveicoli e relativi motori O O 3,6 O .. . 36 Altri veicoli stradali O O 0,8 O ... 37 Materiale rotabile O O 0,2 O ... 38 Navi e loro riparazione O O 0,8 O ... 39 Aereomobili e loro riparazione O O 0,6 O .•. 40 Carni fresche e conservate O O 4,9 O ... 41 Latte e prodotti del latte O O 3,4 O ... 42 Pilatura e molatura di cereali O O 0,2 O ... 43 Prodotti della panificazione O O 3 O ... 44 Prodotti della pastificazione O O 1,3 O .. . 45 Prodotti dolciari O O 1,4 O ... 46 Lavorazione delle barbabietole O O 1,8 O .. . 47 Conservazione frutta e ortaggi O O 2,5 O .. . 48 Olio di oliva e di semi O O 1 O ... 49 Altri prodotti alimentari O O 1,9 O ... 50 Mangimi O O 2,8 O ... 51 Bevande alcooliche O O 0,7 O ... 52 Birra, malto, estratti di malto O O 1,1 O .•. 53 Bevande analcooliche O O 4,9 O ... 54 Tabacchi lavorati O O O O ... 55 Filatura e tessitura O O 5,8 O ... 56 Prodotti della maglieria O O 0,5 O ... 57 Confezione del vestiario 0,7 O 0,9 O ... 58 Concia di pelle e cuoio O O 1,2 O .. . 59 Articoli in pelle e cuoio O O 0,4 O ... 60 Calzature O O 1,8 O ... 61 Prodotti in legno escluso mobili O O 1,3 O ... 62 Mobili in legno O O 0,7 O •.• 63 Pasta per carta, carta, cartoni 0,6 O ... 4,3 O ... 64 Prodotti della cartotecnica 1 O ... 2,2 O ... 65 Prodotti della stampa, editoria 6,3 O ... 2,2 O ... 66 Prodotti in gomma 5,3 O ... 1,2 O ... 67 Prodotti in plastica 2 O ... 1,3 O ... 68 Manifatturiere varie 0,5 O ... 1,3 O ... 69 Fabbricati residenziali O O 29,8 4,99 70 Fabbricati non residenziali 231 ,8 31,46 18,2 3,05 71 Beni di recupero O O 1 O ... 72 Riparazioni 2 O ... 1,6 O ..• 73 Servizi del commercio O O 60,5 10,14 74 Alberghi, pubblici esercizi 3 O ... 45,3 7,59

MEDIT W 1-2/91

Tavola intersettoriale dell'economia italiana (anno 1982). Acqua (settore 12).

Struttura degli input Struttura degli output Md. di lire

75 Trasporti ferroviari 0,6

76 Trasporti su strada, oleodotti 2,1

77 Trasporti fluviali O 78 Trasporti marittimi ,3

79 Trasporti aerei 0,4

80 Servizi ausiliari dei trasporti 0,6

81 Servizi delle comunicazioni 2,2

82 Servizi del credito 4,1

83 Servizi delle assicurazioni 0,6

84 Servizi forniti alle imprese 4,5

85 Locazione di fabbricati 3,2

86 Insegnamento e ricerca privati O 87 Servizi sanitari privati O 88 Servizi ricreativi e culturali 0,5

89 Servizi generali delle AP O 90 Servizi insegnamento pubblico O 91 Servizi sanitari pubblici O 92 Servizi domestici e delle ISP O 93 Totale costi intermedi 736,8

cati in situazioni con e senza progetto, de­rivanti da un aumento della domanda (rea­le o potenziale) proveniente dai settori in­termedi e dai consumi finali (delle famiglie e della A.P.). Accertata la disponibilità a pagare dei con­sumatori e della possibilità di fruizione del­la risorsa acqua, in termini di copertura della domanda, si possono assumere moltiplica­tori medi nazionali in grado di apprezzare i benefici indiretti presso i diversi settori del­l'economia. Si tratterebbe anche in questo caso, per evi­denti motivi di disomogeneità fisica-econo­mica e sociale del territorio nazionale, di dif­ferenziare i coefficienti moltiplicativi medi di ciascun settore in rapporto alla branca Ac­qua a livello regionale , attraverso apposite normative, allo scopo di determinare i dif­ferenti effetti sui diversi settori economici a seconda della loro prevalenza nelle zone di intervento. Ad esempio, sulla base della struttura degli output e degli impieghi finali desunta dalla Tavola intersettoriale del 1982 a 92 bran­che, (vedi tabella relativa), sarebbe possibi­le individuare con buona precisione l'elen­co dei settori e delle attività coinvolte da una potenziale maggiore disponibilità di acqua e valutarne gli effetti economici, attraverso opportuni moltiplicatori (C .S. Yan, 1972) definiti a scala regionale a seconda delle at­tività economiche presenti in quello speci­fico territorio (agricole, industriali, turisti­co ricettive, etc). Sempre sul piano normativo, potrebbero es­sere inoltre fissati parametri correttivi in gra­do di «premiare», però sulla base di criteri oggettivi, situazioni di particolare arretratez­za o che richiedono investimenti iniziali per l'avvio di opere ritenute indispensabili, ana­logamente a quanto proposto per la deter­minazione del tasso di sconto.

Percentuali Md. di lire Percentuali

O ... 3,7 O .. . O ... 2 O ... O O O

O .. . 12,2 2,04

O ... 1,2 O ...

O ... 4,4 O ...

O ... 3,7 O .. .

O ... 4,5 O .. .

O .. . 0,2 O ...

O ... 3 O ...

O ... 11 ,1 1,86

O 0,2 O .. .

O 3,4 O .. .

O ... 0,3 O ...

O 13,6 2,28

O 3,1 O .. .

O 12,3 2,06

O O O 100 (consumi) 596,9 100

A prescindere da questa ipotesi operativa, comunque, un uso della TEI in questa dire­zione consente di precisare i campi di inda­gine per la determinazione delle cosiddette «esternalità" . Un ultimo argomento, assai delicato nella si­tuazione odierna, riguarda lo stretto rappor­to tra acqua e ambiente antropizzato, ovve­ro l'apprezzamento di quei benefici indiretti (spesso riscontrabili in tempi lunghi) che de­rivano dall 'apporto che un progetto può portare alle attività di disinquinamento o alla conservazione - salvaguardia dell 'am­biente. Nella ACB il calcolo di questo tipo di bene­fici può diventare tra l'altro molto difficile, perché spesso travalica l'orizzonte tempo­rale prefissato (A. Graziani , 1987). Per evitare una eccessiva aleatorietà della sti­ma, si potrebbe utilizzare una particolare ap­plicazione del modello di Leontief r:w. Leon­tief, 1970), in grado di quantificare in ter­mini economici , il «danno risparmiato» in conseguenza di un progetto di intervento o di un'azione di disinquinamento, assu­mendolo come beneficio, attraverso l'intro­duzione di un apposito settore, aggiunto ai settori della tavola. Tale settore verrebbe de­finito come quel complesso di attività eco­nomiche e produttive utili ad eliminare il danno e a ripristinare o mantenere le miglio­ri condizioni di equilibrio ambientale . La tecnica consente di affinare notevolmen­te valutazioni di questa natura che potreb­bero essere - sulla base di opportuni indi­catori - unificate ed assunte nelle ACB uti­lizzate per l'accesso a finanziamenti pub­blici. Infatti, pure in presenza di una economia di mercato e di un sistema dei prezzi largamen­te rappresentativo nella scarsità di alcune ri­sorse (in questa circostanza l'acqua, ma il problema potrebbe riguardare altre situazio-

ni di scarsità e di irriproducibilità, totali o parziali), si possono verificare divergenze tra il costo sopportato dai privati per utilizzar­le e il loro «valore sociale». La conseguenza è che spesso si producono fenomeni distorsivi nella allocazione delle risorse che portano a livelli di produzione e di consumo non ottimali per la società nel suo insieme e, talvolta, veri e propri «spre­chi», associati ad un progressivo degrado dell 'ambiente naturale e all 'eccessivo sfrut­tamento dei beni di cui la collettività di­spone. Sul piano pratico si tratterebbe, at­traverso il metodo indicato, di selezionare - ovviamente in relazione all'obiettivo della «prevenzione» del danno o del ripristino di condizioni ambientali degradate (sempre con riferimento alla disponibilità e all 'uso plurimo di risorse idriche) - quei progetti che presentano un beneficio sociale netto ottimale. Rispetto a questo specifico problema, il prin­cipio fondamentale per l'allocazio­ne delle risorse potrebbe essere così riassun­to: le misure di tutela (o di disinquinamen­to) devono essere spinte fino al punto in cui costi e benefici marginali si eguagliano, evi­tando in ogni caso una «monetizzazione. del danno e quantificando invece il valore delle azioni e delle opere necessarie ad evitarlo.

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