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5 Congresso 1. Cinquant’anni di storia degli infermieri italiani Dagli inizi del Novecento ad oggi la figura del- l’infermiere è stata protagonista in Italia ed in Eu- ropa di un importante processo di professiona- lizzazione. Gli anni Cinquanta: L’Italia deve fare i conti con uno scarso numero di infermiere diplomate, mentre la maggior parte degli infermieri generici spesso non ha neppure seguito un corso di istruzione. Il livel- lo delle prestazioni assistenziali è scarso e le con- dizioni di lavoro delle infermiere molto difficili. La consapevolezza di questi disagi e delle lacune for- mative della categoria, porta alcuni esponenti del- la professione infermieristica ad intraprendere la strada verso un cambiamento decisivo: il 29 otto- bre 1954, dopo un lungo iter parlamentare, viene finalmente istituita l’Ipasvi. Gli anni Sessanta: Con il boom economico l’Italia si avvia a diventare un Paese industrializzato. Il be- nessere porta a una riduzione delle malattie lega- te alla povertà, tuttavia l’assistenza sanitaria risul- ta ancora inadeguata. Nel 1965 viene organizzato a Roma il Primo Con- gresso nazionale della Federazione dei Collegi. Gli obiettivi sono puntare ad una migliore prepara- zione professionale attraverso lo sviluppo della for- mazione e dare agli infermieri il giusto riconosci- mento sociale ed economico. Gli anni Settanta: Alla crisi economica fa riscontro un periodo di tensioni politiche e di grandi cam- biamenti politici e sociali. Nel 1971 l’esercizio della professione infermieri- stica viene esteso anche al personale maschile. La formazione continua ad essere in tutta Europa uno degli strumenti principali attraverso cui pro- muovere la crescita professionale: quella infer- mieristica sarà infatti una delle prime professioni ad ottenere una regolamentazione degli standard formativi. Nel 1973 l’Italia recepisce l’Accordo di Strasburgo. Nel 1974 un Dpr sostituisce l’ormai datato mansionario del 1940. Gli anni Ottanta: Siamo negli anni dell’elettronica e dei computer. Gli infermieri adeguano le loro competenze al progresso scientifico e tecnologi- co: nascono la risonanza magnetica e il laser, si dif- fonde l’uso dell’endoscopia e dell’ecografia. Il 18 dicembre 1980 un'importante direttiva co- munitaria, recepita anche dall’Italia, si propone di favorire la libera circolazione di persone, merci e capitali. Gli anni Novanta: Nel 1991, con la nascita dell’U- nione Europea, si aprono le frontiere. L’Italia de- ve fare i conti con gravi emergenze sociali: au- mentano la disoccupazione, l’emarginazione, l’u- so delle droghe ecc. Il decreto del 2 dicembre 1991 istituisce il Du in Scienze infermieristiche. Il 1° luglio 199450mila infermieri sfilano per le strade di Roma: chiedono più attenzione per il si- stema sanitario pubblico e una migliore qualifi- cazione delle professioni sanitarie. La determina- zione dei manifestanti porta ad una veloce rispo- sta legislativa: il decreto 739 definisce il nuovo pro- filo degli infermieri. Nel 1999, un altro passo avanti: la legge 42 abro- ga il “mansionario” e cancella l’anacronistica de- finizione di “professione sanitaria ausiliaria”. Dal Duemila ad oggi: Con il Terzo millennio gli in- fermieri sono pronti ad accogliere altri importan- ti cambiamenti. Nel 1999 vede la luce una nuova riforma degli studi universitari, ispirata ancora una volta a criteri europei. Le lauree triennali sosti- tuiscono il precedente diploma universitario: con il decreto del 2 aprile 2001 anche gli infermieri possono cogliere questa opportunità. Il successivo traguardo legislativo viene rag- La tecnologia della COMUNICAZIONE per una nuova IMMAGINE degli infermieri I lavori congressuali sono stati scanditi dalla proiezione di filmati OLTRE 70 MINUTI DI VIDEO HANNO DATO VOCE ALLA PROFESSIONE E RACCONTATO LA GRANDE RICCHEZZA DEL LAVORO INFERMIERISTICO E IL CAMMINO COMPIUTO IN CINQUANTANNI DI STORIA DI EMMA MARTELLOTTI Le immagini sono spesso quel che resta impresso più a lungo nella memoria. E di immagini gli oltre cinquemila infermieri che hanno partecipato al XIV Congresso Ipasvi ne hanno vi- ste tante. Oltre 70 minuti di filmati, infatti, hanno scandito i lavori congressuali, introducendo i contenuti delle varie ses- sioni, richiamando la storia della professione e demolendo gli stereotipi di cui abusano i media quando parlano di infermieri. Per una volta, almeno, gli infermieri hanno potuto usare gli strumenti della comunicazione per raccontare se stessi e il proprio mondo, testimoniando le proprie esperienze senza retorica e con l’oggettività necessaria. Un lungo lavoro di documentazione è stato condotto per rac- cogliere immagini del passato e documenti d’archivio che, messi a confronto con la realtà di oggi, dimostrano il cam- mino compiuto dall’Infermieristica e dai suoi protagonisti ne- gli ultimi cinquant’anni, in Italia e in altri Paesi europei. Corsie, ambulatori, sale operatorie, aule universitarie, case di riposo ecc. sono lo sfondo delle riprese, ma il tema domi- nante è sempre il lavoro degli infermieri, anzi il loro rappor- to con i pazienti: la loro professionalità si esprime in mille ge- sti, tutti attenti e sapienti, e in tante situazioni molto diver- se tra loro, ma si coglie anche negli sguardi o in un sorriso. Agli ambienti di lavoro si alternano le immagini di una so- cietà in continua evoluzione, per sottolineare lo stretto lega- me tra l’assistenza infermieristica e i suoi destinatari, i citta- dini. Ma anche per ricordare che gli infermieri sono cittadi- ni essi stessi, con i loro doveri e con i loro diritti. Alle interviste è affidato il compito di focalizzare i problemi attuali, con il linguaggio di tutti i giorni, efficace perché lar- gamente condiviso. A qualche sequenza tratta da fortunati serial televisivi, invece, quello di dimostrare quanto sia spes- so anacronistica e sbagliata la rappresentazione che i media trasmettono della figura infermieristica. “È tempo che lo svi- luppo del Nursing come scienza e come professione si riflet- ta anche nell’immagine che la professione infermieristica tra- smette di sé”, conclude lo speaker dell’ultimo filmato. Ed è per questo che la Federazione si è misurata con le videotec- nologie più moderne, con l’obiettivo di dare un contributo al- la conoscenza di un mondo che merita di essere finalmente scoperto e valorizzato. Forniamo quindi ai lettori de L’infer- miere delle schede che sintetizzano i contenuti dei filmati realizzati per il Congresso.

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5Congresso

1. Cinquant’anni di storia degli infermieri italianiDagli inizi del Novecento ad oggi la figura del-l’infermiere è stata protagonista in Italia ed in Eu-ropa di un importante processo di professiona-lizzazione.Gli anni Cinquanta: L’Italia deve fare i conti con unoscarso numero di infermiere diplomate, mentre lamaggior parte degli infermieri generici spesso nonha neppure seguito un corso di istruzione. Il livel-lo delle prestazioni assistenziali è scarso e le con-dizioni di lavoro delle infermiere molto difficili. Laconsapevolezza di questi disagi e delle lacune for-mative della categoria, porta alcuni esponenti del-la professione infermieristica ad intraprendere lastrada verso un cambiamento decisivo: il 29 otto-bre 1954, dopo un lungo iter parlamentare, viene

finalmente istituita l’Ipasvi.Gli anni Sessanta: Con il boom economico l’Italia siavvia a diventare un Paese industrializzato. Il be-nessere porta a una riduzione delle malattie lega-te alla povertà, tuttavia l’assistenza sanitaria risul-ta ancora inadeguata.Nel 1965 viene organizzato a Roma il Primo Con-gresso nazionale della Federazione dei Collegi. Gliobiettivi sono puntare ad una migliore prepara-zione professionale attraverso lo sviluppo della for-mazione e dare agli infermieri il giusto riconosci-mento sociale ed economico.Gli anni Settanta: Alla crisi economica fa riscontroun periodo di tensioni politiche e di grandi cam-biamenti politici e sociali. Nel 1971 l’esercizio della professione infermieri-stica viene esteso anche al personale maschile. La formazione continua ad essere in tutta Europauno degli strumenti principali attraverso cui pro-muovere la crescita professionale: quella infer-mieristica sarà infatti una delle prime professioniad ottenere una regolamentazione degli standardformativi. Nel 1973 l’Italia recepisce l’Accordo diStrasburgo. Nel 1974 un Dpr sostituisce l’ormaidatato mansionario del 1940.Gli anni Ottanta: Siamo negli anni dell’elettronicae dei computer. Gli infermieri adeguano le lorocompetenze al progresso scientifico e tecnologi-co: nascono la risonanza magnetica e il laser, si dif-fonde l’uso dell’endoscopia e dell’ecografia.

Il 18 dicembre 1980 un'importante direttiva co-munitaria, recepita anche dall’Italia, si propone difavorire la libera circolazione di persone, merci ecapitali. Gli anni Novanta: Nel 1991, con la nascita dell’U-nione Europea, si aprono le frontiere. L’Italia de-ve fare i conti con gravi emergenze sociali: au-mentano la disoccupazione, l’emarginazione, l’u-so delle droghe ecc.Il decreto del 2 dicembre 1991 istituisce il Du inScienze infermieristiche.Il 1° luglio 1994 50mila infermieri sfilano per lestrade di Roma: chiedono più attenzione per il si-stema sanitario pubblico e una migliore qualifi-cazione delle professioni sanitarie. La determina-zione dei manifestanti porta ad una veloce rispo-sta legislativa: il decreto 739 definisce il nuovo pro-filo degli infermieri. Nel 1999, un altro passo avanti: la legge 42 abro-ga il “mansionario” e cancella l’anacronistica de-finizione di “professione sanitaria ausiliaria”.Dal Duemila ad oggi: Con il Terzo millennio gli in-fermieri sono pronti ad accogliere altri importan-ti cambiamenti. Nel 1999 vede la luce una nuovariforma degli studi universitari, ispirata ancora unavolta a criteri europei. Le lauree triennali sosti-tuiscono il precedente diploma universitario: conil decreto del 2 aprile 2001 anche gli infermieripossono cogliere questa opportunità.Il successivo traguardo legislativo viene rag-

La tecnologia della COMUNICAZIONEper una nuova IMMAGINE degli infermieri

I lavori congressuali sono stati scanditi dalla proiezione di filmati

OLTRE 70 MINUTI DI VIDEO HANNO DATO VOCE ALLA PROFESSIONE E RACCONTATO LA GRANDE RICCHEZZADEL LAVORO INFERMIERISTICO E IL CAMMINO COMPIUTO IN CINQUANT’ANNI DI STORIA

DI EMMA MARTELLOTTI

Le immagini sono spesso quel che resta impresso più a lungonella memoria. E di immagini gli oltre cinquemila infermieriche hanno partecipato al XIV Congresso Ipasvi ne hanno vi-ste tante. Oltre 70 minuti di filmati, infatti, hanno scandito ilavori congressuali, introducendo i contenuti delle varie ses-sioni, richiamando la storia della professione e demolendo glistereotipi di cui abusano i media quando parlano di infermieri.Per una volta, almeno, gli infermieri hanno potuto usare glistrumenti della comunicazione per raccontare se stessi e ilproprio mondo, testimoniando le proprie esperienze senzaretorica e con l’oggettività necessaria.Un lungo lavoro di documentazione è stato condotto per rac-cogliere immagini del passato e documenti d’archivio che,messi a confronto con la realtà di oggi, dimostrano il cam-mino compiuto dall’Infermieristica e dai suoi protagonisti ne-gli ultimi cinquant’anni, in Italia e in altri Paesi europei. Corsie, ambulatori, sale operatorie, aule universitarie, casedi riposo ecc. sono lo sfondo delle riprese, ma il tema domi-nante è sempre il lavoro degli infermieri, anzi il loro rappor-to con i pazienti: la loro professionalità si esprime in mille ge-sti, tutti attenti e sapienti, e in tante situazioni molto diver-

se tra loro, ma si coglie anche negli sguardi o in un sorriso.Agli ambienti di lavoro si alternano le immagini di una so-cietà in continua evoluzione, per sottolineare lo stretto lega-me tra l’assistenza infermieristica e i suoi destinatari, i citta-dini. Ma anche per ricordare che gli infermieri sono cittadi-ni essi stessi, con i loro doveri e con i loro diritti. Alle interviste è affidato il compito di focalizzare i problemiattuali, con il linguaggio di tutti i giorni, efficace perché lar-gamente condiviso. A qualche sequenza tratta da fortunatiserial televisivi, invece, quello di dimostrare quanto sia spes-so anacronistica e sbagliata la rappresentazione che i mediatrasmettono della figura infermieristica. “È tempo che lo svi-luppo del Nursing come scienza e come professione si riflet-ta anche nell’immagine che la professione infermieristica tra-smette di sé”, conclude lo speaker dell’ultimo filmato. Ed èper questo che la Federazione si è misurata con le videotec-nologie più moderne, con l’obiettivo di dare un contributo al-la conoscenza di un mondo che merita di essere finalmentescoperto e valorizzato. Forniamo quindi ai lettori de L’infer-miere delle schede che sintetizzano i contenuti dei filmatirealizzati per il Congresso.

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giunto l’8 gennaio 2002: nato sulla spinta diun’emergenza infermieristica, il provvedimentoafferma la centralità del lavoro infermieristicoper il mantenimento degli standard assistenziali,da cui deriva la necessità di ricorrere alle pre-stazioni aggiuntive. Vengono inoltre riconosciutila validità dei precedenti titoli per l’accesso aicorsi di laurea specialistica e la possibilità divalutare la formazione complementare ai finidella carriera.Nel 2004 la Laurea specialistica in Scienze infer-mieristiche diventa finalmente una realtà con-creta.L’impegno tenace di 50 anni di storia infermieri-stica ha dato i suoi frutti: in Italia il percorso for-mativo degli infermieri avviene ormai interamen-te all’interno delle università. Sono attivati corsidi laurea, laurea specialistica e master, premessanecessaria per una più ricca e gratificante pro-gressione di carriera. Certo permangono alcuniproblemi, ma la professione infermieristica sta ac-quisendo sempre maggior prestigio e riconosci-mento sociale. In Italia il quadro normativo che neregolamenta sia la formazione che l’esercizio è trai più avanzati nel mondo.

2. Diventare infermiere: la formazionedi base e specialisticaLavorare alla formazione significa investire sul fu-turo, soprattutto in una società in continua evo-luzione, in cui il cittadino pretende una crescen-te qualità delle prestazioni assistenziali.Gli infermieri italiani varcano le porte dell’Uni-versità già negli anni Novanta, con il decreto del2 dicembre 1991. L’ingresso nell’Università, collo-cando gli infermieri tra le professioni intellettua-li che tradizionalmente vi si formano, genera de-gli effetti positivi, anche in termini di prestigio edi riconoscimento sociale. Stimola inoltre un at-teggiamento “scientifico”, che porta gli infermieria verificare i risultati dell’assistenza infermieristi-ca e a sviluppare la ricerca. Ma quali infermieri servono?“Oggi non sono importanti solo le conoscenze e le com-petenze scientifiche. È fondamentale che l’università for-mi un professionista sempre più qualificato che sappia la-vorare all’interno dei diversi contesti operativi, che sap-pia collaborare con gli altri professionisti, che faccia par-te e sappia inserirsi nella politica aziendale, gestire risor-se e strumenti, organizzare servizi”. (I. V.)La logica di una formazione uguale per tutti gli in-fermieri è ormai del tutto superata, poiché oggi ilsistema sanitario ha bisogno di infermieri gene-ralisti con competenze trasversali, acquisite attra-verso una solida formazione di base, ma anche diinfermieri specialisti, con livelli di formazione sem-pre più alti raggiungibili grazie alla laurea di se-condo livello e ai master in clinica, in management,infermieristica legale ecc.E quanti infermieri servono? In Italia, come nelresto del mondo, la carenza di personale infer-mieristico costituisce un problema ricorrente.

Non solo: nel nostro Paese il numero degli infer-mieri è inferiore a quello dei medici ai quali laprogrammazione universitaria continua a riser-vare molti più posti di quelli effettivamente ne-cessari. Scarseggiano, invece, i posti destinati aicorsi di Infermieristica. Il problema va comun-que affrontato con urgenza per poter risponde-re alle esigenze della popolazione e all’evoluzio-ne della società.Analogamente deve essere risolta anche la que-stione della direzione dei corsi e dell’attribuzionedelle docenze agli infermieri. Il difficile e insosti-tuibile compito del corpo docente infermieristicoè infatti quello di trasmettere agli studenti i con-tenuti disciplinari e l’immagine della professionein tutto il suo valore positivo, per contribuire allapreparazione di infermieri autonomi e responsa-bili, che possano sviluppare appieno le proprie at-titudini e individuare all’interno di un sistema sa-nitario moderno ed efficiente nuove prospettivedi carriera.

3. Coltivare la professionalità: l’aggiornamento e le specializzazioniIl modello di sistema formativo a cui punta la pro-fessione infermieristica in tutta Europa è basatosu un triennio di formazione di base, seguito daun biennio di formazione specialistica di secondolivello e/o da master e dottorati. In Italia, il siste-ma della formazione infermieristica post base siarticola già secondo questo schema. Ma com’è im-postata la formazione specialistica in altri Paesieuropei?“In Croazia, per ottenere la laurea specialistica, occorrefrequentare altri due anni. Inoltre, esistono gli esperti diassistenza clinica; e poi esiste un’ulteriore specializza-zione di tre anni più due. A questo livello abbiamo i diri-genti infermieristici, che servono per dare corpo all’or-ganizzazione nazionale. Possiamo dire che essi costitui-scono un po’ il top nell’ambito infermieristico”. (Dragi-ca Simunec, presidente del Consiglio degli infer-mieri croati)“In Irlanda esiste la possibilità di intraprendere una spe-cializzazione in un’area particolare come, per esempio,nella pediatria, nell’area critica, nell’ostetricia ecc. Vi èla possibilità, inoltre, con circa un altro anno di forma-zione, di conseguire la laurea specialistica e, anche in talcaso, si può scegliere se approfondire l’ambito accademi-co professionale, quindi l’ambito dell’insegnamento, op-pure l’ambito del management”. (Anne Carrigy, presi-dente del An Bord Altranais)“Nel Regno Unito esiste un percorso per coloro che han-no già una laurea di primo livello in materie sanitarie; per-ciò riguarda l’ambito sanitario oppure quello sociale, pur-ché sia attinente alla professione sanitaria. Offre oppor-tunità di carriera dirigenziale nell’ambito del mondo in-fermieristico”. (Jonathan Asbridge, presidente delNursing and Midwifery Council)Non sempre, però, la professionalità acquisita conla formazione post base viene ripagata in terminidi valorizzazione delle posizioni legate alla re-sponsabilità assistenziale e gestionale e, conse-

guentemente, anche in termini di retribuzione. Laformazione specialistica oggi è requisito obbliga-torio solo per alcuni ambiti di attività clinica inSpagna, Irlanda, nel Regno Unito e in Croazia, eper le docenze in Grecia e Croazia.“È legittimo aspettarsi un ritorno dall’investimento cheognuno fa sulla propria cultura. Se un infermiere frequentaun master, deve vedere utilizzata fino in fondo la compe-tenza acquisita, la sua capacità aggiuntiva di operare nelmondo del lavoro. Altrimenti, è una frustrazione: un co-sto e non un investimento”. (G. Z.)“Se fosse la stessa struttura a investire sulla formazione,il riconoscimento del ruolo del professionista sarebbe unanaturale conseguenza di questa scelta e ciò porterebbe aun coerente sviluppo di carriera.Istituire quindi dei piani formativi aziendali risulta esse-re una scelta importante e coerente, e quindi diventa piùfacile e stimolante per noi infermieri partecipare anche al-l’Ecm”. (S. P.)Attualmente in Italia lo sviluppo di carriera degliinfermieri avviene prevalentemente in ambito ma-nageriale e nel campo della formazione. Tuttaviaper l’altissima percentuale di infermieri impiega-ti in ambito clinico, è necessario investire di piùanche in questa direzione.La Federazione Ipasvi intende comunque battersi,insieme agli organismi di rappresentanza di altriPaesi europei, per l’adeguato riconoscimento e lavalorizzazione di tutti coloro che affrontano im-pegnativi percorsi formativi tesi all’accrescimen-to delle proprie competenze nell’interesse dell’in-tero sistema.

4. L’identikit dell’infermiere europeo. La valorizzazione delle competenze infermieristiche e il personale di supportoNonostante il trend positivo degli ultimi anni, inItalia il numero dei laureati in Infermieristica con-tinua ad essere insufficiente rispetto al fabbiso-gno. Questa carenza di personale infermieristicodiventa più evidente se confrontiamo i dati italia-ni con quelli di altri Paesi europei. L’Italia, con lasua media di 5,4 infermieri ogni 1.000 abitanti sicolloca tra i Paesi europei con minor presenza dipersonale infermieristico. L’Irlanda primeggia nel-la scala europea con 14,8 infermieri per 1.000 abi-tanti (Ocse 2003).Inoltre gli infermieri vengono spesso impiegati inattività che non sono di loro competenza, anchese è ben chiaro che quando le funzioni domesti-co-alberghiere sono correttamente svolte dal per-sonale di supporto, l’infermiere può dedicare piùtempo al paziente.“Noi infermieri spesso siamo costretti a svolgere mansio-ni che non ci competono per la carenza di personale disupporto; queste mansioni sono principalmente attivitàdomestico-alberghiere che dovrebbero essere svolte da al-tre figure”. (E. P.)Anche il ricorso a infermieri stranieri è stato spes-so presentato come una risposta alla carenza dipersonale infermieristico. In realtà l’inserimentodi infermieri stranieri è un problema all’ordine del

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giorno nella maggior parte dei Paesi europei. Un numero inadeguato di infermieri determinasempre l’abbassamento degli standard di assistenzae può portare ad un aumento degli errori, ancheper la oggettiva difficoltà di rispettare in tali con-testi le comuni norme di comportamento. Al con-trario, alcune ricerche rilevano che laddove si ri-scontri una maggior presenza di infermieri con di-verse specializzazioni e competenze, i pazienti ospe-dalizzati hanno più possibilità di guarigione e gua-dagnano in qualità di vita.“Quando gli infermieri in un’unità operativa sono pochi,le attività che maggiormente vengono sacrificate sono leattività relazionali. E noi infermieri sappiamo benissimoche le attività relazionali invece sono molto importanti peril paziente”. (E. P.)Questo i cittadini si aspettano dagli infermieri,ed è questo che gli infermieri vogliono garanti-re loro.

5. I sistemi, i valori e i poteri: le scelteper l’assistenza e gli infermieriL’Italia è tra i Paesi che riconoscono ai pazienti ildiritto inderogabile ad una copertura assistenzia-le totale, qualunque sia la loro capacità economi-ca. Ma, affinché un servizio sanitario a governopubblico funzioni efficacemente, è necessario in-vestire anche sulla preparazione e sulle compe-tenze del personale sanitario. La definizione delprofilo degli infermieri (Dpr 739/94) è stata unadelle conquiste più significative per una migliorequalificazione della professione, un risultato rag-giunto grazie alla determinazione degli infermie-ri e nonostante le resistenze opposte da altri grup-pi professionali.“Ci sono medici che riconoscono la professionalità degliinfermieri e altri che hanno ancora dei pregiudizi e non ri-escono a instaurare con loro un buon rapporto”. (S. P.)“Lavorare bene per l’infermiere significa garantire al cit-tadino un’adeguata assistenza. Per far questo l’infermie-re deve essere motivato. La motivazione nasce dalla pos-sibilità di lavorare in un contesto adeguato ed organizza-to e, non per ultimo, da un riconoscimento sociale e so-prattutto economico”. (G. A.)Se vanno difese le aspettative dei pazienti ad ave-re prestazioni assistenziali di qualità, non vannotrascurate nemmeno le aspettative degli infer-mieri che, a loro volta, chiedono attenzione alloro status di lavoratori particolari e tutele con-trattuali. Quella dell’infermiere è una professio-ne prevalentemente al femminile; bisogna quin-di definire uno status contrattuale che tenga inconsiderazione le problematiche connesse al fat-to che l’infermiera oltre al ruolo di lavoratrice,riveste anche quello di moglie e madre: orari, tur-ni notturni, periodo estivo in cui le scuole sonochiuse ecc.Gli aspetti che attengono all’ambito contrattualee organizzativo rimandano alle scelte che uno Sta-to moderno e democratico deve garantire ai suoicittadini in termini di pari opportunità e di soste-gno sociale.

6. Gli infermieri libero professionisti:una risorsa nella sanità che cambiaL’immagine dell’infermiere è stata associata tradi-zionalmente all’assistenza in corsia. Negli ultimi an-ni, però, sta emergendo il fenomeno della libera pro-fessione infermieristica, anche in rapporto ai cam-biamenti intervenuti nel quadro epidemiologico:sono infatti aumentate le malattie croniche e si èelevata l’età media della popolazione. A ciò ha fattoriscontro, in tutti i Paesi europei, una forte doman-da di assistenza infermieristica sul territorio.“L’assistenza infermieristica ha la necessità di usciredalle strutture ospedaliere e di orientarsi sul territorio.Molte volte il paziente viene dimesso e si sente solo eabbandonato, quando i suoi bisogni assistenziali per-sistono. Per questo motivo abbiamo bisogno di fornir-gli una valida risposta attraverso gli ambulatori, attra-verso l’assistenza domiciliare ed altri servizi”. (I. V.)La professione è schierata nettamente a favore diun sistema sanitario a governo pubblico, che ga-rantisca un’adeguata copertura sanitaria a tutta lapopolazione. Ma in un sistema che voglia assicu-rare un diritto alla salute per tutti, bisogna crearele condizioni affinché il cittadino che lo desideripossa ‘integrare’ i servizi messi a disposizione dal-lo Stato con altre prestazioni. Anche all’infermiere professionista deve poter sce-gliere la modalità di esercizio professionale piùconforme alle proprie attitudini e aspettative. Lamodalità con cui un infermiere sceglie di eserci-tare la propria attività non deve però penalizzarloin termini di tutela professionale e di sicurezza so-ciale. Ecco perché, verso la fine degli anni Novan-ta, quando il fenomeno della libera professione hacominciato a diffondersi, la Federazione Ipasvi hapromosso l’istituzione della Cassa autonoma diprevidenza e assistenza in favore degli infermieri.Assunta la denominazione di Enpapi, oggi è un en-te previdenziale moderno, funzionale e in costan-te evoluzione, sempre più vicino ai propri iscritti.

7. Percezione, immagine, aspettative sociali: l’infermiere nella società contemporaneaL’opinione pubblica italiana ha ancora una perce-zione inadeguata del ruolo e dell’attività degli in-fermieri. Sulla professione pesa un fardello di ste-reotipi e di luoghi comuni che, nonostante la co-stante crescita del gruppo professionale, si ripro-

pone come un’eredità tanto anacronistica quantodifficile da scardinare.Un certo tipo di produzione cinematografica e te-levisiva presenta la figura dell’infermiere in modoaddirittura offensivo, associandola all’erotismo e alsesso. Neppure la fiction rende giustizia agli infer-mieri: i protagonisti del mondo sanitario continua-no ad essere i medici, ai quali vengono affidati sem-pre i ruoli di maggior spessore. Gli infermieri inve-ce, nel migliore dei casi, vengono rappresentati co-me persone dal grande cuore, ma mai come profes-sionisti con responsabilità e competenze.Ma perché i media propongono al pubblico un’im-magine così lontana dalla realtà? In termini di au-dience è più facile assecondare quella che si ritienel’opinione corrente. Ma riproporre stereotipi nega-tivi non fa che alimentare una percezione penaliz-zante per il mondo infermieristico. Non c’è da me-ravigliarsi, quindi, se alcuni giovani sono poco pro-pensi ad intraprendere questa scelta professionale!Sui nostri schermi continuano ad apparire perso-naggi che interpretano infermieri subordinati almedico, infermieri che per curare i pazienti usa-no tutto tranne che competenze e conoscenze pro-fessionali, infermieri frustrati, infelici e che pren-dono con leggerezza la loro professione. Per fortuna, però, comincia a manifestarsi qualchesegnale positivo. Un esempio di questa maggiore sen-sibilità è la fiction made in Usa, che non a caso si av-vale per le sceneggiature della consulenza di profes-sionisti sanitari. In questi serial i medici si confron-tano costantemente e collaborano con gli infermie-ri, ma soprattutto sono gli stessi pazienti che privile-giano il rapporto con gli infermieri, ai quali ricono-scono la capacità di farsi carico dei loro problemi.Alcuni elementi storici possono spiegarci l’atteg-giamento di subalternità e lo scarso potere delleinfermiere del passato: la forte presenza del per-sonale religioso, la predominanza di una classe me-dica molto autorevole e potente, la tradizionalecomposizione femminile del gruppo professiona-le e, ai giorni nostri, la pressione di una pletoramedica sovradimensionata rispetto alle reali esi-genze del sistema sanitario. Ma se in Italia l’immagine della professione infer-mieristica trasmessa dai media è ancora piuttostobassa, il giudizio dei cittadini che entrano a con-tatto diretto con gli infermieri si rileva nella mag-gior parte dei casi decisamente più positivo.È tempo che lo sviluppo del Nursing come scien-za e come professione si rifletta anche nell’imma-gine che la professione infermieristica trasmettedi sé. Il primo passo da fare è quello di agire sulrapporto con il cittadino, al quale l’infermiere de-ve far conoscere il proprio valore professionale: iprimi comunicatori di se stessi, infatti, sono e re-stano gli infermieri. Ma la professione, i Collegi ela Federazione Ipasvi devono chiedere anche piùvisibilità agli organi di comunicazione, e preten-dere da loro un maggior rigore, non solo nel pro-prio interesse, ma soprattutto ai fini di una cor-retta informazione nei confronti del cittadino.

Il Comitato centrale della Federazione nazionale CollegiIpasvi ringrazia tutte le Infermiere, gli Infermieri e gli Stu-denti che hanno collaborato con entusiasmo alla realiz-zazione dei filmati. In particolare, per le interviste: An-drea Allegroni, Gabriele Aluetreti, Stefania Campitelli,Valentia Capparozza, Alessandro Fontana, Nicoletta Gac-cetta, Simona Pasquinelli, Elena Porcù, Ivana Vallario,Giuditta Zocchi. L’Ipasvi ringrazia anche i Servizi infermieristici e le Dire-zioni delle strutture in cui sono state effettuate le ripreseper la loro collaborazione e disponibilità e per aver con-cesso l’uso dei materiali d’archivio.Realizzazione “L’Immagine Sas”, Roma