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Auditorium Giovanni Agnelli lunedì 26 novembre 2012 ore 20.30 Accademia Bizantina Ottavio Dantone direttore al cembalo Viktoria Mullova violino i C ONCERTI DEL L ingotto 2012-2013

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Auditorium Giovanni Agnelli

lunedì 26 novembre 2012ore 20.30

Accademia Bizantina

Ottavio Dantonedirettore al cembalo

Viktoria Mullovaviolino

i CONCERTIDELLingotto

2012-2013

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Ufficivia Nizza 262 int. 73 – 10126 Torinotel. 011 6677415e-mail: [email protected]

Biglietteria via Nizza 280 int. 41 tel. 011 6313721

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Johann Sebastian BachConcerto per violino e archi

in la minore BWV 1041

(Allegro)Andante

Allegro assai

Concerto per violino, cembalo e archi in do minore

(trascrizione di Ottavio Dantone del Concerto per due cembali BWV 1060)

AllegroAdagio Allegro

* * *

Concerto per violino e archi in re maggiore

(trascrizione di Ottavio Dantone del Concerto per cembalo BWV 1053)

AllegroSiciliano

Allegro

Concerto per violino e archi in mi maggiore BWV 1042

AllegroAdagio

Allegro assai

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PROSSIMI CONCERTI

martedì 4 dicembre 2012 ore 20.30Sala CinquecentoKsenija Sidorova fisarmonicaMusiche di Franck, Nordheim, Mozart e Grieg

mercoledì 16 gennaio 2013 ore 20.30Sala CinquecentoAgata Szymczewska violinoJustyna Danczowska pianoforteMusiche di Schubert, Brahms e Szymanowski

lunedì 18 febbraio 2013 ore 20.30Auditorium Giovanni AgnelliKremerata BalticaGidon Kremer direttore e violinoMusiche di Vivaldi, Glass, Serksnyte, Desyatnikov,Raskatov, Tabakova e Piazzolla

RINGRAZIAMENTI

In quasi vent’anni di storia la rassegna dei Con-certi del Lingotto ha portato sul podio dell’Audi-torium Giovanni Agnelli le massime orchestre pre-senti sul panorama internazionale insieme a moltidei più importanti direttori e solisti. L’Associazio-ne Lingotto Musica vuole ringraziare il propriopubblico per la costante e appassionata parteci-pazione ai molteplici programmi offerti, nonchétutti gli enti, pubblici e privati, che nel corso deglianni ne hanno sostenuto l’attività, rendendo pos-sibile anche quest’anno una nuova serie di appun-tamenti con la grande musica.

Gianluigi Gabettipresidente

Francesca Gentile Cameranadirettore artistico

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Johann Sebastian Bach(1685 - 1750)

Concerto per violino e archi in la minore BWV 1041

L’immagine del Bach superiore al suotempo, isolato nella sua severità luterana enella sua altezza concettuale, deve essereintegrata da quella, non meno grande, delmusicista di mondo che attraversa la civiltàstrumentale contemporanea tenendosi alcorrente delle novità che dalla Francia e dal-l’Italia venivano ad arricchire l’orizzonte delsuo ininterrotto operare. Al concerto per vio-lino solista Bach si era già dedicato neglianni di Weimar, quando il gusto sveglio eintraprendente di quella corte aveva apertole porte al concerto strumentale italiano dif-fuso nei primi anni del Settecento per tuttaEuropa; sono di quel tempo le trascrizionied elaborazioni bachiane dei Concerti diVivaldi da poco pubblicati, esperienze poiconfluite nella produzione concertisticadegli anni di Cöthen (1717-1723) quandoBach era diventato maestro di cappella edirettore della “Kammermusik” del principeLeopoldo.

Nel Concerto BWV 1041 il primo Allegromuove da un tema di sapore vivaldiano perla nettezza dei contorni e l’energia ritmica;il solista lo riprende sviluppandone i sugge-rimenti melodici, oppure variandolo di fio-riture, oppure ancora proponendo ideenuove che diramano in libertà, ma senza per-dere di vista la sostanza tematica di base;l’orchestra ribadisce i punti di riferimento,ma non sta sempre ad aspettare il suo turno

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e spesso s’intromette con impazienza nelleevoluzioni del solista, sostituendo alla pre-vidibilità degli interventi un quadro formaledi continua vitalità. Nell’Andante la tonalitàpassa al Fa maggiore con una ampiezza direspiro che, come nel Concerto in Mi, ne fail punto di forza di tutta l’opera: l’andamentoè processionale, animato da un senso digrandezza tutta interiore; il solo si fa avanticon assaggi progressivi, sempre più distesinei modi aperti dell’aria vocale, facendosi“portare” dall’orchestra che presto si alleg-gerisce nel semplice profilo ritmico; inco-minciando le sue uscite allo scoperto da unanota alta e tenuta, il violino solista sembraogni volta mosso da uno slancio verso laparola, che poi ripiega in attenuazioni e sfu-mature cromatiche prima che l’orchestra locircondi di nuovo della sua grandiosità. Ilfinale Allegro assai, in tempo di giga, dopol’esordio a voci unite vede il violino staccarsi,al solito, con le sue digressioni individuali;ma non c’è nessuna marcata esibizione, solola felicità di un crepitante incalzare ritmico;verso la fine c’è un breve rallentando, comeper riprendere fiato: poi gli ingranaggi sirimettono in azione a partire dai bassi conun gioco di botta e risposta, prima che “solo”e “tutti” confluiscano assieme nella conclu-sione.

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Concerto per violino, cembalo e archi in do minore

(trascrizione di Ottavio Dantonedel Concerto per due cembali BWV 1060)

Pur con qualche incertezza di datazione,questo Concerto in Do minore BWV 1060sembra risalire agli anni attorno al 1730,quando Bach, oltre a varie altre incom-benze, era a Lipsia direttore dei concertiche si tenevano in vari luoghi della città.L’opera ci è pervenuta in una versione perdue clavicembali e basso continuo, tra-smessa in copie manoscritte tutte posteriorialla morte del compositore; già alla fine del-l’Ottocento si era notata, rispetto ad ana-loghi concerti “doppi”, una differenza ditrattamento linguistico fra i due strumentiin gioco, per cui sono state approntate varieversioni per due strumenti solisti diversi.Nella forma di Doppio Concerto per violinoe oboe l’opera ha avuto così la sua veste piùconosciuta; per altro, va ricordato che ilproblema di una univoca destinazione stru-mentale è tipicamente moderno e non sus-sisteva al tempo di Bach quando, salvo casieccezionali, il concepimento di una musicapoteva adattarsi con la stessa proprietà avarie realizzazioni timbriche: pratica cheBach, con allievi e figli musicisti, esercitògenerosamente servendosi per i suoi impe-gni concertistici di vari tipi di trasposizionie trascrizioni. Quella che ci presenta oraOttavio Dantone mette in primo piano vio-lino e cembalo quali strumenti concertanti;nei due movimenti veloci i due solisti esau-riscono tutte le possibilità della scacchiera

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tematica, con dialoghi che si inseguono, siannodano e si sciolgono entro l’immutabilequadratura ritmica; ma sopra tutto mira-bile è l’ariosità degli intrecci nell’Adagiointermedio, la cui melodia ad ampio rag-gio fluisce inarrestabile come da una fon-tana miracolosa, passando da uno stru-mento all’altro con la placida regolarità deivasi comunicanti.

Concerto per violinoe archi in re maggiore

(trascrizione di Ottavio Dantone del Concerto per cembalo BWV 1053)

Anche questo Concerto BWV 1053, comeil precedente, appartiene agli anni in cuiBach programmava le musiche da eseguireal Caffè Zimmermann di Lipsia con il Col-legium musicum fondato da Telemann e poipassato sotto la sua direzione; a più riprese,fra il 1729 e il 1741, Bach ne ha curato ilrepertorio attingendo a quanto offriva l’e-ditoria più moderna, ma sopra tutto met-tendo mano a opere proprie e altrui. Il casodel nostro Concerto vede Bach rivolgersianche alla produzione vocale delle sue Can-tate, in particolare le nr. 169 e 49 del cata-logo generale, dove il materiale di base ditemi e svolgimenti viene ripensato per il cla-vicembalo, contribuendo così alla nascenteautonomia solistica dello strumentro atastiera; la trascrizione per violino presentanaturalmente problemi specifici di sonoritàe fraseggio, data la natura così diversa deidue strumenti, specie per quanto riguarda

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l’intensità, la durata del suono e la soste-nutezza dei passi melodici. Il primo movi-mento del Concerto prende l’avvio da unaidea luminosa e solenne che resta il senti-mento fondamentale di tutta la pagina; lostrumento solista segue le proposte dell’or-chestra, riprendendone i temi, ma li cor-teggia con i mezzi della sua tipicità tim-brica, trilli, volatine, abbellimenti integratinella melodia; ogni tanto si mimetizza nel“tutti”, ogni tanto riemerge, sempre nellacontinuità ritmica innescata dalla primaidea. Il movimento centrale ha l’indicazione“Siciliano”, che sottintende un procedere diandante calmo; attaccato dagli archi intonalità minore, il tema ha qualcosa distruggente e di malinconico (la perennemalinconia con cui il nord anela alle terredel sud, almeno idealmente); il solista s’in-troduce discreto, ma poi prende in mano ildiscorso cantabile con un carattere piùschivo, di intimità e delicatezza. Nel finaleil solista entra sùbito in scena mentre gliarchi impongono un clima massiccio e diurbana festosità; quindi s’ingegna a entraree uscire con astuzia dalla massa degli archi,facendosi riconoscere per i suoi agili dise-gni ornamentali.

Concerto per violino e archiin mi maggiore BWV 1042

Questo Concerto è un po’ il gemello delprecedente in la minore (BWV 1041), conil quale partecipa la data di nascita attornoal 1720, negli anni più laboriosi della

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fucina strumentale di Cöthen; un poco piùsviluppato nelle strutture, presenta unadiversa distribuzione di colori tonali datala diversa tonalità d’impianto: Mi mag-giore.

Il Concerto BWV 1042, uno dei più famosie giustamente amati di quel gruppo diopere, adotta di Vivaldi l’organica strutturaallegro-adagio-allegro e si adatta alla con-cezione concertante basata sull’alternanzadel “solo” con il gruppo orchestrale(“tutti”); nel primo Allegro la scandita suc-cessione ascendente delle tre note dell’ac-cordo fondamentale pervade tutto il dis-corso, anche le zone in tonalità minore epersino l’accompagnamento del bassoquando il solista si avventura nelle suevariazioni e digressioni; la continuità rit-mica s’interrompe appena per lasciare alviolino il breve spazio di una cadenza primadella ripresa. Nell’Adagio Bach si allontanadal modello italiano, dove il movimentolento era in generale un breve momento diraccoglimento a parti sfoltite prima diriprendere la corsa del finale; al contrario,Bach ne fa il cuore della composizione, apartire da un tema in densa tonalità minorepresentato dagli archi a mo’ di preludio, untema di risentita e turbata severità che nel-l’ampiezza delle sue curve e dei suoiappoggi fa pensare addirittura al maestoso“Kyrie” della Messa in si minore; una voltaesposto, il tema non scompare, solo si ritraesullo sfondo come un mònito, una continuapresenza di “basso ostinato” che lasciacampeggiare il monologo del solista, ispi-rato all’ampiezza di respiro dell’aria vocale.

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Nel finale, tutto slancio unitario senza com-plicazioni polifoniche o varietà di digres-sioni, l’orchestra risponde con il suo iden-tico ritornello alla gioiosa fantasia del“solo”.

Giorgio Pestelli

Accademia Bizantina

L’Accademia Bizantina nasce a Ravenna nel1983, per fare musica ‘come un grande quar-tetto d’archi’. Con il medesimo approccio‘cameristico’, ancora oggi, il gruppo è gestitodai propri componenti, che assieme stabilisconoobiettivi e linee guida. Dal 1996 Ottavio Dan-tone e Stefano Montanari collaborano allagestione musicale dell’ensemble, ricoprendorispettivamente i ruoli di direttore musicale edi primo violino concertatore, fondendo ilmeglio delle loro qualità umane ed artistiche.

L’intento è quello di coniugare ricerca filo-logica e studio della prassi esecutiva su stru-menti originali, con un’attenta e rispettosalettura della partitura, come nella più nobiletradizione cameristica italiana. Rigore e raf-finatezza di Dantone, energia ed estro diMontanari, entusiasmo e complicità daparte di ogni strumentista, si fondonoinsieme come le tessere di un mosaico bizan-tino, rendendo l’Accademia uno dei più raf-finati e vivaci ensemble di musica anticapresenti oggi sulla scena internazionale.

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Numerose le incisioni, per Decca, l’OiseauLyre, Harmonia Mundi, Naive, Arts, Denon,Amadeus (premiate da riconoscimenti comeDiapason D’Or e Midem), le partecipazionia trasmissioni e dirette radiofoniche e i con-certi nelle più prestigiose stagioni e sale ditutta Europa, Israele, Giappone, Messico,Stati Uniti e America del Sud. Nel dicem-bre 2011 conquista la sua prima nomina-tion ai Grammy Music Award con il cd incisoper DECCA “Purcell – O Solitude” conAndreas Scholl e Christophe Dumaux.

ACCADEMIA BIZANTINA

Violini I: Alessandro Tampieri, Paolo Zinzani,Ana Liz Ojeda, Lisa Ferguson; Violini II: StefanoRossi, Laura Mirri, Ulrike Fischer; Viole: DiegoMecca, Alice Bisanti; Violoncelli: Marco Frezzato,Paolo Ballanti; Violone: Giovanni Valgimigli

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Ottavio Dantone

Ottavio Dantone si è diplomato in organo eclavicembalo presso il Conservatorio “G.Verdi” di Milano e ha intrapreso giovanis-simo la carriera concertistica, dedicandosi findall’inizio allo studio e al costante appro-fondimento della musica antica, segnalandosipresto all’attenzione del pubblico e della cri-tica. Nel 1985 ha ottenuto il premio di bassocontinuo al Concorso Internazionale di Parigie nel 1986 è stato premiato al Concorso Inter-nazionale di Bruges (due dei concorsi di cla-vicembalo più importanti del mondo), primoitaliano ad aver ottenuto tali riconoscimentia livello internazionale in ambito clavicem-balistico. Dal 1996 è il direttore musicale del-l’Accademia Bizantina di Ravenna. Nel 1999,la prima esecuzione in tempi moderni delGiulio Sabino di Giuseppe Sarti ha segnatoil suo debutto operistico. Da allora affiancaalla sua abituale attività di solista e leader digruppi da camera quella ormai intensa didirettore d’orchestra, estendendo il suo reper-torio all’opera e al periodo classico e roman-tico e accostando al repertorio più conosciutola riscoperta di titoli meno eseguiti o in primaesecuzione moderna.

È regolarmente ospite dei più prestigiositeatri d’opera e dei Festival internazionalipiù importanti del mondo. Moltissime le re-gistrazioni radiofoniche e televisive in Ita-lia e all’estero, nonché quelle discografichesia come solista che come direttore, per lequali ha ottenuto prestigiosi premi e ricono-scimenti dalla critica internazionale. Dal2003 incide per la Decca.

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Viktoria Mullova

Il suo straordinario talento si è imposto all’at-tenzione internazionale quando ha vinto, nel1980, il 1° Premio al Concorso Sibelius diHelsinki e la Medaglia d’oro al ConcorsoCajkovskij, nel 1982. Da allora ha suonatoin tutto il mondo con le più grandi orchestre,i più celebri direttori ed è stata ed è ospitedei più importanti Festival internazionali. Èoggi conosciuta per la straordinaria versati-lità che l’ha portata a esplorare tutto il reper-torio per violino, dal barocco alla musica con-temporanea, dalla world fusion alla musicasperimentale. L’interesse per la prassi esecu-tiva l’ha portata a collaborare con numerosicomplessi specializzati nell’esecuzione sustrumenti originali, fra cui l’Orchestra of theAge of Enlightenment, il Giardino Armonico,il Venice Baroque e l’Orchestre Revolution-naire et Romantique. L’avventura di Vikto-ria Mullova nella musica contemporanea ini-zia nel 2000 con l’album Throug the Loo-king Glass comprendente brani di world, jazze pop music arrangiati per lei da MatthewBarley. L’esplorazione è continuata con lacommissione di nuovi brani a giovani com-positori fra cui Fraser Trainer e Thomas Lar-cher. È inotre recente il progetto The Pea-sant Girl con l’Ensemble di Matthew Barley,in cui suona musiche di diversa provenienza,con radici nel classico, nel gypsy e nel jazz.

In récital suona regolarmente con KatiaLabèque e di recente ha formato un Duocon il fortepianista Kristian Bezuidenhout.

Suona lo Stradivari Julius Falk del 1723e un Guadagnini.

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Allestimento grafico e stampa:la fotocomposizione - Torino

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