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Ministero dello Sviluppo Economico DIPARTIMENTO PER L’IMPRESA E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE
DIREZIONE GENERALE PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE E GLI ENTI
COOPERATIVI
DIV. VIII PMI e Artigianato
I Contratti di rete:
aspetti normativi, strutturali e principali risultati di un’Indagine
qualitativa
Roma, 24 ottobre 2012
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Il Rapporto è stato realizzato dalla Direzione Generale per le Piccole e Medie Imprese e
gli Enti Cooperativi, guidata dal prof. Gianluca Maria Esposito.
L’analisi è stata effettuata da un gruppo di lavoro composto da: Giuseppe Capuano,
Dirigente della Divisione VIII, Marielda Caiazzo, Paolo Carnazza e Piergiorgio Saracino.
I Contratti di rete: aspetti normativi, strutturali e principali risultati di
un’Indagine qualitativa
Riassunto
Il lavoro intende approfondire un’innovativa modalità di aggregazione, recentemente introdotta dal Legislatore:
il Contratto di rete. Dopo aver fatto un breve cenno alle principali tappe normative, si fornisce una fotografia
quantitativa dello strumento. Successivamente, la ricerca presenta i risultati di un’Indagine qualitativa svolta
su un campione di circa 300 imprese che coinvolgono 159 Contratti di rete. L’Indagine è finalizzata ad
individuare i principali motivi che hanno spinto le imprese a scegliere questo strumento; i relativi vantaggi e
svantaggi; i giudizi e le aspettative sulla performance di alcune variabili aziendali (ordinativi, fatturato,
occupazione, export, costi di produzione); i rapporti con il sistema bancario; i miglioramenti da apportare per
un suo più ampio utilizzo. Da ultimo, si è cercato di indicare alcune misure di politica industriale sulla base
dei suggerimenti forniti dalle stesse imprese intervistate.
Parole chiave: Contratto di rete, aggregazione di imprese, politica industriale
Network agreements: regulatory and structural aspects and main
results of a qualitative survey
Abstract
The principal aim of the paper is to deepen an innovative way of aggregation, recently introduced by policy
makers: the Network Agreement. After having illustrated the main normative steps, we give a quantitative
assessment of the instrument. Then, the paper presents the main results of a qualitative Survey conducted on a
sample of almost 300 enterprises involved in 159 Network Agreements. The Survey is finalized at illustrating
the main reasons which lead firms to have chosen this instrument; its advantages and disadvantages; the opinions
and expectations on the performance of some variables such as orders, turnover, employment, export, production
costs; the relations with the banking system; the improvements which should be carried out for its better
utilization. Lately, some measures of industrial policy are indicated on the basis of the suggestions from the
interviewed firms.
Keywords: Network agreements, network of firms, industrial policy
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Indice
1. Introduzione ................................................................................................................................................... 5
2. Il Contratto di rete: le principali caratteristiche ................................................................................................ 7
2.1 Premessa ..................................................................................................................................................... 7
2.2 Il Contratto di rete ........................................................................................................................................ 8
3. Il Contratto di rete: alcuni aspetti quantitativi ................................................................................................ 16
4. Il Contratto di rete: un‟Indagine qualitativa ................................................................................................... 22
4.1 Le caratteristiche dell’Indagine ....................................................................................................................... 22
4.2 I principali risultati dell’Indagine .................................................................................................................... 25
4.3 Le imprese cooperative e i Contratti di rete ........................................................................................................ 33
5. Conclusioni ................................................................................................................................................... 43
Riferimenti bibliografici .................................................................................................................................... 46
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1. Introduzione
Lo scenario economico internazionale è stato caratterizzato, negli ultimi 15-20 anni, da una
serie di mutamenti strutturali: l‟avvento dell‟euro, l‟entrata di nuovi Paesi competitors (Cina ed
India in primis) nei mercati mondiali, la rivoluzione di carattere tecnologico – informatico
(Bugamelli e altri, 2009). In questo scenario si è innestata la grave crisi recessiva del biennio
2008-2009 che, originata dalla bolla finanziaria e immobiliare statunitense, ha successivamente
avuto per le economie industrializzate ripercussioni significative anche sul piano reale, in
termini soprattutto di caduta della domanda e dell‟occupazione.
Il sistema manifatturiero italiano ha però saputo reagire spontaneamente a questi mutamenti e
alla profonda crisi recessiva e, attraverso una serie di strategie di innovazione,
internazionalizzazione, diversificazione dell‟offerta, etc., è stato in grado di riconquistare
gradualmente quote di mercato al di là dei confini nazionali.
In questo contesto, molte imprese soprattutto di micro e piccole dimensioni hanno
intensificato le strategie di aggregazione attraverso la realizzazione di accordi, sia informali che
formali (in particolare con accordi di collaborazione tecnologica, commerciale, etc.), la
costituzione di Gruppi di impresa o, ancora, attraverso l‟intensificazione di relazioni all‟interno
delle aree distrettuali: ciò ha permesso di migliorare la propria competitività e accrescere la
capacità innovativa senza rinunciare alla propria autonomia gestionale e strategica. Non solo:
molte imprese sono riuscite in questi ultimi anni a superare la logica territoriale e ad uscire
progressivamente dai propri confini definendo accordi e contratti con imprese operanti in
altre regioni, nell‟ambito di un sistema articolato di relazioni in rete.
Il Legislatore ha saputo recepire alcuni di questi mutamenti formalizzando, attraverso il
Contratto di rete introdotto nel luglio del 2009, questa nuova modalità di aggregazione,
sviluppatasi spesso su base spontanea. Il Contratto di rete nasce, quindi, con la principale
finalità di favorire l‟aggregazione tra imprese ed è già divenuto oggetto di riflessioni e di un
ampio dibattito in letteratura (si rinvia, al riguardo, a Travaglini, 2011 e Aureli e altri, 2011).
Il Contratto di rete si aggiunge ad altre forme di cooperazione esistenti (ad esempio
Associazioni temporanee di imprese, Consorzi con attività esterna, etc.), dalle quali si
differenzia soprattutto per la maggiore flessibilità sia nella definizione degli scopi e dei confini
della rete, che relativamente al grado di coinvolgimento dei partners (Cafaggi, 2009),
rendendolo attraente anche per le imprese normalmente poco propense alla collaborazione.
In questo lavoro si è cercato di analizzare approfonditamente le caratteristiche dei Contratti di
rete sia sotto l‟aspetto quantitativo che qualitativo. A tal fine la ricerca è strutturata come
segue.
Dopo esserci brevemente soffermati su alcuni fattori di debolezza del nostro apparato
produttivo legati, in particolare, alla modesta dimensione media ed avere evidenziato il
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consolidarsi negli ultimi 15-20 anni di modelli aggregativi spontanei nati per sopperire a tali
criticità (par.2.1); successivamente si sono illustrate le principali tappe normative del Contratto
di rete con lo scopo di evidenziarne le novità salienti e le caratteristiche che lo differenziano
da altre forme di aggregazione (par.2.2).
Il terzo paragrafo intende fornire un‟ampia fotografia quantitativa dei Contratti di rete e mette
in evidenza una serie di “numeri” che registrano la loro evoluzione dal marzo 2010 al giugno
2012 e che confermano l‟entusiasmo con cui questa nuova modalità di aggregazione è stata
accolta da molte imprese. Sulla base dei più recenti dati, forniti da Unioncamere, sono 412 i
Contratti di rete registrati con quasi 2.200 imprese coinvolte.
Il successo con cui il Contratto di rete è stato accolto, nell‟ambito dell‟Osservatorio sui
Contratti di rete, costituito dalla Direzione Generale PMI e Enti Cooperativi - Divisione VIII -
del Ministero dello Sviluppo Economico, con il fine di monitorare l‟andamento di tale modalità
di aggregazione, nello scorso mese di maggio è stata svolta un‟Indagine qualitativa su un
campione di poco più di 300 imprese coinvolte in 159 Contratti di rete. L‟Indagine, svolta
attraverso il metodo delle interviste telefoniche Cati (Computer assisted telephone interview), si è
posta la finalità di individuare alcune caratteristiche del Contratto di rete (dimensione
territoriale, durata, rinnovo, istituzione di un fondo patrimoniale e di un organo comune), le
principali fonti informative che hanno permesso alle imprese di conoscere questa innovativa
modalità di aggregazione), gli obiettivi che hanno spinto le imprese a scegliere il Contratto di
rete, i relativi vantaggi e svantaggi, i rapporti con il sistema bancario, i giudizi e le aspettative
sulla performance di alcune variabili aziendali (ordinativi, fatturato, occupazione, export, costi di
produzione), i miglioramenti da apportare per un più ampio utilizzo dello strumento.
Nel quarto paragrafo sono presentati i principali risultati dell‟Indagine relativi al totale delle
imprese intervistate e, in presenza di significative differenze comportamentali, anche alle
imprese distinte per dimensioni, comparti produttivi e macro aree geografiche. Un‟attenzione
particolare è rivolta al mondo delle imprese cooperative.
Nel quinto paragrafo infine, dopo una sintesi delle principali conclusioni del lavoro, sono
indicate alcune linee di intervento volte a rafforzare e a migliorare il Contratto di rete sia sulla
base dei suggerimenti forniti dalle stesse imprese intervistate che delle varie indicazioni emerse
dai membri del Tavolo Permanente PMI, istituito nel marzo 2010 per supportare il Ministero
dello Sviluppo Economico nell‟incentivare lo sviluppo delle piccole e medie imprese.
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2. Il Contratto di rete: le principali caratteristiche
2.1 Premessa
In Italia le piccole e medie imprese (PMI) rappresentano la struttura portante del sistema
economico e produttivo: nel 2010 su oltre 4,4 milioni di imprese, il 99,9% è, infatti, costituito
da PMI; di queste, la quasi totalità (95,1%) rientra nella dimensione di micro impresa (con meno
di 10 addetti), in aumento rispetto al 2009 (94,7%). raggiungendo l‟incidenza massima del
97,6% nei servizi a fronte dell‟ 82,3% nell‟industria in senso stretto; le imprese di dimensione
media (da 50 a 249 addetti) sono appena lo 0,5% del totale, mentre la grande dimensione incide
solo per lo 0,1% (Tab. 1).
Tab. 1 Struttura delle imprese industriali e dei servizi (anno 2010)
Dimensione d’impresa
(n. addetti) N. imprese attive Composizione %
1 – 9 (Micro) 4.241.909 95,1
10 – 49 (Piccole) 193.605 4,3
50 – 249 (Medie) 21.770 0,5
MPMI 4.457.284 99,9
≥ 250 (Grandi) 3.707 0,1
Totale 4.460.891 100,0
Fonte: ISTAT
La significatività delle PMI nel contesto produttivo italiano è rilevante anche per il contributo in
termini di occupazione; il 66,9% degli addetti è, infatti, occupato nelle PMI (solo le micro
imprese occupano il 46,6% degli addetti).
Come noto, dal confronto della struttura produttiva italiana con quella dei principali Paesi
europei emerge il più rilevante ruolo delle nostre microimprese (soprattutto in termini di
occupazione e di valore aggiunto) accompagnato dalla più bassa incidenza di occupati nelle
grandi imprese1.
Il venir meno degli elementi di riferimento più consolidati, determinato in particolar modo dalla
globalizzazione, dall‟allargamento dei contesti produttivi a Paesi con condizioni economiche di
produzione più vantaggiose (Cina, India, etc.), dalla delocalizzazione di attività svolte da
imprese di dimensione superiore e dal razionamento del credito, ha evidenziato, spesso, la
modestia dei livelli di competitività delle PMI e determinato il conseguente stato di crisi per
molte aziende.
La letteratura ha ampiamente riconosciuto che la possibilità di fuoriuscita da tale situazione di
crisi è legata principalmente a due fattori, peraltro strettamente correlati tra loro:
1 Per un‟articolata analisi sulla struttura produttiva italiana a confronto con quella dei principali Paesi europei si rinvia a Ministero dello Sviluppo Economico, Small Business Act, Rapporto 2011.
8
la capacità di innovare delle imprese;
la capacità di “fare rete”, cioè di attivare aggregazioni e collaborazioni strutturate.
In particolare per le micro e piccole imprese, data la nota difficoltà di apportare significative
innovazioni all‟interno dei propri processi produttivi, in un contesto di eccessiva
parcellizzazione dell‟apparato produttivo, emerge l‟esigenza di crescere sotto il profilo
dimensionale non solo sotto l‟aspetto quantitativo, ma anche perseguendo un approccio
qualitativo-relazionale attraverso l'attivazione di relazioni funzionali con altre imprese e e
operatori economici.
2.2 Il Contratto di rete
Il processo di cooperazione interaziendale nasce con la nascita dell‟azienda stessa e trova il suo
momento di massima espansione nei cosiddetti distretti industriali di tipo marshalliano2.
Fino alla fine degli anni „90 i distretti industriali hanno rappresentato la struttura portante del
sistema produttivo italiano. Caratterizzati da un'alta concentrazione, in un ambito territoriale
circoscritto, di imprese industriali prevalentemente di piccola e media dimensione, e dall'elevata
specializzazione produttiva, i distretti industriali hanno evidenziato nel tempo anche un
importante processo di infittimento e valorizzazione della rete di interrelazioni di carattere
culturale e sociale fra le stesse imprese. Il forte ancoraggio ad un territorio circoscritto ha
favorito infatti una notevole stabilità dei rapporti, spesso basati su relazioni di mutua fiducia,
creando così una identificazione nei valori e negli interessi del distretto ed una condivisione
della "cultura distrettuale".
I profondi mutamenti che hanno investito il sistema organizzativo delle imprese (legati, in
particolare, alla forte accelerazione dei processi di internazionalizzazione della produzione e alla
pressione competitiva dei Paesi di nuova industrializzazione) hanno fatto superare i modelli
organizzativi di tipo spontaneo basati sulla contiguità territoriale e sulla specializzazione
settoriale. Inoltre il processo di terziarizzazione, che ha riguardato anche i distretti, ha portato
allo sviluppo di nuovi cluster produttivi, spesso internazionalizzati e con competenze chiave
(formazione professionale, know-how, etc.)3.
Negli ultimi 15-20 anni si sono andate così sviluppando nuove forme di modelli aggregativi,
prevalentemente di tipo spontaneo, fondate su un sistema articolato di relazioni in rete in cui la
dimensione spaziale assume un significato sempre più relativo: questi nuovi modelli sono
realizzati con le principali finalità di rafforzare la capacità competitiva delle imprese, soprattutto
nei mercati esteri, di migliorarne la performance economica e di raggiungere le economie di scala
2 Si veda Bellandi (1982), che riprende la definizione di distretto di Alfred Marshall: “entità socioeconomica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza”. 3 Si rinvia, al riguardo, a Chiaversio, Micelli (2007).
9
“di sistema” che sono tipicamente appannaggio della media e della grande impresa; ciò senza
rinunciare ai vantaggi e alla flessibilità tipici della piccola dimensione4.
Il modello organizzativo della rete non annulla ma supera la dimensione territoriale5, crea
relazioni stabili di tipo funzionale, consentendo ad un insieme di PMI, anche localizzate al di
fuori del territorio italiano, di operare sul mercato con la forza di un‟azienda di medio-grandi
dimensioni, proprio perché caratterizzate da un alto grado di interdipendenza fra loro.
Il Legislatore ha saputo recepire questi rilevanti mutamenti ed è intervenuto nel 2008 (art. 6 bis
della Legge n. 133/2008 di conversione del Decreto-Legge n. 112/2008) disciplinando le reti
d‟impresa, “al fine di promuovere lo sviluppo del sistema delle imprese attraverso azioni di rete che ne
rafforzino le misure organizzative, l'integrazione per filiera, lo scambio e la diffusione delle migliori tecnologie, lo
sviluppo di servizi di sostegno e forme di collaborazione tra realtà produttive anche appartenenti a regioni
diverse”, ed estendendo a queste la disciplina dei distretti produttivi6.
Dopo un ampio dibattito circa l‟opportunità di formalizzare le numerose e vitali forme di
collaborazione interaziendale spontaneamente nate sul territorio7, l‟art. 3 del Decreto-Legge n.
5/20098, integrato dall‟art. 42 del Decreto-Legge n. 78/20109, ha introdotto il Contratto di rete,
un accordo cioè che lega più imprenditori su “interessi specifici”, ovvero su attività economiche
e progetti comuni, allo scopo di accrescere, individualmente e collettivamente, la propria
capacità innovativa e la competitività sui mercati. Il Contratto consente ad aziende, anche
geograficamente distanti, di aggregarsi, condividere know-how, investire in ricerca, avviare
strategie di sviluppo ed internazionalizzazione, condividere risorse professionali qualificate.
Possono partecipare alla rete tutte le imprese, sia individuali che collettive, di persone o di
capitali, con o senza scopo di lucro, senza limiti di dimensioni e senza vincoli di localizzazione
territoriale o di settore. Si tratta di un Contratto a struttura “aperta”, al quale possono aderire
imprese diverse da quelle che hanno in origine dato vita alla rete, secondo modalità di adesione
predeterminate e stabilite nel Contratto medesimo.
Le imprese hanno trovato nel Contratto di rete una modalità di aggregazione più flessibile ed
innovativa rispetto alle forme tradizionali, in grado di aumentare il proprio peso specifico e,
quindi, la propria capacità competitiva senza però costringerle a rinunciare alla propria
4 Per un approfondimento sui cambiamenti organizzativi e sui nuovi modelli aggregativi delle imprese si rimanda a Altobelli e Carnazza (2010). 5 Per un approfondimento sul ruolo del territorio nello sviluppo economico, si veda, tra gli altri, Capuano
(2007). 6 La Legge n. 133/2008 ha esteso la disciplina sui distretti produttivi introdotta dalla Legge Finanziaria per il 2006 (Legge n. 266/2005) alle reti delle imprese di livello nazionale e alle catene di fornitura, dopo averla modificata eliminando le disposizioni relative al consolidamento fiscale ed alla tassazione unitaria per le imprese appartenenti ai distretti. 7 Per un approfondimento si rinvia a Carnazza (2012). 8 Il Decreto-Legge n. 5/2009, convertito con modificazioni nella Legge n. 33/2009, ha anche ripristinato l'originaria formulazione della disciplina fiscale sui distretti produttivi introdotta dalla Legge Finanziaria per il 2006, abolendo la previsione della Legge n. 133/2008 troppo riduttiva sotto il profilo delle agevolazioni fiscali. 9 Convertito con modificazioni nella Legge n. 122/2010.
10
autonomia. Collaborare con altre imprese per la realizzazione di programmi condivisi, pur
mantenendo il “timone” della propria impresa - aspetto culturale assai rilevante per il sistema
imprenditoriale italiano -, può rappresentare la chiave vincente per rispondere alla crisi
economica ed alle nuove sfide dettate dall‟economia globale. Soprattutto le micro e piccole
imprese hanno visto sin da subito nel Contratto di rete uno strumento di collaborazione
interaziendale capace di creare massa critica nel perseguimento di un obiettivo di crescita che,
uti singuli, non avrebbero potuto raggiungere10.
Le aziende di piccole dimensioni in questo modo, condividendo risorse, competenze, mercati,
accrescono la propria dimensione non tramite un‟espansione dell‟articolazione fisica delle
proprie strutture, ma del proprio “spazio economico” espresso dall‟insieme delle relazioni che
l‟impresa mantiene con altri soggetti11.
Dal punto di vista imprenditoriale, le reti si distinguono da altre forme di collaborazione, in
quanto si focalizzano sul perseguimento di obiettivi strategici comuni di crescita, piuttosto che
incentrare il rapporto tra le imprese partecipanti esclusivamente sulla condivisione di
rendimenti. Pertanto, la rete svolgerà una funzione di coordinamento ed interazione tra i
partecipanti, mentre l‟assunzione delle decisioni strategiche resterà in capo a ciascuna impresa
separatamente ancorché in funzione del perseguimento dello scopo indicato nel Contratto 12.
Il Contratto di rete è differente sia dall‟associazione temporanea di imprese (ATI), che dal
consorzio. L‟associazione temporanea di imprese è un istituto a cui le imprese ricorrono per la
realizzazione di specifici progetti e, soprattutto, ai fini della partecipazione alle gare d'appalto13;
il rapporto fra le imprese appartenenti all‟ATI è di mandato con rappresentanza, conferito
collettivamente all‟impresa “capogruppo”.
10 In realtà, il Contratto di rete appare uno strumento che può essere utilizzato anche dalle grandi imprese, come testimonia il riferimento alla possibilità di eseguire il conferimento nel fondo comune (ove previsto) tramite apporto di un patrimonio destinato costituito ai sensi dell‟art. 2447-bis, primo comma, lettera a), del Codice Civile. Per un approfondimento si veda Zingaropoli (2011): “E’ noto che i patrimoni destinati (introdotti dalla novella del 2003) sono strumenti di separazione patrimoniale previsti per le sole società a capitale azionario. In particolare, la figura di patrimonio destinato di cui alla lettera a) dell’art. 2447-bis, primo comma, cod. civ., consente di distaccare una porzione del patrimonio societario di valore complessivamente non superiore al dieci per cento del patrimonio netto, destinandola stabilmente alla realizzazione di uno scopo predeterminato. In tal caso, detto patrimonio “dedicato” potrà essere aggredito solo dai creditori le cui ragioni di credito sono legate allo scopo perseguito, e non anche dai creditori – per così dire – “generali” della società. Per separare una fetta del patrimonio, sottraendola alla garanzia patrimoniale generica dei creditori sociali (cui viene riconosciuto, ex art. 2447-quater Codice civile, il diritto di opposizione), il patrimonio restante deve essere comunque sufficiente di per sé a consentire la prosecuzione dell’oggetto sociale, così come originariamente concepito. E’ pertanto verosimile che la separazione patrimoniale che si attua per il tramite della costituzione di un patrimonio destinato ad un affare specifico, sia più facilmente eseguibile da parte di grandi imprese, dotate di un patrimonio che consente loro una diversificazione del rischio di impresa e del relativo investimento”. 11 Cfr. Cattaneo (1973): “Lo spazio economico ha un’ampiezza che dipende dall’intensità (e cioè dalla quantità e dalla qualità) delle relazioni che le strutture d’impresa sono sollecitate ad attivare per mantenere e migliorare la loro capacità competitiva”; Cavalieri (2000). 12 Cfr. RetImpresa (2011). 13 Secondo il TAR Reggio Calabria (sez. I, sentenza 10 dicembre 2009, n. 1197): “I raggruppamenti temporanei tra imprese sono previsti dalla legge ed hanno ragion d'essere solo nel contesto delle gare e dei rapporti con la stazione appaltante, costituendo essi una modalità agevolativa di partecipazione alle gare bandite dalla P.A. che non può trovare applicazione oltre i casi in cui è prevista, senza che per questo possa ritenersi violato il principio comunitario di tutela della concorrenza”.
11
Il consorzio è, invece, il contratto con il quale due o più imprenditori “istituiscono
un’organizzazione comune per la disciplina o per lo svolgimento di determinate fasi delle rispettive imprese” (art.
2602 cod. civ.), con fini prevalentemente mutualistici, e quindi non lucrativi. Sia l‟ATI che il
consorzio sono entità di scopo, cioè hanno una funzione definita limitata al compimento di un
affare specifico o alla disciplina delle “fasi” della rispettiva attività di impresa; al
raggruppamento temporaneo di imprese ed al consorzio manca, cioè, un programma comune
duraturo. A tal riguardo, la giurisprudenza amministrativa ha chiarito che il raggruppamento
temporaneo di imprese non è altro che un mezzo tecnico tramite il quale ciascuna impresa
persegue un interesse “proprio”, distinto da quello delle altre imprese partecipanti; mentre nel
consorzio ci si associa prevalentemente per ridurre i costi: i partecipanti quando operano al di
fuori del consorzio restano competitori e non perseguono obiettivi comuni14.
Come visto precedentemente, le reti d‟impresa, invece, sono aggregazioni con cui gli
imprenditori, individualmente o collettivamente, accrescono la propria capacità innovativa e la
competitività sul mercato obbligandosi a condividere un programma comune.
Sotto il profilo formale, il Contratto di rete deve indicare obbligatoriamente i seguenti elementi:
- in primo luogo, devono essere chiaramente identificate le imprese che decidono di
aderire alla “rete”;
- il secondo elemento che deve essere necessariamente specificato è l‟oggetto di tale
accordo. Nel Contratto andranno, dunque, analiticamente specificate quali siano le
attività comuni poste a suo fondamento (ad esempio, attività di innovazione e sviluppo
di nuovi meccanismi produttivi, oppure contenimento dei costi produttivi in funzione di
maggiore concorrenzialità, etc.);
- altro elemento essenziale è l‟esplicazione di quello che la norma definisce “il programma
di rete”. Non basterà, infatti, stabilire quale sia l‟obiettivo comune che si intende
raggiungere ma si dovranno enunciare tutti i diritti e gli obblighi che ogni impresa si
assume;
- infine, perché sia valido un Contratto è necessaria la fissazione di un suo termine di
durata e delle relative ipotesi di recesso anticipato da parte di una o più delle imprese
contraenti.
In base all‟art. 42 del Decreto-Legge n.78/2010, nel Contratto di rete è facoltativa l‟istituzione
di un fondo patrimoniale comune; in caso di previsione di tale fondo, nel Contratto andranno
stabiliti i criteri di valutazione dei conferimenti che ogni impresa si obbliga a realizzare per la
sua costituzione nonché le relative modalità di gestione.
Anche per quanto riguarda la nomina di un organo comune “incaricato di gestire, in nome e per conto
dei partecipanti, l’esecuzione del contratto o di singole parti o fasi dello stesso”, il Legislatore ha lasciato
14 AIP (2011).
12
ampia libertà nella scelta della “governance” della rete consentendo di modulare autonomamente
l‟organizzazione della rete stessa, a seconda dei casi15.
La peculiarità di tale strumento consiste proprio nella sua flessibilità, dovuta al fatto che esso
può prevedere l‟istituzione di un fondo comune, insensibile alle vicende personali dei
partecipanti, nonché la nomina di un organo comune che risponderà del suo operato nei
confronti delle imprese secondo le regole del mandato.
Ai fini degli adempimenti pubblicitari, il Contratto di rete deve essere stipulato necessariamente
per atto pubblico o per scrittura privata autenticata e, ai sensi del comma 4-quater dell‟art. 3 del
Decreto-Legge n. 5/2009, è richiesto che ne venga data pubblicità nel registro delle imprese
presso cui è iscritta ciascuna impresa partecipante. La pubblicità ha dunque natura costitutiva,
poiché senza di essa il Contratto non ha alcuna efficacia, non solo nei confronti dei terzi, ma
anche nell‟ambito dei rapporti interni tra gli stessi contraenti.
Il recente Decreto Sviluppo n. 83/201216, all‟articolo 45, consente un‟ulteriore semplificazione
delle modalità di iscrizione al Registro delle Imprese del Contratto di rete, prevedendo che
questo possa essere redatto anche con atto firmato digitalmente da ciascun imprenditore o
legale rappresentante delle imprese aderenti alla rete. In tal caso il Contratto va trasmesso al
Registro delle Imprese attraverso il modello standard tipizzato con decreto del Ministro della
Giustizia, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle Finanze e con il Ministro dello
Sviluppo Economico.
Altra importante innovazione del Decreto Sviluppo consiste nel fatto che viene stabilito che,
qualora il Contratto di rete preveda l‟istituzione di un fondo patrimoniale comune e di un
organo comune destinato a svolgere un‟attività, anche commerciale, con i terzi, la pubblicità
camerale si intende adempiuta mediante l‟iscrizione del Contratto nel registro delle imprese del
luogo dove ha sede la rete. Inoltre, al fondo patrimoniale comune si applicano, le disposizioni
di cui agli articoli 2614 e 2615, secondo comma, del codice civile, con la conseguenza che in
ogni caso per le obbligazioni contratte dall‟organo comune in relazione al programma di rete i
terzi possono far valere i loro diritti esclusivamente sul fondo comune. Infine, entro due mesi
dalla chiusura dell‟esercizio annuale, l‟organo comune redige una situazione patrimoniale
osservando, in quanto compatibili, le disposizioni relative al bilancio di esercizio della società
per azioni e la deposita presso l‟ufficio del registro delle imprese ove la rete ha la sede.
Inoltre, al fine di favorire l‟utilizzo del Contratto di rete, il già citato Decreto-Legge n. 78/2010,
all‟articolo 42, ha disposto il riconoscimento, a favore delle imprese appartenenti ad una rete di
15 Gli ampi margini lasciati dal Legislatore nel modulare il Contratto hanno portato alla nascita di reti molto diverse tra loro: da un lato le reti “leggere”, che si pongono la finalità di assicurare un coordinamento tra le imprese aderenti e la realizzazione di iniziative comuni essenzialmente sul piano del marketing e commerciale, a cui si contrappongono l e reti “pesanti”, ovvero quelle che, prevedendo fondo ed organo comune, comportano maggiori investimenti e oneri nel gestire programmi comuni. 16
Convertito con modificazioni nella Legge 134/2012.
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imprese, di vantaggi fiscali, amministrativi e finanziari17: tra questi si citano la possibilità di
stipulare convenzioni con l‟ABI, una facilitazione di accesso ai contributi mediante un unico
procedimento collettivo18 e una misura fiscale agevolativa consistente in un regime temporaneo
di sospensione di imposta con l‟obiettivo di agevolare il completamento del programma
comune di rete. A tale scopo sono previste risorse finanziarie pari a 48 milioni di euro (20 per il
2011, 14 rispettivamente per il 2012 e per il 2013).
Le agevolazioni fiscali prevedono che gli utili d‟esercizio non concorrano a formare il reddito
d‟impresa, fino al periodo d‟imposta in corso al 31 dicembre 2012, purché siano accantonati in
un‟apposita riserva e siano destinati al fondo patrimoniale per la realizzazione di investimenti
previsti dal programma comune, preventivamente asseverato da parte degli organismi abilitati; il
tetto di questo vantaggio fiscale per ogni azienda è di 1 milione di euro. Il regime di
sospensione d‟imposta cessa nell‟esercizio in cui la riserva è utilizzata per scopi diversi dalla
copertura di perdite.
Al riguardo, si segnala che nel gennaio del 2010, è intervenuto il “via libera” dell‟Unione
Europea alle reti d‟impresa, escludendo l‟ipotesi di aiuti di Stato. In particolare, la Commissione
ha osservato come, sulla base di quanto previsto dall‟art. 107, paragrafo 1, del Trattato sul
Funzionamento dell‟Unione europea19, l‟agevolazione in esame non sia da considerarsi una
misura selettiva, nel senso che non favorisce solo “talune imprese o talune produzioni”, ma essendo
destinata a tutte le imprese che partecipano alla ”rete”, sia una misura di carattere generale, che
compete tanto alle piccole e medie imprese quanto alle grandi imprese, a prescindere dal loro
ambito di attività.
17 Ricordiamo che già con i bandi di “Industria 2015”, la partecipazione di aggregazioni di imprese e tra imprese ed Università e centri di ricerca è stata considerata dal Ministero dello sviluppo economico titolo preferenziale nella attribuzione degli incentivi; in tal modo si è voluto stimolare concretamente l‟interesse delle imprese verso questa nuova forma di collaborazione strutturata. 18
Cardone (2011): “Sulla base delle predette norme, dunque, le imprese collegate con il contratto di rete o aggregate nei distretti produttivi possono dare avvio a procedimenti amministrativi per il tramite del distretto o della rete di cui esse fanno parte. In tal caso, le domande, richieste, istanze, ovvero qualunque altro atto idoneo ad avviare ed eseguire il rapporto ovvero il procedimento amministrativo, ivi incluse, relativamente a quest’ultimo, le fasi partecipative del procedimento, qualora espressamente formati nell’interesse delle imprese aderenti al distretto o alla rete si intendono senz'altro riferiti, quanto agli effetti, alle medesime imprese. Qualora, poi, il distretto o la rete dichiari altresì di aver verificato, nei riguardi delle imprese aderenti, la sussistenza dei presupposti, ovvero dei requisiti, anche di legittimazione, necessari, sulla base delle leggi vigenti, per l’avvio del procedimento amministrativo e per la partecipazione allo stesso, nonché per la sua conclusione con atto formale ovvero con effetto finale favorevole alle imprese aderenti, ciò consentirà alle pubbliche amministrazioni ed agli enti pubblici di provvedere senza altro accertamento nei riguardi di tutte le imprese aderenti. A tal scopo, i distretti e le reti potranno anche accedere, sulla base di apposita convenzione, alle banche dati formate e detenute dalle pubbliche amministrazioni e dagli enti pubblici. Al fine, poi, di facilitare l’accesso ai contributi erogati a qualunque titolo sulla base di leggi regionali, nazionali e di disposizioni comunitarie, le imprese che aderiscono ai distretti e alle reti potranno presentare le relative istanze ed avviare i relativi procedimenti amministrativi, anche mediante un unico procedimento collettivo, per il tramite dei distretti o delle reti medesime, che forniranno consulenza ed assistenza alle imprese stesse e che potranno, qualora le imprese siano in possesso dei requisiti per l’accesso ai citati contributi, certificarne il diritto. I distretti e le reti potranno, altresì, provvedere, ove necessario, a stipulare apposite convenzioni, anche di tipo collettivo con gli istituti di credito e gli intermediari finanziari, volte alla prestazione della garanzia per l’ammontare della quota dei contributi soggetti a rimborso. I distretti e, di conseguenza, le reti, infine, avranno la facoltà di stipulare, per conto delle imprese negozi di diritto privato secondo le norme in materia di mandato di cui agli artt. 1703 e segg. c.c.4” 19 Secondo il TFUE del 9 maggio 2008 “Sono incompatibili con il mercato comune, nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri, gli aiuti concessi dagli Stati, ovvero mediante risorse statali, sotto qualsiasi forma che, favorendo talune imprese o talune produzioni, falsino o minaccino di falsare la concorrenza”.
14
Il successivo decreto del MEF del 25 febbraio 2011 ha individuato i requisiti degli organismi
espressione dell'associazionismo imprenditoriale che devono asseverare il Programma comune
di rete, al fine di fruire degli incentivi fiscali; la circolare n. 15/E dell‟Agenzia delle Entrate di
metà aprile 2011 ha dato, infine, l‟avvio alla piena operatività del Contratto di rete. Con un
provvedimento del 14 giugno scorso, l‟Agenzia delle Entrate ha fissato all‟ 86,5% la percentuale
di agevolazione sugli utili accantonati per finanziare gli investimenti previsti dal Programma
comune di rete20.
Per quanto riguarda le semplificazioni amministrative previste dalla Legge istitutiva dei
Contratti, è attualmente in atto un confronto tra il Ministero della Funzione pubblica e le
Regioni sulla nuova disciplina in merito agli "accordi di semplificazione", che potrebbero essere
a pieno titolo sottoscritti dai Contratti di rete per ottenere immediati vantaggi per le imprese, ad
esempio per l'avvio di nuove attività, nel campo urbanistico, nell'impiego dei macchinari, nella
rendicontazione degli incentivi e per i sistemi di certificazione.
Recentemente, la promozione dell'aggregazione tra imprese è stata posta tra i principi ispiratori
della Legge n. 180/2011 ”Norme per la tutela della libertà d’impresa. Statuto delle imprese”, che
definisce lo statuto giuridico delle imprese. Il provvedimento sottolinea la forte attenzione del
Governo verso le imprese di piccole e piccolissime dimensioni e prevede tra le sue finalità la
valorizzazione del potenziale di crescita, di produttività e di innovazione delle micro, piccole e
medie imprese, anche attraverso il sostegno ai distretti e alle reti d‟impresa.
Inoltre, lo Statuto, all‟articolo 1321, include le reti di impresa tra i soggetti che partecipano alle
gare d'appalto. Tale disposizione avrà un rilevante impatto soprattutto per le micro e piccole
imprese. In merito, si segnala che sono attualmente in corso azioni di concertazione fra il
Ministero dello sviluppo economico e l'Autorità di vigilanza sui contratti pubblici affinché
questa emani i necessari chiarimenti di tipo operativo, che consentano alle imprese aderenti ai
Contratti di rete l'effettiva partecipazione alle gare.
Con l‟articolo 42 del citato Decreto sviluppo n. 83/2012 viene inoltre estesa alle PMI che
sottoscrivono un Contratto di rete la possibilità di beneficiare dei contributi assegnati ai
Consorzi per l'internazionalizzazione22, indipendentemente dalla loro iscrizione al Consorzio
20
Quest‟anno, in base ai 14 milioni di euro stanziati e alle richieste pervenute, attraverso la presentazione del modello “RETI”, entro il 23 maggio scorso, per un ammontare degli utili accantonati pari a 16.184.763 euro, la percentuale sale a poco più dell‟86%. Nel 2011, la percentuale di detassazione degli utili delle imprese che hanno aderito a un contratto di rete è stata fissata al 75,3733%, frutto del rapporto tra le risorse stanziate dallo Stato (20 milioni di euro) e le richieste pervenute attraverso i modelli “RETI” (26.534.578 euro). 21 La Legge 180/2011 “Norme per la tutela della libertà d‟impresa. Statuto delle imprese” (pubblicato sulla GURI n. 265 del 14 novembre 2011), all‟art. 13, comma 2, statuisce: “Nel rispetto della normativa dell’Unione europea in materia di appalti pubblici, al fine di favorire l’accesso delle micro, piccole e medie imprese, la pubblica amministrazione e le autorità competenti, purché ciò non comporti nuovi o maggiori oneri, provvedono a: (…); b) semplificare l’accesso agli appalti delle aggregazioni fra micro, piccole e medie imprese privilegiando associazioni temporanee di imprese, forme consortili e reti di impresa, nell’ambito della disciplina che regola la materia dei contratti pubblici; (…). 22 I Consorzi per l'internazionalizzazione sono costituiti ai sensi degli artt. 2602 e 2612 del codice civile o in forma di società consortile o cooperativa di piccole e medie imprese industriali, artigiane, turistiche, di servizi, agroalimentari aventi sede in Italia; possono anche partecipare imprese del settore commerciali E‟ altresì
15
stesso. Nello specifico, ai Consorzi per l'internazionalizzazione sono concessi contributi per la
copertura fino al 50% delle spese da essi sostenute per l'esecuzione di progetti per
l'internazionalizzazione, da realizzare anche attraverso Contratti di rete con piccole e medie
imprese non consorziate. Ai contributi si applica, con riguardo alle imprese consorziate ed alle
piccole e medie imprese non consorziate, rientranti in un Contratto di rete, il regolamento CE
n. 1998/2006 della Commissione del 15 dicembre 2006, in materia di aiuti de minimis, fatta salva
l'applicazione di regimi più favorevoli. L‟intento del Legislatore sembra essere quello di
agevolare forme flessibili di aggregazione fra PMI per la realizzazione di un progetto di
internazionalizzazione unitamente ad un‟entità organizzata (Consorzio) senza necessariamente
dover far parte del Consorzio stesso.
In sintesi, le numerose misure adottate in questi ultimi mesi confermano la sempre maggiore
attenzione del Legislatore nei confronti dei Contratti di rete, come testimoniato d‟altronde
anche dal crescente successo ottenuto presso gli imprenditori.
ammessa la partecipazione di enti pubblici e privati, di banche e di imprese di grandi dimensioni, purché non fruiscano dei contributi previsti. La nomina della maggioranza degli amministratori dei consorzi per l'internazionalizzazione spetta in ogni caso alle piccole e medie imprese consorziate, a favore delle quali i consorzi svolgono in via prevalente la loro attività.
16
3. Il Contratto di rete: alcuni aspetti quantitativi
Il successo ottenuto dal Contratto di rete è testimoniato anche dai “numeri”. In poco più di due
anni (dalla fine di marzo 2010 alla fine di giugno del corrente anno), sulla base delle più recenti
indicazioni fornite da Unioncamere, sono stati realizzati 412 Contratti di rete che coinvolgono
poco meno di 2.200 imprese distribuite in tutto il territorio italiano23. Da notare in particolar
modo la significativa accelerazione nella crescita dei Contratti di rete a partire dall‟estate dello
scorso anno (Graf. 1)24.
Graf. 1 Numero Contratti stipulati
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
La maggior parte dei Contratti (288) vede coinvolte imprese operanti nella stessa regione,
mentre è pari al 30% la quota di Contratti avente valenza interregionale; dei 124 Contratti
interregionali, 20 si caratterizzano per la copresenza di imprese operanti nel Nord e nel Sud del
Paese (indicati nel Graf. 2 con la denominazione “NS interregionale”).
23 Per un‟analisi più articolata relativa ad una serie di caratteristiche dei contratti di rete (tra cui, in particolare, le condizioni di recesso e i relativi effetti, la distinzione tra reti verticali e orizzontali, le modalità di finanziamento, etc.) si rinvia a Fondazione Bruno Visentini (giugno 2012). 24 Tale esplosione potrebbe essere attribuibile ad una pluralità di fattori tra cui la promozione locale attraverso i numerosi bandi regionali.
17
Graf. 2 Numero Contratti per tipologia
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
I Contratti interregionali stipulati nel corso del 2012, rispetto a quelli stipulati nel biennio
2010-2011, sono cresciuti in maniera superiore (+73,3%) al dato medio relativo al totale dei
Contratti (63,5%) (Tab.1; Graf. 3).
Tab. 1 Dinamica Contratti per tipologia
2010-11 2012 Totale
Variazione
%
Interregionale 60 44 104 73,3
NS interregionale 13 7 20 53,8
Regionale 179 109 288 60,9
TOTALE 252 160 412 63,5
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
18
Graf. 3 Dinamica Contratti per tipologia
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
I Contratti regionali sono prevalentemente presenti in Lombardia (65); seguono la Toscana
(32) ed il Veneto (29); la regione meridionale in cui si registra il maggior numero di Contratti è
la Puglia (17). La Lombardia, nel 2012, ha più che raddoppiato il numero di Contratti rispetto
al biennio 2010-2011; sostenuta è stata la crescita anche dei Contratti in Toscana (Graf. 4).
Graf. 4 Numero Contratti regionali
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
19
Poco meno della metà dei Contratti è costituita da non più di 3 imprese (Graf. 5).
Graf. 5 Numero Contratti stipulati
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Nel 2012 si registra, rispetto al biennio 2010-2011, una maggiore incidenza dei Contratti di
densità media (4-6 imprese) e alta (oltre 6 imprese) (Graf. 6). Da rilevare la presenza di una sola
macro-rete con un numero di imprese partecipanti superiore alle 50 unità.
Graf. 6 Distribuzione Contratti per densità
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
I Contratti a densità alta risultano maggiormente concentrati in Toscana, mentre le Marche ed
il Veneto si distinguono per l‟elevata concentrazione di Contratti che vedono coinvolte al
massimo tre imprese.
20
Oltre 1/4 dei Contratti di rete stipulati fa riferimento al comparto relativo ai Servizi alle
imprese (114), a cui fanno seguito quello delle Infrastrutture/Costruzioni (38) e della
Meccanica (36) (Graf. 7), con una quota intorno al 9% ciascuno.
Graf. 7 Numero Contratti per settore
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Delle 2.136 imprese25, 1.453 (ovvero il 68% del totale) sono costituite sotto forma di società di
capitali (1.171 S.r.l., 282 S.p.a.), 301 (ovvero il 14%) sono società di persone, 233 (circa l‟11%)
sono imprese individuali, 111 (oltre il 5%) sono società cooperative.
Quasi il 21% delle imprese aderenti ai Contratti di rete opera in Lombardia, il 17% in Toscana;
il 68% del totale è costituito da imprese operanti nel Nord del Paese; gli incrementi dell‟anno
in corso rispetto al biennio precedente sono più rilevanti in Lombardia, Piemonte, Veneto
(Tab. 2; Graf. 8).
25 Delle 2.136 imprese coinvolte, 30 aderiscono a due distinti Contratti, 4 imprese aderiscono a tre Contratti, 2 imprese a 4 Contratti ed 1 impresa a 5 Contratti. Oltre alle imprese hanno aderito ai Contratti di rete anche due Fondazioni.
21
Tab. 2 Dinamica soggetti contraenti per Regione
2010-11 2012 TOTALE26 Variazione %
Abruzzo 53 28 81 52,8
Basilicata 50 0 50 0,0
Calabria 24 2 26 8,3
Campania 52 8 60 15,4
Emilia Romagna 180 43 223 23,9
Friuli Venezia Giulia 50 20 70 40,0
Lazio 80 57 137 71,3
Liguria 19 6 25 31,6
Lombardia 217 242 459 111,5
Marche 81 39 120 48,1
Molise 3 8 11 266,7
Piemonte 60 55 115 91,7
Puglia 79 20 99 25,3
Sardegna 48 17 65 35,4
Sicilia 15 4 19 26,7
Toscana 220 154 374 70,0
Trentino Alto Adige 19 9 28 47,4
Umbria 11 17 28 154,5
Veneto 105 92 197 87,6
TOTALE 1.366 821 2.187 60,1
Fonte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
26
Si ricorda che alcune imprese aderiscono a più Contratti (si veda nota precedente).
22
Graf. 8 Dinamica soggetti contraenti per Regione
F
onte: Elaborazioni Mise su dati Unioncamere
4. Il Contratto di rete: un’Indagine qualitativa
4.1 Le caratteristiche dell’Indagine
Il successo con cui il Contratto di rete è stato accolto (come è emerso nel precedente
paragrafo), l‟ampio utilizzo delle agevolazioni fiscali, la sempre più stringente necessità di
adottare strategie di innovazione sia di processo che di prodotto per mantenere quote di
mercato, la crescente globalizzazione che spinge le imprese ad uscire dal localismo e ad
affacciarsi sempre più verso mercati “lontani” sono tutti fattori che tendono a rafforzare la
convinzione che la rete possa rappresentare un paradigma fortemente innovativo in grado di
diffondersi e consolidarsi sempre più a livello settoriale e territoriale27.
In considerazione di ciò, nell‟ambito dell‟Osservatorio sui Contratti di rete, realizzato dalla
Direzione Generale PMI e Enti Cooperativi - Divisione VIII - del Ministero dello Sviluppo
Economico, con il fine di monitorare l‟andamento di tale modalità di aggregazione, nello scorso
mese di maggio è stata svolta un‟Indagine qualitativa su un campione di 304 imprese
appartenenti a 159 Contratti di rete. L‟Indagine, svolta con il metodo delle interviste telefoniche
27 Secondo Pero (2010), invece, il dilemma ancora irrisolto è se “…la rete sia un paradigma stabile e robusto al punto da consentire il superamento dei limiti attuali e ben noti delle PMI, oppure viceversa se sia un paradigma molto instabile e quindi di dubbia efficacia, forse destinato alla fine a risultare perdente nella competizione con le nuove grandi aziende multinazionali globali”.
23
Cati (Computer assisted telephone interview), si è posta la finalità di individuare alcune caratteristiche
del Contratto di rete (dimensione territoriale, durata, rinnovo, istituzione di un fondo
patrimoniale e di un organo comune), le principali fonti informative che hanno permesso alle
imprese di conoscere questa innovativa modalità di aggregazione), gli obiettivi che hanno spinto
le imprese a scegliere il Contratto di rete, i relativi vantaggi e svantaggi, i rapporti con il sistema
bancario, i giudizi e le aspettative sulla performance di alcune variabili aziendali (ordinativi,
fatturato, occupazione, export, costi di produzione), i miglioramenti da apportare per un più
ampio utilizzo dello strumento.
Il disegno del campione ha previsto due stadi. Il primo stadio è rappresentato dai Contratti di
rete (al momento della progettazione dell‟Indagine l‟universo dei Contratti di rete era pari a
305). Il secondo stadio è rappresentato dalle imprese che hanno sottoscritto un Contratto di
rete (al momento della progettazione dell‟Indagine l‟universo delle imprese sottoscrittrici di un
Contratto di rete era pari a 1.632).
Il campione al primo stadio è stato stratificato per dimensione della rete, ovvero per il numero
di imprese sottoscrittrici una rete (reti costituite da una fino a cinque imprese - pari al 49,3% del
totale - e reti costituite da oltre 5 imprese). Il campione al secondo stadio è stato stratificato per
area geografica (Nord Ovest, Nord Est, Centro, Sud e Isole) e dimensione di impresa
(micro/piccole imprese, medio/grandi imprese)28. Il livello di confidenza scelto è del 95% con
errore campionario del +/- 5,2%.
La numerosità del campione, come accennato, è pari a 304 imprese ed è composto per circa il
33% da micro imprese e per il 47,4% da imprese di piccole dimensioni; pari al 17,1% e al 2,6%
è risultata l‟incidenza, rispettivamente, delle medie e delle grandi imprese sul totale delle imprese
intervistate.
Il 24% del campione è rappresentato da imprese artigiane, mentre il 23% dichiara di
appartenere ad un distretto industriale29.
Poco più della metà del campione opera nel settore manifatturiero e circa il 24% nel comparto
dei servizi alle imprese; seguono ad una distanza abbastanza rilevante gli altri comparti
produttivi (Graf.9).
28
Riguardo agli aspetti dimensionali, si sono seguite le indicazioni del Decreto del Ministero delle Attività produttive del 18 aprile 2005 che distingue tra micro imprese (1-9 addetti), piccole (10-49), medie (50-249), grandi (oltre 250 addetti), in accordo con la disciplina comunitaria, rappresentata dalla Raccomandazione della Commissione Europea n. 2003/361/CE del 6 maggio 2003. 29 In un recente lavoro (Foresti, 2012) relativo all‟analisi quantitativa di 179 Contratti di rete con circa 860 imprese coinvolte, la quota relativa alle imprese distrettuali è risultata più ampia; in particolare, è emerso che tra le imprese manifatturiere coinvolte in rete, una su tre è distrettuale. “…Le reti di impresa pertanto non si stanno diffondendo in alternativa al distretto, ma in parallelo per portare nel territorio conoscenze e competenze in termini di innovazione e distribuzione, non sempre presenti localmente”.
24
Graf. 9 Distribuzione settoriale del campione
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Più del 50% delle imprese è ubicato nell‟area settentrionale del Paese, mentre circa il 27% e il
18% delle imprese operano, rispettivamente, nell‟area centrale e meridionale del Paese
(Graf.10).
Graf. 10 Distribuzione geografica del campione
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Le imprese intervistate sono abbastanza vecchie riguardo all‟anno di costituzione: il 23% nasce
prima del 1980 e circa il 24% tra il 1980 e il 1989.
L‟età media degli imprenditori intervistati è piuttosto elevata: il 17,1% ha più di 65 anni e il
29,6% ha un‟età compresa tra i 55 e i 64 anni (solamente il 2,3% del campione indica un‟età
inferiore ai 35 anni).
25
In sintesi, imprese vecchie dirette da imprenditori anziani.
4.2 I principali risultati dell’Indagine
Dall‟analisi dei principali risultati dell‟Indagine qualitativa si evince che quasi il 60% delle
imprese che hanno aderito ad un Contratto di rete dichiara di non fare parte di altre forme di
aggregazione; una quota percentuale più modesta (19,7%) afferma di aderire ad una
Associazione temporanea tra imprese (ATI) o a un Consorzio con attività esterna (16,4%). Una
maggiore propensione all‟aggregazione è riscontrabile tra le imprese di costruzioni e tra quelle
localizzate nel Mezzogiorno mentre la modalità ATI sembra essere preferita soprattutto dalle
imprese che erogano servizi alle imprese (39,2%)30. Inoltre, il 69,4% delle imprese (73% tra le
imprese di micro dimensioni) dichiara di operare in rete con imprese dello stesso settore,
mentre il 39,1% dichiara di essere collegata a imprese di settori differenti. Al riguardo, è da
rilevare la propensione ad aggregarsi con imprese operanti in altri comparti produttivi
soprattutto da parte delle imprese con oltre 250 addetti (62,5%), di quelle operanti nel
comparto dei servizi alle imprese (56,8%) e di quelle localizzate nell‟area meridionale del Paese
(51,8%).
Modesto appare il coinvolgimento di Università e Centri di ricerca all‟interno dei Contratti di
rete (6,3%)31; leggermente più alta è la quota di imprese distrettuali (8,6%) che ha stabilito
relazioni con Università e Centri di ricerca rispetto a quelle non distrettuali (5,6%).
Relativamente ai confini territoriali, il 56,9% delle imprese segnala di fare parte di una rete con
imprese della stessa regione. Solamente il 13,5% delle imprese ha aderito a un Contratto di rete
con imprese di regioni non confinanti. Da rilevare una più elevata vocazione extra territoriale
da parte delle imprese con 50-249 addetti e di quelle localizzate nel Mezzogiorno: il 21,2% e il
25% di esse dichiarano, rispettivamente, di avere aderito a Contratti di rete con imprese
operanti in regioni non confinanti. Il Contratto di rete sembra avere, in sintesi, una vocazione
prevalentemente locale32.
30 L‟analisi fa riferimento in generale al totale delle imprese e, solamente nell‟ipotesi in cui emergano indicazioni che si discostano in modo significativo rispetto alla media, alle imprese distinte per fasce dimensionali, per comparti produttivi e per aree geografiche. Il confronto tra imprese distrettuali e non distrettuali non fa emergere particolari differenze comportamentali: non sembra rilevarsi in altri termini un “effetto distretto”. Nel par. 4.3 ci soffermeremo sulle imprese cooperative a confronto con le altre forme giuridiche. 31 Ciò è confermato da altri studi (ad esempio, Bugamelli ed altri, 2012) in cui emerge, ad esempio, come gli accordi cooperativi realizzati da imprese che svolgono attività innovativa coinvolgano solo in misura modesta le Università e gli Istituti di ricerca e riguardino, invece, maggiormente i fornitori e gli Istituti di ricerca privati. 32 Come evidenziato in Aureli e altri (2012) “…Una spiegazione di tale evidenza può attribuirsi alla mancanza di fiducia tra gli operatori economici (una fiducia che con la crisi è forse ulteriormente diminuita), per cui è preferibile rivolgersi ad imprenditori locali con cui già si intrattengono rapporti commerciali o, più semplicemente, vi sono state occasioni di incontro personale. Alternativamente, questa scelta si può spiegare ipotizzando una certa miopia degli imprenditori, che continuano a ragionare in ottica distrettuale, pensando che le fonti dell’efficienza siano radicate nelle sinergie che si creano a livello territoriale (i c.d. vantaggi di prossimità), mentre i vantaggi competitivi possono derivare anche da altre fonti, come nel caso dei cluster”.
26
Poco più della metà delle imprese intervistate dichiara che la durata stabilita dal Contratto è
inferiore a cinque anni (tale quota è pari al 62% tra le micro imprese); l‟11,5% delle imprese
segnala che la durata stabilita dal Contratto si colloca tra i dieci e i venti anni mentre, per circa il
20% delle imprese (26,9% per le imprese con 50-249 addetti), la durata del Contratto è
superiore ai venti anni (Graf.11).
Graf. 11 Durata del Contratto
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Sono le imprese di costruzioni e quelle localizzate nell‟area meridionale del Paese ad essere
maggiormente coinvolte in Contratti di rete con durata superiore ai 20 anni, rispettivamente,
con quote del 53,3% e del 42,9%.
Inoltre, il 57,6% del campione afferma che è previsto il rinnovo tacito del Contratto (61,8% per
le imprese di piccole dimensioni)33. L‟ 89,5% delle imprese indica di avere istituito un fondo
patrimoniale (90% tra le imprese di micro dimensioni); il 29,8% dichiara che l‟ammontare del
fondo è compreso tra i 10 mila e i 30 mila euro mentre è pari a poco più del 10% la quota di
imprese che indica di avere istituito un fondo di oltre 200 mila euro34. E‟ opportuno evidenziare
la quota relativamente alta delle imprese di costruzioni (53,8%) e di quelle operanti nel
Mezzogiorno (36%) che segnalato di avere costituito un fondo tra i 30 mila e i 200 mila euro. 33 Al fine di determinare la stabilità di un Contratto, è opportuno conoscere anche le relative modalità di uscita e di scioglimento. Tali modalità sono state ampiamente analizzate in una recente ricerca svolta da Unioncamere (aprile 2012): circa il 96% dei 214 Contratti di rete analizzati contempla la possibilità di recedere dal Contratto di rete (nella maggioranza dei casi, si tratta di un recesso libero senza l‟onere di addurre alcuna specifica ragione). Come sottolineato nello stesso studio “…In pochi casi si prevede che il recesso di una singola parte conduca allo scioglimento del contratto, ma è chiaro che il peso del recesso e della sua minaccia dipende molto dal soggetto che lo esercita anche quando la clausola è estesa indistintamente a tutti i contraenti. Se il recesso viene minacciato dal leader della rete, le probabilità che ad esso segua lo scioglimento e, dunque, l’effetto destabilizzante che ne deriva sono molto elevate. In altri casi il recesso potrà produrre discontinuità ma i suoi effetti destabilizzanti saranno limitati”. 34
Il recente Decreto sviluppo introduce, al riguardo, un‟importante novità (art.45), riconoscendo al Contratto di rete la possibilità di acquisire soggettività giuridica nel caso in cui venga istituito un fondo patrimoniale unico. In questo modo lo strumento del Contratto diventa ancora più operativo, flessibile e bancabile.
27
La quota del fondo fornita da ciascuna impresa risulta abbastanza modesta: il 22,8% e il 37,5%
del campione dichiarano infatti, rispettivamente, di avere versato una quota inferiore ai 1.000
euro e tra i 1.000 e i 3.000 euro.
Poco meno dell‟84% è la quota del campione intervistato che afferma di avere istituito un
organo comune incaricato di gestire l‟esecuzione del Contratto o di singoli fasi dello stesso35.
Più elevata risulta la quota percentuale di imprese di micro dimensioni (86%) che dichiara di
avere istituito un organo comune; la presenza di un organo comune assume un ruolo
preminente soprattutto tra le imprese che erogano servizi alle imprese (97,3%).
La lunga durata del Contratto (oltre 10 anni per almeno il 30% del campione), accompagnata da
una governance abbastanza complessa (testimoniata dalla presenza del fondo patrimoniale e di un
organo comune per circa il 90% delle imprese intervistate) sembra evidenziare, in sintesi,
l‟importante ruolo attribuito da molte imprese a questa nuova modalità di aggregazione
attraverso la quale realizzare ambiziosi progetti ed articolati programmi comuni di attività36.
In merito alle principali fonti informative relative ai Contratti di rete, la maggior parte delle
imprese intervistate indica di esserne venuta a conoscenza soprattutto attraverso gli altri
imprenditori (per il 45,1% del campione) e le Associazioni di categoria (43,5%). Le imprese si
sono rivolte soprattutto a soggetti esterni (in particolar modo notai, Associazioni
imprenditoriali, commercialisti) nel predisporre il Contratto di rete. Solamente l‟8,2% delle
imprese dichiara di avere redatto il Contratto senza alcun supporto esterno. La maggior parte
delle imprese intervistate (67,8%) segnala di avere avuto un solo referente per l‟esplicazione
delle varie “pratiche” inerenti l‟adesione al Contratto di rete mentre è pari al 24% la quota di
imprese che avrebbe fatto ricorso a più di un soggetto.
In sintesi, il “mercato” sembra avere assunto un ruolo preminente nel fare conoscere e
diffondere tra le imprese questa nuova modalità di aggregazione.
Tra gli obiettivi che le imprese aderenti ai Contratti di rete valutano come prioritari, emergono
soprattutto37: l‟aumento della propria capacità competitiva di penetrazione sul mercato italiano
(per il 63,8% del campione intervistato), l‟innovazione di prodotto e di servizio (59,9%), la
promozione di un marchio comune e la realizzazione di attività in ricerca e sviluppo (entrambe
52,3%), l‟aumento della propria capacità competitiva di penetrazione sui mercati europei
(50,7%) (Graf.12).
35 Da un lavoro condotto da Unioncamere (aprile 2012) su 205 Contratti di rete, i modelli di organo comune appaiono differenziati, polarizzandosi su due opzioni alternative: l‟organo monocratico e l‟organo pluripersonale. Quest‟ultimo prevale nettamente sul primo ed è esteso a circa l‟80% dei Contratti. 36 La complessità dei Contratti di rete è confermata dall‟analisi svolta nell‟aprile 2012 da Unioncamere (op. citata) sui dati di carattere quantitativo, finalizzata a valutare l‟oggetto e le principali finalità di questa nuova modalità di aggregazione nonché ad esaminare il piano industriale sottostante e le effettive dinamiche legate alla relative forme di governance. 37 A questa e alle domande successive, le imprese hanno risposto sulla base di una scala da “0” (assolutamente irrilevante) a “10” (assolutamente rilevante). Le percentuali riportate fanno riferimento alla somma delle “risposte”: 8+9+10 e cercano di cogliere le valutazioni positive e molto positive.
28
Graf. 12 Obiettivi del Contratto
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Alcune differenze comportamentali sembrano emergere tra le distinte tipologie dimensionali. In
particolar modo, le micro imprese segnalano - come obiettivi prioritari - l‟aumento della propria
capacità competitiva di penetrazione sul mercato italiano e la promozione di un marchio
comune; le imprese con oltre 250 addetti e quelle distrettuali indicano, invece, di avere aderito
ai Contratti di rete soprattutto per allargare le proprie vendite nei mercati europei ed extra-
europei. Riguardo ai comparti produttivi, non si rilevano invece significative differenze
comportamentali.
Sotto il profilo territoriale, le imprese del Nord Ovest e del Mezzogiorno si distinguono rispetto
a quelle delle altre aree del Paese per avere indicato nella ricerca e sviluppo il principale
obiettivo che intendono perseguire nell‟aggregarsi in rete38.
Oltre 1/3 delle imprese intervistate dichiara che l‟avere aderito al Contratto di rete ha
comportato il vantaggio di avere accresciuto il proprio know how e di avere migliorato le proprie
relazioni commerciali aziendali; scarsi vantaggi sono invece attribuibili all‟acquisizione di
agevolazioni fiscali e alle migliori condizioni di accesso al credito (Graf.13).
38 Per un‟analisi approfondita sulle principali finalità che hanno spinto le imprese ad aggregarsi in rete, attraverso la realizzazione di focus group, si veda Unicredit (2012).
29
Graf. 13 Vantaggi del Contratto
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
E‟ opportuno rilevare, al riguardo, che la quota di imprese che avrebbe considerato
assolutamente irrilevante l‟acquisizione di agevolazioni fiscali e le migliori condizioni di accesso
al credito - quali possibili vantaggi acquisiti nell‟avere aderito ad un Contratto di rete - è
abbastanza elevata e pari, rispettivamente, al 36,2% e al 40,1%.
L‟accrescimento del know how è considerato un vantaggio particolarmente rilevante soprattutto
da parte delle medie imprese (44,2%), di quelle operanti nel settore del turismo (61,5%) e di
quelle localizzate nei distretti (42,9%).
Nel contempo, emerge dall‟Indagine che la rinuncia anche parziale della propria indipendenza
per condividere le strategie delle altre imprese della rete e l‟assunzione in parte dei rischi
connessi ai comportamenti degli altri imprenditori non sono percepiti come svantaggi rilevanti.
In particolare, il 45,4% delle imprese segnala di considerare assolutamente irrilevante la
rinuncia, seppur parziale, alla propria autonomia; anche l‟utilizzo di risorse aggiuntive per
sostenere l‟onere di nuovi adempimenti amministrativi, derivanti dall‟avere aderito ad un
Contratto di rete, non è considerato uno svantaggio di particolare rilievo.
Lo studio ha cercato, inoltre, di approfondire i rapporti tra le imprese che hanno aderito ad un
Contratto di rete ed il sistema bancario (Graf.14): poco più del 60% delle imprese afferma che
la Banca dovrebbe valorizzare adeguatamente la partecipazione dell‟impresa alla rete; solamente
il 20,4% delle imprese (25% tra le grandi imprese) segnala che la Banca principale già considera
un plus di merito la partecipazione dell‟impresa al Contratto di rete39: ciò è riconosciuto
39 Come sottolineato in un recente Rapporto del Centro Studi Confindustria (giugno 2012), “…l’appartenenza alla rete e il relativo programma di sviluppo offrono un parametro in più per valutare la solidità e la capacità innovativa delle aziende. Per questo motivo sono sempre più numerose le iniziative degli enti pubblici attraverso bandi a favore della costituzione e gestione di reti d’impresa e del sistema bancario con strumenti ad hoc per migliorare le condizioni di accesso al credito”. Al fine di vedere riconosciuto questo plus di merito diventa quindi fondamentale, sia in positivo che in negativo, la validità complessiva del progetto alla base dell‟aggregazione (Zanardo, 2012).
30
attraverso, in particolare, la riduzione delle garanzie richieste (38,7%), le maggiori quantità di
credito concesso (21%) e la riduzione dei tassi di interesse (12,9%). Vi è una quota percentuale
di imprese (18,8%; 25% tra le medie imprese) che non ritiene, invece, necessario che la
partecipazione al Contratto sia valorizzata dal sistema creditizio; tale quota si attesta al 25,7%
tra le imprese distrettuali rispetto a una quota del 16,7% tra quelle non operanti all‟interno dei
distretti.
Graf. 14 Valorizzazione da parte del sistema bancario del Contratto
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Molto rilevante può essere, quindi, il ruolo del sistema bancario nella valutazione dei Contratti
di rete; in particolar modo, secondo una recente Indagine svolta da Intesa Sanpaolo e
Mediocredito Italiano (2012) su un campione di 281 imprese clienti della Banca che hanno
aderito ai Contratti di rete, è emerso che “…il ruolo del sistema bancario nel favorire lo sviluppo dei
Contratti di rete può essere determinante, non solo perché può finanziare questi progetti di aggregazione, ma
anche perché, nelle attese delle aziende, può divenire un partner nei processi di internazionalizzazione e di
innovazione, soprattutto per le imprese più piccole e meno strutturate”.
L‟adesione delle imprese ai Contratti di rete (da almeno un anno) sembra avere avuto un effetto
positivo sulla performance delle principali variabili aziendali; in particolar modo una discreta quota
di imprese intervistate segnala soprattutto un incremento del fatturato e degli investimenti pari,
rispettivamente, al 38,5% e al 33,3% del totale (Graf.15). Sono, in particolar modo, le micro
imprese a segnalare un effetto positivo sull‟andamento del fatturato e degli investimenti. E‟
opportuno segnalare, altresì, l‟elevata quota percentuale di imprese (47,4%) che ha indicato di
avere mantenuto stabili i propri livelli occupazionali40; questo dato assume una valenza
40
Da rilevare che, relativamente agli investimenti e alle esportazioni, la risposta “Nessun effetto” è stata data anche dalle imprese che non hanno realizzato né investimenti né esportazioni, oltre che da quelle che ritengono che il Contratto di rete sia stato neutrale, ovvero con effetto nullo rispetto alle performances relative a investimenti e esportazioni realizzati.
31
fortemente positiva tenendo conto della grave fase recessiva in cui versa la nostra economia41 e,
di conseguenza, il mercato del lavoro (il tasso di disoccupazione, in sensibile crescita negli
ultimi mesi, si è posizionato al 10,8% nel giugno del corrente anno).
Graf. 15 Effetti del Contratto sulle variabili aziendali
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Ancora più ottimistiche appaiono le previsioni sull‟evoluzione delle stesse variabili da parte
delle imprese che hanno aderito recentemente al Contratto di rete (da meno di un anno); quasi
la metà prevede di aumentare il fatturato e gli investimenti mentre è pari a circa il 25% la quota
di imprese che segnala una flessione dei costi di produzione (Graf.16). Anche in questo caso, è
opportuno evidenziare l‟elevata quota di imprese (41,2%) che prevede una stabilità
dell‟occupazione.
41 Secondo le più recenti stime dell‟ISTAT, il Pil (destagionalizzato, senza effetti di calendario e al netto dell‟inflazione) è sceso dello 0,8% nel secondo trimestre 2012 rispetto al trimestre precedente. E‟ la quarta diminuzione trimestrale consecutiva e la conferma che la recessione, iniziata nel terzo trimestre 2011, continua a mordere con identica intensità. Rispetto al secondo trimestre 2011 (l‟ultimo trimestre di crescita positiva), il Pil del secondo trimestre 2012 è diminuito del 2,6%. Alla luce di questo peggioramento, alla fine di settembre del corrente anno, il Governo ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Pil, per il 2012, dal -1,2% al -2,4%.
32
Graf. 16 Previsione degli effetti del Contratto sulle variabili aziendali
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Le imprese distrettuali che hanno aderito al Contratto di rete (da meno di un anno) prevedono
performances migliori rispetto a quelle non localizzate in aree distrettuali; ad esempio è pari al
47,1% la quota di imprese distrettuali che prevede un aumento del fatturato a seguito
dell‟adesione ai Contratti di rete a fronte di un 41,1% delle imprese isolate42.
In merito, infine, agli eventuali miglioramenti da apportare al Contratto di rete, le imprese
intervistate hanno suggerito tra le principali modifiche: far riconoscere da parte del sistema
bancario un rating di rete, ossia un merito di credito da attribuire a questa specifica modalità di
aggregazione (una valutazione in tal senso è espressa dal 75,3% del campione intervistato; 79%
tra le imprese fino a nove addetti); rendere continuativi nel tempo gli incentivi fiscali; migliorare
l‟informazione circa lo strumento e la relativa diffusione sul territorio; estendere il Contratto ad
altri soggetti, in particolar modo a Università e Centri di ricerca (Graf.17). Il riconoscimento di
un rating di rete è considerato particolarmente rilevante dalle micro imprese (79%), da quelle del
Commercio (81,8%), da quelle infine localizzate nell‟area meridionale del Paese.
42
Le imprese “relazionate” hanno in generale la percezione di una più elevata competitività nei mercati mondiali e di una migliore performance delle principali variabili aziendali rispetto alle imprese isolate. Ciò trova conferma in un‟analisi svolta da SRM (2011) che evidenzia, relativamente alle imprese localizzate nel Mezzogiorno e appartenenti a reti “formali”, un effetto positivo (e maggiore rispetto alle imprese isolate) relativamente ad una serie di variabili nel biennio 2010-2011 tra cui il fatturato, l‟occupazione, gli investimenti e le esportazioni.
33
Graf. 17 Miglioramenti da apportare al Contratto
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
4.3 Le imprese cooperative e i Contratti di rete
In questo paragrafo si cercherà di analizzare le strategie adottate dalle imprese cooperative (IC)
a confronto con le altre forme giuridiche aderenti ai Contratti di rete. Questa analisi trova la sua
“giustificazione” nell‟importante ruolo assunto dal modello cooperativo nel tessuto economico
italiano43; in particolare, alla metà di giugno del corrente anno le imprese cooperative iscritte
all‟Albo gestito presso il Mise sono pari a poco più di 94mila; si registra un incremento
complessivo dell‟1,5% (circa 1.500 imprese cooperative in più) rispetto a quelle registrate a fine
201144. Particolarmente rilevante appare la presenza delle imprese cooperative nel Lazio (14,6%
del totale), in Sicilia (12,3%), in Lombardia (11,8%) e in Campania (10,1%) (Tab.3).
43 Per un‟analisi approfondita sulle imprese cooperative in Italia e sulle principali strategie adottate in “risposta” alla crisi da un campione di imprese cooperative dell‟Emilia Romagna, si veda Bentivogli e altri (2012). 44
L‟incidenza degli addetti delle imprese cooperative sul totale degli addetti è aumentata dal 3,4% nel 1996 al 4% nel 2009 (ISTAT).
34
Tab. 3 Distribuzione territoriale delle società cooperative iscritte all’Albo
Fonte: Albo delle società cooperative, Mise
Analizzando i dati relativi ai Contratti di rete, di fonte Unioncamere, emerge che su poco
meno di 2.200 imprese aderenti ai Contratti di rete, 111 (circa il 5%) sono imprese
cooperative; di queste, circa 1/3 opera in Lombardia (Tab. 4; Graf.18), prevalentemente nelle
province di Milano e di Bergamo. Da rilevare, inoltre, che le cooperative lombarde nei
Contratti di rete risultano significativamente cresciute della corso del 2012.
Regioni Cooperative registrate
2011
Cooperative registrate al
15-6-2012
Variazione % Incidenza %
Piemonte 4.418 4.637 4,9 4,9
Valle d‟Aosta 342 276 -19,3 0,3
Lombardia 11.837 11.113 -6,2 11,8
Trentino-Alto Adige 1.700 1.537 -9,6 1,6
Veneto 4.431 4.494 1,4 4,8
Friuli-Venezia Giulia 1.198 1.192 -0,5 1,3
Liguria 1.733 1.771 2,2 1,9
Emilia-Romagna 6.152 6.787 10,3 7,2
Toscana 4.852 4.902 1,0 5,19
Umbria 1.089 1.480 35,9 1,6
Marche 2.042 1.675 -18,0 1,8
Lazio 13.250 13.772 3,9 14,6
Abruzzo 1.873 1.904 1,7 2,0
Molise 532 539 1,3 0,6
Campania 9.270 9.495 2,4 10,1
Puglia 8.811 8.959 1,7 9,5
Basilicata 1.405 1.434 2,1 1,5
Calabria 3.156 3.252 3,0 3,4
Sicilia 11.409 11.646 2,1 12,3
Sardegna 3.511 3.566 1,6 3,8
ITALIA 93.011 94.431 1,5 100,00
35
Tab. 4 Cooperative aderenti per Regione
Regione N. cooperative
Lombardia 40
Basilicata 10
Marche 10
Abruzzo 9
Toscana 7
Emilia Romagna 7
Veneto 6
Campania 4
Sardegna 4
Lazio 3
Friuli Venezia Giulia 3
Piemonte 2
Puglia 2
Calabria 1
Liguria 1
Molise 1
Sicilia 1
Totale complessivo 111
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Graf. 18 Cooperative aderenti per Regione
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
36
Le 111 imprese cooperative aderiscono a 51 Contratti di rete. Di questi, 18 sono i Contratti
sottoscritti prevalentemente o esclusivamente da cooperative: ad essi hanno aderito imprese
operanti prevalentemente nei settori dei servizi alle imprese (7), dei servizi alla persona (5), delle
infrastrutture/costruzione (4) e dell‟editoria (2) (Graf.19).
Graf. 19 Contratti per settore
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Sono 13 i Contratti che vedono coinvolte imprese operanti nella stessa regione; dei 5 Contratti
interregionali, uno solo (operante nell‟editoria) si caratterizza per la copresenza di imprese
cooperative localizzate nel Nord e nel Sud del Paese (indicati nel Graf. 20 con la
denominazione “Coop NS interregionale”).
Graf. 20 Contratti per tipologia
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
37
Oltre la metà dei Contratti sottoscritti prevalentemente o esclusivamente da cooperative ha una
densità bassa, ovvero è costituita da non più di 3 imprese (Graf. 21).
Graf. 21 Numero Contratti per densità
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Sotto il profilo quantitativo, in sintesi, non sembrano emergere significative differenze
comportamentali tra le imprese cooperative e le altre forme giuridiche.
L‟Indagine qualitativa, viceversa, sembra mettere in evidenza una serie di specificità strutturali e
comportamentali45; in particolar modo, più modesta appare l‟incidenza delle micro e piccole
imprese cooperative sul totale (70,6%) rispetto alle altre imprese (80,9%); di converso più
rilevante risulta la quota di PMI cooperative: 29,4% sul totale contro il 16,4% delle altre forme
giuridiche.
Nel contempo, le imprese cooperative sono relativamente più “giovani”: pari al 35,3% e al
5,9% sono le quote, rispettivamente, di IC costituite tra il 2000 e il 2009 e oltre il 2010 contro
quote del 27,5% e del 3,1% delle altre forme giuridiche (Graf. 22).
45 E‟ opportuno sottolineare che nell‟ambito dell‟Indagine è stato intervistato un numero abbastanza esiguo di imprese cooperative (17) per cui i risultati devono essere presi con estrema cautela.
38
Graf. 22 Anno costituzione impresa
Fonte: Indagine Mise, maggio 2012
Più giovani sono anche gli imprenditori delle imprese cooperative a confronto con gli
imprenditori delle altre imprese. In particolar modo, quasi il 24% degli imprenditori che
dirigono imprese cooperative si “colloca” nella fascia di età 35 e i 44 anni contro il 15,7% delle
altre forme giuridiche; di converso sensibilmente più bassa appare l‟incidenza degli imprenditori
delle imprese cooperative oltre i 65 anni (Graf. 23).
Graf. 23 Età dell’imprenditore
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
La natura “cooperativa” sembra spingere questa tipologia di impresa ad aggregarsi
maggiormente rispetto al resto del campione; in particolare solamente il 35,3% delle IC dichiara
di non appartenere ad alcuna forma di aggregazione contro il 60,6% delle altre forme. Tra le
principali modalità di stare insieme emergono i Consorzi con attività esterne (29,4% contro il
39
15,7%) e le Associazioni temporanee di impresa (29,4% rispetto al 19,2% del resto del
campione intervistato).
Nel contempo, le imprese cooperative sembrano essere coinvolte in Contratti di rete più stabili
e caratterizzati da una governance più complessa a confronto delle altre imprese: pari a poco più
del 35% è, infatti, la quota di IC che ha aderito a Contratti di rete oltre i venti anni contro il
18,8% delle altre forme giuridiche (Graf. 24).
Graf. 24 Durata del Contratto
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Inoltre, tutte le imprese cooperative hanno segnalato di avere istituito un fondo patrimoniale
(contro circa il 90% delle altre forme giuridiche) mentre l‟88,2% di esse (83,3% per il resto del
campione) indica di avere istituito un organo comune incaricato di gestire l‟esecuzione del
Contratto o di singoli fasi dello stesso.
Attraverso il canale “Associazioni di categoria” una quota elevata di IC (70,6% contro il 41,5%
delle altre forme giuridiche) è venuta a conoscenza dell‟esistenza del Contratto di rete.
Differenze di un certo rilievo emergono inoltre riguardo agli obiettivi che le imprese
cooperative hanno cercato di perseguire attraverso l‟adesione al Contratto di rete46:
l‟innovazione di prodotto/servizio, la promozione di un marchio comune, l‟innovazione di
processo assumono un ruolo di maggiore importanza per le IC rispetto alle altre forme
giuridiche; poco rilevanti sono invece gli obiettivi legati all‟aumento della capacità di
penetrazione nei mercati europei ed extra-europei: ciò potrebbe essere attribuibile
46
A questa e alle domande successive, le imprese cooperative hanno risposto sulla base di una scala da “0” (assolutamente irrilevante) a “10” (assolutamente rilevante). Le percentuali riportate fanno riferimento alla somma delle “risposte”: 8+9+10 e cercano di cogliere le valutazioni positive e molto positive.
40
prevalentemente all‟elevata propensione delle imprese cooperative a “soddisfare” i mercati
locali e/o quello interno.
Relativamente ai vantaggi connessi ai Contratti di rete, le IC appaiono più sensibili - rispetto alle
altre forme giuridiche – alle facilitazioni relative all‟accesso al mercato del credito e al
miglioramento delle relazioni commerciali (Graf. 25).
Graf. 25 Vantaggi del Contratto
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Tra gli svantaggi, emerge invece una certa preoccupazione (per il 17,6% delle IC; 7,3% per il
resto del campione) per l‟assunzione anche parziale dei rischi connessi ai comportamenti delle
altre imprese che hanno aderito al Contratto.
Una percentuale leggermente più alta di imprese cooperative (23,5% contro il 20,2% del resto
del campione) segnala la necessità che il sistema bancario attribuisca al Contratto di rete un plus
di merito attraverso, in particolare, una riduzione dei tassi di interesse; a tale quota si
contrappone una quota del 23,5% di IC (rispetto al 18,5% delle altre forme giuridiche) che
afferma, invece, di non vedere valorizzata da parte delle Banche questa specifica modalità di
aggregazione e né, del resto, di considerarla rilevante (Graf. 26).
41
Graf. 26 Valorizzazione da parte del sistema bancario del Contratto
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
Più positivi sono gli effetti della rete sulla performance delle principali variabili aziendali, percepiti
dalle imprese cooperative che hanno aderito ai Contratti di rete, sia da almeno un anno, che da
meno di un anno, rispetto alle altre forme giuridiche; in particolare il 60% delle IC che hanno
aderito a Contratti da almeno un anno prevede un aumento del fatturato e degli investimenti
rispetto a quote pari, rispettivamente, al 37% e al 31,5% delle altre forme giuridiche. Ancora più
ottimistiche appaiono le imprese cooperative che hanno stipulato solo recentemente un
Contratto: il 75% e il 58% di esse prevedono, infatti, un aumento del fatturato e
dell‟occupazione rispetto a poco più del 40% e del 33,6% delle altre forme.
Relativamente, infine, ai suggerimenti forniti dalle imprese per migliorare i Contratti di rete, le
IC evidenziano soprattutto la necessità di far riconoscere da parte del sistema bancario un rating
di rete; in misura sensibilmente superiore rispetto alle altre forme giuridiche; seguono ad una
certa distanza la necessità di migliorare l‟informazione circa lo strumento, la relativa diffusione
sul territorio e di rendere continuativi gli incentivi fiscali (in misura però sensibilmente inferiore
al resto del campione) e l‟estensione del Contratto a Università e Centri di ricerca (Graf. 27).
42
Graf. 27 Miglioramenti da apportare al Contratto
Fonte: elaborazioni Mise su dati Unioncamere
43
5. Conclusioni
Lo studio in oggetto ha cercato di approfondire - sia sotto l‟aspetto quantitativo che qualitativo
- una recente modalità di aggregazione, riconosciuta dal Legislatore: il Contratto di rete.
Il lavoro, in particolare, si è soffermato su una serie di mutamenti dell‟apparato produttivo
italiano che ha favorito, soprattutto negli ultimi 10-15 anni, il graduale passaggio dai distretti
alle reti per poi analizzare le principali tappe normative del Contratto di rete con lo scopo di
evidenziarne le novità salienti e i principali aspetti che lo differenziano da altre forme di
aggregazione.
Si è successivamente cercato di fornire un‟ampia fotografia quantitativa dei Contratti di rete
dal marzo 2010 al giugno 2012 evidenziando il successo che ha caratterizzato questa nuova
modalità di aggregazione, soprattutto a partire dagli ultimi mesi del 2011. Sulla base dei più
recenti dati sono 412 i Contratti di rete registrati con quasi 2.200 imprese coinvolte. L‟analisi
ha evidenziato il carattere prevalentemente localistico dei Contratti di rete; inoltre la metà di
essi ha una densità bassa, ovvero è costituita da meno di 3 imprese, anche se nel 2012 si è
registrato, rispetto al biennio 2010-2011, una maggiore incidenza dei Contratti di rete a densità
media (4-6 imprese) e a densità alta (oltre 6 imprese).
Il Lavoro ha, successivamente, presentato i principali risultati di un‟Indagine qualitativa su un
campione di 304 imprese appartenenti a 159 Contratti di rete, svolta nel mese di maggio del
corrente anno.
L‟Indagine ha evidenziato che la maggior parte dei Contratti di rete è caratterizzata da una
governance abbastanza complessa. In particolar modo, l‟89,5% delle imprese ha indicato di avere
istituito un fondo patrimoniale; poco meno dell‟84% è la quota del campione intervistato che
afferma di avere istituito un organo comune incaricato di gestire l‟esecuzione del Contratto o di
singoli fasi dello stesso. Più elevata è risultata, altresì, la quota percentuale di imprese di micro
dimensioni che dichiara di avere istituito tale fondo e un organo comune (pari, rispettivamente,
al 90% e all‟86%). Inoltre, la durata del Contratto, per poco più del 30% del campione, è
segnalata estendersi oltre i dieci anni.
Tra gli obiettivi che le imprese aderenti ai Contratti di rete valutano come prioritari, sono
emersi: l‟aumento della propria capacità competitiva di penetrazione sul mercato italiano (per il
63,8% del campione intervistato; 73% delle micro imprese), l‟innovazione di prodotto e di
servizio (59,9%), la promozione di un marchio comune e la realizzazione di attività in ricerca e
sviluppo (entrambe 52,3%), l‟aumento della propria capacità competitiva di penetrazione sui
mercati europei (50,7%).
Oltre 1/3 delle imprese intervistate ha dichiarato che l‟avere aderito al Contratto di rete ha
comportato il vantaggio di avere accresciuto il proprio know how e di avere migliorato le proprie
relazioni commerciali aziendali. Nel contempo, emerge dall‟Indagine che la rinuncia anche
44
parziale della propria indipendenza per condividere le strategie delle altre imprese della rete e
l‟assunzione in parte dei rischi connessi ai comportamenti degli altri imprenditori non sono
percepiti come svantaggi rilevanti.
Nel contempo, oltre il 60% delle imprese ha affermato che la Banca non valorizza
adeguatamente la partecipazione dell‟impresa alla rete. Viceversa solamente 1/5 delle imprese
ha segnalato che la partecipazione al Contratto di rete comporta facilitazioni nei rapporti con la
propria Banca, quali ad esempio, la riduzione delle garanzie richieste o la concessione di
maggiori quantità di credito.
Dall‟Indagine è emerso che l‟adesione delle imprese ai Contratti di rete (da almeno un anno)
sembra avere avuto un effetto positivo sulla performance delle principali variabili aziendali
(fatturato, occupazione, investimenti, esportazioni, costi di produzione). Anche le imprese che
hanno aderito recentemente al Contratto di rete prevedono effetti positivi sulle proprie
performances aziendali.
L‟Indagine ha messo, inoltre, in evidenza alcune specificità comportamentali delle imprese
cooperative a confronto delle altre forme giuridiche; in particolare la natura “cooperativa”
sembra avere spinto questa tipologia di impresa ad aggregarsi maggiormente rispetto al resto del
campione intervistato. Nel contempo, le imprese cooperative sono coinvolte in Contratti di rete
più stabili e caratterizzati da una governance più complessa a confronto delle altre imprese: pari a
poco più del 35% è risultata, infatti, la quota di imprese cooperative aderenti ai Contratti di rete
che hanno oltre venti anni rispetto al 18,8% delle altre forme giuridiche.
Inoltre, tutte le imprese cooperative hanno segnalato di avere istituito un fondo patrimoniale
(contro circa il 90% delle altre forme giuridiche) mentre l‟88,2% di esse (83,3% per il resto del
campione) indica di avere istituito un organo comune incaricato di gestire l‟esecuzione del
Contratto o di singoli fasi dello stesso.
Alcune differenze sono emerse anche riguardo agli obiettivi che le imprese intendono
perseguire attraverso l‟adesione al Contratto di rete: l‟innovazione di prodotto/servizio, la
promozione di un marchio comune, l‟innovazione di processo sembrano assumere un ruolo di
maggiore importanza per le imprese cooperative rispetto alle altre forme giuridiche; poco
rilevanti sono invece gli obiettivi legati all‟aumento della capacità di penetrazione nei mercati
europei ed extra-europei: ciò potrebbe essere attribuibile prevalentemente all‟elevata
propensione delle imprese cooperative a “soddisfare” i mercati locali e/o quello nazionale.
Più positivi sono risultati infine gli effetti della rete sulla performance delle principali variabili
aziendali, percepiti dalle imprese cooperative che hanno aderito ai Contratti di rete da almeno
un anno a confronto del resto del campione. Ancora più ottimiste sono risultate le imprese
cooperative che hanno stipulato solo recentemente un Contratto.
Dall‟Indagine possono essere tratte alcune indicazioni di policy; in particolare, le imprese
intervistate sollecitano il Legislatore a far riconoscere da parte del sistema bancario un rating di
rete (oltre ¾ delle imprese intervistate), a rendere permanenti le agevolazioni fiscali previste, a
45
migliorare l‟informazione e la diffusione dello strumento su tutto il territorio, infine ad “aprire”
il Contratto di rete ad altri soggetti e non solo alle imprese italiane. Questi interventi sono
considerati prioritari sia dal totale delle imprese sia da quelle del mondo cooperativo (la
principale differenza è legata al maggior “peso” attribuito dalle imprese cooperative al rating di
rete).
Occorre evidenziare che la Direzione Generale PMI e Enti Cooperativi, per l‟anno 2012, ha già
raccolto e sintetizzato numerose proposte in tema di Contratti di rete avanzate dai membri del
Tavolo Permanente PM47I, aventi ad oggetto anche le tematiche emerse nel corso dell‟Indagine
qualitativa; parte di tali proposte confluirà nel Disegno di Legge annuale per le micro, piccole e
medie imprese che, con lieve ritardo rispetto alla scadenza originariamente fissata dallo Statuto
delle imprese (al 30 giugno di ogni anno), dovrebbe essere approvato entro la fine di novembre.
L‟approvazione delle varie proposte suggerite potrà rendere ancora più stabile e strutturata
questa specifica modalità di aggregazione, consentendo l‟avvio di una nuova fase dei Contratti
di rete, più orientati ai processi di internazionalizzazione e di innovazione delle imprese48.
L‟obiettivo del Ministero è raggiungere “quota 500” Contratti di rete entro la fine del 2012,
nella convinzione che essi potrebbero fornire un importante contributo per traghettare il nostro
sistema produttivo “oltre” la crisi già dal prossimo anno.
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Al fine di monitorare l‟effettiva applicazione dei dieci principi SBA e di avanzare proposte operative di policy, è stato istituito, con D.M. del 31 marzo del 2010, il “Tavolo consultivo permanente di monitoraggio congiunturale e individuazione dei fabbisogni e criticità delle PMI”. Il Tavolo, costituito presso la Direzione Generale per le Piccole e Medie Imprese e gli Enti cooperativi del Ministero dello Sviluppo Economico, intende essere “un punto di riferimento e di ascolto atto a rilevare esigenze e fenomeni di cambiamento delle micro, piccole e medie imprese nel nostro Paese, in un’ottica di consolidamento e di sviluppo delle PMI”. Il Tavolo Permanente PMI è stato considerato good practice a livello europeo nel Documento di Revisione dello SBA del 23 febbraio 2011. Per la sua natura di luogo di confronto esso è stato funzionalmente utilizzato anche come sede di raccolta, confronto e valutazione delle proposte per la Legge annuale delle PMI. 48 Come sottolineato da Travaglini (2012), “…Predisporre interventi pubblici che abbiano il contratto di rete come beneficiario può essere il volano per spingere le imprese verso la strada dell’aggregazione, favorendo nell’ambito della collaborazione reticolare strutture produttive di maggior dimensione, più efficienti e competitive, pur tutelando l’autonomia e la flessibilità delle scelte imprenditoriali”.
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