i beduini della siria - alberto savioli · 2008. 1. 25. · bolente tribù nomadi al tempo alleate...

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Alberto Savioli I Beduini della Siria Un racconto per immagini dei diversi gruppi tribali, dei loro costumi e caratteri.

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  • Alberto Savioli

    I Beduini della Siria

    Un racconto per immagini dei diversi gruppi tribali,

    dei loro costumi e caratteri.

  • Percorrendo la strada statale che da Palmira (Tadmor) porta verso Deirez-Zor al fiume Eufrate, i nostri occhi sono attirati da piccole sagomescure che si stagliano all’orizzonte. Sono tende di varie tribù beduinepresenti in gran numero in questa zona.Stiamo perc o rrendo in realtà una delle antiche vie caro v a n i e re che sin daitempi del regno di Mari, collegava questa antica città sull’Eufrate con l’al-tra capitale Qatna (nei pressi dell’attuale Homs). Come dimostrano glia rchivi reali trovati a Mari (XVIII sec. a.C.), la zona era percorsa da tur-bolente tribù nomadi al tempo alleate od ostili ai poteri statali.Da Qatna fin oltre l’attuale Palmira, ai piedi del Jebel al-Bishri, si muove-vano i turbolenti Sutei, un pericolo per le carovane, arrivati a Mari erapossibile vedere accampata al di fuori della città la tribù degli Khanei, chedavano il nome alla regione (Khana), ed i Beni Yamina. In 4000 anni di storia i nomi delle tribù succedutesi sono cambiati cosìcome i loro rapporti col potere statale; quello che è rimasto immutato è unsistema di vita, economico e sociale che è possibile vedere ancora adesso.Ed è proprio nella zona del monte Bishri, ma non solo, che ancora adessopossiamo incontrare tende degli Anezeh, degli Hadidyin, dei Bu Khamis,e di altri numerosi gruppi. Queste tre tribù beduine sono rappre s e n t a t i v edi un fenomeno articolato, che, in modo generico, definiamo nomadismo,ma che in realtà si diff e renzia notevolmente da gruppo a gruppo a secon-da di quali siano le relazioni della tribù con i sedentari e le città.In questo modo possiamo distinguere ad esempio tra nomadi, semino-madi e sedentari.Le tribù nomadi arrivate con una delle ultime ondate migratorie dall’Arabia

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  • nel 1700, hanno mantenuto la loro autonomia stanziandosi in zone piùisolate e lontane dai centri abitati. Dedite all’allevamento del dromeda-rio ancora oggi, esse sono costituite dal gruppo degli Aneze, degliShammar e Rwala. I gruppi seminomadi, come gli Hadidyin, i BeniKhaled, i Nu’im, ecc…sono dediti all’allevamento capro-ovino, chenecessita di maggior vicinanza alle fonti idriche ed anche ai centri abita-ti per la vendita degli animali e della lana. Questi gruppi sono arrivati inun periodo più antico, alcuni addirittura nel Medioevo, e col tempo sisono legati alle città ed ai sedentari, interagendo con loro in modo mag-giore che i gruppi nomadi arrivati più di recente.Altre tribù, come gli Aghedaat, gli Mshada, i Mawali ormai completa-mente sedentarizzati nei villaggi, sono dediti all’agricoltura, pur ricono-scendo la loro origine beduina, il loro lignaggio, ossia l’appartenenza allatribù, e l’autorità dei capi tribali (shiukh).Girando tra le tende di tribù in tribù, col tempo è possibile riconosce-re le differenze tra una e l’altra, nella foggia e nei colori degli abiti, nelledifferenze dei tatuaggi che portano sul viso e sul corpo, nelle differenzetra le tende e le suppellettili.Questo modo di vita, che è anche una cultura specifica con tradizioniproprie, nell’ultimo secolo è cambiato notevolmente, prima a causa delleriforme agrarie degli anni ’40 del ‘900, che hanno spinto alcuni elemen-ti consistenti di alcune tribù a sedentarizzarsi e a trasformare la loro eco-nomia da pastorale ad agraria, poi con l’intervento delle automobili e deicamion che hanno cambiato il modo di spostarsi sul territorio. Infatti, inprimavera ed autunno, quando le tribù si spostano nelle rispettive zone

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  • estive ed invernali per il pascolo delle greggi, tende ed animali vengonocaricati su grandi camion e, grazie ai veicoli, è oggi possibile spostarsi inzone non tradizionali per la specifica tribù. Ciò ha modificato le transu-manze e anche le abituali aree di nomadizzazione.Custodi delle tradizioni sono rimasti solo gli anziani, che ancora porta-no sul corpo i tatuaggi caratteristici di ogni gruppo tribale, che ricorda-no i nomi delle frazioni tribali a cui essi appartengono, che raccontanostorie e leggende antiche della tribù. Nell’arco di una o due generazio-ni, tutto questo patrimonio culturale tenderà a scomparire se non si faràil possibile per raccogliere gli ultimi frammenti di una storia millenaria. I loro tatuaggi ci raccontano di simboli, rimedi contro le malattie o ilmalocchio, storie d’amore col tentativo attraverso il tatuaggio di attirar-si il favore dell’amato; ma sono anche il colore degli occhi e della loropelle a raccontarci storie di popoli provenienti dall’Arabia o genti dipelle chiara come i circassi o gli armeni strappati dalle loro terre e por-tati in Siria dall’impero Ottomano e che si sono mescolati ad alcunigruppi beduini, tanto che, in alcune tende, stupisce vedere bimbi con gliocchi azzurri e i capelli biondi.Una storia che non appartiene solo alla Siria nello specifico (o ai varipaesi del Vicino Oriente interessati al fenomeno), ma che è patrimonioculturale di tutti, come dimostra il conflitto tra Caino e Abele descrittonella Bibbia, che altro non è che l’esemplificazione del conflitto socialetra nomadi e sedentari.

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    Didascalie delle foto

    > in CopertinaTatuaggio sulla mano di una donna della tribù BeniKhaled

    > pag. 2Veduta della Jazirah ta Sukhne e Taybeh

    > pag. 6Gregge di pecore a Tell BrakGregge di pecore della tribù Sharabiyn

    > pag. 7Dromedari della tribù Fedaan nella ChamiehTende dei Beni Khaled nella depressione del Ghab

    > pag. 8Donna con bambina della tribù Bu Khamis

    > pag. 9Tenda della tribù HadidiynFocolare presso i Beni Khaled

    > pag. 10Montaggio della tenda presso gli HadidiynGiovane donna Abu ShabanAnziana che fila della tribù Beni Khaled

    > pag. 11Caffettiera (Delle)

    > pag. 12Ragazza Hadidiyn

    > pag 13Bambina della tribù Bu KhamisDonna Beni Khaled che allattaBambino della tribù Hadidiyn

    > pag 14Tatuaggi di un’anziana Hadidiyn

    > pag 15Tatuaggi di una donna della tribù AmurTatuaggi di una donna della tribù AmurTatuaggi di una donna della tribù AghedaatTatuaggi di una donna della tribù Amur

    > pag 16Bambina della tribù Hadidiyn

    > pag 17Bambina della tribù HadidiynDonna della tribù HadidiynBambina della tribù Hadidiyn

    > pag 18Donna della tribù Hadidiyn

    > pag 19Anziana con bambina della tribù Shammar

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    La breve galleria di immagini qui riprodot-ta, rappresenta una piccolissima parte, dipiù di 3000 fotografie scattate in Siria dal1997 al 2005. Impegnato in questo paesenella mia attività di archeologo, ho comin-ciato fin dall’inizio a studiare la cultura e gliusi dei beduini, frequentando le loro tende,trascorrendo con loro molti fine settimanae più lunghi periodi alla fine dell’attivitàstagionale di scavo. In questo modo, colpassare degli anni, molti di loro sono diven-tati degli amici che mi accompagnano allascoperta di nuovi gruppi tribali e di aspettipiù profondi della loro cultura. Questericerche, sono confluite in una tesi di con-tenuto antropologico: “Le tribù beduinedella Siria e l’arte del tatuaggio” discussanel 2004 nell’ateneo di Udine. In questo lavoro mi soffermavo su un par-ticolare aspetto della loro cultura, il tatuag-gio, eseguito a scopo rituale-apotropaico,medico o come una sorta di maquillagepermanente. Proprio durante questo studio, che non haprecedenti in Siria, mi sono reso conto dicome col passare degli anni l’uso deitatuaggi, che sono caratteristici e distinguo-no una tribù dall’altra, stia scomparendo ecome nell’arco di due tre generazioni possanon più essercene traccia. Le giovani non sitatuano più o in maniera molto minore,tanto che solo le anziane conservano queimotivi tipici che distinguono tra loro igruppi tribali. Di qui il tentativo che stosvolgendo lentamente, quello di campiona-re i tatuaggi di un gran numero di indivi-dui, in maniera sistematica e che tengaconto delle diverse tribù e del loro frazio-namento sul territorio.Risulta chiaro come un lavoro di questo

    tipo non possa essere svolto durante i finesettimana o durante brevi periodi di per-manenza nelle tende, ma necessiti di unparticolare progetto e di un finanziamentospecifico attualmente mancante. Solo cosìsarà possibile documentare un aspetto cul-turale che sta scomparendo e che non èlimitato ai soli motivi decorati con il coloresulla pelle, ma che rappresenta un elemen-to culturale millenario che caratterizza ilVicino Oriente, fatto di simboli, di motivi ecredenze, un patrimonio storico che appar-tiene a tutti.

    Alberto Savioli è impegnato fin dal 1997come archeologo nelle campagne di scavoin Siria, prima nel sito di Tell ShiukhFawqani e poi in qualità di responsabiledel settore dei rilievi di cantiere e dellatopografia, nel sito di Tell Mishrifeh(QATNA) dell’ Università degli Studi diUdine. Ha lavorato nel 2004 nel sito diTayma (Arabia Saudita) con il DeutschesArchäologisches Institut. Nel 2004 ha otte-nuto la laurea in Conservazione dei BeniCulturali presso la Facoltà di Lettere eFilosofia di Udine con la tesi “Le tribùbeduine della Siria e l’arte del tatuaggio”.Attualmente lavora come libero professio-nista in Italia, è impegnato in Siria nelloscavo di Tell Mishrifeh e nel progetto disurvey della Palmirena (Siria) e nella regio-ne di Nige (Turchia).Da sempre appassionato di fotografia hasviluppato un interesse particolare per leminoranze etniche visitate durante i viaggiin Arabia Saudita, Giordania, India,Libano, Nepal, Pakistan, Siria, Tu n i s i a ,Turchia.