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mici di Gesù Crocifisso A A Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso” Luglio - Agosto 2007 - Anno VIII n. 4 SOMMARIO † La testimonianza della carità † La Chiesa sorgente di testimonianza † La Croce potenza e sapienza † Una veracissima gratitudine † Sr. M. Addolorata Luciani † Consacrati per sempre all’amore † Family Day † Lettere al Direttore † Vita di famiglia † Testimonianze S. Gemma Galgani, Patrona del MLP: Lucca 1878 – 1903.

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mici di Gesù CrocifissoAA Rivista del Movimento Laicale Passionista “Amici di Gesù Crocifisso”

Luglio - Agosto 2007 - Anno VIII n. 4

SOMMARIO

† La testimonianza della carità

† La Chiesa sorgente di testimonianza

† La Croce potenza e sapienza

† Una veracissima gratitudine

† Sr. M. Addolorata Luciani

† Consacrati per sempre all’amore

† Family Day

† Lettere al Direttore

† Vita di famiglia

† Testimonianze

S. Gemma Galgani, Patrona del MLP: Lucca 1878 – 1903.

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Amici di Gesù Crocifisso

La testimonianza vera deve avere come bi-glietto da visita l’amore. Il cristiano, prima di parlare con la bocca, deve parlare con

l’amore. I primi cristiani, in tempo di persecuzione, non potevano parlare; parlava il loro amore: “Vedete come si amano”, dicevano i pagani, come attesta Ter-tulliano. Prima di proclamare la fede in Dio, testimo-niavano con la loro condotta che Dio è amore.

Per imparare a testimoniare l’amore, meditiamo l’enciclica di Benedetto XVI: “Dio è amore”: la pri-ma parte ci presenta Dio come amore; la seconda par-te insegna che chi crede in Dio amore deve diventare amore. Ecco alcuni spunti presi in gran parte dall’enciclica.

«Se vedi la carità, vedi la Tri-nità», dice s. Agostino. La Trini-tà è sorgente e modello di amore: il Padre, per amore, ha inviato il Figlio unigenito nel mondo (cfr Gv3,16). Il Figlio ci ha amato ed è morto sulla croce per noi. Lo Spirito Santo armonizza il cuore dei credenti col cuore di Cristo e li muove ad amare i fratelli come ha amato Lui, fino a dare la vita. Questo è il punto di partenza di ogni riflessione sulla carità.

La carità come compito della

Chiesa L’amore del prossimo, basa-

to sull’amore di Dio, è compito di ogni fedele, ma anche di tutta la Chiesa, come famiglia di Dio. La Chiesa ne ha avuto coscien-za fin dai suoi inizi: «Tutti colo-ro che erano diventati creden-ti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno» (At 2, 44-45). “La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede aveva un cuore solo e un’anima sola” (At 4, 32). Luca pone come elementi costitutivi della Chiesa «l’inse-gnamento degli Apostoli», «la comunione fraterna» (koinonia), «la frazione del pane» e «la preghiera» (cfr At 2,42). Sono compiti inseparabili.

La carità non è per la Chiesa una semplice assisten-za sociale che si potrebbe anche delegare ad altri, ma appartiene alla sua stessa natura. La koinonia spinge i credenti a mettere tutto in comune, in modo che non ci sia più differenza tra ricchi e poveri. Gli apostoli scel-sero i primi sette diaconi proprio per realizzare meglio una koinonia uguale per tutti (cfr At 6, 1-6).

La testimonianza della carità dei primi cristiani col-piva tanto i pagani, che l’imperatore Giuliano l’Apo-stata, volendo restaurare il paganesimo, si ispirò al cri-

stianesimo, formando una gerarchia di persone che do-vevano curare la carità verso il prossimo. Fallì perché alla base mancava la vera fede in Dio amore.

Giustizia e caritàL’obiezione più frequente contro la carità della Chie-

sa è che i poveri non hanno bisogno di carità, ma di giustizia. La carità, ridotta all’elemosina, sarebbe, per i ricchi, un modo di evitare la giustizia e di acquietare la coscienza, calpestando e frodando i diritti dei poveri. Certamente la giustizia oggi si pone in un modo nuo-

vo. Per questo sul problema, da più di 100 anni, sono intervenu-ti tutti i Papi, con documenti che possiamo definire rivoluziona-ri, dalla “Rerum novarum” di Leone XIII (1891) fino alla trilo-gia di Giovanni Paolo II: “Labo-rem exercens” (1981), “Sollici-tudo rei socialis” (1987) e infine “Centesimus annus” (1991). Il sogno marxista di risolvere i pro-blemi sociali con la rivoluzione e la lotta di classe è svanito e sap-piamo quali frutti amari e tragici ha portato.

Tocca ai fedeli laici, per mezzo di una sana politica, impegnarsi per la giustizia sociale, ma anche impegnarsi nelle opere di carità, sempre necessarie anche nella società più giusta. Nessuna socie-tà giusta può rendere superfluo il servizio dell’amore. Chi vuo-le sbarazzarsi dell’amore rischia di sbarazzarsi anche dell’uomo. Ne abbiamo avuto esempi tragi-ci. Sulla terra ci saranno sempre situazioni di sofferenza, solitudi-ne, necessità, che richiedono atti di amore concreto.

La parabola del “Buon Samaritano” descrive come deve essere la vera carità (Lc 10, 29-37). Il giudizio universale indica gli ambiti della carità (Mt 25, 31 ss). L’inno alla carità di San Paolo è poi la Magna Carta della carità cristiana (1Cor 13). Il Papa ricorda che chi si dedica alle opere di carità, oltre alla formazione pro-fessionale, ha bisogno della “formazione del cuore”: l’esercizio della carità, più che un dovere, deve esse-re una esigenza della fede, secondo la parola di Gesù: “lo avete fatto a me” (Mt 25,40). Il programma del cristiano, dice il Papa, è «un cuore che vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente”. I grandi santi del nostro tempo sono stati anche i grandi campioni della carità: da S. Pio da Pietrelcina alla B. Teresa di Calcutta e all’umile nuovo santo passionista, S. Carlo Houben, canonizzato da Benedetto XVI il 3 giugno, definito “il samaritano d’Irlanda”.

P. Alberto Pierangioli�

La testimonianza della caritàLuglio

S. Carlo Houben: Samaritano d’Irlanda

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Amici di Gesù Crocifisso

La testimonianza cristiana ha la sua sorgente nella Chiesa, da essa è alimentata, in essa trova l’au-tenticità.

Essere testimone significa essere missionario. La sera di Pasqua, Gesù, apparendo agli apostoli, dice loro: “Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). E’ Gesù che manda i suoi discepoli e dà il mandato missionario alla sua Chiesa (Cfr Comunicare il Vangelo n. 63).

La missionarietà della Chiesa ha l’unico scopo di fare conoscere Cristo e di condurre gli uomini a lui. Il Signore ha affidato alla Chiesa il suo messaggio. É la Chiesa che ci indica il vero messaggio di Cristo da testimoniare e come testimoniar-lo. L’autentica testimonianza cri-stiana richiede di renderci conto che il messaggio cristiano, “non è modellato sull’uomo, ma è ri-cevuto direttamente da Dio”, come attesta san Paolo (Gal 1,11-12). Per questo la verità cristiana non può essere valutata solo con criteri umani. Certe volte il Van-gelo è impopolare, può sembrare duro, perché sono induriti i nostri cuori, che Gesù vuole riportare a Dio. I veri cristiani sono uomini come tutti gli altri, ma si lascia-no guidare dalla Parola di Dio, che chiama a dare un’anima e un cuore al mondo.

Possiamo scoprire anche nella cultura del nostro tempo il “Dio ignoto”, nascosto nel cuore di ogni uomo. (Com. il Vangelo n. 34). Nella cultura moderna non mancano elementi positivi, che dobbiamo tenere presenti per fare accettare la testimonianza di Cristo: bisogno di autenticità, “prossimità”, libertà, ve-rità, ricerca del senso religioso, anelito della trascen-denza, sviluppo della scienza, tecnica, letteratura, arte, desiderio della salvaguardia del creato, sviluppo della comunicazione sociale.

Ma oggi sono tanti anche gli elementi negativi, i ri-schi e i problemi per la vita cristiana: c’è un grande analfabetismo religioso, specialmente tra i giovani, i senza religione sono in aumento, tanti pretendono di poter dire sì a Cristo e no alla Chiesa, di essere “cre-denti, ma non praticanti”, ci sono tante forme di idola-trie, molti cristiani passano ad altre religioni, segno di una fede molto debole e senza fondamento. Da questo emergono, nella mentalità comune e quindi nella legi-slazione, prese di posizione subdole, lontane dal Van-gelo, “riguardo alla famiglia, alla visione della sessua-lità, della procreazione, della vita, della morte e della facoltà di intervento dell’uomo sull’uomo”. (Cfr Com.il Vangelo n. 63). Dobbiamo dare il nostro contributo alla comprensione della vita, dell’uomo; alla promozione di una coscienza etica.

Dobbiamo tenere sempre presente che la mentalità laica dell’uomo moderno non è lontana da noi, può permeare anche noi cristiani, entra nelle no-stre case e nelle nostre coscienze. Ne abbiamo esempi continui ogni giorno. Quanti cristiani credono e parla-no con la mentalità del mondo; credono di testimoniare Cristo e invece testimoniano se stessi e la mentalità del mondo, opposta a quella di Cristo.

Oggi più che mai su questi temi è richiesta a ogni cri-stiano un’autentica vigilanza profetica, un approfondi-mento della propria fede, perché la sua testimonianza sia conforme al Vangelo (Com.il Vang.n.40). Per questo è urgente l’attenzione agli insegnamenti della Chiesa,

che, per volontà di Cristo, non è solo sorgente della nostra testi-monianza, ma ne è anche alimen-to e segno di autenticità.

La Chiesa è la comunità dove incontriamo la presenza viva del Signore Risorto, che alimenta la nostra fede e quindi la nostra te-stimonianza, per mezzo dei doni dello Spirito: la parola di Dio, i sacramenti, la comunità stessa (Cfr Traccia Verona, 5). É la Chie-sa che autentica la vera testimo-nianza cristiana. Diceva S. Ago-stino: “Non crederei alla Bibbia, se non fosse la Chiesa a propor-cela”.

Mentre la casa di Dio brucia e rischia di crollare, non possia-mo stare tranquilli e inerti. “Se comunicare il Vangelo è il com-pito primario della Chiesa, biso-gna dare alla vita quotidiana di ogni cristiano una chiara conno-tazione missionaria e per questo è necessaria una seria formazione

spirituale, teologica, culturale, umana, per comunicare a tutti il Vangelo in modo più adeguato ed efficace” (Cfr Com. il Vang. n. 44).

“Abbiamo bisogno di cristiani con una fede adulta, impegnati nella conversione, infiammati dalla chia-mata alla santità, capaci di testimoniare con assoluta dedizione, con piena adesione e con grande umiltà e mitezza il Vangelo” (Ib. n.. 45). “Abbiamo bisogno di laici che siano disposti ad assumersi dei ministeri con fisionomia missionaria in tutti i campi della pastorale. Diventando cioè catechisti, animatori, responsabili di “gruppi di ascolto” nelle case, visitatori delle famiglie, accompagnatori delle giovani coppie di sposi: uomini e donne pienamente disponibili a riallacciare quei rap-porti di comunione che soli possono dar loro un segno di speranza. Questo significa essere corresponsabili del servizio di Cristo all’uomo: servizio che costituisce la ragione per cui la Chiesa esiste e continua la sua mis-sione nella storia” (Ib. n. 62).

P. Alberto Pierangioli

La Chiesa sorgente di testimonianzaAgosto

Benedetto XVI

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Amici di Gesù Crocifisso

La prima obiezione che gli apostoli dovettero affrontare nell’annunciare il vangelo fu che la croce non poteva essere considerato un

valore. Per gli ebrei era segno di debolezza e di sconfit-ta. Per i pagani era contro ogni logica razionale, perciò una stoltezza.

Nella prima lettera ai Corinzi Paolo apostolo descri-ve tale clima di valutazione della pubblica opinione, che non è diverso dall’attuale: “I giudei chiedono mi-racoli e i greci cercano la sapienza. Noi predichiamo Cristo Crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani. Ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapien-za di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sa-piente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini”, 1Cor 1,22-25. “La parola della croce è stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si sal-vano è potenza di Dio”, Ib v.18.

Come si vede, Paolo va al contrattacco basan-do la sua convinzione di fede su un’argomenta-zione razionale. Voi cer-cate la potenza? Anche noi la cerchiamo. Chi cercherebbe la debolez-za?

Voi cercate la sapien-za? La cerchiamo anche noi. Cercare la stupidi-tà non sarebbe secondo la dignità e l’esigenza dell’essere umano. An-che noi siamo assetati di verità, abbiamo bisogno di sapienza, cerchiamo risposte ai problemi della vita. Ma noi sappiamo che a questa ansiosa ricerca Dio è venuto incontro rivelandoci il sommo di ogni sapienza e potenza: Cristo Crocifisso. Rivelando il Dio-Amore, il Crocifisso rende possibile la comprensione del senso della vita umana e del suo destino.

Con queste affermazioni Paolo lancia una sfida agli intellettuali di ogni tempo, dando loro una scossa per-ché si aprano alla fede. La croce non è un’umiliazione all’intelligenza umana, dopotutto anch’essa creata da Dio e riflesso della sua immagine. La croce dimostra però che l’intelligenza fallisce quando prescinde da Dio o si sostituisce a lui. Infatti, “poiché il mondo con tutta la sua sapienza non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predi-cazione”, 1Cor 1,21.

Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein) ha giustamente affermato che Cristo è la potenza di Dio e la sapienza di Dio non solo perché è il verbo eterno del Padre, inviato da Dio e Dio lui stesso, ma precisamen-te perché è crocifisso. Altrimenti rischieremmo di dare della croce un’interpretazione poetica e astratta, maga-

ri anche filosofica e teologica. Da questa impostazione derivano conseguenze essenziali per la spiritualità cri-stiana e specialmente passionista.

C’è una sapienza nella stoltezza“Dio ha scelto ciò che nel mondo è stolto per con-

fondere i sapienti”, 1Cor 1,27.Gesù ha usato parole e gesti che lo avrebbero condot-

to a essere rifiutato. Pareva follia contestare le autori-tà giudaiche e romane che lo avrebbero eliminato. Ma attuare il piano del Padre era la sapienza che guidava Gesù nelle sue scelte. Molti insegnamenti del vangelo appaiono stoltezza all’intelligenza umana. Beati i po-veri, gli afflitti, i miti, i giusti, i misericordiosi, i puri, i pacifici, i perseguitati, cf. Mt 5,3-10. “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite

quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi perseguitano”, Lc 6,28. Queste indicazioni si pos-sono praticare solo se si è guidati dalla sapienza del-l’amore.

Nella vita dei cristiani, fare scelte di comporta-mento impopolari o ri-fiutarsi di fare quello che fanno tutti può apparire stoltezza. Diventare sa-cerdoti o religiosi o suo-re, essere casti prima del matrimonio, astenersi dalla droga, stare lontani da divertimenti dispersivi e pericolosi, contrapporsi all’ambiente culturale li-

bertario e laicista, difendere la vita, il matrimonio e la famiglia, persino andare a messa la domenica. Molti aspetti della nostra fede possono essere assimilati alla categoria della stoltezza. Essere certi dell’indimostra-bile, come la presenza di Gesù nell’Eucaristia o nei no-stri fratelli e sorelle. Spendere la vita sull’invisibile. La vita di fede in quanto tale può essere una dimensione della spiritualità della croce. Infatti chi ha il dono del-la fede non si spiega come sia possibile vivere senza. Chi non l’ha, non capisce come sia possibile fidarsi della fede.

C’è una forza nella debolezza“Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per con-

fondere i forti”, 1Cor 1,27. Gesù è apparso il debole quando incompreso taceva,

accusato ingiustamente non si difendeva, insultato non si lamentava, tradito e rinnegato dai suoi non disse una parola di rimprovero, condannato e ucciso accettò in silenzio. Solo chi è forte può comportarsi così. La for-za dell’amore.

È ritenuta debolezza non approfittare dell’occasione

PENSIERO PASSIONISTA – Luglio / Agosto �007 LA CROCE POTENZA E SAPIENZA

Aurelio e Marina scelgono la sapienza della Croce

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Amici di Gesù Crocifisso

per umiliare l’avversario, perdonare chi offende, sorri-dere a chi parla male di noi. Eppure solo chi è forte può reagire in questo modo in simili frangenti della vita. Cos’è fortezza, abbandonarsi agli istinti o far prevale-re l’amore? L’aspetto più “forte” della spiritualità della croce è la capacità di trovare valore in ciò che appare invalutabile o spregevole, o che l’intelligenza umana si rifiuta di prendere in considerazione, o che comunque per convinzione o per istinto si cerca sempre di evitare: la malattia, la vecchiaia, la solitudine, il sentirsi abban-donati o disprezzati, il trovarsi sulla soglia della morte quando tutto è finito e non c’è più niente da fare.

Allora la croce spalanca sempre la nuova possibilità: continuare ad amare. Il Crocifisso si è trovato precisa-mente in questa condizione. Inchiodato da non potersi più muovere. Distrutto da non poter fare più niente. Ma allora ha fatto il massimo, con la potenza dell’amo-re. “Quando sono debo-le, è allora che sono for-te”, 2Cor 12,10.

C’è una vittoria nella sconfitta, o un successo nel fallimento

La fine di Gesù in cro-ce fu stimata un fiasco clamoroso. Tutti lo ab-bandonarono. La mag-gioranza lo dimenticò. Fu insultato, flagella-to, incoronato di spine, umiliato pubblicamente, crocifisso. Eppure la sua morte fu la vittoria sul peccato e sulla morte, il più grande successo del-la storia.

Nell’ambito delle relazioni umane, guastate dal pec-cato, le tensioni e i conflitti sono incessanti. Essere fraintesi, incompresi, giudicati male, abusati e maltrat-tati. Chi vince, chi perde? Chi cede o chi la spunta? Spesso si finisce in tribunale, e talvolta può essere do-veroso. Ma nella maggior parte dei casi la spiritualità della croce aiuta a risolvere senza far sentire frustrati e senza precipitare nella depressione. L’amore conta più della rivincita e della figura esterna.

Per capirlo basta tenere in mente le scene della fla-gellazione o della coronazione di spine, oppure guar-dare l’impressionante icona dell’Ecce Homo. Da una parte c’è Gesù che subisce tutto in silenzio. Il suo volto è di una compostezza maestosa.

Dall’altra parte ci sono quelli che lo flagellano, lo incoronano, sghignazzano intorno simulando omaggi, regali e sputandogli in faccia, mentre la folla chiede la morte. Chi è più uomo o meno uomo? Lo è chi soppor-ta i colpi dei flagelli o chi li usa per percuotere? Chi soffre per le spine che forano il capo o chi le spinge dentro? Chi vince o chi perde in dignità umana? Vince chi è umiliato o chi umilia? Chi è insultato o chi in-

sulta? Chi sputa addosso o chi ne subisce la vergogna? Chi è umanamente più vivo, colui che muore o colui che uccide? Chi realizza più valore uma-no, uno che tradisce o uno che è tradito?

La capacità di amare è una dignità che nessuno può strappare. La spiritualità della croce insegna che, an-che se non siamo rispettati o considerati quanto meri-tiamo, o siamo disprezzati e traditi ma continuiamo ad amare, non siamo noi a perdere ma chi trascura o di-sprezza o tradisce o uccide, perché non ama. Con que-sto schema si può continuare a riflettere su tutta la vita di Gesù e sul vangelo alla luce della spiritualità della croce. Aggiungo qualche altro spunto in breve,

C’è un trovare nel perdere“Chi vorrà salvare la propria vita la perderà, ma chi

perderà la propria vita per causa mia la troverà”, Mt 16,24. Gesù ha perso la sua vita umana quando ha scelto di stare sulla croce invece di scende-re, come il tentatore lo provocava per mezzo della gente sul Calvario. Se fosse sceso avrebbe prolungato la sua vita, ma avrebbe perso la ri-surrezione per sé e la vita eterna per noi (ra-gionamento umano, di fatto inattuabile). A chi gli chiedeva il segno di scendere ha dato il segno di restare, amando sino alla fine. Invece di chie-dere al Padre un segno, come il diavolo l’ha ten-tato fin dal deserto, ha

dato al Padre e all’umanità il segno dell’amore. C’è una realizzazione di sé nel rinnegamento di séSe la realizzazione dell’essere umano è nell’amore,

quando si rinuncia a qualcosa per amore, fosse anche la vita, si attua sempre un’affermazione di sé. Gesù sulla croce è l’essere umano più realizzato, perché ha espresso il massimo dell’amore.

Il discorso tradizionale dell’ascetica cristiana con-fluisce totalmente nella spiritualità della croce.

C’è un essere primi nell’essere ultimi, Mt 20,26-28; 23,11. È la definizione dell’autorità cristiana e il codi-ce per il suo esercizio. L’autorità come servizio è nel cuore della spiritualità della croce.

C’è una gioia nella tristezza, nella sofferenza e nel-la morte, Gv 15,11; 16,20.22-23.

C’è vita, anzi pienezza di vita, nel morire per amore.“Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la

vita per i propri amici”, Gv 15,13.

Gabriele Cingolani cp �

Ersilia si consacra a Gesù Crocifisso

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Amici di Gesù Crocifisso

Spiritualità Passionista“Una veracissima gratitudine”

La mamma di Paolo della Croce educò i 15 figli alla benevolenza reciproca, per aiutar-si a crescere bene e realizzarsi. Questo im-

pegno di solidarietà significava riconoscere che ognu-no riceveva dai genitori, e reciprocamente tra fratelli e sorelle, l’aiuto per sviluppare la propria vita e doveva quindi accogliere questo dono con gratitudine. La gra-titudine si doveva mostrare con la parola gentile ma specialmente con lo sviluppare la benevolenza e la fi-ducia per dare ad ognuno la certezza che poteva conta-re nella comprensione degli altri.

Paolo conservò questa educazione per tutta la vita e la trasmise con la fede che lo rendeva pie-no di gratitudine verso il Padre cele-ste che aveva invia-to il Figlio per noi e verso Gesù che ave-va condiviso la no-stra esperienza uma-na, per condurci alla salvezza. Il teologo S. Tommaso spiega che la gratitudine è presente nel cuore di una persona se que-sta riconosce il bene-ficio ricevuto come gesto di benevolenza e non soltanto come dovere di giustizia. La persona deve ringraziare per il beneficio ricevuto e ricompen-sarlo secondo le sue possibilità.

Paolo della Croce, secondo tante testimonianze, ave-va un animo assai grato verso Dio Padre per il dono di Gesù, ma anche per la bellezza del creato; insegnava ai religiosi: “dalla vaghezza dei fiori, dei campi, del cielo e del sole ne deducano la grandezza e bellezza e maestà del nostro Dio. Lo ringrazino e gioiscano (Reg.1755, N. 76-77).

Era grato per ogni servizio, aiuto, o consiglio che riceveva o che si dava alla comunità passionista. Era convinto che non vi può essere una famiglia o comu-nità serena, con mutua fiducia tra i membri, se non vi è vera solidarietà e gratitudine reciproca. La gratitu-dine doveva consistere nell’accogliere con un cordia-le ringraziamento ogni servizio che il religioso faceva alla comunità o a una persona. In modo particolare era riconoscente verso i fratelli non sacerdoti mostrando che non riteneva semplicemente un dovere ciò che essi compivano, ma che esercitavano una missione materna curando la salute e il sostentamento dei religiosi e che non avevano la opportunità di ricevere apprezzamenti da persone fuori comunità. Alla tessitrice Lucia Bur-lini, che per mesi cercò aiuti per soccorrere la comu-nità passionista di Toscanella, Paolo manifestava così la sua gratitudine: “Mia sorella in Cristo Gesù dilet-tissima, ho creduto essere mio obbligo di gratitudine

di visitare con questa mia il vostro spirito, ringrazian-dola in primo luogo in Gesù Cristo della grande cari-tà, con cui avete assistito ai nostri poveri religiosi di Toscanella”(L. ai laici 48).

Insegnava che anche tra marito e moglie vi dev’es-sere gratitudine, riconoscendo la fatica che ognuno dei due compie, dentro o fuori casa, per mandare avanti la famiglia, per rendere serene le persone e tutelarne la salute e la buona educazione. Una forma di gratitudine e di tenerezza della moglie verso il marito doveva es-

sere non lamentarsi col marito della suo-cera, “per non con-tristarlo. Col mari-to, aggiungeva, siate sempre di buon vol-to, tenetelo contento, perché mai si raf-freddi il santo amo-re coniugale: questo è un punto essenzia-lissimo”. Ma per vi-vere così occorre, in-segnava, “orazione, perché con questa vi fortifichiate per por-tare allegramente la croce ed essere una santa maritata, eser-citando la virtù, mas-sime l’umiltà, la dol-cezza, la tranquillità

del cuore, procurando di tenere il cuore sempre tran-quillo con santi affetti in Dio; nel suo cuore vi porti sempre Gesù Crocifisso, e con l’occhio della mente lo guardi spesso e gli faccia carezze” (L. ai laici, 829).

Un modo di educare alla gratitudine era, per Paolo, il sapere apprezzare gli sforzi che i figli compiono per attuare i consigli ricevuti, sapendo accettare, con pa-ziente saggezza, i limiti derivanti dalla loro età. Scri-veva ad un papà che scriveva lettere molto severe ad un figlio che Paolo, conoscendolo, poteva assicurare che eseguiva il proprio dovere: “veda di consolarlo, perché prosegua a studiare di cuore come prima. Gli scriva, e si sottoscriva “padre”, come prima, che ba-sta la mortificazione che gli ha dato. Ogni cosa con misura”(L. ai laici 351). Allo stesso: “raccomando il coltivare i figli e figlie, perché gustino quanto è soave Gesù, accomodandosi con somma dolcezza alla loro età” (L. ai laici, 258). Ma avere sempre gratitudine con le persone spesso è faticoso, perciò siamo grati a Dio per la forza che ci dona.

L’esempio e l’insegnamento di Paolo della Croce ci incoraggi sempre più alla gratitudine verso Dio, no-stro Padre, verso Gesù, nostro fratello, per la capacità che ci donano di compiere la divina volontà e di essere sempre grati, con gesti e con parole, con tutti, ma spe-cialmente con le persone con le quali viviamo.

P. Fabiano Giorgini�

Tommasa sceglie Gesù Crocifisso

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Amici di Gesù Crocifisso

È la nostra santa, anche se ancora non è stata di-chiarata tale. Ma la nostra si; è nata nella vicina Monte Granaro (Fermo), è del nostro tempo ed

ho avuto la fortuna di partecipare nel 1997 a San Bene-detto del Tronto alla cerimonia di chiusura dei processi diocesani di Beatificazio-ne. Ma soprattutto la sen-tiamo nostra perché è una santa normale. Con questo non voglio dire che non sia stata fatta segno di parti-colari attenzioni da parte del suo sposo Gesù; quello che succede nella stanzetta di una monaca di clausura non lo sa nessuno a meno che non venga rivelato. Maria, settima di otto figli, è nata il 2 maggio 1920 da Enrico e Camilla Dezi. Da subito il Signore la riserva per se, facendola nascere in una famiglia timorata di Dio. È una ragazza norma-le, modesta, laboriosa, ir-reprensibile. Partecipa alla vita sociale, è bella e rice-ve qualche proposta senti-mentale. A 13 anni si sente chiamata ad essere suora, ma non ha la forza neces-saria per prendere una de-cisione così importante. Ma non si sente in cuor suo nemmeno tanto pronta ad un coinvolgimento affetti-vo serio.

Ha frequenti colloqui con il suo padre spirituale, un Passionista del vicino con-vento di Morrovalle. La famiglia dal 1927 si è stabilita a Trodica di Morrovalle (Macerata). Questi dirà di aver raccolto con stupore “i segreti intimi e meraviglio-si dello spirito di Maria” una ragazza semplice come tante, che già il Signore sta preparando inculcando nel suo animo l’amore alla penitenza, alla mortificazione, alla preghiera e alla contemplazione. Maria, liquidati tutti i legami mondani è decisa ad entrare in clausura. La famiglia risente di tutti i pregiudizi sulla durezza della vita claustrale e preferirebbe saperla in un istitu-to di vita attiva. Il 4 giugno 1945 accompagnata dalla madre Camilla giunge al convento delle passioniste di Ripatransone di (Ascoli Piceno). Nella nuova casa lei si sente subito contenta e scrive ai suoi: “Non avrei mai creduto di entrare in paradiso. Sono felice come una regina. Ho trovato ogni bene”. Maria viene accolta con amore da tutte le consorelle e lo merita anche. È umile e servizievole, perfettamente adattata alla vita del con-vento. Prega, lavora e sa fare di tutto, come era allora per le donne delle nostre campagne. Coltiva l’orto, fa le pulizie, è brava in cucina e in lavanderia. Il 22 agosto

1946 viene ammessa alla vestizione religiosa e cambia il suo nome di battesimo in Addolorata del Sacro Costato. In questo nome veramente c’è il suo programma di vita. Già durante il noviziato per distur-bi al fegato rischia di essere rimandata a casa per mo-

tivi di salute, ma poi vie-ne ammessa alla profes-sione “per le sue virtù, la sua vita interiore e l’amore alla sofferenza”. La emet-terà il 15 novembre 1947. È ben intenzionata a di-ventar santa e a comincia-to bene; lei stessa lo indi-ca semplicemente: “Il mio cibo: la volontà del padre; la mia arma: la croce; le mie ali: dolore e amore; il mio canto: fiat”. In una preghiera composta da lei stessa si legge: “Gesù, sul-la via dolorosa che condu-ce al calvario, io ti chiedo di divenirti compagna. In-segnami come si abbrac-cia la Croce. Insegnami a vedere nel dolore un dise-gno di amore. Innamorami del patire”. Come vedre-mo sarà esaudita. Nel set-tembre del 1950 è ricove-rata a macerata per pleuri-te. Nel giugno 1951 viene operata per ulcera gastri-ca. Nel dicembre, viene ricoverata a Ripatransone dove è fatta diagnosi di tubercolosi polmonare. Il 18 luglio 1952 si ricove-ra all’ospedale maggiore di Bergamo. Da qui scrive

alla mamma: “sono stata visitata dal primario. Mi han-no detto che il male ai polmoni è diventato cronico, quindi non guairò più. Sia gloria a Dio tutto è permes-so da lui. Sono tanto rassegnata a fare la sua volontà”. Al dolore fisico si aggiunge la sofferenza di dover star lontana dal monastero. Il 3 marzo 1954 viene trasferita al sanatorio di Teramo, dove trova un ambiente acco-gliente. Qui riceve una visita del vescovo diocesano mons. Stanislao Battistelli, che scrive alla superiora: “Ho trovato sr. Addolorata serena e tranquilla nono-stante non si faccia illusioni… è un’anima bella”. La situazione precipita rapidamente, sr. prega: “Gesù, Dio mio, vi amo. Vi amo con tutto il cuore, con tutta l’ani-ma, con tutte le forze. Vi offro me stessa”. Venerdì 23 luglio 1954 alle 14,30 vola al celo. Viene inumata nel cimitero di Teramo. Nel 1962 è stata esumata e posta in una tomba costruita nel giardino del suo monastero. Dal 1990 riposa all’interno della chiesa del suo mona-stero, meta di numerosi devoti.

Francesco Valori

L’Innamorata della CroceSr. Maria Addolorata Luciani

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Sr. M. Addolorata Luciani

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Amici di Gesù Crocifisso

Il 20 maggio 2007 abbiamo vissuto una delle giornate più importanti del cammino degli “Amici di Gesù Crocifisso”. In più di 500

ci siamo ritrovati presso il santuario di S. Gabriele del-l’Addolorata TE, per celebrare il decennale delle pri-me consacrazioni a Gesù Crocifisso (1997-2007) e per festeggiare i primi 305 consacrati per sempre all’amo-re di Gesù Crocifisso, 32 dei quali hanno partecipato alla nostra festa dal cielo. A tanti la consacrazione ha rivoluzionato la vita.

Iniziammo nel 1997 con tre-pidazione un cammino previ-sto dallo Statuto, ma nuovo per tutti, dopo 8 anni di riflessio-ne e dopo diversi rinvii. Non fu facile fare capire a tanti lai-ci che la consacrazione solen-ne voleva essere un prendere coscienza della consacrazione battesimale e viverla piena-mente, seguendo la spirituali-tà dell’amore appresa da Gesù Crocifisso. Finalmente il 23 novembre 1997 un gruppo di 97 Amici fece la prima consa-crazione solenne nella chiesa di Morrovalle; altri la fecero in luoghi e date diverse. Dopo i tre anni di rinnovi, il 21 mag-gio dell’anno santo 2000, 74 Amici fecero la loro con-sacrazione perpetua a Gesù Crocifisso. Altri seguirono nello stesso anno in luoghi e date diverse.

Il Signore ci ha concesso la grazia di avere tra i pri-mi consacrati delle anime grandi, che hanno vissuto in modo straordinario la spiritualità passionista e ora sono già in Cielo a goderne i frutti di santità. Ne ricordo solo alcuni: Cervellini Ambrosi Bruna e Bruno di Civi-tanova, Veneranda Libri di Reggio Calabria, Casti-gnani Orlanda di Morrovalle, Corridoni Bianchina di S. Elpidio a Mare, Polsoni Emilia di Fossacesia, Greghini Maria di Macerata, Maria Teresa Mosca di Recanati, Quattrini Dina di Montecosaro, Asto-ri Antonio di Fermo, Fabrizi Dina di Loreto. Potrei continuare a ricordarne tanti altri.

Conservo gelosamente tante loro testimonianze del cammino fatto. Gli esempi che ci hanno lasciato e il cammino di santità da loro fatto, fino alla accettazio-ne serena e anche gioia della morte, ci insegnano mol-te cose. Il ricordo di quanto il Signore ha operato tra noi aiuti tutti, ma specialmente i consacrati perpetui, a guardare avanti, a camminare con passo spedito verso la santità da laici passionisti, a essere fedeli a quanto hanno promesso solennemente al Signore davanti al-l’altare, a essere degni dei fratelli e sorelle che ci han-no preceduto nella meta, a essere di esempio ai fratelli e sorelle che il Signore vorrà ancora chiamare a fare parte della Famiglia Passionista.

P. Alberto Pierangioli

Stralci di testimonianze sulla giornata del �0 maggio

Ci vorrà molto tempo per capire e interiorizzare quanto abbiamo vissuto in questa “giornata di para-diso”, “giornata stupenda”, “giornata memorabi-le”, positiva sotto tutti i punti di vista. Gesù, dandoci oggi una carica di fuoco, ha bussato al cuore di molti Amici che non rimarranno sordi a quanto egli ha volu-to trasmetterci.

Abbiamo iniziato al mattino con la celebrazione del-le Lodi, nelle quali, l’assistente, P. Alberto Pierangioli, ha ripercorso il cammino del movimento nei suoi 18 anni di vita e nei primi dieci anni di consacrazioni, ri-cordando quanto il Signore ha fatto nelle persone e nei gruppi.

É seguita un’ottima conferenza del P. Luciano Tem-perilli su “I laici nella chiesa di oggi”. Le sue paro-le profonde, dette in maniera chiara e comprensibi-le, hanno spaziato sui temi più importanti della vita e della missione dei laici passionisti, chiamati ad essere testimoni di Gesù nel mondo che cambia, portando il Vangelo in ogni famiglia. In 10 punti, il P. Luciano ha parlato della consacrazione battesimale e del significa-to della consacrazione di amore fatta dai laici passioni-sti a Gesù Crocifisso; del loro cammino nella Chiesa e nelle congregazioni religiose. Il laico passionista deve vivere l’oggi del mondo come l’oggi di Dio; vivere la croce come la via alla trasfigurazione e risurrezione e come rivelazione dell’amore. Ha concluso compen-diando alcune linee essenziali della spiritualità passio-nista che è spiritualità cristocentrica, pasquale, filia-le, feriale, di speranza, di gioia, mariana.

Non sono mancati momenti di grande gioia durante la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal Padre Temperilli con gli assistenti e altri confratelli. É seguito il pasto comunitario, che ha accresciuto la gioia e la comunione tra tutti.

La sorpresa più grande e momenti di fortissima com-mozione si sono avuti nel pomeriggio con il recital “Passione e Risurrezione” del gruppo Vox Dei, gui-

CONSACRATI PER SEMPRE ALL’AMORE

Conferenza di P. Luciano Temperilli

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Amici di Gesù Crocifisso

CONSACRATI PER SEMPRE ALL’AMORE

dato da Giacomo Cipriani di Morrovalle. Questi ra-gazzi mi hanno trasmesso delle emozioni stupende! La voce di Giacomo, i canti, le scene ma soprattutto l’in-tensità con cui veniva fatta ogni cosa mi hanno emo-

zionata fino alle lacrime. Ancora una volta ho pensato a quanto ha sofferto Gesù prima di morire in croce e a sua madre che era ai piedi della croce: si sarà sentita morire con il Figlio per il dolore. Da parte mia c’è sta-to molto stupore nel vedere un folto gruppo di giovani con tanto amore e un grande spirito di evangelizzazio-ne. Ho pensato che non è vero che il futuro è tutto nero e che i giovani non hanno più ideali. Oggi abbiamo avuto una testimonianza viva che i giovani sono e sa-ranno ancora la speranza per il nostro futuro! Prego il Signore perché sempre più giovani possano seguirlo e testimoniare il suo amore!

Un altro momento molto toccante è stata poi la lettu-ra di una decina di testimonianze commoventi di Ami-

ci consacrati perpetui, che hanno manife-stato come la spiritualità passionista ha cambiato la loro vita e hanno fatto risaltare l’azione di Gesù su quanti desiderano seguirlo seriamente ed essere suoi

testimoni. Le testimo-nianze sono state tutte stupende, una più del-l’altra. Notavo l’intensi-tà con cui venivano lette, ammiravo l’azione dal Padre in loro e pensavo a quanto lui può fare in ognuno di noi. La croce può diventare strumen-to di amore e di condi-visione. Riflettevo che la nostra vita può esse-re totalmente trasforma-ta quando s’incontra e si conosce il Signore. Se impariamo ad amarlo e a seguirlo, possiamo an-che imparare a testimo-niarlo!

La ciliegina finale è stato il bellissimo al-bum “Consacrati per sempre”. donato ai con-sacrati perpetui, con i loro nomi, arricchito da immagini significative della spiritualità passio-nista.

La giornata si è con-clusa con il rinnovo co-munitario della promes-sa di amore a Gesù Cro-cifisso. Poi il rinfresco e tanti abbracci commos-si.

Una testimonian-za meravigliosa è stata quella di una sorella non iscritta agli Amici, fatta durante il ritorno, par-lando al microfono del-

l’autobus; ha detto di avere trovato nel nostro gruppo il vero amore cristiano e di essersi trovata magnificamen-te in nostra compagnia. Devo ammettere che l’amore che passava tra noi era vero! É stato un ritrovarsi con gioia e con amore con tante persone conosciute in que-sti anni nei convegni e ritiri. Sono state presenti tutte le 14 Fraternità, strette sempre più tra di loro.

Voglio ringraziare il Signore del dono di questa “stu-penda giornata”! Lo ringrazio ancora di più perché ho avuto la gioia di avere con me anche mio marito e in-sieme abbiamo assaporato ogni momento di questa giornata di grazia.

Riccardo R. - Olga Di E. - Olga C. - Paola D. S.

20 Maggio 2007: Gruppo Amici di Gesù Crocefisso

20 Maggio 2007: Offertorio Messa

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Amici di Gesù Crocifisso

Abbiamo avuto la gioia di partecipare al Family Day che si è tenuto, a Roma il 12 maggio, in piazza San Giovanni. É stata una giornata unica nel suo genere. Non avevamo mai visto tante famiglie riunite insieme per difendere il diritto di essere riconosciute e difese da una politica che le vorrebbe solo come serbatoio di voti. Erano presenti ben 23 associazioni cattoliche a incoraggiare le famiglie e quando il leader dei neocate-cumeni, Chico, ha intonato il canto “Risuscitò” con la sua chitarra, tutta la gente ha partecipato commossa cantando e ballando; è stato un momento di grande comunione. La cosa più bella poi è stata la presenza di tanti bambini di tutte le età. Spero che questa giornata rimanga sempre nel loro cuore e sia benefica per il loro futuro. Letizia, Mariella e Pina di Civitanova

La famiglia esce allo scoperto! Così defi-nirei quella giornata e si potrebbe an-che aggiungere: la famiglia si stringe

attorno al Papa e ai Vescovi guidati da Bagnasco. Quale famiglia era presente a Piazza San Giovanni? Una famiglia che pensava di essere scomparsa: com-

posta da un papà e una mamma (sempre quelli!) con figli (anche più di due!) e persino con al seguito nonni e familiari, pure in carrozzel-la! Insomma a Roma il 12 maggio la famiglia italiana, quella che la-vora, pensa a crescere i figli spes-so con sacrifici, rinunciando anche alla partenza rituale per le ferie, la famiglia che si tiene in casa gli an-ziani malati, con spese notevoli e il tempo tutto assorbito dietro a loro, ha scoperto di non essere in via di estinzione, come i media vogliono farci credere, ma di essere ancora la maggioranza (silenziosa) dell’Ita-lia, quella maggioranza che tradi-zionalmente (forse anche un po’ ironicamente) si definisce brava gente e che con fati-ca e costanza tira avanti il nostro paese, sobbarcandosi tutti i doveri senza usufruire di diritti o aiuti.

Questo è senza ombra di dubbio il popolo cattolico, e chi era presente a Roma lo ha visto con i propri oc-chi, anche se qualcuno cerca di sottolineare l’aspetto “laico” della manifestazione, quasi a prendere le di-stanze dalla Chiesa. Io ero lì e posso dire che molti appartenenevano al Cammino Neocatecumenale, che non a caso punta molto sulla famiglia e sui figli da ac-cogliere con amore e abbandono alla volontà di Dio; gli altri erano del Rinnovamento nello Spirito e di altri Movimenti e Associazioni ecclesiali. Tutti abbiamo ri-sposto ad un appello che ci era stato lanciato dal Papa Benedetto XVI perché stiamo capendo che, dietro pro-poste di legge (vedi: DICO, aborto, procreazione assi-stita, divorzio, ecc.) e mancati interventi pro-famiglia, si nasconde un progetto di respiro più ampio che tende a modificare la società nei suoi valori più profondi e fondanti, valori morali e spirituali, come si può vedere già in atto in Paesi a noi vicini come la Spagna, a cui i nostri politici guardano con ammirazione. Perché tanta

gente è scesa in piazza senza gridare ma solo manife-stando la propria gioia di essere normali?

Perché tutta quella gente ha degnato di una minima attenzione perfino il palco degli organizzatori fino a quando non è salito sopra di esso Chico Arguello, fon-datore del Movimento Neocatecumenale? In televisio-ne non hanno trasmesso questo momento che è stato

il più importante: Chico, di fronte ad una piazza all’improvviso silen-ziosa, ci ha parlato di Cristo mor-to e risorto per dare a noi la forza di essere testimoni nel mondo. Al termine del suo breve ma intenso intervento tutte quelle centinaia di migliaia di persone hanno intonato il canto “Risuscitò” accompagnati da Chico alla chitarra; assicuro che ci siamo sentiti tutti molto forti nel Signore, che era lì con noi e abbia-mo capito che è stato giusto esserci per non lasciare il Papa e i Vescovi a gridare la verità da soli. Dobbia-mo proclamare la bellezza di dare la vita nella famiglia e per la fami-glia, abbandonando i propri capric-

ci o desideri deviati, e questo è quello che sentono tut-te quelle persone che erano in piazza san Giovanni in comunione con la Chiesa.

Contro una propaganda che ogni giorno ci dice che tutti si divorziano, non vogliono figli, convivono per-ché così è il mondo moderno, la famiglia, l’unica e vera, ha trovato il coraggio di farsi vedere e di prote-stare, pacificamente e gioiosamente, contro una cultura e una politica, presente sia a sinistra che a destra, che vuole porre all’attenzione falsi problemi e favorire mi-noranze esigue, penalizzando come sempre la maggio-ranza silenziosa.

Nel cuore di tutti noi, a Roma, c’era la sensazione di essere lì a testimoniare la nostra adesione al Signore. Sotto quel cielo rovente, si è continuamente ballato e cantato al Signore. Il Papa ci sta ridando l’orgoglio di essere cristiani e di sapere di essere nel giusto. Soprat-tutto sappiamo che il popolo cristiano è il futuro del-l’umanità perché solo Cristo può portare il bene e la pace nel mondo.

Coltorti Maria Grazia

FAMILY DAY

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Family Day 2007

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Amici di Gesù Crocifisso

1. “Scrivo per metterti al corrente del mio rapporto personale con la fede, nella speranza che Tu possa il-luminarmi, perché sono in crisi. Io “credo” ma riten-go di avere una fede “inquinata” dai molti dubbi che mi assalgono su vari punti…. Il Buon Dio che è L’On-nipotente, L’Onnisciente, L’Infinitamente Buono, conosce a priori i mali che succedono… Allora perché non interviene?

In una riunione hai parlato di qualcuno che affer-ma di credere in Dio, ma poi pretende di fare “quello che vuole”. Io faccio del mio meglio per comportarmi da buon cristiano, ma temo proprio che questo non mi riesca. Prima di tutto: La fede è un dono di Dio o una scelta personale? O tutte due messe insieme? Come vedi, sono in uno stato di completa confusione. Voglio sperare che mi darai una risposta che mi consentirà di diventare veramente un buon Cristiano”.

Amico di G. C.

Carissimo, non è facile rispondere in poche parole a quesiti così vasti e fondamentali, esposti nella tua lun-ga lettera e sui quali sono stati scritte biblioteche di libri. In poche parole, ti dico che la fede è prima di tut-to un grande dono gratuito di Dio, da accogliere, ma anche da approfondire con lo studio e da chiede-re con la preghiera: “Si-gnore, accresci la mia fede”, è la preghiera da fare più spesso. Io credo, non perché la cosa è evi-dente, ma perché mi fido di Dio che ha parlato, un Dio che non può sbaglia-re e non vuole ingannar-mi. La fede non mi chie-de di credere a cose as-surde. Mi chiede di cre-dere a cose superiori alla mia intelligenza e io cre-do, fidandomi di Dio che è infinitamente più intel-ligente di me. Anche le catastrofi naturali e i pro-blemi concreti vanno approfonditi alla luce della fede, della ragione, della scienza, della storia. L’uomo, an-che credente, può sempre sbagliare e fare il male. Mol-ti fatti dolorosi, colpevoli o naturali, fanno parte delle debolezza del creato e delle creature e anche del catti-vo uso della libertà da parte dell’uomo. Dio non vuole il male, né fisico, né morale, lo permette, rispettando la libertà dell’uomo, cercando, come padre, di ricavare il bene anche dal male. Dio sa tutto, conosce anche il male, ma non significa che lo vuole, solamente lo per-mette. Dio, creando l’uomo intelligente, lo ha creato anche libero di fare il bene e di fare il male. La libertà è il dono grande che Dio ci ha fatto e Dio non si riprende il dono, anche quando noi lo usiamo male. Per aiutarci a capire e accettare il male, Dio si è coinvolto in pri-

ma persona: il Figlio stesso di Dio si è fatto uomo e ha voluto sperimentare tutte le forme di male, per stare vicino a noi ed essere solidale con noi. Ecco il Crocifisso: guardando il Crocifisso, possiamo trovare la soluzione di tanti problemi e dubbi. Conclu-do dicendo che avere difficoltà nella fede, avere inter-rogativi, pensieri non significa non avere fede. È una occasione per crescere nella fede, facendo atti di fede e chiedendo al Signore una fede maggiore.

2. “A contatto coi fratelli già consacrati perpetui che incontro ai ritiri, mi rendo conto che c’è una grande differenza di linguaggio tra me e loro. Li trovo più pre-parati e progrediti di me nel cammino di fede. Da qui il mio desiderio di “bruciare le tappe” per poter seguire con più profitto il programma che stiamo svolgendo; ma essendo esso il prosieguo di quello trattato negli anni precedenti, incontro, e con me forse anche altri ultimi arrivati, qualche difficoltà a seguire. A chiusura della catechesi di gennaio viene posta, tra le altre, la domanda: In che modo questi tre anni di cammino ti hanno aiutato a crescere nella conoscenza, amore e sequela di Cristo? Chiedo se non sarebbe il caso che alla lettera che viene inviata ai nuovi iscritti, venis-

se allegato un sunto di quanto fin lì trattato, o organizzare qualche in-contro solo con i nuovi iscritti, per dare la pos-sibilità agli ultimi di se-guire le catechesi alle stesse condizioni, o qua-si, dei primi”.

Franco Campanelli

Carissimo Franco, hai accennato a un problema importante per un buon inserimento nei gruppi dei nuovi iscritti. Mi ren-do conto che non è facile per un nuovo iscritto agli Amici entrare immedia-tamente nel cammino di

un gruppo che cammina insieme da anni. Questo pro-blema dovrà essere approfondito dal Consiglio Ese-cutivo e dal Consiglio Nazionale. Si possono pensare diverse iniziative: alcuni incontri personali con l’as-sistente spirituale; assegnare un padrino o madrina al nuovo arrivato, per informarlo sul cammino che si sta facendo e aiutarlo a inserirsi serenamente nel gruppo; organizzare da parte dell’assistente e dei responsabi-li del gruppo qualche incontro particolare con i nuovi aderenti; fornire loro tutto il materiale di approfondi-mento dato ai gruppi almeno nell’ultimo anno. Poi la fedeltà agli incontri aiuterà a superare le difficoltà e a camminare speditamente con gli altri.

P. Alberto CP

Lettere al Direttore

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Incontro Amici a Rivisondoli AQ

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Amici di Gesù Crocifisso

Esercizi spirituali e consacrazione a Rocca di Papa RM

Gli Amici di Gesù Crocifisso di Rocca di Papa han-no vissuto due avvenimenti molto toccanti. Dal 27 al 29 aprile 2007 si è svolta la seconda tappa degli Eser-cizi spirituali sulla contemplazione del Crocifisso. A conclusione degli Esercizi la domenica 29 aprile sei Amici di Gesù, Salvatore e Maria Teresa Granata, cop-pia di giovani sposi, Adriana Patrizia Castri, Carla Ge-rini, Pina Marini e Aldo Dell’Uomo, hanno emesso la loro consacrazione solenne per un anno a Gesù Cro-cifisso per vivere con maggior consapevolezza il bat-tesimo, nel proprio stato di sposi o di vedovi, ispiran-dosi al Vangelo e alla Passione di Gesù, vivendo con speranza la resurrezione, per far conoscere l’amore di Gesù nel mondo. Inoltre io ho emesso la mia consa-crazione perpetua dopo un cammino di verifica con l’assistente spirituale. È stata una giornata vissuta con molta emozione spi-rituale anche perché nella nostra Provincia della Pre-sentazione siamo i primi a iniziare questo partico-lare impegno come Amici di Gesù Crocifisso. Questo gruppo di spiritualità pas-sionista è iniziato due anni fa facendo un gemellaggio con il gruppo fondato da P. Alberto Pierangioli della Provincia passionista della Pietà.

Gianna Saviano

Consacrazioni a MorrovalleIl 6 maggio è stata una grande giornata di ritiro e

consacrazioni a Morrovalle. Il salone è stato gremito fin dal mattino con partecipanti da tutte le fraternità delle Marche e anche dall’Abruzzo. Al mattino il P. Al-berto ha svolto una catechesi sulla testimonianza, che è il tema dell’anno. Tra l’altro, ha detto che chi si con-sacra a Gesù Crocifisso, dà tutto a lui e si impegna non solo a conoscerlo, amarlo e seguirlo, ma anche a far-lo conoscere, amare e seguire dai fratelli. Nel pome-riggio, dopo l’ora di adorazione davanti al Santissimo esposto, ci sono state le consacrazioni: 3 prime consa-crazioni, 4 rinnovi e 10 consacrati perpetui.

Pia

P. Alberto a Trasacco e RoccarasoNei giorni 7-8 maggio il P. Alberto ha visitato e ani-

mato la Fraternità di Trasacco AQ, ospite delle suore passioniste. Ha parlato nei due giorni ai responsabili e a tutto il gruppo. Sr Emanuela, passionista, si è im-

pegnata a seguire il gruppo. Il padre ha promesso un ritorno in autunno, anche per possibili consacrazioni. Il 9-10-11 maggio padre Alberto è venuto ad animare la Fraternità di Roccaraso e dintorni. Ha incontrato nei vari paesi i Gruppi di Roccaraso, Rivisondoli, Pietran-sieri e Pescocostanzo. Sono stati giorni di intensa preghiera per tutti. Questi singoli contatti con ciascun gruppo hanno permesso al padre di approfondire la conoscenza dei problemi di ognuno per dare un aiuto maggiore a tutti. Particolare attenzione é stata rivolta ai malati, persone anziane e sole e ai disabili, anche non appartenenti agli Amici. Le giornate molto intense hanno raggiunto il culmine nella Chiesa di San Rocco dove si svolgeva il mese di maggio con la recita del

Rosario e la celebrazione eucaristica, concelebrata dal nostro parroco don An-tonio Agapite e dal P. Al-berto. Seguivano le cate-chesi del padre nella Casa del Giovane, messa a di-sposizione da don Antonio. Sempre nutrito il gruppo dei partecipanti. Certi di aver incontrato Gesù nella nostra vita ci si avvia con gioia verso quello che é il culmine della sequela, la Consacrazione solenne a Gesù Crocifisso che fare-mo in autunno.

Riccardo

Nuovo pastore a MacerataIl 31 marzo ho vissuto per la prima volta la bellissi-

ma esperienza di assistere all’ordinazione di un vesco-vo. La nostra diocesi era senza vescovo ed il Santo Pa-dre ci ha inviato S. E. Mons. Claudio Giuliodori, con-sacrato vescovo dal cardinale Camillo Ruini con mol-tissimi con celebranti, vescovi e sacerdoti. I Passionisti eravamo rappresentati dal Padre Provinciale Piergior-gio Bartoli, dal Padre Aurelio D’Intino. Con mia mo-glie Graziella con Maria Luisa di Macerata ho avuto la gioia di rappresentare gli Amici di Gesù Crocifisso. La cattedrale di Macerata era gremita di fedeli; e mol-ti hanno dovuto seguire la cerimonia dai maxischermi posti in varie parti della città. É impossibile descrivere la cerimonia nei dettagli; quello che da laico passioni-sta mi ha davvero commosso è stato che il nuovo ve-scovo, nel suo primo saluto alla diocesi, ha fatto sue le parole pronunciate dal suo predecessore, San Vincenzo Maria Strambi passionista, nella sua ordinazione epi-scopale, come vescovo di Macerata. Conserverò sem-pre il ricordo di questa indimenticabile giornata, Ho pregato tanto il Signore che invii lo Spirito Santo a il-luminare il nostro nuovo pastore perché guidi noi tutti sulla via della fede.

Gianni Gelao

VITA DI FAMIGLIA

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Consacrati all’amore: Morrovalle 6-5-07

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Amici di Gesù Crocifisso

TESTIMONIANZE

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Dalla Svizzera: Giovani sposi innamorati di Gesù Crocifisso

A. Carissimi Amici di Gesù Crocifisso, nel nostro viaggio di nozze, ho avuto la vostra bellissima Promes-sa di Amore con l’immaginetta di Gesù meraviglioso da una suora nostra amica in Italia, che l’ha ricevuta da una vostra iscritta. Su internet ho letto la vostra storia molto bella. Desidero ricevere le bellissime immagi-nette con la Promessa di Amore da diffondere a ogni costo anche qui nella Svizzera. Faccio parte dell’asso-ciazione della casa del Padre, che ha sede all’Aquila e che diffonde il messaggio del Padre, dato alla ve-nerabile Madre Eugenia Elisabetta Ravasio. Ci siamo consacrati a Gesù Misericordioso durante le nozze ce-lebrate il 31-03-2007; ma ci piace essere dei vostri, an-che se solo spiritualmente; saremo uniti a voi con il pensiero e la preghiera. Con mio marito diciamo ogni sera la Promessa di Amore: è toccante e meravigliosa. Noi amiamo la Passione di Cristo, i misteri dolorosi e la Via Crucis, che facciamo spesso durante la settima-na. Senza la croce di Gesù non c’è risurrezione e sal-vezza, ecco perché ci siamo sposati la vigilia delle Pal-me, proprio per ricordare meglio la Passione di Gesù e vivere la settimana Santa in viaggio di nozze parte-cipando a un ritiro spirituale presso le suore dell’Ad-dolorata sorelle di S. Clelia Barbieri, che conosco da anni, meditando con loro tutto l’amore di Gesù per noi. Lì ho ricevuto per la prima volta la vostra immaginetta che mi ha colpita talmente che l’abbiamo fatta subito nostra. Mi apre il cuore a una grande confidenza verso Gesù e gli amici di Dio, come S. Gemma e San Gabrie-le, dei quali sono devotissima. Vi prometto che diremo sempre la promessa di amore, rinnovandola a ogni bat-tito del nostro cuore. Un saluto fraterno a tutti gli Ami-ci di Gesù Crocifisso. Pregate per noi e per i nostri cari e noi vi ricordiamo nel-le nostre povere e umili preghiere.

B. Carissimo padre, grazie per avere rispo-sto subito alla nostra richiesta. Siamo una coppia che ha soffer-to, come tante altre; ma solo la sofferenza aiuta a capire meglio la pas-sione di Cristo. Siamo felicissimi di essere spiritualmente stati ac-cettati dalla vostra as-sociazione “Amici di Gesù Crocifisso”. Pre-ghiamo affinché questa meravigliosa opera si espanda in lungo ed in largo fino ai confini della ter-ra e venga accolta con cuore sincero da ogni creatura. Quanto bene fate! Che gioia essere in contatto con i veri amici di Dio, quelli che non cercano i loro inte-ressi ma quelli della gloria del Signore e della salvezza di anime!

Caro Padre Alberto, siamo sicuri che la strada intrapresa è opera di Dio, che sta lavorando in voi così meravigliosamente e opera prodigi anche in chi si met-te in contatto con voi per la prima volta.

Ho già distribuito parte delle immaginette che mi avete inviate, ma ne desidero delle altre. L’immagi-ne bellissima di Gesù in atteggiamento ablativo mi fa innamorare ancora di lui, che è il più bello tra i figli dell’uomo. Cerco di fare apostolato sul posto del la-voro ma vedo che a volte è meglio pregare in silenzio senza fare rumore; se qualcuno accetta un momento di parola di Dio allora si scambia, se non c’è interesse, affido ogni cosa a Gesù. Che bellissima cartolina di Gesù completo nel dipinto di Velasquez ci ha mandato! L’abbiamo contemplato con amore; anche Marco si è soffermato a guardarlo e rimirarlo; poi le sue bellissi-me parole ci hanno commossi! La salutiamo con vero affetto per lo stesso amore con cui Gesù ci ha riscattati; la passione di Cristo e le sue piaghe preziosissime sia-no sempre impresse nei nostri cuori non solo a parole ma anche nei fatti. Preghi sempre per noi e noi per lei.

Antonella e Marco Cavallasca PARADISO, Svizzera.

“Non avere paura, io sono con te tutti i giorni”

Sto riflettendo sulla mia consacrazione a Gesù Cro-cifisso. Ho sotto gli occhi il nostro statuto; prendo il pensiero che è stato per me il più importante, il sentie-ro che mi ha portato all’incontro con Gesù: l’impegno per la preghiera, l’ascolto della Parola e la meditazio-ne giornaliera. Ho sempre pregato Gesù con fiducia e

perseveranza, mi sono abbandonata totalmen-te a lui e ho avuto sem-pre tanta fiducia in Lui. Gesù mi dice: “Non avere paura, io sono con te tutti i giorni”. Io non ho avuto paura dell’Amore. Gesù con il suo amore mi ha at-tirato a sé ogni gior-no, mi ha dato forza e coraggio, mi ha fatto sentire amata, ha aper-to il mio cuore, ha dato senso alla mia vita. Ha messo tanta pace nel mio cuore e mi ha fat-to capito il valore della

sofferenza. Il dolore, vissuto in comunione con Gesù, è la vera gioia, perché ci porta alla risurrezione, alla comunione con lui e con i fratelli. Mi ha resa capace di amare tutti. In questo momento difficile della mia vita mi fa tanta compagnia, è sempre con me e io con lui.

Lidia Cerquiglini

Festa dei Consacrati, 20 Maggio 2007

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Amici di Gesù Crocifisso

Un giovane scopre la vera gioia

Mi chiamo Carmelo Gagliostro, ho 34 anni, abito a Paderno Dugnano MI, sono impiegato. Vi scrivo per-ché, facendo delle ricerche su internet relative a ordini religiosi, ho scoperto il vostro movimento “Amici di Gesù Crocifisso” e sono subito rimasto affascinato dal vostro scopo mirato ad aiutare tutti gli uomini a cercare la santità vivendo la spiritualità dell’amore insegnata-ci da Gesù e dai santi Paolo del-la Croce, Fran-cesco d’Assi-si ecc, che Dio Padre ci ha dato come testimoni del suo amore misericordioso rivolto special-mente verso i più bisognosi. Vi scrivo per-ché mi piace-rebbe diventare un membro ef-fettivo della vo-stra famiglia passionista in quanto sento dentro di me il desiderio di santificarmi ogni giorno sempre di più unito a Gesù nostro Salvatore, con le opere di carità e di amore per essere il più possibile suo degno testi-mone. Vorrei sapere, visto che abito lontano, se è pos-sibile ugualmente diventare un membro effettivo? Se sì come? Vorrei una volta al mese riuscire a venire di persona ai vostri incontri.

B. Ho ricevuto con gioia la tua e-mail nella quale mi dici che sono stato aggregato come membro effettivo al gruppo di Morrovalle MC. Sono felicissimo e an-cora una volta devo ringraziare il Signore, sia perché circa un anno e mezzo fa ho ricevuto la “grazia” di cambiare totalmente la mia vita, sia perché mi ha rice-vuto attraverso voi nella sua famiglia. Vi ringrazio con questa mia testimonianza.

Ho frequentato la Chiesa e l’oratorio fino all’età di 14 anni; poi mi sono allontanato dalla Chiesa, attratto dalle cose del mondo, definendomi il classico credente ma non praticante; prima di andare a letto la sera dice-vo la mia preghiera ma niente di più. Fino a quasi due anni fa ho vissuto pensando a me stesso, con interessi del tipo lavoro, soldi, macchina, ragazza, divertimen-to ecc, illudendomi che tutto questo mi potesse dare gioia. Però mi rendevo conto che nonostante cercassi di fare sempre nuove esperienze di vita, non mi senti-vo felice, come se dentro di me mancasse qualcosa di più importante.

Tramite un mio collega di lavoro, andai a conosce-re i Frati Minori Francescani di Monza (MI); andan-do al santuario, sentii il desiderio di confessarmi. Non so come spiegarlo, so solo che dopo la confessione mi sentii più leggero, consolato, amato, rinato: mi veniva

da piangere per la gioia. Sentii subito il desiderio di vo-ler fare qualcosa per i più bisognosi, pensiero che fino a quel giorno non mi sarebbe mai passato per la testa. Mi venne in mente quando andai a trovare lo zio mo-rente della mia fidanzata in una struttura che era pro-prio attaccata al santuario dei frati, di nome “Hospice Santa Maria delle Grazie”, facente parte della fonda-zione “Don Carlo Gnocchi”, dove vengono prestate cure palliative ai malati oncologici gravi. Mi vennero

in mente così i malati che ave-vo visto soffe-renti e soli, e su-bito pensai: che bello se potessi star loro vicino e fare compa-gnia, anche solo tenendo loro la mano, per alle-viare la loro so-litudine. Ogni sabato sera vado come volonta-rio in Hospice e aiuto a mangiare

i malati non autosufficienti; poi sto lì a parlare facen-do loro un po’ di compagnia, cercando di accontentare tutti, specialmente quelli che non hanno parenti o che non hanno avuto visite.

Contemporaneamente, spinto dal desiderio di aiutare il prossimo, incominciai a svolgere il sabato mattina sempre come volontario il servizio in una mensa dei poveri gestita dai frati minori francescani di Milano, presso la “Basilica di Sant’Antonio”’. Infine insieme a dei ragazzi della mia parrocchia, ogni lunedì sera an-diamo alla stazione centrale di Milano e distribuiamo vestiti, generi alimentari, bevande che, grazie alla di-vina Provvidenza, riusciamo a raccogliere. Oggi pos-so dire che da circa un anno e mezzo mi sento davvero felice, perché cerco di vivere ogni giorno nell’amore di Gesù; è questo che mi spinge a fare il volontario e mi dà la forza e la gioia di stare vicino a un morente, a un povero, a un tossicodipendente, a un alcolista, a un di-sabile, a persone senza fissa dimora. solamente perché in loro e nella loro sofferenza vedo il volto, il corpo e la passione di nostro Signore Gesù Cristo crocifisso. Vi ringrazio nuovamente per avermi accettato nella vostra famiglia e aspetto con gioia il giorno per potervi cono-scere di persona.

Carmelo Gagliostro

Grazie per averci insegnato a meditare

Caro padre, mi scuso per la mia lontananza materia-le, ma il mio cuore le è vicino sempre e prego per lei. Ci vorrebbe un libro per raccontare le mie peripezie, lo farò più volentieri a voce. Grazie per il suo insegna-1�

Giacomo con il gruppo Vox Dei a S. Gabriele con gli Amici, il 20-5-2007

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Amici di Gesù Crocifisso

mento sulla meditazione e per il suo libro benedetto, che avrò letto e meditato più di dieci volte. Continue-rò a farlo sempre. Ogni giorno conosco sempre di più Gesù, l’amore di Dio trinitario. Sento la presenza della Mamma celeste, che mi tiene sempre per mano e pro-tegge la mia famiglia. Sono serena e ringrazio il Signo-re per quello che mi dona ogni giorno.

Luciana, Enzo e famiglia

Amica aggregataCaro padre, in que-

sti anni, da quan-do sono iscritta agli Amici di Gesù Cro-cifisso, ho sempre gradito le sue parole di incoraggiamento e le sue preghiere. Mi sono sentita aiutata e nello stesso tem-po contenta di fare parte degli Amici di Gesù Crocifisso. Per questo è con molto piacere che desidero iscrivermi al gruppo degli Amici Aggre-gati di Morrovalle. Spero di vincere la mia pigrizia e di scriverle più spesso.

Elsa di Albinea RE.

So di non essere mai solaSono diversi anni che ha fatto la consacrazione per-

petua e posso dire che sono molto contenta di esse-re Amica di Gesù Crocifisso e di fare parte di questa grande comunità. Ho incontrato in questi anni tanti fra-telli e l’assistente che con le sue parole mi ha aiutato a conoscere Gesù e mi ha confortato nelle mie difficoltà. So di non essere mai sola. So che Gesù dalla sua croce gloriosa mi ama così come sono; nei giorni più tristi mi sento ancora più vicina a Lui.

Acciarresi Claudia

Sr. Maria Addolorata, perla di Gesù

Da po’ di tempo sentivo che la serva di Dio suor Ma-ria Addolorata ci aspettava al suo convento di Ripa-transone. Con mio marito ci siamo andati il giorno di Pasqua. Il nostro cuore era colmo di gioia! Eravamo lì vicino alla nostra sorella; mi sono inginocchiata e ho provato tanta pace. Io e mio marito abbiamo pre-gato in silenzio. Dopo la visita abbiamo scoperto che tutti e due avevamo chiesto la stessa grazia! Sr. Maria

Addolorata ci ha donato un grande messag-gio: Gesù ci dà la chiave del suo cuore e del suo amore, che richiede donazione totale, per la salvezza propria e dei fratelli. È la strada dell’amore di Dio, una strada stretta, che richiede la morte del proprio “io”, un cammino di purificazione, che passa per la Passione di Gesù. Ogni goccia della sua Santa Passione che Gesù vorrà donarci va bevuta con amore e offerta per la re-denzione dei fratelli. Quanto coraggio infonde Maria Addolorata, questa perla di Gesù! Gesù disponga come crede della nostra vita; non so che cosa vorrà da noi il Signore, ma quello che Gesù ha fatto finora è stato tut-

to per il nostro bene. Mi fido di lui! Prima di ripartire, abbiamo pregato molto anche perché Sr. Maria Ad-dolorata sia ricono-sciuta santa al più presto.

Amica di Gesù Crocifisso

Il Crocifisso dà fastidio.Carissimo padre,

scrivo perché nel posto dove lavoro si stanno verificando degli episodi poco piacevoli. Una persona ha contestato la presenza di un crocifisso e il direttore ha concesso la rimozione del Crocifisso, senza chiedere il parere di nessuno. Fra l’altro, si tratta di un luogo privato visto che il Crocifis-so si trovava nel bar interno, gestito da persone esterne che pagano l’affitto regolare per lavorare. Noi ci siamo risentiti di questo, perché tutto è avvenuto a nostra in-saputa. Ora io ho acquistato tanti piccoli crocifissi per-ché ognuno lo tenga davanti a se dove lavora.

Giulia

San Paolo della Croce, capo operaio!

Siamo una coppia anziana, ma seguiamo Gesù Cro-cifisso con gioia. Quando ci siamo iscritti agli Amici di Gesù Crocifisso non ne capivamo il significato; ma ora che abbiamo fatto la consacrazione perpetua abbia-mo capito che Gesù ci sta sempre vicino, ci segue e ci ascolta. Abbiamo avuto molte sofferenze nella nostra vita, con la morte del nostro figlio e con le difficoltà e incomprensioni con le persone più care. Ora Gesù ci sta aiutando a risolverle, con l’amore e la preghiera. Iniziamo sempre la giornata con il rosario e con la san-ta messa. Ora Gesù Crocifisso ci fa capire che dobbia-mo anche andare a lavorare nella sua vigna, guidati dal capo degli operai, che per noi è san Paolo della Croce.

Riccardo e Liduina 1�

Compleanno di Ada

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Amici di Gesù Crocifisso

Il P. Sandro Pippa, collaboratore dell’Assistente Nazionale

nell’animazione degli Amici di Gesù Crocifisso, è stato consacrato sacerdote il

�� giugno �007 da S. E. Mons. Lino Fumagalli nella chiesa parrocchiale “Gesù Operaio”

di Monterotondo (Roma).

A lui gli auguri e la preghiera di tutti gli Amici di Gesù Crocifisso.

Luglio - Agosto 2007 – Anno VIII n. 4Autor. Trib. di MC n. 438\99 del 17-12-1999Sped. Ab. Post. D.353/2003 (L. 27/02/2004 n. 46)Art. 1, Comma 2, DCB MacerataEditoriale ECO srl - C. c. p. 11558624Dir. Tonino Taccone – Redazione: P. A. Giuseppe PierangioliPiazzale S. Gabriele 2 – 62010 Morrovalle McT. 0733/221273 - C. 349.8057073 - Fax 0733/222394http://www.amicidigc.it E-mail [email protected]

Un grazie sincero a coloro che hanno inviato offerte per le spese di stampa

Esercizi Spirituali Amici G. C. e Laici impegnatiSede: Centro di Spiritualità - San Gabriele (Te) Tel. 0861. 97721

Tema: “La testimonianza cristiana”

I Corso: 6 agosto (Ore 16,00) – 11 agosto (Pranzo): per tutti Guida: P. Alberto Pierangioli e P. Bruno de Luca

II Corso: 15 agosto (Ore 16,00) – 20 agosto (Pranzo), soprattutto per coppie e figli Guida: P. Fernando Taccone e P. Alberto Pierangioli, Collaborazione di P. Sandro Pippa e Sr. Carmela Passionista

Quota adulti (camere doppie) € 170,00 - Quota adulti (camere singole) € 200,00 Ragazzi e giovani fino a 18 anni: Quota da convenire

Per prenotarsi: P. Alberto Pierangioli: P.le S. Gabriele 2 - 62010 Morrovalle (Mc) - Tel. 0733/221273 – Cel. 349.805.70.73

Ricordiamo al Signore i nostri defunti: P. Paulino Alonso Blanco, Roma: 21-5-07; Ruani Nazareno, Civitanova Marche: 03-06-07; Pantalei Romilde, Macerata: 12-06-07.

Calendario Amici 01 luglio: Ritiro mensile a Morrovalle: festa del Preziosissimo Sangue08 luglio: Prima messa del P. Sandro a Morrovalle, ore 11,00.06-11 agosto: Primo corso Esercizi spirituali a S. Gabriele15-20 agosto: Secondo corso Esercizi spirituali a S. Gabriele09 settembre: Ritiro mensile a Morrovalle