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HOMO SAPIENS

SPECIE:

Homo sapiens

ETÀ: da 150.000

anni fa ad oggi.

LOCALITÀ: si

evolve in Africa e

nel mondo intero

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INDICE

L’HOMO SAPIENS

ABILE CACCIATORE POSSEDEVA NOTEVOLI CAPACITÀ TECNICHE

LE CULTURE PRECEDENTI A QUELLA NEOLITICA

IL NEOLITICO:

NASCE L’AGRICOLTURA E LA PASTORIZIA

I PRIMI VILLAGGI

L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE

I METALLI

MAPPA CONCETTUALE DELL’HOMO SAPIENS

A CHI APPARTIENE IL PRIMATO DELL’HOMO SAPIENS PIÙ ANTICO?

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L’HOMO SAPIENS.

Con il termine Homo sapiens (dal latino: uomo sapiente) si designa

tassonomicamente la specie umana. L'uomo moderno, la specie Homo sapiens, alla

quale appartengono tutti gli uomini attualmente viventi, comparve per la prima volta in

Sudafrica, circa 150.000 anni fa.

Esistono due ipotesi riguardo l’origine geografica dell’uomo moderno:

1. Teoria della continuità regionale, secondo cui l’Homo sapiens emerge

parallelamente in Africa, Europa e Asia. Secondo questa teoria l’Homo sapiens

si è evoluto indipendentemente nelle diverse regioni di insediamento, anche se

con continui rimescolamenti genetici, a causa di frequenti migrazioni. L'attuale

variabilità che si osserva nelle principali popolazioni geografiche sarebbe il

risultato di questo lungo processo.

2. Teoria dell’”out ofAfrica” o dell’origine singola, secondo cui l’uomo moderno è

emerso unicamente dall’Africa e ha sostituito, per migrazione, le altre specie.

Questa ipotesi propone che gli uomini moderni si siano evoluti prima in Africa e

che siano poi migrati all'esterno sostituendo quegli ominidi che erano in altre

parti del mondo. Al momento è l’ipotesi più accreditata. FILMATO 1

Su quest’ultima ipotesi sussistono vastissime evidenze paleoantropologiche, date da

diverse migliaia di ritrovamenti fossili, archeologiche, linguistiche, climatologiche,

genetiche. Attraverso l'analisi del DNA mitocondriale di 182 individui provenienti da tutti i continenti, rappresentanti quindi di tutte le attuali varietà umane, si è risalito ad una ascendenza unica, vissuta probabilmente in Africa circa 150.000 anni fa.

Il DNA mitocondriale, contenuto nei mitocondri, strutture specializzate per fornire

energia alla cellula, costituito da filamenti molto più corti e con soli 37 geni, si

trasmette solo per via femminile, per cui i geni mitocondriali sono più facili da seguire

di generazione in generazione. E' pertanto possibile creare un "orologio molecolare"

che permette di calcolare la "distanza" tra gli individui.

Questo studio avrebbe mostrato che, risalendo di madre in madre, tutta l'umanità odierna converge verso una antenata africana e che le razze attuali si sono diversificate a partire da questo ceppo comune come adattamenti alle diverse condizioni geografiche. L'umanità moderna apparve quindi in un singolo posto e da lì poi si propagò.

La precisa datazione dei primi esemplari definibili sapiens, tradizionalmente posta a

circa 130.000 anni fa, è stata spostata dalle scienze paleontologiche indietro nel

tempo, a circa 150.000 anni (con una incertezza di ± 5.000 anni), da ritrovamenti

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etiopici nei tufi vulcanici della valle del fiume Omo. Dal continente africano, secondo le

teorie prevalenti, circa 100.000 anni fa, parte della specie iniziò un percorso

migratorio che, attraverso un corridoio medio orientale la portò a colonizzare infine

l'intero pianeta. Questi uomini raggiunsero l’Europa 40.000 anni fa circa (vedi cartina)

CARATTERISTICHE ANATOMICHE.

L’Homo sapiens moderno è conosciuto come l’Uomo di Cro-Magnon perché i primi resti

sono stati trovati nel 1868 durante lo scavo di una galleria

per la costruzione di una strada ferrata,

nel riparo di Cro-Magnon nel comune di

Les Eyzies in Dordogna (Francia).

Ivi vennero alla luce cinque scheletri di

individui identici a noi. La loro fronte

era verticale; il cranio era arrotondato

nella parte posteriore, privo di

prominenze sopraorbitale e con un mento ben marcato. Contrariamente a quanto

avvenuto nel caso dell’uomo di Neanderthal questi scheletri furono riconosciuti, senza

esitazione, come i resti di uomini preistorici. Poiché la loro morfologia cranica non era

diversa da quella dell’uomo attuale, la loro qualifica umana non poteva essere posta in

discussione. Questa scoperta rivelava dunque, senza ambiguità, l’esistenza dell’uomo

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moderno in epoche preistoriche .

In seguito resti fossili assai numerosi di Homo sapiens sono stati trovati un po’

dappertutto in Europa (Inghilterra, Germania) e nel mondo (Africa, Indonesia,

Estremo Oriente). Tutti i ritrovamenti ci descrivono degli esseri più alti, 170-175 cm.

contro una media di 160 cm. dei neandertaliani, ma meno robusti È però in Europa che

la cultura dell’uomo di Cro-Magnon è più conosciuta

(per la buona ragione che i ricercatori, in

quest’area, sono sempre stati più numerosi e le

ricerche vi hanno avuto inizio in anticipo). Il

cervello dell'Homo sapiens era più grande che in

altre specie di ominidi (1.400 cm3). Il volto di

questa specie aveva anche una rientranza profonda

(la fossa canina) al di sotto di ciascuna delle orbite.

I denti e la mandibola (mascella inferiore) erano

più piccoli rispetto alle precedenti specie e la

mandibola terminava con una prominenza (mento), che non era presente in nessun'altra

specie di ominidi. Le caratteristiche anatomiche che differenziano maggiormente H.

sapiens dalle specie affini si concentrano principalmente sul grado di sviluppo

cerebrale, inteso come massa e complessità, e sulla sua organizzazione neurale.

Gli umani hanno un cervello molto strutturato in proporzione alle dimensioni

dell'individuo, e capace di un pensiero sviluppato sotto forma di creatività,

ragionamento astratto, linguaggio e introspezione. Questa capacità mentale,

combinata con la stazione eretta che rende liberi gli arti superiori, rimasti prensili per

l'origine arboricola comune a tutto l'ordine, ha consentito il manipolare oggetti e ha

permesso di creare una grande varietà di utensili e manufatti per migliorare il proprio

adattamento all'ambiente, la sopravvivenza, e l'espressione creativa.

CONVISSERO CON ALTRE SPECIE.

I Sapiens, abili cacciatori e portatori di una nuova organizzazione sociale, condivisero:

fino a poco meno di 30.000 anni fa il Medio Oriente con l’Homo di Neanderthal ,

che non era un nostro antenato diretto, ma una “specie cugina”. Con esso

convissero per molto tempo.

L’Estremo oriente con l’Homo erectus.

E l’isola di Flores (in Indonesia) con l’Homo Floresiensis (estintosi 18.000 –

12.000 anni fa) e considerato molto probabilmente un discendente dell’Homo

erectus.

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I nostri progenitori avrebbero conosciuto, intorno a 10.000 anni fa circa, le ultime

fasi dell’ultima glaciazione dell’era quaternaria. I ghiacciai si estesero, scendendo dal

Polo Nord fino in Inghilterra, in Germania, ed in Polonia. Nel sud dell’Europa il

paesaggio era costituito da tundre e steppe, popolate da branchi di renne, da mammut,

cavalli, bisonti, orsi ed uri. L’homo sapiens si proteggeva dal freddo coprendosi con

indumenti di

pelliccia già

alquanto

elaborati;

abitava

all’ingresso

di caverne o

in ripari

sotto roccia

(dove era

possibile),

oppure

costruiva,

nelle pianure

aperte, delle capanne di frasche e di rami ricoperti di pelli. Questa abilità gli

consentirà non solo di aggregarsi con altri consimili in spazi aperti; ma anche una

maggiore mobilità.

TORNA

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ABILE CACCIATORE POSSEDEVA NOTEVOLI CAPACITÀ TECNICHE

Le caratteristiche più interessanti dell’Homo sapiens sono da ricercare nel suo

comportamento. Egli riuscì a sviluppare strategie comportamentali che nessun’altra

specie di ominidi possedeva. Per esempio, l'Homo sapiens riuscì a cacciare una vasta

gamma di animali da preda (volatili, pesci, mammiferi); sviluppò sofisticate strategie di

caccia che gli permisero di catturare animali molto più grandi, più pesanti, più forti e

più veloci di lui (l’orso delle caverne ed il mammut); sapeva pescare nei corsi d’acqua

(specialmente il salmone). . L’Homo sapiens fu un cacciatore estremamente efficiente.

In Europa l’abbondante selvaggina aveva spinto gli uomini a organizzare battute di

caccia che superavano i limiti del piccolo gruppo. Le bande avevano preso ad associarsi

in tribù ed erano nate nuove strutture sociali: i villaggi

I suoi utensili erano nettamente più perfezionati di quelli dei neanderthaliani.

L’industria litica comprendeva oggetti nuovi, come bulini, e lame; queste ultime erano

formate da schegge molto più lunghe e larghe, ed erano impiegate probabilmente

come coltelli (spesso uno dei bordi era ritoccato in modo da avere un solo lato

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tagliente, ciò consentiva di maneggiare la lama senza rischiare di ferirsi). Altrettanto

raffinata era la tecnica di produzione di

punte, che consentiva di armare le lance e,

verso i 10.000 anni fa, le frecce (infatti

soltanto verso la fine dei tempi preistorici

comparvero gli archi e le frecce). Un’altra

innovazione dell’Homo sapiens fu la lavorazione di ossa e corna di renna. Grazie a

questi nuovi materiali, fu in grado si produrre punteruoli ed aghi per la lavorazione

della pelle e la confezione di indumenti di pelliccia; dei propulsori, cioè degli utensili

per lanciare zagaglie (un'arma simile ad una lancia ma di dimensioni minori) più lontano

e con più forza; degli arpioni, cioè delle lame dentellate, per la cattura dei pesci.

Sviluppò nuove tecnologie per la realizzazione di strumenti compositi (strumenti che

compongono le diverse parti che si combinano per formare un utensile, per esempio

l’arco); inventò l' essiccamento del pesce e della carne al sole, che consentiva una

ancora più lunga conservazione ed un più facile trasporto durante i trasferimenti, i

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quali venivano così ad essere svincolati dalla necessità di un continuo

approvvigionamento. La facilità di approvvigionamento e la conservazione delle riserve

di cibo lasciava parecchio tempo libero

da dedicare ad altro. La loro vita

assumeva così un'altra dimensione. Era

in grado di costruire imbarcazioni con le

quale riusciva ad attraversare fiumi,

laghi e brevi tratti di mare e a

trasportare merci pesanti. TORNA

LE CULTURE PRECEDENTI A QUELLA NEOLITICA.

Le culture che precedettero quella del Neolitico si erano progredite con molta

lentezza, ognuna occupando ampi spazi

temporali: 1 milione di anni circa la

cultura "olduvaiana" (rappresentata da

strumenti ricavati da ciottoli o da

blocchi di materiale grezzo “choppers” e

schegge utilizzate senza una successiva

elaborazione oppure ritoccate “chopping

tools”); 600 mila anni quella

"acheuleana", (caratterizzata da

manufatti litici a forma di mandorla e

lavorati su due lati in modo simmetrico

"bifacciali" o "amigdale", associati a

diversi strumenti ricavati da schegge:

raschiatoi e punte); quasi 200 mila anni

la cultura "musteriana" (rappresentata

dai manufatti dell’uomo di Neanderthal;

trattasi di pietre scheggiate, percussori

ed asce). Poi in soli 45.000 anni si

alternarono tre diverse culture,

ognuna con connotati ben precisi e caratterizzate da rapidi progressi.

Alla cultura "aurignaziana" (45.000 – 41.000 si distinse per la produzione di punte di

lancia e di aghi di osso) succedette una cultura "solutreana" (21.000-18.000 durante la

quale si produssero magnifiche lame a foglia d’alloro e le prime punte di lancia e di

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frecce, il che fa pensare ad un diffuso impiego dell’arco) poi, dopo breve tempo, quella

"magdaleniana" della Francia e dell’Europa occidentale, che iniziò verso la fine

dell’ultima glaciazione, fra i 18.000 e i 10.000 anni fa. Gli utensili in pietra dei

maddaleniani non furono particolarmente interessanti, essi invece erano maestri nella

lavorazione dell’osso (arpioni, punte di lancia dentellate, aghi con cruna, e propulsori.

In alcune stazioni si sono infatti trovati indumenti di pelle confezionati, come calzoni

e giacconi, che richiamano quelli usati dagli Esquimesi.

L'oculata scelta dei materiali lavorati, in funzione dell'utensile da fabbricare, ed il

grandissimo numero di strumenti, dalle forme ed impieghi più disparati, attestano un

vasto miglioramento delle loro conoscenze. Il fuoco, per esempio, non doveva più

essere accuratamente custodito e continuamente alimentato, ma veniva facilmente

prodotto. La straordinaria varietà degli utensili con un loro uso specifico era

accompagnata da un'ampia raccolta di oggetti apparentemente inutili o decisamente

decorativi. Oggetti di questo tipo furono rinvenuti anche in stazioni neandertaliane e,

forse, in siti ancora più vecchi, ma non in modo così diffuso e in così gran numero, sia

in quantità che in varietà.

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IL CULTO DEI MORTI

LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO.

Tra le tappe biologiche che hanno caratterizzato il percorso evolutivo dell'uomo,

l'acquisizione del linguaggio articolato fu l'ultima tappa, decisiva per la formazione

dell'uomo moderno. Gli enormi progressi registrati furono realizzati grazie

all'acquisizione di un linguaggio molto più articolato di quanto potesse essere quello

dei loro predecessori.

Solo un linguaggio verbale come il nostro fu possibile descrivere dettagliatamente uno

strumento o un’azione e a impartire insegnamenti. È solo mediante un tale linguaggio

che si possono descrivere pensieri astratti.

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POSSEDEVA ABILITÀ ARTISTICHE.

Per la prima volta nella storia

dell’umanità, l’uomo cominciò

a produrre oggetti d’arte e a

fare uso diffuso di

rappresentazioni simboliche.

Presso i "sapiens" era

diventata un'abitudine

normale arricchire il proprio

abbigliamento con collane di

conchiglie o denti di animali,

monili di osso o di corno, incisi o scolpiti, tutti oggetti la cui simbologia andava al di là

del puro gusto estetico. Questi oggetti molto probabilmente rappresentavano dei

segni distintivi di appartenenza ad un clan e, a volte, erano simbolo di una particolare

posizione sociale, come i bastoni di comando, su alcuni dei quali erano finemente

scolpite teste di animali. Successivamente gli oggetti d’arte compresero anche

statuette raffiguranti animali o figure femminili. Queste ultime erano

spesso donne nude, a cui è stato dato il nome di “Venere” Ventre, seni

e natiche spesso sono enormi e si ritiene che potessero

rappresentare donne incinte. Per questo molti esperti di preistoria

pensano che le statuette fossero simboli di un culto della fecondità (a

sinistra la “Venere” di Lespugne rinvenuta nel 1992 in una grotta del

sud-ovest della Francia). L’abilità artistica dell’Homo sapiens sapiens

conobbe il suo sviluppo più prodigioso nella pittura delle pareti delle

grotte. Per propiziarsi gli spiriti degli animali prima della caccia

venivano eseguiti dei rituali magici che

diedero vita alla prima forma di arte. Le volte e le pareti

delle caverne di Lascaux, Chauvet (in Francia) e di

Altamira (in Spagna) sono ricoperte di affreschi. Renne,

bisonti, mammut e orsi delle caverne, raffigurati con una

vivacità sorprendente, costituiscono il repertorio di quest’arte della preistoria.

http://www.bradshawfoundation.com/chauvet/chauvet_cave_art.php

http://www.lascaux.culture.fr/?lng=en#/fr/00.xml

http://museodealtamira.mcu.es/

TORNA

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IL NEOLITICO: NASCE L’AGRICOLTURA E LA PASTORIZIA.

I successori dell’uomo di Cro-Magnon appartennero alla fase culturale denominata “la

rivoluzione neolitica”. Il termine rivoluzione allude al cambiamento di regime che si

compie nella vita dell’uomo; l’aggettivo neolitico (che significa “pietra nuova”). Fu un

processo che modificò profondamente la cultura, l’economia e la società degli uomini

dell’età della pietra. Il periodo Neolitico,

cominciò circa 8.000 anni fa fu caratterizzato

da un clima simile a quello attuale, così come

la flora e la fauna. Il progresso più importante

dell’uomo neolitico fu la scoperta delle prime

tecniche agricole che, con l’inizio dell’allevamento

del bestiame, lo svincolarono dal nomadismo. Si

passò così da un’economia di caccia e di

raccolta ad un’economia di produzione e di

allevamento. In un’economia basata sulla sola

caccia e raccolta, la popolazione che poteva

vivere su un certo territorio era limitata dalla

quantità di selvaggina presente nei dintorni.

Quando questa scemava di numero, la popolazione

era costretta a cercare nuovi territori di caccia,

disperdendosi sempre

più man mano che

cresceva il numero. La

pesca invece garantiva

maggiore stabilità,

perché i pesci erano più

abbondanti e c’erano

tutto l’anno.

Per evitare che la caccia lo portasse lontano dai propri campi l’uomo cominciò ad

addomesticare e ad allevare pecore, buoi, capre e maiali. In questo modo l’uomo si

assicurò dagli animali: proteine, latte, pelli, lana per fare tessuti, concime per i campi,

e un valido aiuto per trasportare carichi pesanti. I vegetali gli fornirono invece: amidi,

zuccheri, oli, proteine fibre e foraggio per gli animali. È stato calcolato che in

un’economia di raccolta per sopperire al fabbisogno alimentare di un gruppo di 25

raccoglitori servissero più di 600 Km2 di foresta o di prateria; invece per coprire le

necessità alimentari di 150 abitanti di un tipico villaggio ad economia agro-pastorale

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ne potevano bastare solo una ventina. La nascita di un’economia agro-pastorale

diede inizio ad una serie di processi di modificazione dell’ambiente circostante. Il

disboscamento dei terreni per la creazione dei pascoli e delle terre coltivabili, segnò

l’inizio di una cultura violenta della gestione del territorio che porterà nel tempo ad

una rottura degli equilibri degli ecosistemi. Poco prima del 6.000 a.C. il clima

terrestre raggiunse il cosiddetto “optimum post glaciale”, cioè una temperatura un po’

più calda di quella odierna. In alcune regioni della terra, favorite da abbondanti

precipitazioni atmosferiche e da un’abbondante vita vegetale ed animale, gli uomini

avevano cominciato già a stabilizzarsi.

L’ASCIA FECE DELL’UOMO SAPIENS UN AGRICOLTORE ED UN ALLEVATORE.

L’ascia fu uno strumento molto importante per l’Homo sapiens.

Per piantare i frutti e per seminare aveva spesso bisogno di

abbattere gli alberi; per proteggere gli animali dai lupi e per

impedire che fuggissero gli occorrevano dei recinti. Ebbene

’ascia di pietra levigata

si prestava bene a

lavorare il legno. Le

migliori scuri antiche

erano di giada e

tagliavano come

l’acciaio. Produrre

questo strumento era

un lavoro noioso, occorreva: scalpellarlo, sfregarlo contro altre pietre e levigarlo. Per

fabbricarne una ci voleva anche un mese, ma se la si adoperava con cautela, durava per

molto tempo. In principio l’uomo abbatteva gli alberi per piantare i frutti, ma subito

dopo capì che era sufficiente praticare un profondo taglio circolare sulla corteccia

per farli morire e pertanto poteva abbatterli e bruciarli in seguito. Il suolo

fertilissimo formatosi fra i tronchi per effetto della decomposizione delle piante gli

assicurava un buon raccolto, almeno per qualche anno, dopo di che cominciava a

disboscare un altro pezzo di terra. Per assurdo si può dire che senza l’ascia

difficilmente l’uomo sarebbe potuto diventare agricoltore ed allevatore e

difficilmente avrebbe potuto usufruire dei prodotti collaterali di queste due

fondamentali attività: frumento, carne, latte, legumi, lana, tessitura, birra, vino.

TORNA

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I PRIMI VILLAGGI.

L’agricoltura e l’allevamento favorirono il

nascere di insediamenti più stabili, cioè dei

primi villaggi, e dei primi commerci. Si iniziò

ad usare per la costruzione degli edifici

un’architettura di mattoni e di pietra.

Ovviamente questo passaggio avvenne con

modalità e tempi differenti a seconda dei

luoghi.

La vita in comunità, intrecciarono solidi rapporti personali e favorirono l'utilizzo di

sistemi di comunicazione, lo scambio di idee e l'organizzazione della vita sociale. Si

crearono così complesse strutture sociali composte da gruppi in cooperazione e

competizione, che variavano dalle piccole famiglie e associazioni fino ai grandi villaggi.

La vita in comunità favorì una larghissima varietà di tradizioni, di rituali, regole

comportamentali, morali, norme sociali e leggi che formarono la base della società

umana.

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LE CAPANNE DEI PASTORI

Passarono migliaia di anni e impararono ad addomesticare gi animali : divennero

pastori. I pastori erano nomadi per cui

costruivano ripari non duraturi con l’intento

di ripararsi dalla pioggia, dal vento e dagli

animali feroci. Utilizzando canne, ramaglie,

paglia, sterpi e altro materiale costruivano

capanne leggere che spesso ricoprivano con

zolle di terra o con pelli di animali.

LE CAPANNE DEGLI AGRICOLTORI

In alcuni luoghi crescevano

spontanei il grano e altri cereali

selvatici, alcuni uomini

impararono a coltivare la terra e

divennero agricoltori,

sedentari.

Costruirono capanne più solide

con un’armatura di pali e con

pareti fatte di graticci, di

verghe e di rami che venivano

assicurate a questi pali. Per

innalzare le pareti si

conficcavano al suolo una serie

di rami (spessi da 3 a 5 cm)

lungo la linea di una parte, poi si

prendevano delle verghe più

sottili di un legno flessibile

come il salice e si facevano

passare orizzontalmente fra i pali in modo d’avere una specie di graticcio di vimini.

Quando tutte le pareti erano finite, si cospargevano con argilla all’interno e

all’esterno. Anche l’intelaiatura del tetto si faceva con verghe e salici e poi si ricopriva

con fastelli di paglia ricavata dal raccolto del grano. L’insieme di tutte queste capanne

dettero vita ai primi villaggi.

Si iniziarono a vedere i primi strumenti per l’agricoltura quali: le asce levigate, i primi

falcetti, le prime macine, i primi aratri e i primi recipienti ceramici per la

conservazione delle derrate alimentari. Questi prodotti venivano prodotti in

autentiche fabbriche e distribuite a notevoli distanze. Questo fatto costituì l’inizio

del commercio e della diffusione della cultura. Questa “rivoluzione industriale” del

Neolitico costituì il vero inizio del processo di civilizzazione. TORNA

16 / 21

L’ORGANIZZAZIONE SOCIALE.

Con la stessa intensità e ingegnosità con la quale era progredita l'innovazione

tecnologica avanzò anche l’organizzazione sociale.

Gli uomini vivevano già in comunità da decine di migliaia di anni e nel tempo avevano

apportato miglioramenti alla loro struttura sociale, ma con estrema lentezza, così

come lentamente era progredita la loro tecnologia. Solo con i "sapiens", proprio grazie

alla loro nuova tecnologia, si ebbe una radicale modificazione della società.

Con loro le comunità si allargarono, gruppi di cacciatori-raccoglitori, che fino ad allora

erano vissuti isolati o con scarsi contatti tra loro, ognuno di essi autosufficiente,

cominciarono ad aggregarsi.

Gli accampamenti venuti alla luce testimoniano questa tendenza. Si sono trovate

tracce di numerosi ripari vicini tra loro con parecchi focolari allineati. In alcune

stazioni di scavo sono venuti alla luce dei veri complessi formati da una zona centrale

circondata da gruppi di ripari sparsi tutt'intorno.

Una vita sociale più estesa presentava diversi vantaggi, come un rapido scambio delle

esperienze o una più razionale suddivisione dei compiti.

Quando i gruppi erano isolati in qualcuno di essi nasceva a volte l'individuo dotato di

maggior talento che trovava qualche soluzione geniale, ma i vantaggi erano limitati al

suo gruppo e ci voleva parecchio tempo prima che simili soluzioni si diffondessero. Con

una maggiore aggregazione le innovazioni nate in un gruppo si diffondevano invece con

rapidità agli altri gruppi associati.

17 / 21

Una società ampliata e complessa richiedeva anche un certo ordinamento gerarchico.

I più abili e i

più intelligenti

finivano con il

godere di una

grande

considerazione

e di occupare

una posizione

sociale più

elevata.

TORNA

I METALLI.

Dopo l’agricoltura e l’allevamento, l’Homo sapiens cominciò a conoscere e a lavorare i

metalli

(rame, circa

6.000 anni

fa e

bronzo, una

lega di

rame e

stagno,

circa 5.000

anni fa).

Con la

scoperta

dell’uso del

carbon fossile, che permise di ottenere alte temperature, utilizzò il ferro (nel XII°

sec. a:C. a cominciare dal Medio Oriente). In altri termini, egli cessò di essere ciò che

era sempre stato per un milione di anni, cioè un cacciatore-raccoglitore, per diventare

agricoltore, allevatore di bestiame e abile rifinitore di metalli.

TORNA

18 / 21

MAPPA CONCETTUALE DELL’HOMO SAPIENS.

La specie umana ha sempre manifestato il desiderio di capire e influenzare il mondo

circostante, cercando di comprendere, spiegare e manipolare i fenomeni naturali

attraverso la scienza, la filosofia, la mitologia e la religione. Questa curiosità naturale

ha portato allo sviluppo di strumenti tecnologici e abilità avanzate; H. sapiens è l'unica

specie ancora vivente che utilizza il fuoco, cuoce i propri cibi, si veste, ed usa

numerose altre tecnologie.

TORNA

19 / 21

A CHI APPARTIENE IL PRIMATO DELL’HOMO SAPIENS PIÙ ANTICO?

Israeliani ed Italiani si contendono il primato dell’H. SAPIENS più antico. I primi

sostengono di aver trovato i resti fossili dell’Homo SAPIENS più antico del mondo; i

secondi invece i resti dell’Homo SAPIENS più vecchio d’Europa. Se la prima scoperta

sarà avvalorata, il nostro primato non avrà alcun valore.

GLI ITALIANI.

Il primo homo SAPIENS europeo era italiano. A svelarlo un articolo pubblicato sulla

rivista scientifica ''Nature'', frutto

della collaborazione internazionale di

13 enti di ricerca fra cui l'Università di

Pisa e l'Università di Siena. Un team di

ricercatori, guidato da Stefano

Benazzi del Dipartimento di

Antropologia dell'Università di Vienna,

ha riesaminato due molari scoperti

negli anni Sessanta nella Grotta del

Cavallo, una cavità carsica che si

affaccia sulla Baia di Uluzzo, in

provincia di Lecce (Puglia… vedi foto).

Lo studio della morfologia dei due denti, effettuato attraverso una microtomografia

computerizzata, ha rivelato che essi appartengono a Homo SAPIENS e non sono quindi neandertaliani, come si era invece sempre creduto.

I ricercatori hanno inoltre sottoposto alcune conchiglie ornamentali, ritrovate insieme

ai due molari, a una nuova datazione al radiocarbonio, utilizzando una nuova

metodologia messa a punto dall'Oxford Radiocarbon Accelerator

Unit. I risultati ottenuti hanno svelato che i due denti hanno 45

mila anni. I resti fossili della Grotta del Cavallo rappresentano quindi i più antichi resti di Homo SAPIENS in Europa.

Al centro di tutta la ricerca ci sono due denti di latte ritrovati

durante una campagna di scavo nella Grotta del Cavallo alla metà

degli anni sessanta del Novecento e che erano stati

inizialmente classificati come neandertaliani..

"Per molte migliaia di anni - continua Mallegni - l'uomo

SAPIENS e l'uomo di neandertal hanno convissuto in

Europa: dal primo discendiamo noi, l'altro invece si è

estinto circa 27.000 anni fa". Le misurazioni effettuate

dallo studioso pisano e le analisi condotte all'Università

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di Vienna (attraverso modelli digitali 3D) hanno dunque dimostrato, contrariamente a

quanto si pensava prima, che i due denti appartengono a due bambini SAPIENS. I due

molari superiori di latte sono del tutto uguali a quelli dei bambini di oggi.

"Il primo dei denti trovati - aggiunge Mallegni - spunta tra 15 ed i 18 mesi dalla

nascita e siccome è senza usura il bambino alla morte poteva avere 18 mesi; il secondo

spunta a due anni ed essendo usurato in questo caso il bambino alla morte poteva

avere dai 3 ai 4 anni o forse leggermente di più". I due denti sono stati trovati a circa

2 metri e mezzo dalla superficie e la datazione della stratigrafia è stata eseguita su

conchiglie dello stesso deposito attraverso il metodo Ams (Accelerator Mass

Spectrometry) del radiocarbonio. I resti risalgono a circa 45-43.000 anni fa, all'epoca

della glaciazione Wurm 2. Gli uomini SAPIENS di allora erano cacciatori-raccoglitori e

vivevano in piccoli gruppi e pur conoscendo il fuoco non cuocevano ancora i cibi (da cui

probabilmente l'usura di uno dei denti ritrovati). "Insieme ai due molari - spiega

l'antropologo pisano Francesco Mallegni - sono stati rinvenuti anche dei manufatti,

come strumenti ricavati da ossa o conchiglie usate per ornamento". "A parte i dentini

il cui smalto ha la stessa durezza del topazio e quindi si conservano bene - conclude

Mallegni - non è rimasto altro, un po’ perché le ossa dei bambini sono particolarmente

deperibili, un po’ perché, denti a parte, i resti umani erano spesso depredati dagli

animali".

GLI ISRAELIANI.

Un gruppo di archeologi israeliani ha annunciato di aver trovato la più antica prova

dell’esistenza dell’uomo moderno (Homo SAPIENS), e se la scoperta fosse confermata

potrebbe sconvolgere le esistenti teorie sulle origini degli umani, a quanto riferisce

The Huffington Post. (Vedi FILMATO)

Scavando nella preistorica cava di Qesem nell’area centrale di Israele gli archeologi

hanno trovato denti secondo loro risalenti a 400 mila anni fa e simili ad altri resti

dell’Homo SAPIENS.

L’importanza della scoperta sta nel fatto che i resti dell’Homo SAPIENS rinvenuti

finora sono di 200 mila anni più recenti di quelli ritrovati nella cava e che quindi l’uomo

moderno sarebbe esistito molto prima di quanto finora ritenuto.

”La nostra conclusione è davvero appassionante”, ha dichiarato l’archeologo Avi

Gopher, la cui squadra di ricercatori ha esaminato i denti ai raggi-X e con la scansione

CT e li ha datati in base agli strati di terra dove sono stati ritrovati.

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Gopher ha sottolineato che per confermare la scoperta sono necessari ulteriori esami.

”Ma se fosse confermata cambierebbe l’intero quadro dell’evoluzione umana”, ha

precisato.

Secondo le correnti teorie scientifiche l’Homo SAPIENS ebbe origine in Africa ed

emigrò poi al di fuori del continente. Gopher, che ha esposto la scoperta sull’American

Journal of Physical Anthropology, afferma invece che se i denti appartengono di fatto

agli antenati dell’uomo moderno, ciò significa che questi ha avuto origine in Israele.

Sir Paul Mellars, un esperto di preistoria all’università di Cambridge, ha detto che le

conclusioni di Gopher sono degne di nota e ”importanti” perchè i resti di quel critico

periodo sono scarsi, ma ritiene prematuro affermare che i denti siano umani. ”E’ una

possibilità piuttosto remota”, ha aggiunto.

I denti, ha proseguito, sono spesso inaffidabili per l’indicazione delle loro origini, e

l’analisi dei resti di un cranio che fosse rinvenuto nella cava potrebbe con maggior

certezza convalidare la scoperta degli archeologi giapponesi. Dal canto suo, Gopher

afferma che lui e la sua squadra continueranno a scavare nella cava con la speranza di

trovare, appunto, resti di crani e frammenti di ossa.

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