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Page 1: HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 3 · Francesca Giacché, Boris Giannaccini, Sergio Loppel, Folco Quilici, Faustolo Rambelli, Ninni Ravazza Le opinioni espresse nei vari articoli
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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 3

Soci sostenitori:

Soci onorari:

FRANCESCO ALLIATA, RAIMONDO BUCHER, LUIGI FERRARO, ROBERTO FRASSETTO,ALESSANDRO OLSCHKI, FOLCO QUILICI

HDS, ITALIA AWARDS

HDS NOTIZIEPeriodico della The Historical Diving Society, Italia

Redazione: c/o Francesca Giacché Corso Cavour,260 – 19122 La Spezia

Tel. 0187.711441 Cell. 349.0752475 Fax 0187.730759 [email protected]

Direttore ResponsabileIsabella Villa

CaporedattoreFrancesca Giacché

Hanno collaborato a questo numero:Giancarlo Bartoli, Federico de Strobel,

Francesca Giacché, Boris Giannaccini, Sergio Loppel,Folco Quilici, Faustolo Rambelli, Ninni Ravazza

Le opinioni espresse nei vari articoli rispettano le idee degli autori che possono non essere le stesse dell'HDS, ITALIA.

TraduzioniInglese: Barbara Camanzi & Lisa Borghesi

PubblicitàFrancesca Giacché

Tel.0187.711441 fax 0187.730759

Fotocomposizione e StampaTipografia Ambrosiana Litografia - La Spezia

Registrato presso il Tribunale di Ravenna il 17 marzo 1995

THE HISTORICAL DIVING SOCIETY, ITALIAViale IV Novembre, 86/A-48023 Marina di Ravenna (RA)

Tel. e fax 0544.531013 – cell. 335.5432810 www.hdsitalia.com

[email protected]

Presidente OnorarioM.O.V.M. Luigi Ferraro

Consiglio DirettivoPresidente: Faustolo RambelliVicepresidente: Federico de StrobelConsiglieri: Gian Carlo Bartoli

Danilo CedroneEmilio d’Ettore Roberto MolteniGian Paolo Vistoli

Revisori dei conti: Walter Cucchi, Claudio Simoni,Gianfranco Vitali

Coordinatori di settoreTecnologia Storica Gian Carlo Bartoli Web-master Enrico CappellettiBiblioteca Vincenzo Cardella Rapporti con le Editorie Danilo Cedrone Attività Culturali Federico de StrobelRedazione HDS NOTIZIE

e Pubblicità Francesca Giacché Videoteca Vittorio Giuliani RicciMuseo Nazionale delle Attività Subacquee

e Mostre Itineranti Faustolo Rambelli Stage Palombaro Gian Paolo Vistoli Concorso video Alberto RomeoEudi Show Fabio Vitale

ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iperbarici Privati)ASSOSUB - CE.M.S.I. (Leonardo Fusco) CENTRO IPERBARICO RAVENNAC.N.S. (Cooperativa Nazionale Sommozzatori) CLUB AMICI SUBDIRANI MARINO s.r.l.

FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva Attività Subacquee)VITTORIO GIULIANI RICCI - MARINE CONSULTING s.r.l. GIUSEPPE KERRY MENTASTI (in memoria)PRO.TE.CO. SUB. snc - FAUSTOLO RAMBELLIVLADIMIRO SMOQUINA - MASSIMO VITTA ZELMAN

1995 Luigi FerraroRoberto Frassetto

1996 Roberto Galeazzi (alla memoria)Alberto Gianni (alla memoria)

1997 Raimondo BucherHans HassFolco Quilici

1998 Alessandro OlschkiAlessandro Fioravanti

1999 Duilio Marcante (alla memoria)Enzo Majorca

2000 Victor De Sanctis (alla memoria) Luigi Bicchiarelli

2001 Gianni Roghi (alla memoria)Franco Capodarte

2003 Piergiorgio DataRaffaele Pallotta d’AcquapendenteDamiano Zannini

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SSEERRVVIIZZII SSPPEECCIIAALLII

VIII Convegno Nazionale sullaStoria dell’Immersione “La sto-ria della medicina subacquea ediperbarica”di Francesca Giacché

Il secondo Premio NazionaleArtigliodi Boris Giannaccini

“Hichtyosandre” l’ARO-Scafandro di Touboulic del 1808- Nuove scopertedi Daniel David e FaustoloRambelli “Hichtyosandre” the ARO-Diving Suit of Touboulic in1808 - New discoveriesby Daniel David and FaustoloRambelli

Da Cola Pesce a Moby Dick,inseguendo l’oro rosso.di Ninni Ravazza

Ricordo di Flondar Brunellidi Folco Quilici

RRUUBBRRIICCHHEE

Iconografia Storico - Subacqueaa cura di Federico de Strobel

Scafandro Deane - HMS Royal George(Agosto 1832)

ATTIVITÀ HDSIAbissi - Viaggio nei misteri del profondo (P. Spi.)Comunicato palombari sportivi HDSI

NOTIZIE E COMUNICATI

Il Cristo riemersodi Sergio Loppel

LA BIBLIOTECA DELLA HDSIa cura di Vincenzo Cardella e Francesca GiacchéRecensione:Filippo AviliaAtlante delle anfore greche e romaneIreco, 2002Ferruccio ChiesaAnimali marini pericolosiIreco, 2002

HDSI INTERNETa cura di Francesca Giacché

www.guardiacostiera.it

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 4

HDS NEL MONDO

The Historical Diving Society,UKLittle Gatton Lodge 25, Gatton Road, ReigateSurrey RH2 0HD - United Kingdom

The Historical Diving Society, DenmarkKirsebaervej, 5 - DK –8471 Sabro - Denmark

The Historical Diving Society, GermanyBrochbachtal 34D-52134 Herzogenrath NW - Germany

The Diving Historical Society, NorwayNUI A.S. - Gravdalsveien 245Pb.23 Ytre LaksevaagNO-5848 Bergen - Norway

The Historical Diving Society, USA2022 Cliff Drive 119Santa Barbara – California - U.S.A.

Diving Historical Society, ASEAP.O. Box 2064NormansvilleSA 5204 - Australia

The Historical Diving Society, MexicoBosque de Ciruelos 190-601BB de Las Lomas - Mexico D.F.

The Historical Diving Society RussiaGagarina Prospect 67, St. PetersburgRussia 196143

The Historical Diving Society, South Africa20,Esso Road –Montague Gardens,7441Cape Tawn – South Africa

The Historical Diving Society, Canada241 A East 1st Street RearNorth Vancouver B.C. V7L 1B4-Canada

Swedish Diving Historical Society Havrestigen, 15 SE-137 55 Vasterhaninge - Sweden

Histoire du Developpement Subaquatique en France39. rue Gaston Briand16130 Segonzac - France

Per i relativi siti consultare:www.hdsitalia.com

SOMMARIO……………………………………………………………………………………………………………………………

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IN COPERTINA:

SCAFANDRO DEANE - HMS ROYALGEORGE (Agosto 1832)

L’immagine di copertina è ripresa da una raralitografia, datata 1833, del relitto della RoyalGeorge, nave della Regia Marina Britannica, incui si illustrano con dovizia di particolari le ope-razioni di recupero effettuate nell’Agosto del1832 tramite un apparato subacqueo di recenteinvenzione , quello appunto dei fratelli Charles eJohn Deane.Nella descrizione si evidenziano: A il palomba-ro, B piombi attaccati al collare del casco, Cmanichetta dell’aria che partendo dalla pompa insuperficie passa sotto il braccio dell’operatoreper entrare nella parte posteriore del casco. Dpompa dell’aria, E cavo per comunicazioni, F

scala piombata alla base, G boa di segnala-zione, H ponte di mezzo, I stiva principale,K ponte inferiore, L nave appoggio, M isoladi Wight.Questa stampa è particolarmente importan-te per la storia dell’immersione per duemotivi fondamentali . Da un lato rievoca latragedia della Royal George, affondatanella base navale di Spithead nel 1782 cau-sando la morte di ben 900 persone , e sulcui relitto nei vari tentativi di recupero sisono sperimentate per quasi settanta annitutte le più innovative tecniche di immer-sione e di lavoro subacqueo.Dall’altro apre una finestra sul contributodato dai fratelli Deane all’invenzione delloscafandro da palombaro la cui attribuzioneiniziale fu a favore del tedesco AugustusSiebe (vedi Davis- Deep diving and subma-rine operations -), immigrato in Inghilterranel 1816 e divenuto poi col sodalizio SiebeGorman il più grande distributore di sca-fandri del mondo.In realtà gli approfonditi e recenti studicondotti da John Bevan, presidente dellaHDS inglese, basati anche sulle evidenzedella litografia in questione, e riportatifedelmente da Faustolo Rambelli nel suolibro “Il palombaro sportivo” che citiamo,indicano nei fratelli Charles e John Deane“I veri inventori dell’elmo aperto e delvestito che si sono poi evoluti nello scafan-

dro stagno o chiuso... il così detto vestito ed elmostagno di Siebe fu almeno il quinto modello adapparire sul mercato e non il primo come si ritie-ne generalmente (questo scafandro era essenzial-mente il modello di Deane rielaborato)”.Ma la nostra stampa documenta anche un altropasso nella conquista del mondo subacqueocompiuto in quel lontano agosto del 1832: pro-babilmente la più profonda immersione dell’e-poca con apparato individuale basato su aria for-nita dalla superficie, oltre 20 metri di profondità.A quale però dei fratelli Deane debba imputarsil’impresa non è dato sapere, in quanto la descri-zione che vi troviamo parla genericamente di Mr.Deane, ma altre evidenze sembrano indicare inJohn l’autore (vedi articoli di Peter Dick – HDSnewsletter 13-14,1995).

Federico de Strobel

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 5

ICONOGRAFIA STORICO - SUBACQUEAa cura di Federico de Strobel

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Lo scorso 3 maggio si è tenuto a Viareggiol’”VIII Convegno Nazionale sulla Storiadell’Immersione” dedicato a “La storia dellamedicina subacquea ed iperbarica”. Il convegnosi è svolto quest’anno nell’ambito delle manife-stazioni della seconda edizione del PremioArtiglio, promosso dal Rotary Club ViareggioVersilia per onorare i valori della grande tradizio-ne marinara europea nel ricordo dell’impresaleggendaria dell’Artiglio e dei suoi palombari.Dopo i saluti rivolti alle autorità e al pubblico pre-sente in sala da parte dei presidenti dei patrocina-tori, il dott. Francesco Sodini per il PremioArtiglio e il prof. Raffaele Pallotta d’Acqua-pendente per l’Accademia di Ustica, il chairmandel convegno, ing. Federico de Strobel, ha intro-dotto ai lavori dell’ VIII convegno.Il primo relatore, prof. Raffaele Pallotta d’Acqua-pendente, ha conferito sul tema: “La medicina cheviene dal mare: dall’attività subacquea alla medi-cina iperbarica”, ricostruendo la storia di questaparticolare branca della medicina dai primissimitentativi di utilizzo d’aria compressa per curarealcune malattie, effettuati nella seconda metà del

XVII secolo, fino al XX secolo quando, a partiresoprattutto dagli anni Cinquanta, si è registrato unconcreto sviluppo dell’ossigenoterapia iperbarica.Le città che possono essere considerate poli di rife-rimento in questo ambito sono: Napoli con laSIMIN (Scuola Interdisciplinare MedicinaIperbarica di Napoli), Genova con la Società Italianadi Medicina Subacquea ed Iperbarica (1975), eChieti con la prima Scuola di specializzazione inmedicina del nuoto e delle attività subacquee.Il C.F.M.M. dott. Fabio Faralli nella sua relazione,“La medicina subacquea ed iperbarica nellaMarina Militare Italiana”, ha illustrato il percorsodei medici della M.M.I. che si sono occupati dellamateria fin dai primi decenni del ‘900 sino ai piùrecenti studi sull’attività nervosa in iperbarismo.Questi, condotti con l’utilizzo delle più modernetecnologie, permettono la raccolta di preziosi datigrazie al monitoraggio cui è possibile sottoporre isub sia in laboratorio, sia in vasca, sia sul campo.Il prof. Alessandro Marroni ha ricostruito la“Storia ed evoluzione delle teorie decompressi-ve” a partire da quella famosissima di Haldane,elaborata all’inizio del ‘900 su studi pragmatici

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VIII CONVEGNO NAZIONALESULLA STORIA DELL’IMMERSIONE“La storia della medicina subacquea ed iperbarica”

Testo di Francesca Giacché - Foto Faustolo Rambelli

Tavolo relatori: il saluto di Francesco Sodini, presidente del Premio Internazionale Artiglio.

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(le sue tabelle sono del 1908-1909). Sono poistate prese in considerazione le varie teorie chehanno tentato di abbreviare i tempi di risalitanelle immersioni con l’elaborazione di nuovetabelle che però, troppo spesso, sono state basatepiù su studi teorici e matematici che sulla fisio-logia e la sperimentazione. La prima causa dipatologie da decompressione è il gas non disciol-to, le cosiddette “bolle”; oggi, grazie ai monito-raggi doppler in grado di rilevare la presenza piùo meno intensa di bolle dopo le immersioni si èarrivati a stabilire che il coefficiente d’assorbi-mento in un individuo dipende da molteplici fat-tori: il gradiente di pressione, il flusso ematico, iltipo di tessuto… La capacità d’assorbimento èquindi soggettiva.La conclusione cui è pervenuto il prof. Marroni èche, per arrivare ad una sempre maggiore sicu-rezza nelle immersioni, l’unico fatto certo è chela medicina iperbarica dovrà basare i suoi studipiù sulla fisiologia che sulla matematica.Il prof. Viotti ha relazionato su “La medicinasubacquea ed iperbarica a Genova”.Partendo dagli anni Cinquanta in cui questabranca medica ha iniziato a svilupparsi nell’am-bito della medicina del lavoro, il prof. Viotti haripercorso le tappe salienti dell’attività dellascuola genovese dal 1° Corso di medicina subac-quea ed iperbarica per medici (1963) all’istitu-

zione della cattedra presso l’università cittadina(1984).

La relazione si è conclusa con un bilancio del-l’attività per quanto riguarda i trattamenti di tera-pia iperbarica che, a partire dagli anni Sessanta,sono stati praticati con successo, oltre che nellacura di malattie da decompressione, anche permalattie di origine diversa. Alla fine della suarelazione il Prof. Viotti ha donato ad HDSI, peril Museo Nazionale delle Attività Subacquee diMarina di Ravenna, la targa in ottone della came-ra di decompressione Galeazzi più famosa inItalia: quella dell’Istituto di medicina del Lavorodi Genova, gestita per decenni dal Prof. Zannini,conosciuta da tutti i vecchi subacquei che hannofrequentato la scuola di Nervi di Marcante, e cheè stata demolita alcuni anni or sono.Infine il dott.Longobardi ha presentato “L’attualestato dell’arte della medicina iperbarica” rilevan-do come il trattamento iperbarico sia oggi appli-cato con successo in patologie di diversa origine,come le ferite da trauma estese che stentano acicatrizzarsi, il ‘piede diabetico’ o altre che pos-sono anche essere mortali, come l’intossicazioneda monossido di carbonio. Purtroppo però le sta-tistiche mostrano come l’efficacia di questo tipodi terapia non sia ancora abbastanza conosciuto

Federico de Strobel, chairman del Convegno.

Il C.F.M.M. dott. Fabio Faralli, che ha presentato larelazione “La medicina subacquea ed iperbarica nellaMarina Militare Italiana”, con il crest ricordo di HDSI.

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e diffuso: il numero di pazienti che giungono aicentri iperbarici sono infatti sensibilmente infe-riori ai casi registrati di patologie che avrebberopotuto trarre beneficio, se non addirittura averesalva la vita, con l’ossigenoterapia iperbarica.La mattinata si è conclusa con la proiezione delfilmato Notti profonde di Imago Video Sub di

Shelo Pisciottu che si è aggiudicato il PrimoPremio Assoluto del Concorso Video-cinemato-grafico HDSI “Un film per un museo” 2002-03.Durante l’intervallo seguito all’intensa mattina-ta, il palombaro HDSI Gianluca Minguzzi, assi-stito da Gian Paolo Vistoli, responsabile deglistage per palombaro sportivo di HDSI, ha effet-tuato un’immersione dimostrativa per il pubbli-co nella piscina del Centro Convegni ‘Principedi Piemonte’.

Il momento culminante del convegno si è rag-giunto nel pomeriggio durante il Forum con laconsegna degli Awards che la “Historical DivingSociety, Italia” assegna annualmente a pionieridell’attività subacquea che, con la loro opera,hanno contribuito in modo significativo alla sto-ria dell’immersione. La consegna è avvenuta allapresenza delle più alte autorità istituzionali poli-tiche e militari. Per l’anno 2003 a conferma dellegame storico con la medicina subacquea l’am-bito riconoscimento è stato assegnato a:

Prof . Piergiorgio DataEsimio fisiologo, Professore Ordinario di Fisio-logia e titolare della Cattedra Italiana inMedicina Subacquea ed Iperbarica ha fondatocon estremo entusiasmo e conduce tuttora laScuola di Specializzazione in Medicina delNuoto e delle Attività Subacquee pressol’Università di Chieti. Scuola che in pratica haformato la quasi totalità dei medici subacquei ediperbarici operativi in Italia. Ha ideato ed esegui-to spedizioni scientifiche e ricerche producendorisultati di fondamentale importanza specialmen-te per l’immersione in apnea. Ha progettato e

Il prof. Alessandro Marroni durante la sua relazione sulla“Storia ed evoluzione delle teorie decompressive “ .

Il prof. Giuseppe Viotti Il prof. Viotti ha relazionato su “Lamedicina subacquea ed iperbarica a Genova”.

Targa della camera di decompressione dell’Istituto diMedicina del Lavoro di Genova donata dal prof. Viotti alMuseo Nazionale delle Attività Subacquee.

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realizzato innovative strumentazioni tecnologi-che quali l’apparecchio radiologico subacqueo,il poligrafo subacqueo, l’inceneritore iperbarico.

Prof. Raffaele Pallotta d’AcquapendentePioniere della medicina subacquea ed iperbari-

ca, in qualità di ufficiale della Marina Militareha rappresentato per molti anni uno dei punti diriferimento per tale disciplina in Italia creandouna scuola napoletana di specializzazione.Autore di numerose pubblicazioni scientificheinternazionali, è stato direttore dell’Istituto diStudi e Ricerche Subacquee ed Iperbarichedell’Amministrazione Provinciale di Napoli ed èPresidente della Biennale del Mare e del-l’Accademia Internazionale di Scienze e Tecni-che Subacquee. Ha ricevuto numerosi riconosci-menti internazionali quali la Medaglia d’Oro alMerito della Sanità Pubblica, la Medaglia d’Oroal Valor Militare del Regno di Grecia.

Prof. Damiano ZanniniTra gli iniziatori della Medicina Subacquea edIperbarica in Italia, insieme al Prof. Molfino nel1954 ha fondato e diretto il Centro di MedicinaIperbarica presso l’Ospedale San Martino. Hamodificato l’algoritmo haldaniano per il calcolodella decompressione creando un modelloattualmente utilizzato nell’attività subacqueaindustriale, dai corallari e nei computer subac-quei ricreativi. Ha studiato accuratamente lafisiopatologia degli incidenti da decompressioneneurologici producendo un efficace schema tera-peutico diventato di uso comune.

Nel pomeriggio si è svolta anche la premiazione

Il dott. Longobardi ha presentato “L’attuale stato dell’artedella medicina iperbarica”.

Il dott. Francesco Sodini, presidente del PremioInternazionale Artiglio.

Il dott.Oppo dell’ANCIP, sponsor del Convegno, con l’ing.Federico de Strobel.

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Classifica generale del Concorso Video-cine-matografico HDSI “Un film per un museo”2002-03:

IMAGO VIDEO SUB di Shelo Pisciottu - Olbia (SS) Notti profonde1° Premio AssolutoMescalchin Piero Padova (PD) Colori sommersi di Chioggia1° Sez. Mediterraneo

Madini Enrico Cremona (CR) Caccia1° Sez. Altri mari

PREMIO-ARTIGLIO Capezzano Pianore (LU) Artiglio evviva1° Sez. Storica

Papò Franco - Roma Naxos quota -30 Menzione Speciale

Benedetti Andrea - GenovaHavenMenzione Speciale

IMAGO VIDEO SUB di Shelo Pisciottu - Olbia (SS) Tonni in solitario Menzione Speciale

La giornata si è conclusa con la cerimonia del-l’assegnazione del Premio Artiglio a COMSU-BIN da parte del Rotary Club Viareggio Versiliae la consegna, effettuata dal Presidente delSenato Marcello Pera, delle Medaglie d’Oro alValor di Marina alla memoria dei tre palombaridell’Artiglio, Franceschi, Gianni e Bargellini, aricevere l’onoreficenza erano presenti i figli:Euro Franceschi, Iberico Gianni e AlbertaBargellini.Durante i quattro giorni della manifestazione delPremio Artiglio è stata allestita la mostra itine-

del documentario che si è aggiudicato il PrimoPremio per la Sezione Storica del ConcorsoHDSI “Un film per un museo”: Artiglio Evvivadel Premio Artiglio.

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 10

L’ing. Francesco Lo Savio (socio fondatore HDSI) conseg-na l’Award al prof. Damiano Zannini.

Faustolo Rambelli, presidente HDSI, consegna l’Award alprof. Raffaele Pallotta.

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rante di HDSI sulla ditta Galeazzi (pannelli - col-telli - articolato e torretta butoscopica) curata daGiancarlo Bartoli. Inoltre è stato tenuto aperto ilbook-shop gestito da Vincenzo Cardella eGiancarlo Bartoli.

The Historical Diving Society, Italia ringrazia:Premio Artiglio per il Patrocinio e l’organiz-zazione logistica, Accademia Internazionaledi Ustica per il Patrocinio.Si ringrazia inoltre per la sponsorizzazione:ANCIP (Associazione Nazionale Centri Iper-barici Privati).

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 11

Immersione dimostrativa dei palombari HDSI: Gian PaoloVistoli assiste Gianluca Minguzzi.

Pannello con la storia della ditta Galeazzi.

Bacheca con coltelli da palombaro.

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 12

Sabato 3 maggio, presso il Centro CongressiPrincipe di Piemonte di Viareggio, il Rotary ClubViareggio Versilia ha assegnato il PremioInternazionale Artiglio a COMSUBIN, la famosaScuola Subacquei della Marina Militare delVarignano spezzino.Ha consegnato l’ambito riconoscimento ilGovernatore del Distretto 2070 del RotaryInternational, Roberto Giorgetti, e l’ha ritirato ilcomandante della Scuola contrammiraglioRoberto Paperini.La seconda edizione del Premio (che ricordiamoha carattere biennale:nel 2001 fu assegnato al comandante JacquesYves Cousteau, alla memoria), ha dato “grandiemozioni come difficilmente si riescono ad avereal giorno d’oggi”.Questo, il commento unanime della moltitudinedei presenti alle quattro giornate dedicate alPremio (1-4 maggio). Infatti, se la consegna aCOMSUBIN del Premio Artiglio è stato indub-biamente il clou delle giornate, non possiamo

dimenticare altri momenti di autentica commozio-ne all’interno del nutrito programma.Un momento toccante si è avuto quando il Capodello Stato, Carlo Azelio Ciampi, su proposta delMinistro della Difesa, Antonio Martino, ha con-cesso alla memoria dei tre famosi palombaridell’Artiglio, Alberto Gianni, Aristide Franceschie Alberto Bargellini, la “medaglia d’oro al valor dimarina”.Le medaglie, consegnate dal Presidente del SenatoMarcello Pera agli anziani figli dei tre palombari(Iberico Gianni, Euro Franceschi e AlbertaBargellini), ha commosso la platea che è esplosain un fragoroso e prolungato applauso.Lo stesso Presidente Pera, in un breve intervento,ha voluto ricordare l’epopea dei palombari viareg-gini che “hanno reso merito alla città. Uomini dalle molte virtù: erano giovani, avevanocoraggio, spirito di squadra, competenze tecniche.Sono lieto di rendere omaggio a questi uomini - haconcluso Pera - che hanno dato lustro alla marine-ria di Viareggio e dell’Italia”.

La prima, delle quattro gior-nate, era dedicata ad un con-vegno su un argomento distretta attualità per la città:Viareggio, un porto insabbia-to.Ne hanno parlato il Com.tedella Capitaneria di PortoG.Tarzia, sulle problematicheoperative, il Dr. G.De Filippi sulle problematiche oceano-grafiche connesse con l’inter-no e l’esterno del porto, e ilProf.E.Pranzini del Dipar-timento di Scienze della Terradell’Università di Firenzesulla collocazione del porto di

Viareggio nel quadro costierodella Versilia.L’introduzione al convegno èstata dell’ammiraglio F.Cerri,mentre il Prof.A.Bargellini haripercorso il problema a ritroso

IL SECONDO PREMIOINTERNAZIONALE ARTIGLIO

di Boris Giannaccini

Il 3 maggio 2003, presso il Centro Congressi Principe di Piemonte di Viareggio, ilRotary Club Viareggio Versilia ha assegnato il Premio Internazionale Artiglio a“COMSUBIN, quale Scuola Subacquei della Marina Militare e delle altre ForzeArmate italiane”, di stanza al Varignano della Spezia. Ha consegnato l’ambitoriconoscimento il Governatore del Distretto 2070 del Rotary International, RobertoGiorgetti; l’ha ritirato il Comandante della Scuola, il Contrammiraglio RobertoPaperini.

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 13

con cenni storici sullagenesi del porto di Via-reggio.Nel pomeriggio di sabato 3maggio, vi è stato il Forumdel R.C.Viareggio Versiliapresieduto dall’Ing.Fede-rico de Strobel dellaHistorical Diving Society -Italia.Le relazioni presentate,tutte di notevole spessoretecnico e di grande attuali-tà, hanno visto - nella sala -una partecipazione massic-cia di presenze.La prima del Cap.MarcoPaolo Montella su LaScuola dei Palombari delVarignano, ci ha presentato“dal di dentro” questa isti-tuzione, nata a Genova il24 luglio 1849 su propostadel Gen.Della Bocca,Ministro della Guerra e

La Seconda Edizione del Premio ha dato vere e proprie “grandi emozioni come difficilmente si riescono ad avere algiorno d’oggi”. Questo era il commento unanime della moltitudine dei presenti alle quattro giornate dedicate al Premio.Infatti, se la consegna del Premio Artiglio al COMSUBIN era indubbiamente il clou delle giornate, non possiamo dimen-ticare altri momenti di autentica commozione all’interno del nutrito programma.

Il Capo dello Stato, Carlo Azelio Ciampi, su proposta del Ministro della Difesa,Antonio Martino, ha concesso alla memoria dei tre famosi palombari dell’Artiglio,Alberto Gianni, Aristide Franceschi e Alberto Bargellini, la “medaglia d’oro al valor dimarina”. Le medaglie, consegnate dal Presidente del Senato Marcello Pera agli anziani figlidei tre palombari (Iberico Gianni, Euro Franceschi e Alberta Bargellini), ha commossola platea che è esplosa in un fragoroso e prolungato applauso.

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della Marina del Regno di Sardegna, e oggi dive-nuta la migliore Scuola per la formazione dipalombari militari (e civili) presente in Europa eforse nel mondo. Da questa Scuola sono uscitianche tutti i palombari viareggini prima e dopol’Artiglio.E’ seguita, Vita a bordo del 1° Artiglio, dei som-mozzatori francesi Gildas Gouarin, ClaudeRabault e Elie Coantic. Questi sub bretoni sono i“custodi” del relitto del 1° Artiglio e in centinaiadi immersioni hanno ritrovato moltissimi repertiche hanno arricchito il Museo della Marineria diQuiberon, a poche miglia da dove giace il relitto,e praticamente incentrato sui recuperi di questanave, tanto che oggi può vantarsi a buon diritto diessere considerato il Museo dell’Artiglio. Per i meriti acquisiti in questa pluriennale ricerca,fin dalla prima edizione del Premio, era stataavanzata la proposta di una cittadinanza onorariaviareggina, che proprio in questa occasione si èconcretizzata con la consegna delle “Chiavi dellaCittà” ai re francesi da parte del Sindaco diViareggio Marco Marcucci.Il Ten. Paolo Spina ha parlato poi Dal Promethéeal Kursk ripercorrendo i due tragici eventi ilprimo nella “Tasca di Levy” al largo diCherbourg, il 6 luglio 1926, il secondo pochi annifa nel Mare di Barents.

Dalla sfortunata spedizione dell’Artiglio e delRostro in soccorso del Promethée, ai moderniritrovati tecnologici che hanno permesso ai russidi risollevare il sommergibile atomico (dopo avermesso in sicurezza il suo reattore) e di rimorchiar-lo fino ad un bacino di carenaggio, vi è una scia ditragedie subacquee in ogni parte del mondo. Infine, Giulio Melegari, ha parlato de Il subac-queo moderno. La sua è stata un’ampia carrellataa partire dai primi accorgimenti per scendere sot-t’acqua, fino ai moderni ritrovati che permettonodiscese esplorative sempre più in basso e semprepiù sicure. Nell’arco di quattro giornate, non possiamodimenticare meeting, cerimonie (come quella alla“Torretta” del Gianni in Piazza Palombaridell’Artiglio), esercitazioni subacquee, rassegnacinematografica, presentazione di pubblicazioniinedite attinenti al mare, concerti della bandadell’Accademia Navale di Livorno, lancio diparacadutisti del COMSUBIN, ecc. Fra l’altro, laconferenza del circolo sommozzatori Teseo Teseidi Viareggio che al suo nome ed a quello dell’al-tra medaglia d’oro al V.M., Alcide Pedretti, è stataintitolata la rotonda a mare di Torre del Lago. Ilcippo con i due nomi è stato scoperto da un “col-lega” dei due valorosi ancora in vita, la medagliad’oro al V.M., Emilio Bianchi.I due nomi incisi nella pietra guardano alla focedel Serchio (distante un tiro di fucile), dove questiuomini si allenavano a condurre i siluri a lentacorsa (più conosciuti come “maiali”), per poi for-zare porti ritenuti inespugnabili come Malta,Alessandria e Gibilterra.

E’ possibile seguire la cronaca della manifesta-zione visitando il sito del Premio:www.premioartiglio.it

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Cerimonia della deposizione di una corona d’alloro alla“Torretta” in Piazza Palombari dell’Artiglio.

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“HICHTYOSANDRE” L’ARO-SCAFANDRO DITOUBOULIC del 1808 – NUOVE SCOPERTE

di Daniel David e Faustolo Rambelli – disegni di Daniel David

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La ricerca, in qualsiasi campo essa sia applicataporta, il più delle volte, a risultati positivi che nonsolo integrano le conoscenze fino a quel momen-to acquisite, ma talvolta ne modificano sostan-zialmente i contenuti.Nel numero 18, gennaio 2001, di HDS NOTIZIEè apparso un vecchio articolo, del 1977, di DanielDavid dal titolo “L’Hichtyosandre di P.M.Touboulic – 1808, forse il primo apparecchiod’immersione ad ossigeno” che portava a cono-scenza dei lettori la scoperta, da parte dell’autore,dei documenti del brevetto relativi all’autorespi-ratore ad ossigeno (ARO) inventato e brevettatoda Touboulic nel 1808, all’età di 26 anni, illu-strandone le caratteristiche. Ma perché quel “forse” nel titolo?Semplicemente per il fatto che i documenti allorarecuperati, relativi al brevetto dell’apparecchio dicui si sta parlando, non contenevano l’evidenzache lo stesso fosse stato effettivamente costruitoed utilizzato, anche solo per prove e collaudi.Ora, dopo circa 25 anni, presso l’INPI (InstitutNational de la Proprietè Industrielle) di Parigi,sono state rintracciate 2 lettere, datate 03 marzo e30 maggio 1808, indirizzate al Ministrodell’Interno, con cui Touboulic sollecitava il rila-scio del brevetto del suo ARO con relativa priva-tiva industriale.I contenuti delle due lettere ci danno sia l’eviden-za della realizzazione, funzionalità e operativitàdel suo ARO-scafandro e sia gli elementi perapportare una piccola modifica al disegno delloscafandro realizzato da David nel 1977.Touboulic, nella prima lettera, spiega innanzitut-to che il motivo che lo ha spinto a realizzarel’HICHTYOSANDRE è di eliminare quelli chelui ritiene siano gli inconvenienti e pericoli del-l’immersione con la “campana” e con lo “scafan-dro a tube” di Chevalier de Beauve allora mag-giormente in uso. Inconvenienti che vuole evitarefornendo al suo palombaro:aria fresca in modo autonomo, senza l’aiutoesterno;la possibilità di spostarsi sul fondale ed usare

“HICHTYOSANDRE”THE ARO-DIVING SUIT OFTOUBOULIC IN 1808 – NEWDISCOVERIESby Daniel David and Faustolo Rambelli –Drawings: Daniel DavidTranslation of Barbara Camanzi & Lisa BorghesiIn every field it is applied, the research usuallyresults in a positve outcome that not only integra-tes with exisiting knowledge but can also substan-tially change it.In HDS News n. 18, January 2001 in an articledated 1977 by Daniel David and titled “TheHichtyosandre of P.M. Touboulic – 1808, probablythe first diving oxygen apparatus” appeared whichannounced the discovery by David of patent docu-ments for the autonomous oxygen rebreather(ARO) illustrating its characteristics. Touboulicinvented and patented it in 1808, when he was 26years old.But why that “probably” in the title? Simplybecause the documents that had just been found onthe patent for the apparatus we are talking about,did not contain the evidence that this apparatuswas ever built and used, even as a trial or fortesting purposes.Today, after approximately 25 years, at the INPI(Institut National de la Proprietè Industrielle) inParis, two letters have been found, dated 3 Marchand 30 May 1808, addressed to the Home Officeand in which Touboulic was pressing for the issueof the patent on his ARO together with the relatedpatent right. Now the contents of these letters giveus the evidence of the realization, functionalityand operation of his ARO-diving suit and even theelements for bringing a small modification to thediving suit that was designed by David in 1977.Touboulic, in the first letter, explains first of allthat the motivation that pushed him to realise theHICHTYOSANDRE was to eliminate what heconsidered the disadvantages and dangers of divescarried out with the “bell” and the “diving suitwith hoses” by Chevalier de Beauve, the mostwidely used in those days. He wanted to avoid

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mani e piedi;la possibilità di emergere di sua volontà.Il suo concetto di base è molto semplice e logico.E’ convinto che in uno spazio, lo scafandro inquesto caso, dove si consuma il gas ossigeno luine avesse fornito dell’altro avrebbe ristabilito l’e-quilibrio preesistente in natura. E lui, con suoHCHTYOSANDRE riuscì a rifornire il palomba-ro dell’ossigeno da lui consumato durante l’im-mersione.Vediamo dunque cosa scrive Touboulic:L’ossigeno.A quell’epoca l’elemento ossigenoera stato da poco scoperto, ma come ottenerlonon era ancora ben definito, per cui la sua produ-zione era effettuata nei modi più disparati. Touboulic, nella prima lettera dice solo che lariserva di ossigeno per il suo palombaro era chiu-sa in un contenitore che comunicava con l’inter-no dello scafandro tramite un rubinetto e che:“…le gas oxigène s’obtien du Précipité pur del’oxide de manganèse de muriate sur oxigène depotasse & j’en obtiens aussi par le moyen du par-fum de M. Guyton Morveau, en moindre quanti-té…” (…il gas ossigeno si ottiene dal precipitatopuro dell’ossido di cloruro di manganese su ossi-do di potassio e ne ottengo anche per mezzo delprofumo di M. Guyton Morveau, in minor quan-tità …).Nella seconda lettera, sempre a proposito del-l’ossigeno Touboulic precisa: “…dans ce flacon de 5 centimètres cubes decapacité, je mettais 10 grammes environ d’unmelange de muriate de soude et d’oxide noir demanganèse sur 5 à 6 grammes d’acide sulfurique.Je faisais ce melange avant de descendre …”(…in questo flacone di 5 cm cubi di capacità,mettevo 10 grammi circa di una miscela di cloru-ro di sodio e di ossido nero di manganese su 5-6grammi di acido solforico. Facevo questa misce-la al momento di immergermi …).L’anidride carbonica.Spiega Touboulic:“…poiché l’espirazione fornisce più acido car-bonico… e che la sua abbondanza è dannosa allarespirazione, ho posto all’interno della mia mac-china delle spugne imbevute di acqua di soda.L’assorbimento (dell’anidride carbonica) si facon questo mezzo…”Le immersioni.Nella lettera del 30 maggio 1808 Touboulic, dopo

these disadvantages by supplying his diver with:an self-contained fresh air supply, without anyexternal aid;the possibility of moving on the bottom of the seaand full mobility of hands and feet;the possibility of surfacing when wished.His basic concept is very simple and logical. He isconvinced that in a space, in this case the divingsuit, where oxygen gas is used if he could providemore gas he could re-establish the equilibriumthat exisits in nature. And with his HICHTYO-SANDRE he managed to supply the diver with theoxygen used during the dive.Let us then have a look at what Touboulic writes:Oxygen.At that time oxygen had only recently beendisco-vered, but it was still not well known on how toobtain it and so its production was carried out in avariety of different methods. Touboulic, in his first letter says only that the oxy-gen supply for his diver was enclosed in a contai-ner connected with the inner of the diving suit viaa tap and that“…le gas oxigène s’obtien du Précipité pur del’oxide de manganèse de muriate sur oxigène depotasse & j’en obtiens aussi par le moyen du par-fum de M. Guyton Morveau, en moindre quanti-té…” (…the oxygen gas is obtained by a pure pre-cipitate of Manganese chloride oxide onPotassium oxide and I also obtain it via the M.Guyton Morveau perfume, but in smaller quanti-ties…).In the second letter, still on oxygen, Touboulicexplains:“…dans ce flacon de 5 centimètres cubes de capa-cité, je mettais 10 grammes environ d’un melangede muriate de soude et d’oxide noir de manganèsesur 5 à 6 grammes d’acide sulfurique. Je faisais cemelange avant de descendre …” (…in this 5 cubiccm bottle, I add roughly 10 grams of a mixture ofSodium chloride and black Manganese oxide into5-6 grams of sulphuric acid. I would prepare thismixture just before going diving…).Carbon dioxide.Touboulic explains:“…as exhaling creates more carbon dioxide…and in abundance it is harmful to breathe in, I pla-ced inside my apparatus sponges soaked in sodawater. The absorption (of the carbon dioxide) isperformed by this means...”

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 17

la descrizione di come ottiene l’ossigeno neces-sario alle sue immersioni, che abbiamo sopravisto, scrive, a proposito delle piccole quantità diacido muriatico da lui utilizzato,: “…L’impiego che ne ho fatto in venti prove adelle profondità variabili da 3 fino a 6 braccia(5-10 mt circa) hanno d’altronde …”.Più avanti, nella stessa lettera, spiegando comeotteneva l’ossigeno, tramite la sua mistura postanel contenitore di 5 cm3, scrive:“… con questa semplice provvista restavo 20minuti, divisi in due viaggi di 10 minuti ciascuno,sotto l’acqua senza nessuna spossatezza e poten-doci restare ancora se l’avessi desiderato…”Ed ancora:“…Nel mese di ottobre 1807 feci una dimostra-zione davanti ad una Commissione nominata daMonsignore il Consigliere di Stato, PrefettoMarittimo … Questa dimostrazione non lascianessun dubbio sull’efficacia del mezzo. Fui solocontrariato dalla macchina stessa che, già deli-cata e provata in 20-30 dimostrazioni precedentidi fatiche considerevoli, lasciò filtrare l’acqua a6 braccia e? dopo aver usato i? della mia provvi-sta (di ossigeno - nda) a disposizione, restai 14minuti senza ritornare a galleggiare…”. Ora, dopo quanto abbiamo sopra letto e cioè chequesta macchina: aveva una sua autonoma capacità di produrreossigeno in immersione;che tramite le spugne imbevute di “acqua disoda” poteva eliminare l’anidride carbonica;che lo scafandro non aveva nessuna manichettadi collegamento con la superficie;che il palombaro era libero di muoversi e lavora-re sott’acqua,che lo scafandro è stato sicuramente realizzato edutilizzato diverse volte:dobbiamo tutti prendere atto chel’HICHTYOSANDRE brevettato da Touboulicnel 1808, è in realtà il primo ARO-scafandro inassoluto. Di conseguenza quello realizzato da SimonSiccard del 1849 diventa il secondo ARO e quel-lo di Fleuss/Siebe-Gornan del 1878 il terzo, e nonil primo come finora tutti noi, sulla base dellecorrenti conoscenze disponibili fino a pochi annifa, abbiamo sempre creduto.

The dives.In the letter dated 30 May 1808 Touboulic writes,after the description on how he obtains the oxygenneeded for his dives as described above, about thesmall quantities of muriatic acid he was using: “…The use I made in twenty tests to depths in therange between 3 to 6 arms (roughly 5-10 m) hadon the other end....”Further in the same letter, explaining how he wasobtaining the oxygen via the mixture placed in the5 cm3 container, he writes:“… with this simple supply 20 minutes, divided intwo trips of 10 minutes each, I was remainingunder water without any exhaustion and with thepossibility of staying longer if I wanted…”And more:“…In October 1807 I carried out a demonstrationin front of a Committee appointed by His Gracethe State Councillor, Maritime Prefect … Thisdemonstration leaves no room for any doubt onthe effectiveness of the medium. I was only anno-yed by the apparatus itself, delicate and alreadytested on 20-30 dives previously and considerablytiring trials, which left some water to filter in at adepth of 6 and ? arms, after having used ? of mysupply (of oxygen) at disposal, I stayed 14 minu-tes without going back to float…” Now, after what we have read above and specifi-cally that this apparatus:had its own autonomous capability to produceoxygen during the dive;was eliminating the carbon dioxide via spongessoaked in “soda water”;the diving suit did not have any hose connectingto the surface;the diver was free to move and work under water;the diving suit was surely realised and used diffe-rent times:we all have to admit that the HICHTYOSANDREpatented by Touboulic in 1808 is in reality the firstever ARO-diving suit. As a consequence the one realised by SimonSiccard in 1849 becomes the second ARO and theone by Fleuss/Siebe-Gornan in 1878 the third andnot the first as we all believed, on the basis of kno-wledge that was available up until a few yearsago.

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 18

I due disegni rappresentano le versioni del vestito dell’HICHTYOSANDRE di Touboulic realizzati da Daniel David sullabase dei documenti ritrovati nel 1977, il primo e nel 2002, il secondo. Il primo disegno del 1977, con i pantaloni al ginocchio, è basato sulla parola “coulotte” usata da Touboulic nella suarichiesta di brevetto, che in effetti identifica un paio di pantaloni, in uso fino al 1830 circa, che termivano subito sotto leginocchiaIl secondo disegno, del 2002, con i pantaloni lunghi fino alla caviglia, è basato sul fatto che Touboulic, nella sua letteradel 3 marzo 1808 specifica:“…le maniche e la coulotte devono essere in cuoio trattato con sego. Bisogna realizzare le cuciture in maniera che l’ac-qua non possa filtrarvi attraverso. Si piazza, al basso di ciascuna gamba una piccola apertura che si chiude a vite.Queste aperture servono a far scolare l’acqua che potrebbe essere filtrata…”

The two drawings show the versions of the cloth of the HICHTYOSANDRE by Touboulic realised by Daniel David on thebasis of the documents found in 1977 and in 2002. The first drawing of 1977, with trousers down to the knee, is based on the word “culottes” used by Touboulic in hisrequest for a patent, that in effect identifies a pair of trousers, used until 1830s, with length down just below the knees.The second drawing, of 2002, with trousers all the way down to the ankle, is based on the fact that Touboulic, in his let-ter of 3 March 1808 specifies:“…the sleeves and the culottes have to be in leather treated with tallow. It is necessary to make the stitching so thatwater cannot filter through. A small aperture closed by a screw is placed at the bottom of each leg. These apertures areused to drain the water that could have filtered inside...”

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 19

Poco più di vent’anni fa, nel 1978, a Trapani siverificò un evento inaspettato, che mise in subbu-glio le marinerie di tutto il Mediterraneo. Al largo della città, 75 miglia in direzione ovest,fu scoperto un banco corallifero ricchissimo, let-teralmente pieno di preziosi rami.Si trattava del Banco Scherchi, un bassofondoroccioso lungo 18 miglia e largo 3, che al centrodel Canale di Sicilia si innalza da migliaia dimetri di profondità per arrivare fin quasi in super-ficie; dista 50 miglia dall’isola di Marettimo e 40da Capo Bon di Tunisia.La scoperta da parte dei pescatori trapanesiavvenne casualmente, per i rami di corallo impi-gliati nelle reti calate per le aragoste, ma è proba-bile che già da qualche anno un paio di sub fran-cesi operassero saltuariamente su questo Bancoche per la lontananza dalla costa era poco cono-sciuto e pochissimo frequentato.Il tesoro di Scherchi arrivava cento anni dopol’ultima eclatante scoperta di banchi coralliferinei mari siciliani, quando al largo del versantemeridionale dell’isola vennero individuate treampie zone piene di corallo. Erano gli anni dal1875 al 1880, e allora centinaia di barche prove-nienti da tutti i Paesi costieri del Mediterraneo siriversarono nel tratto di mare che va da 15 a 25miglia fuori Capo San Marco di Sciacca, doveAlberto Maniscalco, un pescatore trapanese cono-sciuto col soprannome – la ‘nciuria – di BertoAmmareddu (gamberetto), aveva trovato fra lemaglie della sua rete i rami rossi del corallo.Per oltre cent’anni la pesca del prezioso celente-rato, che nei secoli dal 14mo al 18mo aveva fattola fortuna della città di Trapani, era stata accanto-nata dai pescatori locali, disincentivati dai mode-sti guadagni e dal disinteresse delle classi agiatenei confronti del corallo, soppiantato nei lorogusti dall’oro.Dopo il primo decennio del Novecento la flottacorallina trapanese – una volta numerosissima -era ridotta a poche unità, ed i magazzini eranoancora colmi del corallo pescato a Sciacca einvenduto per la saturazione dei mercati. A parti-re dagli anni ’20 del secolo trascorso questo tipodi pesca venne praticamente abbandonato dai tra-

panesi, e tramontò definitivamente anche l’artedei maestri corallari che con le loro opere artisti-che avevano reso famosa la città. Solo pochissimimotopescherecci solitamente adibiti ad altrimetodi alieutici (il “cianciolo” per il pesce azzur-ro o la “paranza” per lo strascico) saltuariamentevenivano armati con l’ingegno per tentare la for-tuna in tratti di mare dove le indiscrezioni o unfortuito recupero avevano indicato la presenzadel corallo. Si trattava, comunque, di un’attivitàoccasionale e limitata nel tempo. Il corallo erasparito dagli interessi della marineria trapanese. Nemmeno alla fine degli anni ’50 delMillenovecento, quando nel resto del Medi-terraneo fecero capolino i primi sommozzatoricorallari, in città riprese la pesca: motivo del dis-interesse era l’eccessiva profondità in cui solita-mente in queste zone vive il corallo, ben oltre i100 metri. Erano gli anni pionieristici della sub-acquea, e quelle profondità erano proibite ai som-mozzatori (mentre oggi l’impiego di miscele per-mette di operare anche a 110/120 metri di profon-dità).I sub trapanesi – e siciliani in genere – non si inte-ressarono al corallo ritenendolo fuori dalla loroportata, e questa situazione perdurò sino alla finedegli anni ’70.Poi scoppiò improvvisa la febbre dell’oro rosso.Nunzio Calamia, un pescatore trapanese bravo etemerario (scomparso nel 1982 fra le onde di unfortunale con tutti gli uomini del suo equipaggio)aveva trovato bei rami di corallo impigliati nellarete calata sui fondali del Banco Scherchi, e colsuo piccolo motopeschereccio “Agostino Padre”,lungo nemmeno 13 metri volle portarci un paiodi subacquei per provare a pescare quel coralloche la morfologia del fondo e le forti correntimarine difendevano dall’attacco dell’ingegno.Dopo una navigazione durata quasi 10 ore i som-mozzatori si immersero e trovarono un vero teso-ro: tutte le lunghe orlate rocciose del Banco, dai45 ai 65 metri di profondità, erano letteralmentetappezzate di meraviglioso corallo rosso, rami diinusitata grandezza pesanti anche un chilogram-mo erano lì alla portata dei sub.La notizia, come sempre avviene, si sparse in un

DA COLA PESCE A MOBY DICK,INSEGUENDO L’ORO ROSSO

di Ninni Ravazza

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baleno per tutto il Mediterraneo, e nel giro di unpaio di mesi Trapani ritornò ad essere la capitaledel corallo. Gli ingegni furono sostituiti dalle mute dei sub edai compressori per caricare le bombole, ma l’at-mosfera che si riprese a respirare lungo le banchi-ne dei moli era nuovamente quella dei secoli incui decine di barche coralline con i loro equipag-gi aspettavano il buon tempo per una nuova “bor-data”.A Trapani arrivarono decine e decine di subac-quei da tutta Italia e anche da altri Paesi mediter-ranei: Francia e Corsica soprattutto. Come unmoderno Klondike marino, in città scoppiò lacorsa all’oro rosso. Lungo le banchine si parlava-no cento dialetti, e le culture dell’interoMediterraneo tornarono a intrecciarsi senza scon-trarsi.A beneficiare più di tutti dei regali del Banco fula città di Trapani, che per due anni, il 1978 ed il’79, raccolse e distribuì corallo e ricchezza. Alberghi, ristoranti, negozi, cantieri navali, offi-cine meccaniche, agenzie di viaggi, ricevetteroun flusso di denaro insperato, che apportava unaboccata d’ossigeno all’economia cittadina basatasul terziario. Riaprirono anche alcune bottegheartigianali, e sorsero le scuole per insegnare nuo-vamente ai giovani l’arte di plasmare il corallo.Nessuno finora ha mai raccontato quell’epopearomantica e un po’ guascona, spero di poterlo fareio – che a quell’avventura ho partecipato - con unvolume che è già in cantiere.Nel 1978 ufficialmente fecero base a Trapani,impegnati nella campagna di pesca sullo Scherchi,80 sommozzatori; il numero però probabilmente èerrato per difetto. Le barche della flotta corallinaerano circa 30, tutti motopescherecci che miseroda parte le reti per imbarcare i sub. Ogni barcaoltre ai sommozzatori (da 2 a 5) aveva a bordo unequipaggio da tre a dieci uomini.In quella stagione vennero pescati, e sbarcati aTrapani, almeno 140 quintali di corallo, che perla maggior parte furono acquistati dai commer-cianti di Torre del Greco, direttamente o attraver-so intermediari locali. Nella prima campagna dipesca il corallo fu venduto a prezzi che andavanodalle 410 alle 470 mila lire. In tutto, dunque, ilcorallo portò a Trapani qualcosa come 6 miliardidi vecchie lire, una somma davvero notevole peril tempo.Gli accordi per la divisione del ricavato erano iseguenti: alla barca e all’equipaggio andava il 40

per cento del guadagno; la cambusa, il carburan-te, la manutenzione dell’imbarcazione erano acarico dell’armatore. Ai subacquei andava ilrestante 60 per cento, che veniva diviso tra i som-mozzatori imbarcati.Per avere un’idea della quantità del corallo pesca-to a Scherchi dai sub, basti pensare che nel ‘78 intutto il Mediterraneo i sommozzatori ne pescaro-no 280 quintali, e le coralline con l’ingegno 700quintali. Al largo di Trapani dunque fu pescatoesattamente il 20 per cento del corallo mediterra-neo.Questa inaspettata ricchezza fece fare ad alcunipescatori particolarmente arditi e bravi il gransalto: da marinai divennero prima armatori acqui-stando uno o più motopesca, successivamente sitrasformarono in commercianti di corallo chefacevano da mediatori fra i pescatori e gli acqui-renti di Torre del Greco, Genova, Roma oPalermo. Era nata una nuova classe sociale.Nel 1979 il numero dei sub che operarono aScherchi diminuì, anche perché nel frattempo ilcorallo pescato l’anno prima era stato trovato dinon eccelsa qualità dagli artigiani torresi che neavevano pieni i magazzini, ed il prezzo era scesonotevolmente, passando da 440 mila lire di mediaa 340/370 mila lire al chilo.In quell’anno i sommozzatori che facevano basea Trapani furono poco più di 50, e portarono aterra 65 quintali di corallo, per un valore com-plessivo di 2 miliardi e mezzo di lire. Gli accordifra sub e armatori erano gli stessi dell’annoprima, con percentuali per i sub dal 50 al 60 percento.Quell’anno alcuni facoltosi compratori di Torredel Greco misero a disposizione dei sommozza-tori grossi motoscafi d’altura, con l’accordo che aparità di prezzo il corallo venisse venduto a loro;per quanto riguarda le “parti”, ai sommozzatoriandava sempre il 60 per cento del ricavato mastavolta non c’era un equipaggio a loro disposi-zione, erano loro stessi a fare da capitano e mari-naio; il rimanente 40 per cento restava all’arma-tore che si accollava le spese del carburante. Per un paio di mesi ho vissuto sul “Sunrise”, unosplendido motoscafo “San Lorenzo” di 14 metridi proprietà del torrese Giacomo Marotta, dotatodi tutti i conforti. Furono forse i mesi più bellidella mia vita.Nel 1980 i sub sullo Scherchi si ridussero a 10,per un prodotto di 8 quintali di corallo. Tutti glialtri erano tornati ad immergersi sui profondi sco-

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gli della Sardegna, o erano emigrati in Tunisia, esuccessivamente in Marocco, dove i Governilocali facevano la parte dell’armatore, nel sensoche si trattenevano una buona percentuale delcorallo pescato.La corsa all’oro rosso per Trapani era finita. Sullebanchine del porto i pescatori tornarono a vende-re – “abbanniare” – sarde e sgombri. Un paio di motopesca però continuarono a dedi-carsi alla ricerca, finché nel 1983, tre miglia più asud dei vecchi Banchi di Sciacca, venne trovataun’altra zona corallifera, il “Banco diPantelleria”, molto profondo (140/180 metri) sucui lavorarono per un paio di stagioni decine dipescherecci che si erano nuovamente armati conl’ingegno. Il corallo era di pessima qualità, e ilprezzo si mantenne molto basso; la scoperta diquesto Banco non apportò sovvertimenti econo-mici e sociali come era avvenuto con Sciacca allafine dell’800, e con Scherchi cinque anni prima.

Ma cos’è che spinge un uomo a scegliere una vitafatta sì di libertà, ma anche di duro lavoro, di ter-ribili levatacce all’alba, di immersioni nell’acquagelida della primavera, di pericoli mortali e diimmani fatiche fisiche, senza mai la certezza deldomani? Perché si insegue l’oro rosso, sapendoche difficilmente da esso proverranno ricchezza efama? Tralasciando in questa sede le citazioni più omeno dotte sul fascino che le profondità marinehanno sempre esercitato presso gli uomini, bastipensare alla leggenda di Cola Pesce, che sia puresotto forme diverse è diffusa praticamente in tuttii Paesi lambiti dal mare. La ritroviamo con alcu-ne varianti già nel 1190 in Walter Mapes, chesarebbe divenuto canonico di Salisbury, e sembrache l’autore inglese l’avesse appresa in Italia.Cola è un uomo che abbandona la sua condizione“terrestre” per vivere nel mare, di cui conosce isegreti, ma anche i pericoli; è mezzo uomo emezzo pesce, ma a differenza delle sirene la suaparte – come dire? – “marina” non sta nella codao nelle squame, bensì nel suo adattarsi ad un ele-mento diverso da quello naturale. Anzi, di averescelto quell’elemento quale “suo”. E’ il suo cuoread essere di pesce, non il corpo.Con la terraferma Cola ha pochi rapporti – secon-do alcune varianti della leggenda addirittura nes-suno – ma continua ad essere amico degli uomi-ni, sia che vada incontro alle navi dirette in porto,sia che obbedisca agli ordini di un re che gli inti-

ma di raccontare su cosa poggi l’isola di Sicilia odi recuperare una tazza o un anello d’oro gettatisul fondo.Cola sa benissimo che l’ultima immersione puòessergli fatale – e infatti non riemergerà più – masi tuffa lo stesso per riportare in superficie il teso-ro. E’ il pegno da pagare per quella sua scelta divita.L’oro, il tesoro, sono sempre stati in relazione coni pesci e con il mare: lo sono nei miti orientali, liritroviamo nelle tradizioni greche quando Teseosi tuffa in fondo al mare per recuperare un anelloed una corona d’oro e dimostrare di essere figliodi Poseidone, nell’Edda (romanzo epico islande-se del XIII secolo) un nano sotto forma di lucciovigila sull’oro in fondo al mare.E cosa cerca a 60/70/100 metri di profondità ilcorallaro, l’uomo che ha scelto di giocarsi la vitaed il futuro in un elemento che non è più il suodalla nascita, da quando ha abbandonato il liqui-do amniotico che per mesi lo ha avvolto?La ricchezza? Nessun corallaro che io conosca èdivenuto ricco; se si è bravi e fortunati si guada-gna abbastanza, ma spesso si spende il doppioperché il rischio fa perdere di vista l’immediatofuturo. Ogni immersione potrebbe davvero esserel’ultima. Sono tanti gli amici mai più riemersi daquell’ultimo tuffo.La gloria? Nessuna fama c’è per chi lavora lag-giù in fondo al mare, da solo, nel silenzio assolu-to rotto dal sibilo dell’erogatore.No, il corallaro cerca ogni giorno il suo tesoro.Non sa mai cosa troverà su quello scoglio che l’e-coscandaglio gli ha indicato: ci sarà l’oro rossoinseguito e vagheggiato, o solo gorgonie senzavalore? L’anello d’oro o la roccia nuda?E’ come seguire un arcobaleno che si tuffa doveil sole non arriva ed i colori non esistono più; edove finisce l’arcobaleno si cerca il tesoro, lapentola d’oro nascosta dagli Dei del mare. Non è un caso che la scoperta dei Banchi coralli-feri di Sciacca nella tradizione popolare venneinterpretata come la “truvatura di San Marco”.La “truvatura”, cioè la scoperta del tesoro di SanMarco (in effetti il Banco era al largo della puntaSan Marco).Io sono convinto che alla fine, lasciando per unattimo da parte l’aspetto economico, poco impor-ta se il tesoro venga davvero trovato ai piedi diquell’arcobaleno di speranze: è la ricerca cherende il corallaro felice, l’alternarsi di illusioni edelusioni che lo rende vivo e sempre disposto a

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sfidare i suoi limiti per ottenere di più. E’ unaricerca interiore prima ancora che reale.Esce in questi giorni nella sale cinematograficheitaliane un bellissimo film di Luc Besson, “Legrand bleu”, che ripercorre la corsa verso l’abissodel francese Jacques Mayol e dell’italiano EnzoMaiorca, impegnati in una gara a chi riusciva ascendere più profondo senza l’ausilio dell’autore-spiratore. Entrambi superarono i 100 metri: il loro anellod’oro lo portavano dentro, non c’era un vero teso-ro in fondo al cavo di discesa. Il premio per ogniimmersione più fonda della precedente era solo ilsuperamento del limite prima raggiunto.Recentemente Mayol, da tempo ripiegatosi in sestesso, si è suicidato nella sua casa davanti almare dell’Elba; il regista Besson, che ha girato ilfilm 14 anni fa, aveva tragicamente anticipatoquesto triste epilogo: nelle scene finali Jacquesscompare nel blu abbracciato ad un delfino, pernon più riemergere, proprio come Cola Pesce.Il mare inoltre, per chi lo ama, più ancora di qual-siasi altro mondo è capace di creare e tramandareculture e credenze, leggende e tradizioni,forgiando gli uomini che ci vivono e rega-lando loro un afflato comune che al di làdel tempo e dello spazio ne rende simili icomportamenti.E’ come se ogni uomo divenisse tutt’unocon chi lo ha preceduto e chi lo seguirà.Nel diario che ho scritto dopo la miaavventura sul corallo di Scherchi riportola cronaca di una bellissima giornatadell’Ascensione trascorsa a 75 miglia dacasa: dopo la prima immersione e in atte-sa che passassero almeno 3 ore perimmergermi nuovamente, io e il miosocio col canotto di servizio ce ne andam-mo in giro per il Banco a salutare gli altricorallari che riposavano a bordo deipescherecci. Un saluto, un caffè, duechiacchiere, e poi tornammo sul“Sunrise” dove ci preparammo per laseconda immersione della giornata.

Anni dopo, leggendo “Moby Dick”, miresi conto di avere vissuto le stesse emo-zioni di Ismaele, del Capitano Achab edei mille e mille marinai che mi avevanopreceduto: “Ma guardate la pia, onesta,modesta, ospitale, socievole disinvoltabaleniera! Che fa quando incontra un’al-

tra baleniera purché il tempo sia appena decen-te? Ha un Gam, una cosa tanto sconosciuta allealtre navi ... Un incontro socievole di due (o più)baleniere ... allorché, dopo lo scambio dei saluti,gli equipaggi si scambiano visite, per mezzo dellelance ...”.Quel giorno del maggio 1979 si era ripetuta prati-camente identica la scena descritta centocinquan-t’anni prima da Herman Melville.La magia del mare sta anche in questo riprodurrele medesime emozioni e sensazioni all’insaputadegli uomini che le vivono. Il tempo e lo spazioperdono i propri confini.Mi piace chiudere questo intervento con i versiche Raphael Alberti scrisse nel 1924: “Branchievorrei avere/ perché mi voglio sposare/ la sposamia vive nel mare/ e non la posso mai vedere ...”.

(Sintesi della relazione presentata al ConvegnoNazionale di Studi “Un fiore dagli abissi. Il coral-lo: pesca, storia, economia, leggenda, arte” che siè tenuto a San Vito lo Capo (Trapani) nei giorni11/13 ottobre 2002).

Da G.F. Pivati, Nuovo dizionario scientifico e curioso sacro-profano,tomo II, Tav. 54. Operazioni di pesca del corallo.

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Il primo Flondar m’apparve sulla porta dell’ap-partamento dov’ero ospite quando nel 1940 vennia Roma, dopo la morte di suo padre e di miopadre nell’aereo di Italo Balbo. Avevo dieci anni,lui dodici. Non mi salutò nemmeno e annunciò intono sicuro: “La Bismark è stata affondata per-ché colpita ai timoni” sembrava avesse appenaparlato al telefono con il primo Lorddell’Ammiragliato inglese. “Questo è un conta-balle” pensai in quel momento. Ma quarant’annidopo, quando lessi il libro La fine della Bismarkscritto da un famoso storico navale inglese, seppiche quella era la versione definitiva degli espertisulla conclusione di quella famosa battaglianavale; e dovetti convincermi che lui aveva avutoragione. Non chiedetemi perché né come fosseriuscito ad anticiparla con tanta sicurezza…Certo è che le notizie sensazionali – vere o no –erano il suo forte; tutte sembravano impossibili,alcune però trovavano conferma.Quando ci rivedemmo a guerra finita, io ero unquindicenne vissuto in campagna, lui un dicias-settenne molto cittadino. Le ragazze io le vedevoda lontano, arrossendo; lui non tardò molto a ren-dermi edotto di esperienze più avanzate: “… hofatto all’amore con due contemporaneamente”tenne a precisarmi senza altri preamboli. Lanotizia mi parve lì per lì improbabile come lanatura del colpo mortale inferto alla Bismark, maanche in questo caso lui non tardò a dimostrarmidi non fantasticare. Prova ne ebbi quando neglianni successivi ci innamorammo (spesso) dellestesse fanciulle; alle quali io proponevo roman-tiche passeggiate al Pincio, lui operazioni senti-mentali più concrete e complesse. Vinceva lui,ovviamente.In tutt’altro settore rischiammo di dividerci sudue passioni diverse, lui studiava medicina e peril tempo libero aveva scelto la montagna, partiva,camminava, arrampicava, raccontava di guide edi scalatori. Io studiavo cinema e cominciavo adandare per mare, sopra e sott’acqua filmavo,squali e anfore romane. Nel ‘50, per due anni nonci vedemmo, ero partito per il Mar Rosso e cirimasi a lungo per Sesto Continente. Appena tor-nai, lui venne a vedere le riprese sottomarinementre le montavo, restando ore e ore in

proiezione. Passarono pochi mesi e un bel giornolo sentii pontificare sull’apnea, sui fondali diPonza e sulle istruzioni del ComandanteFerraro… Non aveva perso tempo, nel giro di unanno era amico di molti grandi sub, discutevad’erogatori, esaltava Duilio Marcante, s’univa aicorallari di Santa Teresa, Fausto Zoboli era il suomito.Al ritorno dal viaggio di Ultimo Paradiso nel’55, trovai un Flondar (fattosi sub sempre piùesperto) che aveva smesso di pensare alla laureain medicina. In facoltà e in ospedale aveva peròpassato molte stagioni, gli chiesi quindi di seguir-mi come medico nel mio successivo lavoro inPolinesia. “Ci è necessaria un’assistenza”, glidissi “dovremo lavorare per un anno in un atollodelle Tuamutu per raccontare la favola di un’ami-cizia tra il bambino Tikoyo e un pescecane. Nonsarà facile”. Accettò, venne con me in Polinesia,m’aiutò sopra e sott’acqua; e s’occupò anche, amodo suo, della salute di noi, di tutti gli isolani diRanghiroa e decine d’altri delle isole vicine. Percurarci e per curarli, da un’unica enorme scatolaripiena di centinaia di pillole identiche, attingevail suo farmaco miracoloso: un’aspirina.“Questo guarisce tutto” dichiarava a chi avevamal di pancia, un ascesso ai denti, era preda d’uncolpo di sole, era stato morso da un piccolo squa-lo… Ancora una volta i fatti gli diedero ragione,una pillola (se ci credi) guarisce veramente tuttoe tutti. Quando partimmo dall’atollo vennero adecine i polinesiani da lui curati, volevanosalutare e abbracciare il “taoté” guaritore, glioffrirono tre casse colme di collane di conchigliee piansero con lui come bambini.Nel 1970 tornammo allo stesso atollo per il filmOceano, i polinesiani lo accolsero come un figli-ol prodigo, papa Punuà (il pescatore e il naviga-tore più esperto di quelle isole), preparava lescene subacquee necessarie al mio film con lui econ Jean Bodini, divenuto per Flondar insepara-bile compagno d’immersione. Quel terzetto affi-atatissimo e coraggioso, andava di notte a trentametri di fondo a preparare le esche e le trappoleper catturare uno squalo tigre vivo. E ci rius-cirono, permettendomi così di realizzare quellescene che, lette in un copione, sembravano

RICORDO DI FLONDAR BRUNELLIdi Folco Quilici

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impossibili da filmare (non esistevano, allora itrucchi virtuali della tecnologia d’oggi; tutto sidoveva realizzare dal vero).Flondar nei miei film e nelle serie TV più difficili,mi è stato sempre vicino, sott’acqua; guardianoattentissimo, con ARO prima con ARA dopo.Controllava i miei tempi, le pressioni, le profon-dità, i movimenti sbagliati… “Stai in campana,ragazzo” era il leit motiv quando s’organizzavanosott’acqua scene impossibili. Come quelledell’Orca Assassina nelle acque di Malta, fictiontutta da inventare. Durante quattro mesi di fatica egiochi d’abilità, io potevo rischiare senza correrepericolo: c’era sempre lui vicino, il mio taoté. Sarei morto o assai malmesso se dal 1959 sinoall’anno scorso non avessi avuto lui vicino, sot-t’acqua. Un debito enorme, eppure non è il piùimportante. Importante per me, e per molti è statol’averlo come amico, con il quale pote-vi essere d’accordo o in disaccordo,parlare di stronzate (scusatemi ma èparola esatta) o d’argomenti appassio-nanti, difficili. Ma essere sempre certodi poter contare su un uomo sincero(paradossalmente anche quando le sue“storie” sembravano impossibili) e nellavoro un esperto, un compagno.Aveva imparato a navigare con espe-rienze vissute a bordo della grandebarca a vela acquistata con tre amici.Insieme intendevano offrire viaggicharter attorno al mondo, impresa chefu un fallimento dal punto di vista eco-nomico ma per lui esperienza preziosae anche felice proprio perché difficile,in acque atlantiche e mediterranee.L’avventura di un confronto con mariavversi e amici deboli.Intanto, ogni estate, accumulava mesiin Sardegna. La sua passione erano leacque di Tavolara e di Molara, permesi percorreva metro a metro coste esecche. Per abbandonarsi alla bellezzad’un angolo splendido dello splendidoMediterraneo. Cercava e trovava lagioia della bellezza da godere in solitu-dine. E da cogliere in fotografie, bellee singolari (le scattava ed erano soloper lui).Adesso cercheremo di raccoglierle e diconservarle. E anche di mettere insiemequanto ogni tanto ci faceva leggere,

pagine di coraggio, d’amore e di mare. “Le scrivosolo per me” ripeteva, riappropriandosi dei fogliappena scritti, strappandoli dalle mani di chiaveva appena letto un suo scritto (a volte racconti,spesso riflessioni).Ci scrivevamo spesso, nei viaggi in cui non s’erainsieme. Biglietti brevi, come quello che gli hoscritto ieri (non lo ricordo bene perché rivolgen-domi a lui mi confondo). Più o meno gli ho scrit-to… caro Flondar, quando riprenderemo unachiacchierata, mi racconterai dei segreti dellaLunga Caverna che stai esplorando. Come alsolito anche su una faccenda seria come questale sparerai grosse e ci rideremo sopra insieme.Ma ancora una volta, alla fine, dovremo crederti.

Folco

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ATTIVITÀ HDSI

COMUNICATO PALOMBARI SPORTIVI HDSI

ABISSI – VIAGGIO NEI MISTERI DEL PROFONDO

HDSI era presente con un suo stand anche ad“Abissi – Viaggio nei misteri del profondo”, lamostra sulle profondità del mare recentementeallestita nel quartiere fieristico di Trieste a curadell’associazione di divulgazione scientificaGlobo assieme all’Associazione Trieste ScienceCentre e in collaborazione con l’Acquario diGenova. Strutturata in quattro sezioni (“Senza

luce”, “Sfida profonda”, “Leggenda e verità”,“Vita estrema”) in uno spazio espositivo di millemetri quadrati, la mostra partiva dalle oscurità

marine, con laricostruzione deicamini abissali e imodelli di pescibioluminescenti.Da qui il visitatorepassava alla sezio-ne dedicata all’av-ventura dell’esplo-razione umanaattraverso le at-trezzature dellavoro subacqueo:dallo scafandro for-nito da HDSI ai reperti di una collezione privata(di Fulvio Lo Perfido, uno degli ultimi palombaritradizionali triestini), fino ai modelli del sommer-gibile “Vassena” e del batiscafo “Trieste”, il pro-totipo della “Soucoupe Plongeante di Cousteau” eil robot filoguidato utilizzato per le esplorazioniin profondità. Spettacolare poi - a ricordare l’im-patto esercitato dagli abissi sull’animo umano -la ricostruzione di un calamaro gigante, fornitadal Museo di Storia naturale di Trieste. Nell’arcodi un mese “Abissi” ha avuto oltre seimila visita-tori. (P. Spi.)

Caro Amico,a seguito delle numerose richieste pervenute daparte dei propri corsisti Basic, il GruppoPalombari Sportivi di HDS; Italia, nell’ambitodei propri stages, ha deciso di riservare il prossi-mo autunno a corsi Advanced.Certi di farti cosa lieta ti comunichiamo di segui-to le date:20-21 settembre • 4-5 ottobre18-19 ottobre • 1-2 novembre 2003Eventuali altre date potranno essere concordatecon gli istruttori.I corsi si svolgeranno nella vasca della MarineConsulting a Mezzano di Ravenna, della pro-fondità di 5 m, avvantaggiando tutti per la limpi-dezza dell’acqua, per una perfetta esecuzione econtrollo degli esercizi.

Con l’avvento dell’Euro il costo del corso, delladurata di due giorni (il classico week-end), inve-ce di aumentare è diminuito:le vecchie 500.000 lire (pari a 258,23 €) sonostate convertite in 250 €.Tale cifra comprende la quota associativa pertutto il 2004; nel caso si sia già soci in regola colpagamento della quota, il costo del corso sarà di200 €.I gadgets del corso Advanced sono stati “aggior-nati”: in luogo della maglietta è possibile avere ilcappellino HDS, Italia;il Piccolo manuale del Palombaro, ed. HDS,Italia, è stato sostituito con il ‘lussuoso’ Manualedel Palombaro, ed. Olimpia.I corsisti sono ospiti a pranzo, sabato e domeni-ca, di HDS, Italia.

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Il 28 giugno scorso si è svolto a COMSUBIN, sededel Comando del Raggruppamento “TESEOTESEI”, l’VIII raduno dei Palombari e Sommoz-zatori in congedo della Marina Militare.Nella magnifica cornice della piazza d’Armi si sonosvolte le cerimonie più salienti in occasione del 70°anniversario del riconoscimento della categoria deiPalombari che nati nel 1849 solo nel 1933 dopo ben84 anni vedevano ufficializzata la loro professionali-tà e potevano cucirsi sulla divisa l’insegna conl’Elmo da Palombaro.Dopo gli onori alla bandiera del Raggruppamento, ilsaluto ai convenuti è stato dato dal Presidente delComitato Organizzatore, C.V. Ris/Pa/Smz DomenicoMatarese che con simpatiche e franche parole haricordato l’attività e le gesta della categoria in questisettant’anni di vita.. Tra gli ospiti illustri e personali-tà in rappresentanza dello Stato e del Governo eranopresenti ben due Medaglie d’Oro al Valor Militare, ilnostro Presidente Onorario prof. Luigi Ferraro ed ilCom.te Evelino Marcolini.Alla presenza dell’Ammiraglio di squadra ManlioGalliccia, Comandante del Dipartimento M.M. AltoTirreno e del C.A.Roberto Paperini, Comandante diCOMSUBIN, è stato scoperto un cippo in marmo inmemoria dei Palombari e Sommozzatori caduti inservizio, a cui ha seguito la consegna simbolica deibaschi a tre dei più anziani palombari presenti, i

Leo Bonivento Ferro era nato a Chioggia il10/06/1925. Si era trasferito nei paesi sudamericanidai quali era poi tornato ed aveva iniziato l’attivitàsubacquea nel mondo lavorativo. Fondò la FIAS(Federaziona Italiana Attività Subacquee) e nel 1975fondò l’ANIS (Associazione Nazionale IstruttoriSubacquei) di cui è stato segretario nazionale prima e

poi Presidente per molti anni (fino al 2000). Boniventoha contribuito in maniera determinante allo sviluppodelle attività subacquee in Italia, soprattutto dal puntodi vista didattico. Ha scritto diversi manuali ed è statouno dei pionieri della subacquea italiana. Sul prossimo numero di HDS NOTIZIE sarà pubbli-cato un servizio in memoria.

NOTIZIE E COMUNICATI

70° ANNIVERSARIODELL’ISTITUZIONE DELLA CATEGORIA PALOMBARI

Cippo marmoreo in memoria dei Palombari eSommozzatori caduti in servizio, scoperto in occasionedel settantenario della categoria.

LEO BONIVENTO FERRO

A disposizione per eventuali informazioni:• Vistoli Paolotel. 0544- 590415cell. 335-5444051fax 0544-270565 uff.e-mail [email protected]

• Minguzzi Gianlucatel. 0544-31023cell. 349-6031211e-mail [email protected]

Il GPS HDS,Italia

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signori: Memoli Armando – cl. 1916 M.A.V.M.;Montalenti Eusebio – cl. 1922 due M.A.V.M.;Pedretti Edilio – cl. 1919. Dopo la cerimonia si sono svolte visite programmatealle strutture di COMSUBIN conmostre di materiale ed attrezzatureimpiegate oggi dagli operatori subac-quei, proiezioni sull’attività dei corpi,visita al museo dei mezzi subacquei,sono state così tracciate le tappe dellastoria dell’evoluzione dell’attività sub-acquea, che la professionalità e la tena-cia di questi uomini hanno conseguitodalla loro nascita ai nostri giorni. Nel giardino del torrione è stato servitoun copioso rinfresco che ha ritempratotutti i partecipanti a questa manifesta-zione conclusasi nel pomeriggio. Il nostro plauso ed un grazie allaMarina Militare ed al “ComitatoOrganizzatore Palombari e sommozza-tori della M.M. in Congedo” che havoluto onorare con questa bellissima

manifestazione i subacquei di ieri e di oggi ai qualil’Historical Diving Society – Italia si sente fraterna-mente legata. (GB)

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Varignano, 28 giugno 2003: cerimonia in occasione del 70° anniversariodella categoria ‘Palombari’.

PALOMBARO UNA PAROLA MISTERIOSAIl Sig. Gastone Andalò, che ha ricevuto in donoda Faustolo Rambelli il suo libro “Il palombarosportivo”, invia queste interessanti note sull’e-timologia del termine “palombaro” : le pubbli-chiamo a seguito dell’articolo apparso su HDSNn.26.

Mi permetto a livello giocoso, senza alcuna vel-leità, di sottoporle alcune mie considerazioni aproposito del capitolo “Palombaro : una parolamisteriosa”. Le indagini sul significato dellaparola palombaro mi sono sembrate esaustive inmerito al documentare cosa, o meglio, quale atti-vità sia stata comunemente associata al terminee ai suoi sinonimi nel corso degli anni, ma scarsee nebulose per quanto riguarda la specifica origi-ne della parola, tanto da indurla a concludere ilcapitolo riconoscendo: “...il dubbio sull’etimodel nostro <<palombaro>> permane.” Dellequattro versioni enunciate nel capitolo in ogget-to, l’unica che abbia i requisiti linguistici com-patibili mi sembra la seconda, laddove “ipotizzache palombaro possa derivare da <<palomba>>nome con cui veniva chiamato sia il canapo del-l’ancora che il canapo di ormeggio.” Occorre fare una premessa. La lingua greca,

dalla quale deriva una quantità di termini italianiassai maggiore di quanto comunemente si creda,è soggetta ad un grossolano equivoco di fondoche non risparmia neppure coloro che hannoavuto esperienze scolastiche col greco antico:associare alle lettere dell’alfabeto greco la corri-spondente fonetica italiana. Niente di più errato!Restando nei limiti di quel che ci interessa, mipreme sottolineare che la lettera b (bhta) che l’i-taliano traduce “beta” e pronuncia “b” di botti-glia, in greco si pronuncia “vìta” perché la lette-ra b ha trascrizione “v” di vino, mentre la letterah (hta) che noi traduciamo “eta” e pronunciamo“e” di elmo, in greco si pronuncia “ìta” perchéha trascrizione “i” di inchiostro. In effetti la let-tera “b” nell’alfabeto greco non esiste ed il corri-spondente suono “b” di bottiglia si ottiene conl’unione delle lettere m (mi) e p (pi) che corri-spondono alle italiane “m” e “p”: mpotilia (pro-nuncia botìlia). Ancora: nella lingua greca ledoppie non si pronunciano; Ellada che significaGrecia, si pronuncia Elàda; inoltre il dittongo aisi pronuncia e.Detto questo consideriamo le seguenti parolegreche: palamari (sostantivo neutro, pronunciapalamàri, che significa ormeggio), baros

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(sostantivo maschile, pronuncia vàros, che signi-fica peso), barus (aggettivo, pronuncia varìs, chesignifica pesante, basso o fondo). Consideriamoora che l’ancoraggio di un natante nient’altro èse non l’ormeggio a un peso o a un attrezzo som-merso (ancora) invece che a una bitta, a un anel-lo, boa o a quant’altro stia sopra la superficie. Ilmarinaio che si immergeva per liberare l’ancorautilizzava una tecnica ampiamente praticata inGrecia dai pescatori di spugne: si zavorrava(generalmente con un pesante sasso) per rag-giungere più rapidamente, e senza impegnomuscolare, il fondo. Era dunque l’ormeggiatoreappesantito o l’ormeggiatore di fondale: palam-baros (palam-vàros) o palam-baris (palam-vàris) che può ragionevolmente essere stato ita-lianizzato in palombaro. Ma esiste un’ulteriore possibilità etimologicache preferisco perché più intrigante. L’Enci-clopedia Zanichelli 2002 alla voce palombarorecita: “ chi esegue lavori sott’acqua munito discafandro rigido o semirigido e dipende per larespirazione da un sistema di aria compressasituato in superficie.” Orbene, qualunque sia illivello culturale o conoscitivo, al termine palom-baro viene immediatamente associata l’immagi-ne dell’elmo di rame e relativi oblò, della mani-chetta, del vestito, delle scarpe pesanti e del-l’ambiente inequivocabile: l’ambiente sottoma-rino. E’ l’indiscutibile visione di un uomo senzadubbio coraggioso, ma principalmente tecnolo-gico: le sbiadite immagini delle foto in bianco enero dei palombari sprigionano a tutt’oggi unastraordinaria valenza suggestiva di frontiereestreme; a mio avviso ancor più delle prime fotodegli astronauti sulla luna. E’ l’immagine poten-te dell’uomo tecnologico. Nulla a che vedere, misia consentito, con il tuffatore apneista-ormeg-giatore degli antichi velieri. Conseguentementenon vedo perché la parola palombaro debbaavere radici che si perdono lontano nel tempo,quando è senza dubbio un termine che identificauna moderna attività umana: non lo si può consi-derare certo un neologismo ma rimane comun-que una parola moderna perché è descrittiva diuna moderna tecnologia.

E ritornando alla lingua greca c’è il verbo pallw(pronuncia pàlo) che significa vibrare o far

vibrare, scuotere, pulsare; nonché il verbo pallo-mai (pronuncia pàlome) che significa palpitare:specifica insomma l’attività stessa del cuore(kardia pronuncia cardià) che è la pompa pereccellenza. Ricordiamo inoltre la parola baros(pronuncia vàros) che, come abbiamo visto pre-cedentemente, significa peso e che nel linguag-gio tecnico scientifico italiano indica la pressio-ne (barometro, isobare, ecc.) ed avremo un risul-tato interessante: pallom-baros (palom-vàros)ragionevolmente italianizzato in palombaro.Ecco l’uomo che vive, si muove, lavora sott’ac-qua grazie all’aria pompata a pressione. Nonsono un linguista od un esperto di etimologia néun esperto di lingua greca e quindi queste consi-derazioni sono un esercizio mio personale senzapretesa alcuna. La trascrizione di parole e lemmiè stata ricavata dai dizionari di italiano-grecomoderno delle edizioni Vallardi, Zanichelli,Collins-Gem. Mi sembra comunque improbabileche la lingua greca, fonte della nostra lingua,possa dare due plausibili interpretazioni dell’eti-mo della parola “palombaro” e che si possa rite-nere ciò del tutto casuale.

VECCHI MONILIDall’8 al 15 maggio l’antiquario navale milane-se “Vecchi Monili” ha esposto un gruppo di sca-fandri Galeazzi e Siebe Gorman con accessori euna muta Pirelli da uomo gamma con ARO tipoDavis. Gli oggetti sono stati prestati dai sociHDSI Paolo Campaner, Flavio Giudici e FabioVitale. Nell’ambito della mostra è stata proietta-ta una parte del video sul palombaro (la vestizio-ne) prodotto da Elisabetta Fiorentini, anche leisocia HDS. L’iniziativa ha avuto successo, richiamando l’at-tenzione di appassionati e curiosi, e sarà ripetutaannualmente. (GC)

DONAZIONI ALMUSEO NAZIONALE DELLEATTIVITA’ SUBACQUEEDesideriamo ringraziare il Sig. Guido Lombardi di Roma ha donato al Museo Nazionale delleAttività Subacquee un fucile “Jaguar” dellaTechnisub ed una custodia in plastica per cine-presa “Eva Marine Video”.

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 28

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 29

HDS, UK ANNUAL CONFERENCESabato, 18 ottobre 2003, HDS,UK terrà il suoconvegno annuale presso il Lecture Theatre del-la Portsmouth Univeristy (Langstone Centre),Langstone, Portsmouth.

Programma:Dr. Peter Bennett: To the Very Depths – Breakingthe Barriers to Deep DivingRoy Martin: The History of Risdon Beazley Ltd.Don Shiers: Building the Thames BarrierReg Vallintine: The History of the British Sub-Aqua Club. Il biglietto costa £20 e comprende irinfreschi del mattino e del pomeriggio.

I biglietti possono essere acquistati in anticipopresso la segreteria della Historical DivingSociety:The Secretary, Historical Diving Society 25 Gatton Road, Reigate, Surrey, RH2 0HB

PIROSCAFO “WASHINGTON”:MOSTRA STORICO - DOCU-MENTARIAIl prossimo autunno, luogo e data da destinarsi,Piombino ospiterà una mostra storico-documen-taria, organizzata dal Gruppo Sub L.N.I, sullavicenda del piroscafo “Washington”, affondatoda un sommergibile tedesco nel corso dellaprima guerra mondiale.Il relitto, di cui il Gruppo Sub L.N.I. ha ricostrui-to la storia, fu in parte recuperato da palombari,una sezione della mostra sarà pertanto dedicataal loro lavoro. Verranno esposti inoltre varireperti facenti parte del carico del piroscafo.Per informazioni Sig. Sandro Leonelli tel.339.5412826.

UNO SCATTO NEL BLUNella rivista AQVA di aprile 2003 è apparso unottimo e corposo servizio (11 pagine) dal titolo“Uno scatto nel blu” a nome del giornalista foto-grafo Fabio Liverani di Faenza.Le 15 foto che accompagnano il servizio sonotutte relative ad attrezzature esposte nel MuseoNazionale delle Attività Subacquee di Marina diRavenna (RA). Nella foto Fabio Liverani al lavoro all’internodel Museo.

Materiale donato al Museo da Guido Lombardi di Roma.

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NUOVA DONAZIONE DI ELIOGALEAZZIAlcuni anni fa il socio Elio Galeazzi fece donoad HDSI, per la biblioteca museale, di oltre 200volumi dedicati alla subacquea.Ora, dopo aver continuato a fare incetta nei mer-catini e nelle librerie liguri, roso dal germe chelo affligge (ovvero “l’amore per il mare”), hanuovamente donato ad HDSI: libri, pubblicazio-ni ed oggetti per il Museo e la Biblioteca.I libri sono circa 240 a cui vanno sommati tantigiornalini e tantissime riviste tipo “La Domenica

del Corriere”, alcune stampe, nonché 31 fucilisubacquei, tra cui uno dei primi fucili subacqueiche potrebbe essere un francese od unMalagamba (prima di Cressi per intenderci) edaltri oggetti. In mezzo a tutto questo ben di Dioci sono due pezzi che, secondo noi, spiccano perla loro rarità e valore storico-culturale:Il primo: un album fotografico di cm 60x45edito dalla ditta “G.Baghino & Co.” di Genova.L’album contiene un poster stupendo sull’attivi-tà societaria, nonché alcune foto su cartone, atutta pagina, relative ai lavori di recupero dellacorazzata “HMS Sultan” effettuato nel 1889dalla Baghino su incarico del governo inglese,per 50.000 sterline. Lavoro che meravigliò ilmondo per la bravura e la competenza mostratadai palombari della Baghino ( che erano i famosifratelli Serra, i migliori allora sul mercato) chein certo qual modo anticipavano al mondo interoquello che avrebbero fatto, circa 40 anni dopo, ipalombari dell’Artiglio.Il secondo: una sterlina oro, facente parte delcarico dell’Egypt recuperato dall’Artiglio in 130mt d’acqua, nel canale della Manica, nel 1932.Tutta questa mole di materiale sarà pian pianocatalogata. Libri, riviste e giornali saranno inse-riti nella biblioteca e parte del materiale saràesposto al pubblico.Il rimanente, non avendo purtroppo spazi espos-itivi disponibili, saranno per il momento messiin magazzino. A nome di tutti i soci HDSI,desideriamo qui ringraziare Elio Galeazzi perquesta sua preziosissima donazione che entracosì a far parte del patrimonio storico-culturaledella subacquea italiana.

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 30

In queste tre foto la sterlina d’oro dell’Egypt donata daElio Galeazzi al Museo.

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 31

Tra le due foto, sono trascorsi esattamente 49anni.Ho avuto la fortuna di esserci allo scatto dellaprima quanto a quella della seconda. Nell’arco ditempo che va dall’Agosto del 1954 al Luglio del2003 , ne sono successe di novità, di cambiamen-ti, di variazioni tradizionali che hanno visto lasubacquea trasmigrare attraverso le menti e le abi-tudini della maggioranza di coloro che l’hannopraticata sin dal suo apparire. Voglio dire che ilperiodo della permanenza del “Cristo” nei fondalidi San Fruttuoso, coincide con quella metamorfo-si evolutiva che è già entrata nella “storia” e che,nel medesimo tempo è frutto della sua stessa futu-ribilità. E, come tutte le cose che si evolvono,anche la “subacquea” soggiace alle regole dellatrasformazione che la vuole inserita nelle proble-matiche delle responsabilità.Sembrava tutto così attinente con questo assioma,lo spettacolo offerto l’8 Luglio dall’organizzazioneche doveva trasportare la statua bronzea del Cristodegli Abissi, dal suo “letto” di mare alla “clinica”di Genova. La statua offesa dall’irresponsabilità diun “marinaio” che ne aveva provocato lo staccodella mano destra, sarà sicuramente ripristinata nellaboratorio presso l’Acquario di Genova, dove èstata portata.Nell’osservare quel via vai di navi, pilotine, bar-che, elicotteri della Marina, della Polizia, dellaGuardia di Finanza e dei Vigili del Fuoco, mentrela superficie del mare dove sapevo posata la sta-tua ribolliva mescolata all’aria di scarico degli

autorespiratori di coloro che lavoravano sulfondo, mi sono chiesto per un momento cosafacessero tutti quei politici indaffarati attorno.Quando il “Cristo” era stato voluto dal miticoDuilio Marcante e forgiato dallo scultore GuidoGalletti, che sembra essere stato ora rivitalizzatocon la scoperta recentissima di un suo pregevolis-simo busto fatto all’ex presidente del porto diGenova Ing. Canepa, cui la città ha addiritturaintitolato una strada, non esistevano neppure tuttiquei politici che vedevo compiacersi ora tra unpiatto di trenette al pesto, un buon bicchiere divino, contornati da gentili ed eleganti donzelle einebriati dal suono gioioso della banda.C’era un ministro, un vicepresidente di Provincia,assessori regionali, perfino di correnti opposte,rappresentanti comunali, insomma tutti indaffara-ti con il telefonino bruciante tra le mani, evidente-mente si tenevano informati di quel giro di screzie di giravolte oscure che si stavano producendo inquei giorni nei lidi governativi romani.Sicuramente notizie molto più importanti di un“povero Cristo” che, appeso al bigo di una naveda guerra, attendeva di essere trasportato conqualche ritardo sulla tabella di marcia a causadella motobarca delle autorità e degli ospitiimportanti che, proveniente da Genova, avevafatto tappa a Camogli e quasi si era dimenticata diarrivare per tempo all’appuntamento di SanFruttuoso.Era la mezza. Per l’esattezza erano le 12,47 quan-do l’irrispettosa, ma necessaria imbracatura di

IL CRISTO RIEMERSOdi Sergio Loppel

Posa nell’agosto 1954. Cristo imbragato che sta per riemergere nel luglio 2003.

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Filippo AviliaAtlante delle navi grechee romaneEd. IRECO, 2002

Filippo Avila, archeologo, ha trovato lo spunto perquesto libro preparando la sua tesi di laurea dal titolo“Navi e navigazione in età micenea” già nel 1982, inquesto “Atlante”, uscito a venti anni di distanza,descrive l’evoluzione dei modelli navali greci e roma-ni con innumerevoli immagini e disegni appositamen-te realizzati per illustrare le varie tipologie di imbarca-zioni, che vengono analizzate a partire dagli alboridella navigazione nel Mediterraneo.Osservando l’evoluzione dello scafo, sia nei suoiaspetti puramente tecnici che nella sua interrelazionecon l’evoluzione sociale delle popolazioni, si eviden-zia uno stretto legame tra società complesse e modellinavali elaborati.Dalle prime piroghe monossili, datate al VII millennioa.C., si esaminano le imbarcazioni cicladiche e deiMicenei, caposaldo della storia della navigazione con

le loro frequentazioni lungo le coste italiane e con lacostruzione di navi tecnicamente evolute. Quindi sidescrivono le tipologie delle navi della Grecia arcaicae del periodo classico con la nascita della trireme e laelaborazione di tecniche di combattimento navale piùcomplesse.Con la caduta dei regni ellenistici si ha il predominiodei Romani sul Mediterraneo e la diffusione del con-cetto di “Mare Nostrum”, grazie anche ad una com-plessa rete di traffici commerciali di cui rimane traccianei relitti, la cui storia costituisce parte integrante diquesto libro intrecciandosi con le prime esperienzedell’archeologia subacquea.E’ un libro sulle navi ma è anche un libro sul mare esugli uomini che lo hanno vissuto e lo vivono.

Ferruccio ChiesaAnimali marini pericolosiEd. IRECO, 2002

Un libro ricchissimo di fotografie, disegni, schemi,che attraverso una lettura facile ed anche divertente,fornisce insegnamenti pratici e soluzioni possibili

HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 32

LA BIBLIOTECA DELLA HDSIa cura di Vincenzo Cardella e Francesca Giacché

legno e gomma piuma che assicurava la statua,spuntava dalla superfice di un mare calmissimo eil sole lentamente asciugava l’ossido del bronzoche da cinquant’anni rappresenta un punto di rife-rimento di tanti sub di tutto il mondo. All’una e mezza, a bordo della corvetta“Palmaria” della Marina Militare, il Cristo doppiaPunta Chiappa nel suo breve viaggio verso ilPorto Antico di Genova.C’è un po’ di ritardo.Le barche che dovevano accompagnarla in corteo

sono in gran parte rientrate al porto. Anche i politici sono già partiti. Alcuni di grancarriera perché Roma li aspetta. Il “Cristo degli Abissi”, da solo, sfila lungo lacosta imponente e abbagliante del Promontorio,salutato dal gran pavese della Casa di Riposo deiMarinai di Camogli.Ritornerà nella sua “chiesa” nel 2004, quandoGenova sarà la Capitale Mondiale della Cultura.Speriamo con una cerimonia alla quale, più che ipolitici, siano presenti molti subacquei.

continua a pag. 34

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LIBRI ACQUISTATI O RICEVUTI IN DONAZIONE PER LA BIBLIOTECA MUSEALE:

Autore Titolo Editore Anno Acquisizione

Bargellini Alberto (a cura) Premio Internazionale Artiglio Premio Artiglio 2002 D Premio ArtiglioAtti del Forum Rotary Club ViareggioI Edizione 28 Aprile 2001 Premio Artiglio

De Risio Carlo Il giallo del Flying Enterprise Pezzini Editore 2003 D Premio Artiglio

Giannaccini Boris I Palombari viareggini Pezzini Editore 2003 D Premio Artiglio

Passaglia Egisto Gente di mare Pezzini Editore 2003 D Premio Artiglio

Barluzzi Romano L’Istruttore subacqueo Olimpia 1998 D Barluzzi RomanoDidattica, psicologia ecomunicazione per guide eaccompagnatori sub

Cardini Primo Manuale della sicurezza in mare Olimpia 2000 D Cardini Primoe nelle acque interne

Bigazzi Maurizio Animali pericolosi Calderini 2000 A HDS ItaliaFellegara Ida del Mediterraneo

Diolé Philippe Au bord de la Terre Ed. Albin Michel 1954 A HDS ItaliaFragment de la vie d’un plongeur

Diolé Philippe Promenades d’archéologie Ed. Albin Michel 1952 A HDS Italiasous-marine

Doukan Gilbert A faccia a faccia con gli squali Longanesi 1957 A HDS Italia

Gorsky Bernard Expédition Moana Ed. de la PenséeLe tou du Monde de l’exploration Moderne 1957 A HDS Italiasous-marine

Negri Francesco Viaggio Settentrionale Ed. ALPES 1929 A HDS Italia(a cura di) Falqui Enrico

Quilici Folco Mala Kebir Gherardo Casini Ed. 1955 A HDS Italia

Robert Fred M. Basic SCUBA D. Van Nostrand 1960 A HDS ItaliaSelf-Contained Underwater Company, INCBreathing Apparatus

Tondeur Freddy 10.000 heures sous les mers Flammarion 1973 A HDS Italia

Buracchia Mario Immagini e memorie Ed. Nuova grafica 2000 D M.M. Italianadella Nostra Marina Fiorentina

Melegari Giulio E. L’Autorespiratore ad aria Olimpia 1974 D Melegari Giulio E.A.R.A.

Rosa Giovanni (a cura) A great past ahead of us Saipem 2002 D Melegari Giulio E.

Bucca Pino Guida alle immersioni nello stretto Zerouno Italia 2002 D Zerouno Italia srl Zerouno Italia (a cura) di sicilia “versante calabrese”

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 34

anche a quei banali incidenti che, pur non gravi, pos-sono tuttavia rovinare definitivamente la gioia e laserenità di una tanto sospirata vacanza marina.Nell’ampio panorama di testi riguardanti i pericolidel mare, mancava un’opera completa e rigorosasulla descrizione degli animali marini pericolosi perl’uomo, che al tempo stesso ne descrivesse le caratte-ristiche essenziali di patologia, di diagnosi e di tera-pia.Questo l’obiettivo che l’Autore, medico e subacqueo,si è posto, realizzando un testo in cui si fondono, conricchezza di dati, la pratica medica con l’abitudine sub-acquea, la passione per il mare con la prudenza nell’af-frontarlo, le misure preventive con quelle terapeutiche.Ne emerge un testo utile ad una vasta platea di lettori:dai turisti di massa, di solito ignari (e tenuti tali) diogni pericolo marino, ai praticanti subacquei, aimedici stessi che, specialmente a livello di prontosoccorso, necessitano di un supporto pratico a frontedell’incidente marino.Si tratta infatti di un settore di patologia cui, oltreall’avvelenamento o alla intossicazione, possonoassociarsi collaterali e gravi complicazioni da trau-ma, da annegamento, da ipotermia, tali da renderedifficoltoso e complesso ogni intervento terapeutico.

HDSI INTERNETa cura di Francesca Giacché

www.guardiacostiera.it

Qualche tempo fa abbiamo ricevuto dalWebmaster SGT NP/RF Giacomo Micali questocomunicato, lo pubblichiamo ritenendo possaessere utile per i nostri lettori.A breve sarà lanciato il nuovo sito ufficiale dellaGuardia Costiera www.guardiacostiera.it. Un sito dinamico che a sua volta ospiterà i 95 sitidelle Capitanerie più importanti. Ospitato all’interno della WebFarm BLIXERdirettamente sul MIX Nazionale di Milano, ilnuovo sito è realizzato con le ultime tecnologieper lo sviluppo di applicazioni web (ApplicationSever Macromedia ColdFusionMX - compatibi-le lato Client con i maggiori Browser: IE,Netscape... sia su Windows che su MAC) e saràtra i primi ad essere aggiornato direttamentedalle 95 sedi periferiche, anche, attraversoMacromedia Contribute. I nuovi server sono già attivi, pertanto si comu-

nicano i definitivi indirizzi utili per raggiungere(momentanemente la versione attuale) del sito ele due principali e-mail: [email protected] [email protected] (solo per questio-ni tecniche).Inoltre, per ogni Ufficio Periferico del Corpo,contestualmente alla pubblicazione del nuovosito, saranno attivati i rispettivi siti ed e-mailraggiungibili oltre che dal Sito Master anchedagli indirizzi sotto indicati: nomecittà@guardiacostiera.it(ad esempio [email protected]) www.nomecittà@guardiacostiera.it(ad esempio www.genova.guardiacostiera.it) http://nomecittà.guardiacostiera.it(ad esempio http://genova.guardiacostiera.it)

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Van Polanenpark 182, 2241 R W Wassenaar,

HollandTel. (+) 31 70 511 47 40Fax (+) 31 70 517 83 96www.nautiekdiving.nl

[email protected]

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HDS NOTIZIE N. 27 - Luglio 2003 - pag. 35

Lo scopo dell'HDS, ITALIA, associazione senza fini di lucro, costi-tuita nel 1994, è sintetizzato all'articolo 3 dello statuto, in linea congli orientamenti internazionali, che recita: "L'associazione ha loscopo di: 4 - Promuovere la conoscenza della storia della subac-quea nella consapevolezza che la stessa è una parte importantee significativa dello sforzo tecnologico compiuto dai nostri avi,e che si compie tuttora, sulla strada della conoscenza umana" La nostra attività, per diffondere la cultura della conoscenza dellastoria della subacquea, consiste in:a) pubblicazione di 3-4 numeri all'anno della rivista HDS NOTIZIE;b) organizzazione annuale di un "CONVEGNO NAZIONALESULLA STORIA DELL'IMMERSIONE". Il primo si è tenutonel 1995 a La Spezia presso il Circolo Ufficiali della Marina, ilsecondo nel 1996 a Viareggio, il terzo il 31 ottobre 1997 a Genovapresso l'Acquario, il quarto a Marina di Ravenna il 15 novembre1998, il quinto a Milano il 6 novembre 1999 e il sesto a Rastignano(BO) il 25 novembre 2000, il settimo si è svolto a Roma il 10novembre 2001, l’ottavo si è tenuto sabato 3 maggio 2003 aViareggio, in concomitanza alla 3^ edizione del premioInternazionale Artiglio.c) formazione di una biblioteca e videoteca relativa all'attività sub-acquea;d) realizzare mostre ed esposizioni itineranti di materiale sub-acqueo;e) organizzare stage da palombaro sportivo;f) creare uno o più MUSEI dedicati all'attività subacquea.

Obiettivo questo, che, è stato realizzato a Marina di Ravennadove, con l'appoggio di Comune, Provincia, Enti ed Organiz-zazioni locali è nato il Museo Nazionale delle Attività Subacquee,inaugurato il 14 novembre 1998, al momento prima ed unica real-tà di questo genere in Italia ed una delle poche nel mondo.g) bandire con cadenza annuale il Concorso per filmati e video“Un film per un museo”. Questa iniziativa ha lo scopo di conservarenella cineteca museale, classificare e portare alla ribalta internaziona-le le opere e le documentazioni di tanti appassionati, molti dei qualihanno fatto la storia della cinematografia subacquea. Si vuole in que-sto modo evitare che, esaurita la momentanea glorificazione dei con-sueti premi e manifestazioni, lavori altamente meritevoli svaniscanodi nuovo nell’anonimato anziché entrare nella storia. L'HDS, Italianon è legata ad alcuna federazione, corporazione, scuola, didattica,editoria: vuole essere, semplicemente, il punto d'incontro di tutti gliappassionati della subacquea che hanno a cuore il nostro retaggio, lanostra storia, le nostre tradizioni e far sì che tutto questo non siadimenticato, ma sia recuperato, divulgato, conservato.Gli interessati/appassionati possono farsi soci, e sostenere cosìcon la loro adesione la nostra attività, compilando la "scheda diiscrizione" ed inviandola a:

HDS, ITALIA - Via IV Novembre, 86A48023 Marina di Ravenna (RA) - Tel. e fax 0544-531013Cell. 335 5432810 - e.mail: [email protected]. www.hdsitalia.com

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Desidero e chiedo di associarmi alla HDS, ITALIA di cui accetto lo Statuto

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