gruppo concordia 1 progetto educativo di gruppo · 2014-02-17 · sotto il titolo scouts in attivit...

2
SAPERSI ARRANGIARE Il pensiero di “Baden Powell” “Il nostro scopo è di rendere i ragazzi disciplinati facendo sì che si servano del proprio cervello.” (da Headquarters Gazette, giugno 1910; in Taccuino sotto il titolo Scouts in attività) “L’istinto naturale del bambino è di sviluppare la propria personalità tramite un esercizio che chiamiamo “gioco”. Egli ha un desiderio innato di realiz- zarsi: vuole fare cose e superare difficoltà per esser soddisfatto … Lascia- mogli fare i suoi sbagli: è attraverso di essi che si fa un’esperienza. L’educazione dev’esser positiva, non negativa: attiva,non passiva.” (Da Headquarters Gazette, gennaio 1916; in Taccuino sotto il titolo Autoeduca- zione) Dal Vangelo “Date voi stessi da mangiare” Lc 9, 10-17 “Chi di voi infatti, volendo costruire una torre prima non si siede e calcola attentamene la spesa, per vedere se può condurla a termine?” Lc 14, 28 Le realtà I ragazzi sono sempre meno autonomi. Questa situazione in parte è dovu- ta alla maggiore sedentarietà delle loro giornate e alla minore possibilità che hanno, da piccoli, di “uscire a giocare” senza la presenza di adulti. Il minore confronto con coetanei nel gioco, la minore propensione a costruire e a realizzare qualcosa di fisico e reale, la ormai scarsa possibilità di “fare” qualcosa di avventuroso, anche se fosse solo cadere in un fosso e spor- carsi, si consolidano in un atteggiamento poco coraggioso e poco concre- to. Spesso gli adulti assistono i bambini e i ragazzi prima che questi chie- dano aiuto: gli adulti sono contagiati dall’ansia di efficienza che caratterizza la loro giornata e la loro vita lavorativa. I ragazzi hanno una infarinatura tecnica, ma poca pratica. È bello che vengano spronati ed incoraggiati, ma spesso vengono lodati anche lavori fatti senza sforzo ed impegno o senza la necessaria preparazione. I ragazzi e i bambini sono sempre più protetti. Non hanno la possibilità di sbagliare ed imparare a gestire l’autonomia. Questo li porta a ritenersi sempre “bravi”. Di fronte all’errore c’è però l’incapacità di gestire il fallimento. A volte i genitori sono troppo sensibili o hanno poco tempo per gestire i conflitti: visti i ritmi stressanti della vita quotidiana, la gestione del conflitto viene negata. Cosa intendiamo per “sapersi arrangiare” Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno trovare soluzioni anche a problemi scontati . Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che trovano da soli risposte senza aspettare le nostre. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno tenere conto del fattore tempo e sanno progettare. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che hanno manualità e competenza pratica. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che vedono i lavori da fare e sanno imparare facendo. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che non sono pigri e non si tirano indietro. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che ammettono di aver bisogno di imparare. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno valutare le conseguenze delle loro azioni. OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi: Educare alla competenza vera e alla manualità. Educare ad affrontare anche dinamiche di “fallimento”. Educare alla progettazione e realizzazione di attività e imprese senza il preponderante intervento dei capi. Educare ad affrontare le situazioni con intraprendenza, fantasia e grinta. Educare al coraggio. Educare alla valutazione e prevenzione dei rischi. EDUCARE ALL’ASCOLTO Il pensiero di “Baden Powell” “Questi dibattiti possono essere condotti secondo la normale procedura di una riunione formale … così da educarli a una rigorosa giustizia ed all’ascolto delle due tesi contrapposte.” (Da Chiacchierata sul civismo al primo corso di Formazione Cap, luglio 1914; in Taccuino sotto il titolo Il nostro civismo). “Ebbene, se abbandoniamo questo atteggiamento e assumiamo quello più umile di mettere in luce solo le qualità positive dei nostri vicini, e se porgiamo loro una mano benevola pronta ad aiutarli, non ce ne deriverà che una felicità ancor mag- giore.” (Da The Scouter, gennaio 1926; in Taccuino sotto il titolo Una totale conver- sione interiore). Dal Vangelo “Colui che ascolta le mie parole e le mette in pratica rimane saldo come una casa costruita nella roccia.” Lc 6, 47-48. “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»”. Lc 11,38-42. La realtà I ragazzi non sono più abituati ad ascoltare e ad ascoltarsi. Sono molto stimolati sin da piccoli da tv, strumenti informatici, cellulare, videogiochi ma sono poco educati a interiorizzare le esperienze e a condividerle attraverso il racconto. Per loro è difficile descrivere, più facile raccontare la cronologia degli eventi. Non si soffermano sui sentimenti. Hanno paura di essere giudicati o di essere presi in giro, sono poco disposti ad accettare le critiche dei coetanei. Spesso sono suscet- tibili e sono poco aperti alle idee di chi è meno esperto. Altre volte hanno pregiudizi che affrontano con difficoltà. Se il raccontarsi risulta difficile, ancora di più lo è ascoltare, per la scarsa capacità di mantenere a lungo l’attenzione, la concentra- zione, il silenzio e per la poca propensione a cercare davvero di comprendere le opinioni altrui. Gli adolescenti e i giovani vivono in un clima di forte relativismo: quello che gli altri dicono lo ascoltano ma non si mettono in discussione. In gruppo, questo impedisce che le persone si affiatino e arrivino ad una comunione di intenti. Spesso le idee non vengono abbracciate con convinzione. I bambini e i giovani, però, cercano adulti disposti ad ascoltare, hanno bisogno che gli adulti dedichino a loro del tempo e che gli adulti li sappiano ascoltare con intelli- genza. Le altre realtà educative, per la natura delle attività svolte o per la necessità di perseguire programmi meno flessibili dei nostri, non sempre hanno il tempo di ascoltare e gestire i bisogni del singolo. La sfida per noi è tentare di colmare que- sto vuoto dedicando del tempo all’ascolto. Cosa intendiamo per “saper ascoltare” Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno rispettare il silenzio . Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno accogliere gli altri e sanno confron- tarsi apertamente. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno accettare gli altri. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno raccontarsi. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno interessarsi ai racconti e alle opinio- ni degli altri. Sanno ascoltare i capi che attendono pazientemente i tempi dei ragazzi e non giudicano. Sanno ascoltare i capi che non pretendono di dare ricette, ma aiutano a rileggere la realtà e ad individuare soluzioni. OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi: Educare alla capacità di fare silenzio. Educare alla capacità di ascoltare gli altri. Educare alla capacità di accettare gli altri. Educare alla capacità di raccontare la propria storia, le proprie emozioni. Educare al confronto aperto e all’accoglienza. Educare alla capacità di fare e accettare critiche costruttive. Educare all’uso equilibrato e corretto del cellulare e dei social networks. Far scoprire i propri bisogni, desideri, sogni. Fare in modo che i ragazzi percepiscano la presenza di Dio nella propria storia. Educare all’ascolto della Parola. Fare in modo che i ragazzi si esprimano attraverso la preghiera. EDUCARE ALLA FEDE Il pensiero di “Baden Powell” “Eppure la forma naturale della religione è così semplice che un bambino può capirla; un ragazzo può capirla; uno scout può capirla. Viene dall’interno, dalla coscienza, dall’osservazione, dall’amore, e pervade tutte le azioni del ragazzo. Non è una formalità o un abito dogmatico indossato all’esterno e portato la domenica … Non voglio dire con questo che dob- biamo distogliere un ragazzo dalla fede dei suoi padri: lungi da ciò. Lo scopo è dargli un fondamento migliore per quella fede (…).” (Da Hea- dquarters Gazette, aprile 1918; in Taccuino sotto il titolo La religione dei boschi). “Attraverso l’osservazione delle meraviglie, dei miracoli giornalie- ri,dell’ordine e delle bellezze della natura che li circonda i ragazzi si fanno più prontamente un’idea di Dio come provvido creatore (…) Con Cristo come eroe, il ragazzo può essere incoraggiato, nel suo atteggiamento verso le cose ed in quello che dice o che fa specialmente quando si trova in una difficoltà, a chiedersi: «Cosa avrebbe fatto Cristo?» e ad agire di conseguenza per quanto possibile.” (Da jamboree, luglio 1928; in Taccui- no sotto il titolo L’amore cristiano nello scoutismo). Dalla Bibbia “In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, ama- bile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, veduto e ascoltato in me, è quello che dovete fare.” Fil 4,8 “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” 1Gv 3,18 La realtà I ragazzi ricevono un’educazione alla fede sempre meno legata alla tradi- zione. Le famiglie avvertono la fatica o l’incapacità di educare alla fede in una società sempre più spinta verso valori di efficienza, competizione, modernismo. Uno dei maggiori ostacoli è quello della fedeltà alla frequen- za dei sacramenti domenicali e alla preghiera quotidiana. I motivi general- mente non sono ideologici; sono la fretta, la noia, la pigrizia e la fatica a sopportare il silenzio necessario ad una profonda vita di preghiera. Spes- so, come adulti, si pretende dai ragazzi la frequentazione della messa domenicale senza magari partecipare e condividere con loro il vissuto e senza essere testimoni di fede. Anche in gruppo spesso si fa fatica a dedicare la necessaria attenzione all’educazione alla fede. Come capi dobbiamo riscoprire gli originali strumenti che abbiamo a disposizione per educare alla fede col metodo scout. Dobbiamo, inoltre, vivere con consa- pevolezza la nostra chiamata ad essere testimoni di Cristo ognuno secon- do le proprie possibilità. Cosa intendiamo per “ragazzi educati alla fede” Sono educati alla fede bambini e ragazzi che sanno ascoltare il messag- gio del Vangelo e sanno farlo proprio. Sono educati alla fede bambini e ragazzi che la sanno vivere attivamente e non come imposizione della famiglia. Sono educati alla fede bambini e ragazzi che partecipano alla celebrazio- ne domenicale in modo sveglio e attivo. Sono educati alla fede giovani che cercano persone, ambienti e occasioni di approfondimento e crescita. Sono educati alla fede giovani che, nella loro ricerca del senso delle cose, si impegnano per superare la pigrizia. Sono educati alla fede giovani che comprendono il valore della testimo- nianza cristiana anche nel servizio. OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi: Educare alla fede tramite il contatto e la cura del creato. Educare alle virtù cristiane. Educare all’appartenenza cristiana. Essere testimoni di Cristo con le opere. AGESCI Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani Gruppo Concordia 1 PROGETTO EDUCATIVO DI GRUPPO ASCOLTARE PER CRESCERE 2013.2016 PREMESSA Il Progetto Educativo che state per leggere è il terzo nella storia del nostro gruppo. Il primo, che aveva per titolo “Educare all’appartenenza” (2003-2007), ha accompagnato e guidato il gruppo verso il riconoscimento ufficiale da parte dell’Agesci, cioè verso l’apertura ufficiale del 30 ottobre 2005. Il secondo progetto “Condividere e costruire” (2008-2010) ha consentito il consolidamento della realtà scout a Concordia e ha portato anche frutti non pianificati primo fra tutti l’apertura della branca LC. Come si può facilmente notare, il progetto precedente si sarebbe dovuto verifi- care e rinnovare nel 2010 ma la fluidità dei tempi che viviamo, accompagnata da un parziale ricambio all’interno della Comunità Capi, ha allungato i tempi di verifica, analisi e confronto, cosicché solo oggi possiamo proporre la sintesi del nostro percorso. Dobbiamo ammettere che l’Analisi d’ambiente è stata per noi capi un succedersi di occasioni formative e di stimoli. In effetti negli ultimi anni sono molte le voci che sottolineano l’urgenza di azioni educative mirate e forti in un panorama sociale sempre più fluido e disgregato. Tutti questi contributi hanno rafforzato le nostri opinioni e arricchito il nostro punto di vista. Riteniamo indispensabile condividere questo materiale con chiunque avesse il desiderio e il tempo di entrare in dialogo con noi ma senza inserire lunghi articoli o lunghe sintesi all’interno di questo Progetto per non appesantirne la lettura. Sarà pertanto nostra cura trovare una formula alternativa per condividere questi interven- ti. Lo scopo del Progetto infatti è un altro, cioè quello di fissare dei chiari indirizzi di lavoro che costituiscano le fondamenta per il confronto tra tutti i componenti della Coca di adesso e del futuro. Vogliamo inoltre chiaramente sottolineare che mettiamo al centro della nostra azione educativa i punti fermi del nostro Patto Associativo e dell’appartenenza alla fede cristiana. ANALISI D’AMBIENTE L’Analisi d’ambiente su cui si basa la stesura di questo progetto è stata condotta dalla Comu- nità Capi in oltre un anno di approfondimenti, letture, partecipazioni dei capi a conferenze, eventi di formazione, confronti con altre realtà educative, incontri a livello zonale e regionale dell’AGESCI. Ne è scaturita una mole di sollecitazioni e contributi molto ampia che prende in considerazione non solo la realtà giovanile concordiese ma anche in generale la società italiana ampliando ulteriormente il punto di vista che ci eravamo dati nello scorso progetto, vale a dire l’osservazione di un territorio che di fatto coincideva con quello comunale. L’immagine della realtà articolata e complessa che abbiamo scoperto ci ha poi imposto lo sforzo di rifocalizzare l’attenzione sulla dimensione del gruppo e sul raggio d’azione che potevamo influenzare con la nostra azione educativa. Abbiamo quindi cercato di evidenziare delle priorità su cui ci giocheremo nei prossimi anni. Di seguito cercheremo di riassumere solo alcuni elementi dell’Analisi d’ambiente: si tratta degli aspetti problematici relativi agli ambiti di priorità e di intervento che abbiamo scelto come obiettivi del nostro Progetto. IL PROGETTO La Comunità Capi ha scelto di lavorare su tre obiettivi (sapersi arrangiare, educare all’ascolto ed educare alla fede) che guideranno l’azione del gruppo nei prossimi anni. Allo scopo di raggiungere tali ampi obiettivi comuni, ogni anno le singole branche procederanno ad una verifica e aggiornamento dell’analisi d’ambiente e quindi alla stesura dei progetti e programmi di branca. In fase di programmazione annuale saranno individuati gli indicatori per la verifica. Poiché gli obiettivi sono rivolti ad aspetti diversi della personalità di ciascun ragazzo, essi saranno perseguiti in maniera trasversale (tutti e tre gli obiettivi ogni anno). Il nostro desiderio è che, traducendo gli obiettivi in attività, le branche cerchino di seguire l’indicazione di Baden Powell che chiedeva ai capi di lavorare su quattro punti: formazione del carattere, salute e forza fisica, servizio al prossimo, abilità manuale. Un altro aspetto che cercheremo di curare è l’equilibrio numerico tra associati maschi e femmine. Il gruppo soffre della scarsità di bambine e ragazze in tutte le branche, in questa situazione le attività risultano sbilanciate e risulta meno incisiva la coeducazione. Saremo attenti a non proporre attività troppo vicine alla sensi- bilità maschile (dato il maggior numero di maschi nel gruppo) e a curare anche sensibilità e carismi declinati al femminile. Cercheremo di garantire la diarchia nelle unità. Desideriamo mantenere il presente progetto uno strumento vivo ed elastico procedendo a verifiche periodi- che ed eventuali variazioni in itinere.

Upload: others

Post on 06-May-2020

2 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Gruppo Concordia 1 PROGETTO EDUCATIVO DI GRUPPO · 2014-02-17 · sotto il titolo Scouts in attivit ... loro è difficile descrivere, più facile raccontare la cronologia degli eventi

SAPERSI ARRANGIARE

Il pensiero di “Baden Powell” “Il nostro scopo è di rendere i ragazzi disciplinati facendo sì che si servano del proprio cervello.” (da Headquarters Gazette, giugno 1910; in Taccuino sotto il titolo Scouts in attività) “L’istinto naturale del bambino è di sviluppare la propria personalità tramite un esercizio che chiamiamo “gioco”. Egli ha un desiderio innato di realiz-zarsi: vuole fare cose e superare difficoltà per esser soddisfatto … Lascia-mogli fare i suoi sbagli: è attraverso di essi che si fa un’esperienza. L’educazione dev’esser positiva, non negativa: attiva,non passiva.” (Da Headquarters Gazette, gennaio 1916; in Taccuino sotto il titolo Autoeduca-zione)

Dal Vangelo “Date voi stessi da mangiare” Lc 9, 10-17 “Chi di voi infatti, volendo costruire una torre prima non si siede e calcola attentamene la spesa, per vedere se può condurla a termine?” Lc 14, 28

Le realtà I ragazzi sono sempre meno autonomi. Questa situazione in parte è dovu-ta alla maggiore sedentarietà delle loro giornate e alla minore possibilità che hanno, da piccoli, di “uscire a giocare” senza la presenza di adulti. Il minore confronto con coetanei nel gioco, la minore propensione a costruire e a realizzare qualcosa di fisico e reale, la ormai scarsa possibilità di “fare” qualcosa di avventuroso, anche se fosse solo cadere in un fosso e spor-carsi, si consolidano in un atteggiamento poco coraggioso e poco concre-to. Spesso gli adulti assistono i bambini e i ragazzi prima che questi chie-dano aiuto: gli adulti sono contagiati dall’ansia di efficienza che caratterizza la loro giornata e la loro vita lavorativa. I ragazzi hanno una infarinatura tecnica, ma poca pratica. È bello che vengano spronati ed incoraggiati, ma spesso vengono lodati anche lavori fatti senza sforzo ed impegno o senza la necessaria preparazione. I ragazzi e i bambini sono sempre più protetti. Non hanno la possibilità di sbagliare ed imparare a gestire l’autonomia. Questo li porta a ritenersi sempre “bravi”. Di fronte all’errore c’è però l’incapacità di gestire il fallimento. A volte i genitori sono troppo sensibili o hanno poco tempo per gestire i conflitti: visti i ritmi stressanti della vita quotidiana, la gestione del conflitto viene negata.

Cosa intendiamo per “sapersi arrangiare” Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno trovare soluzioni anche a problemi scontati . Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che trovano da soli risposte senza aspettare le nostre. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno tenere conto del fattore tempo e sanno progettare. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che hanno manualità e competenza pratica. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che vedono i lavori da fare e sanno imparare facendo. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che non sono pigri e non si tirano indietro. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che ammettono di aver bisogno di imparare. Si sanno arrangiare bambini e ragazzi che sanno valutare le conseguenze delle loro azioni.

OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi:

•Educare alla competenza vera e alla manualità.

•Educare ad affrontare anche dinamiche di “fallimento”.

•Educare alla progettazione e realizzazione di attività e imprese senza il preponderante intervento dei capi.

•Educare ad affrontare le situazioni con intraprendenza, fantasia e grinta.

•Educare al coraggio.

•Educare alla valutazione e prevenzione dei rischi.

EDUCARE ALL’ASCOLTO Il pensiero di “Baden Powell” “Questi dibattiti possono essere condotti secondo la normale procedura di una riunione formale … così da educarli a una rigorosa giustizia ed all’ascolto delle due tesi contrapposte.” (Da Chiacchierata sul civismo al primo corso di Formazione Cap, luglio 1914; in Taccuino sotto il titolo Il nostro civismo). “Ebbene, se abbandoniamo questo atteggiamento e assumiamo quello più umile di mettere in luce solo le qualità positive dei nostri vicini, e se porgiamo loro una mano benevola pronta ad aiutarli, non ce ne deriverà che una felicità ancor mag-giore.” (Da The Scouter, gennaio 1926; in Taccuino sotto il titolo Una totale conver-sione interiore).

Dal Vangelo “Colui che ascolta le mie parole e le mette in pratica rimane saldo come una casa costruita nella roccia.” Lc 6, 47-48. “Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c’è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta»”. Lc 11,38-42.

La realtà I ragazzi non sono più abituati ad ascoltare e ad ascoltarsi. Sono molto stimolati sin da piccoli da tv, strumenti informatici, cellulare, videogiochi ma sono poco educati a interiorizzare le esperienze e a condividerle attraverso il racconto. Per loro è difficile descrivere, più facile raccontare la cronologia degli eventi. Non si soffermano sui sentimenti. Hanno paura di essere giudicati o di essere presi in giro, sono poco disposti ad accettare le critiche dei coetanei. Spesso sono suscet-tibili e sono poco aperti alle idee di chi è meno esperto. Altre volte hanno pregiudizi che affrontano con difficoltà. Se il raccontarsi risulta difficile, ancora di più lo è ascoltare, per la scarsa capacità di mantenere a lungo l’attenzione, la concentra-zione, il silenzio e per la poca propensione a cercare davvero di comprendere le opinioni altrui. Gli adolescenti e i giovani vivono in un clima di forte relativismo: quello che gli altri dicono lo ascoltano ma non si mettono in discussione. In gruppo, questo impedisce che le persone si affiatino e arrivino ad una comunione di intenti. Spesso le idee non vengono abbracciate con convinzione. I bambini e i giovani, però, cercano adulti disposti ad ascoltare, hanno bisogno che gli adulti dedichino a loro del tempo e che gli adulti li sappiano ascoltare con intelli-genza. Le altre realtà educative, per la natura delle attività svolte o per la necessità di perseguire programmi meno flessibili dei nostri, non sempre hanno il tempo di ascoltare e gestire i bisogni del singolo. La sfida per noi è tentare di colmare que-sto vuoto dedicando del tempo all’ascolto.

Cosa intendiamo per “saper ascoltare” Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno rispettare il silenzio . Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno accogliere gli altri e sanno confron-tarsi apertamente. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno accettare gli altri. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno raccontarsi. Sanno ascoltare bambini e ragazzi che sanno interessarsi ai racconti e alle opinio-ni degli altri. Sanno ascoltare i capi che attendono pazientemente i tempi dei ragazzi e non giudicano. Sanno ascoltare i capi che non pretendono di dare ricette, ma aiutano a rileggere la realtà e ad individuare soluzioni.

OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi:

•Educare alla capacità di fare silenzio.

•Educare alla capacità di ascoltare gli altri.

•Educare alla capacità di accettare gli altri.

•Educare alla capacità di raccontare la propria storia, le proprie emozioni.

•Educare al confronto aperto e all’accoglienza.

•Educare alla capacità di fare e accettare critiche costruttive.

•Educare all’uso equilibrato e corretto del cellulare e dei social networks.

•Far scoprire i propri bisogni, desideri, sogni.

•Fare in modo che i ragazzi percepiscano la presenza di Dio nella propria storia.

•Educare all’ascolto della Parola.

•Fare in modo che i ragazzi si esprimano attraverso la preghiera.

EDUCARE ALLA FEDE

Il pensiero di “Baden Powell” “Eppure la forma naturale della religione è così semplice che un bambino può capirla; un ragazzo può capirla; uno scout può capirla. Viene dall’interno, dalla coscienza, dall’osservazione, dall’amore, e pervade tutte le azioni del ragazzo. Non è una formalità o un abito dogmatico indossato all’esterno e portato la domenica … Non voglio dire con questo che dob-biamo distogliere un ragazzo dalla fede dei suoi padri: lungi da ciò. Lo scopo è dargli un fondamento migliore per quella fede (…).” (Da Hea-dquarters Gazette, aprile 1918; in Taccuino sotto il titolo La religione dei boschi). “Attraverso l’osservazione delle meraviglie, dei miracoli giornalie-ri,dell’ordine e delle bellezze della natura che li circonda i ragazzi si fanno più prontamente un’idea di Dio come provvido creatore (…) Con Cristo come eroe, il ragazzo può essere incoraggiato, nel suo atteggiamento verso le cose ed in quello che dice o che fa specialmente quando si trova in una difficoltà, a chiedersi: «Cosa avrebbe fatto Cristo?» e ad agire di conseguenza per quanto possibile.” (Da jamboree, luglio 1928; in Taccui-no sotto il titolo L’amore cristiano nello scoutismo).

Dalla Bibbia “In conclusione, fratelli, tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, ama-bile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Ciò che avete imparato, ricevuto, veduto e ascoltato in me, è quello che dovete fare.” Fil 4,8 “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” 1Gv 3,18

La realtà I ragazzi ricevono un’educazione alla fede sempre meno legata alla tradi-zione. Le famiglie avvertono la fatica o l’incapacità di educare alla fede in una società sempre più spinta verso valori di efficienza, competizione, modernismo. Uno dei maggiori ostacoli è quello della fedeltà alla frequen-za dei sacramenti domenicali e alla preghiera quotidiana. I motivi general-mente non sono ideologici; sono la fretta, la noia, la pigrizia e la fatica a sopportare il silenzio necessario ad una profonda vita di preghiera. Spes-so, come adulti, si pretende dai ragazzi la frequentazione della messa domenicale senza magari partecipare e condividere con loro il vissuto e senza essere testimoni di fede. Anche in gruppo spesso si fa fatica a dedicare la necessaria attenzione all’educazione alla fede. Come capi dobbiamo riscoprire gli originali strumenti che abbiamo a disposizione per educare alla fede col metodo scout. Dobbiamo, inoltre, vivere con consa-pevolezza la nostra chiamata ad essere testimoni di Cristo ognuno secon-do le proprie possibilità.

Cosa intendiamo per “ragazzi educati alla fede” Sono educati alla fede bambini e ragazzi che sanno ascoltare il messag-gio del Vangelo e sanno farlo proprio. Sono educati alla fede bambini e ragazzi che la sanno vivere attivamente e non come imposizione della famiglia. Sono educati alla fede bambini e ragazzi che partecipano alla celebrazio-ne domenicale in modo sveglio e attivo. Sono educati alla fede giovani che cercano persone, ambienti e occasioni di approfondimento e crescita. Sono educati alla fede giovani che, nella loro ricerca del senso delle cose, si impegnano per superare la pigrizia. Sono educati alla fede giovani che comprendono il valore della testimo-nianza cristiana anche nel servizio.

OBIETTIVI DEL GRUPPO Nei prossimi tre anni vorremmo raggiungere questi obiettivi:

•Educare alla fede tramite il contatto e la cura del creato.

•Educare alle virtù cristiane.

•Educare all’appartenenza cristiana.

•Essere testimoni di Cristo con le opere.

AGESCI Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani

Gruppo Concordia 1

PROGETTO EDUCATIVO DI GRUPPO

ASCOLTARE PER CRESCERE 2013.2016

PREMESSA

Il Progetto Educativo che state per leggere è il terzo nella storia del nostro gruppo. Il primo, che aveva per titolo “Educare all’appartenenza” (2003-2007), ha accompagnato e guidato il gruppo verso il riconoscimento ufficiale da parte dell’Agesci, cioè verso l’apertura ufficiale del 30 ottobre 2005. Il secondo progetto “Condividere e costruire” (2008-2010) ha consentito il consolidamento della realtà scout a Concordia e ha portato anche frutti non pianificati primo fra tutti l’apertura della branca LC. Come si può facilmente notare, il progetto precedente si sarebbe dovuto verifi-care e rinnovare nel 2010 ma la fluidità dei tempi che viviamo, accompagnata da un parziale ricambio all’interno della Comunità Capi, ha allungato i tempi di verifica, analisi e confronto, cosicché solo oggi possiamo proporre la sintesi del nostro percorso. Dobbiamo ammettere che l’Analisi d’ambiente è stata per noi capi un succedersi di occasioni formative e di stimoli. In effetti negli ultimi anni sono molte le voci che sottolineano l’urgenza di azioni educative mirate e forti in un panorama sociale sempre più fluido e disgregato. Tutti questi contributi hanno rafforzato le nostri opinioni e arricchito il nostro punto di vista. Riteniamo indispensabile condividere questo materiale con chiunque avesse il desiderio e il tempo di entrare in dialogo con noi ma senza inserire lunghi articoli o lunghe sintesi all’interno di questo Progetto per non appesantirne la lettura. Sarà pertanto nostra cura trovare una formula alternativa per condividere questi interven-ti. Lo scopo del Progetto infatti è un altro, cioè quello di fissare dei chiari indirizzi di lavoro che costituiscano le fondamenta per il confronto tra tutti i componenti della Coca di adesso e del futuro. Vogliamo inoltre chiaramente sottolineare che mettiamo al centro della nostra azione educativa i punti fermi del nostro Patto Associativo e dell’appartenenza alla fede cristiana.

ANALISI D’AMBIENTE

L’Analisi d’ambiente su cui si basa la stesura di questo progetto è stata condotta dalla Comu-nità Capi in oltre un anno di approfondimenti, letture, partecipazioni dei capi a conferenze, eventi di formazione, confronti con altre realtà educative, incontri a livello zonale e regionale dell’AGESCI. Ne è scaturita una mole di sollecitazioni e contributi molto ampia che prende in considerazione non solo la realtà giovanile concordiese ma anche in generale la società italiana ampliando ulteriormente il punto di vista che ci eravamo dati nello scorso progetto, vale a dire l’osservazione di un territorio che di fatto coincideva con quello comunale. L’immagine della realtà articolata e complessa che abbiamo scoperto ci ha poi imposto lo sforzo di rifocalizzare l’attenzione sulla dimensione del gruppo e sul raggio d’azione che potevamo influenzare con la nostra azione educativa. Abbiamo quindi cercato di evidenziare delle priorità su cui ci giocheremo nei prossimi anni. Di seguito cercheremo di riassumere solo alcuni elementi dell’Analisi d’ambiente: si tratta degli aspetti problematici relativi agli ambiti di priorità e di intervento che abbiamo scelto come obiettivi del nostro Progetto.

IL PROGETTO

La Comunità Capi ha scelto di lavorare su tre obiettivi (sapersi arrangiare, educare all’ascolto ed educare alla fede) che guideranno l’azione del gruppo nei prossimi anni. Allo scopo di raggiungere tali ampi obiettivi comuni, ogni anno le singole branche procederanno ad una verifica e aggiornamento dell’analisi d’ambiente e quindi alla stesura dei progetti e programmi di branca. In fase di programmazione annuale saranno individuati gli indicatori per la verifica. Poiché gli obiettivi sono rivolti ad aspetti diversi della personalità di ciascun ragazzo, essi saranno perseguiti in maniera trasversale (tutti e tre gli obiettivi ogni anno). Il nostro desiderio è che, traducendo gli obiettivi in attività, le branche cerchino di seguire l’indicazione di Baden Powell che chiedeva ai capi di lavorare su quattro punti: formazione del carattere, salute e forza fisica, servizio al prossimo, abilità manuale. Un altro aspetto che cercheremo di curare è l’equilibrio numerico tra associati maschi e femmine. Il gruppo soffre della scarsità di bambine e ragazze in tutte le branche, in questa situazione le attività risultano sbilanciate e risulta meno incisiva la coeducazione. Saremo attenti a non proporre attività troppo vicine alla sensi-bilità maschile (dato il maggior numero di maschi nel gruppo) e a curare anche sensibilità e carismi declinati al femminile. Cercheremo di garantire la diarchia nelle unità. Desideriamo mantenere il presente progetto uno strumento vivo ed elastico procedendo a verifiche periodi-che ed eventuali variazioni in itinere.

Page 2: Gruppo Concordia 1 PROGETTO EDUCATIVO DI GRUPPO · 2014-02-17 · sotto il titolo Scouts in attivit ... loro è difficile descrivere, più facile raccontare la cronologia degli eventi

INDIRIZZARIO CAPI

Il Patto associativo è la sintesi delle idee e delle esperienze maturate nell'ASCI e nell'A-GI, accolte e sviluppate nell'AGESCI.E' il legame che esprime le scelte fatte dai Capi e dagli Assistenti ecclesiastici dell'Associazione, l'identità, l'impegno e le speranze che tutti condividono. E' il punto di riferimento per ogni successivo arricchimento. Ci impe-gniamo a rispettarlo perché riconosciamo nei suoi contenuti il fondamento del nostro servizio educativo e uno stimolo per il cammino di formazione personale. Il Patto asso-ciativo è rivolto anche alle famiglie dei ragazzi e a tutti coloro che sono interessati ai problemi dell'educazione, perché possano comprendere quali siano le caratteristiche dell'Associazione. L'ASSOCIAZIONE L'Associazione accoglie e riunisce Capi e ragazzi. I Capi, donne e uomini impegnati volontariamente e gratuitamente nel servizio educativo, offrono alle ragazze e ai ragazzi i mezzi e le occasioni per una maturazione personale e testimoniano le scelte fatte liberamente e vissute con coerenza. L'Associazione adotta i principi e il metodo della democrazia. Affida gli incarichi educativi e di governo, a una donna e a un uomo con-giuntamente, con pari dignità e responsabilità. Lo scopo dell'Associazione è contribuire, secondo il principio dell'autoeducazione, alla crescita dei ragazzi come persone signifi-cative e felici. Ci rivolgiamo ai giovani come a persone capaci di rispondere liberamente alla chiamata di Dio e di percorrere la strada che porta all'incontro ed alla comunione con Cristo. Offriamo loro la possibilità di esprimere le proprie intuizioni originali e di crescere così nella libertà inventando nuove risposte alla vita con l'inesauribile fantasia dell'amore. La nostra azione educativa si realizza attraverso esperienze di vita comuni-taria, nell'impegno e nella partecipazione alla vita sociale ed ecclesiale. Operiamo per la pace, che è rispetto della vita e della dignità di ogni persona; fiducia nel bene che abita in ciascuno; volontà di vedere l'altro come fratello; impegno per la giustizia. La nostra azione educativa cerca di rendere liberi, nel pensare e nell'agire, da quei modelli cultu-rali, economici e politici che condizionano ed opprimono, da ogni accettazione passiva di proposte e di ideologie e da ogni ostacolo che all'interno della persona ne impedisca la crescita. La proposta educativa è vissuta localmente dal Gruppo scout, momento principale della dimensione associativa, di radicamento nel territorio e di appartenenza alla chiesa locale. La Comunità Capi, custode dell'appartenenza associativa, è luogo di formazione permanente per i Capi e di sintesi della proposta educativa. Cura l'attuazio-ne del Progetto educativo, l'unitarietà della proposta scout e il dialogo con le famiglie, principali responsabili dell'educazione dei ragazzi. Si pone anche come osservatorio dei bisogni educativi del territorio, in collaborazione critica e positiva con tutti coloro che operano nel mondo dell'educazione. Per attuare questo programma profondamente umano, pensiamo che solo Cristo è la verità che ci fa pienamente liberi; questa fede è lo spirito che dà vita alle cose che facciamo. LA SCELTA SCOUT I Capi testimoniano l'adesione personale alla Legge e alla Promessa scout. Svolgono il loro servizio secondo il metodo e i valori educativi dell'Associazione, che si desumono dagli scritti e dalle realizzazioni pedagogiche di Baden-Powell, dalla Legge e dalla Promessa. Il metodo scout attribuisce importanza a tutte le componenti essenziali della persona, sforzandosi di aiutarla a svilupparle e a crescere in armonia, secondo un cammino attento alla progressione personale di ciascuno. Il metodo è fondato sui quat-tro punti di B.-P.: formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo. Intendiamo valorizzare e far crescere i doni di ciascuno, al di là delle differenze e a partire dalla ricchezza che la persona è ed ha. Il metodo si evolve ed arricchisce nel corso della storia associativa e si caratterizza per: L'autoeducazione Il ragazzo è protagonista, anche se non l'unico responsabile, della propria crescita, secondo la sua maturazione psicologica e la sua età. Il Capo, con intenzionalità educati-va, fornisce mezzi e occasioni di scelta in un clima di reciproca fiducia e di serena testimonianza che evita ogni imposizione. L'esperienza e l'interdipendenza tra pensiero e azione Lo scautismo è un metodo attivo: si realizza attraverso attività concrete. Il ragazzo è aiutato dal Capo a riflettere su tali esperienze per conoscere se stesso e la realtà, così da poter giungere gradualmente a libere valutazioni critiche e a conseguenti scelte autonome.

La vita di gruppo e la dimensione comunitaria La persona sviluppa le proprie potenzialità vivendo con gli altri in un indispensabile rapporto di età e di generazione, che fa crescere Capi e ragazzi. In questo modo è possibile sperimentare una forma di vita fondata sull'accoglienza delle reciproche diver-sità e sulla fraternità, dove ciascuno è impegnato a mettersi a servizio degli altri. Nella comunità si vivono le possibili dinamiche politiche che si incontrano nel quotidiano. Il piccolo gruppo è laboratorio e palestra che, aiutando a costruire strumenti interpretativi della realtà e a sperimentare modalità di partecipazione, educa a una cittadinanza responsabile. La coeducazione Le Capo e i Capi dell'AGESCI condividono la responsabilità educativa e testimoniano l'arricchimento che viene dalle reciproche diversità. Nel rispetto delle situazioni concrete delle realtà locali e personali e dei diversi ritmi di crescita e di maturazione, offrono alle ragazze e ai ragazzi di vivere esperienze educative comuni, al di là di ogni ruolo imposto o artificiosamente costituito. Crescere insieme aiuta a scoprire ed acco-gliere la propria identità di donne e uomini e a riconoscere in essa una chiamata alla piena realizzazione di sé nell'amore. La coeducazione apre e fonda l'educazione all'ac-coglienza dell'altro. La vita all'aperto Giocare, vivere l'avventura e camminare nella natura insegna il senso dell'essenziale e della semplicità, permette di essere persone autentiche che colgono i propri limiti e la necessità di aiuto e rispetto reciproco tra noi e con tutto il creato. Capi e ragazzi speri-mentano il legame tra l'uomo e la natura come espressione di un unico disegno di Dio Creatore, che ci ha posti come custodi attivi e responsabili del suo giardino. Il gioco Il gioco è un momento educativo in cui, attraverso l'avventura, l'impegno e la scoperta, il ragazzo sviluppa creativamente tutte le proprie doti, cogliendo meglio limiti e capacità personali, impara a riconoscere le regole e a rispettarle con lealtà. E' una costante e progressiva esperienza della comune aspirazione alla gioia, dispone all'entusiasmo, al senso del gratuito, all'apertura al nuovo, alla ripresa fiduciosa dopo ogni insuccesso, all'accettazione e al completamento reciproco. Il servizio Il valore educativo del servizio tende a portare l'uomo a realizzarsi nel "fare la felicità degli altri". E' impegno graduale, concreto, disinteressato e costante ad accorgersi degli altri, a mettersi al passo di chi fa più fatica ed a condividere i doni che ciascuno porta. La conoscenza della realtà e delle sue contraddizioni mostra come e dove operare, nello spirito di Cristo, per il bene comune dei fratelli e per il cam-biamento di tutto ciò che lo ostacola. La fraternità internazionale Lo scautismo si incarna in modi diversi nei vari Paesi, vivendo i propri valori nella speci-ficità delle differenti culture. Capi e ragazzi dell'AGESCI, nel legame coi loro fratelli nel mondo, vivono la dimensione della fraternità internazionale, che supera le differenze di razza, nazionalità e religione, imparando ad essere cittadini del mondo e operatori di pace. LA SCELTA CRISTIANA I Capi accolgono il messaggio di salvezza di Cristo e, in forza della loro vocazione battesimale, scelgono di farlo proprio nell'annuncio e nella testimonianza, secondo la fede che è loro donata da Dio. Gesù Cristo è, infatti, la parola incarnata di Dio e perciò stesso l'unica verità capace di salvare l'uomo. Questa salvezza, che si manifesta nella resurrezione di Cristo, ci dà la speranza certezza che ogni partecipazione alla sofferenza e alla morte di Gesù, nei suoi e nostri fratelli, è garanzia di quella vita che Egli ci è venuto a portare con pienezza. Siamo così uniti dall'amore di Dio con tutti coloro che hanno questa stessa speranza e ci sentiamo responsabili, da laici e con il nostro carisma e mandato di educatori, di partecipare alla crescita di questo corpo che è la Chiesa, popolo di Dio che cammina nella storia. Operiamo in comunione con coloro che Dio ha posto come pastori e in spirito di collaborazione con chi si impegna nell'e-vangelizzazione e nella formazione cristiana delle giovani generazioni, anche parteci-pando alla programmazione pastorale.

Per vivere questa esperienza di fede, che deve sempre crescere e rinnovarsi nell'ascol-to della Parola di Dio, nella preghiera e nella vita sacramentale, apparteniamo a comuni-tà che trovano il loro momento privilegiato nella celebrazione dell'Eucaristia e che si sforzano di informare la loro vita a uno spirito di servizio, come espressione concreta della carità. La Comunità Capi propone in modo esplicito ai ragazzi, con il metodo e la spiritualità che caratterizzano lo scautismo, l'annuncio di Cristo, perché anch'essi si sentano personalmente interpellati da Dio e gli rispondano secondo coscienza. Per questo impegno la Comunità Capi sostiene la crescita spirituale dei suoi Capi. L'AGE-SCI si propone come associazione di frontiera, che spesso rappresenta per molti ragaz-zi l'unica occasione di ricevere un annuncio di fede. In una realtà sempre più multicultu-rale cogliamo come occasione di crescita reciproca l'accoglienza nelle Unità di ragazze e ragazzi di altre confessioni cristiane, nello spirito del dialogo ecumenico, e di altre religioni, nell'arricchimento del confronto interreligioso. E' un dono che interroga l'Asso-ciazione su come coniugare accoglienza e fedeltà all'annuncio del messaggio evangeli-co, consapevoli che in Cristo tutta la realtà umana ed ogni esperienza religiosa trovano il loro pieno significato. LA SCELTA POLITICA La scelta di azione politica è impegno irrinunciabile che ci qualifica in quanto cittadini, inseriti in un contesto sociale che richiede una partecipazione attiva e responsabile alla gestione del bene comune. Il Progetto educativo, elaborato dalla Comunità Capi sulla base del confronto con la realtà e vissuto nelle Unità, è strumento per un'azione educa-tiva che abbia valenza politica. La proposta scout educa i ragazzi e le ragazze ad esse-re cittadini attivi attraverso l'assunzione personale e comunitaria delle responsabilità che la realtà ci presenta. L'educazione politica si realizza non solo attraverso la presa di coscienza, ma richiede, nel rispetto delle età dei ragazzi e del livello di maturazione del gruppo, un impegno concreto della comunità, svolto con spirito critico ed attento a formulare proposte per la prevenzione e la soluzione dei problemi. La diversità di opinio-ni presenti nell'Associazione è ricchezza e stimolo all'approfondimento delle nostre analisi; tuttavia non deve impedirci di prendere posizione in quelle scelte politiche che riteniamo irrinunciabili per la promozione umana. Ci impegniamo pertanto a qualificare la nostra scelta educativa in senso alternativo a quei modelli di comportamento della società attuale che avviliscono e strumentalizzano la persona, come il prevalere dell'im-magine sulla sostanza, le spinte al consumismo, il mito del successo ad ogni costo, che si traduce spesso in competitività esasperata. Ci impegniamo ad educare al discerni-mento e alla scelta, perché una coscienza formata è capace di autentica libertà. Ci impegniamo a rifiutare decisamente, nel rispetto delle radici storiche e delle scelte democratiche e antifasciste espresse nella Costituzione del nostro Paese, tutte le forme di violenza, palesi ed occulte, che hanno lo scopo di uccidere la libertà e di instaurare l'autoritarismo e il totalitarismo a tutti i livelli, di imporre il diritto del forte sul debole, di dare spazio alle discriminazioni razziali. Ci impegniamo a spenderci particolarmente là dove esistono situazioni di marginalità e sfruttamento, che non rispettano la dignità della persona, e a promuovere una cultura della legalità e del rispetto delle regole della democrazia. Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace, in spirito di evangelica nonviolenza, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Ci impegniamo a promuovere la cultu-ra, le politiche ed i comportamenti volti a tutelare i diritti dell'infanzia. Ci impegniamo a vivere e promuovere una cultura di responsabilità verso la natura e l'ambiente, coscienti che i beni e le risorse sono di tutti, non sono illimitati ed appartengono anche alle gene-razioni future. Ci impegniamo a sostenere nella quotidianità e a promuovere nell'azione educativa iniziative di equa ridistribuzione delle risorse e scelte di economia etica. A livello individuale il Capo vive la realtà concreta del suo oggi ed esercita la propria cittadinanza attiva in coerenza con i valori dell'Associazione. L'AGESCI, consapevole di essere una realtà nel mondo giovanile, sente la responsabilità di dare voce a chi non ha voce e di intervenire su tematiche educative e politiche giovanili sia con giudizi pubblici che con azioni concrete. Collabora con tutti coloro che mostrano di concordare sugli scopi da perseguire e sui mezzi da usare relativamente alla situazione in esame, in vista della possibilità di produrre cambiamento culturale nella società e per "lasciare il mondo un po' migliore di come l'abbiamo trovato".

DOCUMENTI UFFICIALI AGESCI — IL PATTO ASSOCIATIVO