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Gli psicologi in Italia: chi sono, che cosa fanno - Comunicato Stampa

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Page 1: Gli psicologi in Italia: chi sono, che cosa fanno - Comunicato Stampa

COMUNICATO STAMPA

Gli psicologi in Italia. Chi sono, che cosa fanno

MILANO 9/4/2014 – La stragrande maggioranza lavora come libero professionista (76% degli intervistati), ha svolto o svolge lavori da “non psicologo” (60%), in buona parte con contratti a tempo determinato (69%)e non ha mai svolto attività di ricerca all'estero (96%).

E' la fotografia degli psicologi italiani che emerge dall'indagine pilota realizzata da Marco Mozzoni del Gruppo Psicologi Indipendenti per la Lombardia, aggregazione informale via web da cui è scaturita l’idea di raccogliere dati per dare contezza della realtà quotidiana dello psicologo a chi si è candidato alle elezioni per il rinnovo del Consiglio dell'Ordine degli Psicologi della Lombardia (Opl), che si svolgeranno questo fine settimana a Milano.

Sono in tanti a non ritenersi soddisfatti della formazione ricevuta (31%), pur avendo conseguito anche corsi di specializzazione post-laurea (71%) e master (49%), perché i master non sembrano “portare lavoro”, comeammette la maggioranza di chi li ha frequentati (59%). Però è anche vero che gran parte di loro non ha l'abitudine di leggere gli studi pubblicati sulle riviste scientifiche internazionali (50%) e non si ritiene in grado di scrivere un “paper” in lingua inglese (76%) né tenere relazioni nell'“Esperanto della scienza” che è appunto l'inglese (70%). In pochissimi hanno un dottorato di ricerca (6%) e molti non saprebbero nemmeno come individuare i contributi per la ricerca di matrice comunitaria (62%).

E il curriculum? Ok per il formato europeo: il 78% ce l'ha pronto in questo formato, ma non in lingua inglese (il 72% l'ha pronto infatti solo in italiano). Per quanto riguarda le esperienze lavorative ritenute più significative, prevalgono quelle nell'ambito della formazione (37%), della psicologia scolastica (37%), dellaselezione del personale (20%), della neuropsicologia (20%), mentre pochi le indicano nei settori in cui associazioni e ordini sembrano avere puntato negli ultimi anni, come ad esempio la cosiddetta “psicologia sostenibile” (8%) e le farmacie, dove avrebbe avuto modo di fare esperienza solo il 7% degli intervistati.

“Già da questa indagine pilota è possibile scorgere per la prima volta indicatori importanti, che esprimono ilbisogno sentito della psicologia italiana di fare un salto di qualità, di sprovincializzarsi, di allinearsi alla comunità scientifica internazionale e ai colleghi dei paesi più avanzati, per poter finalmente ambire a quella autorevolezza e rispettabilità che si merita. Serve dunque una riforma profonda della professione, che vada a rivedere sostanzialmente la formazione universitaria, le metodologie della ricerca, le modalità di svolgimento dei tirocini, gli standard minimi di qualità delle pratiche, la deontologia professionale”, ha commentato Marco Mozzoni, candidato indipendente a Opl.

“Gli enti deputati, gli Ordini ma non solo – ha proseguito Mozzoni – sembrano essere rimasti indietro di anni, in certo modo scollati dalla realtà viva del mondo attuale, che si muove a svelto passo e non ammette fermate in disquisizioni sterili, ma esige fatti concreti e una visione lungimirante del futuro. Di certo non servono barriere all'ingresso dei giovani, che dobbiamo al contrario motivare agli studi scientifici, né guerredi posizione contro l’altro professionista di turno, ma una collaborazione proficua fra professionisti seri e competenti, per strutturare finalmente un sistema che possa far bene all'intero Paese, considerata inoltre l'imperdibile opportunità che abbiamo di presentarci al mondo intero a Expo 2015. Meglio, se a testa alta.”

Composizione del campione, metodo di indagine, sintesi generale dei risultati nel documento allegato.

Contatto per la stampa:Marco Mozzoni – telefono di servizio 3491499620