gli odierni commentatori di kant alla prova di leibniz

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Annali del Dipartimento di Filosofia (Nuova Serie), XVI (2010), pp. 39-54 Gli odierni commentatori di Kant alla prova di Leibniz FRANCESCO VENTURI During the Eighteenth century, in the way to consider time, mainly talking about external objects, there were two conflicting tradition inspired by Newton and Leibniz. To choose one of them meant too to choose a certain kind of relationship with cause and with succession. Kant made a choice. We will consider how the modern authors that examine the Kant texts or try to defend his point of view cotild answer if he made a wrong choice. Keywords: Kant, time, causality, succession. L Le decisioni di Kant su successione, tempo e causa tra Newton e Leibniz Basta solo la defínizione della seconda analogia, termine con cui Kant indica il principio di causalità, a far capire quanto essa sia legata al tempo, o meglio, alla successione temporale: «Principio della successione tem- porale secondo la legge di causalità. Tutti i mutamenti accadono secondo la legge della connessione di causa ed effetto»^ Ma proprio il rapporto tra tempo e causa non sembra essere stato al centro dell'attenzione della letteratura secondaria kantiana, nonostante i motivi storici e gli spunti di confronto che poteva offrire. Durante l'articolo tenteremo di introdurre degli argomenti di discussione suUa maniera di intendere il rapporto tra causa e tempo da parte di Kant "di stampo anglosassone", alla luce di un modo completamente opposto di considerare la successione, tratto da alcuni spunti di Leibniz. Perché il rapporto tempo-causa è stata, relativamente, poco appro- fondito e ritenuto poco problemático da autori di tradizione analitica o di fílosofía della scienza? Credo che la colpa sia da imputare principalmente ' I. Kant, Critica della ragion pura, trad. it. di P. Chiodi, Utet, Torino 2005, p. 225 (B 232). Quest'ultimo riferimento è la numerazione canónica e spesso usata delle pagine della prima e della seconda edizione della Critica, riferimento che sarà presente anche nelle note successive al fine di una maggiore facilita di ricerca. http://www.fupress.com/adf ISSN 0394-5073 (print) ISSN 1824-3770 (online) © 2011 Firenze University Press

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  • Annali del Dipartimento di Filosofia (Nuova Serie), XVI (2010), pp. 39-54

    Gli odierni commentatori di Kant alla prova di Leibniz

    FRANCESCO VENTURI

    During the Eighteenth century, in the way to consider time, mainlytalking about external objects, there were two conflicting traditioninspired by Newton and Leibniz. To choose one of them meanttoo to choose a certain kind of relationship with cause and withsuccession. Kant made a choice. We will consider how the modernauthors that examine the Kant texts or try to defend his point ofview cotild answer if he made a wrong choice.Keywords: Kant, time, causality, succession.

    L Le decisioni di Kant su successione, tempo e causa tra Newton e Leibniz

    Basta solo la defnizione della seconda analogia, termine con cui Kantindica il principio di causalit, a far capire quanto essa sia legata al tempo,o meglio, alla successione temporale: Principio della successione tem-porale secondo la legge di causalit. Tutti i mutamenti accadono secondola legge della connessione di causa ed effetto^ Ma proprio il rapportotra tempo e causa non sembra essere stato al centro dell'attenzione dellaletteratura secondaria kantiana, nonostante i motivi storici e gli spunti diconfronto che poteva offrire. Durante l'articolo tenteremo di introdurredegli argomenti di discussione suUa maniera di intendere il rapporto tracausa e tempo da parte di Kant "di stampo anglosassone", alla luce diun modo completamente opposto di considerare la successione, trattoda alcuni spunti di Leibniz.

    Perch il rapporto tempo-causa stata, relativamente, poco appro-fondito e ritenuto poco problemtico da autori di tradizione analitica o diflosofa della scienza? Credo che la colpa sia da imputare principalmente

    ' I. Kant, Critica della ragion pura, trad. it. di P. Chiodi, Utet, Torino 2005, p. 225(B 232). Quest'ultimo riferimento la numerazione cannica e spesso usata delle paginedella prima e della seconda edizione della Critica, riferimento che sar presente anchenelle note successive al fine di una maggiore facilita di ricerca.

    http://www.fupress.com/adfISSN 0394-5073 (print) ISSN 1824-3770 (online)

    2011 Firenze University Press

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    al tempo e per un motivo che pu sembrare strano: le caratteristiche as-segnategli erano comunemente ritenute vaUde, sia daa scienza (almenofino alia teoria della reladvit) che neUa vita di tutti i giomi, percio pocodibattute e impHcitamente accettate. Prendiamo, ad esempio, l'elencodelle propriet, che viene dato del tempo nella prima Critica, all'internodl'Estetica trascendental, neMa parte intitolata Esposizione metafisicadel concetto di tempo^, limitandoci a riportare queUe caratteristiche chehanno un'importanza maggiore per la discussione che ci appresdamo adaffrontare': la rappresentazione del tempo a fondamento della simulta-neit quando qualcosa rappresentato nello stesso tempo, e a fondamentodella successione, quando qualcosa rappresentato in tempi diversi (ptinto1); tempo ha una sola dirnensione (punto 3); il tempo tina forma puradeU'inttiizione sensibe che serve, a sua volta, a dare forma ai fenomeni(punto 4); tempi diversi sono parti deHo stesso tempo e la successione hauna natura sinttica (punto 4); la rappresentazione di un unico oggetto sidefinisce inttiizione (punto 4); il tempo infinito (ptinto 5). Altri attributideU'inttiizione temporale si possono evincere daU'unione di queUi sud-detti: per esempio, che il tempo sia successivo e monodimensionale ci fasupporre che abbia una sola direzione. Molti degH attributi ora elencati,la monodimensionalit, l'infinit, la successione di tempi diversi comeparti di un unico tempo, sono entrati a far parte delle propriet che eranocomtinemente assegnate a tale nozione, in maniera pi o meno espHcita.

    importante, inoltre, un pargrafo aggiunto nella seconda edizione,VEsposizione trascendental del concetto di tempo, dove viene detto che ilmovimento (regolato dalle leggi del moto) e il mutamento sono possibisolo grazie alia rappresentazione del tempo e che se questo non fosseun'intuizione non potremmo, per esempio in un cambiamento di stato,mettere in relazione tra loro due predicati opposti appartenenti ad untnico oggetto. Essendo il tempo un'intuizione ed avendo le caratteristichesopra elencate, un soggetto conoscente pu riferire alio stesso oggettodue predicati contraddittori tra loro, come quando dico che la cera primaera solida e adesso liquida, magari perch si sciolta al sole: *Solo neltempo due determinazioni opposte contraddittorie possono aver luogo

    ^ Anticipando un po' il discorso, sebbene il tempo kantiano sia un'intuizione quiviene defnito concetto, perch. Bird fa notare, Per Kant ogni metafsica ha a chefare con i concetti, e abbiamo concetti di spazio e di tempo cos come abbiamo concettidi color o serie. inevtabile, e rconosciuto come nevtabile, che la discussione stiacontinuando in termini di concetti di spazio e di tempo, ma ci nteramente compatiblecon la loro classifcazone metafsica nelF'argomento trascendentale' di Kant come in-tuizion o come ntuitv, co come appartenenti ai sens (G. Bird, The RievolutionaryKant, Open Court, Chicago e La Salle 2006, p. 132).

    ' Per quanto segue: Kant; Critica della ragion pura, cit., pp. 106-10 (A 30-32/B 46-47).

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    in un medesimo oggetto, e precisamente l'una dopo l'altra. Quindi Unostro concetto del tempo rende ragione di tutte le conoscenze sintetichea priori che sono avnzate daUa teoria genrale del moto''. Tuttavia Utempo kantiano originale solo in alcune sue parti, altre sono un'ereditdei dibattiti e deUe tradizioni precedenti.

    Nel Settecento due importanti posizioni si trovarono a confrontarsiaspramente riguardo a queUa che, kantianamente, sarebbe stata la funzionedel tempo neUa sua forma mediata, in rapporto cio ai fenomeni esterni,posizioni che si rifacevano a Leibniz e Newton e che affondavano le lororadici neUa filosofia greca: gli appartenenti aUa prima corrente, tra i quaUrientra filosofo razionalista, afifermano, in sintesi, che tempo, come lospazio, solo una relazione tra g oggetti e quindi dipenderebbe da essi; isecondi invece sostengono che le due nozioni siano entit a s, che hannouna struttura con caratterische proprie indipendente daUe cose posteal loro interno, posizione vicina aUe idee di Newton. Kant, per quantoriguarda gli oggetti esterni, sembra pi vicino a quest'ultima tradizione.

    Un primo punto d'incontro tra la tradizione newtoniana, la principalefonte d'ispirazione scientifica del periodo, e la filosofia critica si ha neUasimitudine tra l'immagine del tempo vista come una linea geometrico-algebrica: Newton, studiando le flussioni, paragona l'avanzare suU'assedeUe ascisse aUo scorrere temporale; Kant, sottolineava che il tempo sidifferenzia da una linea per solo fatto che che le sue parti non sonosimultanee ma sintetiche'. U fisico inglese usava qtiindi tempo per U-lustrare meglio i suoi elementi matematici, il filosofo prussiano faceva Ucontrario. Ma tuia deUe somigUanze pi dlevanti si ha tra tempo assolutodi Newton, entro quale si muovo gli oggetti fisici, e una particolare fun-zione deU'intuizione temporale che possibUe trarre da un'affermazioneespressa n\!Analitica trascendentale. Per Newton

    possibile cbe non vi sia movimento talmente uniforme per mezzo delquale si possa misurare accuratamente il tempo. Tutti i movimenti possono essereaccelerati e ritardati, ma il Husso del tempo assoluto non pu essere mutato.Idntica la durata o la persistenza delle cose, sia cbe i moti vengano accelerati,sia cbe vengano ritardati, sia cbe vengano annuUati; per cui, e a buon diritto,questa durata viene distinta dalle sue misure sensibili^.

    " Ivi, p. 109 (B 48-49).' prop do perch questa intuizione interna non ha alcuna figura che noi cerchiamo

    di porvi rimedio con analogie, rappresentando la successione temporale con una Knea cheva all'infinito, nella quale molteplice d luogo a una serie monodimensionale; e dallecaratteristiche di questa linea inferiamo tutte le propdet del tempo, tranne una sola,giacch le parti della linea son simultanee, mentre quelle del tempo sono successive:/z^. (A33/B50).

    ' l,Nev^on,Principi matematici della Filosofia naturale,\Jtet,Tonno 1965, pp. 105-6.

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    Ci ci lascia intendere che U tempo sia un'entit indipendente daglioggetti ma che serve ad essi da contenitore. In Kant l'inttiizione temporalemantiene 'la funzione-contenitore' ma al contrario del tempo assolutoesso sembra essere qualcosa di fermo al cui interno si trovano i fenomeni(immagine che ci presenta anche un problema di compabita con l'e-sempio del tempo come linea sinttica successiva): Ci che scorre non U tempo, ma l'esistenza di ci che muta a scorrere nel tempo datoche U tempo in se stesso immobUe e permanente^.

    Un'ultima importante caratteristica in comune che, per entrambi, Utempo deve poter rendere conto delle leggi del moto, lasciando intendereche sia una condizione fondamentale per taU leggi, e queste, a loro volta,saranno utili neU'offrirci deUe immagini dei tempi particolari o, comedirebbe Newton, 'volgari', attraverso i moti degU oggetti (il movimentodegli astri, pendolo degU orologi e cos via).

    Il razionalismo tedesco, in particolare di matrice leibniziana, anch'esso interessato aUe leggi del moto, ai movimenti e a ci che U ge-nera, ma concepisce in maniera diversa U tempo, o megUo, la successionetemporale rispetto aUa fsica newtoniana:

    Avendo compiuto nuove scoperte sulla natura della forza attiva e sulle leggidel moto, bo fatto vedere cbe [...] esse dipendono dalla convenienza, come boosservato sopra, owero da quel che cbiamo il principio del meglio, e cbe siriconoscono in ci, come ogni altra cosa, i caratteri della sostanza prima, i cuiprodotti rivelano una suprema saggezza e danno luogo alla pi perfetta dellearmonie. Ho mostrato inoltre cbe siffatta armonia a produrre il lgame siadell'awenire col passato sia del presente con ci che assente. La prima speciedi lgame imisce i tempi, l'altra i luoghil

    NeU'ottica leibniziana la successione sembra fondarsi suUa causa enon stol tempo. La causa effciente, la nozione che si awicina di pi aUaseconda analogia, in relazione con queUi che Leibniz chiama 'principiprimitivi' (i principi fondamentali a cui fanno capo tutti gli altri) ed inparticolare con la ragione suffciente:

    Ma la ragion sufficiente deve trovarsi anche neUe verit contingenti o difatto, cio nella serie delle cose sparse per l'universo delle creature, nelle qualila decomposizione in ragioni particolari potrebbe giungere a una frazionamen-to senza limiti, a cagione dell'immensa variet delle cose della natura, e delladivisione dei corpi all'infinito. V' un'infinit di figure e di movimenti, presentie passati, che entrao nella causa efficiente del mi scrivere attoale'.

    ' Kant, Critica della ragion pura, cit., p. 194 (A 144/B 183).* G.W. Leibniz, Saggi di teodicea in Scrittifilosofid, a cura di M. Mugnai e E. Pasini,

    Utet, Torino 2000, t. I, p. 40.' G.W. Leibniz, Monadologia e Discorso di metafisica, trad, it., Laterza, Roma-Bari

    1986, 36, p. 42.

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    Associazione tra movimenti e causa rbadita anche in segtaito: "I corpiagiscono secondo le leggi deUe cause efficienti o dei movimenti"' Lacausa efficiente non solo sembra agir in maniera antecedente al tempo,ma svolge la doppia funzione di render conto sia della successione siadei movimenti.

    Trovandosi tra due correnti di pensiero, che avevano addiritturainteressi in comune, perch Kant ha scelto Newton e non ha aderito aUaposizione di Leibniz? Potremmo rispondere che, alia fine del Settecento,e anche oltre, le teorie che ipotizzavano si potesse derivare il tempo daaltre nozioni, implicando talvolta la sua inesistenza o illusoriet, eranopoche e mal argomentate; al contrario l'incalzare ed il passare del tempo,nonostante esso stesso o la sua essenza non fossero mai stati percepiti di-rettamente, erano rtenuti un dato di fatto che si awertiva continuamentee quotidianamente. Nel caso specifico di Kant, in pi, la formulazionedi ipotesi alternative a quelle da lui proposte sarebbe dovuta passareal vaglio di una deduzione trascendentale, condizione di cui godevanoalcune nozioni a prior. Che cos' una deduzione trascendentale? Attra-verso di essa Kant cercava di mostrare non solo che determinate nozionici fossero o si utiHzzassero defacto ma anche con che dirtto {quidfuris)siamo legittimati ad usarle. Nel caso delle catgorie, ed in particolaredelle 'analogie deU'esperienza', sembra giochi un rulo fondamentale illoro rapporto con le discipline scientifiche, dato che la loro non validit,sarebbe 'incompatibile con la reale esistenza delle conoscenze a prior chesono in nostro possesso, cio con la matemtica pura e la fisica genrale erisulta in tal modo contraddetta dai fatti* '^ Poniamo che qualcuno avanziun'ipotesi alternativa alla causalit, non considerndola n universale nnecessara: ogni possibile alternativa o permetteva altrettanto bene le leggidi Newton, che Kant riteneva universalmente valide e necessarie, e nonsembravano esserci candidati atti a svolgere taie ruolo, o non si potevaeffettuare per esse una deduzione trascendentale, lasciando in tal modoampio spazio, per esempio, aUe possibili critiche di stampo humeano.

    Ma contrariamente a nozioni come lo spazio e le analogie deU'espe-rienza, tra le quali rientra anche la causa, il tempo non sembra avere unavera e propria deduzione trascendentale e non viene messo in corrispon-denza diretta con una disciplina scientifica, bensi sembra che si basi solostjUa sua evidenza che gli permette una sorta di 'deduzione continua'.Prendiamo il caso pi semplice in cui io abbia solo due rappresentazio-ni, come la luce e il buio. Secondo Kant, il tempo, sinttico e a priori, necessaro per render conto di una successione elementare del tipo

    '"Ivi, 79,p.53." Kant, Critica della ragionpura, cit., p. 159-160 (B 128).

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    luce-buio o buio-luce, perch, se non avessi qualcosa che mi permettadi capire che son davanti ad una successione, io non potrei neancheawertirla come tale: la simultaneit o la successione non potrebberoneppure mai costittjrsi come perezioni se non ci fosse a priori, qualefondamento, la rappresentazione del tempo^^. Va ricordato infatri che iltempo forma del senso interno e solo mediatamente ha a che fare con glioggetti esterni, per cui, sebbene si possa dubitare^' di ci che ci provienedai sensi, pi diffcile che un soggetto conoscente sospetti dei suoi stessipensieri o della loro semplice successione. Se io, per esempio, iniziassi adubitare della successione dei miei stati interni ne andrebbe addiritturadella coerenza stessa di quello che sto scrivendo. Ci maggiormentesottoHneato neUa prima edizione della Critica della ragion pura, quandoil peso della deduzione dei concetti puri sembra ricadere stjU'intuizionetemporale Ogni intuizione ha in se un molteplice, il quale non potrebbetuttavia esser rappresentato come tale se l'animo non distinguesse il temponella successione delle impressioni''*. Sembrerebbe quindi plausibileaggiungere una considerazione fatta da Michael Friedman, riferita allasuccessione numrica, ma che pu essere estesa ad un HveUo pi genrale:non avendo strumenti logici che sarebbero stati raffnati solo nel corsodell'Ottocento, Kant, per rendere conto della successione in genrale,si basa sul tempo''. Per cui, sebbene non sia coUegato a nessuna disci-plina scientifca in senso stretto, il tempo assolve la funzione lgica dellasuccessione, la base stessa per ogni successione, come sembrerebbeconfermato anche dalle caratteristiche dell'intuizione temporale soprae-lencate. Quindi sembrerebbe che nell'ottica kantiana, o si dispone di unadeduzione trascendentale o si dispone di un'evidenza incontrovertibileche faccia le veci della deduzione.

    Ma a discapito dell'evidenza temporale, e sebbene non sia fonda-mentale come nell'ottica di Leibniz, viene spesso sottolineato il valoreoggettivo della causa rispetto a quello soggettivo del tempo: possibileaccettare questa distinzione? Se partiamo dalle considerazioni appenafatte, la relazione soggettivo-oggettivo che viene spesso istittiita tra tempoe causa pu essere un buon banco di prova per mostrare cometalvoltail rapporto tra le due nozioni non sia stato approfondito come mrita.

    '2 Ivi,p. 106(A30/B46)." Si veda a questo proposito il capitolo Confutazione deU'idealismo trascendentale,

    ivi, pp. 251-260 (B 274-287).'" Ivi, p. 641 (A 99)." M. Friedman, Kant and the Exact Sciences, London Harvard University Press,

    Cambridge 1992, p. 121.

  • Gli odierni commentatori di Kant alia prova di Leibniz 45

    2. II rapporto tempo-causa come rapporto soggettivo-oggettivo?

    Gli esempi tipici forniti dai sostenitori di un rapporto tempo-causacome tm rapporto soggettivo-oggettivo in Kant sono quelli deUa serie dipercezioni di una casa e della serie di percezioni di una nave che risalela corrente:

    Nel nostro caso [la percezione della casa], dovro dunque inferir la suc-cessione soggettiva dell'apprensione dalla successione oggettiva dei fenomeni;in caso diverso la prima del tutto indeterminata e non pu distinguere unfenmeno dall'altro. Da s sola, essa non prova nulla circa la connessione delmolteplice nell'oggetto, essendo del tutto arbitraria. La seconda successione[quella della nave che risale la corrente] pertanto consistera nell'ordine delmolteplice fenomnico, per il quale l'apprensione di qualcosa (che accade)segue l'apprensione dell'altra (che precede) in conformit ad una regola. Soloin questo caso posso giustificatamente affermare - del fenmeno stesso e nondella ma semplice apprensione cbe nel fenmeno ba luogo una successione;il che sta a significare che io non posso effettuare l'apprensione cbe in quelladetermnata successione'^.

    AUa luce di quanto viene detto qtii, giusto dire che le successionidate dall'intuizione temporale possono essere res oggettive, messe indiscussione o ribaltate dal principio causale? O possiamo addiritturaaffermare che la causa ha una funzione oggettivante sui tempo? Se cosfosse, la funzione temporale apparirebbe ausiliare rispetto aUa causa,sarebbe soltanto uno strumento capace di fornire del materiale per poicostruirci sopra un edificio pi solido. Per smontare questa impostazio-ne, per prima cosa, anche se pu sembrare superfluo, bene specificareche qui non stiamo parlando direttamente di tempo e causa, ma dellesuccessioni temporali e di quelle causali, quindi non deUe nozioni a prioristesse, ma degli oggetti di tali funzioni: se la prima opera stii fenomeni(UveUo sensibe), la seconda opera sui concetti tratti dai fenomeni (liveoconcettuale), quindi su due piani epistemologici differenti. In pi, comedetto in precedenza, tempo una sorta di base lgica per ogni tipo disuccessione, si occupa di loro in maniera genrale, invece la successionecausale riguarda esclusivamente un certo tipo di serie concettuali, assi-curando che ogni fenmeno effetto di un fenmeno precedente.

    Ora, riprendiamo brano riportato sopra. Li tutto verte sui significa-to che diamo ai termini 'soggettivo' e 'arbitrario' e st problema se sianocoestensivi o meno. Se i termini si riferiscono ae sequenze a'internodeU'inttiizione temporale aUora hanno un significato molto sime, ma se

    Kant, Critica della ragion pura, cit., p. 229 (A 193/B 238).

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    si riferiscono aUe nozioni stesse no. Ad esempio, osservando una casa pos-siamo avere la sequenza tetto-finestra-porta-prato, e, essendo arbitrariele condizioni di partenza o di ricezione dei fenometii da ctji dipendonole sequenze acqtiisite, in altre circostanze si possono avere ordini diversi(potremmo infatti avere la serie prato-porta-finestra-tetto), ma non puessere 'soggettivo' che si sia acquisita una serie di fenomeni e che essiavessero U carattere deUa successione. II compito principale e oggettivodel tempo dunque non darci l'ordine rigoroso deUe successioni, bensidarci le successioni stesse, vale a dire U materiale empirico, informandociinoltre che esso sta cambiando o si sta spostando poich lo percepiamocome successivo. Dire che tutto ci che si trova nel tempo soggettivo oche la funzione del tempo solo soggettiva rispetto a queUa deUa causaequivarrebbe a smintiire l'intuizione a priori kantiana. Dove alcuni vedonouna distinzione tra soggettivo e oggettivo noi vediamo una separazione deiruoU tra tempo e causa che conduce ad una Hpartizione tra le successioni:queUe tempora, che possiamo definir 'successioni in genrale', e queUecausali, che possiamo indicare come 'successioni necessarie'.

    II compito diverso che hanno le due nozioni a priori dovuto ancheai due piani su cui agiscono, distinzione non da poco perch se non sistesse attenti si correrebbe rischio di un possibile scontro di facolt, uti-lizzando tin principio inteUettuale (che si occupa di concetti) per metterein dubbio ci. che proviene daUa sensibilit ( materiale empirico): non possibUe che tina categoria si occupi direttamente del materiale sensibeandando a saltare tutto U lavoro fatto dagli schemi trascendentali e conbuona pace dei testi kantiani da cui emerge la coUaborazione tra le variefacolt e i vari liveUi.

    CoUaborazione che si manifesta puntualmente anche neUa definizio-ne deUa seconda analogia, quando si parla deUa successione temporale'secondo la legge di causalit': quanto detto in precedenza ci porta apensare che U principio di causaHt non agisca suUe successioni temporaliriordinandole e riorganizzandole, ma deve fare in modo che tra i varirapporti di successione e tra le innumerevoU successioni che possiamopercepire, ce ne siano alcuni considerati, per la nostra esperienza e quindia HveUo concettuale, causali o necessari (la cera che si sciogHe al sole,la nave che risale la corrente, ecc...). II tempo ci assicura che possiamoavere degli stati successivi, la seconda analogia ci assicura che uno statodi cose, un evento o un fenmeno necessariamente effetto di una causaantecedente, causa che spesso esemplificata o trova tm corrispettivoneUe leggi empiriche. quest'ultimo punto che viene ribadito da Kantn'Esposizione trascendentale del concetto di tempo quando afferma cheU tempo deve 'render ragione' deUa dottrina del moto: 'render ragione'non nel senso di 'derivare', ma di 'permettere'; non cerca di porre in una

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    relazione esclusiva tempo e leggi del moto, assai legate aUe analogie, macerca di assicurarne la possibUit.

    Se cos stessero le cose sembrerebbe che U tempo, base lgica di ognisuccessione e fornitore di materiale empirico, sia epistemolgicamenteantecedente aUa causa, accentuando ancora di pi la distanza con Leibniz.Ma, prima ancora di considerazioni del genere, dovremmo chiederci:sarebbe plausibile una teoria 'aUa Leibniz'? Una teoria in cui sia la causa,in qualche modo, antecedente al tempo? Ci chiediamo se sia plausibUeuna teoria senza un'entit 'tempo', con a fondamento deUa successioneU passaggio da un fenmeno (causa) ad un altro fenmeno (effetto); tinasituazione, in pratica, in cui non ci sarebbe pi un tempo che passa madeUe cose che succedono.

    Se volessimo fare un esempio sempUce e immediato che ci aiuti acapire megUo la diversit che c' tra una concezione in cui sia il tempoa scorrere e queUa per cui la temporaUt derivabUe daUa causaUt po-tremmo dire che tale situazione assomiglia, sempHfcando molto le cose,aUa differenza che c' tra cinema e fumetto. Se pensiamo all'esempiodi Kant in cui tempo viene paragonato ad una Hnea sinttica, le cuiparti siano successive, possibe una similitudine con le vecchie pelUcolecinematografche: ogni peUicola divisa in fotogrammi uguali tra di loroche si susseguono aUa stessa velocit circa e su cui, in casi limite, possaessere stata impressa la stessa idntica immagine qualora sia stata ripresauna scena senza movimento. In una concezione in ct la successionesia data da un'entit che scorre abbiamo una situazione sime: i singoHmovimenti si susseguono attraverso le parti temporaH, unit dopo unit,anche se tutto restasse immobUe, anche se l'universo fosse 'congelato';come neUa frase di Newton citata in precedenza Tutti i movimentipossono essere accelerati e ritardati, ma U flusso del tempo assoluto nonpu essere mutato^^ Prendiamo ora il caso del fumetto. Qui abbiamougualmente deUe unit, le vignette, ma, a differenza del caso precedente,esse non sono uguali tra di loro e anche U contenuto al loro interno puvariare parecchio, infuenzando la grandezza della vignetta stessa: possiamoaverne una piccola in ctai rappresentato un solo dettagUo oppure unache si estende anche su due pagine in cui l'azione o i dialoghi sono moltie molto complessi. Inoltre, solo dopo che si sia compiuto l'evento o che sisia completamente svolta l'azione in una vignetta possibUe passare aUasuccessiva e, a differenza del cinema, raro che due vignette siano uguali,ma anzi proprio la diversit tra di esse che ci d il senso deUa successione.

    L'utUizzazione del concetto di tempo, non solo neUa vita di tutti igiorni ma anche in mbito scientifco, pone in svantaggio le teorie di tipo

    " Cfr. p. 3.

  • 48 Francesco Venturi

    leibniziano. Inoltre, come abbiamo visto, Kant contrapponeva a taH tipi diipotesi un esame dee caratterstiche del tempo, deUe sue funzioni e deisuoi compiti e in aggiunta anche la deduzione trascendentale. Da partenostra riteniamo che, affinch deUe ipotesi siano alternative o possanorappresentare deUe alternative, non ci sia bisogno di una deduzionetrascendentale, in particolare aUa luce deUe rvoluzioni scientifiche delseclo scorso, che hanno mostrato come le leggi di Newton non fosseron universali n necessarie. Propro in conseguenza di ci sono natedeUe interpretazioni che si proponevano di rvalutare e salvaguardare ilpensiero kantiano, o alcuni suoi aspetti, dopo la sostituzione deUa fisicanewtoniana con queUa einsteiniana. Quello che ci proponiamo di fare qui vedere se le ipotesi da essi avnzate possano essere utilizzate qualoraentrasse in crsi un'immagine del tempo e soprattutto deUa sua funzionedi base, la successione temporale, cos come teorzzata da Kant.

    3. Regolaristi e costitutivisti alla prova della successione causale

    Purtroppo tra alcuni dei moderni commentator di Kant di tradizioneanatica o provenienti dalla filosofia della scienza ci sono dee divergenzeehe portano alla diversificazione di molte teore su argomenti crucia. Quiintendo restrngere il campo a due correnti di pensiero che differisconoproprio sul modo di considerare la seconda analogia e ci credo chedipenda implicitamente anche da una sottovalutazione deU'importanzadeU'intuizione temporale. Possiamo prendere come casus belli due ar-ticoli, Kant and the Twentieth Century di M. Friedman e Causality andCausal Laws in Kant; a Critique of Michael Friedman di H.E. Allison'^,in cui si valutano in maniera diversa i rapporti tra i prncipi di Kant equelli di Newton, considerazioni che hanno la loro origine in una diversaconcezione di nozioni ancor 'precedenti', tra cui la seconda analogia.

    I 'regolaristi', tra i quali rientrano autor come il succitato AUisone Gerd Buchdahl, rtengono che tra i prncipi kantiani e i prncipi deUascienza newtoniana ci fosse un accordo debole, in modo che l'abban-dono delle leggi della meccanica classica, dopo i cambiamenti awenutineUe scienze durante il seclo scorso, non comportasse l'abbandono deiprncipi kantiani. Seguendo Buchdahl, i principi deU'inteUetto sono daconsiderarsi universalmente validi e necessar, ma regolativi, cio 1) prividi forza costitutiva; 2) svolgono una funzione metodolgica; 3) possie-dono uno status trascendentale''. Che siano trascendentali dovuto al

    '* Entrambi gli articoli si possono trovare in Kant and Contemporary Epistemology,a cura di P. Parrini, Kluwer academic publishers, Dordrecht 1994.

    " G . Buchdahl, Kant and the Dynamics of Reason: Essays on the Structure of Kant's

  • Gli odierni commentatori di Kant alia prova di Leibniz 49

    fatto che Kant defnisce cos tutti i principi sintetici a priori del soggettoconoscente^"; che siano metodologici sembra quasi una scelta dovuta, datoche, non potendo essere costitutivi, essi si limitano ad indicare un modoper organizzare il materiale empirico; la propriet su cui si focalizza l'at-tenzione quella di non avere forza costitutiva. Stando alie proposte deiregolaristi, l'intelletto avrebbe solo la funzione di organizzare il materialeproveniente dalla sensibilit in una struttura empirica, ma tale strutturanon considerata fssa o immutabile, essendo sempre possibile una suarevisione da parte della facolt deUa ragione. I principi come quello dicausa-effetto perci non sarebbero costitutivi a Mvello empirico, bensavrebbero solo la funzione trascendentale minima di assicurare un or-dine temporale oggettivo aUe occorrenze contingenti, mentre il progettoeffettivo di un ordine empiricamente legiferato deUa natura visto come illavoro della ragione o del giudizio riflettente^^ Una serie di eventi ha unordine oggettivo datle dallo schema deUa causaUta: se la cera si sciogliepossiamo utilizzare il principio di causalit come un mezzo per cercarequalcosa che sia causa del suo sciogliersi, ma questo schema, non avendoforza costitutiva, non solo non garantisce la conclusione della ricerca, maneanche che la ricerca abbia una conclusione. Sar poi la facolt dellaragione a confermare che l'ordine della sequenza sia corretto inserendolain apposite gerarchie eidetiche (aU'interno deUe quali possibile inseriri concetti provenienti dall'intelletto), e sar poi sempre la ragione a mo-difcare taU gerarchie in base a nuovi ed eventuali dati empirici. Se, peresempio, si scoprisse che alcune leggi scientifche son coroUari di altre oche determinati fenomeni in realt non sottostanno a determinate leggi,i principi metodologici deUa ragione, operanti ad un livello pi alto diquelli dell'intelletto, possono riorganizzare le gerarchie in modo tale chequelle leggi sottostiano a regle ancor pi generali o diverse.

    Agli autori regolaristi si oppongono interpreti che possiamo chia-mare 'costitutivisti', come il succitato Friedman, i quali sostengono che iprincipi dell'intelletto vadano considerati costitutivi dell'esperienza, manon universalmente validi e necessari, seguendo la famosa distinzioneche traccia Reichenbach sul termine 'a priori': in primo luogo esso

    Philosophy, Blackwell, Oxford 1992, p. 93. Durante l'analisi terro conto principalmentedell'interpretazione che danno Buchdahl e Allison; ci non toglie che altri autori dellostesso gruppo possano dare interpretazioni differenti.

    ^ Chiamo trascendentale ogni conoscenza che si occupi, in genrale, non tantodi oggetti quanto del nostro modo di conoscere gli oggetti nella misura in cui questodeve essere possibile a priori. Un sistema di tali concetti potrebbe essere detto filosofiatrascendentale: Kant, Critica della ragion pura, cit., p. 90 (A 11/B 25).

    '^ H.E. Allison, Causality and Casual Laws in Kant: a Critique of Michael Friedman,in Kant and Contemporary Epistemology, cit., p. 291.

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    vuol dire 'apoditticamente vaHdo', 'valido in tutti i tempi', ed in secondoluogo significa 'costituente concetto di oggetto'^^ Preso per buono secondo significato di 'a priori', Friedman sostiene anche che si debbanoconsiderare i principi sintetici deU'inteUetto come dei presupposti:

    I principi costtutivi sono condizioni necessarie della possibilit di leggiempiriche proprie. Ma questo non significa che siano condizioni necessarie nelsenso standard, dove A una condizione necessaria di B semplicemente se Bimplica A. Dire che A una condizione costitutiva di B significa piuttosto cheA una condizione necessaria, non semplicemente della verit di B, ma delsignificato o del possesso di un valore di verit di B. Co significa, adesso in unaterminologia relativamente familire, che A un presupposto di B^ .^

    Contrariamente a quanto sostenuto daU'altro tipo di interpretazione,qtii i principi hanno un coUegamento diretto con le leggi scientifiche,in modo che, aUa sostituzione di una legge possa fare segtiito la sostitu-zione di un principio pi genrale. Si aprono cosi due strade: la prima abbandonare definitivamente principio, la seconda restringerne campo. Ad esempio, dopo l'awento deUa fisica quantistica si iniziatoa pensare che in alcuni casi principio di causalit non fosse utizzabe,tuttavia in altri, per esempio neUa scala dimensionale in cui agiamo quo-tidianamente, sembrava mantenere la sua efficacia. Lo stesso Friedman consapevole^"* che prima di cambiare dei principi fondamentali si tentauna riorganizzazione deUe leggi a liveUo empirico^', ma ci sono casi inctii si ha una reazione a catena che finisce per implicare pure le nozionipi generali, che nel nostro caso sarebbero i principi sintetici a priori.

    A differenza di Kant pero, quale cerca una continuit tra i duetipi di principi, l'errore di fondo di questi suoi commentatori,secondome, queUo di sottovalutare ora gli aspetti regolativi ora i coUegamenticon le discipline scientifiche e di evidenziare quei punti che rispecchia-no maggiormente gli interessi personali. Ma gli autori di cui abbiamo

    ^^ H. Reichenbach, Relativita e conoscenza a priori, Laterza, Roma-Bari 1984, p. 101.^' M. Friedman, Dynamics of Reason, Csl Publications, Stanford 2001, p. 74.^^ Friedman analizza problemi di questo tipo, cercando di andar oltre la dvsone

    tra scienza normale e scienza rvoluzionaria proposta da Kuhn (cfr. Friedman, Dynamicsof Reason, cit., p. 44.)

    '^ Un esempio dato da questa rcostruzone: la legge di Snell asserisce l'esistenzadi una relazione tra l'angolo di ncdenza e l'angolo di rifrazione quando un raggio di luceviene devato passando da un mezzo (l'aria) a un altro (per esempio, l'acqua). Fermt(1601-1665) mostr che la legge di Snell una conseguenza della proposizione secondocui la luce segue la va pi corta. Questa fu debtamente sussunta sotto leggi pi generalidell'ottca, che possono a loro volta essere dervate come conseguenza della meccanicaquantistica. (L Hacking, Linguaggo e filosofia. Cortina, Mano 2004, p. 145).

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    parlato hanno commesso un altro errore, per noi ben pi importante:occupandosi soprattutto di quel che riguarda i principi sintetici a prioridi Kant, non hanno considerato che le loro interpretazioni sarebberopotute andar a sbattere contro altre nozioni a priori, prima tra tutte Utempo. Cosa accadrebbe se alcune considerazioni comtinemente ritenutecorrette riguardo l'intuizione temporale ad un tratto non venissero piritenute tali? Le due correnti di pensiero forse estenderebbero le loroconsiderazioni aU'intuizione pura: ma sarebbe fattibe?

    Ai regolaristi possiamo ricordare un ragionamento fatto in prece-denza sul rapporto tra seconda analogia e tempo che pu essere esteso atutti i rapporti tra facolt kantiane. Si detto che U principio causale nonpu rimettere in gioco, vanificare o annuUare i dati ricavati daU'inttiizionetemporale, aUo stesso modo la ragione non pu interferir con queUi chesono i compiti specifici deUa sensibilit, altrimenti ci troveremmo neUasgradevole situazione in cui tina facolt, o un principio sinttico a prioriche opera ad un certo liveUo, pu mettere in discussione una facolt otin principio deUo stesso tipo, che opera ad un altro HveUo, addiritturanei loro ambiti di competenza specifici.

    Friedman, invece, sembra sottovalutare l'importanza del tempo neiconfronti del principio di causalit, anzi, in un certo quai modo esso vie-ne addirittura subordinato aUa seconda analogia. II primo passo statoaffermare che tempo sarebbe U fondamento per la meccanica pura, enon per la matemtica, contrariamente a quanto si sente dire spesso, passoche avrebbe consentito im lgame molto stretto con le analogie deU'espe-rienza, le quali hanno, sempre secondo l'interprte costitutivista, la loroesempUficazione neUe leggi del moto^ .^ II ncleo di questa interpretazionerisiede neU'analisi dei testi: come osserva giustamente Friedman, non c'un solo brano neUa prima Critica in cui Kant dice del tempo e deUa ma-temtica ci che dice deUo spazio e deUa geometria^^. Eppure la strategiadi Friedman dimostra anche troppo perch pu essere rigirata contro Usuo stesso autore: infatti non c' nemmeno un periodo in cui si dice che

    ^' Le leggi del moto non son fatti empirici in base ai moti reali, m condizioni apriod della possibita di tali moti - cos come le analogie deU'esperienza, che conside-rano le leggi del moto come esemplificazioni o reazzazioni, non son fatti di esperienzaoggettiva, ma condizioni a priori di tale esperienza (Friedman, Kant and the ExactSciences, cit,, p. 111).

    ^' ^e&'Esposizione trascendentale del concetto di spazio viene affermato esplici-tamente: anche tutti i principi geometrici, ad esempio che in un triangolo la sommadei due lati maggiore del terzo, non sono mai dedvati da concetti universali di lineae di tdangolo, ma dall'intuizione e, senz'altro, a priori con certezza apodittica: Kant,Critica della ragion pura, cit., p. 101 (A 25/B 39). E successivamente: La geometria una scienza che determina le propriet dello spazio sintticamente, ma tuttavia a priori,ivi, p. 102 (B 40).

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    tempo sia coUegato aUa meccanica^^ come lo spazio alia geometria!L'intuizione temporale sembra avere sia un'evidenza maggiore rispettoaUe altre nozioni a priori, in quanto senso interno e fondamento per lasuccessione, sia una generata maggiore in quanto base 'lgica' per ognitipo di successione; evidenza e generalit che la esonerano daU'avere unadeduzione trascendentale sime a queUe deUo spazio e deUe analogie, lequaU erano in relazione diretta con singoli ambiti scientifci.

    Sebbene divisi su tante cose, regolaristi e costitutivisti condividono unterzo errore, ossia non aver riconosciuto peso deUa sensibiHt aU'internodel progetto critico. Sebbene sia da entrambi i gruppi molto anaUzzatoU rapporto tra ragione e inteUetto (alimentato anche daUe diatribe trale due correnti di pensiero), U rapporto tra inteUetto e sensibilit non stato analizzato altrettanto a fondo a causa del modo, credo, in cui ve-nivano abitualmente considerate le due intuizioni a priori: da un lato, lospazio aveva creato molte difficolt per i suoi rapporti con la geometriaeuclidea, portando a considerare le parti d'Estetica in cui si parlava dici ormai compromesse daUo svuppo deUe nuove gomtrie non eucli-dee; daU'altro, molte funzioni assegnate al tempo sono diventate poco apoco di competenza di altre discipline (lgica, psicologa...) ma alcunesue importanti propriet non sembravano essere messe in discussioneneanche dopo la teoria einsteiniana: sebbene dopo la fsica relativistica iltempo sia stato addirittura considerato una quarta dimensione spaziale,non ne veniva sminuita la sua funzione principale, essere la base per lasuccessione. Ancor meno stato analizzato tin ipotetico rapporto trasensibUita e ragione. Tuttavia queste obiezioni, che impUcano un modoparticolare di intendere U rapporto tra tempo e causa, non sembranosconfessare del tutto le interpretazioni regolariste e costitutiviste, anzi,magari con opportuni accorgimenti, gli interpreti kantiani potrebberoanche controbattere.

    Ben peggiore sarebbe la loro posizione se venisse messa in discussio-ne l'inttiizione temporale come fondamento deUa successione: come sicomporterebbero questi autori se prendessimo per buone le teorie suUa

    *^ Friedman cita soprattutto dei passi di altre opere, uno dei Prolegomeni: masoprattutto la meccanica pura pu formare i suoi concetti di movimento solo per mezzodeUe rappresentazioni del tempo. I. Kant, Prolegomeni ad ogni futura metafisica chepotra presentarsi come scienza, trad. it. di P. CarabeUese, Editori Laterza, 1996, 4,283,p. 67. Per, da un lato Friedman omette la frase precedente che coUega il tempo aUamatemtica (L'aritmetica anche riesce a costruire i suoi concetti di numero medianteuna successiva aggiunta deUe unit nel tempo, ibidem) daU'altro il periodo citato inprecedenza non pone un rapporto esclusivo, come gi detto, tra tempo e leggi del moto,infatti non viene detto che le leggi si basano stiU'intuizione temporale, ma che grazie adessa siamo in grado di formare dei concetti, come accade per tutti i fenomeni.

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    temporalit ipotizzate da Leibniz, cio se a fondamento della successionetemporale ci fosse una successione di tipo causale? Probabilmente chi sitroverebbe pi in difficolt neU'adattare la loro strategia a taie evenienzasarebbero i filosofi regolativi. Forse per loro possibile che la ragionesvolga un ruolo anche sulla sensibilit, dopotutto, come amano ricordare,la ragione in questo caso non chiede l'elemosina ma impone, anche senon determina, i limiti deU'unit^' (nonostante colei a cui impone talilimiti e di cui si sta parlando il quel periodo non sia un'altra facolt delsoggetto conoscente ma la natura): Forse questi interpreti potrebberoprospettare un uso regolativo deUe intuizioni pure e, usando la ragione, sipotrebbe agire suUe intuizioni cos come si fatto per i principi sinteticia prori. Ma utilizzare tali operazioni per l'intuizione temporale si rivelaproblemtico: non appare possibile adoperare dei principi metodologicicon e stiUa sensibilit. Se sembra almeno plausibile riorganizzare i con-cetti del soggetto conoscente, suona ben strano che le nozioni a prioriche ci devono fornire il materiale empirco abbiano solo una funzioneregolativa su un materiale che, bene ricordare, per sua stessa definizione un molteplice che ha solo la forma del tempo (e deUo spazio), ma che,a differenza dei prncipi e deUe leggi fisiche, noi non dobbiamo andara rcercare, avendolo gi qtii, percepito.

    Le cose non sembrano andar molto meglio per i costitutivisti,sebbene ci fossero dei punti di partenza che ci facevano ben sperare:per un autore come Fredman rimane centrale il ruolo del principio dicausalit come costitutivo per la nostra esperienza ed aveva gi propostola sostituzione di alcune ipotesi kantiane per renderle compatibili con glisviluppi deUa fisica einsteiniana. Ma se la teoria deUa relativit ha messoin discussione Kant credo che una successione di tipo causale potrebbemettere in discussione le interpretazioni di Fredman su Kant, o per10 meno 'disinnescarle'. Lo spazio noii pi vincolato alla geometriaeucKdea; la causalit rimarrebbe si centrale, ma lo farebbe in una ma-niera molto diversa da queUa ipotizzata daU'interpretazione costitutivadopo che, inoltre, venuto a mancare il lgame molto stretto tra le treanalogie deU'esperenza e le tre leggi newtoniane del moto; ora anchele funzioni deU'intuizione temporale vengono sostituite daUa causa,passo che potrebbe anche essere tericamente possibile se estendiamo11 carattere non apoditticamente valido dei principi sintetici a prioricostitutivi aUe intuizioni pure; ma che ne rimarrebbe aUora deUa teoriakantiana se cinque nozioni base (le due forme a priori deUa sensibilit ele tre analogie deU'esperienza), e, di conseguenza, due facolt venisserodel tutto rielaborate?

    I. Kant, Critica della ragion pura, cit., p. 514 (A 653/B 681).

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    La carenza di fondo di entrambe le correnti sembra essere lo stessa diKant: affdarsi solo all'evidenza deU'inttaizione temporale non valutandola possibilit di ipotesi alternative. Ma i commentatori odierni hanno unacolpa ancor maggiore perch nel periodo trascorso dalla pubblicazionedegH scritti kantiani, alcuni, e non solo leibniziani, avevano ipotizzatouna sorta di successione causale'" e altri, come Heidegger'^ avevanosottolineato la centralita del tempo nel pensiero critico.

    Supponiamo per un attimo che la successione causale trovi deUeconferme a liveUo empirico o addirittura scientifco, cosa resterebbe dellanozione temporale di Kant o cosa potrebbero salvare i suoi commentatori?Una soluzione sarebbe quella di ritenere la successione temporale unacondizione epistemolgica del soggetto conoscente, ma in un modo moltorelativo: nella vita di tutti i giorni, in cui operano soggetti conoscenti simiHa noi, i moti degli oggetti e la successione degli eventi ci danno l'idea chequalcosa passi, che un'entit scorra, e per semplicit chiamiamo questoqualcosa tempo. Magari sia i regolaristi sia i costiturivisti potranno trovaredeUe risposte ancor pi soddisfacenti, ma c' bisogno di argomenti total-mente nuovi che salvino aa radice il pensiero critico perch, non avendoun'alternativa al modo di considerare la successione, ci incrinerebbe,e parecchio, la validit dell'intuizione temporale di Kant che egli volevanon solo a priori, ma anche apodittica.

    Ma il quadro pu essere addirittura peggiore perch la prospettivadi Kant incarnava bene quelli che son gli attributi che comunementevengono assegnati al tempo e allora a rischio non c' solo la concezionecritica, ma parte deUa concezione comune del tempo. Per i sostenitoridel tempo come entit necessario mettere al sicuro una buona partedelle caratteristiche che Kant gli assegnava, in particolare l'essere baseper qualche tipo di successione, altrimenti potrebbe essere consideratoun concetto superfluo. Per quel che ci riguarda il nostro intento non eraquello di inferire sulla nozione di tempo in Kant, quanto portare allaluce certi meccanismi che ltii e i suoi commentatori ritenevano sicuri eacclarati, mostrando come alia radice di alcuni dei maggiori problemiepistemologici che affliggono la flosofa critica ( modo di intendere ilprincipio di causalit e di conseguenza la risposta da dare a Hume, lavalidit epistemolgica della nostra conoscenza e cos via) ci possano es-sere alcune valutazioni non approfondite sul modo di intendere il tempo.

    '" Si pu vedere, a questo proposito, J. E. McTaggart, La natura dell'esistenza,trad, it., Pitagora, Bologna 1999, in cui viene proposta una successione simile a quellaleibniziana. Infatti molto spesso i cambiamenti causali che ci danno il senso del passaggiotemporale vengono chiamati cambiamenti mctaggartiani.

    " A questo proposito, M. Heidegger, Kant e ilprohlema della metafisica, trad. it.di M.E. Reina, Editori Laterza, Roma-Bari 2006.

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