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Giuseppe Daniele detto Pino nato a Napoli il 19 marzo 1955, cantautore e chitarrista di formazione blues, musicista tra i più innovativi e originali italiani.

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Giuseppe Daniele

detto Pino nato a Napoli

il 19 marzo 1955,

cantautore e chitarrista di

formazione blues, musicista

tra i più innovativi e originali

italiani.

di Giovanni Polverini

III D

bbene sì, dopo tanti mesi dalla sua scomparsa, si sente ancora parlare di lui.

Perché cosi tanto interesse mediatico? Chi era o mi piace dire chi è Pino Daniele?

Pino Daniele, con Totò, Troisi , i De Filippo e tanti altri grandi artisti partenopei rimarrà immortale, perché ha saputo rappresentare al meglio la città di Napoli in Italia e nel mondo attraverso la particolarità della sua

musica.

Giuseppe Daniele.nacque in un sottoscala di “Vico foglie a Santa Chiara 20”

Io voglio raccontarvi il Pino Daniele che ho scoperto leggendo il suo interessante percorso artistico.

Frequentò e si diplomò all’Istituto tecnico commerciale

Armando Diaz in via Tribunale, ma in cuor suo avrebbe desiderato studiare al Conservatorio la musica che amava tanto, infatti, cominciò a suonare all’età di dodici anni in piena “beat generation”, un movimento artistico, poetico e letterario sviluppatosi dal secondo dopoguerra negli Stati Uniti.

Le sue melodie hanno raccontato la sua Napoli con disincanto, senza i luoghi comuni di cuore e amore, pizza e mandolino, ma quella reale, con le sue sofferenze, le sue miserie, i suoi

E

Vico foglie a Santa Chiara

Pino Daniele, foto inedita (di Lino Vairetti)

contrasti, maltrattata e spesso abbandonata, una Napoli che nessuno aveva colto o aveva voluto cogliere nella sua vera essenza prima di lui.

Crebbe musicalmente nei rivoluzionari anni settanta, anni in cui l’Italia visse momenti bui con tante contraddizioni politiche e sociali, ma soprattutto è un’Italia ferita e sofferente, provata dalla dura lotta al terrorismo, nemico ancora oggi difficile da combattere e da sconfiggere.

Incredibilmente è proprio in quegli anni che la musica italiana può vantare uno dei suoi momenti più floridi, sono gli anni in cui musica e poesia si intrecciano, sono gli anni in cui si affermarono i vari cantautori, come Dalla, De Andrè, Bennato, Vecchioni, gli Stone, furono proprio quegli anni in cui Pino Daniele fu influenzato fortemente dall'ambiente di contestazione sociale del Sessantotto e trovò gli stimoli giusti che caratterizzarono per sempre la sua espressione artistica .

In quegli anni di

protesta giovanile, di rivendicazione della libertà e di speranza del nuovo, anche la musica, quella suonata nelle cantine, nei locali o per istrada fu condizionata da quel difficile e complesso momento storico. Fu così che Pino Daniele andò all’appassionata ricerca di un sound nuovo, diverso, innovativo e moderno e che non doveva assolutamente riflettersi nella canzone tradizionale napoletana.

Nel 1970 esordì con “Na tazzulella e cafè” che può sembrare ad un ascolto distratto una

canzonetta orecchiabile e leggera, invece in poche righe del suo testo racchiude il suo vero significato : «E nuje tirammo ‘nnanze, cu ‘e dulure ‘e panza... e invece ‘e ce ajutá, ce abbóffano ‘e cafè...»

Così come in “Napule è”, il brano con cui si apre il suo primo album del 1977, cantò le contraddizioni e la difficile realtà della sua Napoli e nessuno meglio di lui seppe trasmettere quella sensazione di indifferenza e di rassegnazione in cui viveva: «Napule è na’ carta sporca e nisciuno se ne importa, e ognuno aspetta a ciorta.

Il dialetto napoletano, per Pino non è mai stato un limite, ma ha caratterizzato uno stile facendo diventare la sua musica universale.

Il 1979 è l'anno di "Je so' pazzo" e di capolavori come "Je sto vicino a te", "Il mare", "Putesse essere allero". Da quel momento l’elenco è lungo.

Nel 1980 pubblicò “Nero a metà”, un album . un blues con sonorità tipicamente mediterranee. Nel 1981 esce l’album “Vai Mo”

il 19 settembre del 1981 tenne un indimenticabile concerto a Piazza del Plebiscito con la sua band con Tullio De Piscopo alla batteria, Rino Zurzolo (quattordicenne) al basso, James Senese al sax, Tony Esposito alle percussioni e Joe Amoruso al piano, Più di 200 mila persone li applaudirono. Da quel momento questi musicisti nati dal nulla, dettero vita a una vera rivoluzione musicale napoletana segnando una una nuova epoca.

Pino Daniele divenne così uno dei massimi esponenti il “Neapolitan Power", movimento di musicisti napoletani che seppero fondere il blues, il funk, il jazz e la melodia partenopea.

E’ d’obbligo menzionare anche James Senese, gli Showmen, i Napoli Centrale , Enzo Gragnaniello, Enzo Avitabile, altri significativi esponenti di questo movimento, che solo con la forza della loro musica nuova

sono considerati ancora oggi gli unici veri rivoluzionari della musica italiana.

Nel luglio del 2008 in occasione dei 30 anni di carriera artistica, nella stessa piazza Plebiscito che lo aveva osannato tanti anni prima con gli stessi componenti della sua storica band e alti artisti partenopei ha tenuto un altro strepitoso e indimenticabile concerto evento “VAIMO’ 2008 LIVE”.

Pino Daniele così si raccontava:

«Scrivo canzoni perché non riesco altrimenti a dire quello che sento. Cerco di non scrivere

testi, ma poesie d’amore».

E ancora:

«Parole e musica nascono assieme. È roba che fa da sempre parte della mia vita. Perché io

stesso nasco in musica. In questo suono a tratti mediterraneo, io e i miei ci riconosciamo. Napoli

è molto vicina all’Africa e anche all’America».

Brani come «Sono un cantante di blues», «’O Scarrafone», «Che Dio ti

benedica», «Che soddisfazione», «Io per lei» ci trasmettono perfettamente

la sua musica.

A tale proposito diceva: «Io credo che un artista, oltre a seguire quello che ha in testa,

deve dimostrare a se stesso di saper confrontare la propria creatività con quelli che sono grandi,

con quelli che sono appena arrivati sulla scena, con gente che parla lingue diverse».

La sua musica non ha cittadinanza, non ha nazionalità, le più importanti testate di giornali internazionali scrivono di lui: «Con Pino Daniele la musica italiana

perde uno degli interpreti di maggior rilievo della sua storia», la sua musica è di tutti, ma per noi napoletani resterà sempre e solo uno di noi.

Il cantautore ha suonato insieme ad artisti del calibro di Luciano Pavarotti, 99 Posse, Erik Clapton, e proprio con quest ‘ultimo, suo idolo, si è esibito in concerto a Cava dei Tirreni nel 2011 e poi di nuovo a Chicago, coronando così il sogno di una vita.