giornalino_2

48
55 N. 2/2011 - poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2 e 3, NO/TORINO - ANNO XLI, Secondo sem. 2011, n.2 Taxe percue - Tariffa riscossa CRP TORINO CMP NORD

Upload: alessandro-dragone

Post on 24-Mar-2016

226 views

Category:

Documents


3 download

DESCRIPTION

giornalino_2

TRANSCRIPT

Page 1: giornalino_2

55

N. 2/

2011

- pos

te Ita

liane S

.p.A.

- Spe

dizion

e in a

bbon

amen

to po

stale

- D.L.

353/2

003 (

conv

. in L.

27/02

/2004

n.46

) art.

1, co

mma 2

e 3,

NO/TO

RINO

- ANN

O XL

I, Sec

ondo

sem.

2011

, n.2

Taxe

percu

e - Ta

riffa r

iscos

sa C

RP TO

RINO

CMP

NOR

D

Page 2: giornalino_2

Beato Francesco Faà di Brunoprega per noi!

AVVISO AI LETTORITutela della privacyCaro amico/a,il suo nominativo fa parte dell’archivio elet-tronico della nostra rivista “Nostra Signo-ra del Suffragio”. Nel rispetto di quantostabilito dalla legge n. 675/1996 per latutela dei dati personali (privacy), comu-nichiamo che tale archivio è gestito dallaCongregazione delle Suore Minime di N.S. del Suffragio, proprietaria della suddettarivista. I suoi dati pertanto non sarannooggetto di comunicazione o diffusione aterzi. Potrà chiedere, in qualsiasi momen-to, modifiche, aggiornamenti, integrazio-ni o cancellazioni alla redazione di:NOSTRA SIGNORA DEL SUFFRAGIOVia San Donato, 31 - 10144 TORINO.

La Redazione

Bollettino “Suore Minime di N. S. del Suffragio”Via San Donato, 31 - 10144 TorinoTel. 011 489145 - Fax 011 4733201C.C.P. 25134107Sito internet: www.faadibruno.nete-mail: [email protected] redazionale: Remy Fuentes

Con permesso della Ven. Curia Arciv.Prof. Giacomo Brachet Contol Dir. Resp.Registr. nella Cancelleria del Tribunale di Torino n. 2148 del 12.3.71Grafica e stampa: Srl F.lli Scaravaglio & C. - Torino

Se desiderate ricevere questo nostro Bollettino per via dellaposta elettronica, comunicate il vostro indirizzo mail ed il vostro

desiderio a: [email protected]

SOMMARIOEditorialeEducare alla vita buona del Vangelo ............................................. pag. 1

SpiritualitàMeditiamo con Francesco ........................................................................ pag. 3Omelia di S.S. Benedetto XVI ............................................................... pag. 6Camminare secondo lo Spirito .............................................................. pag. 10

Congregazione100 anni sono.... come il giorno di ieri! ........................................ pag. 12Beatificazione di Giovanni Paolo II .................................................. pag. 14

Centro Studi F. Faà di BrunoFaà di Bruno, una famiglia ...................................................................... pag. 16F. Faà di Bruno ed i suoi successori ................................................... pag. 22Conservatorio del Suffragio e di Santa Zita ............................... pag. 20Concorso FotograFaà ................................................................................... pag. 26

AssociazioneLa prima Associata africana .................................................................. pag. 28

Istituto ScolasticoRitiro del Corpo Docente ....................................................................... pag. 30Liceo F. Faà di Bruno, l’uomo e lo Spazio ................................ pag. 31Il Liceo F. Faà di Bruno visita il Parlamento Europeo ....... pag. 32Spettacoli di fine anno - Torre Maura - Roma ..................... pag. 34Inaugurazione della nuova aula informatica ............................ pag. 37

MissioniRomania, la Provvidenza premia la costanza ........................... pag. 38

Verso il cielo .................................................................................................... pag. 40

Vi invitiamo acontribuirealle spese di

stampa espedizioneeffettuandoun libero

versamentonel c.c.p.

25134107

Page 3: giornalino_2

1

EDITORIALE

Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020Educare, compito di tutti

La Chiesa italiana compie la scelta di un tema quanto mai attuale e urgente che spin-ge le comunità cristiane e i cattolici a un rin-novato impegno. Ma chiama anche in causa tutta la società su una questione decisiva.Educare alla vita buona del Vangelo signi-fica, in primo luogo farci discepoli del Si-gnore Gesù, il Maestro che non cessa di educare a una umanità nuova e piena. Egli parla sempre all’intelligenza e scalda il cuore di coloro che si aprono a lui e accolgono la compagnia dei fratelli per fare esperienza della bellezza del Vangelo. La Chiesa continua nel tempo la sua opera: la sua storia bimillennaria è un intreccio fecondo di evangeliz-zazione e di educazione. Annunciare Cristo, vero Dio e vero uomo, significa portare a pienezza l’umanità e quindi seminare cultura e civiltà. Educare alla fede è accompagnare, in relazione con Cristo e nell’orizzonte ecclesiale, la realizzazione di una persona umanamente riuscita. In questo senso il documento della CEI affida alla Chiesa «la cura del bene delle persone, nella prospettiva di un umanesimo integrale e trascendente». L’ambito sociale è, senza dubbio, uno spazio estensivo alla vita delle persone, ampio e coinvolgente; ma la fede non è un settore, bensì il tutto della vita di una persona che crede, poiché ne plasma l’identità in relazione al centro persona-le e spirituale che è Gesù Cristo. La fede non si aggiunge ad una umanità già compiuta e autosufficiente, ma ne viene a formare l’anima, la radice, il principio di identità, l’oriz-zonte ultimo e l’orientamento di fondo.Il Documento, come è ovvio, non è un sussidio pedagogico o uno studio sull’educazio-ne. Si tratta di un documento pastorale che offre indirizzi o orientamenti per aiutare la comunità cristiana a rinnovare e a rendere sempre più fecondo l’impegno educativo. L’intento principale è quello di individuare i punti nodali che rendono difficile tale impegno e di evidenziare le motivazioni e le risorse che offrono un fondamento solido al compito educativo. Nei vari capitoli, il tema viene affrontato attraverso un percorso scandito in tappe com-plementari e in profili che si richiamano: da quello culturale e pedagogico a quello bibli-

Educare alla vita buona del Vangelo

Page 4: giornalino_2

2

EDITORIALE

co-teologico e spirituale, con particolare attenzione alla figura dell’educatore cristiano. Mette in luce i nodi delle odierne difficoltà educative, nel promuovere una alleanza educativa tra i vari soggetti coinvolti – dalla famiglia alla parrocchia alla scuola e ai mass media.Per la Chiesa, la questione educativa è oggi cruciale. Consapevole della valenza educa-tiva dell’intera vita ecclesiale, la Chiesa considera l’impegno educativo come elemento essenziale della sua missione. Si educa alla vita di fede avendo a cuore l’uomo: questa cura dell’uomo diventa formazione completa e integrale nell’incontro con Cristo che conduce l’uomo alla sua piena verità.

Tra le ragioni della scelta educativa spicca certamente l’attuale emergenza educativa, e soprattutto le radici di questa emergenza, su cui giustamente insiste con molta chiarezza Benedetto XVI . L’educazione soffre dei mali che affliggono la nostra società: il diffuso soggettivismo, il relativismo morale ed il nichilismo.

In questa situazione appare tutta l’importanza dell’alleanza educativa di tutti coloro che hanno responsabilità educative, a partire dalla famiglia fino alla parrocchia, passando per la scuola e l’Università. Le difficoltà e la complessità dell’azione educativa solleci-tano i cristiani ad adoperarsi in ogni modo affinché si realizzi un rapporto dinamico e costruttivo che mira al bene del soggetto. Come viene più volte indicato nel docu-mento, la crescita della consapevolezza dell’importanza dell’educare deve interessare e coinvolgere tutta la società, affinché diventi sempre più terreno favorevole all’educa-zione. “Favorendo condizioni e stili di vita sani, rispettosi dei valori, in cui sia possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona” (n. 50).

Francesco Faà di Bruno considerava l’uomo come “Il più bell’atto dell’Onnipotenza Divina”; puntava ad educare mente e cuore e diceva: “Sebbene sublimi e materialmente utili, le scienze però non avrebbero alcuna mia simpatia se non avessero un altro pregio di un ordine più elevato: quello di proclamare e diffondere i principi di unità, di libertà, di giustizia e di fede…” Egli tendeva a quella scienza e formazione che “insegna agli uomini a conseguire il loro ultimo fi ne”.

Il bene supremo dell’uomo, per il nostro Beato Fondatore: “deve poter saziare l’intelligenza con la cognizione del vero; saziare la volontà col godimento perfetto dell’oggetto amato; essere infi nito ed eterno, perché, ove non lo fosse, il desiderio di un bene maggiore acquisito od il timore di perdere il bene già acquisito, basterebbero per amareggiare e quasi annullare la felicità dell’uomo”. ( F. F. di Bruno, Sunti di Morale, 1870 p. 2).

Francesco Faà di Bruno richiamava costantemente l’impegno a divenire cooperatori della missione stessa di Cristo.

Madre Fabiola Detomi

Page 5: giornalino_2

3

SPIRITUALITÀ

Meditiamo con FrancescoLucerna corporis tui est oculus tuus; si oculus tuus fuerit simplex totum corpus tuum luci-dum erit; si autem oculus tuus fuerit nequam, totum corpus tuum tenebrosum erit.¹

Matt. 6 - 22 - 23

Questo occhio di cui parla Nostro Signore è l’intezione e il motivo attraverso i quali noi portiamo avanti le no-stre opere. L’intenzione è tutto, è ciò che dà valore a tutte le nostre azioni [.] Se è buona, molto buona, assurge a bontà. Se fate una buona azione senza alcuna buona intenzione, l’azione va perduta. Se fate l’elemosina per vanità, la vostra intenzione allora è criminale, e sarete puniti per questo.

Se fate una buona azione per ottenere da Dio la salute o la riuscita di un affare o di un viaggio ecc., tale in-tenzione è buona, ma terrena e temporanea. Se digiunate, fate l’elemosina, perdonate il vostro nemico a vostro benefi cio, per guadagnare il Paradiso, la vostra intenzione è migliore della precedente.

Se invece le vostre azioni sono rivolte soltanto a Dio, alla sua gloria, sono fi nalizzate a compiere la sua volontà, allora la vostra intenzione è perfetta.

E questo è ciò che il Signore ha praticato fi no alla sua morte. Honorifico patrem meum. Giovanni, 8. 49.2

Ecco il nostro modello. Onorare Dio! Ristabilire la sua gloria in questo mondo in cui era andata perduta, è ciò che egli ha fatto, tutte le sue parole, azioni, gioie, la sua tristezza, il suo bene, il suo male, hanno avuto solo questo come obiettivo. Imitiamo allora Nostro Signore, e per liberarci delle bassezze e del vuoto delle nostre azioni, uniamole tutte alle sue, le nostre parole alle sue parole, le nostre sofferenze, i nostri sguardi, i nostri passi ai suoi, il nostro bere, il nostro mangiare al suo; offriamo tutte queste cose a Dio, in generale e nel particolare, al mattino, al risveglio, dopo la preghiera, unendole a quelle di suo fi glio e rinnovando l’offerta più spesso che potremo. Così anche le nostre azioni più modeste, più comuni riceveranno un grande merito secondo la parola del Salvatore. Amen, dico vobis quoniam vidua hæc pauper plus omnibus misit.3

4

1 Mc. 6, 22-23. : “Lucerna corporis est oculus si fuerit oculus tuus simplex totum corpus tuum lucidum erit. Si autem oculus tuus nequam fuerit totum corpus tuum tenebrosum erit si ergo lumen quod in te est tenebrae sunt tenebrae quantae erunt.” Vulgate. 2 Gn. 8, 49. “respondit Jesus ego dæmonium non habeo sed onorifi co Patrem meum et vos inhonoratis me.” Vulgate.3 Mc. 12, 43-44. “et convocans discipulos suos ait illis amen dico vobis quotiamo hæc pauper plus omnibus misit qui miserunt in gazofi lacium omnes enim ex eo quod abundabat illis miserunt haec vero de penuria sua omnia quæ habuit misit totum victum suum.” Vulgate.4 Francesco Faà di Bruno, Notes, Archivio Faà di Bruno, Torino, 17 FFB 95, [pp. 16-19]. Trascrizione dall’originale in francese Remy FUENTES; traduzione dal francese all’italiano Arianna SFERRAZZA.

Page 6: giornalino_2

4

SPIRITUALITÀ

Questo testo che potrebbe essere un insegnamento impartito da Francesco, inizia con questa citazione dal Vangelo di San Matteo:

«La lucerna del corpo è l’occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà luce; ma se il tuo occhio è malato, tutto il tuo corpo sarà tenebroso. Se dunque la luce che è in te è tenebra, quanto grande sarà la tenebra!»5

Ci si potrebbe attendere allora un insegnamento sulla purezza, simile a quello che si trova in Notes e che noi pensiamo appartenga allo scambio epistolare tra Francesco e il Padre de Ponlevoy (S. J.). Tuttavia, si tratta qui di un insegnamento che riguarda certo la purezza, ma più nello specifico la purezza dell’intenzione.

Qui il predicatore fa riferimento non soltanto al succitato passaggio del Vangelo di San Matteo, ma anche al seguente:

˝Guardatevi dal praticare le vostre buone opere davanti agli uomini per essere da loro ammirati, altrimenti non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà." 6

Un’esortazione dunque a favore di un’azione discreta, efficace, fatta in nome di Dio e per Dio. Ancora meglio, si tratta di agire come Cristo stesso, o quanto meno di imitarlo - ad imitatione Christi.

Questo breve insegnamento ci permette di comprendere quale fu la formazione cristiana che ricevette Francesco e che ha rappresentato il suo modo di vivere l’azione, di qualsiasi natura essa sia. Portando la nostra attenzione alla sua storia e alla sua azione sociale nella Torino del XIX secolo, sembra evidente che egli fu “istruito”, educato a fare del bene. Tuttavia, qui, grazie a Notes, possiamo cogliere quale sia stato lo spirito attraverso il quale le sue buone azioni si siano diffuse, in quale tipo di comportamento si sia inserita la sua azione sociale: una profonda obbedienza nei confronti delle Scritture, senza tuttavia cadere nell’applicazione alla lettera dei contenuti. Inoltre, sembra che l’azione socio-caritativa di Francesco trasse la sua energia dal suo profondo desiderio di imitare il Cristo servitore, ciò a cui esorta il predicatore.

5 Mt. 6, 22-23. Bibbia di Gerusalemme, ed. Dehoniane, Bologna, 1990.6 Mt. 6, 1-4. Bibbia di Gerusalemme, ed. Dehoniane, Bologna, 1990.

Page 7: giornalino_2

5

SPIRITUALITÀ

Questo testo è anche un’occasione per prendere coscienza del legame tra fede e azione, profondamente radicato in Francesco, che cominciò ad esprimere molto presto; infatti, sin dal suo arrivo a Parigi, lo integrò nell’ambito delle conferenze della San Vincenzo de’ Paoli e lo praticò in modo puntuale non attraverso l’ora et labora della tradizione benedettina, ma attraverso il fi des et actio che lo caratterizza.

Remy FUENTESTratto da François Faà de Brun, Traces de vie cachée,

Université de Provence, Aix-Marseille I, UFR ERLAOS,Tesi redatta in vista dell’ottenimento del Dottorato di Ricerca “Aire Culturelle Romane”

(secondo anno), Materia Italiano. Relatrice, Madame Théa PICQUET, Anno Accademico 2009-2010

Traduzione dal francese Arianna SFERRAZZA

Cappella di Sant’Ignazio nella chiesa dei Gesuiti di rue de Sèvres in Parigi

Page 8: giornalino_2

6

SPIRITUALITÀ

Omelia di S.S. Benedetto XVI in occasione della beatificazione del Servo di Dio Giovanni Paolo II1° maggio 2011

Cari fratelli e sorelle!

Sei anni or sono ci trovavamo in questa Piazza per celebrare i funerali del Papa Giovanni Paolo II. Pro-fondo era il dolore per la perdita, ma più grande ancora era il senso di una immensa grazia che avvolgeva Roma e il mondo intero: la grazia che era come il frutto dell’intera vita del mio amato Predecessore, e specialmente della sua testimonianza nella sofferenza. Già in quel giorno noi sentivamo aleggiare il pro-fumo della sua santità, e il Popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatifi cazione potesse procedere con discreta celerità. Ed ecco che il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!

Desidero rivolgere il mio cordiale saluto a tutti voi che, per questa felice circostanza, siete convenuti così numerosi a Roma da ogni parte del mondo, Signori Cardinali, Patriarchi delle Chiese Orientali Cat-toliche, Confratelli nell’Episcopato e nel Sacerdozio, Delegazioni Uffi ciali, Ambasciatori e Autorità, persone consacrate e fedeli laici, e lo estendo a quanti sono uniti a noi mediante la radio e la televisione.

Questa Domenica è la Seconda di Pasqua, che il beato Giovanni Paolo II ha intitolato alla Divina Mise-ricordia. Perciò è stata scelta questa data per l’odierna Celebrazione, perché, per un disegno provvidenziale, il mio Predecessore rese lo spirito a Dio proprio la sera della vigilia di questa ricorrenza. Oggi, inoltre, è il primo giorno del mese di maggio, il mese di Maria; ed è anche la memoria di san Giuseppe lavoratore. Questi elementi concorrono ad arricchire la nostra preghiera, aiutano noi che siamo ancora pellegrini nel tempo e nello spazio; mentre in Cielo, ben diversa è la festa tra gli Angeli e i Santi! Eppure, uno solo è Dio, e uno è Cristo Signore, che come un ponte congiunge la terra e il Cielo, e noi in questo momento ci sentiamo più che mai vicini, quasi partecipi della Liturgia celeste.

“Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!” (Gv 20,29). Nel Vangelo di oggi Gesù pronun-cia questa beatitudine: la beatitudine della fede. Essa ci colpisce in modo particolare, perché siamo riuniti proprio per celebrare una Beatifi cazione, e ancora di più perché oggi è stato proclamato Beato un Papa, un Successore di Pietro, chiamato a confermare i fratelli nella fede. Giovanni Paolo II è beato per la sua fede, forte e generosa, apostolica. E subito ricordiamo quell’altra beatitudine: “Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli” (Mt 16,17). Che cosa ha rivelato il Padre celeste a Simone? Che Gesù è il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Per questa fede Simone diventa “Pietro”, la roccia su cui Gesù può edifi care la sua Chiesa. La beatitudine eterna di Giovanni Paolo II, che oggi la Chiesa ha la gioia di proclamare, sta tutta dentro queste parole di Cristo: “Beato sei tu, Simone” e “Beati quelli che non

Page 9: giornalino_2

7

SPIRITUALITÀ

hanno visto e hanno creduto!”. La beatitudine della fede, che anche Giovanni Paolo II ha ricevuto in dono da Dio Padre, per l’edifi cazione della Chiesa di Cristo.

Ma il nostro pensiero va ad un’altra beatitudine, che nel Vangelo precede tutte le altre. È quella della Vergine Maria, la Madre del Redentore. A Lei, che ha appena concepito Gesù nel suo grembo, santa Elisabetta dice: “Beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto” (Lc 1,45). La beatitudine della fede ha il suo modello in Maria, e tutti siamo lieti che la beatifi cazione di Giovanni Paolo II avvenga nel primo giorno del mese mariano, sotto lo sguardo materno di Colei che, con la sua fede, sostenne la fede degli Apostoli, e continuamente sostiene la fede dei loro successori, specialmente di quelli che sono chiamati a sedere sulla cattedra di Pietro. Maria non compare nei racconti della risurrezione di Cristo, ma la sua presenza è come nascosta ovunque: lei è la Madre, a cui Gesù ha affi dato ciascuno dei discepoli e l’intera comunità. In particolare, notiamo che la presenza effettiva e materna di Maria viene registrata da san Giovanni e da san Luca nei contesti che precedono quelli del Vangelo odierno e della prima Lettura: nel racconto della morte di Gesù, dove Maria compare ai piedi della croce (cfr Gv 19,25); e all’inizio degli Atti degli Apostoli, che la presentano in mezzo ai discepoli riuniti in preghiera nel cenacolo (cfr At 1,14).

Anche la seconda Lettura odierna ci parla della fede, ed è proprio san Pietro che scrive, pieno di entusiasmo spirituale, indicando ai neo-battezzati le ragioni della loro speranza e della loro gioia. Mi piace osservare che in questo passo, all’inizio della sua Prima Lettera, Pietro non si esprime in modo esortativo, ma indicativo; scrive, infatti: “Siete ricolmi di gioia” - e aggiunge: “Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre conseguite la meta della vostra fede: la salvezza delle anime” (1Pt 1,6.8-9). Tutto è all’indicativo, perché c’è una nuova realtà, generata dalla risurrezio-ne di Cristo, una realtà accessibile alla fede. “Questo è stato fatto dal Signore - dice il Salmo (118,23) - una meraviglia ai nostri occhi”, gli occhi della fede.

Cari fratelli e sorelle, oggi risplende ai nostri occhi, nella piena luce spirituale del Cristo risorto, la fi gura amata e venerata di Giovanni Paolo II. Oggi il suo nome si aggiunge alla schiera di Santi e Beati che egli ha proclamato durante i quasi 27 anni di pontifi cato, ricordando con forza la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa. Tutti i membri del Popolo di Dio - Vescovi, sacerdoti, diaconi, fedeli laici, religiosi, religiose - siamo in cammino verso la patria celeste, dove ci ha preceduto la Vergine Maria, associata in modo singolare e perfetto al mistero di Cristo e della Chiesa. Karol Wojtyła, prima come Vescovo Ausiliare e poi come Arcivescovo di Cracovia, ha partecipato al Concilio Vaticano II e sapeva bene che dedicare a Maria l’ultimo capitolo del Do-cumento sulla Chiesa signifi cava porre la Madre del Redentore quale immagine e modello di santità per ogni cristiano e per la Chiesa intera. Questa visione teologica è quella che il beato Giovanni Paolo II ha scoperto da giovane e ha poi conservato e approfondito per tutta la vita. Una visione che si riassume nell’icona biblica di Cristo sulla croce con accanto Maria, sua madre. Un’icona che si trova nel Vangelo di Giovanni (19,25-27) ed è riassunta nello stemma episcopale e poi papale di Karol Wojtyła: una croce d’oro, una “emme” in basso

Page 10: giornalino_2

8

SPIRITUALITÀ

a destra, e il motto “Totus tuus”, che corrisponde alla celebre espressione di san Luigi Maria Grignion de Montfort, nella quale Karol Wojtyła ha trovato un principio fondamentale per la sua vita: “Totus tutus ego sum et omnia mea tua sunt. Accipio Te in mea omnia. Praebe mihi cor tuum, Maria - Sono tutto tuo e tutto ciò che è mio è tuo. Ti prendo per ogni mio bene. Dammi il tuo cuore, o Maria” (Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, n. 266).

Nel suo Testamento il nuovo Beato scrisse: “Quando nel giorno 16 ottobre 1978 il conclave dei cardinali scelse Giovanni Paolo II, il Primate della Polonia card. Stefan Wyszynski mi disse: «Il compito del nuovo papa sarà di introdurre la Chiesa nel Terzo Millennio»”. E aggiungeva: “Desidero ancora una volta esprimere gratitudine allo Spirito Santo per il grande dono del Concilio Vaticano II, al quale insieme con l’intera Chiesa – e soprat-tutto con l’intero episcopato – mi sento debitore. Sono convinto che ancora a lungo sarà dato alle nuove generazioni di attingere alle ricchezze che questo Concilio del XX secolo ci ha elargito. Come vescovo che ha partecipato all’evento conciliare dal primo all’ul-timo giorno, desidero affidare questo grande patrimonio a tutti coloro che sono e saranno in futuro chiamati a realizzarlo. Per parte mia ringrazio l’eterno Pastore che mi ha permesso di servire questa grandissima causa nel corso di tutti gli anni del mio pontificato”. E qual è questa “causa”? È la stessa che Giovanni Paolo II ha enunciato nella sua prima Messa solenne in Piazza San Pietro, con le memorabili parole: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!”.

Page 11: giornalino_2

9

SPIRITUALITÀ

Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti, egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante - forza che gli veniva da Dio - una tendenza che poteva sembrare irreversibile.

[Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana, questo esemplare fi glio della Nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia della libertà.]

Ancora più in sintesi: ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor homi-nis, Redentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il fi lo conduttore di tutte le altre.Karol Wojtyła salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda rifl essione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo. Il suo messaggio è stato questo: l’uomo è la via della Chiesa, e Cristo è la via dell’uomo. Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo “timoniere” il Servo di Dio Papa Paolo VI, Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio, che proprio grazie a Cristo egli ha potuto chiamare “soglia della speranza”. Sì, attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo, egli ha dato al Cristianesimo un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia. Quella carica di spe-ranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso, egli l’ha legittimamente rivendicata al Cristianesimo, restituendole la fi sionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di “avvento”, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace.

Vorrei infi ne rendere grazie a Dio anche per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il beato Papa Giovanni Paolo II. Già prima avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edifi cato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero. E poi la sua testimonianza nella sofferenza: il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una “roc-cia”, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fi siche gli venivano meno. Così egli ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa.

Beato te, amato Papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua - ti preghiamo - a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio. Tante volte ci hai benedetto in questa Piazza dal Palazzo! Oggi, ti preghiamo: Santo Padre ci benedica!

Amen.

Page 12: giornalino_2

10

SPIRITUALITÀ

“Camminate secondo lo Spirito” (Gal 5, 16)

1 “Siete stati chiamati a libertà”

L’apostolo Paolo si rivolge alle comunità cristiane della Galazia con tono appassionato e preoccupato, perché alcuni giudaizzanti hanno determinato confusione e smarrimento tra i cristiani, insegnando che la fede di Cristo da sola non basta per ricevere lo Spirito e conse-guire la salvezza messianica, ma sono necessarie anche la circoncisione e la pratica di alcune prescrizioni giudaiche.

L’Apostolo reagisce con vigore e con eloquenza magistrale e dichiara che la salvezza deriva dalla fede e soltanto dalla fede in Gesù Cristo. Ne consegue che le prescrizioni ebraiche era-no soltanto come delle utili preparazioni al grande evento di salvezza realizzato dal Cristo.

Il cristiano pertanto è pienamente libero dalla legge ebraica ed è destinato a vivere nella libertà. Di qui la sua vigorosa affermazione: “Voi, fratelli, siete stati chiamati a libertà” (Gal. 5,13). E chi mai chiama? È Dio! Dio dunque non costituisce affatto un limite alla libertà dell’uomo. Al contrario, Egli è la fonte prima, l’origine, la sorgente della vera libertà. Dio è libero e desi-dera vivamente che lo seguiamo da persone libere. Egli ama la nostra libertà più di quanto l’amiamo noi stessi.

Ma, attenzione, la cultura moderna grida all’uomo della strada: «Tu sei libero, tu puoi fare quello che vuoi; nulla e nessuno al di fuori e al di sopra di te; tu sei “il dio” di te stesso; sei unicamente tu l’arbitro delle tue scelte; disponi di te e delle tue potenzialità come vuoi, non devi render conto a nessuno.» Purtroppo, questa cattiva scuola ha illuso, disorientato e tra-dito innumerevoli giovani e ha moltiplicato suicidi, depressioni e alienazioni.

L’Apostolo è più prudente e più saggio: si limita ad affermare che l’uomo “è chiamato a libertà”; il che vuol dire che la libertà è un dono e una conquista. È un dono, perché Cristo ha messo in ognuno di noi nel giorno del battesimo il germe della libertà, ma questo pic-colo “seme” ha bisogno di una conquista , cioè ha bisogno della nostra collaborazione per crescere ed espandersi e così farci risultare pienamente liberi. Sussiste dunque l’impegno quotidiano di collaborare con Cristo per destituire del potere schiavizzante ogni “faraone” che pretendesse annidarsi dentro di noi e gestirci a suo piacimento. Del resto si sa che non c’è vera libertà senza esercizio di liberazione: liberare la vita, lo spirito, il cuore… dagli idoli muti e schiavizzanti per presentarci realmente da persone libere.

Dunque, liberarci da qualcosa o da qualcuno per passare ad un altro rapporto. Si notino le due preposizioni: “da” e “per”. Così, il popolo di Dio, che è schiavo del potente farao-ne d’Egitto, si libera dalla pesante schiavitù per passare alla signoria di Dio. Sì, Dio e non

Page 13: giornalino_2

11

SPIRITUALITÀ

l’uomo è la misura della qualità della libertà dell’uomo. Infatti, quando Mosè ed Aronne si presentano dal faraone per la richiesta della libertà del popolo, avanzano una precisa richie-sta: «Così dice il Signore, Dio d’Israele: “Lascia libero il mio popolo, perché mi celebri una festa nel deserto!”» (Es 5,1 ).Il popolo deve essere libero per Dio. Ciò che qualifica la vera libertà è l’appartenenza a Lui.

2. “Camminate secondo lo Spirito”

L’Apostolo suggerisce anche una “via” sicura per non cedere a tendenze deviazionistiche: “Cam-minate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne” (Gal. 5,16).Si comprende facilmente che l’Apostolo vuole evidenziare che la potenza dello Spirito è ben più forte di quella della carne. “Il credente - afferma il card. A. Vanhoye - ha la possibilità effettiva di liberarsi dal male, perché lo Spirito è più forte della carne”. Sappiamo per espe-rienza che le insidie quotidiane del male sono senza numero, sono sempre delle imboscate pericolose e subdole.Anzi, l’uomo si trova di continuo fra due potenti calamite in contrapposizione: “La carne ha desideri contrari allo Spirito, e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; questi infatti si oppongono fra loro.” (Gal. 5,17)

E tuttavia possibile la vittoria! Perché lo Spirito è in ognuno di noi; è nella nostra anima e anche nel nostro corpo come precisa Paolo: “Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi?” (1 Cor 6,19). Dunque, egli abita in noi (Rom 8,9) e non sta inat-tivo, non è presenza passiva, inerte. Al contrario , ci lavora febbrilmente per trasformarci in sua “dimora” sempre più splendida,eliminando anche le più piccole ombre del male.

Anzi, poco più oltre, nello stesso capitolo ai Galati, l’Apostolo passa a distinguere gli esiti, cioè i differenti risultati di chi si affida alle tendenze della carne e di chi si affida alle tendenze dello Spirito. Per i primi, Paolo parla di “opere della carne” (Gal. 5, 19-21), per i secondi invece di “frutto dello Spirito” (Gal. 5, 22-23). Sono “opere” perché restano all’esterno dell’uomo e non contribuiscono affatto a farlo crescere, a maturarlo, ad arricchirlo; anzi, per molti aspetti l’uo-mo e non contribuiscono affatto a farlo crescere, a maturarlo, ad arricchirlo; anzi, per molti aspetti l’uomo viene danneggiato e come bloccato, congelato nelle sue potenzialità.

L’azione dello Spirito viene qualificata come “frutto,” perché corrisponde alle profonde e più autentiche tendenze dell’uomo e conferisce un concreto apporto alla sua maturazione e alla formazione di una personalità robusta e sicura. E mentre nel contesto delle “opere” il denominatore comune è l’egoismo, nel contesto del “frutto” invece è l’amore; l’amore che diventa fonte di pace, di gioia, e di libertà. Sì, l’amore non può esistere senza libertà; l’amore è l’espressione più bella e più perfetta di libertà; “dilige et fac quod vis” scrive Sant’Agostino (“ama e fa’ quel che vuoi”) , ama ed eccoti libero.

Padre Ubaldo TERRINONI

Page 14: giornalino_2

12

CONGREGAZIONE

Sono davanti ad un foglio bianco, riempirlo di 100 anni è davvero un’ impresa ciclopica! Che cosa ci posso mettere dentro? Inizia a Bertipaglia, in provincia di Padova, la storia di Pasqua, che vede la luce proprio nei giorni di Pasqua del 1911, mentre tutto intorno la cam-pagna profuma di alberi in fiore, di erba tenera, dove si corre già scalzi sui prati e si bagna di fresco la voglia di libertà! Bertipaglia è ad un tiro di… bicicletta da Maserà, dove Pasqua, divenuta Suor Aurelia, Minima di N. S. del Suffragio, arriva poco più che trentenne tra i bimbi dell’asilo. Alta, dritta, bella! Che cosa è venuta a fare? Sono saporite e appetitose le sue scodelle di minestrone con fagioli che si contendono il buon brodo cremoso con i “subioti”! Una vera leccornia per la nostra pancia vuota! Parlava poco, Suor Aurelia, ma condiva di tanto amore tutto quello che ci faceva trovare pronto, dopo una mattinata di ricamo per diventare brave bambine che da subito imparavano a non perdere tempo. La domenica po-meriggio ci insegnava a memoria il catechismo di san Pio X. Dovevamo prendere il primo premio all’esame cui ci sottoponeva il severo Arciprete, Don Fabiano Sebastiano, in chiesa, dopo il Vespro! Quanti primi premi sono arrivati a casa nostra! Cosa raccontare di quegli anni? I nostri occhi bambini scrutavano le suore e, ai raggi X, curiosavano sotto il velo il co-lore e la lunghezza dei capelli! Ci chiedevamo come mangiavano, se dormivano con o senza quella bardatura nera che le rendeva ancora più misteriose! Suor Aurelia, una domenica di settembre, si è lasciata prendere per mano dalla nostra brigata di 8 fratelli ed è venuta fino a casa nostra, in fondo ai campi, l’ultima di via Pola. Le avevamo raccontato che l’uva Bacò era già matura e si è lasciata convincere ad un assaggio prima che finisse nel grande “veturo” sotto i piedi ubriachi di papà e del fratellone Antonio! È stata un’emozione grande per noi sotto quella vigna! Non ricordo se ballavano di più i moscerini attorno all’uva, quel pome-riggio, o noi per la gioia!

Trasferita da Maserà, l’ho persa di vista. L’ho ritrovata nel Pensionato S. Giuseppe di To-rino, già avanti negli anni, ma sempre in forma. Le ospiti erano le sue assistite: pulizia ac-curata della stanza, servizio perfetto a tavola… nulla doveva essere trascurato. Il suo vivere era semplice, paziente, premuroso! Da Torino a Villa Ca’ Bianca, il passo è stato breve. Nel suo bagaglio sempre le piccole cose di ogni giorno, senza pretese. Sapeva, Suor Aurelia, che qualcuno lassù annota tutto, anche l’invisibile, l’incomprensibile agli occhi superficiali e ciò le regalava quella dose di serenità, confusa con un sorriso sornione che ancora oggi si trasfor-ma in dono per chi le passa accanto! Sorretta dal suo fedele bastone, scende ogni mattina nella cappella e nel suo angolino abitudinario, parla in silenzio con Lui. Suor Aurelia e il suo Signore si sentono, si capiscono, anche se l’udito l’ha un po’ isolata dal resto del mondo. È lì che gusta e apprezza ancora, al compimento dei suoi 100 anni, il grande dono della sua vocazione:

100 anni sono…. come il giorno di ieri!

Page 15: giornalino_2

13

CONGREGAZIONE

“Servire il Signore con gioia,perchè dare è gioia,condividere è gioia.

Amare è gioia, pregare è gioia,e la gioia è forza, perchè

Dio ama chi dona con gioia!”Il 24 aprile, giorno di Pasqua, siamo andate lassù in collina, a Cabianca, per festeggiare i 100 anni di Suor Aurelia. Con Madre Fabiola eravamo un bel gruppetto di giovani e non, insieme ai parenti venuti dal Veneto. Commossa ed emozionata, sorrideva e ringraziava! Siamo andate per regalarle la nostra presenza e il nostro grazie. Ma il più bel regalo era pronto per noi: poter “fotografare i suoi 100 anni” e stamparvi il colore dell’eterna giovinezza, perché “si resta giovani finchè il cuore sa ricevere messaggi di bellezza e di grandezza, di ottimismo e di gioia, di audacia e di coraggio, di forza e di… amore. Sei giovane se senti che la vita è un dono. E questo pacchetto dono ce lo siamo portate via noi! Grazie, Suor Aurelia! 100! 1000 felicitazioni! Sr. Maria Pia

Page 16: giornalino_2

14

CONGREGAZIONE

Un “gigante”, cosi l’ha definito Benedetto XVI, il beato Giovanni Paolo II il 1 maggio in Piazza San Pietro davanti a 2 milioni e mezzo di persone.

Applausi e lacrime si sono visti in tutta la mattina, dai fedeli pieni di emozione, che con canti e pre-ghiere hanno atteso tutta la notte in via della Con-ciliazione e nei dintorni questo grande momento.È stata una esperienza molto commovente perché, nonostante tutte le diversità di persone, di lingue, di culture, sembrava un solo popolo riunito nel nome del Signore, per vivere tutti insieme la bea-tificazione di un Papa che ha mostrato un nuovo volto della Chiesa e che con il suo esempio di vita e il suo insegnamento, ha cambiato il mondo.

Durante l’omelia, Benedetto XVI ha ricordato i momenti più salienti del pontificato di Ka-rol Wojtyla, sottolineando la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana. E poi il ricordo a quelle sue memorabili parole: “Non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo”, ci sembrava di sentire ancora una volta Giovanni Paolo a farci questo invito adesso non più affacciato alla finestra del Vaticano, ma dalla casa del Padre.

È stata una vera ricchezza poter condividere quest’esperienza oltre che tra noi insieme an-che con la Nostra Madre, con Suor Teresita, con le sorelle di Roma e con chi era unito a noi spiritualmente. Ho potuto sperimentare la gioia di appartenere alla nostra Famiglia religiosa e anche nello stesso tempo alla Chiesa Universale. Durante la celebrazione c’era una grazia speciale di Giovanni Paolo II, la presenza di Dio che con la sua misericordia abbraccia tutti.

Ho sperimentato che la presenza di Gesù Risorto dà luce ad ogni circostanza, e ci fa un cuore solo e un’anima sola in Lui. Questo pellegrinaggio è stata un’occasione per me di rin-graziamento e intercessione nel mio cammino e per coloro con i quali lo sto condividendo. Sono partita da Roma con il desiderio di essere quella sentinella del mattino che Giovanni Paolo II si aspetta da noi giovani perché in ogni circostanza guardando a Cristo Risorto poniamo la nostra speranza in Lui.

Suor Luz AMPARO ed Elisa, postulante

Beatificazione di Giovanni Paolo II,un’esperienza vissuta

Page 17: giornalino_2

15

CONGREGAZIONE

Page 18: giornalino_2

16

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Nell’ambito del ciclo di formazione alle Guide del Museo Francesco Faà di Bruno sono proposte conferenze mensili.Offriamo il contenuto di queste allo scopo di approfondire ulteriormente le nostre conoscenze

Una prima osservazione appare doverosa, anche se all’apparenza banale, il rapporto profondo cioè tra la famiglia e il territorio, in particolare il Monferrato, caratterizzato da una storia sua propria, pur nell’ambito ovviamente di quella più generale del Piemonte. Al riguardo, non è di immediata percezione il fatto che solo dal 1708, con il Trattato di Utrecht, al termine della Guerra di Successione Spagnola, i Savoia acquisiscano il Marchesato di Monferrato. Prima di loro, dal 1536, infatti la regione era sotto il dominio della potente casata dei Gonzaga, Duchi di Mantova, con cui i Faà ebbero tanti rapporti e che alla fine risultarono gli artefici delle loro fortune. Per completezza ricordiamo ancora il periodo Aleramico (967-1305) che prende così il nome dal capostipite, Marchese Aleramo, al quale l’Imperatore Ottone I fece dono il 23 marzo 967 di vasti territori estesi dal Monferrato sino al mare (la marca aleramica). Seguì poi l’epoca dei Paleologhi (1305-1536) dal nome del secondogenito dell’Imperatore di Bisanzio, Teodoro Paleologo, che pure acquisì il titolo di Marchese del Monferrato.

La dinastia dei Gonzaga invece si estinse dopo che il ramo principale della famiglia, rimasto senza eredi diretti, lasciò il passo per breve tempo a quello francese dei Gonzaga-Nevers. È da notare infine che la dominazione dei Savoia conobbe una breve interruzione, dal 1796 al 1814, a seguito degli eventi legati alla Rivoluzione Francese, la calata di Napoleone, la fuga del Re di Sardegna e l’annessione alla Francia, fino al nuovo assetto territoriale europeo determinato dal Congresso di Vienna.

Fatta questa premessa ed evidenziato il fatto che l’origine della famiglia non sia nota (si ipo-tizza l’arrivo in Italia dall’Inghilterra nel VII secolo, a seguito di San Colombano. In propo-sito si ricorda anche che Walter Scott, il celebre autore di Ivanhoe, accenni a un clan scozzese dei Faà), il primo nome in cui ci si imbatte è quello di un tale Jacomo, di cui non sappiamo però niente. Segue Giovanni Matteo, che troviamo citato in un atto notarile del 29 aprile 1623 e poi Ardicino che risulta già ricoprire importanti cariche sotto i Gonzaga. Il figlio di lui, Giovanni Matteo, detto Oratio, acquistò il feudo di Bruno per i due terzi il 1° aprile 1570 dai fratelli Cesare e Lodovico Scarampi e di questi fu investito dal Duca Guglielmo il 17 marzo 1578 ed il restante terzo da Lorenzo e Benedetto Scarampi il 10 aprile 1580, con successiva investitura il 21 novembre 1585. Il 24 marzo 1588 ricevette l’investitura di tutto il feudo dal Duca Vincenzo Gonzaga. Fu dunque il primo Signore di Bruno.

Nel 1585 ricevette l’incarico di commissario ducale del Monferrato. Giovanni Matteo è an-

Faà di Bruno, una famigliaConferenza tenuta da A. Faà di Bruno, il 14 aprile 2011

Page 19: giornalino_2

17

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

che conosciuto per la sua opera musicale che si inserisce nella tendenza letteraria ed artistica del madrigale che in quegli anni si imponeva come modello obbligatorio; di lui si ricordano due libri di tali composizioni, conservati nelle biblioteche di Vienna e Modena, nonché altre opere (Magnifi cat a varie voci, Salmi di David, mottetti).

Il primogenito di Oratio, Ortensio, va ricordato per il fatto di essere stato nominato primo Conte di Bruno con decreto di Vincenzo, Duca di Mantova e del Monferrato, in data 16 maggio 1598. Non avendo discendenti, Ortensio designò come erede il fratello Ardicino che si segnalò per i molteplici servigi resi al Ducato, in ricompensa dei quali ottenne l’assegnazione in proprietà della Grangia chiamata La Salera sui confini dei luoghi di Trino e Tricerro e delle Grangie della Saletta e del Torrione. Un altro fratel-lo, Ferdinando, entrò a far parte dell’Ordine di Malta il 17 aprile 1580, il che comprova l’antica nobiltà della famiglia.

Tra i figli di Ardicino, ricordiamo Ferdinando che, dopo essere stato investito il 4 dicembre 1652 del feudo di Bruno da parte del Duca Carlo II, fu nominato da quest’ultimo primo Marchese di Bruno il 31 marzo 1648 e soprattutto Camilla, per un’appassionante, anche se triste, vicenda che la vide coinvolta col Duca Ferdinando e, più in generale, con gli intrighi di quella Corte. Il suo matrimonio “segreto”con il Duca, consapevolmente viziato fin dal-l’origine, fu di fatto annullato onde consentire al medesimo, che pur continuava a dichia-rarsi innamorato di lei, a convolare a nozze, per ragioni politiche, con Caterina de’Medici. Camilla, chiamata per la sua avvenenza la bella Ardizzina, ebbe un figlio, Giacinto, che pe-raltro perì all’età di quindici anni nella celebre peste del 1631, descritta anche dal Manzoni. Per le pressioni del Duca e della Corte fu però costretta a chiudersi in convento a Ferrara, pur senza vocazione, e ivi morì infelicissima il 14 luglio 1662. Dei figli di Ferdinando Faà ricordiamo in particolare Nicolao che il 3 aprile 1667 acquistò da Onofrio Bevilacqua e figli il feudo di Fontanile e, a seguito di matrimonio, il feudo di Carentino (con investitura nel 1672); una menzione a parte merita anche Ortensio, parroco di Carentino, la cui notorietà invece è legata a una lunga contesa con la famiglia Moscheni, che spadroneggiava a Bergamasco e che lo portò, insieme ad altri congiurati, ad assalire nella notte di Pasqua del 1686 il palazzo del Marchese Giovanni, razziandolo ed uccidendo nella circostanza un figlio di lui insieme a tre servi. Per tali motivi, inseguito dalla giustizia dei Savoia, dovette rifugiarsi prima a Genova e poi a Ovada, in convento.

Facendo un salto di tre generazioni - in cui non si segnalano fatti o personaggi di particolare rilevanza, arriviamo alla fine del 1700 dove emerge la figura di Antonino, Vescovo di Asti dal 24 marzo 1818. Egli incoraggiò, con una lettera pastorale, i moti rivoluzionari del 1821 che timidamente peroravano l’emanazione di una costituzione liberale. L’esito negativo dell’insurrezione lo costrinse però a ritrattare e a sottoporsi alla “sorveglianza” dell’Arcive-scovo di Torino. Ancora un salto di due generazioni e finalmente approdiamo alla nidiata

Page 20: giornalino_2

18

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

dei dodici figli di Lodovico (Luigi) e di Carolina Sappa de’ Milanesi di cui, come sappiamo, faceva parte, come ultimogenito, Francesco.

Alessandro (1809-1891), il primogenito, si distinse per l’impegno e la dedizione nel set-tore agricolo. L’azienda di famiglia nell’800 era una delle più grandi dell’alessandrino, toccava vari comuni, ma aveva il suo nucleo centrale a Bruno. La medesima, conforme-mente alle nuove impostazioni che il Cavour impresse a tale attività, doveva ritenersi all’avanguardia nell’evoluzione dell’agricoltura piemontese, nell’attivazione di mezzi più progrediti e nel superamento di resistenti schemi feudali.

Alquanto nota è la figura del fratello Emilio, comandante della Re d’Italia nella sfortunata battaglia di Lissa (20 luglio 1866) nelle cui acque trovò una morte gloriosa, dopo essere stato speronato dall’ammiraglia della flotta austriaca. Nel corso della sua vita, Emilio ebbe occasione di compiere diversi viaggi, per conto della marina sarda, giungendo anche fino alla baia di Baffin. Per un breve periodo, indeciso su che indirizzo imprimere alla propria vita, si ritirò nella sua azienda agricola di Solero. Veramente importante fu questa generazione dei Faà, di cui occorre anche ricordare le figure di Carlo Maria e Giuseppe Maria. Il primo fu religioso scolopio e anche professore di lettere latine e greche al liceo maggiore di Savona; il secondo entrò nell’ordine dei pallottini, di cui fu pure Superiore Generale, svolgendo la sua opera prevalentemente in Inghilterra dove pubblicò con successo un libro (Catholic Belief ovvero Credenza Cattolica), destinato a coloro che avessero manifestato interesse a convertirsi dall’anglicanesimo.

Tralasciando volutamente di parlare di Francesco, non essendone questa la sede, ram-mentiamo che il già citato Alessandro ebbe cinque figli, Luigi, Teresa, Casimiro, Achil-le e Clotilde. Il primogenito Luigi, nato ad Alessandria il 28 dicembre 1843, sposò a Milano la contessa Sofia Sormani Andreani Verri, discendente del famoso Pietro Verri (che non ebbe eredi maschi) e generò a sua volta quattro figli, Alessandro, Carolina, Lodovico e Margherita.

Alessandro nacque a Milano il 14 giugno 1873 nello storico palazzo Sormani, ora biblioteca comunale. Pure lui ebbe quattro figli, Gian Luigi, Antonino, Franco e Sofia. Di questi ulti-mi, attualmente è vivo solo Gian Luigi, alla bella età di 102 anni !

Figli di Franco (1913-2002) sono Olderico (1942) e Alessandro (1949); il primo, che ha ripre-so ad abitare nel castello avito, dopo anni di chiusura, è padre di Giovanna (1980) e France-sco (1984), e così siamo finalmente giunti ai giorni nostri!

Alessandro FAÀ DI BRUNO

Page 21: giornalino_2

19

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

I Fa

à di

Bru

no. G

enea

logi

a de

lla n

obile

fam

iglia

dei

Faà

, Mar

ches

i di B

runo

, Con

ti di

Car

entin

o, S

igno

ri d

iFo

ntan

ile, e

Pat

rizi

di A

less

andr

ia. A

less

andr

ia, 1

913.

p. 8

. Arc

hivi

o Fr

ance

sco

Faà

di B

runo

, Tor

ino,

FSB

, Fam

. 1.

Page 22: giornalino_2

20

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Conservatorio del Suffragio e di Santa Zita,Storia di una Casa

Conferenza tenuta da P. Lottero, il 14 aprile 2011

Se ci poniamo sul campanile che si erge al centro dell’insieme di edifici che coronano la chiesa di Nostra Signora del Suffragio, possiamo vedere lo stratificarsi dell’opera iniziata da Francesco Faà di Bruno il 2 febbraio 1859, quando inaugurò l’Opera Pia di S. Zita o Conservatorio del Suffragio. Questo aveva acquistato una proprietà che comprendeva le varie case, che ospitavano le otto classi in cui erano suddivise le persone qui residenti, e i terreni con il canale del Valentino che si estendevano fino a corso Francia.

L’edificio che a pian terreno ospita la portineria su via S. Donato 31 è il solo rimasto come si trovava ai tempi del Fondatore, che aveva il suo appartamento privato nelle stanze ora diven-tate Museo, al primo piano accanto alla chiesa che costruì, dal 1864 con grossi sacrifici.

Un edificio basso sull’odierna via le Chiuse era la Lavanderia Modello, prima fonte di reddito per l’Opera Pia che assicurava, grazie ai contratti con l’Accademia Militare ed altri enti, una costante entrata finanziaria. Il Canale del Valentino dava la necessaria acqua ed il Faà di Bruno aveva posto delle apposite stufe di sua invenzione per riscaldare gli stenditoi e gli ambienti di lavoro delle Educande esterne, domestiche qui ospitate gratuitamente in attesa di nuova occupazione, e delle Clarine, giovani donne con difetti fisici o psichici in grado di offrire una mano nei lavori della Casa. Anche con i Successori del Beato i contrat-ti con l’Accademia Militare continuarono fino a che essa ebbe sede a Torino nel 1942.

Nel 1959 l’edificio che ospitava questa lavanderia e la tipografia, fondata dal Faà di Bruno per stampare i suoi libri ed il periodico “Cuor di Maria” antenato del presente bollettino, venne abbat-tuto per dare luogo alla sede odierna della scuola d’infanzia, le scuole elementari e il teatro.

Il Pensionato S. Giuseppe per signore di civil condizione, si trovava in una piccola casa sul lato ovest della chiesa, era nato per ottenere contributi fissi per finanziare il mantenimen-to dell’assistenza gratuita alle donne in difficoltà, ebbe notevole fortuna ospitando anche molte signore straniere grazie alla conoscenza delle lingue del Faà di Bruno.

Un’altra casa accoglieva la Classe di Santa Teresa o delle allieve maestre che qui frequentavano l’istituto magistrale aperto dal Faà di Bruno nel 1869. Per lui il problema educativo era molto importante infatti per due volte offrì alla Città di Torino il terreno per costruire una scuola elementare nel borgo S. Donato, quando si iniziò il piano per l’urbanizzazione del quartiere costituendo piazza Statuto e via Cibrario, ma per due volte si sentì rifiutato.

Page 23: giornalino_2

21

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Grazie alla vendita dei terreni verso corso Francia, Agostino Berteu fece ricostruire degli edifici divenuti ormai obsoleti all’interno del complesso di S. Zita. Nel 1890 - 1891 fu l’ala abitata dalle Suore, cioè l’edificio in linea con la chiesa, dove al pian terreno si trova ora il Salone Faà di Bruno. Nel 1891-1892 furono i locali per le allieve dell’istituto scolastico Faà di Bruno, comprendente l’asilo e le elementari al pian terreno, le magistrali, al primo piano e due dormitori per le educande interne ai piani superiori, con ingresso su via Le Chiuse 40 come testimonia il progetto firmato ingegnere Fenoglio conservato nell’Archivio Francesco Faà di Bruno.

Nel 1905-1907 fu il Pensionato San Giuseppe ad angolo tra via San Donato e via Vagnone ed infine nel 1908-1909 la palazzina interna, che doveva diventare la sua residenza perso-nale, ma in cui non si trasferì mai per la malattia che lo aveva colpito dal 1906. Giuseppe Gilli, successore alla morte del Berteu dal 1913, fece chiudere con vetrate e collegare tra loro i porticati a pian terreno dei diversi edifici.

Paola LOTTERO

1 Piantina del Conservatorio del Suffragio nel 1909. Archivio Francesco Faà di Bruno.

1

Page 24: giornalino_2

22

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Agostino Berteu nacque il 6 febbraio 1828 a Torino, secondogenito di una famiglia benestante. I genitori incoraggiarono i figli nella vocazione religiosa, infatti la sorella Teresa entrò a 16 anni nel monastero delle Suore di San Giuseppe ed egli studiò teolo-gia e fu ordinato sacerdote nel 1850; diven-ne amico di Padre Felice Carpignano e lo elesse suo direttore spirituale.

Nel 1867 entrò a far parte dei Canonici, addetti della chiesa di San Lorenzo, dove egli si rese disponibile soprattutto alla confessione (tra le personalità assidue del suo confessionale figurano anche il duca di Genova Tommaso e la moglie duchessa Elisabetta di Sassonia) e alla predicazione, che svolse in molte chiese e istituti reli-giosi torinesi.

Amico di Francesco Faà di Bruno, lo aiutò nella ricerca di offerte per la costruzione della chiesa di Nostra Signora del Suffragio e fu il Berteu a rappresentarlo nel momento

della solenne benedizione inaugurale della chiesa da parte dell’arcivescovo Gastaldi.

Dal 1880 era stato nominato dallo stesso Arcivescovo direttore dell’“Unione di San Massi-mo per la diffusione della parola divina nella Diocesi di Torino”, attraverso i cicli di omelie tenute dai vari sacerdoti, che ne facevano parte, nelle parrocchie o negli istituti religiosi. Fu anche revisore ecclesiastico col compito di esaminare gli scritti per la concessione dell’ap-provazione alla pubblicazione, cioè l’imprimatur.

Faà di Bruno lo designò suo erede nel testamento ed il Berteu divenne rettore della chiesa e

Francesco Faà di Bruno ed i suoi successori

Conferenza tenuta da P. Lottero, il 14 aprile 2011

Page 25: giornalino_2

23

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

del Conservatorio del Suffragio il 2 luglio 1888. Qui, egli curò in modo particolare la spiritualità delle persone dell’Istituto,

ma fu sempre disponibile versi i laici ed ecclesiastici esterni, che lo ricercavano come direttore spirituale. Continuò la

direzione del periodico Il Cuor di Maria, che veniva stam-pato nella tipografia del Conservatorio.

Franceso Faà di Bruno aveva istituito la Congre-gazione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio ufficialmente il 16 luglio 1881 con la Ve-stizione delle prime cinque probande, aveva dato loro il motto programmatico “Pregare-Agire-Sof-

frire”. [...]

Grazie alla vendita dei terreni verso corso Francia, facenti parte della proprietà che aveva acquistato il Faà

d i Bruno, per l’urbanizzazione del quartiere sulla nascente via Cibrario, il Berteu fece ricostruire degli edifici divenuti ormai obsoleti all’interno del complesso di S. Zita. Nel 1890-1891 l’ala abitata dalle Suore, cioè l’edificio in linea con la chiesa; nel 1891-1892 i locali per le allieve dell’Istituto scolastico Faà di Bruno, comprendente l’asilo, le elementari e le magistrali, con ingresso su via Le Chiuse, 40 come testimonia il progetto firmato dall’Ingegnere Fenoglio conservato nell’Archivio Francesco Faà di Bruno; nel 1905-1907 il Pensionato San Giuseppe ad angolo su via San Donato; infine nel 1908-1909 la palazzina interna, che doveva diventare la sua residen-za personale, ma in cui non si trasferì mai.

In seguito a malattia nel settembre del 1906 aveva designato suo erede Don Stefano Claro, saluzzese nato il 3 agosto 1848, presidente della Conferenza vincenziana di S. Carlo di Torino, che era stato nominato Vice Rettore del Conservatorio dal Berteu nel luglio 1888, ma questo morì improvvisamente, dopo otto giorni di malattia, il 13 giugno 1909.

All’inizio del 1911 morì anche la Madre Superiora delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio, Suor Agostina Francesca Gonella, che era stata la più valida collaboratrice del Fondatore fin dai primi anni di apertura dell’Opera di S. Zita e che, dopo la morte del Faà di Bruno, aveva preso i Voti. Il Berteu fu costretto ad occuparsi dell’intera Opera dal letto di malattia fino alla sua morte, avvenuta l’8 luglio 1913.

Giuseppe Gilli nacque a Candiolo nel 1863, compì gli studi teologici nei Seminari di

Page 26: giornalino_2

24

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Giaveno e Chieri, dopo l’ordinazione sacerdotale, fu vice curato nel suo paese natale, a Sommariva Bosco

e nella Chiesa Metropolitana di Torino. Nel 1895 venne nominato Cappellano del Re e nel 1917 fu

nominato Custode della Santa Sindone.

Dove però svolse maggiormente l’apostolato sacerdotale fu nel Conservatorio del Suffragio e nelle Opere annesse, che diresse per quindici anni circa dal 1913 al 1927, con paterna bene-volenza, indirizzando le Suore all’apostolato anche fuori della sede, aprendo asili, scuole e laboratori in Veneto, in Liguria e a Campi Bisenzio vicino a Firenze. Egli aprì la casa di

Noviziato a Grugliasco (TO) e acquistò la vil-la di Ca’ Bianca a Revigliasco, che servì per lo

sfollamento delle persone facenti parte del Con-servatorio durante il periodo dei bombardamenti a

Torino nella Seconda Guerra Mondiale.

Gilli creò al Conservatorio la Classe delle Educandine, che comprendeva le fanciulle a collegio. Durante gli anni della Prima Guerra Mondiale, l’educatorio Duchessa Isabella venne ad occupare i locali, dato che la sua sede fu trasformata in ospedale militare. Nel 1919 si stipulò un accordo con il Regio Educatorio della Provvidenza che gestì in toto tutto il complesso scolastico del Conservatorio: il giardino d’infanzia, le elementari e l’istituto magistrale; alle Suore spettava la gestione diretta del convitto.

Gilli provvide personalmente alla formazione spirituale delle allieve maestre, preparandole al Diploma del Corso Superiore in Scienze della Religione, che si teneva nella stessa sede.Nel 1919 egli chiese aiuto al teologo Gallino per la conduzione del Conservatorio del Suf-fragio, come suo segretario particolare.

Questo fu incaricato della direzione spirituale delle alunne interne, dell’insegnamento della religione in tutte le classi dell’istituto scolastico, delle conferenze quindicinali alle religiose, della direzione spirituale delle novizie e lavorò molto per la causa di Beatificazione di Fran-cesco Faà di Bruno.

Page 27: giornalino_2

25

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

16 luglio 1881-2011

130 ani dalla Fondazione della Congregazionedelle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio.

Un dono suscitato dallo Spirito Santo in Francesco Faà di Brunoper la Chiesa e per il Mondo.

Rendiamo grazie a Dio!

Il prossimo numero di questo giornalinosarà interamente dedicato

alla Congregazione dagli inizi fino ad oggi.

Il numero delle allieve aumentò rapidamente, e il Gilli fondò nel 1920 l’“Unione Ex-Allie-ve”, che si ritrovavano in convegni annuali e per gli esercizi spirituali; avevano il proprio periodico nel “Cuor di Maria” che egli dirigeva e si stampava nella tipografia del Conser-vatorio. Dal 1923 si preferì cambiare il nome di questo bollettino in “Nostra Signora del Suffragio”, che tuttora continua ad essere pubblicato.

Nel marzo 1923 furono approvate definitivamente le Costituzioni della Congregazione del-le Suore Minime da parte del cardinale Richelmy, arcivescovo di Torino e nominò monsi-gnore il rettore Gilli.

Egli morì dopo breve e grave malattia nell’autunno del 1927. In quest’occasione, l’autorità ecclesiastica dispose che responsabile della Congregazione fosse una Superiora Generale, dato che il teologo Gallino preferì mantenere la sola direzione spirituale del Conservatorio.

Paola LOTTERO

Page 28: giornalino_2

26

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Un’idea ben precisa ha guidato la mia mano nello scattare, lo scorso maggio, le foto da presentare a quella splendida iniziativa che è stata il Concorso Fotogra-fico FotograFaà, indetto dal Centro Studi Francesco Faà di Bruno, quella cioè di mostrare ciò che in questi cinque anni vissuti da studente liceale ho potuto vedere dalle finestre della mia scuola.

Lo scatto ritrae ciò che si può ammirare ad altezza d’uomo da una finestra del terzo piano del Liceo e più precisamente il campanile, la nostra “matita” che emerge mae-stosa con i suoi bei colori… è impossibile immaginare quante generazioni di studenti si siano soffermate ad osservarlo durante i momenti di riposo e di ricreazione… quella finestra e tutte le altre dei corridoi e delle aule sono state per me lo sguardo sul mondo per ben tredici anni, da quando sono entrato bambino in questo Istituto all’età di sei anni fino ad oggi, che ne esco uomo, orgoglioso di questo lungo periodo trascorso tra queste mura, timoroso ma al tempo stesso desideroso di spiccare il volo verso orizzon-ti sempre più alti, ben consapevole, però, di non voler dimenticare da quale nido, da quale finestra sono partito.

Ringrazio pertanto la commissione che ha selezionato la mia foto tra le decine presentate [...] perchè scegliendo il mio scatto, ha colto la sua originalità e lo spirito che l’ha ispirato.

Davide DIMODUGNOVb Liceo Scientifi co Faà di Bruno

Concorso FotograFaà:la mia foto, una finestra verso l’infinito

Page 29: giornalino_2

27

CENTRO STUDI

F. FAÀ DI BRUNO

Page 30: giornalino_2

28

ASSOCIAZIONE

La prima Associata africanaÈ la prima adesione africana alla nostra associazione. Il frutto di un incontro bellis-simo avvenuto a Moukondo, durante la visita di febbraio alle Missioni del Congo. La storia di Celeste Gaston, per tutti “Maman Celeste”, mi ha subito colpito: la sua scelta di vita a fianco dei bambini abbandonati, la sua forza e capacità di non arren-dersi mai, l’entusiasmo con cui ha chiesto di unirsi all’avventura dei laici dell’As-sociazione Francesco Faà di Bruno. Maman Celeste è l’anima di una casa per orfani che oggi offre cibo e riparo a oltre 70 bambini. Piccoli senza padre e madre, quasi sempre senza futuro. Storie allucinanti di vita di strada, spese nell’indifferenza, magari in una discarica alla ricerca di cibo e di qualche rifiuto da rivendere.

Maman Celeste, tanti anni fa, ha deciso di metterci la faccia, di fare qualcosa contro questa povertà. “Già quando ero piccola - racconta - non sopportavo di vedere i miei coetanei in quelle condizioni. Ricordo ancora il mio compagno di scuola, orfano, quando veniva a lezione, vestito di stracci”. Quel bam-bino fu adottato dalla famiglia di Celeste, un gesto di bene che lei non dimenticherà una volta diventata adulta. Appena sposata, la scelta di mettersi in gioco, ospitando in casa una bimba di otto anni senza genitori. Fu solo la prima, in poco tempo arrivarono altri tre piccoli. Ma il marito di Celeste non era d’accordo, non condivideva la gratuità e la disponibilità della moglie. Un giorno, la minaccia: “devi scegliere, o i bambini o me.” Per Celeste fu un fulmine a ciel sereno, un ricatto inaccettabile, perché in fondo il suo cuore aveva già scelto. Da allora, la sua vita è solo per i bambini: prima due, poi tre, poi altri cinque. La casa è troppo piccola, ma se ne può affittare un’altra. Il suo stipendio da assi-stente sociale serve anche a questo.

L’orfanotrofio nasce così, semplicemente. E si ingrandisce, sull’onda dell’emergenza delle guerre tribali che hanno insanguinato il Congo tra il 1998 e il 2001. Il mondo fuori crolla, ma Maman Celeste continua a tenere la porta aperta, collabora con l’ONU, l’Alto Patronato per i rifugiati. Alcune associazioni cominciano ad aiutare e sostenere l’opera di questa donna normale e straordinaria insieme. La collaborazione con la Congrega-zione delle Suore Minime di Nostra Signora del Suffragio si inserisce in questa strada tracciata tanti anni fa. Le Missioni Faà di Bruno partecipano al sostentamento dell’orfa-notrofio, non solo economicamente, ma anche fisicamente, con il volontariato di Suore e laici. Un sostegno concreto che unisce Italia e Africa, nello spirito del beato Francesco Faà di Bruno. Anche per questo è stato bello accogliere Maman Celeste nella nostra As-sociazione, un legame di preghiera che sa unire anche distanze immense: Mamma Celeste partecipa a distanza con la preghiera ai nostri incontri. Il suo esempio ci aiuti durante l’estate, per capire che anche senza vederci è possibile coltivare e alimentare i propositi che portiamo nella mente e nel cuore.

Giovanni SPICUGLIAPresidente dell’Associazione Francesco Faà di Bruno

Page 31: giornalino_2

29

ASSOCIAZIONE

Page 32: giornalino_2

30

ISTITUTOSCOLASTICO

È ritornato anche quest’anno un appuntamento fortemente voluto dal corpo docenti di tutto l’istituto Faa di Bruno, Scuola dell’Infanzia, Primaria, Media e Liceo, una settantina circa: il ritiro a Ca’Bianca.

Un sabato primaverile, caldo e piacevole, accogliente ci ha accompagnati in questa esperienza spirituale. Ritrovarsi nel silenzio e nella meditazione è importante nel periodo quaresimale e noi abbiamo accolto la proposta del nostro Istituto con vera gioia e non facendoci mancare proprio nulla! I punti sui quale meditare sono stati proposti da Don Bruno Ferrero a cui vanno i nostri ringraziamenti per l’impegno che in maniera appassionata ha assunto con noi, come persone, come educatori, come cristiani. Il tema centrale è stato l’emergenza educativa, spunto riflessivo da cui sono emerse varie e diversificate problematiche, ma anche nuovi e condivisi input per la relazione con i bambini e i ragazzi della nostra Scuola.

La giornata ha preso forma a partire dalle brevi parole ispirate alla Sacra Scrittura proposta da Don Bruno, che ha voluto condividere con noi anche le sue personali esperienze vissute con le famiglie che sempre più di frequente chiedono aiuto di fronte alle problematiche quotidiane, davanti alle quali ci si sente sempre più fragili e disorientati.

I lavori sono stati interrotti da un piacevole pranzo condiviso, momento oltretutto importante per rafforzare i rapporti soprattutto con coloro i quali non si riescono a incontrare tutti i giorni.Augurandoci che tutto questo porti frutti abbondanti nel nostro campo di lavoro, ci diamo un arrivederci al prossimo incontro.

Il Corpo Docente della Scuola PrimariaFrancesco Faà di Bruno di Torino

Ritiro del Corpo Docente

Page 33: giornalino_2

31

ISTITUTOSCOLASTICO

Liceo Francesco Faà di Bruno, l’Uomo e lo SpazioPer ricordare la ricorrenza del 50° anniversario del primo volo nello spazio di un uomo, l’astronauta russo Gagarin, l’Istituto Francesco Faà di Bruno ha organizzato in collaborazio-ne con il Centro di Ricerca e Progettazione Alenia e il dr. Antonio Lo Campo, giornalista scientifico, membro della British Interplanetary Society e de’ La Stampa, un corso sviluppa-tosi in quattro incontri conclusosi con la visita ai laboratori dell’Alenia. Il corso partendo dagli albori dell’esplorazione spaziale senza equipaggio si è sviluppato trattando svariate missioni spaziali sino ad arrivare alle prospettive per il futuro, comprendendo la stazione spaziale internazionale, della quale l’Italia ha prodotto più del 50% dei componenti.

Page 34: giornalino_2

32

ISTITUTOSCOLASTICO

Il Liceo Faà di Bruno visita il Parlamento Europeo

Il 15 febbraio 2011, noi, alunni delle classi 3^A, 4^A e 4^B del Liceo Scientifico Faà di Bruno ci siamo recati a Strasburgo presso la sede del Parlamento Europeo, dopo una breve visita al Consiglio d’Europa. Siamo stati accolti da un imponente edificio che, forse per ricordare le origini della Società Occidentale, assomiglia all’Anfiteatro Flavio, volgarmente detto Colosseo. Una volta superati gli scrupolosi controlli di si-curezza, siamo stati ricevuti da un funzionario dello staff dell’Onorevole Vito Bonsi-gnore che ci ha illustrato la nascita, l’evolversi e i compiti di questo complesso organo legislativo.

Non molti sanno che l’idea di unificare gli Stati Europei sotto un’unica bandiera nasce il 9 maggio del 1950 dalle ceneri del secondo conflitto mondiale, con una celebre dichiarazione di Robert Schuman, ministro degli Esteri francese: “L’Europa non potrà farsi in una sola volta, né sarà costruita tutta insieme; essa sorgerà da realizzazioni concrete creando innanzitutto una solidarietà di fatto”. Si può dedurre infatti che la principale aspirazione dell’Unione sia il mantenimento della pace tanto agognata e quindi l’assicurazione di un futuro migliore per le generazioni del III Millennio.

Page 35: giornalino_2

33

ISTITUTOSCOLASTICO

Successivamente abbiamo assistito a un’Assemblea plenaria del Parlamento riguardo i recen-ti flussi migratori del Mediterraneo, vedendo in prima persona come avvengono i dibattiti politici. Incredibili sono il lavoro e l’impegno dei numerosi interpreti che permettono la traduzione simultanea di ogni intervento in ben ventitre lingue; fatica che invece i Parla-mentari sembrano risparmiarsi.

Abbiamo sopra parlato di riunione plenaria ma in realtà, da quel che abbiamo potuto ve-dere, su settecentottantacinque eurodeputati che rappresentano sette partiti, solo qualche decina era presente. Tra questi qualcuno aveva il coraggio di dedicarsi ad attività ludiche e non inerenti all’argomento trattato. Dispiace che questi fatti accadano e che quindi risultino voci fuori dal coro rispetto agli alti ideali prefissati.

Ora il testimone passa a noi, giovani europei, artefici del nostro futuro e di quello di un “Vecchio Continente” che nonostante gli acciacchi dell’età rimane comunque la nostra pa-tria, da onorare e preservare.

Andrea BELLANTE e Jacopo GRANDE

Page 36: giornalino_2

34

ISTITUTOSCOLASTICO

L’insieme delle recite conclusive è sempre motivo di grande gioia e trepidazione perché, oltre ad annunciare per tutti (alunni, insegnanti e… Suore) le imminenti vacanze estive, costituiscono, per gli addetti ai lavori, una valida occasione di fare il punto sulle molteplici attività che si svolgono durante l’anno.

Ad aprire le danze sono stati i bambini della Scuola dell’Infanzia che, coadiuvati dalle maestre e dall’ormai insostituibile coreografo Davide, si sono cimentati in un musical ormai celeberrimo: Grease!! È notorio che le recite dei piccolissimi, bambini della sezione primavera (2-3 anni) inclusi, hanno sempre un forte ascendente sui genitori per i quali una scodinzolata di un secondo sem-bra una variazione di repertorio classico, ma effettivamente ci hanno fatto sorridere e sono stati divertentissimi.

Seguono poi le “cerimonie” di consegna delle pergamene ai remigini che schierati come se fossero all’Accademia Navale, hanno ricevuto onori degni della Scuola Platonica di Atene.

Commoventi i saluti alla maestra della futura scuola primaria che li ha accolti porgendo loro i lavori svolti insieme durante i laboratori. In questa occasione i bambini hanno sguainato maracas e tamburelli mettendo a frutto le competenze acquisite durante il laboratorio di propedeutica musicale tenuto dalla Professoressa Papitto e ballato le coreografie della mae-stra Santina. Uno degli eventi più attesi è stata la rappresentazione della fiaba di Peter Pan, offertaci dai bambini della scuola Primaria.

All’interno di uno scenario fiabesco da fare invidia ai vicini studi di Cinecittà, si è aperto il sipario che ha visto Peter e Wendy recitare fra polipi giganti e navi volanti. Abbiamo assistito a combattimenti fra pirati avvenuti in antri tenebrosi fra teschi e scheletri e fluttuato fra le eteree bolle d’acqua insieme alle sirene. La creazione delle scenografie e la preparazione dei costumi rappresenta sempre un esempio importante di come la collaborazione tra scuola e famiglia sia fondamentale ed insostituibile tassello della relazione educativa.

Ogni anno inoltre ci stupiamo delle sinergie che le insegnanti sono in grado di creare al fine di far incastrare sul palco tutti gli alunni della Primaria. Al termine della recita tutta la scuola ha salutato con poesie, cori, fiori e battute la maestra Santina Leto che, dopo quarant’anni di lavoro nella nostra scuola, ci lascia a malincuore per andare in pensione.Ben articolato, divertente e degno del teatro Sistina, è stato il musical Notre -Dame de Paris

Anche quest’anno a giugno,come di consueto, si apre il sipario sugli spettacoli di fi ne anno della scuola Nostra Signoradel Suff ragio di Torre Maura - Roma

Page 37: giornalino_2

35

ISTITUTOSCOLASTICO

messo in scena dai ragazzi del laboratorio teatrale della Scuola Secondaria di Primo grado e arricchito da balletti a cui hanno preso parte tutti i ragazzi delle Medie.

Alla rappresentazione hanno assistito, con nostra grande gioia e soddisfazione, anche il Vescovo Ausiliare del settore Est della Diocesi di Roma, Monsignor Giuseppe Marciante ed il Parroco di Nostra Signora del Suffragio e Sant’Agostino di Canterbury, in Roma, Don Giampiero Maria Arabia.

Page 38: giornalino_2

36

ISTITUTOSCOLASTICO

Un insolito Giuseppe Verdi ha introdotto poi il coro delle medie che ha cantato e suonato il celebre Va’ pensiero in ricordo dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Numerose altre iniziative si sono poi susseguite nella scuola: fra queste il recital finale “So-gno di una notte di mezza estate”, evento conclusivo del laboratorio di potenziamento della lingua inglese della scuola Primaria, il saggio del laboratorio di pianoforte tenuto durante l’anno dalla Professoressa Papitto Valentina ed i Galà delle due scuole di danza “Priscilla” e “La stella danzante” interne alla scuola.

Terminati gli scrutini, redatte, archiviate e consegnate le schede di valutazione (le vecchie e temute pagelle per intenderci), firmati e timbrati i registri, tutto il personale della scuola si è dedicato un po’ a se stesso concedendosi una giornata per stare insieme e ringraziare Dio dell’anno trascorso e dell’energia e della pazienza concesseci, con un pellegrinaggio presso la tomba del Beato Giovanni Paolo II.

I ritiri spirituali di fine anno, ormai consuetudine delle nostra Scuola, sono estremamente sentiti dal personale che, con la mente libera da preoccupazioni scolastiche, è in grado di assorbire a pieno i messaggi da essi veicolati e di riflettere, con intensa partecipazione, sul proprio rapporto con Dio che inevitabilmente si riflette anche sugli alunni.

La maestosa e suggestiva cornice dell’altare di San Giuseppe in San Pietro, ha fatto da sfondo alla messa ufficiata da Mons. Rino Matera, animatore spirituale delle scuole cattoliche della Diocesi di Roma, che ha tenuto nel corso dell’anno scolastico molti incontri spirituali per alunni, docenti e famiglie e che costituisce per tutti un valido aiuto.

Le attività proposte dalla nostra scuola sono molteplici ed ogni anno tutto il personale ar-riva sfiancato alle vacanze estive; ogni anno però l’entusiasmo e la gioia di vivere dei nostri alunni ci ricambiano di tutti gli sforzi compiuti. Augurando a tutti Buone Vacanze ci siamo salutati con l’augurio di ritornare a settembre ricchi di nuove idee e buoni propositi.

Ilaria ANGELETTI

Al termine della rappresentazione il Vescovo ha ricordato come il valore dell’amore sia in grado di superare tutte le barriere, soprattutto quelle del pregiudizio razziale, sottolineando come anche il Papa Benedetto XVI abbia sentito la necessità di dare un forte messaggio in merito decidendo di incontrare una delegazione di Rom “senza i quali”, dirà poi, “non si può costruire una chiesa”.

Page 39: giornalino_2

37

ISTITUTOSCOLASTICO

L’infanzia, la preadolescenza e l’adolescenza sono momenti della vita in cui i problemi, dif-ficili da comprendere per il ragazzo in crescita, sono anche difficili da comunicare. Forte è la richiesta alla scuola, in sinergia con la famiglia, di un valido aiuto nel passaggio dall’infanzia, all’adolescenza al mondo degli adulti.

Un buona scuola deve essere in grado di cogliere questo bisogno in ogni età e fornire op-portunità che facilitino la “fatica di crescere” e di “diventare grandi”, tenendo presente che il rapporto educativo avviene in un complesso contesto culturale e sociale profondamente mutevole che influenza i percorsi formativi. Pertanto il processo di crescita del ragazzo richiede relazioni positive costanti tra “l’io in crescita”, la scuola, la famiglia e il mondo esterno. Per questo anche il nostro Liceo Scientifico, unitamente a tutto l’Istituto scolastico, per attivare i processi educativi e didattici ha scelto di investire su un progetto finalizzato all’integrazione scolastica di tutti gli alunni, siano essi stranieri, diversamente abili o appar-tenenti a categorie svantaggiate.

Sempre di più infatti, troviamo a scuola allievi che presentano, oltre a problemi di dislessia di vari livelli, anche disturbi specifici e aspecifici di apprendimento, tali da richiedere l’ap-plicazione di strumenti compensativi che possono aiutarli a vivere meglio la loro avventura scolastica. È però molto importante che questi ragazzi non si sentano dei “diversi”, pertanto è necessario che gli stessi strumenti compensativi non siano riservati solo a questi particolari allievi ma che possano essere usati anche dagli allievi normodotati. Ecco perché lunedì 9 maggio abbiamo inaugurato una nuova aula informatica di ben 26 postazioni di Personal Computer di ultima generazione, con unita anche una LIM (Lavagna Interattiva Multimediale): sono strumenti che sicuramente possono aiutare tutti, anche co-loro che non presentano dislessie o altri tipi di disturbi, ma possono diventare un modo più accattivante di fare didattica. Inoltre è anche un efficiente laboratorio linguistico-informati-co che utilizza tutte le risorse tecnologiche per far sì che si elevi il successo scolastico degli allievi di ogni età, anche in situazione di disagio.

Lo sforzo è stato grande e la riuscita del progetto è stata possibile grazie all’intervento del gruppo Rotary Club Torino, il cui presidente, il Conte Luigi Rossi di Montelera, presente all’inaugurazione insieme ad alcuni membri del Consiglio Direttivo, ha sposato la causa dell’Istituto, favorendo in modo determinante la riuscita del progetto.Ancora una volta siamo a testimoniare, sull’esempio di Francesco Faà di Bruno, che le no-vità devono essere sempre cavalcate e non subite con diffidenze, perché è sempre vero che “Non si ama ciò che mal si conosce”.

Giuseppe PARISI

Inaugurazione della nuova aula informatica del Liceo Francesco Faa’ di Bruno di Torino

Page 40: giornalino_2

38

MISSIONI

Il contadino sa che in autunno deve arare e seminare, in inverno deve aspettare pazientemente, in primavera deve vigilare e fi nalmente in estate potrà raccogliere il frutto del proprio lavoro.365 giorni sono più che suffi cienti per avere il grano maturo.

Quanto tempo occorre perché un bambino diventi uomo?L’Educatrice sa che deve pazientemente aspettare, che ci possono essere prodigiosi balzi in avanti, ma anche rovinose marce indietro. La pazienza! È la virtù del contadino e deve essere anche la virtù dell’Educatore.

Nei nostri Centri diurni di Beius e di Ioanis lavora un’équipe di persone che coltivano un grande sogno: cambiare il futuro di un gran numero di bambini diversamente destinati a va-gabondare per le strade, ad accattonare, a cercare il cibo nei “tomberoni” dell’immondizia, a rubare negli orti e, crescendo, a spendere quei pochi quattrini che riescono a ragranellare in “tigari e bauturi” (sigarette ed alcoolici). Non è un’impresa facile, ma è una sfi da a cui non vogliamo rinunciare. Grande è la soddisfazione nel vedere alcuni dei ragazzi, i primi ad essere stati accolti, che già frequentano le scuole superiori. Pochissimi sono quelli che si fermano dopo la quarta, la quasi totalità prosegue ed un bel gruppo è già arrivato alla classe ottava ed intende proseguire.

La Provvidenza premia la costanza e la fi ducia di queste persone e molti si chiedono mera-vigliati come si riesca a sfamare ogni giorno una settantina di ragazzi senza poter contare su entrate fi sse (lo Stato Rumeno non ci dà nulla) e in più stipendiare le Educatrici.

Chi non crede ai miracoli, venga a vedere e toccherà con mano che esiste un Padre che prov-vede agli uccelli del cielo e ai gigli del campo ed anche a questi piccoli e poveri suoi fi gli. Tutti i giorni si innalza la nostra preghiera per rendere grazie e per invocare la benedizione di Dio su tanti amici, generosissimi, che ci aiutano inviandoci offerte in denaro, generi alimentari, indumenti, cancelleria…

Il nostro Progetto chiamato “Istruzione per tutti” in rumeno “Instruire pentru toti” proseguirà, a Dio piacendo, anche nell’anno scolastico 2011-2012.

Amici lettori, contiamo anche sulla vostra solidarietà. Da soli non possiamo far nulla. In tanti e con Gesù possiamo fare molto. Il futuro di un bambino dipende da me, ma anche da te.

Suor Maddalena CAROLLO

Romania, la Provvidenza premiala costanza e la fiducia

Page 41: giornalino_2

39

MISSIONI

39

VERSO IL CIELO

39

MISSIONI

Page 42: giornalino_2

40

VERSO IL CIELO

Suor Carla COGNOLATO Maserà (PD) 5 aprile 1922 Torino, Casa Madre 31 maggio 2011

La conclusione del percorso terreno di Sr. Carla è avvenuta come se Maria Ss.ma della Visitazione l’avesse presa per mano per accompagnarla ed in-trodurla nella Dimora eterna: certamente è stata Lei, da Madre pietosa, a sostenerla e a liberarla dal-le angosce dell’agonia. Lei, la più giovane, è stata la prima delle tre sorelle Minime, a raggiungere il resto della famiglia che già da anni vive nell’Eter-nità. Lei veniva da una bella famiglia d’un tempo: otto fratelli, fra cui un religioso dei Padre Cava-nis e tre Minime, precedute dall’esempio della zia Sr. Donata, per sottolineare la benedizione della vocazione religiosa; e poi famiglie cristiane, la cui unica superstite è la nipote Gabriella, residente a Torino, che rappresenta quanti ormai sono soltan-to nel ricordo orante, ma viventi in Dio.

Sr. Carla, fedele alla chiamata di Gesù, è entra-ta in Congregazione appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, ed ha indossato l’Abito religioso il 2 maggio 1946; il 21 settembre 1948 ha fatto la sua Professione re-ligiosa. Conseguita l’abilitazione all’insegnamento nella Scuola Materna, fin dal 1950 ha insegnato ai piccoli ricoprendo in qualche caso, il ruolo di direttrice della comunità religiosa, dove l’obbedienza la poneva ad operare in periodi più o meno lunghi. Non era un caposaldo di salute, tuttavia ha prestato la sua opera in molte comunità a partire dalla Casa Madre, e, per ricordarne alcune: Rossano Veneto, Calvene Vigodarzere, Bertipaglia, Chiuppano, Maserà, Tornavento, S. Michele, Mussotto d’Alba, Padova, finché nel 2003 la Casa Madre l’ha accolta perché bisognosa di cure ed attenzioni.

È facile immaginare come sia soltanto l’aiuto di Dio a sostenere il cammino di una sua consacrata nell’impegno quotidiano, sia in rapporto al fatto educativo che nelle rela-zioni con le famiglie e con le parrocchie. La testimonianza di chi è stato raggiunto dalla notizia della morte di Sr. Carla, ha confermato che il tempo non annulla il ricordo del bene ricevuto, anzi la realtà della morte fa emergere ciò che c’è di più vero e di più bello nei sentimenti umani, senza incorrere nelle esaltazioni celebrative post mortem.

Ecco, carissima Suor Carla, immersa ormai nel canto perenne della felicità senza fine, ri-

Page 43: giornalino_2

41

VERSO IL CIELO

Suor Felicita BOANO Govone (CN) 29 febbraio 1924 Torino, Casa Madre 2 giugno 2011

cordati di noi, perché per ogni Minima che parte, è una voce di meno che canta in terra ed è un posto vuoto che purtroppo, per ora!, vuoto rimane. Tu esprimevi compiacimento per i canti della preghiera comunitaria che dalla Chiesa giungevano in infermeria attraverso la filodiffusione; ascoltavi, eri unita spiritualmente, ti sentivi sostenuta, perché ne eri rap-presentata: ora prega per noi, perché noi che rimaniamo qui, sappiamo cantare con la vita il nostro grazie a Dio per il dono della vocazione, per tanti beni dei quali, talvolta, siamo consapevoli soltanto quando vengono meno.

A tuo vivo ricordo rimangono fra noi Sr. Ottavia e Sr. Teodosia che ti hanno precedute ed incoraggiata nel seguire la Chiamata: incontrando loro, penseremo a te, e tu con loro e con le altre tue persone care, raccomandaci al nostro Dio, a tutta la realtà celeste, perché non ci perdiamo d’animo nelle terrene difficoltà, e non dimentichiamo mai che “Tutto passa, Dio solo resta!” .E sii finalmente felice!!!

Sr. Costanza SALBEGO

Ad appena due giorni di distanza, sorella morte è tornata in infermeria per prelevare l’anima di Sr. Fe-licita, che dal 2008 era tornata in Casa Madre, dove le Suore sono aiutate a vivere bene il tempo ultimo, propedeutico all’eternità. Con la stessa Sr. Carla, ed insieme ad altre sette compagne, ha vissuto il tem-po della formazione in Noviziato, quindi nelle stesse date hanno celebrato momenti importanti, ricordati poi con profonda riconoscenza a Dio.

Sessantadue anni di Professione religiosa non è come dirlo o scriverlo, perché hanno implicato im-pegno, fatica, responsabilità, soprattutto nei con-fronti delle persone che occorre seguire e formare. Qui c’entra sempre l’aiuto e la Grazia di Dio che feconda l’operato di chi confida in Lui.

Sr. Felicita aveva conseguito l’abilitazione per l’insegna-mento nella scuola elementare nel 1951 e dal 1952 ha seguito tanti alunni/e fino a che il tempo e la salute non l’hanno fermata. Iniziando nella scuola di Roma, è passata in seguito

Page 44: giornalino_2

42

VERSO IL CIELO

da Campi Bisenzio (FI), Albenga (SV) in due riprese, e a Torino. Concluso l’insegnamento non ha chiuso con le persone, ma desiderava che il seme producesse frutti di bene in quan-ti l’avevano avuta come insegnante: sentiva che era necessario continuare ad averne cura. Era impossibile che Suor Felicita rimanesse inattiva ed allora passando per altre Comunità prestava i servizi che la facevano sentire ancora utile. Poteva prestarsi per il doposcuola all’Istituto Charitas, seguire l’orto come a Ca'Bianca oppure fare la sacrestana in Casa Generalizia. Era importante non perdere tempo. E se ad un certo punto non è stato più possibile fare altro, giunta in Casa Madre, ultimamente con l’appoggio di un bastoncino per averne più sicurezza, scendeva fino in lavanderia, dove poteva aiutare porgendo qualche capo a chi seduta alla macchina stirava oppure piegando la biancheria che non necessitava di cure particolari.

Da poco tempo venute proprio meno le forze, l’unica attività è rimasta l’offerta della sof-ferenza e della preghiera. I limiti di udito e di vista, sono stati soprattutto motivo di sof-ferenza, perché chiamata al telefono da persone che ancora la ricordavano per esprimere riconoscenza, stima ed affetto, non poteva essere in comunicazione, se non per essere ascoltata dall’altra parte del filo.

Nella Messa di esequie, celebrata da P. Gianni che per alcuni anni ha ascoltato le sue confes-sioni mentr’era a Ca'Bianca, abbiamo capito che sapeva essere d’aiuto, di sostegno non solo con la preghiera, ma anche consigliando, rassicurando, esortando senza stancarsi e in tanta semplicità. Soprattutto aveva a cuore la santità e la dottrina dei sacerdoti e per essi pregava ed offriva. Il celebrante, a gloria di Dio, lo ha testimoniato. E questo non solo ha edificato noi, sue consorelle, ma certo ha fatto bene anche ai suoi parenti che venuti dal paese nativo, Govone, hanno voluto portare le sue spoglie nella tomba di famiglia, accanto ad una sorella ed alla zia Sr. Giacomina.

Ora di Sr. Felicita ci rimane il grato ricordo per la sua Professione di Minima e per quanto si è prodigata a educare schiere di alunni/e, che divenuti padri e madri, ne serbano il ricordo e l’insegnamento e più volte, alcuni, glielo hanno dimostrato. Anche a lei chiediamo di pregare per noi, di vegliare sulla sorella, sulle famiglie dei suoi nipoti, sulle nostre Opere, su tutte noi particolarmente sulle Minime in Missione, perché fra le inevitabili preoccupazioni del quotidiano, non dimentichiamo mai che siamo costantemente seguite dalla Misericor-dia del Padre, Cui lei era particolarmente devota.

Suor Costanza SALBEGO

Page 45: giornalino_2

43

VERSO IL CIELO

Preghiamo per i nostri defunti

Sorella di Sr. Evangelina

Cognato di Sr. Angela Maria

Nipotina di Sr. Cornelia

Cugino di Sr. Nicoletta

Cugina di Sr. Nicoletta

Zio di Suor Teresia

Zia di Suor Lidia e Suor Domenica

Page 46: giornalino_2

44

VERSO IL CIELO

INTERVENTO URGENTESi prevede un costo compressivo di circa 2700 Euro

Una parte della speesa verrà coperta da unpiccolo contributo da parte delle

famiglie e da offerte varie in generi alimentari.Aiutateci anche voi!!!!

“Chi accoglie un bambino accoglie Gesù”

[email protected]

ROMANIAROMANIAPROGETTO TABARA (CAMPO ESTIVO)PROGETTO TABARA (CAMPO ESTIVO)

1° HOLDcirca 30 bambini di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni (20 - 25 giugno)

2° HOLODCirca 30 ragazzi di et’ ompresa tra i 12 e i 17 anni (25 - 30 giugno)

3° IOANISPer 25 bambini di Suncuius (25 - 30 luglio)

4° HOLODCirca 20 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni (5 - 10 settembre)

44

Page 47: giornalino_2

Al nostro arrivo a Beius, nell’ ormai lontano 1998, abbiamo ritenuto di primaria ne-cessità curare i denti di tanti ragazzi che non avrebbero mai potuto accedere ad uno studio dentistico. La carie è un problema molto diffuso a causa di una alimentazione inadeguata e della mancanza di igiene. Dal Vescovo di Oradea abbiamo ottenuto una stanza nell’ex palazzo vescovile situato in centro a Beius dove è stata istallata tutta l’attrezzatura necessaria, dono di un amico di Torino. Qui, due volte al mese, prestava il suo servizio una dentista di Oradea che tre mesi fa si è ritirato. Sono centinaia gli inter-venti attuati e molte bocche sono state risanate e, cosa molto importante, le famiglie e i ragazzi stessi hanno imparato che per la salute dei denti è necessaria un’igiene accura-ta. Non vogliamo abbandonare il Progetto, perché le necessità sono sempre tante, ma attualmente dobbiamo confrontarci con difficoltà che sembrano insormontabili:1° trovare altri dentisti che prestino la loro opera gratuitamente 2° rinnovare l’attrezzatura non più conforme alle norme europee.Le spese che dovevamo sostenere riguardavano soprattutto il materiale necessario per la cura e per la prevenzione e la benzina (Beius dista da Oradea circa 70 Km). La Provvidenza ci ha sempre assistito. Speriamo vivamente, anche in questo frangente, di trovare anime generose disposte a donare il loro tempo, le loro competenze e a condividere le loro risor-se economiche. Grazie per l’attenzione e l’interesse che ci dimostrate.

Per la comunità delle Minime di Beius, Suor Maddalena CAROLLO

SEI DENTISTA?NON HAI ANCORA PROGRAMMATO IL TUO ESTATE?

VUOI SCOPRIRE UN PAESE POCO TURISTICO ED ESSERE UTILE ALTRUI?ABBIAMO BISOGNO DI TE!!!

Vieni a Beius in Romania per dare del tuo tempo e mettere le tue competenze a ser-vizio dei bambini. Per ogni informazione contatta Sr. Maddalena Carollo, Minima di Nostra Signora del Suffragio:

[email protected]

Progetto studio dentistico Romania - Bihor - Beius

Page 48: giornalino_2

54

RICORDATI DI CHI È MENO FORTUNATO DI TE

codice fiscale97664300015

N. 2/

2011

- pos

te Ita

liane S

.p.A.

- Spe

dizion

e in a

bbon

amen

to po

stale

- D.L.

353/2

003 (

conv

. in L.

27/02

/2004

n.46

) art.

1, co

mma 2

e 3,

NO/TO

RINO

- ANN

O XL

I, Sec

ondo

sem.

2011

, n.2

Taxe

percu

e - Ta

riffa r

iscos

sa C

RP TO

RINO

CMP

NOR

D