giancarlo franco tramontin - paesaggi di donna

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Bugno Art Gallery GIANCARLO FRANCO TRAMONTIN PAESAGGI DI DONNA

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GIANCARLO FRANCO TRAMONTIN PAESAGGI DI DONNA Bugno Art Gallery Bugno Art Gallery Bugno Art Gallery Bugno Art Gallery S. Marco 1996/D 30124 Venezia tel. 041 5231305 fax 041 5230360 [email protected] www.bugnoartgallery.it Fotografie Matteo De Fina Progetto grafico Marco Vidali Giuseppina Dal Canton 5

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Page 1: Giancarlo Franco Tramontin - Paesaggi di donna

Bugno Art Gallery

GIANCARLO FRANCO TRAMONTIN PAESAGGI DI DONNA

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Bugno Art Gallery

Bugno Art GalleryS. Marco 1996/D30124 Veneziatel. 041 5231305fax 041 [email protected]

FotografieMatteo De Fina

Progetto graficoMarco Vidali

GIANCARLO FRANCO TRAMONTIN PAESAGGI DI DONNA

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Bugno Art Gallery

GIANCARLO FRANCO TRAMONTIN PAESAGGI DI DONNA

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Nel 1956 Giancarlo Franco Tramontin vince una borsa di studio del

Ministero della Pubblica Istruzione per un soggiorno di studio in Grecia.

Si è appena diplomato all’Accademia di Belle Arti di Venezia sotto

la guida di Alberto Viani, artista meditativo e colto, maestro che sa

coniugare la modernità del linguaggio scultoreo con lezione dei grandi

classici. L’arte preellenica della civiltà cicladica e quella della Grecia

classica entrano allora a far parte della sua formazione come componenti

fondamentali, fondendosi con l’educazione alla classicità e all’ideale

di bellezza appresi dal maestro, così da diventare linfe vitali del suo

linguaggio, anche se quest’ultimo diverrà ben presto autonomo rispetto

ai modelli. Intendiamo dire che l’arte di Tramontin è intrinsecamente e

autenticamente classica e che della classicità ha colto l’essenza: la sua

non è una pedissequa o superficiale citazione del passato, è invece

lezione assimilata come nutrimento spirituale profondo, capace pertanto

di produrre non mera imitazione, ma forme nuove, del proprio tempo,

dotate però di radici remote e imperiture. Innegabilmente classica è

la ricerca della forma ideale, perfetta, essenziale, senza particolari

aneddotici o sbandamenti descrittivi, classico l’equilibrio tra sensi e

ragione, classico il controllo vigile di ogni elemento formale, classico il

modus, la misura in ogni gesto che si è tradotto in segno decantando

l’emotività e dominando il tumulto dei sentimenti, sottomettendo

la sfera del dionisiaco alla dimensione dell’apollineo. Si potrebbe a

questo punto osservare che in questa sua maniera di essere classico

Tramontin ricalca le orme di Viani: entrambi si concentrano sul nudo,

CLASSICITÀ E MODERNITÀ DELL’OPERA DIGIANCARLO FRANCO TRAMONTINGiuseppina Dal Canton

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soprattutto sul nudo femminile, entrambi lo presentano acefalo, in

molti casi anche mutilo delle estremità e quindi come concentrato

in quello che è il suo nucleo plastico, entrambi tendono quanto più

possibile a sottrarre un corpo che è carne e sangue alle contingenze

della temporalità, o, per usare una terminologia cara a Carlo Diano1 e

poi a Sergio Bettini2, tendono a sottrarre quel corpo all’evento inteso

come quod evenit, ciò che accade, è tempo e fa parte dell’experiri,

per farlo splendere come puro eidos, come pura forma. In realtà però

fra Viani e Tramontin c’è anche una differenza nell’essere classici: il

puro eidos di Viani, essendo quasi la traduzione visiva di un’ idea della

femminilità a lungo percorsa e accarezzata con la mente, a volte sembra

veramente aspirare all’universalità e consegnarsi all’atemporalità, le

forme di Tramontin, invece, pur nella loro meditata decantazione,

sembrano il frutto di un vissuto interiorizzato, serbano cioè le tracce

di una concreta sensualità sia pur sottomessa al filtro mentale. Ciò

è percepibile nella tattilità sottilmente coinvolgente che scaturisce

dal trattamento di alcune parti anatomiche delle politissime superfici

(basta l’accenno ad una sottile, elegante linea pubica, basta l’affiorare

discreto di piccoli capezzoli sulla luminosa superficie di un torso). Inoltre

l’impiego del legno, sapientemente trattato da quel maestro delle

tecniche e della tecnologia dei materiali che è Tramontin, – un legno di

1 Cfr. C. Diano, Forma ed evento. Principî per una interpretazione del mondo greco, Venezia, Neri Pozza, 1952.2 Cfr. soprattutto S. Bettini, Alberto Viani, Venezia, Alfieri, 1976, ma anche altri saggi e interventi di Bettini.

LEITMOTIV II° - 1968Mostra teatro La Fenice, Venezia

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qualità raffinata, che nella produzione recente affianca frequentemente

il marmo e il bronzo, con le venature di cui è oculatamente sfruttata

la qualità, con il calore dell’intonazione cromatica – sembra sottrarre

le forme, pur sempre levigatissime e luminose, all’inattingibilità quasi

noumenica dell’eidos assoluto (sganciato cioè da qualsiasi legame

con le contingenze) per consegnarle alla transitorietà del fenomeno e

renderle così più vicine a noi.

Osservando le opere esposte nella presente mostra, è inevitabile

riflettere su come l’iter creativo di Tramontin si sia evoluto e rinnovato,

ancorché con estrema coerenza: contraddistinguevano i suoi anni

giovanili dapprima le suggestioni della cultura artistica classica, ma

anche quelle della plastica primonovecentesca di un Maillol per arrivare

fino ad Arturo Martini, poi l’influenza di Viani fusa con le meditazioni

sull’avanguardia storica, dall’organicismo di Arp e Brancusi ai ritmi

geometrizzanti alla Pevsner, realizzati con materiali moderni come

l’acciaio e l’alluminio; subentrarono poi, fin dai primi anni Ottanta,

le serie degli originali ciottoli umani e degli antropociottoli, nuclei

plastici raccolti in una massima purezza formale, evocatori della

figura umana, ma non per un processo esteriormente e banalmente

mimetico quanto piuttosto perché esprimenti l’analogia con il processo

formativo e la forza vitale intrinseci all’organismo umano; infine, dagli

anni Novanta l’artista ha compiuto un’ulteriore svolta e sta ancora

percorrendo un cammino che vede una nuova maniera di presentare

il sempre caro tema del nudo, con un accentuato assottigliamento

ANTROPOCIOTTOLO - 1986XLII° Biennale Internazionale d’Arte

di Venezia

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della figura, una stilizzazione sublimante pur nella chiara riconoscibilità

delle parti anatomiche, sottilissimi giochi ritmici e infine – ciò che più

colpisce – una rinuncia all’ingombro volumetrico. “Rilievi bifacciali”

sono state infatti definite da Enrico Crispolti3 le recenti sculture di

Tramontin, che obbligano, se non ad una veduta esclusivamente

frontale, a precisi punti vista, proprio e solo quelli dai quali l’artista ci

invita a guardare le sue opere. La scelta di una semibidimensionalità,

che si sposa con la tendenza linearistica, sembrano scaturire da

una chiara idea dell’immagine scultorea che l’artista ha concepito e

desidera comunicare al fruitore, da un disegno mentale molto preciso

che egli ha coltivato dentro di sé e che quindi ci invita a condividere

senza possibilità di equivoci. Inoltre quella tendenza a sgombrare lo

spazio dall’invadenza dei volumi ci sembra per un certo verso anche

un tratto stilistico che rinvia alla “venezianità”4 dello scultore: non la

massa, ma la bidimensionalità pervasa dalla luce è infatti da sempre

un tratto morfologico caratteristico della configurazione urbana di

Venezia, un tratto che permea di sé ogni prodotto della creatività, a

partire dall’architettura per finire con ogni altro campo dell’arte della

città lagunare. Senza però insistere su questo punto, vale la pena

3 E. Crispolti, presentazione della mostra G. F. Tramontin, Venezia, Galleria Il Traghetto, 31 agosto - 13 settembre 1991, p. [2], poi in Giancarlo Franco Tramontin, a cura di G. Sartoris, presentazione di D. Formaggio, saggi di E. Franzini, S. Viani, Mariano del Friuli (Gorizia), Edizioni della Laguna, 1997, p. 202.4 A Venezia come madre e matrice delle scelte formali di Tramontin fa riferimento Dino Formaggio nello scritto Una originale idea di scultura in G. Franco Tramontin in Giancarlo Franco Tramontin, a cura di G. Sartoris, cit., pp. 10-11.

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di sottolineare come a questo tipo di produzione scultorea del più

recente Tramontin corrisponda una raffinata e importante serie di

disegni, alcuni dei quali esposti nella presente mostra. Alla superficie

polita e semplificata, ai contorni precisi delle sculture, corrisponde

nei disegni un segno dal ductus sicuro, pulito, indefettibile, senza

sbavature, senza pentimenti: è evidente che nel caso di questo artista

colto, nutrito di letture filosofiche, schivo e meditativo come lo fu il suo

maestro, tutto ciò che è stato filtrato attraverso i sensi è già ben chiaro

e presente nella sua mente, sicché dal raccoglimento in se stesso,

nelle proprie riflessioni, scaturisce con assoluta sicurezza e al tempo

stesso con estrema naturalezza il gesto che si cristallizza in segno, e,

con il nitore che assume nell’operare di un moderno neoclassico qual

egli è, si traduce in ritmi continui e fluenti, in parallelismi e in chiasmi

eleganti sapientemente calcolati.

Anche in questo caso, così come nella realizzazione delle opere

scultoree, il dato personale e l’esperienza vissuta di Tramontin si sono

decantati nella memoria e poi, assecondando una necessità interiore,

con determinazione vengono fissati in forme ideali e in sé compiute.

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OPERE

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EFEBO

BRONZO BRUNITO, 109 x 56 x 8 cm

1990

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AFRODITE

BRONZO BRUNITO, 100 x 57 x 10 cm

1990

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ABBRACCIO

BRONZO BRUNITO, 83 x 53 x 9 cm

1990

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INCONTRO

BRONZO PATINATO, 89 x 40 x 8 cm

1991

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AMPLESSO

BRONZO PATINATO, 100 x 45 x 8 cm

1992

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ASTARTE

BRONZO BRUNITO, 75 x 95 x 9 cm

1993

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RISVEGLIO

BRONZO BRUNITO, 45 x 65 x 7 cm

2008

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FORMA IN RIPOSO

BRONZO BRUNITO, 64 x 40 x 8 cm

2008

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FIGURAZIONE

BRONZO BRUNITO, 84 x 47 x 5 cm

2009

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SIBILLA

BRONZO BRUNITO, 85 x 38 x 5 cm

2009

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NUDO DI RAGAZZA

BRONZO NERO, 80 x 45 x 7 cm

2009

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BUSTO MASCHILE

BRONZO BRUNITO, 50 x 22 x 2 cm

2009

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FORMA MULIEBRE

BRONZO BRUNITO, 50 x 23 x 3 cm

2009

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POMONA

LEGNO JELUTON, 84 x 47 x 7 cm

2009

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NUDO IN POSA

LEGNO JELUTON, 86 x 46 x 7 cm

2009

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BIOGRAFIA

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GIANCARLO F. TRAMONTIN è nato a Venezia nel 1931. Ha compiuto gli studi

di scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia dove è stato allievo e poi

assistente di Alberto Viani. Successivamente è diventato titolare della cattedra

di scultura della medesima Accademia.

Dai primi anni ’50 ha esposto in numerose mostre personali ed è stato invitato

a partecipare, ottenendo premi e riconoscimenti, alle più importanti rassegne

nazionali e internazionali, tra le quali:

Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia dal 1957 al 1965; VI Mostra

Internazionale di Arte Figurativa, Gorizia 1958; Concorso Internazionale del

Bronzetto di Padova dal 1959 al 1975; 3° premio Concorso Internazionale di

Scultura, Carrara 1962; Biennale Nazionale d’Arte, Verona 1961-63; fondazione

Querini Stampalia, sala Luzzato, Venezia 1964-1970-1982; Teatro La Fenice,

sale Apollinee, Venezia 1968; XXXV Biennale Internazionale d’arte di Venezia,

1970; Immagini e Strutture nel Ferro e nell’Acciaio, Rassegna Internazionale

di Scultura Contemporanea, Repubblica di San Marino, 1979; XLII Biennale

Internazionale d’Arte di Venezia, 1986; Aspetti della Scultura Contemporanea

1900-1989, Forni Scultura, Bologna 1989; Il Tempo del Marmo e quello

del Bronzo, Berlino-Neuchâtel-Carrara, 1998; Rencontre Européenne de

Sculpture. Montauban, 2001; ‘900 all’Accademia, Opere per il Nuovo Museo,

Galleria dell’Accedemia, Venezia 2001 - Villa Mania, Passariano, Udine 2002;

Het Depot, “Nieuwen Asnkopen”, Wageningen, Olanda 2008; XIII Biennale

Internazionale, Carrara Laboratori di Scultura 2008; Statuaria d’Arte.

Sue opere si trovano in musei e collezioni in Italia e all’estero. Documentazione

dettagliata presso l’Archivio Storico della Biennale di Venezia e presso la

Biblioteca della Fondazione C.L. Ragghianti di Lucca.

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