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rivista trimestrale, Anno VIII - Numero 3 settembre 2017 CARTOGRAFIA PER I BENI CULTURALI IN EMERGENZA CRISIS AREAS ARCHAEOLOGICAL DATABASE SPERIMENTAZIONE IN REMOTO DI TECNOLOGIE ANTISISIMICHE HERITAGE PROTECTION AND DISASTERS RESILIENCE Tecnologie per i Beni Culturali ArcheomaticA BENI CULTURALI A RISCHIO

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rivista trimestrale, Anno VIII - Numero 3 settembre 2017

Cartografia per i Beni Culturali in emergenza

Crisis areas arChaeologiCal DataBase

sperimentazione in remoto Di teCnologie antisisimiChe

heritage proteCtion anD Disasters resilienCe

Tecnologie per i Beni Culturali

ArcheomaticA

Beni Culturali a risChio

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Dedichiamo questo numero di Archeomatica al tema della salvaguardia e protezione del patrimonio culturale in emergenza. Un tema attuale a causa di calamità naturali ma anche di tanti archi di crisi che dilaniano con conflitti distruttivi paesaggi culturali costruiti nei millenni dagli uomini.Emergenze, a volte improvvise e da gestire tumultuosamente intervenendo su uno spettro estremamente vasto, eterogeneo e problematico di beni. Ancora prima rischi da riconoscere e mitigare e catastrofi che non sono ineluttabili ma che a volte possono essere efficacemente prevenute. Il tutto all’insegna dell’incontro necessario di due realtà che chiamiamo rispettivamente Protezione Civile e Beni Culturali. Scienza e tecnologia possono rendere questo incontro di conoscenze, di competenze, di strumenti, di metodi potentemente efficace.Iniziamo dalla documentazione del patrimonio esistente. Francesca Cioè e Marzia Merlonghi illustrano nel loro contributo le potenzialità del progetto CAAD una piattaforma in grado di raccogliere e aggiornare in tempo reale grazie alla cooperazione dei saperi i dati del patrimonio culturale delle aree a rischio del Vicino e Medio Oriente. Accanto a questo articolo l’utile rassegna di Valerio Carlucci degli strumenti online che consentono una verifica preliminare degli Heritage at Risk. Quella dei database è una questione fondamentale ma ancora irrisolta. Pierluigi Cara e Cosmo Mercuri del Dipartimento della Protezione Civile a tale riguardo approfondiscono la criticità costituita dall’individuazione e localizzazione di beni culturali immobili come le chiese a seguito di eventi sismici significativi. Un fatto non scontato e per nulla semplice. I due autori propongono un metodo per l’identificazione univoca e coordinata tramite l’utilizzo della cartografia portando a esempio alcune attività di salvaguardia in occasione del sisma che ha colpito Ischia il 21 settembre 2017.In Italia esiste certamente una risorsa in questo settore importante, Vincoli in rete, una piattaforma sviluppata e curata dal MIBACT che aggrega, fornendo un punto di accesso web comune, informazioni anagrafiche, amministrative e geografiche relative al patrimonio culturale immobile. E’ disponibile online in forma semplificata per tutti i cittadini e, come sistema gestionale, per i funzionari pubblici che si occupano di territorio. Tuttavia la piattaforma VIR presenta dei problemi legati all’incompletezza dei dati digitalizzati rispetto al patrimonio esistente e a quello effettivamente catalogato su carta, per quanto sia continua e in crescita la sua digitalizzazione. Un’altra criticità delle banche dati MIBACT è costituita dal fatto che la geolocalizzazione del bene spesso si riferisce genericamente al centroide del Comune di appartenenza e non all’effettiva posizione geografica. Certamente la speranza è che le emergenze possano tuttavia costituire una occasione per completare e affinare le informazioni.In Italia a seguito degli eventi sismici del 2016, in uno scenario operativo complesso e in continua modificazione per il susseguirsi di repliche importanti, si è evidenziata ancora una volta l’importanza fondamentale delle attività di messa in sicurezza e di recupero beni effettuate dal Corpo Nazionale dei Vigili del fuoco nei confronti del patrimonio tutelato dal MIBACT, in emergenza e su specifica richiesta del MIBACT stesso. Un complesso di interventi che vanno dal triage speditivo, operato nella prima fase dell’emergenza e, successivamente, al recupero dei beni culturali mobili, alla messa in sicurezza dei beni culturali immobili mediante realizzazione di opere provvisionali, e non da ultimo alla partecipazione all’attività di rilevazione del danno mediante la compilazione delle schede AEDES, sotto il coordinamento del Dipartimento di Protezione Civile. A questa eccellenza dedichiamo alcune pagine.Lo svolgimento di attività congiunte delle due istituzioni MIBACT-CNVVF durante calamità ha reso evidente la necessità di una messa a punto di precisi protocolli per il flusso delle comunicazioni fra le due istituzioni e tra queste e quelle locali e in particolare la condivisione delle informazioni mediante sistemi informativi territoriali su piattaforma gis che agevoli la razionalizzazione ed il monitoraggio del flusso delle attività comuni. Soprattutto è auspicabile che in futuro si disponga di sistemi di monitoraggio real-time delle attività condotte dalle squadre VF nello scenario emergenziale, con particolar riguardo alle attività di valutazione speditiva e messa in sicurezza dei beni immobili. Soprattutto appare fondamentale ai fini dello svolgimento delle attività di messa in sicurezza degli immobili la condivisione della documentazione tecnica relativa alle attività di rilevazione e valutazione del danno, in particolare l’attività di rilievo e valutazione del danno effettuata dai tecnici MiBACT con il rilievo di I e di II livello, e le ipotesi progettuali di riduzione delle criticità strutturali.È evidente che in tale contesto la scelta degli strumenti più adatti, la valutazione delle criticità del sistema e la verifica della potenzialità delle possibili soluzioni andrebbero predisposte per tempo, non in emergenza. In questo modo si coglierebbe la duplice opportunità di verificare la funzionalità del sistema di risposta a tutte le possibili tipologie emergenziali nell’ordinario svolgimento dei compiti istituzionali e di addestrare il personale addetto all’utilizzo degli strumenti previsti.E concludiamo con un articolo sulla sperimentazione dell’Enea per la diffusione di tecnologie innovative per la protezione di strutture storiche e opere d’arte dai terremoti. Prevenire facendo ricorso alla ricerca, all’innovazione, alle tecnologie: questo l’obiettivo.

Buona lettura,Michele Fasolo

EDITORIALE

salvaguarDia e protezione Delpatrimonio Culturale in emergenza

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DOCUMENTAZIONE

6 CAAD (Crisis Areas Archaeological Database) - Un WebGIS per la salvaguardia del patrimonio archeologico a rischio nel Vicino e Medio OrienteDi franCesCa Cioè, marzia merlonghi

10 La Cartografia degli Aggregati Strutturali a supporto della Salvaguardia dei Beni Culturali in EmergenzaDi pierluigi Cara, Cosmo merCuri

14 Strumenti online per una verifica preliminare dei Beni Culturali a rischioDi valerio CarluCCi

SPECIALE TFA22 Le attività dei Vigili del Fuoco

in situazioni di emergenza per il recupero e la salvaguardia dei Beni Storici, Artistici e Culturali

a Cura Della reDazione

Direttore

Renzo CaRluCCi

[email protected]

Direttore responsaBile

MiChele Fasolo

[email protected]

Comitato sCientifiCo

annalisa CipRiani, MauRizio FoRte,BeRnaRd FRisCheR, Giovanni ettoRe GiGante, sandRo Massa, MaRio MiCheli, steFano Monti,FRanCesCo pRospeRetti, MaRCo RaMazzotti, antonino saGGio, FRanCesCa salveMini

reDazione

[email protected]

Giovanna Castelli

[email protected]

elena latini

[email protected]

valeRio CaRluCCi

[email protected]

doMeniCo santaRsieRo

[email protected] luCa papi

[email protected]

ArcheomaticA

In copertina il trattamento grafico-altimet-rico di una ripresa con sistema LS Mobile di Gexcel usato in modalità NO RGB. Immagine derivata dal sistema di divulgazione dei dati Laser Scanner messi a disposizione dal por-tale GeoSDH di GEOWEB nella Gallery TFA relativa alle riprese effettuate durante il Technology for All 2017 nella Villa dei Quin-tili a Roma il 17 ottobre 2017. Tutte le scene e i dati rilevati sono disponibili nel sistema all'URL metior.geoweb.it/gallery/tfa

Tecnologie per i Beni Culturali Anno VIII, N° 3 - settembre 2017

IN QUESTO NUMERO

Archeomatica, trimestrale pubblicata dal 2009, è la prima rivi-sta italiana interamente dedicata alla divulgazione, promozio-ne e interscambio di conoscenze sulle tecnologie per la tutela, la conservazione, la valorizzazione e la fruizione del patrimo-nio culturale italiano ed internazionale. Pubblica argomenti su tecnologie per il rilievo e la documentazione, per l'analisi e la diagnosi, per l'intervento di restauro o per la manutenzione e, in ultimo, per la fruizione legata all'indotto dei musei e dei parchi archeologici, senza tralasciare le modalità di fruizione avanzata del web con il suo social networking e le periferiche "smart". Collabora con tutti i riferimenti del settore sia italia-ni che stranieri, tra i quali professionisti, istituzioni, accade-mia, enti di ricerca e pubbliche amministrazioni.

3D target 2

geogrà 19

heritage 46

salone Di ferrara 45

testo 21

traiano 13

topCon 47

unesCo 33

virtualgeo 48

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RUBRICHE 18 AGORÀ Notizie dal mondo delle

Tecnologie dei Beni Culturali

42 AZIENDE E PRODOTTI

Soluzioni allo Stato dell'Arte

46 EVENTI

25 Laser Scanner in vetrina con GeoSDH di GEOWEB a Cura Di geoWeB

26 Beni culturali a rischio: nuove tecnologie al TFA2017 -

La tecnologia KAARTA Stencil: SLAM di ultima generazione

a Cura Della reDazione

INTERVISTA30 Save the Syrian Heritage:technologies to document Palmyraand endangered world heritageInterview to Yves Ubelmann, Iconem's CEO By reDazione arCheomatiCa

RIVELAZIONI

34 Sperimentazione dell’ENEA condivisa in remoto per la diffusione di tecnologie innovative di protezione antisismica

Di vinCenzo fioriti, roBerto romano, ivan roselli, angelo

tatì, alessanDro ColuCCi, marialuisa mongelli, gerarDo De Canio

GUEST PAPER38 Hazards, heritage protection and disasters resilience -

Competence, Liability and Culpability. Who's the blame? By ClauDio Cimino

marketing e DistriBuzione

alFonso QuaGlione

[email protected]

Diffusione e amministrazione

tatiana iasillo

[email protected]

MediaGeo soC. Coop.via palestRo, 9500185 RoMa

tel. 06.64.87.12.09Fax. 06.62.20.95.10www.archeomatica.it

progetto grafiCo e impaginazione

daniele CaRluCCi

[email protected]

eDitore

MediaGeo soC. Coop.Archeomatica è una testata registrata al Tribunale di Roma con il numero 395/2009del 19 novembre 2009 ISSN 2037-2485

stampa

spadaMedia s.R.l.viale del lavoRo 31 - 0043 CiaMpino (RoMa)

ConDizioni Di aBBonamentoLa quota annuale di abbonamento alla rivista è di € 45,00. Il prezzo di ciascun fascicolo compreso nell’abbonamento è di € 12,00.Il prezzo di ciascun fascicolo arretrato è di€ 15,00. I prezzi indicati si intendono Iva inclusa.Per abbonarsi: www.archeomatica.it

Gli articoli firmati impegnano solo la responsabilità dell’autore. È vietata la riproduzione anche parziale del contenuto di questo numero della Rivista in qualsiasi forma e con qualsiasi procedimento elettronico o meccanico, ivi inclusi i sistemi di archiviazione e prelievo dati, senza il consenso scritto dell’editore.

data ChiusuRa in Redazione: 10 dicembre 2017

Science & Technology Communication

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una pubblicazione

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seguiCi su faCeBook faCeBook.Com/arCheomatiCa

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6 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

DOCUMENTAZIONE

CaaD (Crisis areas arChaeologiCal DataBase)un WeBgis per la salvaguarDia Del patrimonio

arCheologiCo a risChio nel viCino e meDio oriente.

di Francesca Cioè, Marzia Merlonghi

A partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, il Medio Orien-te è stato teatro di numerosi conflitti e, attualmente, l’intera area – con le dovute differenze regionali – versa in una endemica

condizione di crisi e instabilità. Oltre alle gravissime crisi umanitarie, uno dei problemi causati dal continuo stato di belligeranza è il dan-neggiamento costante del patrimonio archeologico: di fatto, siti e mo-numenti sono sottoposti, da quasi settant’anni, a danni, non sempre collaterali, causati dall’attività bellica, azioni di distruzione volontaria per motivazioni ideologiche – come, ad esempio, le distruzioni operate dall’ISIS - operazioni di saccheggio su larga scala. Ad un quadro già di per sè drammatico vanno spesso ad aggiungersi la negligenza e man-canza di controllo da parte degli enti locali presupposti alla tutela dei beni culturali.Tutti questi fattori, in particolare i più recenti accadimenti politici e bellici nell’area, hanno reso necessario lo sviluppo di nuovi approcci per monitorare e tutelare il patrimonio culturale. In quest’ottica, il progetto CAAD (Crisis Archaeological Area Database) si pone come obiettivo primario la realizzazione di un WebGis in cui raccogliere e rendere pubblici tutti i dati relativi ai beni archeologici dell’area del Vicino e Medio Oriente, al fine di monitorarne la situazio-ne in tempo reale.Se comparato a progetti simili, il CAAD WebGIS presenta un importante elemento di innovazione: i dati inseriti non provengono unicamente da telerilevamento, ma sono stati anche acquisiti – e prevedono l’acquisi-

Il progetto CAAD (Crisis Areas

Archaeological Database) si propone di

creare una piattaforma WebGIS in grado

di raccogliere e aggiornare in tempo reale

dati relativi al patrimonio culturale e, in

particolar modo, archeologico, delle aree

di crisi del Vicino e Medio Oriente.

I dati raccolti saranno accessibili attraverso

un database geografico on line che sarà

dinamico e interattivo e che, consultato

correttamente, permetterà di accedere ad

una vasta gamma di informazioni. Lo scopo

ultimo del progetto è la creazione di un

WebGIS che sia liberamente consultabile

e aggiornabile dagli studiosi che, durante

le loro ricerche, constatino danni al

patrimonio archeologico del Vicino Oriente.

Fig.2 - Tell Beit Mirsim nel 2012. In primo piano la recinzione israeliana (doppia cortina di filo spinato e strada) separa il sito da una delle sue necropoli.

Fig. 1: La “Scheda dei Beni Culturali Immobili in Area di Crisi” (ideata dal dott. Fabio Maniscalco) modificata ad hoc per il presente progetto.

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Tecnologie per i Beni Culturali 7

zione ove possibile –da ricognizioni dirette sul campo. CAAD si pone quindi come uno strumento utilissimo in situazione di monitoraggio e ricostruzione post-bellica.Attualmente è in fase di realizzazione una versione dimo-strativa del CAAD WebGIS, in cui sono stati utilizzati una selezione di dati raccolti da Marzia Merlonghi per il suo pro-getto di dottorato relativo ai danni subiti dai siti pre-classici in Palestina e Israele (Merlonghi 2015). Lo sviluppo della versione dimostrativa ha permesso di mettere a punto una metodologia efficace di indagine e realizzare un framework stabile e affidabile di cui servirsi per inserire, in futuro, ulteriori dati.

METODOLOGIA DI RACCOLTA DEI DATI SUL CAMPO E VA-LUTAZIONE DELL’ENTITÀ DEI DANNI AI SITI ARCHEOLOGICI NEI CONTESTI BELLICI E POST-BELLICILa metodologia per il monitoraggio dei beni archeologici in contesti bellici e post-bellici è stata sviluppata partendo dal pionieristico lavoro di Fabio Maniscalco in Albania, Kosovo e Bosnia durante le missioni di peace-keeping in cui era impe-gnato come ufficiale riservista dell’Esercito Italiano: la sua opera inaugurò una nuova fase nella tutela del patrimonio culturale durante e dopo i conflitti. Tra gli strumenti svilup-pati da Maniscalco si è scelto in particolar modo di usare il “Form for the immovable cultural heritage in crisis areas”, in cui è possibile registrare, nel corso di una ricognizione preliminare, tutte le principali informazioni necessarie per verificare lo stato di edifici storici, monumenti e siti arche-ologici (Maniscalco 2007, 89) (Fig. 1). Con opportune modifiche, tale Form è stato la base per la registrazione dei dati di un campione di 101 siti archeologici pre-classici in Israele e Palestina. Il metodo di lavoro, che si è avvalso di un approccio interdi-sciplinare, ha previsto tre fasi principali: nella prima si sono raccolti tutti i dati relativi alle pregresse attività di ricerca archeologica nei siti prescelti attraverso lo spoglio della do-cumentazione archeologica, fotografica e bibliografica.In seconda battuta si sono svolte le ricognizioni sul campo per valutare direttamente l’entità dei danni ai siti archeo-logici. Al fine di quantificare al meglio l’entità dei danni e poter estrapolare dei dati statistici quanto più precisi, è stata creata una scala numerica che assegna un valore compreso tra 0 e 5, in cui un punteggio maggiore indica migliori con-dizioni di conservazione:

- 0: il sito non è più visibile dal piano campagna o non è accessibile perché incluso in aree militarizzate.

- 1: il sito è in condizioni pessime ed esiste il rischio di distruzione dello stesso.

- 2: il sito è in cattive condizioni.

- 3: il sito è in condi-zioni adeguate, ma presenta diversi dan-ni.

- 4: il sito è in buone condizioni, nono-stante l’incuria.

- 5: il sito è parco ar-cheologico o area protetta in un otti-mo stato di tutela e valorizzazione.

Usando questi valori è sta-to possibile estrarre dei

dati statistici nel campio-namento dei 101 siti otte-nendo i seguenti risultati: il 12% è di 0, l’11 % è di 1, il 20% è di 2, il 25 % è di 3, il 17% è di 4 e il 15% è di 5. Già a partire da questa prima lettura è stato pos-sibile notare come le con-dizioni di conservazione e tutela dei siti pre-classici in Israele e Palestina siano tutt’altro che buone.L’attività di ricognizione ha permesso di identificare e classificare quattro diverse tipologie di danni al patri-monio archeologico:

1. Attività militari. Danni causati da bombardamenti ae-rei, colpi di artiglieria, mortaio e armi automatiche, installazioni militari realizzate all’interno di aree di interesse archeologico (Maniscalco 2006, 85 - 86). Questa tipologia di danni è ampiamente diffusa in tut-to il Vicino e Medio Oriente, dal Levante fino all’Iraq e all’Afghanistan. In questa categoria rientrano anche le distruzioni volontarie messe in atto a scopo ideolo-gico, come quelle operate negli ultimi anni in Iraq e Siria dall’ISIS.Nel Levante meridionale (Israele e Palestina) del cam-pione dei 101 siti solo il 10% è stato danneggiato da at-tività militari: l’esempio più lampante sono i molti siti nelle aree a ridosso delle recinzioni militari (Fig. 2).

2. Costruzioni moderne. E’ una problematica che affligge particolarmente le regioni in cui vi sia una scarsa attenzione al patrimo-nio culturale o dove gli enti preposti alla tutela dei Beni Culturali manchino (o siano negligenti) e vi sia un alto tasso di crescita demografica che alimenti specu-lazioni edilizie in territori edificabili non estesi (Iwais et al. 2010).Nell’area campione il 33% dei siti sono stati danneg-giati da costruzioni moderne, come abitazioni e infra-strutture: la maggior parte di tali siti si trova a ridosso delle maggiori città della Cisgiordania e all’interno delle colonie israeliane (Fig. 3).

Fig. 3 - Hebron, Tell Rumeideh (colonia israeliana) nel 2011: mura dell’età del bronzo sotto un edifi-cio di quattro piani.

Fig. 4 - Home Page di CAAD WebGIS.

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8 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

3. Scavi clandestini.Quella degli scavi clande-stini è una triste consue-tudine in Medio Oriente. Solitamente le attività illegali di scavo nelle aree archeologiche sono alimentate da necessità economiche (Yahiya 2008, 498) cui vanno ad aggiun-gersi una scarsa cono-scenza del patrimonio ar-cheologico e l’assenza di attaccamento al proprio passato delle popolazioni locali. Inutile sottolineare di come tale pratica causi gravissimi e spesso defini-tivi danni al deposito ar-cheologico.Nelle aree di conflitto, il traffico illecito di antichità è solitamente conseguenza della mancanza, da par-te delle autorità locali, di adeguati controlli sia delle aree archeologiche che del mercato.

4. Deterioramento generale. Incendi, atti di vandalismo e mancanza di adeguate misure di conservazione del patrimonio archeologico sono l’ultima tipologia di danni distinta. Per quanto riguarda il Vicino Oriente l’incuria non è solo dovuta a negligenza da parte degli enti preposti alla tutela del patrimonio culturale, ma a ben precise scelte ideolo-giche e politiche. Talvolta un sito viene rivestito di va-lori puramente ideologici o legati a una presunta “sto-ria” del gruppo etnico dominante (Valentino e Misiani 2004, 30-33). Un approccio corretto dovrebbe valoriz-zare il patrimonio storico come universale e veicolo di valori condivisi: in un teatro post-conflittuale, un simile approccio potrebbe scongiurare possibili atti di vandalismo condotti come ritorsione contro il patri-monio culturale del nemico (Bandarin 2011, 7-16).La terza e ultima fase consiste nella gestione ottimale di tutti i dati raccolti. La soluzione migliore per gesti-re l’eterogeneità e complessità delle informazioni - al fine di mettere in evidenza possibili somiglianze tra situazioni geograficamente e culturalmente lontane - è sembrata la creazione di una piattaforma WebGIS.

LO SVILUPPO DEL CAAD WEBGIS.Com’è noto un WebGIS è un Sistema Informativo Geografico (Geographic Information System) pubblicato sul web. Rap-presenta, quindi, un’estensione al Web di applicativi nati e sviluppati per gestire la cartografia numerica. Nello speci-fico, un progetto WebGIS si differenzia da un progetto GIS per le specifiche finalità di comunicazione e di condivisione delle informazioni con altri utenti attraverso il Web. Costi-tuisce, inoltre, una piattaforma molto flessibile, del tutto adatto a scopi di ricerca e monitoraggio su larga scala come il CAAD.In primo luogo, si è ritenuto opportuno sviluppare una piattaforma che fosse accessibile a tutte le utenze, senza le restrizioni di licenza legate all’utilizzo di un software proprietario. In quest’ottica, per progettare e sviluppare il CAAD WebGIS sono state impiegate unicamente risorse open source. Questa scelta è stata fatta in conformità coi cosid-

detti standard dell’Open Geospatial Consortium1 (Castrono-va, Goodallb e Elag 2012) che rendono i dati liberamente accessibili e fruibili.Per realizzare il CAAD WebGIS sono stati impiegati per il lato server PHP, mentre per il lato client ci si è avvalsi di JavaScript e HTML. PHP è un linguaggio di scripting lato server progettato prin-cipalmente per lo sviluppo web. Attraverso un linguaggio lato server come PHP è possibile interrogare i database ne-cessari per la costruzione di pagine web in modo dinamico.Invece, per il lato client, sono stati utilizzati JavaScript e HTML. Per la visualizzazione dati della mappa nei browser web, senza dipendenze sul lato server, si è optato per Open-Layers, una libreria JavaScript. Per facilitare l’interazione tra lato client e server si è usato JQuery, una libreria Ja-vaScript progettata per semplificare la scripting HTML del lato client. Il CAAD WebGIS è stato sviluppato impiegando differenti strumenti:

1) Apache HTTP Server 2.4: web server.2) MapServer 7.0 GIS engine: server per la realizzazio-

ne di mappe. Attraverso gli standard WMS (Web Map Service), WFS (Web Feature Service) e WCS (Web Co-verage Service)2 MapServer può gestire sul Web la cartografia sia raster che vettoriale.

3) PostgreSQL: database relazionale a oggetti. Esso uti-lizza il linguaggio SQL per l’interrogazione dei dati.

4) PostGIS: è un’estensione spaziale opensource per il database PostgreSQL. In particolare è un geodataba-se che fornisce il sistema di gestione dati sui quali è basato un GIS.

5) P.mapper: è un›applicazione che permette di con-trollare dinamicamente MapServer mediante la sin-tassi e la logica della programmazione a oggetti del linguaggio di scripting PHP.

I dati inseriti nel CAAD WebGIS per ciascun sito sono:

Toponimo del sito. Data della ricognizione sul campo. Ultimo anno di eventuali scavi archeologici. Tipologia del danno principale. Altre tipologie di danno. Livello del danno (da 0 a 5).

Fig. 5 - Una semplice query in CAAD WebGIS per visualizzare il livello di danno di alcuni siti.

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Tecnologie per i Beni Culturali 9

Link a eventuali files multimediali e fotografici. Link alla copia digitalizzata del Form for the immo-

vable cultural heritage in crisis areas del sito.

Dalla home page l’utente ha accesso ai files di template di MapServer, per visualizzare la mappa e procedere all’inter-rogazione dei dati nel WebGIS (Fig. 4).Clickando su ciascun sito sulla mappa è possibile accedere a tutte le informazioni a riguardo. Cambiando poi i parametri richiesti e i layers della mappa sarà possibile osservare i siti archeologici come puntini in scala di grigi, a seconda del livello di gravità danni, 0-5 (Fig.5).Nella versione finale del CAAD WebGIS l’interfaccia utente si svilupperà su tre differenti livelli di accesso:

1) Utente occasionale: accesso pubblico. All’utente occasionale sarà consentito interrogare il database attraverso l’apposito widget, visualizzare i risultati alfanumerici e consultare i file multimediali a essi associati.

2) Utente registrato: accesso privato. L’utente potrà accedere attraverso credenziali personali, salvare i report delle interrogazioni e scaricare i files multi-mediali.

3) Ammistratore: accesso con privilegi. Attraverso le credenziali l’amministratore può gestire il database.

Questa funzione non è presente nella versione dimostrativa non essendo la versione definitiva ancora on line, ma solo attiva su un server locale.

CONCLUSIONILo sviluppo del CAAD WebGIS permette di raccogliere le in-formazioni su un numero crescente di siti archeologici nelle aree di crisi del Vicino e Medio Oriente e di monitorare i loro cambiamenti nel tempo.Così procedendo sarà forse possibile contribuire a rendere effettivo quanto fissato dalla Convenzione dell’Aia nel 1954, ovvero l’obbligo da parte degli Stati firmatari di tutelare il proprio patrimonio culturale in caso di coinvolgimento in conflitti3.La possibilità di avvalersi di tecnologie informatiche age-vola questo processo di salvaguardia, permettendo, grazie alla condivisione dei dati, di coinvolgere un numero espo-nenziale di studiosi.Inoltre, monitorare in maniera puntuale e costante lo stato di salute del patrimonio archeologico delle aree di crisi può aiutare, nelle situazione più critiche e d’emergenza, a com-piere interventi di tutela mirati.

BiBliografiaBANDARIN, F., (2011). “Heritage and Dialogue” in AA.VV. Cross Cultural City: Urban Context and Cultural Diversity: 8-16, Jerusalem.BOYLAN, P., (2003). “The 1954 Hague Convention on the Protection of Cultu-ral Property and its Protocols”, H. Schüpbach, Kulturgüterschutz betrifft uns alle: 31-49. Berna.CASTRONOVA, A.M, GOODALL, J.L., ELAG, M., (2013). “Models as web services using the Open Geospatial Consortium (OGC) Web Processing Service (WPS) standard”, in Environmental Modelling and Software, 1-30.IWAIS, M., (2011) “Conservation Policies in Palestine: a Critical Review” e-dialogos 1, 24-33.MANISCALCO, F., (2002). La tutela del patrimonio culturale in caso di conflitto, Napoli.MANISCALCO, F., (2006). “Il patrimonio culturale in medio Oriente fra Jihad, Intifada e ‘guerra al terrorismo’, www.webjournal.unior.it. Vol.2: 77-99.MANISCALCO, F., (2007). “Preventive Measures for the Safeguarding of Cultu-ral Heritage in the Event of Armed Conflict”, www.webjournal.unior.it. Vol.3: 67-96.MERLONGHI, M., (2015) Strati violati, siti negati. I danni antropici al patrimonio archeologico del Levante meridionale (Israele e Palestina) nel XXI sec: proble-mi, proposte e soluzioni (PhD Thesis), available at http://dspace-uniud.cineca.it/handle/10990/612.VALENTINO, P.A. and MISIANI, A., (2004). Gestione del patrimonio culturale e del territorio: la programmazione integrata nei siti archeologici nell'area euro- mediterranea, Roma.YAHIYA, A., (2008). “Looting and Salvaging: how the Wall, illegal digging and antiquities trade are ravaging Palestinian cultural heritage”, Jerusalem Quar-terly 33: 39-55.

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aBstraCtThe current political instability in Near East is at the heart of complex issues of management and protection of local archaeological heritage. In fact, the loss of cultural heritage is a real prospect and, as archaeologist, we are at a crossroads for the future of our discipline. Rethinking the role of Near Eastern Archaeology means broadening knowledge of causes and consequences of heritage damage, but a coherent report using data collected on field is still missing. In this view, the Crisis Areas Archaeological Database (CAAD) aims to create a WebGIS plat-form, for collecting data relating archaeological heritage in Near Eastern crisis areas and monitoring its status in real time. The data collected will be accessible through a dynamic, searchable and interac-tive on line geographical database, which, if properly consulted, will allow ac-cess to several information. The goal of the project is the creation of a WebGIS available and updatable by all the scholars who, in their work, come across damage to the archaeological heritage of the area and in all the Near East.

parole ChiaveWeBgis; gis; patrimonio arCheologiCo; viCino oriente; tutela; risChio

autoreFRanCesCa Cioè

[email protected]

univeRsità deGli studi di udine

dipaRtiMento di stoRia e tutela dei Beni CultuRali

MaRzia MeRlonGhi

[email protected]à deGli studi di udine

dipaRtiMento di stoRia e tutela dei Beni CultuRali

note1 l’ open geospatial Consortium (ogC, in preCeDenza opengis Consortium) è

un'organizzazione internazionale no-profit, Basata sul Consenso volontario, Che si oCCupa Di Definire speCifiChe teCniChe per i servizi geospaziali e Di loCalizzazio-ne.

2 http://WWW.opengeospatial.org/stanDarDs3 gli stati parte Della Convenzione sareBBero tenuti a integrare il loro Diritto

interno alle norme Convenzionali e a pratiCare, in tempo Di guerra, la salvaguar-Dia e il rispetto Dei Beni Culturali. sfortunatamente la Convenzione Dell'aia è solo parzialmente appliCaBile in Caso Di guerre Civili o Di Conflitti non Conven-zionali. il seConDo protoCollo, in ogni Caso, introDuCe il rispetto Delle norme anChe in Caso Di oCCupazione, guerre Civili e Conflitti non Convenzionali (Boylan 2003; manisCalCo 2002).

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10 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

DOCUMENTAZIONE

di Pierluigi Cara, Cosmo Mercuri

la Cartografia Degli aggregati

strutturali a supporto Della salvaguarDia

Dei Beni Culturali in emergenza

A seguito di un evento sismico significativo, i beni cultu-rali immobili, come è noto, sono tra i primi manufatti a subire gravi danneggiamenti. Tra essi, in particolare,

le chiese rappresentano una delle tipologie più vulnerabi-li. L’individuazione e localizzazione di tali beni rappresenta tuttavia un problema che solo pochi sono in grado di risol-vere. Questo comporta ritardi e inefficienze che potrebbero al contrario essere evitate, con un evidente miglioramento dell’efficacia delle attività di gestione dell’emergenza.Nel lavoro si propone un metodo per l’identificazione univo-ca e coordinata dei beni culturali immobili tramite l’utilizzo della cartografia a supporto dell’attività di censimento dei danni e del rilievo di agibilità post-sismica. In particolare viene mostrato un esempio della sua applicazione nel caso di alcune attività di salvaguardia dei beni culturali dovute al sisma che ha colpito l’Isola di Ischia il 21 settembre 2017.

IL CENSIMENTO DANNI E RILIEVO DI AGIBILITÀ POST – EVENTOL’attività di censimento del danno rilievo dell'agibilità post-sisma è regolata dal DPCM 8 luglio 2014, in cui l'art. 10 pre-vede che: “Le verifiche di danno e agibilità sugli edifici ordi-nari sono effettuate…attraverso la compilazione della ‘Sche-da Aedes per il rilevamento dei danni, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica’ e relativo Manuale”. L’attività si basa sulla cartografia degli

aggregati strutturali1 definiti in DPC (2014a) e DPC (2014b) ed ha come obiettivo quello di individuare all’interno di tali aggregati le unità strutturali per le quali viene rilasciato un esito di agibilità2. Il Manuale per la compilazione delle Schede AeDES (DPC, 2014a) specifica che gli aggregati vanno individuati “sulla cartografia disponibile”. Comunemente la base di conoscenza cartografica utilizzata è quella prodotta dalle Regioni per le loro attività di pianificazione e program-mazione territoriale e per favorire l'attività di pianificazione dei propri enti territoriali, ovvero la Carta Tecnica Regionale o la sua versione più aggiornata, cioè il Database Geo Topo-grafico. Le nuove specifiche sui Database geotopocartografi-ci introdotte con la versione 2.0 (AgID, 2015) vanno esatta-mente incontro a questa esigenza, introducendo nella classe “Edificio” due nuovi attributi destinati ad identificare (e, quindi successivamente, a generare) gli aggregati strutturali (IDAG), nonché le unità strutturali al loro interno (IDED). Ma quali sono, d’altro canto, i punti di convergenza tra questo sistema di geo localizzazione e le esigenze peculiari della salvaguardia dei beni culturali? La Direttiva MiBACT (2015) stabilisce che, al fine di valuta-re le condizioni del patrimonio culturale mobile e immobile per poterne valutare il danno e poter procedere alla loro eventuale messa in sicurezza, dovranno essere effettuati so-pralluoghi sul territorio tramite squadre specialistiche che

La cartografia degli aggregati

strutturali per il censimento danni

e il rilievo di agibilità post-sismica,

può costituire uno strumento di

supporto per la salvaguardia dei beni

culturali in emergenza. Nel lavoro

viene presentato un esempio della sua

applicazione nel caso di alcune attività

riguardanti i sopralluoghi effettuati

sulle chiese a seguito del terremoto di

Ischia del 21 agosto 2017.

Fig. 1 – Analisi sull’accuratezza dell’ubicazione delle Chiese censite nella Diocesi di Ischia. Il punto in rosso mostra la posizione iniziale e la stella in verde mostra la nuova posizione dopo l’analisi effettuata. Come si può vedere l’accuratezza del posizionamento è molto variabile e in diversi casi lo spostamento conseguente è anche di notevole entità.

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Tecnologie per i Beni Culturali 11

procederanno alla compilazione delle schede di rilevamento del danno e dell’agibilità di chiese, palazzi e beni mobili. Al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (da ora MiBACT), spetta la pianificazione dei sopralluoghi e l’organizzazione delle squadre in coordinamento con la funzione «Censimento danni e agibilità post evento delle co-struzioni» o, come avvenuto di recente, con la specifica fun-zione “Salvaguardia Beni Culturali”. Gli esiti dei sopralluoghi comporteranno interventi provvisionali in situ o movimen-tazione dei beni mobili con ricovero in depositi provvisori. Ulteriori preminenti attività che coinvolgerebbero i beni culturali riguardano i sopralluoghi urgenti mirati a garantire l’incolumità pubblica, in caso di edifici vincolati pericolanti o da demolire, e la rimozione di macerie in cui gli elementi di pregio e di interesse culturale dovranno essere selezionati e recuperati tra i rifiuti generici.Appare dunque opportuno che l’attività di censimento dei danni sugli edifici civili sia coordinata con quella di salva-guardia degli edifici di interesse culturale, per tutto ciò che concerne la sicurezza dell’abitato, in considerazione anche della dimensione progettuale della ricostruzione del tessuto urbano.

ORGANIZZAZIONE DEI DATIUna attività che è stata svolta a Ischia nelle prime fasi della gestione emergenziale, ha riguardato la verifica della geo lo-calizzazione delle 73 Chiese presenti nella Diocesi di Ischia. L’attività ha preso come input lo shapefile delle Chiese Ita-liane (fonte: http://www.geonue.com/le-chiese-in-italia/).Il riposizionamento è stato effettuato in base alla denomina-zione delle Chiese della Diocesi di Ischia unitamente ad altre informazioni tratte dal Web (http://www.ischia.it/scopri-ischia/cosa-vedere/chiese) e verificate con Google Map/Street View e altre fonti cartografiche eventualmente dispo-nibili. Il riposizionamento ha comportato la collocazione del nuovo punto in corrispondenza dell’ingresso principale della chiesa entro il perimetro dell’edificio corrispondente. Nella Figura 1 è mostrato il risultato del riposizionamento.Nella gran parte dei casi si tratta di riposizionamenti di pic-cola entità. In diversi casi lo spostamento è stato rilevante a seguito di errore di attribuzione del comune o di spostamen-to all’interno del comune stesso.Facendo una intersezione con il layer degli aggregati strut-turali predisposto per i rilievi di agibilità post sisma3, tutte le chiese si posizionano correttamente entro un singolo ag-gregato con l’eccezione di:

1. Chiesa di Sant’Aniello (del Comune di Lacco Ameno, ma sul confine con quello di Forio)

2. Chiesa di San Giuseppe e Sant’Anna (del Comune di Barano d’Ischia, ma sul confine con quello di Ischia città)

3. Chiesa di San Nicola (del Comune di Serrara Fontana)4. Chiesa Collegiata di Santo Spirito e la Chiesa di Santa Ma-

ria di Costantinopoli stanno nel medesimo aggregato.

Nei casi 2 e 4 è stato sufficiente riposizionare correttamente la Chiesa per garantire la corrispondenza con l’aggregato.Nel caso 1 mancava l’aggregato e lo si è aggiunto conside-rando un edificio che era stato escluso perché a “cavallo” tra i due comuni di Lacco Ameno e Casamicciola. Nel caso 3 trattasi di una Chiesa rupestre scavata nel tufo e, quindi, non esiste un vero e proprio edificio. È stato per-tanto creato un aggregato “fittizio” corrispondente al sito della Chiesa per poter comunque assegnare l’identificativo alla Chiesa medesima.Alle chiese è stato attribuito l’identificativo IDED=IDAG+900. In due casi, tuttavia, sono risultate presenti nel medesimo

aggregato due chiese (Oratorio e Chiesa di Santa Maria di Loreto a Forio e Chiesa Collegiata dello Spi-rito Santo e Chiesa S.M. di Costanti-nopoli a Ischia città). In questo caso l’identificativo è stato incrementa-to a 901 per la seconda chiesa.

ASPETTI PRATICI LEGATI ALLA GE-OREFERENZIAZIONE E IDENTIFICA-ZIONE UNIVOCALa localizzazione univoca di un edi-ficio tutelato nella gestione post- emergenza risulta cruciale per una serie di motivazioni di seguito sintetizzate.La prima riguarda genericamente la corretta identificazione del ma-nufatto, che non è sempre sconta-ta. Infatti, durante l’emergenza i diversi attori coinvolti riversano la loro specifica conoscenza dei luo-ghi e dei manufatti, derivante proprio dai ruoli e ai profili di responsabilità assunti in ordinario, che potrebbe essere fuorviante ai fini di una identificazione univoca. Così si può verificare che il rappresentante della Curia, il funziona-rio di zona del MiBACT o i semplici cittadini connotano un determinato edificio di interesse culturale ciascuno con la denominazione dovuta alle codifiche afferenti alle proprie incombenze o consuetudini. Oltremodo non è raro che una identica intitolazione in una stessa località non coincida con un unico manufatto (tipicamente un edificio di culto) bensì connoti due diverse costruzioni vicine ma distinte, ovvero una stessa denominazione sdoppiata in due siti, oppure che la generica denominazione corrisponda ad un complesso edi-ficato formato da numerosi corpi di fabbrica di differente morfologia e dimensione. Identificare univocamente signi-fica associare a un manufatto un bene con una sua qualifi-cazione e consistenza sottraendolo a eventuali informazioni proveniente da fonti non aggiornate o da fonti non istituzio-nali come, ad esempio, i social-media.La seconda motivazione consiste nel fatto che localizzare un bene significa inquadrare rapidamente e con efficacia le problematiche di accessibilità al bene stesso e gli eventua-li rischi esterni indotti (frane, edifici incombenti, ecc.) in modo da prefigurare scenari utili ad azioni di salvaguardia con la pianificazione dei sopralluoghi o interventi di messa in sicurezza e, in un futuro prossimo, con la possibilità di inviare dispositivi a controllo remoto (droni) per sorvoli spe-ditivi di monitoraggio dello stato del bene.

Fig. 2 – Veduta laterale della Chiesa del purgatorio nel Comune di Casamicciola Terme a Ischia con evidenzi dei danni su-biti a seguito del terremoto del 21 agosto 2017 (Fonte: http://foto.ilmessaggero.it/italia/il_terremoto_e_i_beni_cultura-li_di_ischia-2630024.html).

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12 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

IL CASO DELLE CHIESE INTERESSATE DAL SISMA A ISCHIA DEL 21 AGOSTO 2017Nella Zona Rossa individuata dal Comune di Casamiccio-la Terme (http://www.comune.casamicciolaterme.na.it/OrdSisma.pdf) è collocata la Chiesa del Purgatorio detta an-che Chiesa di Santa Maria del Suffragio (Fig. 2). La Chiesa non è compresa tra i beni presenti nel sistema Vincoli in rete del MiBACT (da ora in poi VIR). La Chiesa ri-sulta invece catalogata tra i Contenitori presenti nel mede-simo sistema, con una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata. Ha un ID_VIR=1576 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/Vin-coliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1576#) e un Codice Sigec= 1481694582326. L’IDED relativo all’edificio di aggre-gato è 15063019000000203000900 (si veda Figura 2b). Al contenitore VIR sono associate 5 schede di beni mobili. La Chiesa è stata oggetto di interventi di recupero di beni non-ché di un sopralluogo.Anche la Chiesa di Santa Maria della Pietà a Casamicciola e la Chiesa di San Michele al Purgatorio a Forio sono state oggetto di sopralluogo. Nella Chiesa di San Michele al Pur-gatorio a Forio è stato effettuato anche un recupero di beni mobili. La prima Chiesa non è compresa negli archivi VIR ed è catalogata tra i Contenitori di VIR con una georefe-renziazione sostanzialmente corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata e ha un ID_VIR=1573. L’IDED rela-tivo all’edificio di aggregato è 15063019000000196900900. La seconda Chiesa è catalogata solo tra i Contenitori di VIR con una georeferenziazione sostanzialmente corrisponden-te a quella della Chiesa CEI riposizionata. Il Contenitore ha un ID_VIR=1628 e un Codice Sigec= 1481813283780 ed ha 15 schede di beni mobili associate. L’IDED relativo all’edificio di aggregato è 15063031000000432800900.A Casamicciola sono stati effettuati sopralluoghi anche alla Chiesa dell’Immacolata alla Sentinella ed alla Chiesa della Maddalena Penitente. In quest’ultima Chiesa è stato anche effettuato un recupero di beni mobili (Fig. 3). Negli archivi VIR non è compresa la Chiesa della Madda-lena Penitente. Tra i contenitori, invece, è catalogata con una georeferenziazione sostanzialmente corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata e con la denomi-nazione di Chiesa della Maddalena. Ha un ID_VIR=1574 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRete/vir/contenitore/dettaglio?id=1574#) e un Codice Sigec= 1481694584975. L’IDED relativo all’edificio di aggregato è 15063019000000203100900. La Chiesa dell’Immacolata alla Sentinella è catalogata sia negli Archivi VIR che tra i contenitori di VIR con due georeferenziazioni distinte e la denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Negli archivi VIR il bene è catalogato con il codice= 138015, appartie-ne alla Carta del Rischio con codice= 2ICR0019842AAAA ed è geo localizzata in modo errato. Tra i contenitori, invece, è catalogata con una georeferenziazione sostanzialmen-te corrispondente a quella della Chiesa CEI riposizionata e con la denominazione di Chiesa dell’Immacolata. Ha un ID_VIR=1575 (http://vincoliinrete.beniculturali.it/VincoliInRe-te/vir/contenitore/dettaglio?id=1575#) e un Codice Sigec= 1481694535809. L’IDED relativo all’edificio di aggregato è 15063019000000203200900.

QUESTIONI APERTE E PROSPETTIVE FUTURELa cartografia degli aggregati strutturali presenta alcune problematiche, che in parte sono anche emerse nel paragra-fo che descrive l’organizzazione dei dati.Il limite comunale a cui fare riferimento spesso non coin-cide tra la cartografia catastale, la cartografia topografica regionale e nazionale e i limiti amministrativi ISTAT. Si tratta di un problema noto e ancora irrisolto. Dal momento che

il manuale DPC (2014a, p.22) basa l’identificazione degli aggregati sui codici ISTAT, per la gestione emergenziale è stato preso come riferimento il limite comunale ISTAT. Que-sta scelta appare sensata, dal momento che il medesimo manuale prevede la possibilità di aggiungere nuovi aggre-gati non presenti nella mappa, come potrebbe verificarsi ad esempio nel caso di immobili ubicati nei pressi dei confini dei comuni attribuiti catastalmente ad un altro comune li-mitrofo.Resta invece aperta la questione dei comuni che successiva-mente alla realizzazione di una cartografia degli aggregati e, dunque, alla loro numerazione in base ai codici ISTAT, siano oggetto di una variazione territoriale come l’accorpa-mento e la cancellazione, che comporta, appunto, la modi-fica dei suddetti codici.E’ quello che è capitato durante la gestione emergenziale del terremoto nel Centro Italia del 2016, quando, ad esem-pio, i comuni di Pievebovigliana e Fiordimonte nella Provin-cia di Macerata della regione Marche (compresi nell’elenco dei comuni colpiti dal sisma del Decreto Legge 17 ottobre 2016, n.189), sono stati soppressi per passare a costituire il nuovo comune di Fiordimonte e il comune di Acquacanina è stato soppresso e il suo territorio aggregato a quello di Fiastra. Al momento dell’applicazione delle Leggi regionali che avevano stabilito le modifiche erano già state realizza-te numerose schede AeDES che avevano fatto riferimento ai codici di aggregato strutturale che contenevano i vecchi codici ISTAT. Non era possibile, dunque, modificare i codici degli aggregati. Una soluzione definitiva al problema non è stata ancora individuata e sicuramente dovrà essere pensa-ta in relazione alla sua applicazione nell’ambito dei sistemi informativi che attualmente gestiscono i dati delle schede AeDES e della cartografia degli aggregati strutturali.

CONCLUSIONECome appare evidente da quanto esposto, l’individuazione delle Chiese costituisce una attività complessa che si presta a numerose problematiche:- Differenze e duplicazioni delle denominazioni per una sin-

gola chiesa- Assenza di una univoca identificazione per ciascuna chiesa- Duplicazione di istanze in archivi differenti, sovente con

l’impossibilità di accertamento della duplicazione stessa a causa delle precedenti problematiche

Figura 2b – Nell’immagine (Servizio WMS Ortofoto 2012 del Geoportale Carto-grafico Nazionale del Ministero dell’Ambiente) si può vedere il posizionamen-to della Chiesa del Purgatorio nel Comune di Casamicciola Terme all’interno del relativo aggregato strutturale. Gli aggregati strutturali sono i poligoni con il contorno blu, per i quali è mostrata come etichetta la parte variabi-le del codice IDAG senza la porzione costante iniziale con il codice ISTAT (15063019000000) e la parte terminale con il sub aggregato (00). Il simbolo circolare blu rappresenta la collocazione del contenitore VIR.

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Tecnologie per i Beni Culturali 13

- Criteri di identificazione difformi e incongruenti tra loro.Da quanto espresso appare chiaro che quando si presenta la necessità di integrare i dati fra di loro nello svolgimento di funzioni complesse e di condividerli tra più soggetti, come accade nella gestione di una emergenza, l’assenza di una identificazione unica e coerente di uno specifico bene, come pure una sua georeferenziazione assente o non accurata, comporta rallentamenti e inefficienze.Il sistema di identificazione dell’edificio “chiesa” all’inter-no dell’aggregato strutturale in conformità con le specifiche proposte in AgID (2015), rappresenta una soluzione efficace delle difficoltà prima evidenziate.

BiBliografiaDipartimento della protezione civile (DPC) (2014a). Manuale per la compilazio-ne della scheda di 1° livello di rilevamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES). [Online]. Disponibile in: http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/2_LRManualeAe-des_31_ottobre_GU_.pdf [Accesso: 4 gennaio 2017].Dipartimento della protezione civile (DPC) (2014b). Scheda di 1° livello di rile-vamento danno, pronto intervento e agibilità per edifici ordinari nell’emergenza post-sismica (AeDES 07/2013). [Online]. Disponibile in: http://www.protezione-civile.gov.it/resources/cms/documents/scheda_AeDES_07_2013_corretta_.pdf [Accesso: 5 gennaio 2017].Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo (MiBACT)(2015) Aggiorna-mento della direttiva 12 dicembre 2013, relativa alle «Procedure per la gestione delle attività di messa in sicurezza e salvaguardia del patrimonio culturale in caso di emergenze derivanti da calamità naturali». DIRETTIVA 23 aprile 2015. [Onli-ne]. Disponibile in: http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/MiBAC/docu-ments/1437986288170_DIRETTIVA_23Aprile2015.pdf [Accesso: 7 gennaio 2017].Agenzia per l’Italia Digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri (AgID) (2015) Catalogo dei dati territoriali. Specifiche di contenuto per i Database Geotopo-grafici. Gruppo di Lavoro 2 Database Geo Topografici. Versione 2.0 - 15 dicembre 2015 [Online]. Disponibile in: http://www.rndt.gov.it/RNDT/home/images/Speci-fica_GdL2_09-05-2016.pdf [Accesso: 4 gennaio 2016].

note1 all’interno Degli aggregati strutturali si iDentifiCano gli eDifiCi, Definiti Come unità strutturali omogenee e in genere DistinguiBili Dagli eDifiCi aDiaCenti per tipologia Costruttiva, Differenza Di altezza, età Di Costruzione, sfalsamento Dei piani, etC. gli eDifiCi CostituisCono, quinDi, organismi strutturali uniCi…” (DpC, 2014a, 21-22).

2 esito a = eDifiCio agiBile; esito B = eDifiCio temporaneamente inagiBile (in tutto o in parte) ma agiBile Con provveDimenti Di pronto intervento; esito C = eDifiCio parzialmente inagiBile; esito D = eDifiCio temporaneamente inagiBile Da riveDere Con approfonDimento; esito e = eDifiCio inagiBile; esito f = eDifiCio inagiBile per risChio esterno (DpC, 2014a, 100).

3 gli aggregati strutturali sono stati elaBorati Dal Dott. luCiano Cavarra Del Di-partimento Della protezione Civile, sulla Base Del layer Dell’eDifiCato reso DisponiBile Dalla regione Campania.

aBstraCtBecause of a significant seismic event, buildings of cultural interest are one of the first artifacts to suffer serious damage. In particular, churches are among of the most vulnerable types. However, finding and locating these buildings is a problem difficult to solve. This leads to delays and inefficiencies that could otherwise be avoided.The work proposes a method for the univocal and coordinated identification of such assets by cartography used for damage evaluation and the post-seismic sur-veying. In particular, an example of its application is made evident in the case of certain activities for the protection of cultural properties after the earthquake that hit Ischia Island on 21 September 2017.

parole Chiaveterremoto; Censimento Danni; Beni Culturali; Chiese; protezione Civile; gestione emergenza; Cartografia

autorepieRluiGi CaRa, [email protected] Gis analyst senioR

CosMo MeRCuRi, [email protected]

pResidenza del ConsiGlio dei MinistRi dipaRtiMento della pRotezione Civile, RoMa

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14 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

DOCUMENTAZIONE

di Valerio Carlucci

strumenti online per una verifiCa

preliminare Dei Beni Culturali a risChio

Dopo l’inizio dei conflitti nel MENA, numerosi organi-smi nazionali e internazionali, istituzioni, fondazioni e società private sono stati coinvolti nella difesa dei

beni culturali a rischio di estinzione, tra i casi più eclatanti si ricordano: il Krak des Chevaliers, la Qal’at Salah El-Din, la Cittadella di Aleppo, la Cittadella di Palmira, la Moschea Omayyade di Damasco e l’Antica città di Bosra. A seguito delle distruzioni o danneggiamenti avvenute in questi terri-tori, numerose sono state le iniziative intraprese sul campo da attori direttamente coinvolti sul territorio afflitto dalle ostilità ed è stato fatto molto anche tramite il web.In seguito a questi eventi, quindi, sono stati sviluppati alcu-ni webGIS, le cui informazioni in essi presenti derivano prin-cipalmente dal bollettino dell’American Schools of Oriental Research (ASOR) o dall’UNESCO World Heritage List, le qua-li contengono numerose informazioni sullo stato di salute dei beni culturali distrutti o danneggiati. Tra gli strumenti più importanti sviluppati vi sono: The UNESCO World Heri-tage in danger List (già dal 1972), The Interactive Map of Conflicted Archaeological Sites – DGAM, The EAMANA Map, Global Heritage Network, The Culture Under Threat Map e The Culture Under Threat Smart M.App. Non solo mappe, ma anche progetti avviati per raccogliere immagini come il Million Image Database o per la digitalizzazione di monu-menti a rischio, come il Progetto Cyark, il cui obiettivo è anche, la digitalizzazione dei beni culturali a rischio. Tra i vari organismi internazionali direttamente e indirettamente coinvolti nella creazione di questi strumenti, vi sono:

4American Schools of Oriental Research – Cultural Herita-ge Initiative (ASOR – CHI).

4World Heritage Centre UNESCO4Global Heritage Found4The Antiquities Coalition4International Center for the Study of the Preservation

and Restoration of the Cultural Property (ICCROM)4International Council on Monuments and Site (ICOMOS)4Directorate-General of Antiquities (DGAM)4Getty Conservation Institute4Endangered Archaeology in The Middle East and North

Africa (EAMANA)

Una breve rassegna sugli strumenti online utili ad

una verifica preliminare degli Heritage at Risk,

sviluppati da organismi internazionali a seguito

della vicende che hanno afflitto il MENA (Middle

East and North Africa) a partire dalla primavera

araba del 2011.

Lo sviluppo di strumenti online elaborati dagli organismi internazionali nell’ambito della tutela e preservazione del patrimonio culturale a rischio, in alcuni casi, si sono tramu-tate in concrete realtà dalle quali poter verificare lo stato di “salute” del bene culturale e individuare informazioni preliminari utili per una ricerca o uno studio scientifico. L’elenco non è esaustivo ed è aggiornato alla data di pub-blicazione del presente articolo, alcuni forse sono in via di cessazione, altri se ne aggiungeranno e gli “Heritage at Risk Inventories” su mappa sono sempre più dettagliati.

LE MAPPE DEI BENI CULTURALI A RISCHIOL’impiego di database (WebGIS) ha semplificato la registra-zione dei monumenti danneggiati o distrutti dalla guerra, alcuni di questi costituiscono degli utili strumenti per orien-tarsi fra ciò che è avvenuto in questi anni per verificare i danni subiti dai beni culturali, in alcuni casi illustrati da immagini pre e post-evento.

GLOBAL HERITAGE NETWORK (HTTP://GHN.GLOBALHERITAGEFUND.ORG/)Il Global Heritage Network (GHN), realizzato dal Global He-ritage Fund, venne creato in risposta ai danni e alla distru-zione che subivano i beni culturali nel corso dell’evoluzione globale. GHN era una piattaforma multimediale che impie-gava Google Earth e i social network per il monitoraggio e

Fig. 1 – Global Heritage Network

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Tecnologie per i Beni Culturali 15

la preservazione dei beni culturali presenti nel sito (Fig. 1).GHN disponeva di un database con all’incirca 650 record di beni culturali, ove una legenda descriveva tramite colori lo stato di essi:

4 Nero: distrutto4 Rosso: livello di rischio alto4 Giallo: livello di rischio medio4 Verde: nessun livello di rischio

Ogni sito conteneva informazioni basilari come foto, docu-menti, mappe, video e immagini satellitari. GHN invitava, tempo addietro, gli esperti di conservazione e gli stakehol-ders locali a divenire coordinatori di un sito che oggi non esiste più. Inoltre, GHN era composto anche da una grande comunità per il networking e la discussione di soluzioni pos-sibili relative ai beni culturali in pericolo, metre il supporto critico e i software erano “donati” da società come Google, Autodesk, Ashtech DigitalGlobe, Exelis Visual Information e Esri. Infine dalla library di GHN, si potevano estrapolare numerosi documenti, articoli scientifici, piani di gestione, guidelines e casi studio per lo studio e l’analisi dei Beni Cul-turali.Ad oggi, purtroppo, questo strumento non esiste più, se non all’interno della time machine di archive.org.

THE EAMENA MAP(HTTP://EAMENADATABASE.ARCH.OX.AC.UK/)Il database EAMENA costituisce uno strumento realizzato con il supporto economico dall’Arcadia Fund e sviluppato dalle Università di Oxford, Leicester e Durham. Il database è stato sviluppato mediante Arches, una piattaforma open source per la gestione dei dati nel campo dei Beni Cultura-li, realizzata e avviata dal Getty Conservation Institute nel 2013. Arches (www.archesproject.org) è stato messo a pun-to per molti anni, e la società omonima si è impegnata nella realizzazione del Middle Eastern Geodatabase for Antiqui-ties (MEGA), sia per la Giordania che per l’Iraq (Il progetto per l’Iraq è stato abbandonato a causa dei conflitti).Il database EAMENA presenta un’interfaccia intuitiva, molto semplice da utilizzare e con diversi tools e parametri di ri-cerca e classificazione, composto da circa 150.000 record è disponibile sia in arabo che in inglese (Fig. 2). Ogni bene culturale è schedato secondo parametri ricondu-cibili ad alcune macroaree:

4Resource Summary;4Classification;4Condition.

Il menu a tendina del database relativo alla funzione Se-arch, composto da layer come Resource names, Site fun-ction, Cultural period, Assesment feature, Form feature, Interpretaion, Disturbance assesment, Threat assesment, Designation Measurements and Adresses non offre grandi possibilità di utilizzo, soprattutto perché quando si tentano di caricare le risorse in esso contenute, queste non possono essere visualizzate: se si prova a cliccare sui record non si espandano, ad eccezione di quelli più popolari (Fig. 3).Secondo le istruzioni presenti sul sito, caricando un record dovrebbe essere possibile consultare, nei casi più popolari, fotografie del territorio e report di uno specifico sito arche-ologico, ma non sempre è possibile: partendo dal presup-posto che per una città come Damasco o Petra dovrebbero esserci centinaia di libri e articoli scientifici, nonché imma-gini satellitari e fotografie aeree di varia natura, nonostante siano stati effettuati numerosi tentativi, la ricerca svolta

Fig. 2 – L’interfaccia del database EAMENA (Credits: EAMENA).

Fig. 3 – Il parametro search (Credits: EAMENA).

Fig. 4 – La Culture Under Threat Map sviluppata da Esri (Credits: Anti-quities Coalition).

per questi record non ha raggiunto i risultati sperati e, anzi, le informazioni in essi presenti risultano ancora più esigue di quanto si potesse immaginare; almeno per quanto riguar-da il database messo a disposizione degli utenti.Purtroppo, questo strumento dalle enormi potenzialità, al momento, in quanto si tratta di un work-in-progress, risulta carente nella velocità di utilizzo, nelle esigue informazioni presenti nella maggioranza dei record e nella modesta pre-senza di report pubblicati e fotografie aeree.Se fossero caricati i dati e si utilizzasse un server veloce, sarebbe forse una delle migliori piattaforme a livello mon-diale per i Beni Culturali.

THE CULTURE UNDER THREAT SMART M.APP (HTTPS://THEANTIQUITIESCOALITION.ORG/CULTUREUN-DERTHREAT-SMART-M-APP/)Questa piattaforma online è stata sviluppata nell’ambito della CultureUnderThreat Task Force rappresentata dall’An-tiquities Coalition, l’Asia Society e il Middle East Institute. La Task Force costituisce un insieme variegato ddi militari, operatori per la sicurezza internazionale ed esperti di Beni Culturali con il comune obiettivo di salvare o preservare i Beni Culturali a rischio.

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16 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

Per avere una rappresentazione geografica dei crimini cul-turali commessi nei territori del MENA (Middle East and North Africa) dalle organizzazione estremiste, la Antiqui-ties Coalition ha collaborato assieme ad Hexagon Geospa-tial ed Esri per la realizzazione di due strumenti online: The CultureUnderThreat Map (Fig. 4) and The Culture Un-der Threat Smart M.App (Fig. 5).La Smart M.App mappa interattiva che include immagini satellitari ad alta risoluzione e i luoghi delle distruzioni dei beni culturali avvenute in questi ultimi anni, disponi-bili anche secondo una sequenza temporale che consente di effettuare analisi in un determinato periodo di tempo, appare come uno strumente potente in grado di effettuare maggiori operazioni rispetto al suo predecessore sviluppato dalla Esri. Questo servizio dinamico di informazioni, cono-sciuto come Hexagon Smart M.App, combina assieme dati provenienti da diverse fonti, precedentemente non gestibi-li attraverso le classiche mappe GIS (Nel 2016).Aspetti principali della Culture Under Threat Smart M.App:

- The Antiquites Coalition Interactive Map include i siti a rischio designati dall'UNESCO, le cui informazioni sono pubblicamente disponibili;

- Le analisi condotte nei paesi del MENA hanno rivelato oltre 230 siti danneggiati o distrutti dalle organizzazioni estremiste;

- La mappa rivela all’incirca 700 siti presenti nei 22 stati della Lega Araba, di cui 209 facenti parte della UNESCO World Heritage Tentative Lists, 230 siti danneggiati o distrutti e 277 musei.

Fig. 6 - Mappa dei danni del terremoto di Qasr-e-Shirin, Kermanshah, Iran (Credits: National Centre for Earth Observation, Iranian Space Agency; link alla mappa: https://goo.gl/go9bt8).

Fig. 5 – La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Geospatial (Credits: Antiquities Coalition).

- La Culture Under Threat Smart M.App di Hexagon Ge-ospatial è una piattaforma dinamica, cloudbased che impiega immagini ad alta risoluzione e mappe su cui vengono disposte informazioni in real-time. Queste in-formazioni possono essere analizzate e visualizzate per avere una idea di quanto accade in uno specifico luogo in un determinato momento. Inoltre, la Smart M.App aiuta a sviluppare analisi di possibili scenari futuri sulla base di quanto accaduto in passato.

La Culture Under Threat Smart M.App è navigabile trami-te diversi layer, le informazioni in essi presenti sono state fornite da vari istituti internazionali che lavorano sia per la difesa del territorio che dei beni culturali. Ogni layer consta di una specifica area o tema di interesse:

4 LAYER: Terror Controlled4 LAYER: Incidents4 LAYER: Heritage Sites4 LAYER: Museums Locations4 LAYER: Hotspot

Entrambe le piattaforme online proposte da The Antiquities Coalition quali Culture Under Threat Smart M. App di Hexa-gon e Culture Under Threat Map di Esri, allo stato attuale, non sono più fruibili online.

LE UNOSAT-UNISTAR MAPS(HTTP://WWW.UNITAR.ORG/UNOSAT/)UNOSAT è un programma tecnologicamente avanzato che fornisce analisi e soluzioni territoriali tramite immagini sa-tellitari alle organizzazioni di soccorso, consentendo alle Nazioni Unite di sviluppare piani di intervento durante le situazioni di emergenza. In particolare tale strumento è di-retto agli aiuti umanitari, la sicurezza dell’individuo e la pianificazione territoriale strategica. Tuttavia queste map-pe possono tornare utili anche per l’individuazione di Beni Culturali a rischio.Lo United Nations Institute for Training and Research (UNI-TAR) attraverso il programma UNOSAT ospita sul proprio sito web, a partire dal 2004, mappe e report analitici di supporto alle operazioni internazionali, per rispondere alle situazioni di crisi causate da calamità naturali, conflitti e situazioni di emergenza. Le mappe si suddivodono principal-mente in due tipi: mappe in formato pdf, shapefile e mappe esri oppure live maps. Quest’ultime hanno il pregio di poter essere aggiornate e integrate liberamente, con fotografie e altre tipologie di dati. Questo significa che, molto spesso, sono in esse documentati i danni relativi ai Beni Culturali. Inoltre possono anche essere utilizzate come BaseMaps per GIS o WebGIS di archeologia. Le mappe che interessano i Beni Culturali sono principalmente quelle relative a Buil-dings Damage Assasment, Damages Assesment, Potentially Damaged Structures. Ad esempio, Il recente sisma che ha colpito la provincia del Kermanshah in Iran ha danneggia-to la città di Qasr-e-Shirin, al confine tra l’Iran e l’Iraq. Il nome della città deriva da un sito archeologico nei pressi della città, Qasr-e-Shirin, famoso per le narrazioni circa la sposa di Cosroe II, l’armena Shirin, e per le rappresentazioni cartografiche degli orientalisti Jacques De Morgan, Gertru-de Bell e Oscar Reuther. Nonostante il terremoto, la mappa UNOSAT di Qasr-e-Shirin evidenzia come le strutture costru-ite da Cosroe II, non siano state intaccate dai movimenti tellurici (Fig. 6).

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Tecnologie per i Beni Culturali 17

INTERACTIVE MAP OF CONFLICTED ARCHAEOLOGICALSITES – DGAM Questa mappa interattiva è stata sviluppata dagli uffici regionali del Directorate-General of Antiquities and Mu-seums of Syria – sezione gestione dei siti e dell’information technology. In quanto sviluppata dagli organi regionali si-riani si limita a catalogare i Beni Culturali siriani a rischio, suddivisi per governatorati. Come è possibile osservare in figura 7, a sinistra si trova il classico elenco a tendina di ogni webGIS, in questa mappa suddiviso per regioni e per sito danneggiato. A destra, sulla mappa, lungo lo scroll down, sono riportati i tre parametri principali: 4 Identificazione del bene culturale e luogo4 Descrizione breve del bene culturale4 Danni subiti durante i conflitti4 Immagini dei danni subiti1

Forse il meno ambizioso tra gli strumenti presi in consi-derazione in questo contesto, ma costituisce un ottimo esempio nonostante la mappa non presenti molti tools se non quelli essenziali: luogo, tipo di monumento, tipo di danno subito dal bene culturale e, in alcuni casi, immagini pre e post evento.

UNESCO LIST OF WORLD HERITAGE IN DANGER(HTTP://WHC.UNESCO.ORG/EN/DANGER/)La mappa dell’UNESCO List of World Heritage in Danger comprende attualmente 54 siti del patrimonio culturale mondiale, inclusi in questo lista in linea con l’articolo 11 (4) della Convenzione di Parigi del 1972 sulla Protezione dei Beni Ambientali e Culturali Mondiali. Per essere in-clusi in questa lista i Beni Ambientali e Culturali devo-no incontrare almeno uno dei criteri di selezione stabi-liti dalle Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention. Sin dal 2004 i siti dei Beni Mondiali sono stati selezionati secondo sei parame-tri culturali e quattro naturali. Tali criteri possono essere modificati dal Comitato Internazionale in ragione dell’e-voluzione del concetto di Bene Mondiale. Ogni pagina web relativa al singolo monumento, disponibile in otto lingue diverse, comprende le sezioni:

4 Description4 Maps4 Documents4 Gallery4 Indicators4 Assistance

I report SOC (State of Conservation) forniscono utili infor-mazioni per una verifica preliminare dei Beni Culturali a rischio, in quanto evidenziano le attività di monitoraggio, conservazione, restauro e gestione del sito svolte dagli stati interessati.

WeBgrafiahttps://www.asor.orghttp://www.hexagongeospatial.comhttps://www.monumentsmanfoundation.orghttps://theantiquitiescoalition.orgwww.dgam.gov.syhttp://whc.unesco.org/en/danger/http://www.globalheritagefund.orghttp://eamena.arch.ox.ac.uk/http://www.cartadelrischio.ithttp://www.ourplaceworldheritage.com

approfonDimentiGdaCshttp://poRtal.GdaCs.oRG/data

GMes esahttp://www.esa.int/ita/ouR_aCtivities/oBseRvinG_the_eaRth/CopeRniCus

eRs oveRview

http://www.esa.int/ita/ouR_aCtivities/oBseRvinG_the_eaRth/eRs_oveRview

inteRnational ChaRteR

http://www.disasteRsChaRteR.oRG

CopeRniCus eMeRGenCy

http://eMeRGenCy.CopeRniCus.eu/Cnes spot http://www.Cnes.FR/weB/1415-spot.php

teRRasaR-x Mission site

http://wwwseRv2.Go.t-systeMs-sFR.CoM/tsx/staRt_en.htM

usGshttp://www.usGs.Gov/eC GMes site

http://eC.euRopa.eu/GMes/index_en.htM

unosathttp://www.unosat.oRG

dlR CenteR FoR satellite Based CRisis inFoRMation (zKi)http://www.zKi.CaF.dlR.de/intRo_en.htMl

noaahttp://www.noaa.Gov/CentRe national d'etudes spatiales (Cnes)http://www.Cnes.FR/weB/455-Cnes-en.php

isRohttp://www.isRo.Gov.in/Conaehttp://www.Conae.Gov.aR/Jaxa (Japan aeRospaCe exploRation aGenCy)http://www.Jaxa.Jp/index_e.htMl

Cnsahttp://www.Cnsa.Gov.Cn

aBstraCtA brief review of useful online tools for a preliminary verification of Heritage at Risk, developed by international organizations following the affairs of MENA (Middle East and North Africa) since the Arab spring of 2011.

parole ChiaveBeni Culturali; risChio; emergenza; WeBgis; mappe; heritage at risk

autorevaleRio CaRluCCi

[email protected]

Fig. 7 – Mappa interattiva dei siti archeologici colpiti dai conflitti. Nell’immagine è visibile la città di Damasco al cui centro vi è la moschea omayyade di Abd al-Malik realizzata nel 715 d.c. (Governatorato di Da-masco, Siria).

note1 Questo paRaMetRo solitaMente non è RipoRtato.

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18 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

Tutela del Patrimonio Artistico e Culturale: le attività dell’En-te Italiano di Normazione (UNI) A Roma dal 26 novembre al 2 di-cembre si è tenuto il World Engi-neering Forum: tema centrale del forum è stato la salvaguardia del patrimonio artistico-culturale, ambito in cui l’Ente Italiano di Normazione è da sempre attivo con la pubblicazione di oltre 70 documenti normativi. “Salvaguardare il patrimonio dell’umanità: una sfida per l’in-gegneria” è infatti il tema intor-no a cui sono ruotati i lavori del WEF 2017, inaugurati lunedì 27 novembre dalla relazione Philip-pe Pypaert – Programme Speciali-st UNESCO – intitolata “Safeguar-ding humankid’s heritage: the great challenge”. L’attività UNI in questo settore - Il nostro Paese ha un’eredità di inestimabile valore da preservare e tutelare, e alcuni recenti episo-di come il crollo di un frammento dal soffitto della basilica di Santa Croce a Firenze, che ha causato la morte di un turista, hanno ria-perto il dibattito sull’incuria na-zionale.

UNI, l’Ente Italiano di Normazio-ne, che da quasi cento anni ela-bora e pubblica norme tecniche volontarie in tutti i settori indu-striali, commerciali e del terzia-rio, è da sempre impegnato at-

tivamente nella conservazione e nella salvaguardia del patrimonio culturale attraverso la pubblica-zione di numerose norme tecni-che. Sono oltre 70 le norme che UNI ha pubblicato inizialmente a seguito di un accordo siglato con l’Istituto Superiore per la Conser-vazione e il Restauro e successi-vamente con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, tutte volte al migliora-mento della tutela del patrimo-nio artistico nazionale. Le norme UNI - Fra le norme pubblicate dall’Ente nell’ambito della conservazione dei beni cul-turali, va ricordata quella sulla prestazione energetica degli edi-fici storici (UNI EN 16883), che fornisce tutte le linee guida per il miglioramento sostenibile della prestazione energetica di edifici di interesse storico, architettoni-co o culturale. DI grande rilievo sono anche le linee guida sui me-todi di campionamento dei mate-riali (UNI EN 16085), sui metodi di trasporto e imballaggio dei beni culturali (UNI EN 16648 e UNI EN 15946), sul rilevamento della carica microbica dell’aria in am-bienti interni (UNI 11527). E an-cora: le norme sulle tecniche di pulitura laser per i beni culturali (UNI EN 16782), quelle sui requi-siti di manufatti lignei, materiali lapidei naturali e artificiali, mal-te storiche e da restauro…

Recentemente UNI si sta occu-pando del tema dell’illuminazio-ne dei beni culturali in ambito museale: è stato infatti attivato un gruppo misto, che studia il possibile impatto di questo fat-tore sui manufatti in ambito mu-seale, con l’obiettivo di definire le procedure per realizzare una adeguata illuminazione che tenga conto della corretta conservazio-ne delle opere.

La protezione del patrimonio a livello nazionale e europeo – UNI è membro dello European Com-mittee for Standardization (CEN), l’ente europeo che sviluppa nor-me anche nel settore dei beni cul-turali. Il presidente del comitato tecnico CEN che si occupa della conservazione dei beni culturali è dal 2004 l’italiano Vasco Fassina, che sottolinea il ruolo propulsivo del nostro Paese nell’uniformare le norme a livello comunitario: “su proposta dell’UNI, nel 2004 è iniziata l’attività normativa a li-vello europeo con la costituzione del CEN TC 346 ‘Conservation of Cultural Heritage’ avente lo sco-po di armonizzare le varie meto-dologie di studio, conservazione e restauro adottate dai singoli paesi membri. Tale necessità, avvertita a livello italiano, era legata alla liberalizzazione, in-trodotta dall’Unione Europea nel settore del restauro, che avrebbe permesso ai restauratori e alle imprese di restauro di tutta Eu-ropa di operare in qualsiasi paese membro dell’UE. Il comitato tec-nico era stato proposto dall’Ita-lia nell’intento di salvaguardare i principi fondamentali che sono alla base di una corretta conser-vazione del bene culturale.” In tredici anni di attività sotto la presidenza e segreteria italia-na sono state prodotte più di 30 norme in vari ambiti legati alla conservazione. UNI ribadisce il suo impegno per la tutela di un patrimonio artistico vasto, antico e prezioso come quello italiano, che necessita di procedure chiare che vengano recepite dal più am-pio numero possibile di istituzioni e enti museali.

Ente Italiano di Normazione

AGORÀ

18 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

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Tecnologie per i Beni Culturali 19

Il ruolo di Wikimedia Italia nel pro-getto Connected Open Heritage - Ad aprile 2016 Wikimedia Italia ha atti-vato una collaborazione per la realiz-zazione di Connected Open Heritage (COH), un progetto di Wikimedia Sve-zia nato con l’obiettivo di tutelare e diffondere, grazie alla preservazione digitale, la conoscenza del patrimo-nio culturale internazionale a rischio. Sono tantissimi infatti i siti e i beni culturali nel mondo che – a causa di guerre, fenomeni naturali o della sem-plice incuria umana – sono in pericolo e rischiano di essere persi per sempre.Nell’ambito del progetto, Wikimedia Italia ha raccolto e rilasciato con li-cenza libera su Wikimedia Commons oltre 1.000 immagini di beni culturali che – da ora in avanti – saranno acces-sibili a tutti e liberamente riutilizzabi-li per ogni scopo.Le fotografie “liberate” sono sta-te scattate da archeologi e volontari italiani impegnati in studi sul campo in Siria e in Giordania tra il 1993 e il 2000: grazie al loro lavoro di documen-tazione oggi possiamo conservare una testimonianza del patrimonio cultura-le locale, compresi beni parzialmente o completamente distrutti a causa dei conflitti e delle incursioni dell’ISIS.Tutto ciò non sarebbe stato possibi-le senza Virgina Cirilli, che ha curato i rapporti con il GAR (Gruppo Arche-ologico Romano), e Marina Milella, presidente di DecArch (Decorazione Architettonica Romana), entrambe ar-cheologhe e socie di Wikimedia Italia: grazie al loro operato sono state rila-sciate 1021 immagini, 483 fornite dal GAR – già scansionate – e 538 diaposi-tive messe a disposizione da DecArch, che le ha digitalizzate per l’occasione.Sebbene si sia iniziato a lavorare al progetto sin da subito, i rappresen-

tanti di Wikimedia Italia e Wikimedia Svezia si sono incontrati a luglio 2016 a Wikimania Esino Lario, dove è avvenu-to simbolicamente il passaggio di con-segna delle fotografie: nei cinque mesi successivi l’associazione svedese ha lavorato al caricamento massivo degli scatti su Wikimedia Commons.A ogni immagine è stato associato un templa-te creato appositamente, che attribui-sce la provenienza degli scatti al GAR o a DecArch; inoltre, anche grazie all’a-iuto e alle conoscenze approfondite di Marina Milella, per ogni scatto sono stati inseriti metadati specifici riguar-danti il bene rappresentato. Le informazioni disponibili sono so-prattutto in italiano, ma è già in pro-gramma la traduzione dei dati in ingle-se, con l’obiettivo di aumentarne la diffusione e renderle accessibili a un numero ancora più ampio di persone.Una delle immagini digitalizzate, che raffigura il sito archeologico di Palmira prima della sua distruzione per mano dell’ISIS è stata scelta per rappre-sentare la Siria nella mostra fotogra-fica sul patrimonio culturale a rischio “Journeys Through Our Fragile Heri-tage: discover, preserve, transmit” , esposta presso la sede UNESCO di Pa-rigi. Le immagini di Connected Open Heritage sono state inoltre esposte in Svezia, in Canada (nell’ambito di Wikimania Montréal 2017) e in Italia, parte integrante della mostra “Opera Libera” inaugurata a Roma, presso il Museo nazionale etrusco di Villa Giulia in collaborazione con il MiBACT, quindi a Reggio Calabria e a Rossano Calabro.

L’esperienza di Connected Open He-ritage attesta il grande valore della collaborazione tra i capitoli nazionali e dimostra le grandi potenzialità dei progetti Wikimedia – non solo Wikipe-dia ma anche i progetti fratelli, come Wikimedia Commons – nel favorire la libertà di accesso, la visibilità e la tu-tela del nostro patrimonio culturale mondiale, sensibilizzando e coinvol-gendo la comunità in tal senso, prima linea di difesa e di valorizzazione del proprio patrimonio.

Tecnologie per i Beni Culturali

Via Indipendenza, 10646028 Sermide - Mantova - Italy

Phone [email protected] www.geogra.it

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20 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

La collezione di mummie animali del Museo Egizio di Torino: diagnostica, re-stauro e conservazione - La collezione del Museo Egizio di Torino raccoglie al suo interno un ampio numero di mummie animali. Si tratta di manufatti complessi, costituiti principalmente da materiali di natura organica, quali tessuti (principal-mente lino), resti scheletrici e talvolta tessuti molli e residui di sostanze im-piegate per la mummificazione, oltre a materiale estraneo utilizzato per l'imbot-titura (canne, bastoncini di legno, foglie di palma, sabbia, etc.).Il progetto di studio e conservazione di tale collezione, promosso e finanziato dal Museo Egizio, sotto la tutela della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti,

Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, è stato affidato per le diverse fasi a TecnArt Srl (diagnostica), Cinzia Oliva (restauro) e Consorzio Croma (realizza-zione dei supporti). Esso mira ad aumen-tare la conoscenza di questa particolare categoria di manufatti e applicare stra-tegie di conservazione utili a migliorare gli aspetti legati alla valorizzazione di questa significativa collezione. Lo studio convoglierà infine in un catalogo redatto dalla professoressa Salima Ikram.Inizialmente gran parte dei reperti sono stati sottoposti ad indagini radio/tomo-grafiche, che hanno permesso di cono-scere e studiare in modo non invasivo i contenuti degli involti. Nel caso di resti animali presenti all’interno di essi, lo studio verrà approfondito in modo tale da riuscire ad identificare le specie ani-mali.Successivamente, il piano diagnostico è stato orientato per ottenere informa-zioni utili su diversi aspetti, attualmen-te ancora poco studiati per le mummie animali. L’impiego di differenti tecniche scientifiche, permetteranno ad esempio di approfondire lo studio delle diverse ti-pologie di bendaggio, la conoscenza dei materiali e delle tecniche impiegate per la realizzazione delle decorazioni, così come dei materiali impiegati nel proces-

so di imbalsamazione e di migliorare le informazioni in merito alla cronologia di questi reperti.La seconda fase di questo progetto con-siste nell’intervento di manutenzione e restauro, attualmente in corso in un la-boratorio allestito all’interno del percor-so museale, di un centinaio di manufatti che presentavano condizioni conservati-ve particolarmente precarie. Su tali re-perti, infatti, si può riscontrare un collas-so della struttura, del modulo decorativo e dei tessuti esterni. Si notano quasi sem-pre lacune del tessuto, con conseguente fuoriuscita delle fibre vegetali, sovente utilizzate nell’imbottitura, o anche dei frammenti organici dell’animale con-servati all’interno dell’involucro. Questi fattori rendono la fase di restauro par-ticolarmente complessa: sarà necessario ridare solidità alla struttura e ripristinare la corretta lettura dei reperti, in vista della loro futura collocazione espositiva e/o di immagazzinaggio.Una volta terminato il restauro, infatti, la maggior parte delle mummie animali troverà posto nelle vetrine dedicate ai magazzini visitabili, all’interno del nuovo percorso espositivo.

TecnArt

AGORÀ

20 ArcheomaticA N°3 settembre 2017Testo SpA l Tel: 02/335191 l e-mail:[email protected] l www.testo.it

Controllo del clima in musei e archivi

• Sensori per temperatura, umidità, lux, UV, concentrazione di CO2 e pressione atmosferica• Forma compatta, cover personalizzabile • Funzioni di allarme individuali (e-mail & SMS)

Il data logger WiFi testo 160 consente di monitorare, in continuoe con la massima discrezione, le condizioni climatiche delle opere esposte o archiviate. Sempre e ovunque.

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Imaging multimo-dale a macroscala rivela l'antica tec-nologia di produ-zione della pittura e la moda nell'E-gitto greco-romano - In questo articolo, pubblicato su Nature

Scientific reports (vedi citazione in fon-do) si presenta la prima applicazione di imaging chimico multimodale per ana-lizzare la tecnologia di produzione di un dipinto di 1800 anni fa su uno dei più an-tichi dipinti di encausto ("bruciato") so-pravvissuti al mondo. La co-registrazione dei cubi di dati da queste tre modalità di imaging iperspettrale ha consentito il confronto di spettri di riflettanza, lumi-nescenza e XRF su ogni pixel dell'imma-gine per l'intero dipinto. Confrontando le firme spettrali moleco-lari ed elementali di ciascun pixel, que-sta fusione di dati ha permesso una più completa identificazione e mappatura dei materiali organici e inorganici costi-tuenti della pittura, rivelando informa-zioni chiave sulla selezione delle materie prime, sulla sequenza di produzione e

sull'estetica della moda e le arti chimi-che praticate in Egitto nel secondo seco-lo d.C.I recenti avanzamenti in tecnolo-gia e miniaturizzazione delle tecnologie di imaging chimico - adattate principal-mente da scanner a bordo di aerei - com-presa la riflettanza hyperspectral ima-ging (HSI) nella regione infrarossa visibile e onde corte (VSWIR, ~ 400 a 2500 nm) e la scansione spettroscopica macroscala a fluorescenza a raggi X (MA-XRF), hanno consentito il loro impiego sul campo e nei musei, facendo enormi passi avanti per la caratterizzazione non invasiva in situ e l'analisi di importanti opere d'arte che vanno dai dipinti degli antichi maestri e moderni, alle pitture murali e ai reperti archeologici policromi. La riflettanza diffusa HSI nella regione VSWIR fornisce informazioni sulla strut-tura molecolare di materiali inorganici e organici sulla base di transizioni elet-troniche e vibrazionali (sovratoni e ban-de di combinazione). La luminescenza HSI (400-1000 nm) offre informazioni complementari sulle molecole e più spe-cificamente i luminofori intrinseci nei materiali analizzati, in base alla loro emissione di luce caratteristica (lumi-

nescenza) dopo l'assorbimento di fotoni avviati dalla fotoeccitazione a specifiche lunghezze d'onda. La MA-XRF (da 2 a 25 keV) contribuisce con i dati iperspettrali (immagini di distribuzione elementare) a fornire informazioni generali con emis-sioni di fotoni di raggi X caratteristici. Per l'analisi di dipinti antichi, la spettro-scopia con imaging multimodale offre un potenziale ineguagliabile nell'identifica-zione di materiali sia organici che inorga-nici, fino ad ora impossibili senza campio-namento e microanalisi. Permette inoltre la mappatura di dati sia molecolari che elementali per ogni pixel dell'immagine attraverso l'intera superficie del dipinto, aiutando così nel realizzare accurate at-tribuzioni e interpretazioni e fornendo informazioni sulla tecnologia di produzio-ne e sulla selezione delle materie prime.Per approfondire l'articolo descritto:John K. Delaney, Kathryn A. Dooley, Ro-xanne Radpour e Ioanna Kakoulli, Ma-croscale multimodal imaging reveals ancient painting production technology and the vogue in Greco-Roman Egypt, Scientific Reports Natureè disponibile Open Access su: https://goo.gl/emdq5y

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Tecnologie per i Beni Culturali 21

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22 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

TFA

22 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

TECHNOLOGYforALL

TECHNOLOGYforALL

Le ragioni della cooperazione tra i Vigili del Fuoco e il MiBACT sono

state istituite per consentire agli orga-ni competenti di assolvere alcune at-tività di emergenza per la prevenzio-ne degli incendi e per salvaguardare l’incolumità delle persone e dei beni culturali architettonici, artistici, am-bientali e storici, quale inestimabile testimonianza della nostra civiltà.Nel corso di quest’ultimo ventennio, il MiBAC e i Vigili del Fuoco hanno avvia-to una lunga cooperazione per tutelare i beni culturali, mediante l’istituzione di organi nazionali e regionali di com-petenza, da attivarsi solo in casi di emergenza. Numerosi nuclei opera-tivi si sono trasformati nel corso del tempo, perfezionandosi sia dal punto di vista metodologico che organizza-tivo, nonché nell'impiego delle nuove tecnologie (droni, multistation, emer-mappe, servizi tecnici di emergenza). La nascita di questi organi competenti

è la naturale conseguenza di quanto accaduto in territorio italiano, a parti-re dalla fine degli anni ‘90. Tali gruppi di lavoro sono stati realizzati per mi-gliorare la pianificazione delle attività di recupero e salvataggio degli esseri umani e dei beni culturali, entrambi vittime delle catastrofi naturali. Di se-guito sono ripercorsi gli avvenimenti principali.

CENNI STORICIA seguito del sisma umbro-marchigia-no del 26 settembre del 1997 furono stabiliti i primi contatti tra i funzio-nari del MiBAC e i Vigili del Fuoco, i quali fornirono assistenza tecnica per il recupero di beni culturali dispersi e la messa in sicurezza di edifici, come torri e campanili; il personale prove-niva dal nucleo SAF (Speleo Alpino Flu-viale). Tra dicembre 2008 e la fine del 2012 la città dell’Aquila è stata colpita da tra-gici eventi sismici con epicentri in tutta la città, la scossa principale si è verifi-cata il 6 aprile del 2009 alle ore 3:32. Conseguentemente a questi drammati-ci episodi, si strinsero intese tecniche tra l’allora ufficio del Vice Commissa-rio delegato per i Beni Culturali e il nu-cleo NCP (Nucleo Coordinamento delle opere Provvisionali) per la realizzazio-ne di “opere provvisionali” come pro-gettazione condivisa e ad elevata stan-dardizzazione: le cosiddette schede STOP elaborate sotto la supervisione tecnico-scientifica dell’Università di Udine (Vademecum S.T.O.P: [1]). Sulla base della validità del protocollo aqui-lano, il 17 ottobre del 2010, prese il via la fase operativa del progetto europeo D.R.H.O.U.S.E. (Development of Rapid Highly-specialized Operative Units for Structural Evaluations). Tale progetto prevedeva l’organizzazione di corsi di formazione destinati a 110 nuclei ope-rativi del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, finalizzati alla standardizzazio-ne delle procedure operative presenti nel vademecum S.T.O.P. [2]. Tali atti-

vità ebbero risvolti anche in scenari internazionali. Le attività di emergenza svoltesi a se-guito dei movimenti tellurici verifica-tisi in Emilia Romagna nel 2012 e nella Lunigiana nel 2014, confermarono la validità delle soluzioni realizzate con le schede S.T.O.P e dell’impiego di squadre specialistiche per il recupe-ro di Beni Culturali in scenari critici (cosiddette squadre D.R.H.O.U.S.E.). Inoltre fu introdotto un nuovo impor-tante cambiamento come il passag-gio dal Nucleo Coordinamento Opere Provvisionali (NCP) al nuovo sistema organizzativo denominato Short Term Countermeasures System - STCS (Siste-ma Trattamento Criticità Strutturali), secondo logiche di gestione della cri-ticità basate su metodologie scientifi-che[3]. Tale sistema è riassumibile in alcuni punti principali:

4 Introduzione della scheda TRIAGE per la valutazione speditiva della criticità, tra cui la fruibilità di ma-nufatti;

4Istituzione della fase preliminare di Ricognizione preliminare Esper-ta e Caratterizzazione Strategica (RECS), già dal 2012 [4]1;

4Introduzione delle Emermappe, per la caratterizzazione dei siti e l'in-dividuazione dei punti di criticità: ordinari o speciali.

Nel corso della missione in Nepal nel 2015, il sistema STCS è stato appli-cato anche in ambito internazionale, con risvolti positivi. In loco sono state svolte attività RECS e, ai fini della tu-tela del territorio, attività preliminari volte alla messa in sicurezza degli edi-fici (Keshav Narayan Temple, Krishna Temple, Patan Museum, Vishveshvara Temple), elaborazione di emermappe locali e realizzazione di opere provvi-sionali per il Keshav Narayan Temple; i dati ottenuti durante i rilievi sono stati successivamente elaborati pres-so il back-office in Italia, coordinato

le attività Dei vigili Del fuoCo in situazioni Di emergenza per il reCupero e la salvaguarDia Dei Beni storiCi, artistiCi e Culturali

A cura della redazione

1 La Ricongnizione Esperta per Caratterizzazione Strategica è una attività preliminare di ricongizione volta all’individuazione dei luoghi e punti di criticità tramite elicotteri, droni e altri mezzi. Tutti quanti i dati ottenuti sono conivogliati all’interno delle Emermappe.

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Tecnologie per i Beni Culturali 23

dall’Università degli Studi di Udine e dai Vigili del Fuoco, (Romano G: 2015 [6]; [7]). Il sisma in Centro Italia del 2016 ha definitivamente confermato l’effica-cia del sistema STCS, il quale è stato, però, messo a dura prova visto il coin-volgimento di quattro regioni italiane, che ha reso la gestione dell’emergenza e il coordinamento delle attività piut-tosto complessa e macchinosa.

NORMATIVA E ARCHITETTURA DEGLI ORGANI COMPETENTI ALLA SALVA-GUARDIA DEL PATRIMONIO CULTURALEL’esigenza sempre più forte di un orga-no centrale per la gestione dell’emer-genza relativa ai Beni Culturali, capa-ce di attivare operazioni di salvataggio e messa in sicurezza in tempi brevi, ha portato gli organi competenti a svi-luppare misure d’intesa volte all’orga-nizzazione nazionale e regionale delle squadre di soccorso in caso di calamità naturali.

Protocollo di intesa del 7 marzo 2012Con il Protocollo di intesa del 7 marzo 2012 il Ministero dell’Interno – Dipar-timento dei Vigili del Fuoco, del Soc-corso Pubblico e della Difesa Civile e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali hanno istituito una comissio-ne paritetica di sei membri designati dalle rispettive Amministrazioni. Le attività della Commissione sono ri-assumibili nei seguenti punti:

4Analisi del rischio incendi nei siti culturali e pianificazioni di emer-genza;

4Formazione di dipendenti MiBACT;4Esercitazioni per migliorare i mo-

delli di intervento integrato;4Attività ricognitive presso i siti cul-

turali, secondo i modelli operativi condivisi;

4Predisposizione dei protocolli di comunicazione per lo scambio ef-ficace di informazioni, inerenti sia le problematiche di prevenzione incendi che la gestione delle fasi emergenziali;

4Analisi e studio della normativa di settore [8];

4Monitoraggio relativo all'applica-zione delle procedure di prevenzio-ne incendi dei i siti culturali.

Decreto del Segretariato Generale Mi-BAC del 25 maggio 2012Il decreto del Segretariato Generale MiBAC del 25 maggio 2012 istituisce la

struttura organizzativa del MiBAC per il coordinamento e il monitoraggio del-le fasi emergenziali. Presso il Segreta-riato Generale è stata istituita l’Unità di Coordinamento Nazionale UCCN-Mi-BAC, tale unità si attiva solo in occa-sione di emergenze e provvede a:

4Garantire il necessario coordi-namento tra le strutture esterne al MiBAC (Vigili del Fuoco, Forze dell’ordine, volontari, ...) e tra le strutture centrali e periferiche del Ministero;

4Verificare l'applicazione delle pro-cedure operative che le squadre di intervento devono attuare in opera-zioni che interessano il patrimonio culturale (verfica dei danni, sche-datura, messa in sicurezza di beni immobili, etc.);

4Monitorare gli interventi di messa in sicurezza, consolidamento statico e restauro;

4Individuare gli strumenti informati-ci da impiegare per la gestione del-le attività di monitoraggio: verifica sismica, gestione dell'emergenza, restauro e ricostruzione.

Invece, presso le Direzioni Regionali per i Beni Culturali e Paesaggistici sono state istituite le Unità di Crisi - Coordi-namento Regionale UCCR-MiBAC, che si attivano in occasione delle situazio-ni di emergenza riscontrate nei terri-tori di competenza. I compiti dell’Uni-tà di Crisi Regionali sono:

4Coordinare le attività sul territorio del personale MiBAC e le altre strut-ture che operano in emergenza;

4Individuare e gestire le squadre di rilievo che verificano i danni subiti dal patrimonio culturale;

4Individuare i luoghi di ricovero dei beni culturali che richiedono una spostamento per la messa in sicu-rezza;

4Garantire le funzioni di vigilanza e supporto nelle fasi di rilievo, messa in sicurezza e ricostruzione del pa-trimonio culturale.

Le Unità Operative istituite dall’Uni-tà di Coordinamento Regionale UCR-MiBAC, i cui coordinatori e referenti sono nominati dal Direttore Regionale, sono:

4Unità di rilievo danni al patrimonio culturale;

4Unità di coordinamento tecnico de-gli interventi per la messa in sicu-rezza del patrimonio culturale e lo spostamento di beni architettonici, storico-artistici, archeologici, ar-chivistici e librari;

4Unità depositi temporanei e labo-ratori di primo intervento sui beni immobili.

LA NECESSITÀ DEI BENI CULTURALI IN EMERGENZALe operazioni di soccorso e gli inter-venti di sicurezza messi in atto dopo le catastrofi naturali, necessitano par-ticolari requisiti che consentano l'e-

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spletamento delle attività di recupero e riabilitazione dei beni culturali in to-tale sicurezza. A seguito delle calamità naturali sono soliti verificarsi fenomeni meteorici, repliche sismiche, demoli-zioni intenzionali, inadeguati interven-ti di protezione, che possono aumenta-re il rischio cui sono sottoposti i beni culturali più vulnerabili.

Per evitare che questo succeda è ne-cessario che gli interventi di recupero siano:

4 Condivisi ed autorizzati dal MiBAC;4 Compatibili ed a basso impatto;4Reversibili;4Efficaci e “realizzabili” in sicurezza.

Per aumentare la sicurezza degli ope-ratori, le attività sono suddivise in treazioni distinte, quali:

- Valutazione preliminare delle cri-ticità esistenti, quali il contesto territoriale (cioè se il bene è rag-giungibile), il contesto territoriale esterno all'edificio (cioè se il bene è avvicinabile) e all'interno dell'edifi-cio (cioè se il bene è ispezionabile);

- Pianificazione degli interventi e defi-nizione delle aree di lavoro, scaletta delle operazioni, risorse necessarie e valutazione di procedure operati-ve standard o specifiche;

- Valutazione delle contromisure tecniche necessarie da realizzare secondo gli standard delle schede S.T.O.P., che assicurano buoni livelli di sicurezza.

TECNICHE E MODALITÀ DI INTERVEN-TO DEI VIGILI DEL FUOCOI vigili del fuoco che lavorano per la messa in sicurezza e il rinforzo degli edifici, operano sia dall'alto che di lato con procedure proprie in posizioni si-cure fuori dalle traiettorie di caduta di elementi pericolosi. Prima dello spostamento dei Beni Culturali verso i depositi temporanei e i laboratori dei Vigili del Fuoco, sono individuati ac-cessi rapidi e via di fuga, veri e propri percorsi di esodo per ridurre al minimo i tempi di permanenza degli operatori nelle aree a rischio. In caso di circo-stanze particolari con un alto rischio di pericolo sono realizzati veri e pro-pri piani di evacuazione o predisposte aree di ricovero al di fuori dell’edi-ficio. Gli accessi con protezione come i tun-nel protettivi fissi o mobili, il rinforzo o la stabilizzazione di elementi preca-ri mediante rinzaffi, sbadacchiature, cerchiature, graticci, puntellamenti anche in sequenza “progressiva”, con-sentono agli operatori di lavorare in sicurezza. La messa in sicurezza dei beni culturali con finalità di rinforzo strutturale avviene tramite la stabiliz-zazione delle membrature, l’aggiunta

di elementi di rinforzo, sigillature e sbatacchiature, cerchiature e tirature, graticci di contenimento e strutture di ausilio.Il trasferimento del patrimonio artisti-co in aree sicure è svolto sia in modali-tà “semplice” che con opere provvisio-nali oppure con tecniche particolari.In tutti questi anni, le attività svolte dai Vigili del Fuoco e le collaborazio-ni istituite con gli organi territoria-li, guidati da un organo centrale che presiede alle attività di pianificazio-ne e gestione dell'emergenza, hanno permesso di migliorare notevolmente gli interventi volti al recupero e alla messa in sicurezza dei beni culturali a rischio, nonché di aumentare la sicu-rezza degli operatori.

TFATECHNOLOGYforALL

TECHNOLOGYforALL

riferimenti BiBliografia[1] Vademecum STOP - Schede Tecniche delle opera prov-visionali per la messa in sicurezza post-sisma da parte dei vigili del fuoco, Università degli Studi di Udine (http://www.vigilfuoco.it/aspx/download_file.aspx?id=8746)[2]http://www.vigi lfuoco.it/aspx/isaViewDoc.aspx?id=168&t=1[3]http://www.vigi lfuoco.it/aspx/isaViewDoc.aspx?id=180&t=1[4]http://www.vigi lfuoco.it/aspx/isaViewDoc.aspx?id=174&t=1[5] Atti del Convegno "Gestione delle Criticità Strutturali in Emergenza” (http://www.vigilfuoco.it/aspx/isaAtti-ConvegniDett.aspx?id=361)[6] Romano G & Grimaz S et alii (2015) “ L’utilizzo di strumenti innovativi da parte del Corpo Nazionale dei Vi-gili del Fuoco in occasione del terremoto del Nepal 2015 per la rapida stima dei danni e il supporto alle decisioni per la messa in sicurezza di edifici strategici monumen-tali ( http://conference.ing.unipi.it/vgr2016/images/papers/282.pd"[7]http://elearning.humnet.unipi.it/pluginfile.php/82203/mod_folder/content/0/Nepal.pdf?[8]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/SG-MiBAC/documents/1348142845637_Protocollo_intesa_Mi-BAC_2012.pdf[9]http://www.beniculturali.it/mibac/multimedia/Mi-BAC/documents/1338454424863_allegato1.pdf

aBstraCtThe article highlights the activities of Vigili del Fuoco related with Cultural Heritage, damaged by natural di-sasters. In particular, are highlighted the collaborations activated with the Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MiBAC) and the method of intervention of the Vigili del Fuoco for the safeguarding and safety of Cul-tural Heritage.

keyWorDsBeni CultuRali; RisChio, viGili del FuoCo; salvaGuaRdia; MiBaC

authorRedazione aRCheoMatiCa

[email protected]

24 ArcheomaticA N°3 settembre 2017

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Tecnologie per i Beni Culturali 25Tecnologie per i Beni Culturali

Il Forum TECHNOLOGY for ALL è una delle poche ve-trine per le tecnologie ge-omatiche di ultima genera-zione. Tecnologie che spesso presentano la difficoltà di poter essere presentate o dimostrate al largo pubbli-co, in quanto il più delle volte la quantità di dati è notevole e di natura per cosi dire "speciale", cosi come lo sono le nuvole di punti de-rivate attraverso le ultime tecnologie dei laser scanner tradizionali e mobile. Ba-sandosi su questo paradigma di usabilità del dato, l'opera divulgativa di TFA ha scelto di appoggiarsi a chi come GEOWEB (www.geoweb.it) è in linea con le esigenze dei professionisti, di acces-so alle tecnologie comples-se, e che trova la risposta nell'innovativo progetto GeoSDH (www.geosdh.it), il

cui obbiettivo è appunto lo storage intelligente di dati geospaziali.La gallery dei dati laser scanner del workshop in campo della giornata del 17 Ottobre 2017 è stata realiz-zata dalle aziende che han-no partecipato al forum, e le cui risultanze parziali del-le acquisizioni, sono quindi disponibile al seguente link web: https://metior.geo-web.it/gallery/tfa. Puntan-do il mouse al link potrete accedere a diverse scansio-ni, e per navigare basta clic-care sul simbolo "?" in alto a sinistra e guardarsi il video di help, mentre per saperne di più sulla gallery e sulle diverse nuvole di punti, ba-sta puntare il mouse in alto a destra sulla scritta "COME E PERCHÉ DELLA GALLERY TFA".

tfa - laser sCanner in vetrina Con geosDh Di geoWeB

Una immagine con setting ad hoc dei dati laser scanner di Trimble di Villa dei Quintili. Hosting Intelligente via web sul portale GeoSDH di GEOWEB (metior.geoweb.it/gallery/tfa).

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TFA

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La tecnologia SLAM è incentrata sulla determinazione metrica

di uno spazio non noto tramite l’u-tilizzo di una IMU, associata a un sensore laser scanner, che costru-isce il contesto man mano che lo percorre. Il principio del processo è di utilizzare il contesto/ambien-te per aggiornare di continuo la posizione del sensore: durante la fase di acquisizione vengono in-fatti estratte features dallo spa-zio misurato riosservate più volte quando il robot si muove al suo interno.Il motore KAARTA aggiunge qualco-sa in più rispetto alla normale tec-nologia SLAM, avvalendosi delle immagini per aumentare l’accura-tezza del posizionamento non più basata solo sui Landmark derivati da laser scanner.Il processo utilizzato è illustrato nel diagramma.Ove alla predizione della posizio-ne derivata da un sensore IMU, si aggiungono processi fotogramme-trici di restituzione 3D, e quindi derivazione del punto di presa dei fotogrammi, ai processi di trian-golazione resi possibili dal laser scanner in funzione del riconosci-mento di alcuni landmark.Il risultato è nel sistema rappre-sentabile con i tre elementi inte-ragenti come da figura.Il risultato è una registrazione del-la nuvola di punti dell’ambiente che ci circonda ottenuta in tempo reale nel mentre ci si muove intor-no all’oggetto.Nelle immagini seguenti l’area del Colosseo a Roma rilevata con una “passeggiata” intorno all’Anfitea-tro Flavio della durata di circa 15 minuti.Nel mentre i classici sistemi SLAM soffrono di errori che si propagano durante il rilievo, il sistema KAAR-TA Kaarta Engine ha un errore di deriva 10 volte più basso.Nelle figure alcune catture di schermo dei dati rilevato col siste-

Beni Culturali a risChio: nuove teCnologie al tfa2017 la teCnologia kaarta stenCil: slam Di ultima generazione.A cura della redazione

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Tecnologie per i Beni Culturali 27

a) Rlevamento dimostra-tivo del Colosseo a nuvola di punti, realizzato in 15 minuti, il tempo di percorrere passeggiando il perimetro del monumento a distanza anche ravvici-nata, come mostrano le pathway colorate dell'im-magine di destra.

b) Rilievo a nuvola di punti realizzato durante il TFA2017 nella Villa dei Quintili a Roma.

Tecnologie per i Beni Culturali

a)

b)

aBstraCtAn application of Kaarta Stencil System – Slam techno-logy for the quick survey of the cultural heritage at risk during TECHNOLOGYforALL2017 at Villa dei Quintili.

keyWorDsMiCRoGeo; teCnoloGia slaM; sisteMa KaaRta stenCil; RisChio; Beni CultuRali

authorRedazione [email protected]

ma KAARTA nella Villa dei Quintili du-rante il workshop sul campo del TFA.L’acquisizione è durata solo il tempo necessario a percorrere le aree rile-vate. La successiva elaborazione tra-mite il sistema Metior della GeoWeb consente di visualizzare i dati diret-tamente dal web e utilizzare tools di misura come quello mostrato.KAARTA è stato presentato da Micro-geo nell’ambito delle molteplici suite promosse.

Nell'imma-gine uno screenshot del sistema di Hosting sul portale GeoSDH di GEOWEB.

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Alcuni momenti del Technology for All 2017. Il workshop in campo tenutosi alla Villa dei Quin-tili sull'Appia Antica e la mostra stru-mentale durante la conferenza alla Bib-lioteca Nazionale centrale di Roma.

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Tecnologie per i Beni Culturali 29Tecnologie per i Beni Culturali

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INTERVISTA

By Redazione Archeomatica

save the syrian heritage: teChnologies to DoCument palmyra

anD enDangereD WorlD heritage

intervieW to yves uBelmann, iConem's Ceo

Iconem is a French start-up created in 2013 by Yves Ubelmann, an architect specialized in archaeology, and Philippe Barthélémy, an aeroplane and helicopter

pilot. The company is involved into the documentation of major archaeological sites in the middle-east. The Iconem's team is composed by architects, engineers and graphic artists which are specialized in 3D production.The french start-up has made a name for itself by taking on unprecedented technological challenges, including the complete modelling of Pompeii as well as scanning archaeological sites in Syria, Afghanistan, Iraq and Haiti. All of these plans will soon be available for the general public online on a special platform which will constitute a unique virtual archaeological encyclopaedia. Using the latest technologies and procedures, drone pho-tography and photogrammetry, Iconem works to preserve unique archaeological heritage sites worldwide, with the aim of keeping their memory alive for future generations. Recently, Iconem has been working with the DGAM (Direc-tion Générale des Antiquités et des Musées – the Syrian Directorate- General of Antiquities and Museums) to di-gitally reconstruct Palmyra as part of “Syrian Heritage” Fig. 1 - Yves Ubelmann and Philippe Barthélémy

Fig. 2 - Theater of Palmyra_IconemDGAM.

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Tecnologie per i Beni Culturali 31

I have been working in the Middle East for quite a long time and I tightened close relationships with the Syrian Directorate-General of Antiquities & Museums (DGAM). Thus I really felt the necessity to bring all the support and expertise I could. Iconem proposes a very efficient tool to save the memory of archaeological sites through 3D scanning. We use a process called photogrammetry, where thousands of pictures are taken and then proces-sed by computers to create 3D model of an archaeological site.

Y.U. - It was simply natural for us to share this technology with syrian archaeologists. In 2014, we launched a first project with the DGAM, helping archaeologists to digita-lize the “Krak des Chevaliers” (a massive citadel on the UNESCO World Heritage list) which had been damaged by war. Since fights were ongoing, we helped DGAM from Pa-ris, and provided them with instructions about the photo shooting protocol. DGAM members sent us the pictures through web servers and we start to process them using our algorithms. After this first step, Iconem's team went to Syria in December 2015 to extend the project. The

project. The project intended to create an extensive da-tabase of 3D archaeological information on threatened Syrian heritage sites. Just a few days after the liberation of Palmyra, Iconem visited the devastated ancient city to carry out the first 3D survey of the damages.Iconem realized survey to produce 3D models of the site in order to help scientists from all over the world to stu-dy and understand the ancient city damages. Iconem has already produced an initial 3D model of the temple of Bel which shows the damage suffered by the building, availa-ble online on Sketchfab.com.We asked Yves Ubelmann, Iconem's CEO, few questions about the Palmyra project.

A - How did the project come about? Why did you choose to focus on that region?

When the conflict in Syria started, foreign archaeological missions had to leave the country. I was really sad to see syrian archaeologists left behind. They operate with very limited resources, trying to protect heritage sites from destruction. As an architect specialized in archaeology,

By Redazione Archeomatica

Fig. 2 - Theater of Palmyra_IconemDGAM. Fig. 4 - Citadel of Palmyra, comparison from January 2009 and April 2016.

Fig. 3 - Citadel of Palmyra.

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“Syrian Heritage” project was born. We could provide a more thorough training to our DGAM counterparts. We were able to digitalize 11 sites. Their memories are now saved forever. If they are damaged or destroyed, our tool will make restorations easier, and will make sure their knowledge is not reduced to ashes.

A - We all know about the Million Images Database, for example, as well as New Palmyra, and a few more di-gital archaeological projects. Could you tell us why Sy-rian Heritage is such a unique project?

Y.U. - It is great to see all these initiatives, people working hard to preserve sites under threat of disappearance. To protect archaeology in this part of the world, there must be as many organizations as possible working towards this common goal. It is also important to see a wide array of different approaches, all characterized by their own fea-tures. Now, if we have to differentiate “Syrian Heritage” from other initiatives, I would say that "New Palmyra" and “Million Images Database” are “remotely supervised” programs, while we are present on the spot, in Syria. Besides asking general public to collaborate and provide images, we are present on the ground among archaeo-logists. Our experience taught us that results are often better when the mission is achieved by a small number of very well trained and equipped professionals, rather than by a large number of contributors, who may not have the same level of equipment and expertise. One single per-son during the fieldwork can accomplish true miracles – capturing a wide area in a record time - when equipped with the right tools. We are also blessed with our own proprietary technology, which is a result of a partnership with a large French research center INRIA. This strategic partnership provides us a technological advance in the field of “image based modeling”.

A - Nowadays, in this threatening climate for cultural heritage and world monuments, which is the role of digital archaeology? And which are the limit of these technologies?

Y.U. The unquestionable strength of digital archaeology is its capability to save the knowledge and memory of an ar-

chaeological site. This ensure an unvaluable tool for rese-archers, historians and archeologists, and beyond them, for the general public. It is also a great way to make sure that their memory will be passed on from generation to generation. Modern tools such as drones dramatically re-duces the time allowed to fieldwork and make us capable to capture various scales of a site simultaneously, while our brand new computer provide incredibly precise reso-lutions, often accurate to the millimeter. Digital archae-ology has recently made light-year jumps and is about to make new ones in the coming years. However, digi-tal archaeology cant accomplish miracles. If a scanned monument that is reduced to, its digitalization may not be enough to reconstruct it. Indeed, a digitalization only captures the “outer envelope” of the monument, and not the inner materials’ composition. Again, technologies are continuously improving, and I am sure groundbreaking and disruptive advances await us!

For further information about ICONEM visit: www.iconem.com

aBstraCtAn interview to ICONEM on the role of digital technologies used to preserve endangered cultural heritage, with a particular eye on syrian cultural herita-ge. Still at the moment the French start-up is working directly on the field to preserve monuments from destructive madness of the war. In order to pursue its goals, ICONEM has gained profitable relations with Directorate General of Antiquities Museum (DGAM), which provide them all the necessary support on the territory.

keyWorDsDigital arChaeology, DoCumentation, heritage in Danger, Drones,photogrammetry

authorredazione archeomatica

[email protected] images: iconem/dgam

Fig. 5 - 3D Model of the Citadel of Palmyra on Sketchfab.

UNESCO HERITAGE EMERGENCY FUND

In armed conflict or natural disaster situations, culture is particularly at risk, owing to its inherent vulnerability and tremendous symbolic value. UNESCO works with the international community to protect culture and harness its power as a positive force to prevent conflicts and facilitate peace-building and recovery, as well as its potential to reduce negative impacts on lives, property, and livelihoods in case of acatastrophic event.catastrophic event.

The Heritage Emergency Fund is a multi-donor fund for the protection of heritage in emergency situations. It was created by UNESCO to finance activities and projects that enable the Organization to assist its Member States in protecting natural and cultural heritage from disasters and conflicts by more effectively preparing for and responding to emergencies.

“Everybody’s cooperation is vital. There is no limit to what we can do There is no limit to what we can do

when we stand together to defend heritage and protect our shared history.

The stakes are high -- but we can act, as we have in the past.”

Irina Bokova, Director-General of UNESCO

Photo creditsFront: Umayyad Mosque, Aleppo, Syria (2013) © UNESCOBack: Debris from a collapsed temple in the UNESCO World Heritage Site of Bhaktapur, Nepal (2015) © Omad Havana, Getty Images

TO DONATEand for more information

www.unesco.org/donate/hef

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Tecnologie per i Beni Culturali 33

UNESCO HERITAGE EMERGENCY FUND

In armed conflict or natural disaster situations, culture is particularly at risk, owing to its inherent vulnerability and tremendous symbolic value. UNESCO works with the international community to protect culture and harness its power as a positive force to prevent conflicts and facilitate peace-building and recovery, as well as its potential to reduce negative impacts on lives, property, and livelihoods in case of acatastrophic event.catastrophic event.

The Heritage Emergency Fund is a multi-donor fund for the protection of heritage in emergency situations. It was created by UNESCO to finance activities and projects that enable the Organization to assist its Member States in protecting natural and cultural heritage from disasters and conflicts by more effectively preparing for and responding to emergencies.

“Everybody’s cooperation is vital. There is no limit to what we can do There is no limit to what we can do

when we stand together to defend heritage and protect our shared history.

The stakes are high -- but we can act, as we have in the past.”

Irina Bokova, Director-General of UNESCO

Photo creditsFront: Umayyad Mosque, Aleppo, Syria (2013) © UNESCOBack: Debris from a collapsed temple in the UNESCO World Heritage Site of Bhaktapur, Nepal (2015) © Omad Havana, Getty Images

TO DONATEand for more information

www.unesco.org/donate/hef

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RIVELAZIONI

di Vincenzo Fioriti, Roberto Romano, Ivan Roselli, Angelo Tatì, Alessandro Colucci, Marialuisa Mongelli, Gerardo De Canio

L’adeguamento del laboratorio delle tavole vibranti del Centro

Ricerche ENEA di Casaccia all’interno del progetto CO.B.R.A.

finanziato dalla Regione Lazio permette di migliorare la

diffusione e la condivisione da remoto della sperimentazione di

tecnologie antisismiche per la protezione di strutture storiche e

opere d’arte dai terremoti

sperimentazione Dell’enea ConDivisa in remoto per la

Diffusione Di teCnologie innovative Di protezione antisismiCa

Il laboratorio del Centro di Ricerca ENEA Casaccia è dotato di due tavole vibranti a 6 gradi di libertà fra le più grandi d’Europa, che consentono di effettuare prove sismiche

triassiali. Le prove su tavola vibrante hanno una decisiva importanza ai fini della comprensione del comportamento dinamico delle strutture sotto l’azione dei carichi sismici (De Canio et al. 2016), consentendo anche la validazione dei modelli numerici, poiché forniscono misure atte a cal-colare gli smorzamenti, le frequenze critiche ed i principali modi di vibrazione. Nell’ambito del progetto CO.B.R.A. per lo sviluppo e la diffusione di metodi, tecnologie e strumen-ti avanzati per la COnservazione dei Beni culturali, basati sull’applicazione di Radiazioni e di tecnologie Abilitanti, il laboratorio (Figura 1) è stato aggiornato con l’adeguamento di un innovativo sistema optoelettronico di motion captu-re 3D, in grado di inseguire gli spostamenti di singoli punti della superficie dei campioni, punti identificati da appositi marker (Roselli et al. 2015, Mongelli et al. 2011). Trami-te tale sistema di misura, denominato 3DVision, il primo al mondo ad essere stato istallato in un laboratorio per prove dinamiche in ambito sismico, è possibile visualizzare i dati di vibrazione e i video del provino per trasmetterli in tempo reale su una piattaforma per la condivisione di tali informazioni che co-stituisce un vero e proprio laboratorio virtuale accessibile tramite un portale web. Oltre alle tecniche più consolidate per l’analisi dei dati di vibrazione in queste prove sperimentali è stata esplorata anche la fattibilità di una innovativa tecnica di processa-mento di sequenze video, denominata analisi del Moto Ma-gnificato (MM), che permette di visualizzare e analizzare minimi movimenti che non sono visibili a occhio nudo al fine di monitorare e comprendere il comportamento vibraziona-le degli oggetti.Nel seguito vengono descritte le prove su tavola vibrante effettuate su due pannelli in muratura tipica del patrimo-

Fig. 1 - Le due tavole vibranti presso il Centro Ricerche ENEA Casaccia.

nio edificato storico italiano e su un piedistallo isolato per statue a prevalente sviluppo verticale dotato di dispositivi elettromagnetici di blocco-sblocco attivabile da un segnale proveniente da un sistema di allerta tempestivo (early war-ning) in caso di terremoto, nonché i sistemi e le tecniche di misura e analisi dati che sono stati impiegati al fine di una sperimentazione il più possibile condivisibile e fruibile an-che a distanza al fine della diffusione e formazione sui temi della protezione sismica del patrimonio culturale.

ADEGUAMENTO DELLA STRUMENTAZIONE OPTOELETTRO-NICA DEL 3DVISION Nell’ambito delle prove sismiche su tavola vibrante nel pro-getto CO.B.R.A. i dati sono stati acquisiti mediante un siste-ma di tipo motion capture 3D passivo, denominato 3DVision, adeguato tramite l’acquisto all’interno del progetto di nuo-va strumentazione istallata nel marzo 2016 con la quale il laboratorio ENEA è il primo in Italia ad aver istallato la ver-sione più avanzata di questo tipo di strumentazione opto-elettronica basata su tecnologia Vicon.Tale sistema impiega una costellazione di 10 telecamere all’infrarosso vicino (NIR) che svolgono una funzione ana-loga ai satelliti dei sistemi di posizionamento globale (ad esempio il GPS). Si tratta, cioè, di un sistema di posiziona-mento “locale” in cui le telecamere, una volta fissate alle pareti o montate su appositi tripodi, illuminano il volume di misura con appositi led a luce infrarossa e acquisiscono la radiazione retro riflessa da marcatori (marker) passivi fissati nei punti di cui si vuole misurare il moto. Il dato di base è costituito dalla traiettoria nello spazio di speciali marca-tori con cui è possibile ricavare il moto completo dei punti selezionati (spostamenti, velocità e accelerazioni), nonché effettuare misure della distanza tra due punti o dell’angolo formato dalle rette congiungenti tre punti.Trattandosi di un sistema di visione 3D, la risoluzione geo-

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Tecnologie per i Beni Culturali 35

metrica raggiungibile dipende da una serie di fattori tra i quali: la configurazione adottata, cioè dalla posizione reci-proca delle telecamere; la visibilità dei marker; e la qualità della calibrazione dinamica, che consiste in una procedura di acquisizione effettuata con uno strumento di calibrazione che si muove all’interno del volume di misura. In pratica sul modello della struttura da testare, posto sulle tavole sismi-che, vengono posizionati dei marker sferici del diametro di 25-40 mm che riflettono la radiazione che le camere irrag-giano nel loro campo visivo per mezzo di LED che emettono nel vicino infrarosso (NIR). Il sistema 3DVision consente, inoltre, di realizzare filmati dei test con la sovrapposizione di un modello schematico che permette di visualizzare la effettiva posizione dei marker. In questa ottica è integrato nel laboratorio virtuale DYSCO (structural DYnamics, numerical Simulation, qualification tests and vibration COntrol), che consente la messa in rete e la condivisione a distanza delle attività sperimentali con-dotte presso il C.R. ENEA Casaccia (De Canio et al. 2013).Dopo l’acquisizione i dati vengono pre-processati, triango-lando la posizione dei marker, e successivamente post-pro-cessati con particolari tecniche che, attraverso la riduzione del rumore di misura, permettono di raggiungere una pre-cisione inferiore al 0.01 mm in termini di errore quadratico medio. Con le suddette tecniche si possono a sottoporre tali dati a successive operazione di derivazione numerica per una ricostruzione del moto completo dei punti di misura, ottenendo quindi, una stima della velocità ed delle accele-razioni di ogni marcatore.

APPLICAZIONE DELL’ANALISI DEL MOTO MAGNIFICATO (MM)L’idea di sfruttare registrazioni video per analizzare strut-ture, ponti, edifici non è nuova, ma fino a pochissimi anni fa non si erano ottenuti risultati apprezzabili, soprattutto a causa delle difficoltà connesse alla elaborazione delle im-magini. Tuttavia di recente sono stati compiuti grandi pro-gressi grazie a nuovi algoritmi sviluppati presso il Massachu-setts Institute of Technology di Boston dal gruppo di lavoro di Freeman (Wadhwa et al. 2017). Tali algoritmi, denominati moto magnificato (MM) od aumentato (MA), sono in grado di amplificare i piccoli e piccolissimi spostamenti che una struttura subisce a seguito di una qualche sollecitazione e che in genere non sono rilevabili. In un certo senso, i picco-li moti presenti nel video originale vengono amplificati nel video processato come se si disponesse di un microscopio. Il video, preferibilmente ma non necessariamente registra-to con videocamere ad alta velocità ed alta risoluzione, è

apparentemente statico, cioè non vi si discerne alcun mo-vimento, ma una volta elaborato mette in mostra una serie di evidenti movimenti. Inizialmente il MM è stato impiegato per visualizzare fenomeni della fisiologia umana, in seguito ci si è resi conto delle potenzialità in altri ambiti, quali la meccanica e l’ingegneria civile. Per validare il MM sono stati effettuati confronti fra i segnali estratti con metodi tradizionali da elementi semplici come la sbarra vincolata, elementi piani risonanti o strutture complesse come il pon-te ed i segnali ricavati dal moto magnificato (Davis et al. 2016), ottenendo buoni risultati qualitativi e quantitativi. Per estendere tali risultati al settore dell’ingegneria sismi-ca, presso il laboratorio del C. R. ENEA Casaccia sono stati intrapresi degli esperimenti di MM nell’ambito del Progetto CO.B.R.A., finanziato dalla regione Lazio con lo scopo di propagare tecniche innovative al patrimonio culturale. Per-tanto, anche in considerazione dei presumibili sviluppi che il MM potrà apportare nell’ingegneria civile e particolarmente in quella sismica, abbiamo sperimentato la nuova metodo-logia sulla vibrazione indotta sui pannelli murari dai test su tavola vibrante del C. R. ENEA Casaccia. Un primo evidente vantaggio consiste nella possibilità di evitare l’esecuzione della caratterizzazione dinamica a livelli di accelerazione elevate, con possibile danneggiamento dei campioni prima ancora di sottoporli ai test sismici. Infatti, grazie al MM se nei test sismici non ci si discosta troppo dal regime di line-arità, già nelle prime fasi della sperimentazione con test sismici scalati a livelli di accelerazione molto bassi, è pos-sibile osservare quali sarebbero gli effetti di scosse estre-mamente forti pur somministrando in realtà delle sollecita-zioni di bassa intensità. I campioni quindi rimangono intatti e riutilizzabili, con notevole risparmio di tempo e risorse. Un altro non meno rilevante vantaggio consiste nell’utilizzo della superficie ripresa dalla videocamera come matrice di “sensori virtuali”. In pratica ogni pixel è interpretato come un sensore che produce un segnale lungo quanto il video, frame dopo frame. Il segnale è dato dalla variazione di in-tensità del pixel o della media di un gruppo di pixel ed è trattato tramite l’analisi in frequenza tradizionale.

PROVE SU TAVOLA VIBRANTE Una prima dimostrazione di sperimentazione condivisione è stata eseguita in occasione del secondo workshop del progetto CO.B.R.A. tenutosi a gennaio del 2017, nel quale è stata testata l’efficacia della condivisione con la nuova strumen-tazione istallata.

Fig. 2 - Visualizzazione delle misure di vibrazione tramite 3DVision del basamento isolato dotato di sistema di blocco-sblocco (early warning).

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Nei giorni dal 21 al 24 febbraio 2017 è stata allestita ed ese-guita una dimostrazione di sperimentazione internazionale condivisa a distanza. I test sismici effettuati su tavole vi-branti hanno riguardato l’efficacia di un basamento dotato di isolamento antisismico di tipo a pendolo a rotolamento, prototipo per la progettazione di quelli allestiti per i Bronzi di Riace presso il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria (De Canio et al. 2012). La condivisione remota è stata realizzata nell’ambito dello “Smart City Summit” di Taipei con collegamento diretto al laboratorio delle tavole vibranti del Centro di Ricerca ENEA Casaccia. Grazie al si-stema DYSCO, gli utenti collegati in remoto presso l’Univer-sità di Taipei ed in altre località hanno assistito ai test sismi-ci e sono intervenuti tramite il collegamento chat, previa registrazione. Tramite tecnologia Adobe Connect, DYSCO ha consentito il collegamento video/audio con le telecamere poste intorno alla tavola ed i microfoni a numerosi fruitori, oltre ad una chat gestita dall’amministratore che controlla i collegamenti dal laboratorio ed illustra i dettagli degli espe-rimenti. Contemporaneamente, agli utenti è stato anche possibile vedere i tracciati e le elaborazioni realizzati dal sistema 3DVision che insegue gli spostamenti della struttura in esame, così come li osserva l’operatore in laboratorio. In modo del tutto analogo è stato ripetuta la condivisio-ne della sperimentazione su tavola vibrante in occasione del quarto workshop CO.B.R.A. del 13 settembre 2017. In quest’ultima occasione il basamento isolato è stato dota-to anche di dispositivi di blocco-sbocco di tipo elettroma-gnetico per l’integrazione in un sistema di allerta precoce (early warning) in caso di terremoto (fig.2). Tale soluzione consente di mantenere ancorato il basamento superiore a quello inferiore in assenza di terremoto, mentre, nel mo-mento in cui appositi sensori rilevano le prime vibrazioni del terremoto, viene inviato il segnale di warning al sistema che sblocca il basamento superiore e consente l’attivazione dell’isolamento sismico prima che giungano le vibrazioni più forti e distruttive del sisma che hanno generalmente alcuni secondi ritardo rispetto all’inizio della scossa. Un’altra attività sperimentale eseguita su tavola vibrante è stata sviluppata per testare l’efficacia di interventi di ri-pristino e rinforzo di due pannelli in pietra e tufo, secondo delle tipologie di muratura tipiche delle costruzioni storiche del centro-sud italiano. Tale territorio è spesso colpito da terremoti che hanno effetti distruttivi su queste tipologie costruttive, ed è quindi naturale la ricerca di tecniche per aumentare la resistenza della muratura ad un costo conte-nuto. Tutto il processo, dalla progettazione dei pannelli e della struttura in acciaio, alle prove sismiche ed alle valu-tazioni comparative dei risultati sono stati oggetto di due tesi di laurea presso l’Università Roma Tre (Fantauzzi 2017, Focaccetti 2017).Una prima sessione di test è stata effettuata nel dicembre 2016 sui due muri senza rinforzo fino a rottura. La sequenza sismica a cui sono stati sottoposti i muri includeva i princi-pali terremoti italiani registrati dalle stazioni sismiche pre-senti sul nostro territorio. In particolare:

4Irpinia 1980;4Umbria-Marche 1997;4L’Aquila 2009;4Emilia 2012; 42016.

Le suddette registrazioni sono state scalate e somministrate tramite la tavola vibrante a intensità via via crescente fino alla rottura dei provini. Ogni test sismico è stato interca-

Fig. 3 – Dettaglio dello stato di danneg-giamento del pannello in pietra rinfor-zato a fine prova (riquadro a destra) e zona evidenziata dall’analisi del moto magnificato (MMA, riquadro rosso).

lato da un test di identificazione dinamica di tipo random che serve ad analizzare lo stato di integrità strutturale dei muri, in modo da poter seguire gradualmente il processo di danneggiamento dei provini.La condivisione a distanza della sperimentazione ha coin-volto partner di ricerca e end-user in ambito nazionale o internazionale. Nello specifico i test sono stati condivisi con il gruppo di ricerca della University of Miami (Coral Gables, Miami, FL, USA) guidata dal prof. Antonio Nanni, che è part-ner nell’ambito di un progetto di ricerca dal titolo “Com-posites with inorganic matrix for sustainable strengthening of architectural heritage”, coordinato dall’Università degli Studi Roma Tre (principal investigator: prof. Gianmarco de Felice) e cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri (MAE-CI). Queste prove hanno avuto anche notevole riscontro da parte della stampa nazionale con servizi televisivi (RAI2 e Repubblica TV), dirette su social network (sull’account facebook di La Repubblica), articoli su quotidiani (La Re-pubblica, ILSOLE24ORE) e su siti web di professionisti del settore (www.ingegneri.info, www.cngeologi.it).Successivamente, i due muri sono stati riparati e rinforzati per poi essere risottoposti alla stessa sequenza di test si-smici su tavola vibrante (fig. 3) al fine di fare un confronto del comportamento strutturale dopo l’intervento, il quale si compone di due fasi:

1. realizzazione di un cordolo sommitale in muratura ar-mata, rinforzato mediante messa in opera di un tessu-to in trefoli di acciaio ad alta resistenza nei giunti di letto, e collegato alle murature sottostanti per messo di connettori o barre di acciaio. L’intervento ha la fun-

Fig. 4 - Risposta in frequenza del pannello murario in pietra calcolata con l’analisi del moto magnificato (MMA, linea rossa) e con i dati dei marker del 3DVision (linea blu). Sono evidenziati i picchi che identificano il primo modo di vibrare della struttura.

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Tecnologie per i Beni Culturali 37

zione di costituire un vincolo alla sommità della parete, impedendo l’innesco di meccanismi di ribaltamento per effetto di azioni sismiche ortogonali al piano;

2. applicazione sulla superficie dei pannelli di muratura di compositi a matrice inorganica (Textile Reinforced Mortar, TRM) costituiti da un tessuto unidirezionale in trefoli di acciaio ad alta resistenza (per il campione in muratura di tufo) e una rete bidirezionale in fibra di basalto e acciaio inox (per il campione in muratura di pietrame), applicati per mezzo di malte a base di calce idraulica maturale. L’intervento ha la funzione di mi-gliorare la resistenza flessionale delle pareti sollecitate fuori dal piano;

Gli esperimenti condotti hanno dimostrato l’efficacia delle tecniche di rinforzo a cui sono stati sottoposti i pannelli, che sono stati in grado di sostenere scosse di intensità molto più elevata che senza rinforzo.Nell’ambito di questi ultimi test sono state testate le inno-vative tecniche di analisi visiva delle vibrazioni dei pannelli tramite algoritmi di analisi del moto magnificato (MMA). In particolare, questa tecnica è stata applicata sui test di tipo random. Infatti, trattandosi di una procedura necessaria all’identificazione dinamica della struttura e al tuning dei parametri di controllo della tavola, l’input vibrazionale a cui è sottoposto il provino è di intensità molto bassa e, quin-di, le vibrazioni del pannello nei video originali sono prati-camente impossibili da notare a occhio nudo. La strumen-tazione utilizzata per acquisire i dati è un tablet commer-ciale, la cui risoluzione (720 x 1280 pixel) e la velocità delle riprese video (28 fps) è piuttosto modesta. Questo al fine di esplorare l’efficacia del metodo con strumenti di bassa gamma, se non low-cost, che sarebbe uno degli aspetti più interessanti di questa tecnica, la cui efficacia è stata già dimostrata con costose videocamere ad altissima velocità (500-2000 fps).Effettivamente, una volta settati in modo ottimale i para-metri dell’algoritmo implementato per l’elaborazione dei

video acquisiti, il moto magnificato è stato in grado di rive-lare i movimenti del pannello, con oscillazioni concentrate in specifiche zone del provino. Quando, successivamente, il pannello è stato sottoposto all’equivalente della scossa del terremoto di Amatrice, si sono prodotte delle fratture nell’area evidenziate dalla MMA, corrispondenti al riquadro indicata in Figura 3.La MMA si è rivelato, quindi, in grado di fornire visivamente indicazioni predittive sulle zone più critiche e sull’integrità della struttura muraria prima che si concretizzasse il dan-neggiamento palese del muro.È stato anche eseguito il calcolo della funzione di risposta in frequenza (FRF) sulla base di dati ottenuti tramite i “sensori virtuali” del MM. I sensori virtuali sono costituiti dall’insie-me di 1580 pixel localizzati nel riquadro rosso in figura 4, i cui valori nel tempo sono a loro volta l’analogo dei segnali ottenibili da strumenti collocati a contatto sulla struttura sottoposta ai test sismici. Avendo acquisito i video a 28 fps (che rappresenta la frequenza di campionamento della mi-sura) l’analisi tramite MM non può estendersi oltre il limite massimo teorico di 14 Hz (per il noto teorema di Nyquist-Shannon) e comunque l’identificazione delle frequenze ri-sulta tanto più difficile quanto più ci si avvicina a tale limi-te. Conseguentemente, la sperimentazione effettuata con la strumentazione di modeste prestazioni utilizzata mirava a verificare se si riusciva a identificare le frequenze modali della struttura al di sotto dei 10-12 Hz.Gli stessi calcoli sono stati eseguiti anche con dati misurati contemporaneamente con sensori accelerometrici conven-zionali o provenienti dal sistema 3DVision in modo da avere dei termini di confronto per verificare i risultati ottenuti con il metodo MM. In Figura 4 si mostra che la frequenza del primo picco di risonanza rilevata con la MM (pari a 7.9 Hz) sia molto vicina alla frequenza del primo picco ottenuto con l’analisi dei dati dei marcatori del 3DVision (pari a 7.8 Hz), che a sua volta è pressoché coincidente con i risultati ottenuti con accelerometri convenzionali.

BiBliografiaDe Canio, G., de Felice, G., De Santis, S., Giocoli, A., Mongelli, M., Paolacci, F. & Roselli, I. (2016) Passive 3D motion optical data in shaking table tests of a SRG-reinforced masonry wall. Earthquakes and Structures 40(1), ISSN: 2092-7614, DOI: 10.12989/eas.2016.10.1.053.[2] Roselli, I., Mongelli, M., Tati, A. & De Canio, G. (2015) Analysis of 3D mo-tion data from shaking table tests on a scaled model of Hagia Irene, Istanbul. Key. Eng. Mat. 624, 66-73,.[3] Mongelli, M., De Canio, G., Roselli, I., Baldini, M., Colucci, A., Di Biagio, F., Picca, A., Tatì, A., Cancelliere, N., Coniglio, L. & Ghersi, A. (2011) Experi-mental tests of reinforced concrete buildings and ENEA Dysco Laboratory. 5th Conference Structure Health Monitoring (SHMII-5), Cancùn, Mexico.[4] De Canio, G., Mongelli, M. & Roselli, I. (2013) 3D Motion capture applica-tion to seismic tests at ENEA Casaccia Research Center: 3DVision system and DySCo virtual lab. WIT Transactions on The Built Environment 134, 803 – 814.[5] Wadhwa, N., Wu, H., Davis, A., Rubinstein, M., Shih, E., Mysore, G. J., Chen, J. G, Buyukozturk, O., Guttag, J. V., Freeman, W. T. & Durand, F. (2017) Eulerian Video Magnification and Analysis. Communications of the ACM 60(1), 87-95.[6] Davis, A., Bouman, K.L., Chen, J.G. Rubinstein, M., Durand, F. & Fre-eman, W.T. (2017) Visual Vibrometry: Estimating Material Properties from Small Motions in Video. IEEE Transactions on Pattern Analysis and Machine Intelligence 39(4), 732 – 745.[7] De Canio, G., Bonomi, S. & Cannistrà, A. (2012) Anti-Seismic Marble Base-ments for High Vulnerable Statues in Italy: Bronzes of Riace, Annunciazione by Francesco Mochi, San Michele Arcangelo by Matteo di Ugolino. Energia Ambiente e Innovazione, Speciale: Knowledge, Diagnostics and Preservation of Cultural Heritage.[8] Fantauzzi, D. (2017) Prove su tavola vibrante di pareti in muratura solle-citate fuori dal piano. Tesi di Laurea, Università Roma Tre. [9] Focaccetti, E. (2017) Prove su tavola vibrante di pareti in muratura rin-forzate con materiali compositi a matrice inorganica comprendenti tessuti in acciaio e reti in fibra di basalto applicate con malte a base di calce idraulica naturale. Tesi di Laurea, Università Roma Tre, 2017.

aBstraCtWithin the framework of the CO.B.R.A. project for the development and dis-semination of methods, technologies and advanced tools for the conservation of cultural heritage, data and experimental results of several shaking table tests were remotely shared. Through the upgrading of the laboratory with new optoelectronic instrumentation and the application of innovative video processing techniques, the vibrations induced to two typical Italian historic masonry walls and to an isolated pedestal provided with early-warning system for delicate statues were measured and analyzed.

parole ChiavepRotezione antisisMiCa, speRiMentazione Condivisa in ReMoto, Motion CaptuRe 3d, Moto MaGniFiCato, alleRta teMpestiva

autorevinCenzo FioRiti RoBeRto RoMano

ivan Roselli [email protected]

anGelo tatì

alessandRo ColuCCi

MaRialuisa MonGelli

GeRaRdo de Canio

[email protected]

enea, via anGuillaRese 301, 00123, s. MaRia di GaleRia, RoMa

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GUEST PAPER

by Claudio Cimino

hazarDs, heritage proteCtionanD Disasters resilienCe CompetenCe, liaBility anD CulpaBility. Who's the Blame?

CULTURAL HERITAGE AND TOURISM,A SOMETIMES UNCOMFORTABLE LIAISON Tourism is today considered the third most important sector in the European economy. During the last decades, tourism confirmed to be a a strong source of employment giving a significant contribution to the generation of the overall EU GDP. The sector kept growing significantly in Europe also during the severe economic conditions suffered as a result of the financial crisis started in 2007. Tourism, directly and indirectly generates over 17 million jobs in the EU with ope-rators engaged in a broad range of economic areas. Based on the current trends, tourism worldwide is expected to further grow during the coming decades, although under a variety of geographic, socio-economic, cultural, etc. de-clinations, which are also connected to travellers age ran-ge, social access and economic status. In 2012 the tourist expenditure in the EU registered an in-crease reaching 291 € billions (EU 28) compared to the 265 € billions of the prior period (EU 27)1. The UNWTO2 reported a similar general tendency with international tourism bre-aking for the first time in history the one billion tourists in 2012 with a worldwide growth rate ranging between 3-5% yearly during the same period, although several regions of the world registered an even better overall performance.During the last few decades, the World Bank group and in-ternational donors’ programmes accompanied the positive trend focusing on tourism as a catalyst to promote socio-economic development for the improvement of living con-ditions and social stability of local communities. A process that involved and still involves public and private investors and stakeholders with the participation of big investment groups but also small ones, often including little individual investors who are able to detect very interesting investment opportunities. Such a composite investors’ portfolio is the main reason why any estimate provided about the effecti-ve investment made in this sector risks to underscore the actual figures.

To meet the needs of the very articulated tourist market, several countries adopted specific policies making signifi-cant investments to develop and innovate structures and infrastructures to preserve and promote their natural and cultural heritage acknowledging the immense intrinsic va-lues and high economic potentials of these non-renewable resources.

TOURISM, CLIMATE CHANGE & GLOBAL WARMING,URBAN DEVELOPMENT, NEGLIGENCE, CONFLICTSAND OTHER THREATS. CULTURAL HERITAGE IS AT RISK!However, in spite of the several recommendations issued by UNESCO, UNWTO, ICCROM and other specialised organisa-tions, often investments on tourism development program-mes neglect to introduce mechanisms for the protection of natural and cultural heritage sites from all sort of hazards, including those posed by the same visitors. Considered the current large numbers of tourists and those expected in the near future, it is imperative that stricter regulatory policies and DRR plans are introduced to help mitigate the impact of the heavy anthropic action on natural and cultural sites aware that tourism represents just one of the sources of threat for natural and cultural heritage.Actually, major natural and man-made disasters in the past were relatively sporadic if compared to the current dyna-mics. We assist today to natural events marked by unpre-cedented violence and frequency that are often associated to global warming and climate change. Not less violent are the events caused by terrorism, armed conflicts, neglect and/or mismanagement. Combinations of major natural and anthropogenic events with a domino effect like in the dramatic disaster of Fukushima are also frequent.Although a few political leaders deny the evidence, the hazards posed by global warming and climate change are acknowledged by most world leaders, especially conside-ring that 170 over a total of 197 States Parties to the United Nations Framework Convention on Climate Change ratified

Looking back at the past seventy or so years, it is hard to remember of a time when culture

and cultural heritage have been more threatened. The third most important economic

resource in Europe is seriously threatened in spite of the increased efforts made to protect it.

Responsibility, Liability and Culpability. Who's the blame?

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Fig. 9 - Sezione - prospetto elaborata con 3DReshaper.

hazarDs, heritage proteCtionanD Disasters resilienCe CompetenCe, liaBility anD CulpaBility. Who's the Blame?

2015 Paris Agreement, confirming that significant policies are necessary worldwide to attempt reduce the trend3.Meanwhile, projections issued by the United Nations in 2014 estimate that the world urban population will sensibly grow passing from 54% in 2013 to 66% in 20504. An increased consumption of territory should be expected as a result in most regions of the world while the highest concentrations of population will be reached in Europe, the USA and Asia where over 80% of the population will be settled in densely inhabited cities while the remaining 20% will be living in a practically emptied countryside. For opposite reasons, this split human settlement model introduces new factors of th-reat on both rural and urban heritage.In fact, in areas characterised by a low density of popula-tion the risks are associated to a reduced territorial control including for the protection of natural and cultural heri-tage, resulting in lower security conditions and relatively limited capacity to manage major events such as fires, lan-dslides, erosion, earthquakes, floods, etc. according to a sadly well known pattern.In cities exposed rapidly growing population and higher density, instead, the fast urban development or/and the regeneration of the built stocks available, leaves room for typical speculative models, often imposed by groups of (fi-nancial) interest pressing on regional and local authorities, resulting in interventions that involve heavy land use, soil erosion, destruction of historic townscapes, gentrification and loss of authenticity, directly and indirectly exposing he-ritage at risk from a variety of threats that jeopardise the whole conservation of historic cities, archaeological sites and their surrounding cultural landscapes and natural envi-ronment. Heavy land use, promotion of intensive urban de-velopment and lack of proper regional planning instruments leave always visible signs of their impact on heritage and environment. That is why a proper planning and monito-ring of these activities should be methodically conducted starting with a making Impact Assessment. The introduc-tion of this instrument would be extremely useful to inform the whole chain of decisions making in urban and regional planning, however, unfortunately it is not sufficiently wide-spread yet.There is an increased institutional awareness today of the widespread contingent situations threatening natural and cultural heritage wherever located in urban or open rural areas and of the need to adopt appropriate disaster risk re-duction measures to prevent, mitigate and respond to every sort of threat. Several EU H2020 DRS research projects are currently studying the problems connected to urban and ru-ral heritage protection in areas affected by climate change, global warming and subject to natural and anthropogenic events.However, cultural heritage today is also increasingly expo-sed to the risk from the effects of social unrest, symmetric and asymmetric armed conflicts, terrorism, sacking, loo-ting, illicit trafficking, and other threats of anthropogenic nature that are frequently reported within the daily news.The 2016 edition of the Conflict Barometer states that 226 violent conflicts occurred in 2015 and during the same pe-riod 38 conflicts were classified as highly violent5. Millions of civilians are forced out of their endangered homes every year and most of them leave their countries in search for safer environments bringing with them only fragments of their often rich cultural legacies.It is evident that natural and cultural heritage worldwide are exposed to all sorts of threat. Phenomena of huge ma-gnitude that severely hit vast portions of territory, causing

disastrous effects on structures, infrastructures as well as on heritage, clearly jeopardising the chances of a socio-economic benefit in return from the public and private in-vestments made.The concerned specialised community worldwide search for alternative and more advanced solutions for different types of threats, a better understanding of the causes of threats and to propose alternative methods to improve the level of protection of natural and cultural heritage at risk. Several international and national Agencies and Research Centres developed studies and applied with important in-vestments to help the concerned authorities protect cul-tural heritage with adequate measure in response to the multiple hazards threatening its resilience.In the attempt to contribute find scientific and technologi-cal solutions, since several years the EU launched a series of calls for proposals for research projects especially but not solely within the EU Framework Programme and some relevant research projects are currently ongoing within the Horizon 2020 and the JPI CH programmes.On December 7, 2016, the EU DG RTD organised an experts meeting held in Brussels (B) with the participation of seve-ral international agencies and experts of various disciplines engaged in the protection of cultural heritage worldwide. A number of queries were posed for the development of a comprehensive European approach and find possible solu-tions for the implementation of concrete measures to pro-tect threatened natural and cultural heritage6.It is expected that further research and international coo-peration projects will be promoted through all the availa-ble instruments within the EU 2014-2020 programmes and given the complexity of the problematic to be addressed, probably also the next seven years and innovation for the period 2021-2027 will promote research and innovation for the concrete development of cultural heritage protection policy.The need to protect cultural heritage at risk has been lately addressed also within the Council of Europe Convention on Offences relating to Cultural Property (Nicosia, 19/05/2017 Treaty No. 221). The Convention aims to prevent and com-bat the illicit trafficking and destruction of cultural proper-ty, in the framework of the Organisation’s action to fight terrorism and organised crime. A very necessary convention keeping in mind that the European zone is considered one of the regions of the world most affected by international art crime.

STATE OF THE ART IN CH PROTECTION AND INPUTS NEEDED As mentioned, several international organisations and state agencies are currently working at the definition of strate-gies and models to respond in case of major natural and man-made events however, so far only few countries have been able to develop properly designed progressive plans for the protection of natural and cultural heritage. In spite of their commitment to the UNESCO Conventions, in case of major events States Parties are often caught unprepared as they lack of adequate Disasters Risk Reduction (DRR) poli-cies and adequate measures to secure heritage resilience.Apart from a few exceptions, state agencies and local au-thorities are aggravated in their ordinary of maintenance, monitoring and conservation tasks and most cultural heri-tage sites lack of properly designed management plans (if any) while based on international conventions they are ex-pected to also deploy proper risk preparedness plans provi-ding also measures to reduce the effects and, respond to all sort of extreme events cultural heritage.

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Budget restrictions, lack of trained personnel and me-ans, absence of emergency plans, weak or no cooperation between national agencies. These are usually claimed to be the main reasons for failure vis-à-vis events that find the concerned authorities widely unprepared to protect natural and cultural heritage when major events happen. The con-sequences are under our eyes.However, waiting for the development of scientific and technological research and innovation to be available and facilitate their tasks, a preventive heritage conservation and protection is possible by adopting an integrated regio-nal management approach within an inter-agency coopera-tion framework. An approach that would permit to maximi-se the use of financial, structural and human resources avai-lable for the development of early detection strategies to identify different sources of threat and for the deployment of preventive DRR measures designed for the protection of natural and cultural heritage an evident beneficial effect also for the local communities. Innovative, efficient and operative cooperation agreements between agencies are necessary and could be sufficient to deploy and implement proper risk preparedness plans at a territorial scale. However, inter-agency cooperation in most cases is still far from becoming a widespread reality often due to guilty neglect or worse to internal political hostili-ty between parties in constant competition. It is a global phenomenon that affects several countries and confirms a tendency to breach the Sendai Framework7.There are however, a few countries where promising ex-periences of inter-agency cooperation are implemented for the protection of cultural heritage and DRR policies are set with the direct involvement of concerned public and private stakeholders. For the time being these cases represent an exception rather that a common practice. I like to mention here the case of the War Free World He-ritage Listed Cities, a 46 months project completed in De-cember 2013 thanks to an EU grant within the ENPI CIUDAD programme. The project was coordinated by WATCH8 in partnership with the Council of the United Municipalities of Byblos (Lebanon) and the Municipality of Mtskheta (Georgia) in Association with NEREA (Italy) and FOCUH (Turkey), with backstopping from UNESCO, ICCROM, IIHL, ICOM and the Au-strian Army and with the participation of international ex-perts of various disciplines from ICOMOS ICORP, Securcomp and several other organisations (info in: www.warfreeheri-tage.net).Main objective of the project was to develop models of good urban Governance by planning and implementing comprehensive Risk Preparedness Plans for the Enhanced Protection of two world heritage sites according to the Se-cond Protocol to the UNESCO 1954 Convention of The Hague (Convention)9. Thanks to the multidisciplinary, inter-sectorial approach adopted in the project a methodology was established for the implementation of the Convention with an urban and regional planning approach looking at cultural heritage risk management as a matter of Good Governance at territorial level taking into account all types of threats.The methodology was tested in Georgia and Lebanon and apart from achieving the set objectives, the sustainability of the action was confirmed when, after two more years of cooperation between, a draft dossier for the nomination of the Historical Monuments of Mtskheta and the surrounding protection zone prepared within the project framework was further developed and finally submitted in March 2015 by the Government of Georgia to UNESCO for approval by the

International Committee for the Protection of Cultural Pro-perty in the Event of Armed Conflict. The dossier was finally approved in December 2016 and En-hanced Protection was granted to the Historic Monuments of Mtskheta that became the 11th heritage site listed in this list, and now the site is placed under the highest level of protection possible according to international law.A conclusion sealing an experience and a track record of achievements that can now be replicated in support to any other State Party of the Convention and UN Member States at large. This especially based on art. 20 of the UN Reso-lution 2347 (2017) adopted by the Security Council at its 7907th meeting, on 24 March 2017 calling ‘upon UNESCO, UNODC, INTERPOL, WCO and other relevant international organizations, as appropriate and within their existing man-dates, to assist Member States in their efforts to prevent and counter destruction, looting and trafficking of cultural property in all forms’.However, in spite of being an important achievement En-hanced Protection actually represents the beginning of an itinerary. In fact, like in any other UNESCO Conventions, State Parties are requested to maintain, continuously im-prove and update the level of site management described in the nomination dossier and to abide also with the recom-mendations received from UNESCO to ensure the respect of the prescribed conditions.

COMPETENCE, LIABILITY AND CULPABILITY.WHO’S THE BLAME? Is there a chance to turn threats to natural and cultural heritage into opportunities for a good regional Governance? The experience made so far demonstrated that costs as-sociated to design and concretely deploy dynamic risk preparedness measures on the territory to prevent/miti-gate the impact of major events on natural and cultural heritage can be relatively contained. As mentioned, this is possible thanks to the maximisation and harmonised use of resources normally available under countries under various declinations (e.g. State agencies, Civil protection, Fire de-partments, Police, Army, ICRC, Specialised Civil Society Or-ganisations, Universities and Research centres) resulting in the optimization of the institutional efforts needed.Any responsible executive wishing to develop a DRR plan for the protection of natural and/or cultural heritage from the existing intrinsic and territorial hazards should consi-der to use urban/regional planning approach and models of good Governance, following UNESCO and/or ICCROM recom-mendations/guidelines for risk assessment, mitigation and response adapted to the heritage context of application. To prevent duplication of efforts and overlapping, before undertaking the endeavour s/he should try to verify the fol-lowing prerequisites:

1. Is there any DRR Plan to protect your cultural heritage in place?

2. Has an inter-agency risk management committee for the protection of cultural heritage under extreme events been set? Were the respective referent per-sons identified and were contacts with/between them established?

3. Has a 24/7 early risk management plan been prepared and tested to secure the timely implementation of the set emergency measures within whatever context?

4. How many persons are available and which duties are they assigned? Have they been properly (re)trained, organised and equipped during the last 12 months to

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be ready to implement DRR for the protection of the selected heritage site whatever the type of natural/man-made disaster?

5. How many public awareness campaigns on the herita-ge sites values and policies for their protection were promoted locally/nationally to promote widespread information to various age target groups and stakehol-ders?

As mentioned Conventions, International Law, Directives and a wealth of Recommendations and Guidelines are there. Some good practice now exist and also a quite widespread literature produced by UNESCO, ICCROM, and several other specialised international organisations are now available. The responsible officers should take the time to reply to the above and other questions of the type at least twice a year, search for answers to questions that have not an immediate answer. May answers remain pending a proper verification of existing DRR plans should be conducted and, if needed, plans should be further developed and enforced.The promotion of preventive measures for the protection of heritage sites at risk with an urban / regional planner ap-proach has a positive impact at a territorial level since the risk assessment and DRR measures studied for natural and cultural heritage would would apply also to structures, in-frastructures and areas of interest for the whole community of the analysed territory. As said, the all process of planning and deployment of dynamic DRR measures for the protec-tion of natural and cultural heritage from disasters can be

realised at a relatively contained cost by maximising the use of available human resources and budgets, promoting inter-agency cooperation and involving specialised no-profit civil society organisations. An approach repeatedly suggested in several conference, reccommendations and publications (10). There is a very thin difference in a choice between possible and not possible in the domain of heritage protection and it can be very well linked to the difference between ‘will or not’ of the responsible executive.In fact, similarly to any good manager in a SWOT analysis, the competent executive officer should be able to tran-sform a threat into an opportunity and, a weakness into a of strength. A competent executive officer would also be re-liable and could easily set the most appropriate scenario to initiate, gradually develop and implement an exhaustive risk asses-sment and early detection plan and deploy the relative DRR measures necessary for the protection of the heritage site and its surrounding area/territory. Any responsible execu-tive unable to set the necessary plan should question whe-ther s/he has got the required competence, and/or in case, consider if appropriate to involve an external supporting expertise. An executive who denies the need of establishing properly designed risk preparedness measures and leaves the site exposed to threats should be considered guilty in case of disaster and should be blamed for any consequences caused to people and heritage site s/he is responsible for.

notes1 Source EUROSTAT http://ec.europa.eu/eurostat/web/tourism/statistics-illustrated2 Source UNWTO Highlights, 2013 Edition. http://www.e-unwto.org/doi/book/10.18111/97892844154273 The Agreement builds on the 1992 United Nations Framework Conventionon Climate Change Agreement see: http://unfccc.int/paris_agreement/items/9485.php4 United Nations. Department of Economic and Social Affairs. World Urbani-zation Prospects, 2014 revision. https://esa.un.org/unpd/wup/5 Conflict Barometer is published at the Heidelberger Institut fürInternationale Konfliktforschung (HIIK). https://www.hiik.de/en/konfliktba-rometer/ pdf/ConflictBarometer_2016.pdf6 Cultural heritage, disaster resilience and climate change: the contributionof EU research and innovation. https://europa.eu/newsroom/events/cultural-heritage-disaster-resilience-and-climate-change-contribution-eu-research-and_en7 EU priorities in the context of the Sendai Framework: (1) Building risk knowledge in EU policies; (2) An all-of-society approach in disaster risk mana-gement; (3) Promoting EU risk informed investments; and (4) Supporting the development of a holistic disaster risk management approach8 World Association for the Protection of Tangible and Intangible Cultural Heritage in times of armed conflicts9 The 1999 Second Protocol to the (1954) UNESCO Convention of The Hague for the Protection of Cultural Property in the Event of Armed(10) H. Stovel, ‘Risk Preparedness: A Management Manual for World Cultural Heritage’ ed. ICCROM et al. in 1998.

aBstraCtIn ordinary circumstances managing cultural heritage is not any easy, yet,lately it turned into a much more challenging job. During the last few decadeswe assisted to an increased number of disasters caused by events ofunprecedented frequency and dimensions with significant losses of humanlives, devastated territories and heritage. This article analyses the reasonswhy in spite of their commitment to UNESCO Conventions in case of disasterStates Parties are often caught unprepared due to lack of concrete DisastersRisk Reduction (DRR) measures to secure heritage resilience.

keyWorDsdisasteR RisK ReduCtion, ReGional/uRBan GoveRnanCe, enhanCed pRoteCtion,unesCo Conventions, heRitaGe iMpaCt assessMent.

authorvinCenzo FioRiti Claudio CiMino

[email protected]

seCRetaRy GeneRal, watCh (woRld assoCiation FoR the pRoteCtion oF tanGiBle

and intanGiBle CultuRal heRitaGe in tiMes oF aRMed ConFliCt);BoaRd oF aRChiteCts, uRBan planneRs, landsCape desiGneRs and ConseRvatoRs

oF RoMe; FoundeR oF alCheMia pRoJeCt assoCiates (italy)

ConFliCt

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TUTELA DEI BENI CULTURALI TECNOLOGIA WIRELESS PER IL CONTROLLO DELMICROCLIMA NEGLI AMBIENTI CONSERVATIVI

A dicembre 2017 è iniziata una campagna di monito-raggio microclimatico, utilizzando per la prima volta presso un importante museo di Roma, una rete di mo-nitoraggio con sistema Wireless e di ridotte dimensioni. La sperimentazione per la valutazione del microclima durerà diversi mesi, e verrà condotta dai professionisti di Ascisse S.r.l., azienda specializzata nel settore degli strumenti di misura e dei sistemi di controllo ambien-tale complessi. Attualmente, è sempre più diffusa la consapevolezza che il controllo del microclima rappresenti negli am-bienti espositivi e conservativi un’esigenza irrinuncia-bile per la corretta gestione delle opere d’arte: la con-servazione del patrimonio culturale oggi deve essere in-fatti affrontata non solo mediante interventi e restauri d’urgenza, ma preferibilmente in maniera preventiva: il controllo in continuo dei parametri ambientali, si col-loca di fatto tra le principali attività preventive, ed è regolamentato da normative e linee guida tecniche, leggi (vedi il D.M. n. 10 Maggio 2001), finalizzate a sta-bilire i criteri di base circa l’esecuzione delle misure, ed a fornire indicazioni sui livelli e sui limiti di variabi-lità cui attenersi. In questo senso, la tecnologia Wireless viene incontro alle necessità conservative degli ambienti museali, spesso costituiti da un elevato numero di sale espositive dislocate su vari livelli. Infatti, rispetto ai sistemi di monitoraggio oggi già molto diffusi con sensori Stand-alone, una rete Wireless offre molteplici vantaggi, man-tenendo elevati gli standard qualitativi:

4 La possibilità di gestire completamente i dati acqui-siti dai sensori posizionati in diversi punti da un’u-nica postazione: configurazione del sistema, scari-co dei dati, impostazione delle soglie di allarme in funzione degli oggetti da conservare, controllo del segnale radio.

4I dati potranno essere fruibili in qualsiasi momento ed in qualsiasi parte del mondo grazie all’accesso a piattaforme web o Cloud.

4Si eviterà il rischio di mancata registrazione dati (a causa per esempio dello scarico delle batterie dei sensori).

Il sistema di acquisizione sarà formato da diverse par-ti trasmittenti (Sensori ambientali) e da una parte ri-cevente (Unità di base). I sensori verranno posiziona-ti in diverse sale del museo: i dati acquisiti vengono trasmessi tramite segnale RF all’Unità di base, che a sua volta trasmetterà i dati direttamente al PC. I dati

registrati vengono in seguito archiviati in una banca dati fruibile in qualsiasi momento tramite un apposito software. L’unità di base potrà essere collegata al PC tramite USB, WiFi, moduli Ethernet o modem GSM. Inol-tre, nelle situazioni di difficile trasmissione del segnale radio, appositi ripetitori consentiranno di espandere il segnale virtualmente all’infinito, garantendo sempre una copertura ottimale.Il progetto prevede, oltre alla promozione di una affi-dabile rete di monitoraggio senza fili, un’approfondita analisi statistica ed interpretazione dei dati acquisiti, con riferimento sia alla vasta letteratura internazionale disponibile, che alle specifiche contenute nelle attuali normative e linee guida di settore. L’obiettivo è quello di definire migliori strategie di controllo per la tute-la del Patrimonio Culturale, nell’ottica di costruire in futuro un’unica rete di sistemi per il monitoraggio e la valutazione microclimatica di svariate tipologie di am-bienti conservativi.

Per maggiori informazioni sui sistemi e servizi offerti consultare il sito www.ascisse.it

CON HERON LITE IL RILIEVO 3D DIVENTA ANCORA PIÙ RA-PIDO, PROFESSIONALE E VER-SATILEHERON LITE è la miglior solu-zione per effettuare la map-patura 3D di edifici antichi, costruito storico, monumenti, parchi e siti archeologici in tempi estremamente ridotti, risultando perfettamente operativo anche in zone con assenza di ricezione del segnale GPS. E’ un laser scan-ner professionale portatile, in grado di catturare dati LiDAR in movimento e generare una nuvola di punti 3D.Questa innovativa modalità di rilevamento mobile con-sente di visualizzare il dato in tempo reale ed ottenere la nuvola di punti 3D in tempi rapidissimi per poter così passare velocemente ad una fase di valutazione pre-progettuale di fattibilità e verifica. Volendo considerare analisi più specifiche, la mappa 3D ottenuta in modo speditivo può essere molto utile per effettuare un con-fronto tra il costruito (as-built) e il progetto BIM (as-designed), operando di fatto una verifica del corretto svolgimento dei lavori.HERON LITE è composto da un sensore Velodyne Puck VLP-16 LITE, da una IMU compatta e da una robusta unità di controllo da cui gestire tutte le attività di ri-lievo. HERON LITE è in grado di generare mappe 3D in tempo reale, è facilmente trasportabile e assai versati-le. L›operatore può infatti optare tra diverse configura-zioni: ad esempio, il sensore laser può essere montato su supporto impugnabile o fissato su apposito caschetto per una libertà di movimento ancora maggiore. In en-trambi i casi, la modalità di utilizzo risulta immediata e semplice: basta infatti avviare il sistema dall’apposito pannello di controllo ed iniziare a camminare.HERON LITE è in grado di superare la classica tecnologia SLAM, introducendo algoritmi brevettati di ottimizza-

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zione del rilevamento e drastiche riduzioni degli effetti di sbandamento. Il dato di HERON LITE è inoltre comple-tamente compatibile con JRC 3D Reconstructor, softwa-re diffuso in tutto il mondo in grado di gestire nuvole di punti e immagini provenienti da diverse piattaforme LiDAR e imaging.E qualora sorgesse la necessità di effettuare opera-zioni di monitoraggio dei cambiamenti in tempo reale (Real Time Change Detection) o di verificare lo stato di avanzamento lavori, sarà sempre possibile effettuare l›aggiornamento di HERON LITE ai modelli HERON AC-1 o MS-1.

www.gexcel.it

HERITAGE LANCIA <E>SCRIPTUM, UN NUOVO SOFTWA-RE PER LA TRASCRIZIONE E LA VISUALIZZAZIONE DI DO-CUMENTI ANTICHI E MANOSCRITTI

Il prodotto nasce dalla attività di Ricerca e Sviluppo del-la PMI torinese in ambito Heritage Content Management, ovvero la creazione di modelli di esplorazione dei con-tenuti culturali che, a partire da database conformi agli standard nazionali e internazionali di documentazione e archiviazione, offrano una fruizione intuitiva, parteci-pata e modulare ai contenuti.<e>Scriptum è una Web Application che permette la vi-sualizzazione della pagina digitalizzata del documento originale e, in parallelo, la pagina di lavoro bianca su cui trascrivere il testo. All’interno della sezione di trascri-zione, è possibile codificare la scrittura secondo alcune modalità classiche dei più comuni editor testuali (gras-setto, corsivo, sottolineato, etc.), oltre a effettuare comodamente operazioni di selezione, copia e incolla, ecc.L’accesso al software avviene con differenti livelli di ac-cesso a seconda dei permessi che si vuole dare all’uten-te: inserimento e modifica / validazione / sola consulta-zione. Inoltre, <e>Scriptum gestisce il flusso di lavoro da parte di operatori e supervisori con funzioni di verifica e

validazione / pubblicazione. Infine, attraverso un siste-ma di codificazione univoca, <e>Scriptum permette di “agganciarsi” direttamente a strutture archivistiche o documentali anche molto complesse.Il software è pensato come modulo a parte integrabile in differenti programmi di schedatura. Attraverso il siste-ma di codifica, l’utente o l’operatore potrà consultare l’archivio documentale secondo la sua propria gerarchia e struttura e al tempo stesso, al livello dell’unità ogget-to del lavoro di digitalizzazione e trascrizione, accedere alla visualizzazione della pagina trascritta, con visione a fianco del testo originale.Il progetto <e>Scriptum è stato realizzato mediante l'u-tilizzo delle più moderne tecnologie, sia per la gestione delle funzionalità di back-end sia per quelle di front-end. Le librerie applicative utilizzate per la realizzazio-ne del progetto sono NodeJs per la parte server-side e AngularJS per la versione client-side.La complessità che queste librerie hanno permesso di risolvere sono legate a vari aspetti di natura tecnica: mediante un lavoro di integrazione di API Heritage è stato sviluppato un si-stema di autenticazione Single Sign-on che permette la comunicazione fra il gestionale dove risiede l'albe-ratura e la classificazione dei documenti con quello di <e>Scriptum. Mediante questo scambio di informazioni, gli utenti che accedono al software possono ricercare ed elaborare i documenti effettuando un processo di trascrizione del PDF/immagine in testo formattato.Il documento, una volta finita la trascrizione, viene eti-chettato come elaborato e questo dato viene passato al sistema Heritage che ne salva i parametri sul proprio database.

EASYCUBE PRO: TECNOLOGIA IN-NOVATIVA PER I BENI ARCHITET-TONICILa società Virtual-geo di Sacile (PN) ha messo a dispo-sizione del Corso di Laurea Magi-strale in Architet-tura dell'Univer-sità degli Studi di Trieste le proprie tecnologie per per la conservazione e la valorizzazione dei beni architet-tonici.L’attività formati-va prevede anche un’esperienza sul campo durante la quale saranno indi-viduate e mappate le diverse forme di degrado presenti nel sito archeologico. Un modello 3D aiuterà gli studenti a individuare le tecniche d’intervento più idonee alla conservazione dei materiali sui quali insistono le pato-logie di degrado.

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Il corso, che consiste in un vero e proprio progetto di ricerca, alterna attività pratiche sul campo e lezioni in aula e coinvolge 36 studenti; coordinato dal prof. Sergio Pratali Maffei è stata avviato lo scorso ottobre 2017 e proseguirà fino alla fine del primo semestre accademico.A rendere ancora più interessante l’esperienza è stata la scelta dell’area oggetto di studio: il porto fluviale di Aquileia, uno degli esempi meglio conservati di struttu-ra portuale del mondo romano.Virtualgeo ha realizzato la campagna di rilievo dell'a-rea interessata utilizzando il laser scanner terrestre per l'acquisizione dei resti architettonici e del terreno circostante. Attraverso una campagna di rilievo foto-grafico, sia terrestre che con drone, sono state create ed applicate le texture fotogrammetriche al modello 3D. Utilizzando le tecnologie dell'ecosistema proprieta-rio Geomaticscube e a partire dai dati ottenuti dalla campagna di rilievo, Virtualgeo ha realizzato il modello Advanced 3D del sito archeologico. L'Advanced 3D è una tipo di modello che, in linea con le direttive della Commissione Europea 2013 del progetto Reflective 7 - Horizon 2020, oltre ad essere fedele al reale in termini morfometrici e fotogrammetrici, risulta essere organizzato, informativo e semantico.L'individuazione e la mappatura delle zone geolocaliz-zate di degrado è stata eseguita utilizzando il software EasyCUBE PRO, pensato e rivolto al mondo professionale che consente di gestire, interrogare e sviluppare i mo-delli Advanced 3D.EasyCUBE PRO è composto da vari strumenti che si pos-sono raggruppare nelle seguenti macrocategorie: gestio-ne del progetto, modalità di visualizzazione, strumenti di navigazione, strumenti di visualizzazione, strumenti per l'analisi e le indagini metrologiche, diagnostiche, as-buit e multimedia, simulazioni visive e rendering di immagini ad alta risoluzione.Nel caso specifico di Aquileia è stato impiegato princi-palmente lo strumento di segmentazione, che ha con-sentito anche di creare un glossario specifico per l’ana-lisi del degrado e le indicazioni di intervento, mediante una mappatura tridimensionale e geolocalizzata detta-gliata. L'area archeologica rilevata è stata suddivisa in settori contigui, ciascuno dei quali assegnato a piccoli gruppi di studenti, che hanno impiegato una copia del software per eseguire la mappatura dei degradi presenti nel proprio settore e definire la localizzazione e l’esten-sione degli interventi previsti.

www.virtualgeo.eu

CENTIMETRI SU SMARTPHONE PER IL MAPPINGTOPOGRAFICO ARCHEOLOGICOUno dei sogni dell'archeologo topografo fin dai primi giorni del posizionamento satellitare, è stato quello di utilizzare il GPS (oggi GNSS) per ottenere un posiziona-mento accurato dappertutto. L'accuratezza al centime-tro è il must del momento tra gli ingegneri e gli scien-ziati che lavorano per sviluppare la tecnologia GNSS capace di consentire di lavorare con posizionamento ad alta precisione ovunque e dove necessario.

Tale visione sta diventando realtà e questo può aprire nuove possibilità per qualificare e rendere speditivo il rilievo topografico e di mappatura GIS per l'aecheolo-gia. I problemi tradizionali del posizionamento preciso, tra cui il costo, il tempo e i flussi di lavoro complessi, stanno rapidamente svanendo. Grazie a un pacchetto di nuove tecnologie, è possibile ottenere un'accuratezza di pochi centimetri utilizzando uno smartphone, ovvia-mente avendo familiarità con applicazioni di tipo con-sumer.Il nuovo approccio, su cui stanno cimentandosi molti fornitori, consente agli sviluppatori e agli utenti, di operare a livelli di precisione e fiducia precedentemen-te raggiunti solo da professionisti altamente qualificati e ben attrezzati. Uno dei produttori che ha raggiunto tale livello è Trimble, che Trimble Catalyst, sta portan-do alta precisione, flessibilità e efficienza dei costi alle applicazioni, tra cui GIS, utilità, asset management e molti altri. Con Catalyst, gli utenti possono ottenere posizioni con precisione che vanno da 1 metro a qualche centimetro.La soluzione Catalyst è costituita da un'antenna piccola e leggera che si collega ai tablet Android o smartpho-ne, insieme ad un abbonamento al servizio di posiziona-mento Catalyst. L'antenna palmare fornisce segnali dai satelliti GNSS al software che funzionano dietro le quin-te del tablet o dello smartphone. Il software combina i dati GNSS con le informazioni provenienti dal servizio di correzione Catalyst che, in base alla propria posizione, provengono da satelliti o connessioni Internet wireless.La soluzione consente di produrre posizioni precise in tempo reale. Le sottoscrizioni mensili sono basate sull'accuratezza - gli utenti pagano solo per la preci-sione di cui hanno bisogno e quando ne hanno bisogno. Attualmente in Italia è possibile avere fino a 50 cm di precisione da satellite. Le soluzioni sub-decimetriche con trasmissione di correzione via IP, sono disponbili so-lamente in alcune regioni del Nord Europa.

catalyst.trimble.com

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31 JANUARY – FEBRUARY 22018AIUCD 2018 Conference -Associazione per l’InformaticaUmanistica e le Culture Digitali(AIUCD)Bari (Italy)Website: http://www.aiucd2018.uniba.it/

25 – 27 GENNAIO 2018International Symposium Consolidation & Communication Materials and Methods for the Consolidation of Cultural Heritage: an Interdisciplinary DialogueHildesheim (Germany)https://goo.gl/Z8TPEb

14 – 17 FEBBRAIO 2018X Congresso Internazionale dell'Associazione Nazionale di ArcheometriaTorino (Italy)https://goo.gl/KWwC79

15 - 18 FEBBRAIO 2018tourismA - Salone Archeologia e Turismo CulturaleFirenze (Italy)Website: www.tourisma.it

14 - 17 MARZO 2018XXIV Colloquio dell’Associazione per lo Studio e la Conservazione del Mosaico (AISCOM)Este (Italy)Website: www.aiscom.it

21 – 23 MARZO 2018XXV edizione del Salone del Restauro dei Musei e delle Imprese CulturaliFerrara (Italy)Website: http://www.salonedelrestauro.com

26 – 29 MARZO 20183rd International Conference on Innovation in Art Research and Technology - inArt 2018Parma (Italy)Website: www.inart2018.unipr.it

17 – 20 APRILE 2018Archiving 2018: Digitization, Preservation, and AccessWashington (USA)Website: https://goo.gl/SpnVFm

16 - 18 MAGGIO 2018Salone Biennale dell'Arte e del Restauro di FirenzeFirenze (Italy)Website: www.salonerestaurofirenze.com

23 – 25 MAGGIO 2018YOCOCU 2018 – Dialogues in Cultural Heritage Matera (Italy)website: www.yococu2018.com/

18 – 20 GIUGNO 2018Museum Next Europe 2018Londra (United Kingdom)Website: www.museumnext.com

3 – 6 LUGLIO 201834° Convegno Internazionale Scienza e Beni CulturaliBressanone (Italy)www.scienzaebeniculturali.it

22 - 27 LUGLIO 2018Scientific Methods in Cultural Heritage Research - Gordon Research ConferenceCastelldefels (Spain)www.grc.org/scientific-methods-in-cultural-heritage-research-conference/2018/

26 – 28 SETTEMBRE 2018XXI NKF Congress – Cultural heritage facing catastrophe: prevention and recoverieshttps://www.nkf2018.is/ReyKjavik (Iceland)

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