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Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana FIttaioli - Anno II, n. 1 - Foligno, gennaio 2010 E’ quasi impossibile non aver mai attraversato le strade di S.Eraclio… magari velocemente o senza un oc- chio curioso ma credo che ognuno abbia avuto questa possibilità! Non è una periferia e nean- che una borgata ma un ter- ritorio che ha grandi ric- chezze: umane, architetto- niche, ambientali che meri- tano di essere conosciute. Il cuore del territorio accoglie il Castello dei Trinci un ele- mento di grande pregio ar- chitettonico e di elevata ra- rità, dato che in Europa è uno dei pochissimi esempi di Castelli circolari in pianu- ra, La Chiesa di San Marco, la Fontana di Papa Paolo III, che rappresentano la storia pulsante da molti secoli. Questi beni architettonici sono posti in maniera che, data la loro posizione, gene- rano in modo naturale una piazza che ha il compito di accogliere e di aggregare. Storicamente infatti, la piaz- za ha da sempre rappresen- tato, il luogo fisico e simbo- lico sia del dialogo sia del confronto, dello scambio economico, religioso e cul- turale. Così se anticamente la piazza era lo spazio vita- le della comunità, teatro dell’amministrazione collet- tiva del sapere, delle rela- zioni interpersonali ed eco- nomiche, negli ultimi anni essa non è più considerata come il territorio di una co- munità definita e statica, ma un elemento in evolu- zione e crescita di culture diverse ove rendere possibi- li l’incontro e lo scambio tra i diversi saperi che possono solo arricchire il tessuto cul- turale già esistente. Così, prestando attenzione alla “piazza” di S.Eraclio che è punto di riferimento per molti, ci si può rendere con- to che spesso la semplicità di un pallone è in grado di generare il “rumore festoso” di ragazzi i quali giocano in- sieme abbattendo i muri delle divisioni culturali e so- ciali. Se poi si ha la possibi- lità di conoscere il lavoro che costantemente svolgo- no gli educatori e i volonta- ri dell’”Oratorio don Maria- no”, nel cercare di dare gli elementi di base per rende- re “libera” ogni persona, ci si può rendere perfettamente conto di quanto sia impor- tante la storia, la cultura di ognuno, di quanto sia ne- cessario dare una possibi- lità ad ogni singolo, per poi guardare al futuro in modo meno incerto dell’oggi. L’in- certezza dell’oggi purtrop- po è entrata prepotente- mente anche nelle case di alcune famiglie che con fati- ca guardano al domani, nei giovani, che dopo aver con- cluso il ciclo di studi si tro- vano di fronte alle assenze o alle difficoltà lavorative, negli artigiani e nei com- mercianti che offrono un valido servizio per tutti. Ma il domani ci sarà, non è ancora, ma ci sarà! Pertanto credo sia necessa- rio applicare strategie di “attenzione” e di “presenza” del pubblico come del pri- vato, del singolo come di ogni Amministrazione o En- te. Insieme, con coraggio e fiducia reciproca possiamo risolvere le problematiche che stanno entrando sem- pre più profondamente nel nostro tessuto sociale. Così la piazza di S.Eraclio diventa sempre più lo spec- chio di una comunità etero- genea in grado di mettere in luce storie diverse, desi- deri, domande, saperi che non possono rimanere “senza suono” ma hanno il diritto di essere ascoltati per essere poi tradotti in possibilità. La piazza, una volta all’anno assume la ca- ratteristica di un luogo do- ve poter attivare processi di crescita sociale attraver- so il “Carnevale dei ragaz- zi”, che da ben 49 anni crea momenti di forte con- divisione cercando così di essere portavoce di un messaggio di esaltazione allegorica di concetti socia- li, valorizzando così le ri- sorse, la creatività e l’e- spressione di ognuno. Per- tanto, i coriandoli del Car- nevale, non sono altro che la testimonianza di un ter- ritorio vivo, che riconosce la persona e che cerca di guardare ad un futuro mi- gliore dell’oggi. N ella nuova rubrica de- dicata alla Politica e all’Etica, che abbiamo aperto in questo primo nu- mero del 2010, abbiamo vo- luto ricordare la figura po- litica di Enrico Berlinguer; torneremo ancora sull’argo- mento per approfondire e discutere la storia del Pci. Enrico Berlinguer è stato un personaggio politico molto discusso nel suo tempo al- l’interno della sinistra co- munista extra parlamenta- re; mai tuttavia è stata mes- sa in discussione la sua di- rittura morale.Fu Berlinguer a porre al primo posto del- la vita politica la “questione morale” in un momento as- sai difficile per l’Italia. Nel suo monito Enrico Ber- linguer non si riferiva alle ruberie di craxiana memo- ria, ma a una visione del- l’impegno politico inteso come servizio ai propri ideali e alla società e non come esercizio di un pote- re presuntuoso ed arrogan- te o, persino peggio, come impiego di sopravvivenza. Si attribuisce a Mao una de- nuncia che recita: «Abbia- mo seminato una stirpe di draghi, stiamo raccoglien- do lucertole». Oggi guerrigliere dei diritti civili dapprima si strappa- no le vesti per la libertà del popolo tibetano poi, finite le olimpiadi di Pechino e in vista dell’esposizione inter- nazionale di Milano con la Cina ospite d’onore, dimen- ticano il Dalai Lama ricor- dandosi che in fondo qui siamo cattolici, non disde- gnando personali candida- ture a governatorati. Altri accendono fiaccole in difesa delle popolazioni in fuga dalle guerre etniche del Darfur, del Kurdistan, della Somalia e tante tante altre e poi approvano, o comunque ipocritamente “tollerano”, i respingimen- ti in mare di quegli stessi fuggiaschi per non dispia- cere a un elettorato incat- tivito da una gravissima crisi economica e occupa- zionale. Escort, viados e statuette di metallo riempiono le prime pagine dei nostri quotidia- ni e delle televisioni. Certamente “questa” politi- ca e “questi” politici giusti- ficano un sentimento sem- pre più diffuso e crescente di disillusione e persino di rifiuto della politica come “cosa sporca”. C’è però un detto che po- tremmo così parafrasare: “non domandarti cosa fa la politica per te, chiediti piut- tosto cosa fai tu per la poli- tica”. La politica comincia dalla propria casa, quartie- re o posto di lavoro. Biso- gna tornare a fare politica, tutti! Le elezioni cadono oramai ogni anno, ma nulla cam- bia nella vita politica se non cambia la partecipa- zione attiva e quotidiana del popolo. Il cuore di S. Eraclio Draghi e lucertole Speciale Vietnam All’interno Processo penale breve: improbabile la punibilità pag. 2 Politica ed Etica: una questione morale pag. 3 Patologi Oltre Frontiera pag. 4 Teatro Lirico Belli: tradizione ed innovazione pag. 5 Verso il Congresso: “La Cgil che vogliamo” pag. 6-7 Connessione Internet a “banda larga”: come risparmiare pag. 8 AFAM: bilancio sociale e diversificazione pag. 9 Lettere alla redazione: sanità umbra non solo “eccellenze” pag. 10 Gli appuntamenti teatrali pag. 11 Antonio Merloni spa: si aggrava la crisi aziendale pag. 12 4 pagine di inserto MAURA FRANQUILLO Dal castello dei Trinci al Carnevale dei ragazzi, simboli di un territorio ricco di grandi richezze umane e architettoniche specchio di una comunità eterogenea in cui l’individuo rappresenta il vero “tessuto sociale” per guardare al futuro in senso positivo

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Mensile d'informazione politica e cultura dell'Associazione comunista "Luciana Fittaioli", via del Grano 11-13 Foligno (PG) Italia

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Page 1: Gennaio 2010

Mensile di informazione, politica e cultura dell’Associazione Luciana FIttaioli - Anno II, n. 1 - Foligno, gennaio 2010

E’ quasi impossibile nonaver mai attraversato lestrade di S.Eraclio… magarivelocemente o senza un oc-chio curioso ma credo cheognuno abbia avuto questapossibilità!Non è una periferia e nean-che una borgata ma un ter-ritorio che ha grandi ric-chezze: umane, architetto-niche, ambientali che meri-tano di essere conosciute. Ilcuore del territorio accoglieil Castello dei Trinci un ele-mento di grande pregio ar-chitettonico e di elevata ra-rità, dato che in Europa èuno dei pochissimi esempidi Castelli circolari in pianu-ra, La Chiesa di San Marco,la Fontana di Papa Paolo III,che rappresentano la storiapulsante da molti secoli.Questi beni architettonicisono posti in maniera che,data la loro posizione, gene-rano in modo naturale unapiazza che ha il compito diaccogliere e di aggregare.Storicamente infatti, la piaz-za ha da sempre rappresen-tato, il luogo fisico e simbo-lico sia del dialogo sia delconfronto, dello scambioeconomico, religioso e cul-turale. Così se anticamente

la piazza era lo spazio vita-le della comunità, teatrodell’amministrazione collet-tiva del sapere, delle rela-zioni interpersonali ed eco-nomiche, negli ultimi anniessa non è più consideratacome il territorio di una co-munità definita e statica,ma un elemento in evolu-zione e crescita di culturediverse ove rendere possibi-li l’incontro e lo scambio trai diversi saperi che possonosolo arricchire il tessuto cul-turale già esistente. Così, prestando attenzionealla “piazza” di S.Eraclio cheè punto di riferimento permolti, ci si può rendere con-to che spesso la semplicitàdi un pallone è in grado digenerare il “rumore festoso”di ragazzi i quali giocano in-sieme abbattendo i muridelle divisioni culturali e so-ciali. Se poi si ha la possibi-lità di conoscere il lavoroche costantemente svolgo-no gli educatori e i volonta-ri dell’”Oratorio don Maria-no”, nel cercare di dare glielementi di base per rende-re “libera” ogni persona, ci sipuò rendere perfettamenteconto di quanto sia impor-tante la storia, la cultura diognuno, di quanto sia ne-cessario dare una possibi-lità ad ogni singolo, per poi

guardare al futuro in modomeno incerto dell’oggi. L’in-certezza dell’oggi purtrop-po è entrata prepotente-mente anche nelle case dialcune famiglie che con fati-ca guardano al domani, neigiovani, che dopo aver con-cluso il ciclo di studi si tro-vano di fronte alle assenzeo alle difficoltà lavorative,negli artigiani e nei com-mercianti che offrono unvalido servizio per tutti. Ma il domani ci sarà, non èancora, ma ci sarà! Pertanto credo sia necessa-rio applicare strategie di“attenzione” e di “presenza”del pubblico come del pri-

vato, del singolo come diogni Amministrazione o En-te. Insieme, con coraggio efiducia reciproca possiamorisolvere le problematicheche stanno entrando sem-pre più profondamente nelnostro tessuto sociale. Così la piazza di S.Eracliodiventa sempre più lo spec-chio di una comunità etero-genea in grado di metterein luce storie diverse, desi-deri, domande, saperi chenon possono rimanere“senza suono” ma hanno ildiritto di essere ascoltatiper essere poi tradotti inpossibilità. La piazza, unavolta all’anno assume la ca-

ratteristica di un luogo do-ve poter attivare processidi crescita sociale attraver-so il “Carnevale dei ragaz-zi”, che da ben 49 annicrea momenti di forte con-divisione cercando così diessere portavoce di unmessaggio di esaltazioneallegorica di concetti socia-li, valorizzando così le ri-sorse, la creatività e l’e-spressione di ognuno. Per-tanto, i coriandoli del Car-nevale, non sono altro chela testimonianza di un ter-ritorio vivo, che riconoscela persona e che cerca diguardare ad un futuro mi-gliore dell’oggi.

Nella nuova rubrica de-dicata alla Politica eall’Etica, che abbiamo

aperto in questo primo nu-mero del 2010, abbiamo vo-luto ricordare la figura po-litica di Enrico Berlinguer;torneremo ancora sull’argo-mento per approfondire ediscutere la storia del Pci.Enrico Berlinguer è stato unpersonaggio politico moltodiscusso nel suo tempo al-l’interno della sinistra co-munista extra parlamenta-re; mai tuttavia è stata mes-sa in discussione la sua di-rittura morale.Fu Berlinguera porre al primo posto del-la vita politica la “questionemorale” in un momento as-sai difficile per l’Italia.Nel suo monito Enrico Ber-linguer non si riferiva alleruberie di craxiana memo-ria, ma a una visione del-l’impegno politico intesocome servizio ai propriideali e alla società e noncome esercizio di un pote-re presuntuoso ed arrogan-te o, persino peggio, comeimpiego di sopravvivenza.Si attribuisce a Mao una de-nuncia che recita: «Abbia-mo seminato una stirpe didraghi, stiamo raccoglien-do lucertole».Oggi guerrigliere dei diritticivili dapprima si strappa-no le vesti per la libertà delpopolo tibetano poi, finitele olimpiadi di Pechino e invista dell’esposizione inter-nazionale di Milano con laCina ospite d’onore, dimen-ticano il Dalai Lama ricor-dandosi che in fondo quisiamo cattolici, non disde-gnando personali candida-ture a governatorati.Altri accendono fiaccole indifesa delle popolazioni infuga dalle guerre etnichedel Darfur, del Kurdistan,della Somalia e tante tantealtre e poi approvano, ocomunque ipocritamente“tollerano”, i respingimen-ti in mare di quegli stessifuggiaschi per non dispia-cere a un elettorato incat-tivito da una gravissimacrisi economica e occupa-zionale.Escort, viados e statuette dimetallo riempiono le primepagine dei nostri quotidia-ni e delle televisioni.Certamente “questa” politi-ca e “questi” politici giusti-ficano un sentimento sem-pre più diffuso e crescentedi disillusione e persino dirifiuto della politica come“cosa sporca”.C’è però un detto che po-tremmo così parafrasare:“non domandarti cosa fa lapolitica per te, chiediti piut-tosto cosa fai tu per la poli-tica”. La politica cominciadalla propria casa, quartie-re o posto di lavoro. Biso-gna tornare a fare politica,tutti!Le elezioni cadono oramaiogni anno, ma nulla cam-bia nella vita politica senon cambia la partecipa-zione attiva e quotidianadel popolo.

Il cuore di S. Eraclio

Draghi elucertole

Speciale Vietnam

All’interno

Processo penale breve: improbabile la punibilità pag. 2

Politica ed Etica: una questione morale pag. 3

Patologi Oltre Frontiera pag. 4

Teatro Lirico Belli: tradizione ed innovazione pag. 5

Verso il Congresso: “La Cgil che vogliamo” pag. 6-7

Connessione Internet a “banda larga”: come risparmiare pag. 8

AFAM: bilancio sociale e diversificazione pag. 9

Lettere alla redazione: sanità umbra non solo “eccellenze” pag. 10

Gli appuntamenti teatrali pag. 11

Antonio Merloni spa: si aggrava la crisi aziendale pag. 12

4pagine di inserto

MAURA FRANQUILLO

Dal castello dei Trinci al Carnevale dei ragazzi, simboli di un territorio ricco di grandi richezzeumane e architettoniche specchio di una comunità eterogenea in cui l’individuo rappresentail vero “tessuto sociale” per guardare al futuro in senso positivo

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Leggi e diritti21

Chi decide di effettuare un in-vestimento deve valutare perquale motivo lo sta facendo:avere un reddito per innalzarelo stipendio o la pensione? Peraumentare il capitale o salva-guardare l'attuale valore? Pur-troppo le tre domande hannorisposte molto diverse fra di lo-ro e le soluzioni non sempresembrano rispondere alleaspettative. Proveremo a tro-varle insieme.Rischio e rendimento, parolecosì diverse, sono esattamen-te le facce della stessa meda-glia. Per rischio intendiamo lapossibilità che l'investimentorisulti ben differente dalleaspettative e per rendimentopossiamo affermare che nonesiste rendimento privo di ri-schio. Una prima risposta per-tanto non è come evitare il ri-schio, ma come gestirlo.Un investimento finanziarioche viene utilizzato per incre-mentare il proprio reddito,purtroppo non tiene conto del-l'inflazione, che seppur conte-nuta, erode il capitale significa-tivamente (un'inflazione al 2%riduce un capitale di euro50.000 in cinque anni ad euro45.300 circa e al 5%, sempre incinque anni ad euro 39.200 cir-ca). Per salvaguardare il valoreattuale una valida soluzione èricapitalizzare il flusso cedola-re di una rendita finanziaria,reinvestendo gli utili o ricor-rendo a prodotti finanziari cheautomaticamente consolidanoil rendimento ed accrescono ilmontante che potranno pro-durre interessi su interessi (adesempio polizze di capitalizza-zione o in alcuni casi titoli a ze-ro coupon, anche se molto di-penderà sia dalla durata chedallo specifico prodotto).Per avere infine un effettivo au-mento del capitale (dedottal'inflazione) quasi sempre do-vremo avvicinarsi a prodottie\o titoli il cui grado di rischiopurtroppo si innalza in modosignificativo (investire pertan-to su mercati azionari e\o ob-bligazioni emesse da società,ma ricordiamoci di Cirio, Par-malat, bond argentini). Come avrete ben compresonon esiste una soluzione vera-mente infallibile, tante e trop-pe sono le variabili, spesso deltutto inaspettate ed imprevedi-bili che riassumiamo in tre pa-role “durata, rendimento, ri-schio”. Mi sento però di dare unmodesto consiglio: consultatesempre un buon consulentedella vostra banca ed evitate ilfai da te. Ma attenzione, perbuon consulente intendo lapersona che non si esprimecon il classico “fidati è un affa-re” o “tranquillo ci penso io, ri-schio zero”. Il buon consulen-te è colui che veramente ti facomprendere ciò che stai ac-quistando, indipendentemen-te dalla tua preparazione finan-ziaria (se non hai ben compre-so il più delle volte non ha ca-pito neppure lui). Alla larga daprodotti eccessivamente sofi-sticati (dai rendimenti astrusi)ed in ogni caso diversificare,diversificare, diversificare .Chi vorrà potrà sottoporrequalche domanda via e-mail al-la redazione, mi raccomandodomande “facili” e non aspetta-tevi la risposta magica.

Il diritto è una scienza, unascienza politica. Come tuttele scienze, le arti, le profes-sioni e i mestieri il diritto uti-lizza degli strumenti che aseconda della loro precisio-ne e della capacità dell’utiliz-zatore determinano la qua-lità del prodotto finale. Nel-la produzione di leggi questistrumenti sono le parole,singole o nelle loro concate-nazioni logico-espositive. Negli ultimi anni abbiamoassistito a produzioni legi-slative realizzate con assaiscarsa perizia, dove paroleed intere frasi cambiavanodi significato anche nel cor-so dello stesso testo norma-tivo, ingenerando confusio-ne, incertezza e scarsa com-prensibilità della volontàdel legislatore.Così non è stato per la legge“principe” del nostro ordi-namento normativo: la Co-stituzione della RepubblicaItaliana. L’alta qualità cultu-rale e professionale dei no-stri costituenti ha fatto sìche nel testo della Costitu-zione ogni parola ed ognifrase avesse un significatounivoco, chiaro e costante.Nella Parte Prima della Co-stituzione, dedicata ai dirit-ti e doveri, i costituenti han-no utilizzato due parole perdefinire due diverse catego-rie: “tutti” (o il suo negativo:“nessuno”) e “cittadini”.Con “tutti” i costituentihanno inteso individuaregli uomini e le donne pre-senti in un determinato

momento nel territorio del-la Repubblica Italiana e pertale fatto oggettivo sogget-ti alle sue leggi.Con “cittadini” i costituentihanno invece individuatoquella più ristretta comu-nità formata dai titolari del-lo status giuridico di cittadi-ni italiani ovunque residen-ti, quindi anche al di fuoridel territorio nazionale.A “tutti” la Costituzione ri-conosce il diritto alla libertàpersonale (art. 13), alla in-violabilità del domicilio (art.14), alla libertà e alla segre-

tezza della corrispondenza(art. 15), alla libertà di pro-fessione religiosa (art. 19),alla libertà di manifestazio-ne del pensiero (art. 21), al-la tutela da discriminazionipolitiche (art. 22), al ricorsoalla tutela giudiziaria (art.24); sempre a “tutti” la Co-stituzione assicura il dirittoalla salute (art. 32) e quelloalla istruzione (art. 34); infi-ne e da ultimo a “tutti” la Co-stituzione impone l’obbligodi concorso alle spese pub-bliche (imposte) (art. 53).Ai soli “cittadini”, invece, la

Costituzione riconosce gliulteriori diritti: alla circola-zione sul territorio naziona-le e all’espatrio (art. 16), al-la riunione (art. 17), alla as-sociazione (art. 18); ancoraai soli “cittadini” è ricono-sciuto il diritto all’assisten-za sociale (art. 38) e, infine,il diritto di voto (art. 48), diassociazione politica (art.49) e d’impiego pubblico(art. 51), col dovere della di-fesa della Repubblica (art.52).Nel 1947 il riferimento co-stituzionale a “tutti” aveva

indubbiamente un elevatovalore morale e culturaledopo gli anni delle discrimi-nazioni razziali, ma la gran-de novità della Repubblicanata dalla caduta del fasci-smo e dalla cacciata dei repiemontesi insisteva nell’af-fermazione della nuova ca-tegoria dei “cittadini” dellaquale venivano chiamate afar parte, per la prima volta,anche le donne che, solo 60anni fa, vedevano ricono-sciuta la loro piena dignitàumana con la concessionedel diritto di voto.Non molti anni sono passa-ti da allora, ma molti e mol-to importanti sono stati gliavvenimenti che hanno, ostanno rapidamente cam-biando il volto dell’Italia.Quei “tutti”, cioè i “non citta-dini”, oggi sono veramentenumerosi e sono semprepiù essenziali per la vitastessa del nostro Paese, re-standone tuttavia, per i tan-ti aspetti sopra elencati,esclusi e menomati.E’ forse giunto il tempo dicambiare, non certamentela Costituzione Repubblica-na che mantiene intatta lasua completezza ed attua-lità etica e politica, quantoil diverso concetto ordina-rio di “cittadinanza”, sle-gandolo dalla medioevaleregola della “linea di san-gue”, per cui è italiano il fi-glio nato da un maschio ita-liano, e coniugandolo inve-ce alla vita reale, per cui èitaliano l’uomo o la donnache vive e lavora in Italiacontribuendo con il propriolavoro alla crescita dell’inte-

SANDRO RIDOLFIROBERTO FRANCESCHI

MARCO MARIANI

FOLIGNOGENNAIO 2010

E’ tempo di cittadinanzaCostituzione Italiana: dai diritti di “tutti” ai diritti dei “cittadini”

Investimentofinanziario

Rischio, come gestirlo ga-rantendo una rendita finan-ziaria solida

Il processo penale breve, se-condo lo schema del DDL1880 approvato dal Senato, èquello che non può durarepiù di due anni in ciascunafase di giudizio di primo, se-condo e terzo grado e l’istitu-to trova applicazione per ireati in cui la pena edittale èinferiore nel massimo ai die-ci anni di reclusione.La conseguenza del supera-mento dei termini è l’estin-zione del processo stesso (ilnon doversi procedere).La critica più incisiva all’i-dea che attraverso la fissa-zione di termini astratti egenerali, si possa statuireuna volta per tutte la dura-ta dei processi in relazionead alcune tipologie di reati,muove dal rilievo che talesoluzione non prende in al-cun modo in considerazio-ne la variabilità e l’impreve-dibilità di ciascuna vicendaprocessuale (numero degliimputati, numero delle con-testazioni, natura degli ac-certamenti probatori ecc)fattori questi che rendono

di fatto indeterminabile ildecorso temporale. Anchese, bisogna precisare, che ladurata del processo se nondeterminata in senso asso-luto è comunque determi-nabile, computando corret-tamente i termini che il co-dice di rito assegna allosvolgimento della giurisdi-zione (termini di compari-zione, termini a difesa, ter-mini di deposito dei provve-dimenti ecc.)La nostra costituzione all’art.111 secondo comma si limi-ta a prevedere che la leggedebba assicurare la “ragione-vole durata del processo”.L’art. 6 comma 1 della Cedu(Convenzione europea deidiritti dell’uomo) stabilisceche “ogni persona ha dirittoa che la sua causa sia esami-nata ..entro un termine ra-gionevole”.Il Csm (Consiglio Superioredella Magistratura) haespresso un parere forte-mente critico sul processobreve che introduce una pro-spettiva di un’inedita pre-scrizione processuale desti-nata ad affiancare la discipli-na della prescrizione del rea-

to ai sensi degli artt. 157 eseguenti de c.p.p..L’improcedibilità dell’azionepenale, allo spirare del ter-mine biennale con efficaciadi giudicato, rappresenta adogni effetto la novità di mag-gior impatto della riforma inquestione.Di per sé la individuazionedi termini non potrebbe dir-si in contraddizione con al-cun parametro di ragionevo-lezza, tuttavia ci si domandase l’attuale organizzazionedel sistema giustizia sia ingrado, da subito, a Milanocome a Napoli o Reggio Cala-bria, di adeguarsi ai nuovitermini di durata massimadei processi, che invero tro-verebbero applicazione an-che per i processi in corso al-la data di entrata in vigoredella legge.Il Csm ha correttamente os-servato che la nuova prescri-zione del processo renden-derebbe puramente eventua-le la punibilità.Volendone rimarcare l’offen-sività e la connessa soglia diallarme sociale, il CSM sotto-linea che il nuovo istitutotrova applicazione: nei pro-

cessi per fattispecie di cor-ruzione di cui gli artt. 318-322 del c.p.; dei delitti con-tro al P.A.; dei delitti control’amministrazione della giu-stizia (art. 361 e ss del c.p.);dei delitti contro la fedepubblica (art. 543 e ss. c.p);di violazione degli obblighidi assistenza familiare (art570 c.p) e di maltrattamentiin famiglia (art. 572 c.p.); dilesioni volontarie anche segravi; di omicidio e le lesio-ni personali colpose; di truf-fa; di appropriazione indebi-ta, di ricettazione;di banca-rotta; dei reati in materia diimposte dirette, iva e deireati societari.Non è un elenco lieve né si è

in presenza di fattispecie cri-minali semplici il cui accerta-mento poterebbe essere col-legato ad indagini comples-se anche in sede processua-le dibattimentale.Ultima, non in ordine di im-portanza, è la critica (politi-ca) al disegno di legge sulprocesso breve per esserestudiato, articolato e pensa-to come legge ad personame in quanto tale incapace dicorrispondere al bisognodell’ordinamento di trovare,entro i canoni della genera-lità e dell’astrattezza, una di-sciplina più avanzata a corri-spondere al principio di ra-gionevolezza della duratadel processo penale.

Processo penale breveCsm: il DDL 1880 rende del tutto eventuale la punibilità

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Politica ed Etica 31FOLIGNO

Il termine politica ha eti-mologia greca, è legata al-la polis come comunità deicittadini e indica secondoAristotele l’arte di gover-nare uno Stato, governoche fin dall’epoca grecapoteva realizzarsi, secon-do il pensiero del filosofo,in varie forme quali: la de-mocrazia ossia il governodel popolo, l’oligarchia os-sia il governo di pochi, lamonarchia ossia il governodi un sol uomo.Nell’accezione comune lapolitica indica anche l’atti-vità dell’opposizione, os-sia di coloro che, confron-tandosi con i governanti eproponendo soluzioni al-ternative, finalizzano leloro iniziative a sostituir-si a questi ultimi.Un’ulteriore nozione dellapolitica, sviluppata nell’u-manesimo, vede in essa unvalore, la concepisce comela modalità più autenticadell’agire umano e implici-ta nella formula aristoteli-ca dell’uomo “animale po-litico” che esalta e contrap-pone la vita attiva alla vitacontemplativa. La vita atti-va si realizza oggi per lamaggioranza delle perso-ne esclusivamente me-diante l’esercizio del votoche una legge, quanto maiimprovvida e approvatanell’indifferenza di coloroche vi si sarebbero potutoe dovuto opporre, ha limi-

tato alla scelta dello schie-ramento, negando la pos-sibilità di valutare all’in-terno dello stesso le perso-ne più meritevoli e di crea-re con loro un opportuno,se non necessario, patto difiducia.Un esempio di vita attivava senz’altro individuatonella manifestazione svol-tasi a Roma il 5 dicembre2009 che, senza alcun sup-porto da parte delle strut-ture classiche del mondodella politica, grazie aglistrumenti tecnologici chehanno rivoluzionato ilmondo delle comunicazio-

ni e non solo, ha radunatoin piazza un popolo che,in modo assolutamentepacifico, ha manifestato leproprie istanze.La funzione più autenticadella politica resta, co-munque, la gestione delpotere e costituisce, di fat-to, una necessità il cui fineultimo dovrebbe essere ilbene comune realizzatonel rispetto delle norme edei sistemi che regolano la

vita pubblica dello Stato. Tuttavia, da tempo, si av-verte diffusamente in tut-ti i contesti relazionali, ri-spetto alla politica, un sen-so di disagio, se non di fa-stidio. Sensazione che tro-va il suo fondamento nellospettacolo a cui assistiamoquasi quotidianamente al-lorquando i nostri rappre-sentanti istituzionali, de-mocraticamente eletti sep-pur scelti dagli apparatipartitici, si confrontano suargomenti che dovrebberoessere, ma non sempre,anzi quasi mai sono, di in-teresse generale. Sembra-

no in questo contestoquanto mai opportuni icontinui inviti da partedelle più alte cariche delloStato ad abbassare i toni diun confronto tra le partimai stato tale, anzi dive-nuto scontro violento edalla natura endemica, checertamente non costitui-sce un buon viatico per af-frontare serenamente leprossime elezioni di mar-zo, le annunciate riformedel sistema giudiziario efiscale da parte del gover-no in carica e l’approvazio-ne di tutta una serie di leg-gi in tema di famiglia, dibioetica, di scuola, di uni-versità, di integrazione edi lavoro.Il nostro sistema che puòdefinirsi di democraziacompiuta, basato in quan-

no finora realizzati, rifiutia-mo una rigida e centralizza-ta pianificazione dell'econo-mia, pensiamo che il merca-to possa mantenere una fun-zione essenziale, che l'inizia-tiva individuale sia insosti-tuibile, che l'impresa privataabbia un suo spazio e conser-vi un suo ruolo importante.Ma siamo convinti che tuttequeste realtà, dentro le for-me capitalistiche -e soprat-tutto, oggi, sotto la cappa dipiombo del sistema imper-niato sulla DC- non funziona-no più, e che quindi si possae si debba discutere in qualmodo superare il capitalismointeso come meccanismo,come sistema, giacché esso,oggi, sta creando masse cre-scenti di disoccupati, diemarginati, di sfruttati. Staqui, al fondo, la causa non so-lo dell'attuale crisi economi-ca, ma di fenomeni di barba-rie, del diffondersi della dro-ga, del rifiuto del lavoro, del-la sfiducia, della noia, delladisperazione.… La questione morale nonsi esaurisce nel fatto che, es-sendoci dei ladri, dei corrot-ti, dei concussori in alte sfe-re della politica e dell'ammi-

nistrazione, bisogna scovar-li, bisogna denunciarli e bi-sogna metterli in galera. Laquestione morale, nell'Italiad'oggi, fa tutt'uno con l'occu-pazione dello stato da partedei partiti governativi e del-le loro correnti, fa tutt'unocon la guerra per bande, fatutt'uno con la concezionedella politica e con i metodidi governo di costoro, chevanno semplicemente ab-bandonati e superati. Eccoperché dico che la questionemorale è il centro del proble-ma italiano. Ecco perché glialtri partiti possono provared'essere forze di serio rinno-vamento soltanto se aggredi-scono in pieno la questionemorale andando alle suecause politiche. … Quel che deve interessa-re veramente è la sorte delpaese. Se si continua in que-sto modo, in Italia la demo-crazia rischia di restringer-si, non di allargarsi e svilup-parsi; rischia di soffocare inuna palude... il principale malanno dellesocietà occidentali è la disoc-cupazione. I due mali nonvanno visti separatamente. … Noi sostenemmo che il

La politicaoggi

L’eticasempre

ENRICO BERLINGUER

LUIGI NAPOLITANO

GENNAIO 2010

Da una intervista a «La Re-pubblica», 28 luglio 1981Per noi comunisti la passio-ne non è finita. Ma per gli al-tri? Non voglio dar giudizi emettere il piede in casa al-trui, ma i fatti ci sono e sonosotto gli occhi di tutti. I par-titi di oggi sono soprattuttomacchine di potere e diclientela: scarsa o mistifica-ta conoscenza della vita edei problemi della società edella gente, idee, ideali, pro-grammi pochi o vaghi, senti-menti e passione civile, zero.Gestiscono interessi, i più di-sparati, i più contraddittori,talvolta anche loschi, co-munque senza alcun rappor-to con le esigenze e i bisogniumani emergenti, oppure di-storcendoli, senza persegui-re il bene comune. La lorostessa struttura organizzati-va si è ormai conformata suquesto modello, e non sonopiù organizzatori del popo-lo, formazioni che ne pro-muovono la maturazione ci-vile e l'iniziativa: sono piut-tosto federazioni di corren-ti, di camarille, ciascuna conun "boss" e dei "sotto-boss".…I partiti hanno occupato loStato e tutte le sue istituzio-ni, a partire dal governo.Hanno occupato gli enti loca-li, gli enti di previdenza, lebanche, le aziende pubbli-che, gli istituti culturali, gliospedali, le università, la RaiTV, alcuni grandi giornali …

Insomma, tutto è già lottiz-zato e spartito o si vorrebbelottizzare e spartire. E il ri-sultato è drammatico. Tuttele "operazioni" che le diver-se istituzioni e i loro attualidirigenti sono chiamati acompiere vengono viste pre-valentemente in funzionedell'interesse del partito odella corrente o del clan cuisi deve la carica. Un creditobancario viene concesso se èutile a questo fine, se procu-ra vantaggi e rapporti diclientela; un'autorizzazioneamministrativa viene data,un appalto viene aggiudica-to, una cattedra viene asse-gnata, un'attrezzatura di la-boratorio viene finanziata,se i beneficiari fanno atto difedeltà al partito che procu-ra quei vantaggi, anchequando si tratta soltanto diriconoscimenti dovuti.… I partiti debbono, come di-ce la nostra Costituzione,concorrere alla formazionedella volontà politica della na-zione; e ciò possono farlonon occupando pezzi sem-pre più larghi di Stato, sem-pre più numerosi centri di po-tere in ogni campo, ma inter-pretando le grandi correnti diopinione, organizzando leaspirazioni del popolo, con-trollando democraticamentel'operato delle istituzioni.--- Noi pensiamo che il privi-legio vada combattuto e di-strutto ovunque si annidi,che i poveri e gli emarginati,gli svantaggiati, vadano dife-si, e gli vada data voce e pos-

sibilità concreta di contarenelle decisioni e di cambiarele proprie condizioni, checerti bisogni sociali e umanioggi ignorati vadano soddi-sfatti con priorità rispetto adaltri, che la professionalità eil merito vadano premiati,che la partecipazione di ognicittadino e di ogni cittadinaalla cosa pubblica debba es-sere assicurata.… Noi comunisti abbiamosessant'anni di storia allespalle e abbiamo dimostra-to di perseguirle e di farlesul serio. In galera con glioperai ci siamo stati noi; suimonti con i partigiani ci sia-mo stati noi; nelle borgatecon i disoccupati ci siamostati noi; con le donne, conil proletariato emarginato,con i giovani ci siamo statinoi; alla direzione di certicomuni, di certe regioni,amministrate con onestà, cisiamo stati noi.… Noi pensiamo che il tipo disviluppo economico e socia-le capitalistico sia causa digravi distorsioni, di immen-si costi e disparità sociali, dienormi sprechi di ricchezza.Non vogliamo seguire i mo-delli di socialismo che si so-

to tale sulla pluralità del-l’offerta politica e, dunquesull’alternanza, non puòprescindere dal sentimen-to di appartenenza alla co-munità nazionale che tro-va il suo momento politicopiù alto nella approvazio-ne della Carta Costituzio-nale entrata in vigore il 1°gennaio 1948 che, a di-stanza di oltre sessantaanni nei quali il mondo ècambiato vertiginosamen-te, necessita di alcuni fi-siologici ritocchi che con-sentano un miglior funzio-namento della nostra mac-china statale dando agilitàalle decisioni politiche etrasparenza alla gestionedel potere. Tali modifichenon possono, ovviamente,riguardare in alcun modo idiritti delle persone e le

regole costituenti le fonda-menta della nostra demo-crazia, nè le organizzazio-ni costituzionali nella lorofunzione di controllo.Al fine di rendere demo-craticamente compiuto ilquadro degli schieramentiche si contendono il pote-re ed essendo ad oggiquanto mai chiara la posi-zione dello schieramentogovernativo, sembra op-portuno che l’opposizione,abbandonando un terrenodi scontro sterile per il be-ne comune ed una conflit-tualità interna ai più in-comprensibile, renda co-noscibili le sue offerte po-litiche palesando un pro-getto chiaro sulle tantequestioni relative alla ge-stione dello Stato e dellasocietà.

consumismo individualeesasperato produce non so-lo dissipazione di ricchezzae storture produttive, maanche insoddisfazione,smarrimento, infelicità eche, comunque, la situazio-ne economica dei paesi in-dustrializzati -di fronte al-l'aggravamento del divario,al loro interno, tra zone svi-luppate e zone arretrate, edi fronte al risveglio e all'a-vanzata dei popoli dei pae-si ex-coloniali e della loroindipendenza- non consen-tiva più di assicurare unosviluppo economico e socia-le conservando la "civiltàdei consumi", con tutti iguasti, anche morali, chesono intrinseci ad essa.... quando si chiedono sacri-fici al paese e si comincia conil chiederli -come al solito- ailavoratori, mentre si ha allespalle una questione come laP2, è assai difficile ricevereascolto ed essere credibili.Quando si chiedono sacrificialla gente che lavora ci vuoleun grande consenso, unagrande credibilità politica e lacapacità di colpire esosi e in-tollerabili privilegi. Se questielementi non ci sono, l'opera-

Raffaello: La scuola di Atene

Page 4: Gennaio 2010

Redazione: Via della Piazza del Grano 11

06034 Foligno (PG) tel. 0742510520

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Autorizzazione tribunale di Perugia n° 29/2009

Editore: Sandro Ridolfi

Direttore Editoriale: Sandro Ridolfi

Direttore Responsabile: Giorgio Aurizi

Impaginazione e grafica: Andrea Tofi

Stampa: Iacobelli srl V. Catania 9 Pavona di Albano – Roma

Chiuso in redazione 18/01/2010

Tiratura: 5.000 copie

Periodico dell’Associazione ”Luciana Fittaioli”

Mail: [email protected]

bientale alle falde del vulcanoSan Salvador e aumentando lesituazioni di rischio per le po-polazioni ivi residenti.Nonostante sia responsabi-lità del Governo promuove-re l’uso delle risorse del pae-se, non si era mai riusciti adare una risposta adeguata ein forma centralizzata allenecessità e alle domande deiMunicipi, i quali non hannoprovveduto a dotarsi di fun-zioni e strumenti necessariper gestire e pianificare informa decentralizzata il pro-prio territorio, la popolazio-ne e le risorse.Nel Municipio di Santa Tecla,con la vittoria elettorale delFMLN (Frente Farabundo Martìpar la Liberacion), la nuovaamministrazione ha dato su-bito priorità alla pianificazio-ne urbana e alla protezionedalle calamità naturali.Il Municipio di Santa Tecla è si-tuato nel dipartimento di LaLibertad, nella zona conosciu-ta come Area Metropolitanade San Salvador (AMSS), situa-to nella pianura ai piedi delvulcano di San Salvador aun’altitudine media di 789 m.sul livello del mare.

Il CISS (Cooperazione Inter-nazionale Sud-Sud) è pre-sente in El Salvador già dal1992 con più di 22 progetti,fondamentalmente centratinei settori dello svantaggiosociale, dei maltrattamentialle donne, delle popolazio-ni sfollate in seguito adeventi bellici e naturali, deigiovani in situazioni di ri-schio sociale e dei progettidi sviluppo locale e rurale.El Salvador è uno dei paesidel mondo maggiormentevulnerabile alle calamità na-turali di tipo idro-geologico,metereologico, vulcanico esismico a causa della sua lo-calizzazione nel Cinturón deFuego del Pacifico.Il periodo compreso tra il1968 e il 2000, è stato caratte-rizzato da una maggiore cre-scita urbana. Tale periodo hacoinciso con il verificarsi di di-verse calamità sociali e natu-rali: guerra civile, terremoti,uragani e inondazioni.La crescita urbana è avvenutain modo disordinato produ-cendo un forte impatto am-

Ha una popolazione di circa165 mila abitanti ed è in con-dizioni di estrema povertà.IL CISS porta avanti un proget-to di emergenza finanziatodall’Ambasciata d’Italia in ElSalvador, indirizzato a raffor-zare la capacità di risposta edi coordinamento nella ge-stione dell’emergenza del Mu-nicipio di Santa Tecla, con par-ticolare riferimento alle cala-mità naturali, ambientali e sa-nitarie in area urbana e urba-no-marginale.Le attività definite per il rag-giungimento degli obiettiviproposti sono: - il rafforzamento del sistemadi allerta rapida delle Com-missioni di Protezione CivileMunicipale;- la dotazione di veicoli, siste-mi radio, materiali e attrezza-ture al Centro di EmergenzeMunicipale;- la realizzazione della simu-lazione con la comunità diuna situazione d’emergenza;- la produzione di materialiinformativi e di sensibilizza-

zione sulla prevenzione deidisastri naturali;- la dotazione di attrezzaturemediche, materiali e medici-nali alla Clinica Municipale;- la realizzazione di una cam-pagna di prevenzione deldengue, MRA, MDA e AIDS;- la realizzazione di uno stu-dio-diagnostico delle princi-pali malattie ed epidemie nelMunicipio;- la costruzione e l’allestimen-to di 2 nuovi rifugi urbani persfollati;- la ristrutturazione, l’amplia-mento e l’allestimento di 4 ri-fugi per sfollati.Tutte le attività del progetto,con l’appoggio determinanteda parte del Municipio, vengo-no realizzate con la direttapartecipazione della comu-nità. In questo percorso vienedata massima attenzione allapartecipazione delle donne intutti i processi di formazionee sensibilizzazione della po-polazione. La durata del pro-getto è di 4 mesi ad iniziare dadicembre del 2009.

I “patologi oltre frontiera”sono un gruppo di medicipatologi che credono nel vo-lontariato come impegnosociale e che hanno decisodi portare la loro esperienzapersonale nei paesi in via disviluppo. Costituiscono unorganizzazione, senza finidi lucro nemmeno indiretto,apartitica, apolitica e acon-fessionale.L’associazione, sicuramentepoco conosciuta nel nostropaese, se non agli addetti ailavori, si prefigge di operareconcretamente in attività as-sistenziali, scientifiche, masoprattutto formative ededucative nell’ambito sani-tario, con particolare riguar-do all’Anatomia Patologica,l’istocitopatologia, e le tecni-che correlate, e si adoperanella prevenzione seconda-ria dei tumori, nei paesi invia di sviluppo.La Mission di tale Onlus, na-ta nel 2000, per iniziativa dialcuni Patologi italiani, èquella di potenziare o co-struire laboratori di Anato-mia Patologica e si avvaledella collaborazione di mi-gliaia di specialisti,non solomedici, ma anche biologi etecnici che lavorano in que-sta specialità, totalmente

assente in molti paesi del-l’Africa sud occidentale o allimite con una decina di pa-tologi in Tanzania e uno sol-tanto in Zambia.Il primo progetto del neona-to gruppo è stato il restaurodi un laboratorio abbando-nato dagli inglesi a Mwanza,in Tanzania.Il braccio operativo dei Pa-tologi oltre frontiera è costi-tuto da decine di volontariimpegnati per risolvere lanecessità immediata di di-sporre di una diagnosi isto-logica e citologica ma so-prattutto per formare per-sonale locale, medico e tec-nico, nella prospettiva di

renderlo autonomo. Dal2000 oltre alla Tanzania nu-merosi sono i progetti atti-vati: Cuba, Zambia, Kosovo,Palestina, Egitto, Madaga-scar, Congo, Mozambico,Benin.Ogni progetto ha una speci-ficità ma tutti hanno un co-mune denominatore: l’uti-lizzo della tele patologia co-me supporto fondamentaleper risolvere il problemacontingente dell’assenza oscarsità di patologi.Un altro problema affronta-to e risolto felicemente èquello della prevenzionedel carcinoma del collo del-l’utero, raro alle nostre lati-

tudini ma prima causa dimorte per tumore nelle don-ne dell’Africa sud occidenta-le dove si registra la più al-ta incidenza al mondo di ta-le malattia.Sia la metodica di prelievoche quella di allestimentodei preparati sono semplicie poco costosi quindi espor-tabili anche in paesi econo-micamente svantaggiati, mail vero problema è la man-canza di personale in gradodi interpretare il vetrino,per cui sono stati addestra-ti giovani tecnici locali aiquali è stata affidata consuccesso la conduzione dellaboratorio.Essi hanno anche imparatoad allestire preparati istolo-gici. Naturalmente non es-sendo in grado di seleziona-re le aree diagnostiche, ri-versano in un server i file eda qualsiasi parte del mon-do è possibile vedere i pre-parati connettendosi me-diante un collegamento sa-tellitare a banda larga. Un organizzato gruppo dipatologi volontari garanti-sce la diagnosi istologicaentro quattro giorni dallascannerizzazione del casoe i tecnici hanno la possi-bilità di consegnare la dia-gnosi definitiva di patolo-gie per noi alquanto inu-suali nelle mani del chirur-

go. Chiaramente lo scopoultimo è quello di riuscirea formare medici speciali-sti patologi locali da inse-rire nei laboratori per ren-dere autonoma l’attività

diagnostica.Solo cosi potremmo consi-deraci veramente soddisfat-ti e affermare che abbiamofatto crescere quel paesequalsiasi esso sia.

OSVALDO GUALTIERI

FRANCA BUTTARO

“ Patologi oltre frontiera” L’utilizzo della telepatologia nella prevenzione e nella cura delle malattie più diffuse nei paesi in via di sviluppo,

risolve così il problema dell’assenza o della scarsità di patologi. Altro obbiettivo dell’associazione Onlus è quello

di formare medici specialistici per rendere i centri diagnostici locali autosufficienti.

Santa Tecla - El SalvadorProgetto realizzato dalla cooperazione internazionale sud-sud con l’appoggio fondamentale dei Municipi, per combattere le

disugualianze sociali ed i maltrattamenti alle donne a seguito degli eventi bellici e catastrofi naturali che hanno caratterizzato

gli ultimi decenni. Rafforzamento delle Commissioni di protezione civile per l’allerta “rapida” in caso di nuovi eventi

In alto una frana provocata dal terremoto del 2001.A fianco un!immagine dei volontari arrivati in El Salvador per prestaresoccorso ed aiutare la popolazione colpità dalla catastrofe.

dal Mondo4 1 FOLIGNOGENNAIO 2010

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Cultura/e 5 1FOLIGNO

Ricominciamo dal puntopiù alto del pensiero comu-nista italiano, ricominciamoda Antonio Gramsci l’ispira-tore dei Consigli di Fabbricatorinesi ed il fondatore delPartito Comunista Italiano.La misura della grandezzadel pensiero comunista diAntonio Gramsci è testimo-niata dalla enorme diffusio-ne che i suoi scritti e i suoiinsegnamenti hanno avutoe hanno sempre più nelmondo dove le edizioni dei

suoi libri in lingua stranierahanno superato quelle inlingua italiana.A Gramsci si ispirano lescuole e i partiti comunistie socialisti del sud America,a Gramsci si ispirano i par-titi comunisti indiani ed an-cora a Gramsci, alla sua teo-ria dell’egemonia politica eculturale, si è ispirato il Par-tito Comunista NepaleseMaoista che dopo dieci annidi guerra rivoluzionaria haassunto, anche se breve-mente, il governo nepalesecon uno straordinario suc-cesso elettorale.Gramsci è stato dimentica-to, quasi dolosamente ri-mosso in Italia dalla involu-zione politica e culturaleche ha cancellato il Partitoche lui stesso aveva contri-buito a fondare.Già allontanato dalla diri-genza stalinista nell’isola-mento degli ultimi anni delcarcere fascista, il suo pen-siero è stato ritenuto vec-chio, superato, non più at-tuale da quanti, ex comuni-sti, folgorati del mito dellaglobalizzazione, hanno can-

cellato idee, simboli e persi-no memoria.E invece Gramsci, il suopensiero, il suo insegna-mento, sono sempre più vi-vi ed attuali.Il libro del compagno Alber-to Burgio espolora la mo-dernità e l’attualità dell'ana-lisi della "crisi organica" del-la società borghese come te-mi centrali dei "Quadernidel carcere".Il libro ne approfondisce al-cuni nuclei teorici fonda-mentali, mettendo in risaltoil carattere dialettico delpensiero di Granisci.L'analisi del fascismo italia-no sullo sfondo della com-plessità strutturale della so-cietà contemporanea; la teo-ria del cesarismo; il nododell'egemonia indagato allaluce dell'ubiquità delle dina-miche egemoniche, sonopassaggi cruciali di una let-tura delle note gramscianein cui si rivela essenziale ilduplice volto della crisi: daun lato, irreversibile proces-so degenerativo responsabi-le dello scollamento dei cor-pi sociali, della delegittima-

zione delle leadership e del-la regressione autoritariadei regimi politici; dall'altro,luogo di costituzione disoggettività critiche e di po-tenti istanze di trasforma-zione.Sullo sfondo dell'ambiva-lenza della crisi del "mondomoderno" si sviluppa quel-la ricerca di nuove forme direlazione sociale che rap-presenta la più preziosa ere-dità dei "Quaderni".“Viviamo una grave crisi de-mocratica” è l’incipit lapida-rio e drammatico del librodi Burgio che cresce d’inten-sità nella analisi degli effet-ti della “regressione neo-oli-garchica che tende a dissol-vere l’essenza stessa dellacittadinanza smantellandosistemi di tutela, cancellan-do diritti fondamentali”.Ma la crisi è anche origine di“instabilità, di conflitti e dipiù o meno potenti dinami-che progressive”.La vittoria del capitali-smo è dunque solo tran-sitoria come lo fu, nelpensiero di Gramsci,quella del fascismo.

Le attività del Teatro LiricoSperimentale di Spoleto“A.Belli” fondato nel 1947 siirradiano ormai da anni a li-vello regionale, nazionale einternazionale con una pre-cisa strategia di politica cul-turale: operare in ambito lo-cale (Spoleto, come baseprincipale operativa) per poisvolgere un’attività di diffu-sione della cultura musicalea livello regionale, senza maiperdere di vista opportunitàdi carattere internazionale(Giappone, Paesi Arabi, Ger-mania, Russia ecc.) in quan-to l’attività culturale e il“mercato” culturale sono dasempre transnazionali.Una politica culturale, unprogetto culturale teso ad of-frire l’opportunità a giovaniartisti di talento (cantanti,maestri collaboratori, pro-fessori d’orchestra, direttorid’orchestra) di esibirsi e ini-ziare la carriera a Spoleto ein Umbria “sperimentando”le proprie doti e capacità af-finate nei lunghi periodi diperfezionamento a Spoletoper poi essere lanciati nelmondo dello spettacolo.Contemporaneamente il no-stro teatro intende da annicontribuire alla diffusionedella cultura musicale delnostro territorio offrendonon solo spettacoli d’opera,concerti e recital, ma anchel’opportunità ad un pubblicoper vari ragioni solo poten-ziale e lontano dal teatro di

avvicinarsi o riavvicinarsi almondo della musica ancheattraverso azioni di coinvol-gimento diretto, come nelcaso dei giovani con il pro-getto “Chi è di scena?, LeScuole all’Opera”. Le scuole di Spoleto in unprimo momento, ma ormaida qualche anno anche scuo-le provenienti da varie cittàdella regione, partecipano adalcuni spettacoli per poi es-sere protagonisti di un con-corso annuale. Il concorsoculmina con la consegna deipremi assegnati ai migliorielaborati (disegni, relazioni,temi). Cerchiamo di offrire inostri spettacoli ad un pub-blico sempre più variegatoprovando a raggiungere tut-ti coloro che per varie ragio-ni non partecipano o nonpossono partecipare alla vi-ta culturale. Con questo pre-supposto siamo entrati inrapporto diretto con i dete-nuti del Carcere di Maiano diSpoleto per elaborare insie-me l’opera “Rigoletto” di Giu-seppe Verdi andata in scenanel 2008 e per riallestire nel2007 “La Bohème” di Giaco-mo Puccini, con scene e co-stumi creati dai detenuti diDublino e Spoleto. Siamo en-trati anche nei centri socialianziani presentando nelle lo-ro sedi concerti e recital invi-tandoli poi ad andare o ritor-nare all’opera a prezzi sim-bolici. Stessa opportunità èstata offerta ai centri giova-nili della città e della perife-ria: incontri tra giovani e cioècon i nostri giovani artisti,

concerti e successivo invitoall’opera. E faremo ancora dipiù con RealityOpera@, ilprogetto che vedrà protago-nisti i giovani nella stesuradi testi (ispirati a “Gomorra”di Roberto Saviano, alla stra-ge della Thyssenkrupp di To-rino e al reality “L’Isola deiFamosi”) che saranno poimusicati da compositori af-fermati. L’organico strumen-tale che realizzerà poi l’“ope-ra” dovrà prevedere anche lapresenza di una band giova-nile emergente che potrà es-

sere rock, pop, metal,punk…Le funzioni del Teatro Liricodi Spoleto “A.Belli”- Teatro Li-rico dell’Umbria sono quindimolteplici: preparare allacarriera i giovani artisti in uncontesto professionale, con-tribuire a diffondere il teatromusicale nella nostra regio-ne in modo capillare, non di-menticando di avvicinare an-che quel pubblico troppospesso non considerato enon sensibilizzato, presenta-re i titoli della tradizione

operistica, ma anche solleci-tare la creatività e la conta-minazione di più linguaggisia dal punto di vista inter-pretativo che dal punto di vi-sta compositivo.Non a caso negli anni la no-stra Istituzione ha coinvoltonel suo percorso per la regiapersonaggi come GiancarloCorbelli, Luca Ronconi, Gior-gio Pressburger, Daniele Ab-bado, Antonello Aglioti, San-dro Sequi e recentementePippo Delbono (con cui stia-mo pensando ad una nuovaavventura). Quest’anno Pao-lo Rossi darà la sua impron-ta registica a “Il MatrimonioSegreto” di Domenico Cima-rosa.Giovani direttori, alcuni deiquali ormai lanciati a livellointernazionale, dopo l’espe-rienza dello “Sperimentale”,si alternano e si sono alter-nati a direttori d’orchestraaffermati; ricordiamo SpirosArgiris, Bruno Aprea, Massi-mo De Bernart, Enrique Maz-zola, Ivo Lipanovic, MarcelloPanni, Carlo Palleschi. Tra igiovani direttori spesso lan-ciati proprio dallo “Speri-mentale” sui palcoscenicipiù importanti ricordiamoGiampaolo Bisanti, Massimi-liano Stefanelli, ChristopherFranklin, Vito Clemente, Lau-rent Campellone. Oltre alle opere del reperto-rio tradizionale prodotte epresentate in Umbria e all’e-stero tra cui negli ultimi an-ni “La Traviata” di GiuseppeVerdi (2003-2004), “La Bohè-me” di Giacomo Puccini(2005-2007), “Il Barbiere diSiviglia” di Gioachino Rossi-ni (2006-2007), “Il Trovatore”di Giuseppe Verdi (2007), “LaCenerentola” di GioachinoRossini (2008), “Rigoletto” diGiuseppe Verdi (2008-2009)si è sempre cercato di offri-re titoli ingiustamente pocofrequentati o spesso dimen-ticati tra cui “Il filosofo dicampagna” di Baldassare Ga-

luppi nel 2002, “Cleopatra”di Domenico Cimarosa nel2005, “Didone abbandonata”di Baldassarre Galuppi nel2006, “La Dirindina va a Tea-tro” di Domenico Scarlatti e“Pimpinone” di Tomaso Albi-noni nel 2007, “Don Falcone”di Niccolò Jommelli nel 2008e “Il Cuoco e la Madama” diGiuseppe Sigismondi nel2009.Il repertorio tradizionale,quello dimenticato e ripro-posto e il nuovo. Il nuovo si-gnifica per il Teatro LiricoSperimentale la messa inscena delle opere vincitricidel Concorso per NuoveOpere di Teatro Musicale daCamera “Orpheus”.Il Concor-so promosso dallo Speri-mentale nel 1993 sotto gliauspici del Mastro GoffredoPetrassi ha visto Luciano Be-rio Presidente della Giuria In-ternazionale e animatoredell’iniziativa sino alla suamorte. Le ultime due edizio-ni sono state presiedute daLouis Andriessen, uno deimaggiori compositori viven-ti. La formula del Concorso èsemplice: giovani composi-tori a livello internazionalepresentano un progetto perun’opera di teatro musicale.I migliori tre progetti vengo-no selezionati e premiati. Icompositori finalisti comple-tano le opere. La Giuria nesceglie una che viene poi al-lestita in prima mondiale aSpoleto dal Teatro Lirico Spe-rimentale. Vincitrice dell’ul-tima edizione del Concorso“Orpheus” è stata l’opera“Obra Maestra” di GiovanniMancuso messa in scena nel2007 in modo “travolgente”da uno dei più creativi e irri-verenti autori e registi dellascena teatrale: Pippo Delbo-no.Questa la nostra attività tratradizione e innovazione,questa la nostra idea di Tea-tro e di Teatro Musicale nel-lo specifico.

Tra tradizione e innovazione Una sfida esaltante

“Per Gramsci” Crisi e potenza del moderno

GENNAIO 2010

CLAUDIO LEPORE

Abbatti alcuni degli aeroplani che hai guidato, Specialmente quelli che stanno volando troppo bassi.

Abbatti alcuni di quegli aeroplani, Specialmente quelli che stanno volando troppo bassi.

Torna sulla terra amica mia, Torna con me.

Abbiamo tutti attraversato la notte, baby. Cara, dolce carezza di verità.

Con la forza dello spirito Tutto è possibile. Tutto è possibile.

Volare così tanto con un giocattolo, piccola È una via di fuga per la terra lontana. È così eccitante fluttuare ogni tanto,

Anche una medusa te lo direbbe. Ho detto che fluttuare è eccitante e facile.

Anche una medusa sarebbe d'accordo. Sì, ma quella vecchia medusa è stata a fluttuare

così a lungo e mollemente, Signore, senza neanche farsi un osso

nella sua schiena gelatinosa. Fluttuando giorno e notte

Spingendosi in alto, nonostante il rischio. A volte non è quello giusto. Con la forza dello spirito

Tutto è possibile.

Power Of SoulJimi Hendrix - 1970

Le attività del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto “A.Belli” - Teatro Lirico dell’Umbria

Un libro di Alberto Burgio

Page 6: Gennaio 2010

paginone lavoro a cu 6

Ormai capita spesso: chiamida Torino, Roma o Catania e tirispondono da Tirana o daBucarest. Le società di telefo-nia e in parte anche le Tv ita-liane stanno dirottando all’e-stero una gran fetta dei callcenter, dislocandoli in Alba-nia, Romania, Tunisia e Ar-gentina. Wind ha già 400 lavo-ratori all’estero, Telecom 600,la “3�200, Fastweb 50 e ancheSky ha operatori in Albania.Le previsoni parlano di unpassaggio a breve da 1.500 a4.000 operatori telefonici im-piegati all’estero, a scapito

dei call center italiani e di mi-gliaia di giovani che almenosopravvivevano pur con sti-pendi miseri. La crisi porta leaziende telefoniche a creareposti di lavoro all’estero dovela manodopera costa la metà,il tutto senza che il nostro go-verno intervenga. Ci sono poi altri risvolti, oltrequelli occupazionali, che ri-guardano il servizio allaclientela. Perchè sta emergen-do un fatto anomalo.Se a chiamare è un cliente chespende tanto, il numero vienedirottato a un call center diserie A, ovvero in Italia, con

personale più pronto e quali-ficato. Quando a chiamare in-vece è un cliente che spendepoco e che fa poche telefona-te, viene instradato verso uncall center estero, dove ope-rano lavoratori volenterosi,che parlano un discreto italia-no, ma che offrono un servi-zio più scadente. La H3g, adesempio, quella dei telefoni-ni “3� per capirci, ha un siste-ma a stellette come gli alber-ghi: lo giustificano ritenendolegittimo fornire un serviziomigliore ai clienti più assidui.Chi non cerca un rapportostabile e usa poco la “3� fini-sce per parlare con un rome-no, insomma.Telecom fa lostesso, ma si giustifica soste-nendo che il servizio è appal-tato a società esterne e se unadi queste apre un call centerin Tunisia o in Albania, non èuna cosa che li riguardi. I sindacati ora però intendo-no interpellare il Garante del-la privacy, in quanto i dati pri-vati finiscono automatica-mente in altri Paesi e accadeche ora dall’estero certe uten-ze italiane siano chiamate perproporre l’acquisto di prodot-ti italiani.

FOLIGNOGENNAIO 2010

Due milioni di disoccupa-ti «ufficiali», più gli «invi-sibili». Cassa integrazio-ne record, operai sui tet-ti. Dicono che il peggio èpassato. E' vero?Io non vedo segnali positivi,almeno se si assume il lavo-ro - non la borsa - come indi-ce di riferimento.Basta guardarsi attorno.L'assurdo è che si pensa dipoter ripartire come prima,puntando sulle esportazio-ni, competendo sul costodel lavoro, tagliando il wel-fare per ridurre il debitopubblico (gonfiato per sal-vare la finanza).Il governo, poi, estende leprecarietà - reintroduce illavoro a chiamata - mentrescemano le tutele, come perle pensioni, che diminuisco-no fino al 4% per il calo delmontante contributivo, cal-colato sul Pil.Il sindacato dovrebbe ri-spondere mettendo in di-scussione tutti gli accordi diun'era concertativa cancel-

lata dalla politica di governoe dalla crisi economica. E in-vece balbettiamo, sperandonella Confindustria «buona»contro quella «cattiva».Perché è vero che i padronisono divisi, ma è una divisio-ne che andrebbe usata alzan-do il livello del confronto, conuno sciopero generale cheunifichi tutti i conflitti aperti,perché la crescita di tanteesasperazioni «separate» esempre più individuali nonpromette nulla di buono.In questo panorama laCgil va divisa al congres-so: non c'è il rischio che ilavoratori non capiscano?Per rispetto dei lavoratorieviterei di usarli a sostegnodi questa o quella posizio-ne. Il problema è come vo-gliamo presentarci di frontea loro: sarebbe grave se sivolesse rappresentare il di-battito democratico comeuna sorta di lacerazione del-l'organizzazione, argomen-to da sempre usato a sini-stra per impedire il confron-to. Salvo poi implodere, a

un certo punto.Non c'è libertà di con-fronto in Cgil?Dobbiamo stare tutti moltoattenti: se non si concedepiena dignità a ogni posizio-ne - facendo trasparire che leragioni altrui non sono dimerito, ma di altra natura - sirischia la degenerazione delconfronto e questo è un pro-blema di pratica democrati-ca: si deve poter discutere evotare liberamente sul meri-to delle proposte. Un con-gresso unitario non sarebbestato più utile per trovare lerisposte sindacali alla crisi?Sicuramente avrebbe rassi-curato le burocrazie.Ma non ci sarebbe stata nes-suna reale discussione, co-me per lo scorso congressoche fu un'autocelebrazione.Non si rischia la lacera-zione? Si parla di «scis-sionismo»Ho letto un'intervista dellasegretaria generale dellaFlai fatta solo di congetturee insulti, come se ci fossechi lavora per la Cgil e chi

I n t e r v i s t a a G i a n n i R i n a l d i n i s e g r e t r i l a s c i a t a a “ I l m a n i f e s t o ” 1 9 o t t o b r

Operatori call center La Cgil che Le società italiane di telefonia stanno spostandoi call center nell’Europa dell’estSaranno 4.000 i lavoratori italiani del settore in meno

Il nuovo Blog dei precari e del-le precarie dei Call Center. Pensiamo di essere un puntodi vista particolare, quello diuna generazione che, diversa-mente dalle precedenti, è se-gnata dalla completa incertez-za del presente e dalla certez-za della precarietà nel futuro.Ciò che sta accadendo allemigliaia di lavoratrici e lavo-ratori precari dei call-centerdi Cagliari è solo un aspettodi quella condizione ingiustadi disagio materiale e moralein cui è costretta a sopravvi-vere la nostra società nell’Eradella legge 30.Viviamo in mezzo a continuicontrolli di produttività, ab-biamo perduto il diritto adavere una casa e una famiglia.Le uniche cose che vanno aldi là dei pochi soldi che rice-viamo, sono le incertezze sul-l’oggi e sul domani, e in molticasi anche il mobbing. Que-sto lavoro nella sua masche-ra più infame è molto usuran-te, con rischi psicologici e fi-sici ancora non definiti per lasalute. Riusciamo ad averesolo occasioni di lavoro pocoqualificate, poco retribuite,poco stabili e poco tutelate,con ricorrenti e prolungatiperiodi di totale assenza di la-voro e di reddito.Adesso, è giunto il momentodi reagire, costruire e svilup-pare un forte movimento del-

le lavoratrici e dei lavoratoriprecari telematici. La nostralotta sta nel capire e ascolta-re i bisogni e le necessità deinostri colleghi, delle personeche si trovano nelle nostrestesse condizioni di vita lavo-

rativa, perché dove si compe-te è inevitabile che ci sianoquelli che vincono e quelliche perdono e attraverso que-sto Blog, vogliamo dare vocea tutti quelli che si sentonoperdenti.

Precari in lineaE’ nato un nuovo Blog: [email protected] ascoltare e creare un movimentocon tutti coloro che si sentono vittime della “Legge 30”

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GENNAIO 20107 ura di Gianluca Tofi

che su una pubblicazionedello Spi che noi vogliamosciogliere quel sindacato,una falsità che non sta scrit-ta da nessuna parte.La realtà è che siamo tuttidella Cgil e noi non voglia-mo nemmeno costituirci inarea programmatica, né du-rante, né dopo il congresso.La Cgil dovrebbe preoccu-parsi di chi reagisce in quelmodo al confronto demo-cratico che dovrebbe, inve-ce, essere elemento costitu-tivo per un'organizzazioneche vuole rappresentare mi-lioni di persone.Quale è lo scopo del do-cumento «La Cgil che vo-gliamo»?Aprire una discussione atutto campo sul futuro delsindacato, considerandoconclusa la fase della con-certazione. Epifani dice cheil solo conflitto non basta.Questa è un'ovvietà. Il pro-blema è se si costruisce ilconflitto a partire da un'ana-lisi e un'elaborazione auto-noma del sindacato - che ha

il voto dei lavoratori comeunica legittimazione - o se siplasma la pratica sindacalesulle compatibilità definiteda altri, cioè da governo eConfindustria.La Cgil ha questa colpa?La concertazione svaniva ognigiorno di più e noi continua-vamo a inseguirla. E questomentre Cisl e Uil facevano unascelte precise: dall'accordo se-parato al via libera allo scudofiscale di Tremonti.Insomma, non abbiamo pre-so atto che si è costituito unasse governo-Confindustria-Cisl-Uil analogo a quello deitempi del Patto per l'Italia edell'attacco all'articolo 18.Pensare poi di recuperare unruolo contrattuale con unalogica emendativa, con gliaccordi delle singole catego-rie, rischia di scardinare laCgil, se viene meno un siste-ma contrattuale universale.Che deve fare la Cgil?Innanzi tutto avrebbe dovu-to contrastare radicalmentel'applicazione dell'accordo

separato e non lasciarne lagestione a ciascuna catego-ria, con esiti tra loro diver-si. Il problema non era soloFedermeccanica.Come si è visto il problemaè nell'asse governo-Confin-dustria, nell'esito finale del-la concertazione di cui sonorimasti solo i vincoli: se gliaumenti devono stare den-tro i limiti posti dal gover-no, il lavoro paga tutto, tut-to è predeterminato (al ri-basso), i lavoratori non pos-sono decidere su nulla e lademocrazia scompare.Quel che serve è ritrovareuna pratica rivendicativanelle categorie e a livelloconfederale.Cosa vuol dire, ad esempio,«contrattazione territoriale»se vengono già predefinitivincoli insuperabili?Per rilanciare il ruolo dellaconfederazione nei territoridevi promuovere vertenzein un rapporto stretto tracamere del lavoro e catego-rie. Serve più confederalità,non meno.

t a r i o g e n e r a l e d e l l a F i o m - C g i l r e 2 0 0 9 : b a s t a c o n l a c o n c e r t a z i o n e !

e noi vogliamo

Epifani giudica un peri-colo per la confederalitàle firme di tre leader dicategoria (Fiom, Fp, Fi-sac) al documento n.2La confederalità non si co-struisce in termini gerarchi-ci. Quella è un'idea di Cisl eUil che riducono le catego-rie a un ruolo corporativo,con gli enti bilaterali sottola gestione politica dellaconfederazione.Nella storia della Cgil laconfederalità è una praticagenerale che vale per tutti,non è una divisione buro-cratica delle funzioni e vivenelle categorie. Del resto sevogliamo un sindacato dav-vero generale, di tutto il la-voro subordinato («atipico»incluso), serve una comu-nità di intenti e di pratiche apartire dall'estensione deidiritti - compreso l'art.18 -,dalla riduzione delle preca-rietà, con l'abolizione del-l'interinale e dei Co.Co.Pro.Insomma, una svolta nelmerito. Questi sono i termi-ni del confronto congres-

I numeri della crisiin Umbria

Di cosa si nutre la crisi eco-nomica che ha colpito e con-tinua a colpire duramentel’economia del Paese? Preva-lentemente si nutre di red-diti: nel 2009 nella piccolaUmbria si è mangiata qual-cosa come 180-200 milionidi euro di salari da lavoro.Come ha fatto? Semplice: suun salario da 1.200 euro lacassa integrazione compor-ta una riduzione di redditodi circa 5mila euro all’anno,mentre chi non è tutelato e

va in disoccupazione puòperdere fino a 15mila euroall’anno. �E in questa situa-zione si trovano decine dimigliaia di lavoratori umbri,sono circa 20mila quellicoinvolti a vario titolo. L’ag-giornamento al mese di di-cembre 2009 della rilevazio-ne trimestrale sulla crisisottolinea come continui adincrementare il numero dilavoratori posti in cassa in-tegrazione o nelle liste di

mobilità. Se a settembre in-fatti erano 10.620 i lavora-tori umbri interessati dagliammortizzatori sociali, a di-cembre il numero è salito a12.334, con un incrementodi 1.747 unità, pari al16,5%.�Tra il 2009 e il 2010non c’è soluzione di conti-nuità, la profondità e lastrutturalità della crisi han-no segnato il 2009 e segne-ranno purtroppo anche il2010. Lo scorso anno si so-no consumate quasi 10 mi-

lioni di ore cassa integrazio-ne, il numero di disoccupa-ti è passato da 17mila a26mila, mentre gli occupatisono scesi da 370 a 360mi-la. Solo nel manifatturiero èstato perso qualcosa come15mila posti lavoro, quasiun quinto dell’intero com-parto. �Sono dati che dannoil senso della pervasività diquesta crisi che è destinataa non finire presto e aproiettarsi nel 2010.

I dati della CgilAndamento trimestrale

Settembre 2009dicembre 2009 -/+Aziende in crisi 231 235 +5Dipendenti occupati 16.004 17.744 +1.740Dipendenti coinvolti 10.620 12.334 +1.747

Di cuiCig ordinaria 6.144 7.053 +939Cig straordinaria 2.222 2.934 +712Mobilità-Licenziamento 1.137 1.170 +33Cig in deroga Acc. Az. 634 705 +71Contratti di solidarietà 274 291 +17

Cassa integrazione guadagni in deroga

Accordi in regione 6.076 8.000 +1.924Aziende interessate 768 1.100 +332

La Cgil regionale stima che in un anno sianostati bruciati circa 200 milioni di euro di redditida lavoro. Presentati tutti i dati aggiornati sullasituazione occupazionale �

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Enti locali e servizi81 FOLIGNOGENNAIO 2010

Ancora novità nell'ambitodei rapporti tra cittadini ePubblica Amministrazione.Il 2009, infatti, si è conclusocon la pubblicazione nellaGazzetta Ufficiale (n.303 del31/12/2009) del decreto Le-gislativo 20/12/2009, n.198in materia di ricorso per l'ef-ficienza delle amministra-zioni e dei concessionari diservizi pubblici, meglio co-nosciuto come class actionpubblica.La nuova azione si collocaall'interno del disegnoriformatore di valorizza-zione dell'amministrazio-ne di risultato che trova ilsuo fondamento nel cano-ne costituzionale di buonandamento e nella rinno-vata affermazione dellacultura della responsabi-lità che il nostro legislato-re intende cosi perseguire.Di cosa si tratta?

Associazioni e comitati diconsumatori o utenti e sin-goli cittadini potranno ri-volgersi al giudice ammini-strativo (TAR) per chiederedi ripristinare il correttosvolgimento della funzioneo la corretta erogazione diun servizio in caso di viola-zione di termini, di obbli-ghi contenuti nelle cartedei servizi ovvero di stan-dard qualitativi ed econo-mici o quando non venga-no emanati atti ammini-strativi generali obbligato-ri non aventi, però, conte-nuto normativo.La richiesta al giudice dovràessere sempre precedutadalla notifica di una diffidaall'amministrazione o alconcessionario ad effettua-re, entro il termine di no-vanta giorni, gli interventiutili alla soddisfazione degliinteressati.Soltanto nel caso in cui glienti non provvedano ad eli-minare la situazione denun-

ciata, sarà allora possibileproporre il ricorso.Inoltre, sul sito istituziona-le dell'amministrazione odel concessionario intimatidovrà essere data pubblicitàdel ricorso, della sentenza edelle misure adottate in ot-temperanza.Il giudice, se accerta la vio-lazione, l'omissione o l'i-nadempimento, ordina diporvi rimedio entro uncongruo termine nei limiti,però, delle risorse stru-mentali,finanziarie e uma-ne concretamente a dispo-sizione delle amministra-zioni che non potranno,comunque, essere condan-nate al risarcimento dell'eventuale danno.Una ultima annotazione.La class action sarà concre-tamente esercitabile solo adavvenuta emanazione di al-cuni decreti attuativi.Come dire: la casa è pronta,ma manca il certificato diabitabilità!

SALVATORE ZAITI INARCO AMMENTI

Class Action

L'uso di una connessione aBanda Larga nella modalitàofferta da ICT Valle Umbrapuò rappresentare per la fa-miglia cha abiti in città o inzona rurale o montana l'op-portunità per migliorare lapropria qualità della vita edentrare in contatto con lasocietà dell'informazionevia Internet. Ma ancheun'occasione di un rilevan-te risparmio sui costi dellebollette.Per cominciare si risparmiatempo, rispetto all'Internetutilizzata sulla linea telefo-nica tradizionale o ISDN: inassenza di ADSL si viaggia,quando va bene, a meno diun centesimo della velocitàdi una connessione a largabanda: da 33 a 64 Kbps in-vece di 4 o 6 Mbps del servi-zio Internet a banda larga.In tal modo utilizzare servi-zi bancari o scaricare un fi-le di dimensioni ridotte an-che a pochi Mbyte può ri-chiedere molta pazienza edecine di minuti. Il tempo èdenaro, e comunque c'èsempre un'alternativa mi-gliore per impiegare il pro-prio ( invece di aspettare da-vanti ad un computer).Le fonti di informazione suInternet sono poi così tanteche ci consentono ad esem-pio di non comprare il quo-tidiano, ma di leggerlo suInternet, di scaricare deiclassici della letteratura ospartiti musicali invece diacquistarli in libreria, discambiare con altri utenticontenuti dei generi più di-versi, avere con Youtube unjukebox universale di musi-ca e filmati sempre a dispo-sizione.Inoltre si può risparmiaresui costi del traffico telefo-

nico. I sistemi adottati daICT Valle Umbra per realiz-zare la rete di distribuzioneInternet a Banda Larga sonodi tecnologia Cisco e Moto-rola, due indiscussi leadermondiali di apparati Inter-net e di sistemi Radio, e so-no stati scelti per la loro ca-pacità di trasportare senzaritardi anche il traffico te-lefonico convertito in traffi-co Internet, ossia il cosid-detto VOIP (voice over IP). Si può perciò telefonare conuna connessione Internet dilata qualità, mantenendo ilproprio numero telefonico(il trasporto sulla connes-sione a Banda Larga avvienein tre settimane) o utilizzan-do nuovi numeri col prefis-so del proprio distretto te-lefonico. Tutto ciò proprioin virtù della liberalizzazio-ne del cosiddetto “ultimomiglio” e delle disposizionidell'Autorità Garante per laconcorrenza nelle Comuni-cazioni.Il traffico telefonico poi, da-ta la forte concorrenza tragli operatori su Internet, co-sta molto meno che dall'o-

peratore tradizionale: menodi due centesimi al minutoverso i numeri di telefoniafissa in Italia, Europa, StatiUniti e meno di 15 centesi-mi al minuto verso i cellula-ri italiani. Ma soprattuttonon si paga lo scatto alla ri-sposta (che a seconda del-l'operatore e della direttriceva da i 6 ai 15 centesimi). Etutte le telefonate fatte (e ri-cevute) sono visionabili sulsito Internet dell'operatoreVoip con il loro costo: comeavere un bolletta sempre ag-giornata e on-line e senzasorprese.In conclusione la rete wire-less che collega ad alta velo-cità alla fibra ottica rovesciacompletamente il percorsodell'ADSL e supera i limiti fi-sici del filo di rame; mentreADSL estende il servizio te-lefonico per farci passarel'Internet sopra, il serviziowireless a larga banda colle-ga alla fibra ottica e conse-gna una Internet così veloceda farci passare anche il te-lefono. Ma in più arriva an-che dove i fili telefonici el'ADSL non arriveranno mai.

Sono ormai trascorsi diver-si mesi dall’entrata in vigo-re dell’ordinanza sulla «tu-tela dell’incolumità pubbli-ca dall’aggressione dei ca-ni», ma ci si continua a chie-dere se esistano cani perico-losi o, piuttosto, proprieta-ri incapaci e più pericolosidei loro animali.L’ordinanza, infatti, non èaltro che una risposta airecenti episodi di aggres-sione da parte di cani che,in realtà, erano stati maleaddestrati (anche percombattimenti clandesti-ni) e poi abbandonati.Ebbene, le amministrazionicomunali hanno ora l’obbli-go di organizzare corsi di«formazione» per proprieta-ri di cani, soprattutto quellidi grande taglia o di razzeselezionate per la guardia.Tali percorsi formativi so-

no volti a favorire la forma-zione e l’acquisizione diadeguate cognizioni sullacorretta detenzione di uncane e per la prevenzionedi danni o lesioni ad altri.Previsto al termine delpercorso il rilascio di spe-cifica attestazione deno-minata “patentino”, obbli-gatori per i proprietari di“cani impegnativi” identifi-cati a livello territoriale.Come è noto, è stata elimi-nata la black list di razzepericolose mirando alla re-sponsabilizzazione deiproprietari. In particolare,gli obblighi gravanti suiproprietari e detentori dicani sono indicati negliartt. 1 e 2 dell’ordinanza.La prima norma (art.1 ) in-troduce l’obbligo di utiliz-zare sempre il guinzagliodi misura non superiore amt. 1,50 per i cani condottinelle aree urbane e nei luo-ghi aperti al pubblico (fatte

salve le aree per cani indi-viduate dai Comuni) e diavere sempre con sé la mu-seruola (rigida o morbida)da applicare in caso di po-tenziale pericolo, nonchél’obbligo di affidare il pro-prio animale solo a personein grado di gestirlo.Il successivo art. 2 confer-ma il divieto di addestra-mento che esalti l’aggressi-vità del cane e alle opera-zioni di selezione e incrociocon lo stesso fine. No ancheal doping, agli interventichirurgici destinati a modi-ficare la morfologia dell’a-nimale (dalla recisione del-le corde vocali al taglio del-le orecchie e della coda),fatti salvi gli interventi cu-rativi del veterinario. Obbligatorio per chiunqueconduca il cane in ambitourbano raccoglierne le fe-ci e avere con sé strumen-ti idonei alla raccolta.Il proprietario e il detento-

re devono anche assumereinformazioni sulle caratte-ristiche fisiche ed etologi-che del cane e sulle nor-mative in vigore.Il proprietario di un cane,infatti, è sempre responsa-bile del benessere e del con-trollo del proprio animale erisponde civilmente e pe-nalmente dei danni o dellelesioni che il cane arreca apersone, animali o cose.Con l’art. 3 dell’ordinanza

3.3.2009 è stato poi istitui-to un registro dei cani mor-sicatori e con problemi dicomportamento presso iservizi veterinari della Asl.I proprietari dei cani iscrit-ti nel registro devono obbli-gatoriamente stipulare unapolizza di assicurazione diresponsabilità civile e ap-plicare contestualmenteguinzaglio e museruola alproprio animale quando sitrovano in aree urbane e nei

luoghi aperti al pubblico.La norma de qua contienedunque due distinti pre-cetti: l’obbligo di vigilanzae l’obbligo di stipula di po-lizza assicurativa.Il primo dei suddetti co-mandi altro non è che unasorta di rinvio (o mera ri-petizione?) alla figura spe-ciale e aggravata di re-sponsabilità aquiliana re-golata nell’art. 2052 c.c.che testualmente dispone:“il proprietario di un ani-male o chi se ne serve peril tempo in cui lo ha inuso, è responsabile deidanni cagionati dall’ani-male, sia che fosse sotto lasua custodia, sia che fossesmarrito o fuggito, salvoche provi il caso fortuito”.La ratio della responsabi-lità ex art. 2052 c.c. è indi-viduata nel dovere di cu-stodia sull’animale. Al ter-mine “custodia”, in parti-colare, è attribuito il signi-ficato di “disponibilità difatto dell'animale”.L’obbligo della assicurazioneper la responsabilità civileha quindi lo scopo di garan-tire agli eventuali danneggia-ti il tempestivo risarcimen-to del danno subito.

LORENZO BATTISTI

Patentino per i cani Corsi di formazione per i proprietari dei cani

In attesa di regolamenti ecco come cambia la Pubblica Amministrazione.

Utilità e aspettative dalla nuova normativa.

Banda LargaUtilizzare la connesione per risparmiare sulle bollette telefoniche grazie

alla tecnologia VOIP, che converte il traffico telefonico in traffico internet

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Archiviati i cenoni, ecco ilconsiglio per perdere due otre chili in un mese se-guendo una dieta elaboratada Massimo Valz Gris.Non deve essere, però, unadieta da “fame” perché ilcorpo, se viene privato delnutrimento necessario, bru-cia i muscoli per trovareenergia, con il risultato chediminuirà la massa musco-lare invece di quella grassa.Via libera allora alle verdu-re crude e soprattutto man-giare poco, ma più volte, nelcorso della giornata.La dieta per perdere 2,5/3kg nel giro di un mese pre-vede cinque pasti equili-brati al giorno, per far siche il metabolismo siasempre attivo e per non ar-rivare mai troppo affamatia pranzo e cena.Vanno banditi dolci e alcool(al massimo un bicchiere dirosso). Quanto ai condi-menti è permesso solo l’o-lio di oliva extravergine, acrudo e con moderazione.Uova, formaggi e affettativanno mangiati ciascunonon più di tre volte la setti-mana, mentre le verdure(meglio se crude) vanno

previste in entrambi i pastiprincipali. Per il resto loschema alimentare conce-de libertà di scelta. Ecco unprogramma indicativo ( perchi è in buona salute):

• colazione: una tazza dilatte (150-200 ml) con trebiscotti secchi o altrettantefette biscottate oppure duecucchiai di cereali;• spuntino di mezza matti-

na: un frutto di stagione ouno yogurt magro o unpacchetto di cracker inte-grali o una spremuta o unsucco di frutta;• pranzo (intercambiabilecon la cena): una bisteccadi carne bianca o rossa opesce ai ferri; una porzionedi verdura (250 g) o 80grammi di insalata; una pa-tata bollita o un panino in-tegrale; un frutto di stagio-ne;• spuntino di metà pome-riggio: come quello di metàmattina;• cena (o pranzo): 80 gram-mi di pasta o riso, megliose integrali con un condi-mento leggero, per esem-pio a base di pomodoro.Una porzione di verdura oinsalata, 90 grammi di for-maggio, oppure uova oqualche fetta di prosciuttocotto o crudo oppure bre-saola; un frutto di stagione.In alternativa allo schemacon primo e secondo , neidue pasti principali si puòscegliere un piatto unico,per esempio 80 grammi dipasta con del ragù di carne(senza soffritto) o un sugodi pesce, oppure un mine-strone di verdure con 30grammi di pasta o riso. Do-po il piatto unico un frutto.

Da tempo si è scoperto chel’attività fisica giova alla sa-lute generale della persona.La vita d’ufficio, le comoditàe la conseguente riduzionedel movimento quotidiano,sono due nemici dello starebene e del poter sperare inuna lunga vita.Non si pretende certo cheper mangiare si debba anda-re a caccia nei boschi, manon si può nemmeno limita-re il nostro movimento al“salire e scendere dall’auto”.Questa concezione, per ra-gioni di cultura e per man-canza d’ informazione, nelnostro Paese stenta a pren-dere piede, ed ecco allorache la chimica viene in aiutodella nostra debole forza divolontà: Ingoia la pillola mi-racolosa e ti eviti la noia diarrivare al supermercato apiedi o di fare qualche ram-pa di scale.Ma chi fa parte di questa fol-ta schiera di indolenti alloradeve rassegnarsi?Per perseguire l’obiettivodello “stato di salute” è ne-cessario tuttavia che l’atti-vità sia sapientemente per-sonalizzata e giustamentecalibrata in base alle caratte-ristiche dell’individuo, dob-biamo superare l'idea che apiù lavoro corrisponda unmaggiore beneficio.Quando ci alleniamo sottopo-niamo il nostro organismo aduno stress e affinché questosia positivo deve equilibratorispetto al riposo.Perciò dobbiamo essere at-tenti a non fare poco ma an-

che a non esagerare. Il con-cetto di salute rappresentainfatti cose diverse per per-sone diverse. I’organizzazio-ne mondiale della sanità de-finisce la “salute” come unastato di benessere fisico ementale, e sicuramente unodei modi, se non il più im-portante, per migliorare ilproprio stato di salute è in-traprendere una regolare at-tività fisica.Questo può voler dire muta-re il proprio stile di vita. Main pratica cosa significa chel’attività fisica può aiutarci?E cos’è che ci può regalareuna “regolare” pratica dell’at-tività fisica?Avere più energia, diventarepiù forti, perdere grasso cor-poreo, respirare più facil-mente, migliorare le capacitàmotorie, contenere il rischiodi malattie e infezioni, dimi-nuire il rischio di incidenti,diminuire il livello di stress.L’attività fisica regolare, di-minuisce il livello di stress,che scatena sentimenti comela paura, la preoccupazionee lo scoraggiamento.Controllare lo stress è lachiave per superare e sfrut-tare le situazioni positive enegative della vita di tutti igiorni.Questa lista della "qualità divita" potrebbe allungarsi al-l’infinito, a seconda dellecondizioni personali di salu-te e degli obiettivi di attivitàfisica.Non importa quali siano que-sti obiettivi: iniziare un pro-gramma di attività fisica e se-guirlo con costanza ha co-munque un effetto positivo.Una volta iniziato un pro-

gramma, questo dovrebbediventate parte integrantedella propria vita. Così facen-do sarà sorprendente accor-gersi di come sia necessariopoco tempo per trasformareun obbligo in un momentopiacevole che ci aiuta ad eli-minare la tensione accumula-ta ogni giorno, riducendo ovepossibile e salvo diversa indi-cazione del proprio medico,il ricorso ai farmaci.Basterebbero infatti 18 mesidi attività fisica regolare percontrastare efficacemente l’i-pertensione, addirittura sequesta venisse abbinata aduna alimentazione povera digrassi animali e ricca in fibre,come è stato valutato in al-cuni importanti studi scien-tifici, i valori pressori po-trebbero registrare un decre-mento superiore a quello ri-levato con i farmaci specifi-

L’AFAM, società pubblicadel Comune di Foligno, haconfermato la sua vocazio-ne all’innovazione e alladiversificazione dei servi-zi, attraverso la redazionedel Bilancio Sociale, nelquale sono evidenziate leattività svolte a favore de-gli utenti. In particolare, inun periodo storico caratte-rizzato da eventi negativi,sotto il profilo economicoe finanziario, l’Aziendarealizza risultati positivi esuperiori all’anno prece-dente re-distribuendo talimargini in una serie di ser-vizi gratuiti. Si tratta, quindi, di un ri-sultato conseguito in uncontesto fortemente vin-colato anche sul versantedel pricing e non solo nor-mativo. Infatti, l’Aziendaadotta prezzi, relativi aprodotti che generano piùdi metà del fatturato difarmacia, imposti da atto-ri esterni (AIFA, vale a direil Governo, per quanto at-tiene i farmaci etici). In questa situazione, senecessario, risulta ancorpiù evidente il significatodi “fine sociale” attribuitoalle farmacie comunali; in-fatti, il C.d.A., ritiene che ilfine sociale si consegua at-traverso l’erogazione diservizi utili ai cittadini,non necessariamente a pa-gamento. Preme, a tal punto eviden-ziare che, in un siffattocontesto, un’azienda pub-blica, ente strumentaledell’ente locale, la cui mis-sion istituzionale è quelladi erogare servizi alla co-munità, operi con logicheimprenditoriali in grado di“trasformare” i fattori del-la produzione in serviziofferti ai cittadini da que-sti richiesti. Infatti l’AFAM si è sempreimpegnata a ricercare lemodalità più efficaci perimplementare ed aumen-tare la gamma dei serviziin farmacia a favore dei

cittadini (es. ampliamentodegli orari, potenziamentodei servizi per celiaci, ana-lisi della densitometria os-sea), e ad arginare la“preoccupazione” storicache anima AFAM, fin dallasua origine, che è l’educa-zione sanitaria. L’educazione sanitaria con-siste in una voce che, ap-parentemente, non balzaagli occhi di quanti analiz-zano il bilancio, ma che, alcontrario, riveste una suareale importanza per i co-sti e la complessità orga-nizzativa che l’Azienda de-ve sostenere. L’educazionealla salute ed alla preven-zione costituisce il patri-monio genetico delle far-macie comunali ed ilprofondo rispetto, il climapositivo che si respira al-l’interno dell’Azienda con-tribuisce a migliorare leperformances di una realtàpubblica che investe in ca-pitale umano, in formazio-ne del personale e nella ri-cerca di soluzioni adegua-te ai bisogni della comu-nità e dei singoli cittadini.In un contesto di profondicambiamenti normativi edeconomici, sembra oppor-tuno, ricercare sinergie ecollaborazioni, all’internoe al di fuori del territorioprovinciale. A tal fine è sta-to stipulato l’accordo perl’acquisto di farmaci e pa-rafarmaci di cui AFAM èuno dei principali attoricon le farmacie comunalidell’Umbria e dell’Abruzzo. E’ questa una direzione in-trapresa dal C.d.A. che,seppure non evidenziatanei dati di bilancio, testi-monia un ruolo propositi-vo, di stimolo e di coordi-namento che AFAM inten-de svolgere e che gli inter-locutori hanno dimostratodi apprezzare. Anche in questa azione,AFAM evidenzia il ruolo diente strumentale del Co-mune, esecutivo e al con-tempo propositivo, dimo-strandosi una risorsa perla città e potenzialmenteper l’intero territorio.

Perdere fino a 3 kg in un mese Innovazione ediversificazione

Lo sport migliora la vita

La dieta dopo le feste: cinque pasti light al giorno

Nel bilancio sociale dell’AFAM Spa le attività svolte in favore degi utenti

PARIDE TRAMPETTI

LEONARDO MERCURI

ALESSANDRO D’INGECCO

La farmacia di Porta Romana

ci. Tutto ciò senza nessun ef-fetto collaterale né a brevené a lungo termine, cosa chenessun farmaco è in grado diassicurare.Tutto questo dovrebbe far ri-flettere anche chi combattecontro la chiusura dei centristorici: non si può pretende-re di arrivare avanti al nego-zio con la macchina, e non sipuò nemmeno pensare che inostri concittadini siano co-sì pigri da evitare le attivitàcommerciali nelle zone pe-donali.Diamo a tutti il beneficio deldubbio, non consideriamogli altri in base alle nostre ne-cessità, insegnamo ai nostrifigli la cultura del cammina-re e del muoversi, e un gior-no potranno scoprire di es-sere veramente in “salute” inuna Foligno a misura di fami-glia e non di macchina.

Un’attività fisica regolare e calibrata in base alle esigenze, aiuta a prevenire lo stress.

Salute 91FOLIGNOGENNAIO 2010

Page 10: Gennaio 2010

Curiosità e Corrispondenza101FOLIGNO

GENNAIO 2010

non si formino grumi, otte-nuta la salsa besciamella ag-giungere ad essa i formaggigrattugiati continuando amescolare fino a che non sa-

ranno completamente amal-gamati, incorporare infinele uova.Imburrare gli stampini eversare il composto a ! del-

Difficoltà: **Tempo di preparazione:1 hIngredienti per 6 persone:Latte l 1/2, burro gr 150, fa-rina gr 50, pecorino romanogr 100, parmigiano reggia-no gr 50, pere kaiser 2, mie-le di acacia 1 cucchiaio, sa-le q.b., uova 4, stampini dialluminio.Procedimento:In una casseruola piccolafar sciogliere gr 50 di burroaggiungere la farina e me-scolare bene sino ad ottene-re un composto omogeneo,versare il latte caldo e unpizzico di sale, continuare amescolare per circa 10 mi-nuti facendo attenzione che

LA RICETTA DEL MESE

CINEMA E NON SOLO

Dopo le atrocità ormai bennote dell’Olocausto e la ce-cità inspiegabile di una ge-nerazione che ha accettatole follie del nazifascismo,sarebbe possibile il formar-si di una nuova simile ditta-tura? Potrebbe accadere dinuovo? E come potremmoessere ancora fuorviati?Per spiegare la genesi diuna dittatura un professo-re mette in atto un singola-re esperimento. Una classedi una trentina di studentiviene indotta a forme di ca-meratismo attraverso l'usodella disciplina, dell'unifor-me, e di un gesto di ricono-scimento (l'onda per l'ap-punto). La situazione perògli sfugge di mano e si tro-va a dover arginare una ve-ra e propria fazione distampo nazifascista.Il film vuole dimostrare co-me la società odierna siaben lontana dall'aver riget-tato i dogmi fondativi del-la dittatura, ma che anzipuò essere convinta a sot-tostarvi in modo facile ebanale. Presumere che leattuali così dette democra-zie occidentali siano in gra-do di cancellare la spintaverso la sopraffazione de-gli “altri” è profondamentesbagliato e ancor di più pe-ricoloso, perché ci rendeincapaci di riconoscere ilproblema perfino se lo ab-biamo sotto gli occhi.

"La nascita di una nuovadittatura è impossibile,perché ne conosciamo leconseguenze", dichiara unodei ragazzi protagonisti delfilm, per poi contraddirsinello spazio di poche scenedisprezzando chi non lapensa come lui e arrivandoa giustificare la violenzanei suoi confronti.Tra i motivi che, secondo iragazzi, concorrono all'af-fermazione di un regimedittatoriale, spiccano crisieconomica e aumento del-la disoccupazione, sensodi insicurezza tanto nelpresente quanto per il pro-prio futuro, diffidenza neiconfronti del diverso, stra-niero o di un'altra fede chesia, delusione nei confron-ti della classe politica.Non sembrano problemati-che così lontane dall’attua-le situazione italiana.

la loro altezza; cuocere a ba-gnomaria in forno preriscal-dato a 180° per circa 30 mi-nuti. I flan saranno cottiquando, infilando in essiuno stecchino, esso risul-terà ben asciutto. Lavare lepere e tagliarle a spicchi sot-tili, passarle poi in padellacon il burro fuso, aggiunge-re il miele e cuocere per cir-ca 10 minuti a fiamma viva-ce, le pere dovranno risulta-re ben colorite da entrambei lati e non troppo morbide.Per la composizione, sten-dere su piatti piani alcunefettine di pera formando deipiccoli ventagli, versare sudi esse il loro fondo di cot-tura e infine appoggiare ilflan, spolverare leggermen-te il piatto di pepe nero.

Dicono che la sanità umbra è alivelli di eccellenza, che il nuo-vo ospedale di Foligno è ilmassimo della modernità. Sequesto è vero le altre regionisono davvero in condizioniterribili.Mio padre aveva urgenza disottoporsi a un importanteesame diagnostico; lista di at-tesa 6 (!) mesi, data l’urgenzaridotta a 3 mesi. Nella sanitàprivata l’attesa è a settimane,costa ma se è davvero neces-saria può salvare la vita.Sono andata di persona a riti-rare l’esito dell’esame alla sca-denza del termine e allo spor-tello indicato nella ricevuta.Dell’esame di mio padre nes-suna traccia nel sofisticato si-stema informatico dell’ospe-dale. Sono stata quindi indi-rizzata al reparto per una piùapprofondita ricerca.Non è stato facile districarsinel labirinto del nuovo ospe-dale, ma alla fine ho scovatolo sportello del reparto. Dueaddette allo stesso, dopo lun-ga e vana ricerca, alla fine mihanno dato il numero di cellu-lare del medico di base cheaveva prescritto l’esame. Grazie! Quello lo avevo già.Un’ultima osservazione. Holetto tempo addietro gli im-porti degli stipendi dei verti-ci dell’ospedale di Foligno; seconsidero la situazione e il co-sto della sanità pubblica epenso alle condizioni attualidell’occupazione privata, nonpenso che quegli stipendi sia-no tanti o troppi, penso chesiano immorali.

Lettera firmata

Il 6 gennaio, si è tenuto nel-la chiesa di San Marco, unconcerto musicale, che havisto esibirsi un gruppo digiovani di Sant’Eraclio, 7elementi di età compresafra i 14 ed i 20 anni, Federi-co Piermatti – Alen Salvato-re Galante – David Costarel-li – Gabriele Gentili – Sa-muele Settimi – Maria Silve-stri – Alessandro Roman, ela collaborazione di AndreaGiansiracusa.L’opera dell’oratorio “DonMariano” ha portato a svi-luppare molte idee, unadelle più importanti: La musica come mezzo diunione e comunicazione; Iragazzi avendo ben chiaroquesto concetto, hanno per-messo in breve tempo la

realizzazione di un proget-to da lungo tempo sognato.La differenza di età, di in-fluenze musicali, fra imembri del gruppo hacontribuito a dare un im-portanza ancora più rap-presentativa al concerto.Un piccolo problema tecni-co ha sciolto il velo d’im-barazzo per la loro primaesibizione, permettendo aimusicisti di fare la cosapiù importante, divertirsi,così da contagiare anche ilpubblico, facendo sentiretutti come a casa.Comunicando con un lin-guaggio universale al disopra di ogni pregiudizio,si intende raggiungere nonsolo l’unione tra etnie, co-lori della pelle, luoghi d’o-rigine, religioni, ma ancheil rafforzare i rapporti fraamici, e genitori-figli.La “presenza” di questi ra-gazzi nel paese, il loro “do-no” alla comunità, sono damonito per i piccoli cheverranno e fanno aprire lementi all’immaginazionedei più grandi.Non una conclusione, ben-sì un inizio.

facendo sviluppare nuove in-sediamenti al di fuori dellemura non preoccupandosi dirisanare e rivitalizzare il cuo-re della città, e i commerciantistessi che non hanno assuntoalcuna funzione propositiva,anzi sono stati tra i primi a fa-re le valigie e spostare residen-za ed attività altrove.Io credo che la ripavimenta-zione e la conseguente chiu-sura del centro storico sup-portate da servizi funzionali egratuiti (parcheggi, navette dicollegamento, aiuti per l’avviodi nuove attività pertinenticon la nuova realtà cittadina)rappresenteranno la salvezzadi Foligno, ma ci vorrà deltempo e l’impegno da parte ditutte le parti interessate.

Un cittadino

LETTERE A PIAZZA!DEL GRANO

Si fa presto a

dire “eccellenza”

La nascita di una dittatura è possibile?

“L’ONDA”

Tortino di pecorino con mele glassate

ANTONIETTA STADERINI

CINCINNATO

Chiusura del

centro storico

Le dure critiche dell’Associazio-ne commercianti,in seguito al-la chiusura al traffico in alcuneore della giornata lungo le prin-cipali vie del centro storico, as-sunta dal Comune di Foligno misembra senza dubbio eccessivaed inopportuna, soprattutto daparte di coloro che dicono diamare questa città.Se oggi il centro, che dovrebbeessere l’anima pulsante nonfunziona, le colpe secondo mevanno divise in egual misurafra l’amministrazione comuna-le che non è stata in grado dicapire le esigenze della città,

La musicaper unireUn progetto musicale promossoda Don Luigi Filippucci per facilitarel!integrazione e la comunicazionetra le varie etnie. E non solo

Obbligo di analisi

sul lavoro

L'attacco portato ai lavoratorie ai loro comportamenti priva-ti con la strategia di accusarli

di comportamenti "illegali" tra-mite analisi delle urine coin-volge molti paesi occidentali.In molti paesi le aziende sotto-pongono chi cerca lavoro adanalisi per accertarsi di non as-sumere donne in gravidanza,sieropositivi e consumatori distupefacenti, o semplicementeper avere un arma di ricatto inpiù contro i lavoratori.Nonostante lo statuto dei la-voratori vieti questo genere diindagini alle aziende private,talvolta queste vengono com-piute, con la scusa della sicu-rezza nei posti di lavoro. Co-me se i 1500 morti di lavoro eil quasi milione di infortuniannui potessero essere adde-bitati ai comportamenti priva-ti dei lavoratori e non alle lo-giche di profitto dei padroniche aumentano i ritmi e dimi-nuiscono le condizioni di si-curezza. In Val d’Aosta alcuneditte sono state condannateper avere eseguito analisi ille-gali.Anche in Umbria assistia-mo alla stessa logica repressi-va: a Terni la Thyssenkrupp

vorrebbe effettuare analisi ob-bligatorie su tutti i lavoratoriaddetti alla movimentazionedelle mercima questo tipo dianalisi sono solo un ulteriorestrumento padronale per in-tervenire sulla vita dei lavora-tori. Perché le analisi delle uri-ne non definiscono lo statusdel lavoratore in quel momen-to, ma quello che ha fatto, nel-la sua vita privata, nelle ulti-me due o tre settimane. Ci sa-remmo aspettati che le anali-si fossero quelle che riguarda-no le nostre condizioni di sa-lute e di lavoro, per controlla-re magari quanto materialenocivo abbiamo assorbito inquesti anni di lavoro. Noi unaproposta provocatoria ce l’ab-biamo: guardando come sicomporta l'azienda riguardoalla salute e alla vita deglioperai consiglieremmo dicontrollare il tasso di alcool estupefacenti dei responsabilidella produzione e del perso-nale: padroni e amministrato-ri delegati

Confederazione Cobas-Terni

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Spettacoli ed eventi a cura di Piter Foglietta

Roberto Vecchioni sarà aFoligno insieme alla suaband dal 14 al 19 febbraio2010 per preparare il suonuovo tour che lo vedrà im-pegnato nelle maggiori cit-tà italiane.Il luogo non poteva che es-sere l’Auditorium SanDomenico che si confermameta prediletta dai grandiartisti per la preparazionedei loro concerti. De Gre-gori, Alex Britti e Ivano Fos-sati sono gli artisti che inquesti ultimi due anni sisono esibiti sul palco del-l’Auditorium grazie allegestione CO.S.I.F. che staproponendo la splendidastruttura cittadina comepunto di riferimento pertutte le grandi agenzie diproduzione del panoramanazionale. Ora è la volta di RobertoVecchioni che si esibirà il 19febbraio 2010 alle ore 21. L’artista presenterà L'albumIn-Cantus, uscito il 30 otto-bre scorso su etichetta Uni-versal, ha origine da unbreve e coraggioso tour na-

talizio, di sole 4 repliche,effettuato nell'inverno2008 in luoghi sacri, comeChiese e Cattedrali. Il suc-cesso dell'iniziativa ha poisuggerito l'opportunità diproseguire con altri concer-ti per registrare un cd eproporre ad un pubblicoancora più vasto un proget-to di innegabile spessoreartistico fra poesia e musi-ca. E' un live nel quale arieclassiche e canzoni di Vec-chioni trovano il denomina-tore comune nei temi eter-namente presenti nell’uo-mo: l’interrogarsi sull’e-sistenza, l’amore tra gli uo-mini, il rapporto con l’eter-nità, il sentimento del divi-no. Il Tour 2010 Nell’intento di unire musicaleggera e musica classica,versi d’autore e ditradizione, melodie clas-siche e poesia contempo-ranea, Vecchioni, che non ènuovo a contaminazioni aprima vista improbabili, af-fronta la ricerca di un lin-guaggio che attraversi etravalichi i confini di culture

e tradizioni diverse, “…noncerto con l’arroganza di chicrede di potersi permetterequalsiasi cosa, ma con l’u-miltà di uno che scrive can-zoni da un bel po’ ma che sipermette delle incursioninella musica importante so-lo alla maniera di un cantas-torie come me, lasciandosicioè guidare dal cuore.” Nell'album gli ascoltatorisentono fluire assoluta-mente naturale il passaggioda arie classiche a canzonipopolari e moderne, fracanzoni di Vecchioni e poe-sie tratte da libri suoi o dialtri autori. Seguendo ques-ta idea, Roberto Vecchioni,con il supporto del Nu-OrkString Quintet e accompag-nato da Ilaria Biagini al flau-to e ai cori, interpreterà dalvivo le une e le altre con lostile del cantautore e artistastraordinario che tutticonoscono. La sua sarà lavoce cantante e narrantedel concerto, che prevedead esempio "Vissi d’arte” diPuccini, una versione jazzdel canto natalizio “Jingle

Bells”, la “Patetica” di Cha-jkowskij, il “Concerto N°2 inDo Minore” di Rachmani-noff (che ha conosciutonuova popolarità a fine an-ni ’90 grazie al film Shine diScott Hicks), versi recitatisu musica classica rielabo-rata per l'occasione, can-zoni di Roberto Vecchioniriarrangiate per pianofortee quintetto d’archi, fra lequali Luci a Sansiro, Blu-mun, Sogna Ragazzo

Se è vero che Febbraio è ilmese del Carnevale, è altret-tanto vero che il Carnevale danoi è S.Eraclio, così abbiamodeciso di incontrare nel calei-doscopico ed effervescentelaboratorio-carri il Presidentedel “Carnevale dei Ragazzi”Raimondo Palazzi, per sco-prire e farci raccontare l’immi-nente 49a edizione.

Quale è il soggetto che sioccupa dell’organizzazionedel Carnevale dei Ragazzidi S.Eraclio?Il “Carnevale dei Ragazzi” di S.Eraclio è organizzato e curatodall’Associazione omonima,che è una Onlus ed è costitui-ta da 49 anni. La costituzionedel primo comitato risale in-fatti al 1961 ad opera di DonLuciano Raponi, su sol-lecitazione dei ragazzi del-l’Azione Cattolica. Una primaembrionale esperienza vennemessa in piedi dall’allora as-sessore Alessandri, che duròdal 1954 al 1957, con lo scopodi mantenere in vita latradizione carnascialesca, lecui prime notizie risalgono al1542. Attualmente l’Asso-ciazione è costituita da unpresidente, da un comitato di-rettivo e da una assemblea. E’membro permanente dell’As-sociazione, l’assessore allaCultura del Comune di Folig-no. La realizzazione di questoevento è reso possibile grazieai fondi messi a disposizionedel Comune di Foligno, dellaFondazione Cassa diRisparmio, degli sponsor pri-vati e dagli utili dell’Osteria delCarnevale.

Quando iniziano per voi ipreparativi per ilCarnevale?

dal gruppo/mascherata “Gliuccelli del Paradiso”, a seguirele majorette e poi la banda.Contemporaneamente all’in-terno del Castello, durante tut-ta la giornata, ci sarà la rappre-sentazione teatrale di “Perseoe Medusa” in forma itinerante.Negli spazi e nei tempi liberidalla sfilata, il pubblico verràintrattenuto dall’AccademyCircus, la scuola di arti circensisostenuta dal Carnevale. In-oltre dal 28 gennaio al 16 feb-braio (dalle ore 19.30) saràaperta l’“Osteria delCarnevale”, in cui le ricette del-la gastronomia umbra alfaranno da padrona. La chiusura avverrà con il fan-tasmagorico spettacolo piro-tecnico “La Gabbia di Fuoco”.Un’altra occasione per vedereS. Eraclio come non l’avete mai

Dire che per noi è Carnevaletutto l’anno non è un eufemis-mo, di fatto iniziamo a parlaredella manifestazione dalla finedi settembre dell’anno prece-dente, mentre la chiusura ciimpegna per altri due mesi. Lacostruzione dei carri inizia giàad ottobre, perché essendoun’associazione di volontaria-to, i tempi sono molto lunghi.

Quali sono i soggetti coin-volti che collaborano attiva-mente insieme a voi?Sicuramente la Parrocchia di S.Eraclio, oltre ad essere sociofondatore, è un soggetto checostituisce le fondamenta delCarnevale, di sua proprietà è ilterreno in cui attualmente è illaboratorio carri, nonché i lo-cali in cui viene allestita l’Oste-ria. Importante partner è an-che l’Istituto comprensivo diS. Eraclio Galileo Galilei, chetutti gli anni realizza il “Prog-etto Carnevale”, con laboratorisulla maschera e sulla car-tapesta per i ragazzi e rappre-senta sicuramente un costanteinvestimento per il futuro, cer-cando di formare le nuoveleve. Oltre a ciò fa da interme-diario coinvolgendo i genitoriad arricchire le mascherate.Quest’anno anche la scuola el-ementare di Sterpete ha adot-tato un carro e relativamascherata.La Cooperativa “La Locomoti-va” collabora con il cantiere 51(uno dei sei cantieri delCarnevale) allestendo e parte-cipando alla sfilata sopra ilproprio carro. La novità del-l’anno è la collaborazione conMediaset, da cui il Carnevaledei Ragazzi ha ricevuto l’esclu-siva per l’Italia sui diritti d’im-magine del cartone animatoBlue Dragon, che sarà appun-

to ispirazione per uno dei car-ri. Durante il Carnevale verran-no distribuiti gadget del car-tone, che tra l’altro è oggetto diun concorso in cui sono coin-volte le scuole di Foligno, diCampello e di Sploleto.

Quali sono i temi che han-no ispirato la realizzazionedei Carri?Ci saranno in tutto sei carri,ispirati sia ai temi legati almondo dei ragazzi, che allastringente attualità. I titoli sono: Blue Dragon, Pe-ter Pan, Bacco Tabacco eVenere, Alice nel paese dellemeraviglie, Maschere Italiane,e Il sultano d’Arabia.

Ci sono degli eventi collat-erali alla sfilata?La sfilata dei carri sarà apera

Sogna, Le Rose Blu, Milady,nonchè alcuni pezzi parlatiper i quali Vecchioni nonesita a citare altri grandi au-tori come Gassman, Nerudao Borghes.A Foligno è già attiva la pre-vendita presso Trabalza inCorso Cavour (tel.0742350329). Gli altri luoghidelle prevendite già attivenelle altre città sono con-sultabili sul sito www.tick-etitalia.com.

Rassegna cinematografica alPoliteama Clarici curata da Ro-berto Lazzerini.

22 gennaio - qui e altroveAI CONFINI DEL PARADISO di Fatih AkinSi è stranieri all’estero come incasa, all’ovest come all’est. Aufder Anderen Seite è infatti il ti-tolo originale del secondo filmdel regista de La sposa turca. Nejat, professore di tedesco,disapprova la relazione fra ilsuo anziano padre e Yeter,prostituta di origine turca, cheinvia soldi alla figlia Ayet, ri-masta in Turchia per gli studi.In seguito ad un dramma,Nejat parte per la Turchia incerca della ragazza, che inve-ce, perseguitata politica, com-pie il movimento inverso. Destini ineludibili.

29 gennaio - memorieINVINCIBILEdi Werner HerzogPresentato a Venezia nel 2001e solo ora apparso nelle sale, ilfilm di Herzog, tratto da unastoria vera ma ricostruita crea-tivamente, racconta di Zishe,giovane fabbro ebreo, partitoda un villaggio di campagnaalla volta di Berlino, nel 1932.La forza sovrumana ne fa l at-trazione dello spettacolo diHanussen, un ciarlatano, chesogna di diventare ministrodell’Occulto nel futuro gover-no Hitler. L’arrivo del fratellominore indurrà Sigfrido a di-ventare Sansone per il suo po-polo in pericolo.

5 febbraio - qui e altroveMACHAN di Uberto PasoliniAll’esordio, il cineasta italianoPasolini (Uberto) sceglie comeset lo Sri Lanka, una bidonvil-le a Colombo, per una comme-dia istruttiva. Senza soldi esenza prospettive, due giova-ni disperati, Manoj e Stanley,trovano in un torneo di palla amano in Baviera l’occasione diun biglietto verso l’Occidente.Senza la più pallida idea di pal-la a mano, allestiscono un’im-probabile nazionale dello SriLanka con amici, creditori, po-liziotti. Ma non è facile gioca-re e vincere.

12 febbraio - qui e altroveODGROBADOGROBA di Jan CvitkovicMiglior film ai Festival di SanSebastián e Torino nel 2005, di-stribuito nelle sale soltanto ora,questo film dell’archeologo JanCvitkovic, che ama i libri e siannoia al cinema, oscilla tra ildramma e la commedia, tra Ku-sturica e Kaurismäki. Al suo ter-zo lungometraggio il registasloveno racconta la storia diPero, trentenne che si guada-gna da vivere scrivendo discor-si funebri nel cimitero del pae-se, con la guerra dei Balcani or-mai lontana ma presente neicorpi e nell’aria.

19 febbraio - Israele Israe-leSOTTO LE BOMBE di Philippe AractingiNel 2006, il regista franco-liba-nese Philippe Aractingi realiz-za, in Libano, un film in mez-zo alla guerra, appena dopo ilcessate il fuoco tra l'esercitoisraeliano e i militanti Hezbol-lah. Una donna, Zeina, parteda Dubai alla ricerca dispera-ta della sorella e del figlio. In-contra un tassista, Tony, di-sposto a condurla per trecen-to dollari nel sud del paese. Unviaggio di due persone in unaterra devastata dalle guerre incui imparano a conoscersi e aguardare all’incerto futuro, no-nostante lo scacco.

GIOVEDÌALCINEMA

AUDITORIUM

“ Il Carnevale dei Ragazzi ” 111FOLIGNO

GENNAIO 2010

Musica d’autore a Foligno

49aedizione a Sant’Eraclio della manifestazione organizzata dall’omonima Onlus

Inizierà dall’Auditorium San Domenico il Tour 2010 di uno

dei migliori cantautori del panorama musicale italiano

vista: in fiamme.

Il Prossimo anno ricorre lacinquantesima edizionedel “Carnevale deiRagazzi”, c’è un desiderioche vorrebbe vedere realiz-zato per questo importantetraguardo?Per la cinquantesima edizionevorrei vedere il trasferimentoed il completamento del nuo-vo laboratorio carri, nel ter-reno qui adiacente, cosa chepermetterebbe un salto diqualità ulteriore al nostro ap-prezzato Carnevale. Sicuramente anche dal cantonostro per raggiungere questoimportante traguardo ci saràuno sforzo ulteriore, affinchèvi sia un adeguato festeggia-mento per questi primi cin-quanta anni di attività.

Page 12: Gennaio 2010

zione e invece una soluzio-ne va trovata».E’ trascorso circa un meseda quella manifestazione,ma nulla di nuovo è succes-so, non ci sono certezzesulla ripresa delle attivitàproduttive che slittano disettima in settimana, i gior-nali e la Tv non ne parlano,come non parlano di altregravi crisi come quelle cheinvestono la Fiat, la Finca-tieri, gli stabilimenti di Por-tovesme (Carbonia-Iglesias)e Fusina (Venezia) che fan-no capo all’americana Al-coa, la fabbrica della Ya-maha con sede a Gerno diLesmo, i lavoratori dellaGros Market licenziati viaFax, per non parlare poi del-le vertenze della Phoneme-dia di Monza, dei dipenden-ti del Gruppo Omega edAgile Servizi, dell’OmniaNetwork di Torino e tantealtre realtà di cui non sisente mai parlare.Per fortuna che stiamouscendo dalla crisi.

Carmelo Barbagallo, i pre-sidenti delle Regioni Mar-che e Umbria, Gian MarioSpacca e Maria Rita Loren-zetti, rappresentanti dellaRegione Emilia-Romagnaevidenziano ancor di più ilcarattere nazionale che haassunto la vertenza delgruppo Merloni, che occu-pa circa 3500 dipendentied interessa un indotto diquasi 10000 lavoratori.Secondo il Segretario dellaCgil, Guglielmo Epifani, l'u-nico modo per salvare i po-sti di lavoro del gruppoelettrodomestico AntonioMerloni è «un interventopubblico deciso affinchècontinuino gli ammortizza-tori sociali. Ma servonostrumenti, risorse e un pia-no industriale ha detto -illeader sindacale- il proble-ma è trovare imprenditoridisposti a intervenire. Biso-gna favorire questa ricer-ca». Secondo Epifani «senon si muove il pubblico èdifficile trovare una solu-

stazione dei segretari ge-nerali della Cgil, Gugliel-mo Epifani, e della Cisl,Raffaele Bonanni, il segre-tario confederale della Uil,

Movimenti e lotte12 FOLIGNONOVEMBRE 2009

Il 14 ottobre 2008 il Ministe-ro dello Sviluppo Economicoha riconosciuto la rilevanzasociale economica ed occu-pazionale della Antonio Mer-loni SpA, ne ha evitato il fal-limento e l’ha ammessa allaAmministrazione Straordi-naria.� A un anno di distanzada quella importante ed im-pegnativa decisione istitu-zionale man-cano ancorasoluzioni ingrado di daresostegno alterritorio eciò determinaun rischio dicollasso perl’intera eco-nomia dellafascia appen-ninica um-bro-marchi-giana sul quale insistono lemaggiori attività della Merlo-ni con una prospettiva emer-genziale del tessuto sociale.Attualmente è a rischio an-che la prosecuzione dellaprocedura di amministrazio-ne straordinaria, in quanto icommissari nominati dal go-verno non sono riusciti a tro-vare gli strumenti necessarial rilancio dell’Azienda checonsisteva nella vendita dialcuni settori di produzionee al riassetto degli attività in-vendute. Nei primi giorni del mese diNovembre 2009 alcuni ope-rai dell’Antonio Merloni (an-che sindacalizzati) avevanodeciso di intraprendere un’i-niziativa forte e decisa occu-pando gli uffici della direzio-ne del gruppo fabrianese perchiedere informazioni chia-re ed impegni precisi soprat-tutto dai rappresentanti sin-dacali delle segreterie nazio-nali, denunciando come laloro presenza sia del tuttoinsufficiente: «Non basta fa-re un comunicato ogni duemesi, devono starci più vici-no e mettere nero su biancoimpegni e date; che non ci la-scino morire così, con un as-segno di 700 Euro al mese

che è buono solo a rinviare lanostra fine» è questa la di-chiarazione di Andrea Giaco-belli delegato Fiom che hapartecipato a quei giorni dioccupazione. A fianco dei lavoratori sonoscesi in piazza anche gruppiautonomi del movimentostudentesco e non solo, «unmomento storico per il no-

stro territo-rio, hannoaffermato: laloro batta-glia è la no-stra. Ciò cheunisce glioperai dellaA. Merloni,gli studenti,i migranti e imilitanti deicentri socia-li è la lotta

contro la precarietà della vi-ta, la lotta per la dignità.Tut-to ciò rappresenta una ri-vendicazione dei propri di-ritti, in primis quello di esi-stere, di far ascoltare la pro-pria voce, reclamare reddi-to, il diritto alla casa, la pos-sibilità di autodeterminarela propria esistenza anche

attraverso un lavoro nonalienante, sono esigenzeimprescindibili che ci sen-tiamo di condividere in to-tale con gli operai della A.Merloni. È giunto il tempoche tutto il territorio si mo-biliti, verso un percorso digeneralizzazione del con-flitto sociale: dalle fabbri-che, passando per le scuolefino alle città».In seguito allo scossoneprovocato dall’occupazio-ne di Novembre le tre sigleconfederali nazionali deci-sero di indire una manife-stazione il 17 dicembredello scorso mese a Fab-briano per chiedere al Go-verno ed alle autorità loca-li di mettere a disposizionele risorse necessarie affin-ché già a gennaio si stipuliun accordo di programma,volto a determinare le con-dizioni di una riorganizza-zione e di una riconversio-ne industriale del Gruppoche sia in grado di indivi-duare le soluzioni per sal-vaguardare l’occupazione eil sistema industriale delleregioni interessate.La presenza alla manife-

Antonio Merloni spaSi aggrava la crisi aziendale che ha colpito il gruppo fabrianese, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro

Mobilitazioni, manifestazioni ed occupazione degli uffici della sede di Fabriano

Striscioni di solidarietà da parte del movimento studentesco e dei centri sociali di FabrianoIn basso La manifestazione del 17 dicembre scorso a Fabriano e un!occupazione dei binari

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I

supplemento al numero 1 - Anno II - gennaio 2010 di Piazza del Grano

Sono passati ventun annidalla fine dell'ultimaguerra mondiale e moltepubblicazioni, in linguediverse, celebrano l'av-venimento, di cui è sim-bolo la sconfitta delGiappone. Un clima di apparenteottimismo regna in moltisettori degli avversicampi in cui è diviso ilmondo. Ventun anni sen-za guerre mondiali, inquesto tempo di grandicontrapposizioni, discontri violenti e di tra-sformazioni repentine,sembrano molti. Ma, senza analizzare i ri-sultati pratici (miseria,degradazione, sfrutta-mento sempre più inten-so di enormi settori delmondo), di questa paceper la quale tutti noi cidichiariamo disposti alottare, bisogna chieder-si se essa è reale……Esiste una penosa real-tà: il Vietnam, questa na-zione che rappresenta leaspirazioni, le speranzedi vittoria di tutto unmondo arretrato, è tragi-camente solo. Questo popolo deve sop-portare i colpi della tec-nica nord-americanaquasi incontrastata nelSud, con alcune possibi-lità di difesa nel Nord,ma è sempre solo. La solidarietà del mondoprogressista con il popo-lo del Vietnam ha lo stes-so sapore di amara ironiache aveva per i gladiatoridel circo romano l'incita-mento della plebe.Non si tratta di augurarela vittoria all'aggredito,ma di condividere la suasorte, andare con lui allamorte o alla vittoria.Quando analizziamo lasolitudine vietnamita, ciassale l'angoscia perquesto momento illogicodell'umanità……Come possiamo nonguardare a un futuro lu-minoso e vicino, se due,tre, molti Vietnam fiori-ranno sulla superficiedella terra, con il loroprezzo di morte, con leloro immense tragedie,con il loro eroismo quo-tidiano, con i reiteraticolpi all'imperialismo,costretto così a disper-dere le sue forze sottol'urto dell'odio crescentedei popoli del mondo?

Quando Davidsconfisse Golia

Dos, tres,muchosVietnam

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La guerra degli USA fu ilproseguimento del conflit-to indocinese che opposela Francia colonialista alVietminh, la Lega comuni-sta per l'indipendenza delVietnam fondata e guidatada Ho Chi Minh e già pro-tagonista della resistenzacontro i giapponesi.La Francia non riconobbe laRepubblica Democratica delVietnam presieduta da HoChi Min, reinsediando nelsud del paese, a Saigon chene divenne capitale, il prece-dente imperatore Bao Dai.Nella primavera del 1954 ivietminh attaccarono DienBien Phu, nel Vietnam delNord. Dopo 55 giorni diassedio i francesi si arre-sero (8 maggio 1954) e, lostesso giorno, nell'ambitodella conferenza interna-zionale riunita a Ginevrale parti si accordarono peruna tregua e la tempora-

nea divisione del paeselungo il 17° parallelo, conil nord ai comunisti e ilsud sotto il controllo delgoverno di Saigon.Sia gli Stati Uniti sia il go-verno di Saigon dichiara-rono di non sentirsi vinco-lati dagli accordi di Gine-vra e, dopo il ritiro france-se dall'Indocina, a Saigon,deposto l’imperatore BaoDai, nel 1955 venne creatala Repubblica del Vietnamdel Sud presieduta NgoDinh Diem.A partire dal 1957 i militan-ti comunisti (vietcong), tra-sferitisi a nord all'indomanidella divisione del paese,cominciarono a ritornare asud in numero sempremaggiore, per alimentareuna guerriglia antigoverna-tiva con il sostegno del go-verno nordvietnamita.Nel dicembre 1961 il presi-dente Kennedy diede inizio

all’invio di truppe regolariUSA a sostegno del governoDiem, poi rovesciato da uncolpo di stato militare nel1961 e sostituito dai gene-rali Nguyen Van Thieu eNguyen Cao Ky.L'escalation militare USAprese il via nel 1964 du-rante la presidenza Joh-nson con la pratica deibombardamenti a tappetoestesi anche alle città delVietnam del Nord.Nell’inverno 1967-68 lo stra-tega nordvietnamita genera-le Vô Nguyen Giap lanciòuna vasta azione offensiva(conosciuta come "offensivadel Tet", dal nome del capo-danno secondo il calendariovietnamita), costituita dauna serie di attacchi coordi-nati su più di cento obiettividel Vietnam del Sud che eb-be devastanti effetti psico-logici sul morale delle trup-pe statunitensi e soprattutto

dell'opinione pubblica: granparte dei cittadini americaniera ormai giunta a convin-cersi che non fosse possibi-le vincere la guerra.Nel 1969/70 il successoredi Johnson, Richard Nixoncon il suo consigliere Hen-ry Kissinger, diede avvio,all’insaputa e senza l’auto-rizzazione del parlamentoUSA, alla strategia dellacosì detta vietnamizzazio-ne del conflitto estenden-do il campo di guerra agliStati confinanti del Laos edella Cambogia.La nuova campagna bellicaculminò con i bombarda-menti del dicembre 1972delle città di Hanoi e Hai-phong nel Vietnam delNord, definiti la più deva-stante azione bellica aereadella storia, destinata aprovocare un fortissimosconcerto nell'opinionepubblica americana e in-ternazionale. I bombardamenti tuttavianon piegarono la resisten-

za vietnamita e la sera del23 gennaio 1973 il presi-dente americano annunciòche era stato finalmenteraggiunto l'accordo per ilcessate il fuoco, che pre-vedeva anche il ritiro ditutte le forze statunitensie alleate entro sessantagiorni dalla firmaAlla fine di marzo 1973 ilritiro del contingente ame-ricano (eccetto quello chepresidiava la capitale Sai-gon) venne pressochécompletato, ma gli USAcontinuarono ancora a for-nire aiuti ed armi al gover-

no del sud.Il 30 aprile 1975 i partigia-ni Viet Cong entrarono inSaigon e la Repubblica delVietnam del Sud si arreseincondizionatamente algoverno provvisorio rivo-luzionario.Il 2 luglio 1976 venne pro-clamata la riunificazionedei due Vietnam sotto ilnome di Repubblica socia-lista del Vietnam.Il conflitto provocò tra ivietnamiti più di 2 milioni dimorti, 3 milioni di feriti e 12milioni di profughi; 50 milai morti tra i soldati USA.

Vietnam: la “sporca” guerra

La storica foto dell!elicottero sul tetto dell!Ambasciata USA a Saigon che raccoglie

gli ultimi cittadini americani in fuga

L' “International war crimestribunal” venne presentatoda Bertrand Russell (già pro-motore della Bertrand Rus-sell peace foundation) inuna conferenza organizzataa Londra nel novembre1966; il Tribunale nascevaper giudicare i crimini com-messi dagli Stati Unitid'America durante il conflit-to in Vietnam. Nella sededella Conferenza di Londravenne redatto uno statutoper rendere formali le moda-lità di svolgimento dei lavoridel Tribunale e i suoi scopi:creare un mezzo di diffusio-ne imparziale della verità darendere nota all'opinionepubblica mondiale. Il Tribunale era presiedu-to, oltre che dallo stessoRussell, da Jean-Paul Sar-tre e Vladimir Dedijer; trai membri della giuria com-parivano Wolfgang Aben-droth, Günter Anders, Le-lio Basso, Simone de Beau-voir, Laurent Schwartz.Compito del Tribunale erarispondere in modo impar-

ziale e documentato a cin-que quesiti: 1) il governoUsa ha violato il diritto in-ternazionale con atti di ag-gressione; 2) l'esercito Usaha utilizzato armi speri-mentali o vietate dal dirittodi guerra; 3) sono stati pre-si di mira obiettivi esclusi-vamente civili; 4) vi sonostate rappresaglie contro icivili o contro i prigionieridi guerra; 5) la popolazio-ne ha subito deportazionio atti di sterminio.

La prima Sessione del Tri-bunale si tenne a Stoccol-ma dal 2 al 10 maggio1967; in tale sede l'esamedel Tribunale si concentròsu due dei cinque quesiti:il primo (in cui rapporti dinatura giuridica esamina-rono l'eventuale violazio-ne degli accordi di Gine-vra) e il terzo (basato sutestimonianze dirette).Il rapporto conclusivovenne presentato da LelioBasso l'8 maggio; nellasentenza, emessa al ter-mine della Sessione, si af-fermava la responsabilitàamericana e del governodel Sud Vietnam nella vio-lazione degli accordi diGinevra con la condanna,seppur simbolica, al go-verno statunitense (chenon aveva mai accettato,nonostante i ripetuti invi-ti, di inviare una delega-zione per sostenere leproprie posizioni).La seconda Sessione delTribunale si tenne a Cope-naghen (21-30 novembre

1967), dove si affrontaro-no i restanti quesiti, oltreall'analisi degli sviluppidelle questioni trattate aStoccolma, dell'intensifi-cazione dei bombarda-menti su popolazioni eobiettivi civili e del-l'espansione della guerranei paesi limitrofi (Laos eCambogia).Al termine delle due sessio-ni il Tribunale arrivò allaconclusione che la guerraportata avanti dagli america-ni era stata svolta secondomodalità contrarie al dirittointernazionale e ai principifondamentali dei diritti deipopoli: la politica americananel Vietnam venne giudicatacome "genocidio" (secondola definizione della Conve-zione per la prevenzione erepressione del delitto di ge-nocidio del 1948), per il fat-to di aver scelto una politicadi aggressione nei confrontidi una popolazione che si ri-bellava all'oppressione, sen-za aver tentato una politicadi pace.

“Agent Orange” era il nomein codice, usato dall'eser-cito statunitense, per indi-care un erbicida usato am-piamente dagli Stati Unitidurante la Guerra del Viet-nam, tra il 1961 e il 1970.L'Agente Orange è un li-quido incolore: il suo no-me deriva dal colore dellestrisce presenti sui fustiusati per il suo trasporto.L'impiego militare ufficia-le era per rimuovere le fo-glie degli alberi e negare lacopertura ai Viet Cong.Si scoprì che l'AgenteOrange ha come sottopro-dotti delle diossine alta-mente tossiche ritenute

responsabili di malattie edifetti alla nascita sia nellapopolazione vietnamitache nei veterani di guerrastatunitensi. Si è anchescoperto che ha proprietàcancerogene, che colpisco-no principalmente le don-ne, e teratogene.Un rapporto dell'aprile2003, finanziato dall'Acca-demia Nazionale delleScienze, concluse che du-rante la guerra del Viet-nam, 3.181 villaggi venne-ro irrorati direttamentecon erbicidi. Tra i 2,1 e i4,8 milioni di persone "sa-rebbero state presenti du-rante le irrorazioni".

Non riteniamo opportuno pubblicarefoto degli effetti dell’ “agent orange”sui bambini vietnamiti. Chi se la sen-te può visitare Google immagini digi-tando “agente arancio”

Il filoso Betrand Russel

II

Un carro Viet Cong entra nel palazzo presidenziale di Saigon,

oggi Ho Chi Min - 30 aprile 1975

Manifestazioni pacifiste proVietnam

a sinistra - Jane Fonda nel Vietnam del nord 1972

Immagine della prima pagina de l!Unità all!indomani della liberazione del Saigon - 30 Aprile 1975 -

Usata la diossina come arma di distruzione di massa dagli Usa

“Agent Orange”“Genocidio” Usa nel VietnamIl tribunale Russel, instituito per giudicare i crimini di guerra USA nel Vietnam,ha condannato gli americani per violazione dei diritti internazionali dei popoli

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E’ con profonda emozioneche pronuncio il mio primointervento in quest'aula pro-prio sul tema del Vietnam.Una emozione che derivadal contatto diretto che hoavuto l'onore e la fortuna diprendere qualche tempo facon la realtà della resisten-za vietnamita contro i mas-sacranti bombardamentisul nord Vietnam.Ella comprende certo, signorPresidente, come simile con-tatto possa aver creato in meun legame di affetto e ancheun impegno morale di natu-ra del tutto particolare.Tutti i colleghi conoscono,del resto, i sentimenti chesuscita nell'animo di tutti icomunisti la lotta del popo-lo vietnamita, in corrispon-denza con le nostre convin-zioni internazionalistiche econ il ruolo decisivo chenoi riteniamo essa abbianel quadro dell'avanzatadel moto di emancipazionedelle classi lavoratrici e deipopoli del mondo intero. Non solo noi comunisti, delresto, in Italia e nel mondo,siamo portatori di questeconvinzioni e di questi sen-timenti, ma anche forze po-litiche e correnti di opinionile più diverse, masse ster-minate di milioni di uomi-

ni, che comprendono anchemilioni di cittadini del pae-se da cui è partita e vienecondotta l'aggressione.«Il nemico », ha dovuto rico-noscere il Presidente degliStati Uniti, «è riuscito atrasferire la battaglia nelcuore degli americani», di-menticando tuttavia di ag-giungere che questa batta-glia nel cuore degli america-ni l'ha portata prima di tuttola giusta causa per la quale ivietnamiti si battono; l'haportata quella combinazio-ne indissolubile e nei nostritempi, diciamolo pure, assairara di fermezza fino ai sa-crifici estremi, di civile sag-gezza, di spirito di assolutaindipendenza e di realismopolitico che sono tipici dellacondotta etico-politica deidirigenti vietnamiti; l'hannoportata i grandi movimentidi pensiero e di opinionepubblica sollevatisi nelmondo intero a favore dellacessazione della strage e delripristino del diritto violatoin quella parte del mondo.Il «nemico» di cui Johnsonha parlato non è quindi soloil popolo vietnamita, ma unmovimento ramificato edesteso nel mondo intero, unmovimento dai mille volti eperciò un movimento im-

battibile.Ci è pervenuto daHanoi solo tre giorni fa il piùrecente documento statisti-co della commissione d'in-chiesta sui crimini di guerraamericani nel Vietnam.Ricavo dal dettagliato docu-

mento questo semplice dato:mentre nei mesi di gennaio,febbraio e marzo il numerodelle incursioni aeree su tut-to il nord Vietnam oscillavatra le 1.800 e le 2.500 permese, nel periodo successi-

vo al discorso di Johnson del31 marzo tale numero salivaa 3.500 in aprile, a 4.700 inmaggio, fino a raggiungerenel giugno le 5.200 incursio-ni.Circa la natura di questeincursioni mi limito ad elen-care in ordine le terribili ar-mi di sterminio usate nei co-siddetti bombardamenti li-mitati: bombe ad altissimopotenziale esplosivo, bombea scoppio ritardato, bombe abiglia, missili Shrike a fram-mentazione cubica, proiettilida 20 millimetri, bombe su-bacquee; armi destinate uni-camente alle persone, alla di-struzione, che in effetti or-mai è pressoché totale, diogni opera civile. Sono datidi fatto inconfutabili e danessuno confutati.Ma la questione che noi sol-leviamo non è solo e non ètanto di diritto. Se chiedia-mo un riconoscimento del-la repubblica democraticadel Vietnam e la ricerca diun contatto con il Frontenazionale di liberazione delsud Vietnam è soprattuttoperché siamo convinti checiò può rappresentare unimportante contributo allacausa della pace e che è nel-l'interesse del nostro paese.Si tratta inoltre di un attodoveroso verso un popolo

generoso e di antica civiltà,che ha dato anche recente-mente prove ripetute disincera amicizia e di rispet-to per il nostro popolo.Sarebbe infine un atto digrande valore politico perlo sviluppo delle relazionifra il nostro paese e tutte lenazioni in via di sviluppodel terzo mondo.In pari tempo noi ci rivol-giamo ancora una volta daquesta tribuna alle grandimasse popolari, ai giovani,ai cittadini di ogni orienta-mento politico, che si sonobattuti in questi anni nelnostro paese per la causadella libertà e della pace delVietnam, e tutti chiamiamoa dare nuovo slancio e vigo-re alla loro battaglia.E poiché proprio in questigiorni è in visita nel nostropaese, accolta ovunque daappassionato calore popo-lare, una rappresentanzadelle eroiche donne delVietnam, desideriamo an-che da questa tribuna chie-dere a queste nostre ami-che e compagne che porti-no nel loro paese la nostracertezza che il popolo ita-liano saprà dare un contri-buto sempre più grande al-la vittoria della giusta lottadel popolo del Vietnam.

L’attraente immagine fisica,la capacità di comunicativa,il gossip familiare, la brevi-tà del suo mandato presi-denziale interrotto dallatragica morte, seguita nonmolti anni dopo da quelladel fratello Robert, hannofatto di John Kennedy unaicona positiva che ha impe-dito di fare una seria analisistorica e politica di un per-sonaggio, invece, estrema-mente controverso.Nato da una famiglia ric-ca e potente, legata allelobby dell’acciaio, titola-re quasi per successioneereditaria della carica disenatore dello Stato delMassachusetts, John F.Kennedy si è accreditatoagli occhi dei progressi-sti, anche europei, qualefautore della integrazio-ne razziale che ancoranegli anni ’60 stentavaad affermarsi nei demo-cratici Stati Uniti.Questo non risponde averità. Invischiato nelle

crociate anticomuniste efondamentaliste diMcCarthy, ripetutamentesi fece dapprima fautoredi legislazioni progressi-ste ed antirazziste, perpoi fare marcia indietroal punto di essere accu-sato dai sostenitori deidiritti umani di utilizza-re l’immagine antisegre-gazionista a soli scopielettorali.In politica estera il trien-nio del suo mandato pre-sidenziale fu caratteriz-zato da almeno tre episo-di che ne tradiscono unaimmagine tutt’altro chedemocratica e pacifista.Il primo episodio è l’ag-gressione alla giovanerepubblica cubana conl’organizzazione e il so-stegno allo sbarco deimercenari, addestrati edarmati negli USA, alla ba-ia dei Porci nel 1961.La sottovalutazione dellacapacità di resistenza del-la milizia volontaria cuba-na ed il consenso popola-re di cui il nuovo governocomunista godeva risolse-ro l’invasione in un totalefallimento; da allora tutta-via l’amministrazioneKennedy diede vita aduna intensa campagnaterroristica, denominata“Operazione Mongoose”(mangusta), che provocòin 14 mesi ben 5.780 azio-ni terroristiche e 716 sa-botaggi alle infrastruttureeconomiche cubane.

Il secondo evento fu lacosì detta “crisi dei missi-li”, quando la marina mi-litare USA pose l’assedioall’isola di Cuba dove era-no in corso di istallazionepostazioni missilistichesovietiche, portando ilmondo sull’orlo di unaterza guerra mondialepotenzialmente atomica.La crisi fu risolta con un ac-

III

cordo con l’Unione Sovieticache acconsentì a ritirare leproprie postazioni missilisti-che da Cuba in cambio del ri-tiro di quelle USA installatein Turchia ai confini con lastessa Unione Sovietica.Il terzo e forse più graveevento, per le lunghissimeconseguenze che provocònel sud est asiatico, fu l’ini-zio della guerra del Vietnam.Fu infatti Kennedy, dopola caduta del regime fan-

toccio di Diem insedia-to nel sud del Viet-nam dopo la ritira-

ta della Franciasconfitta dai co-munisti del Viet-nam del Nord,ad inviare i pri-

mi significati-vi contingenti

militari in quel-la regione con

l’intento, anchequesto poi falli-

to, di contrastarel’avanzata del co-

munismo.

Muhammad Ali (nato Cas-sius Marcellus Clay Jr.; Lo-uisville, 17 gennaio 1942)è sicuramente il pugile piùfamoso e apprezzato nellastoria di quello sport.Ha vinto l'oro Olimpico aiGiochi di Roma nel 1960;come pugile professionistaha detenuto il titolo mon-diale dei pesi massimi dal1964 al 1967, dal 1974 al1978 e per un'ultima breveparentesi ancora nel 1978,guadagnandosi il sopran-nome di “The King”, il Re.Nel 1967 rifiutò di andarein Vietnam, a combattereuna guerra di dominazione“imperiale”, sbagliata e in-giusta perché combattutacontro un intero popolo, enon solo il FLN nazionalista

che la combatteva in armi.Fu arrestato, condannatoe degradato, privato ver-gognosamente, per unapersecuzione politica, diun titolo mondiale che glispettava per averlo con-quistato e difeso sul ring.Dopo quattro anni di gale-ra, ritornò sul quadrato,sconfiggendo via via tuttigli avversari, per il massi-mo titolo, per poi ricon-quistarlo contro Frazieralla rivincita, e anche nel-la “bella”, dopo avere per-duto la prima sfida.Fu di nuovo The King.Egli fece onore al BlackPeople cui apparteneva, enon solo come campionesportivo, ma anche comeleader morale.

Giochi Olimpici di Roma - Cassius Clay medaglia d!oro

Il 4 marzo 1960 due grosse deflagrazioni nel porto di L'Avana pro-vocarono l'esplosione della nave mercantile francese La Coubre.Quello fu il primo attentato terrorisico organizzato dalla C.I.A. aidanni della giovane repubblica comunista di Cuba.I morti nell'esplosione furono ottantuno e i feriti duecento.Il giorno successivo Fidel Castro decise di organizzare una cerimoniadi commemorazione delle vittime, alla quale prese parte Che Gueva-ra, all'epoca Ministro dell'Industria del governo cubano.In quella occasione il fotografo Korda scattò la foto che è poi di-venuta l!immagine più nota e diffusa del Che.

Enrico Berlinguer ed il VietnamIntervento di Berlinguer nella seduta della Camera del 18 luglio 1968, presieduta da Sandro Pertini, in cui il segretario del Pciincita le masse popolari italiane a dare sostegno alla giusta causa del popolo del Vietnam contro l’aggressione americana

John Fitzgerald KennedyTra diritti civili e terrorismo internazionale, una storia tutta da scrivere

“non ho niente contro i vietcong, loronon mi hanno mai chiamato negro”

Cassius Clay

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E’ stato detto che nel breveperiodo di circa cinque annidel governo della Repubbli-ca della Kampuchea Demo-cratica, sotto la guida di PolPot, vennero sterminati cir-ca 3 milioni di cambogiani.Le stime più recenti, forniteda istituzioni internaziona-li anche vicine agli Usa, par-lano oggi di circa 700.000morti. La drammatica gravi-tà di quei fatti non cambiacertamente per il minor nu-mero dei morti o dei tortu-rati e resta la condanna in-condizionata.Indagare sulla verità dei fattiassume, tuttavia, una estre-ma importanza se davvero sivuole che quegli eventi, o al-tri simili, non accadano più.Per comprendere le ragionidi ciò che è realmente acca-duto in Cambogia occorre al-lora ricostruirne il contestostorico, politico e culturalenel quale quei fatti terribili sisono svolti.La Cambogia è un piccolostato, scarsamente popolato,ai confini sud-occidentali delVietnam.All’epoca della guerra ameri-cana del Vietnam la Cambo-gia era guidata da NorodomSihanouk, dapprima re e poi,dopo l’abdicazione sponta-nea, primo presidente dellaRepubblica. Sihanouk, di cul-tura e costumi europei, erariuscito a tenere la Cambogiafuori dalla guerra del Viet-nam, reprimendo l’ancora

piccolo Partito Comunistacambogiano all’epoca legatoal Partito Comunista del Viet-nam del Nord.Nel 1970 gli Usa diedero ini-zio ad una impressionantecampagna di bombardamen-ti delle regioni orientali dellaCambogia al confine con ilVietnam, nel tentativo di ta-gliare il famoso “sentiero diHo Chi Min”, una pista all’in-terno della giungla lungo laquale venivano trasportati,di fatto a mano, i rifornimen-ti dal Vietnam del Nord aipartigiani Viet Cong del sud.E’ stato stimato che queibombardamenti eseguiti connapalm, defolianti ed agentichimici (“Agent Orange”,cioè: diossina), causaronocirca 600.000 morti tra la po-polazione civile cambogia-na, senza peraltro riuscire adinterrompere il collegamen-to tra i due Vietnam. L’ag-gressione Usa allo Stato neu-trale della Cambogia, all’epo-ca negata e confessata solomolti anni più tardi, ebbel’effetto di destabilizzare ilgoverno di Sihanouk che,rimpiazzato da un generalefantoccio americano LonNol, passò dalla parte dei co-munisti che nel frattempoavevano creato l’esercitopartigiano dei Khmer Rossi.Finita la guerra in Vietnamcon la disfatta degli Usa, benpresto cadde anche il gover-no fantoccio di Lon Nol e iKhmer Rossi conquistarono

Phnom Penh riportando alpotere il presidente Siha-nouk. La convivenza tra l’exre ed i Khmer Rossi durò po-co e, deposto Sihanouk, nel1976 venne fondata la Re-pubblica Democratica diKampuchea; primo ministrodivenne Pol Pot. Il governodei Khmer Rossi a PhnomPenh durò sino al 1979 quan-do la Cambogia venne invasadall’esercito vietnamita cheinsediò un nuovo governo fi-losovietico sostenendolo conuna occupazione militaredurata dieci anni.Diversamente dal Vietnamlegato all’Unione Sovietica, laCambogia di Pol Pot infatti siera avvicinata alla Cina e, nelquadro della guerra freddache ancora divideva i dueblocchi, aveva ottenuto il ri-conoscimento e l’appoggiopolitico anche degli Usa, chene difesero a lungo il seggioall’Onu, e quello logisticodella confinante Thailandia.Crollata l’Unione Sovietica iKhmer Rossi vennero lasciatialla loro sorte, anche se riu-scirono a resistere nelle re-gioni occidentali della Cam-bogia sino al 1996, e solo al-lora, improvvisamente, ven-ne esibito all’opinione pub-blica occidentale il “mostro”Pol Pot che, 15 anni prima,aveva diffuso il terrore inCambogia.Ma chi era Pol Pot?Saloth Sar, questo era il ve-ro nome di Pol Pot, era nato

da una famiglia ricca e ave-va frequentato la corte diSihanouk; quindi si era tra-sferito in Francia a studiarenell’Università parigina del-la Sorbonne.E’ a Parigi che Pol Pot scoprì ilcomunismo apprendendolodalla frequentazione di JeanPaul Sartre e, soprattutto,scoprì la rivoluzione france-se divenendo un fanaticoammiratore del suo perso-naggio più estremo: Massi-miliano Robespierre l’ “incor-ruttibile”. Tornato in Cambo-gia ed assunta la guida dap-prima dell’esercito deiKhmer Rossi e poi del gover-no della Repubblica Demo-cratica di Kampuchea PolPot, nella “tabula rasa” politi-ca, economica e sociale la-sciata dalla invasione ameri-cana, si avventurò nel sognoutopico della creazione delmondo nuovo e dell’uomonuovo.Dopo avere guidato il ripo-polamento delle zone rurali,abbandonate durante i bom-bardamenti americani, vuo-tando le città sovraffollatedai rifugiati, come prima ine-vitabile misura per la ricosti-tuzione di una economiaagricola di sopravvivenza,tentò di spezzare, con un so-lo colpo, quei principi “cardi-nali” che, sin dalle prime for-me di organizzazione politi-ca e sociale dell’umanità,avevano permesso e soste-nuto la generazione delle di-

seguaglianze tra gli uomini“nati uguali”.Pol Pot abolì così la proprietà,la religione, il denaro ed infi-ne anche la famiglia comeidea di un nucleo chiuso po-tenzialmente conflittualecon la società aperta degliuguali.Come era accaduto nella ri-voluzione francese, allaquale pure si deve la nascitadegli Stati moderni con l’af-fermazione dei diritti del-l’uomo e del cittadino, ilfondamentalismo della scel-ta estrema di Pol Pot dege-

nerò nella coercizione, nellaviolenza e nel “terrore” dimemoria giacobina.Pol Pot fu certamente ideolo-gicamente un comunista, co-sì come lo erano stati in fon-do, ben prima di Marx, i padridella “liberté, egalité, frater-nité” francese.Ma Pol Pot è prima di tutto fi-glio dell’occidente, della suacultura fondamentalista chenasce dalla radice del mono-teismo, del solo vero dio, siache si tratti di un dio religio-so del cielo o di un dio laicodella terra.

In Vietnam, che conta oltre80 milioni di abitanti, tut-te le scuole sono state na-zionalizzate dopo la riuni-ficazione del paese el'istruzione è stata resaobbligatoria e gratuita.Le università più impor-tanti sono quella di Hà N!ie quelle di H" Chí Minh eBuôn Mê Thu!t; all'iniziodegli anni 90 si contavano

nel paese oltre cento uni-versità e istituti di istru-zione superiore ai qualierano iscritti circa129.600 studenti. Il 94%della popolazione adulta èalfabetizzata. In Vietnamsono presenti numerosiparchi nazionali, tra cui ilParco nazionale di ConDao.Il Parco nazionale di

Phong Nha-Ke Bang è statodesignato come patrimo-nio dell'Umanità dall'UNE-SCO, insieme alla Baia diHa Long, il Santuario di M#S$n, al Complesso dei mo-numenti di Hué e all'Anti-ca città di Hoi An.Sono anche presenti sei ri-serve della biosfera.Il Prodotto Nazionale Lor-do è di 3.025 $ pro capite(124º posto della classificamondiale) mentre la disoc-cupazione è di circa il 4%.Dal 1986 il Vietnam ha cer-cato di convertire la pro-pria economia prevalente-mente agricola, aprendosiai mercati esteri nel tenta-tivo di dare impulso adun'industria che sembraavere grandi potenzialità,emulando le altre econo-mie asiatiche: nel 2005 ilVietnam ha avuto un tassodi crescita economica del8,4%.Una grande abbondanza diforza lavoro giovanile, unabuona scolarità e una di-sciplina di stampo asiati-co, unita a una vivace cul-tura commerciale fannodel Vietnam uno dei paesicon le migliori prospettivedi crescita economica delprossimo decennio.

IV

La Cambogia, che conta circa14 milioni di abitanti, è clas-sificata il secondo paese piùcorrotto del Sud-Est Asiatico,superato solo dal Myanmar.Nel 2005 la BBC riporta chela corruzione è dilagante nelmondo politico, nell'esercitoe nella magistratura cambo-giana; sempre nel 2005, labanca mondiale ha minac-ciato addirittura di sospen-

dere i milioni di dollari diaiuto umanitario verso laCambogia poiché tali soldivengono illegalmente trasfe-riti in conti privati.Amnesty International af-ferma che un diritto ina-deguato e le gravi defi-cienze nel sistema giudi-ziario fanno sì che in Cam-bogia vi sia una sistemati-ca mancanza di protezio-

ne dei diritti umani.Secondo l'Unicef la Cam-bogia è uno dei paesi con ipeggiori problemi di traf-fico di bambini al mondo.Spesso sono gli stessi ge-nitori (o i parenti in casodi orfani) che vendono ibambini spinti dalla po-vertà, dalla fame, dal de-grado e dall'ignoranza.I bambini oggetto di sfrut-tamento vengono obbligatia vendere per strada, a pro-stituirsi (sono 100 mila leprostitute minorenni e il42% di esse ha contratto ilvirus dell'HIV) o vengonostorpiati per costringerliad elimosinare; altri vengo-no venduti dai propri geni-tori alle coppie sterili occi-dentali, che arrivano a pa-gare 2000 dollari per unbambino (il numero di ado-zioni è aumentato da 59nel 1995 a 600 nel 2001,ma i numeri reali sono sco-nosciuti e le agenzie inter-mediarie sono moltissime).Poiché molte nascite nonvengono registrate all'ana-grafe è impossibile stabili-re il numero di minori ven-duti dai propri genitori.

Inserto a cura di Sandro Ridolf i

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La Cambogia modernae la finta democraziaCorruzione e mancato rispetto dei diritti umani sono simboli di un paese in cui l’illegalità è consuetudine