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C. Baruffi D. Castellari M. De Rosa L. Montanari Genitori in azione! Indicazioni e strategie efficaci per educare i figli

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«Che mestiere difficile quello del genitore… Ma è anche il più bello!». Il motivo di questa difficoltà sta nel fatto che non lo si può apprendere sui libri di scuola o studiando, non esistono regole universali, né indicazioni precise che vadano bene per tutti. E allora da chi imparare? Come fare? Esistono strategie efficaci? http://www.paoline.it/blog/famiglia/591-genitori-in-azione-famiglia.html

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Che cosa vuol dire essere genitori efficaci e creativi? Credia-mo significhi soprattutto essere in grado di affrontare le varie si-tuazioni della vita familiare con le modalità educative, relazionali e comunicative più adeguate ai propri figli.

Questo testo prende in considerazione le situazioni e le diffi-coltà più frequenti nel rapporto con i figli, partendo dai loro biso-gni educativi, passando attraverso la gestione delle emozioni, la comunicazione, l’ascolto e arrivando ai temi sempre « caldi » dei capricci e dell’educazione a tavola; contesti quotidiani in cui spes-so si rischiano errori e fraintendimenti, discussioni e conflitti.

Gli autori, tutti formatori e consulenti CREAtiv, ne propongo-no una lettura immediata ma approfondita, fornendo indicazioni, consigli e strategie per genitori che non si stancano mai di metter-si… in azione!

Carlo Baruffi è docente di Scienze della formazione presso l’Università Cat-tolica di Brescia e di Educare ai media presso la Libera Università di Bolzano.

Daniele Castellari, insegnante, attore e regista teatrale, è membro dell’équi-pe del Creative Learning Method (CLM) e coautore di SOS creatività (Paoline 2013).

MiMMo De rosa, counselor educativo-relazionale, è esperto anche in tecniche di animazione. è coautore di Il mondo in una stanza (Paoline 2013).

lara Montanari, psicologa e psicoterapeuta, è consulente e formatrice per realtà educative e aziendali. Ha scritto libri sulla catechesi e sulla comunicazione. C.

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C. Baruffi • D. CastellariM. De Rosa • L. Montanari

Genitori in azione!Indicazioni e strategie efficaci per educare i figli

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1. GENITORE SI NASCEO SI DIVENTA?

In cosa consiste il compito educativo

Quando i bambini crescono e diventano adulti, capiscono subito che quello che gli avevano detto da bambini non è ve-ro, eppure riciclano ai loro figli l’antica bugia. E cioè che tut-ti vogliono consegnare ai bambini un mondo migliore; è un passaparola che dura da secoli, e il risultato è questa Terra, questa vescichetta d’odio. Perciò io, che sono una bambina in scadenza, penso:a) che i grandi non hanno più nulla da insegnarci;b) che sarebbe meglio se noi prendessimo le decisioni, e i te-mi scolastici contro la guerra li scrivessero loro;c) che dovrebbero smettere di fare i film dove la giustiziatrionfa e farla trionfare subito all’uscita del cinema. Ebbene sì, sono polemica.

A questo punto è ora che vi presenti la mia famiglia.

Mio papà si chiama Fausto, è alto, magro e meteopatico. Sa-rebbe un bell’uomo, ma ha pochi capelli e cerca di masche-rarlo col riporto. Ha arruolato duemila capelli che vivevano vicino all’orecchio sinistro e li ha costretti a emigrare nel de-serto dell’emisfero destro, formando una sciarpa di peli che appiccica al cranio con un’overdose di brillantina. Ma col vento il riporto cede e sboccia una lunga orecchia da cocker che pende sulla spalla, o fluttua nell’aere.

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Di mestiere papà fa il pensionato, ma anche l’avvocato difen-sore di oggetti. Ha un capannone di roba usata, non butta via niente. Dice che non è giusto chiamare vecchie le cose: perché vivranno più di noi. Se ce ne sbarazziamo e le sostituiamo troppo presto, soffrono. Quindi lui aggiusta e ripara e rimon-ta e riavvia. È l’unico in tutta la zona che cura biciclette peda-lopatiche, radio afone, lavatrici asmatiche e caffettiere impo-tenti. Ha una borsa di attrezzi magica. Dice che l’uomo è stato creato padrone della Terra, ma gli manca una cosa fondamen-tale: una borsa di attrezzi per riaggiustarsi. Ah, sospira, se ci fosse un cacciavite per togliere le idee sbagliate e un martello per fissare le buone intenzioni, una chiave inglese per stringe-re per sempre l’amore e una sega per tagliare col passato! Ma questa attrezzeria non ce l’hanno data e, dopo aver tentenna-to e scricchiolato, prima o poi ci romperemo.

Mia madre, che è abbastanza religiosa, non vuole che lui parli così. Si chiama Emma e non è più bellissima, è un po’ sciupa-ta, a voler essere precisi sembra una bustina da tè usata. Però ha delle belle gambe e fa sempre un buon odore di caffè e da-do da brodo. Era commessa in un negozio che è stato sbrana-to da un supermercato, e ora lavora per noi. È una brava casa-linga e una cuoca eccellente, le sue specialità sono le Patatine canore, la Frittata disperata e soprattutto il Polpettone Yester-day. Dentro ci ricicla tutto: la scaloppina di ieri e il prosciutto della merenda scolastica, le zampe della gallina e la coccia del formaggio. Il nonno dice che, quando morirà, la mamma lo inumerà in un polpettone, dentiera compresa.Mamma Emma è buona, ma è drogata. È larmotossica, cioè non può stare a lungo senza piangere, registra le soap opera

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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per poterle guardare da sola la notte zigando come un caima-no. Vede sempre le stesse puntate di una serie che si chiama Eternal Love, dove ci sono due che provano a sposarsi un centinaio di volte e ogni volta capita una sfiga peggio dell’al-tra e alla fine lui resta sulla sedia a rotelle e lei incinta di un altro, eppure ce la fanno e quando vanno all’altare la mam-ma piange a scrosci. Ha visto quella roba più volte che la schiena di papà a letto, eppure piange ancora.Non vorrei mai che finisse quello che finisce bene, ha detto una volta.Dimenticavo: mamma ha smesso di fumare da molti anni ma continua a fumare sigarette immaginarie. A tavola deve es-serci sempre un portacenere perché lei possa metterci la ce-nere immaginaria e se le diciamo mamma smettila non fuma-re a tavola, lei si scusa e fa finta di spegnerla.Detto così è strano, ma ci si abitua.

(da Margherita Dolcevita di Stefano Benni)

Essere genitore… la sfida più impegnativa

Essere genitore o fare il genitore? Si nasce o si diventa genitore? Genitori amiconi o genitori severi? Si impara a fare il genitore o è una condizione innata, naturale? Sono un bravo genitore oppure…

Quanti quesiti, quante domande… le stesse di sempre, o for-se no, perché i tempi cambiano, i genitori pure. Quesiti e doman-de che stimolano alcune considerazioni su ciò che si vive oggi.

Diventare genitore è un evento sempre più raro. Si diventa genitore « con calma », lo si diventa sempre più tardi, in età avanzata rispetto a qualche decennio fa.

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Diventare genitore oggi fa sviluppare attese molto elevate nei confronti dei figli o dell’unico figlio. Avere un figlio oggi, nella nostra cultura, è « un’occasione unica » e in quanto tale non si può sbagliare come genitore.

Il figlio diventa, per i genitori, un modo per realizzare le pro-prie attese e aspettative, i propri sogni e desideri. Il figlio espri-me una nuova forma di realizzazione dell’adulto nel segno del controllo, diventa una nuova forma di « possesso » (« È mio e fa quello che voglio io, per realizzare quello che non ho mai potu-to realizzare io »).

Il figlio è, per la coppia di genitori, il primo momento evolu-tivo della famiglia: il rito di passaggio all’età adulta, la prova per eccellenza nel vivere la vita.

Quale dovrebbe essere tuttavia il compito dei genitori e qua-le dovrebbe essere l’obiettivo di una coppia di genitori nei con-fronti del proprio figlio?

La risposta può essere semplice: educare all’autonomia, ma dobbiamo approfondire i due concetti chiave come educare e autonomia.

Il primo, educare. Esiste tutta una letteratura che può aiuta-re a conoscere in profondità il significato di questo termine. Ci limitiamo a spiegarne il significato e a esprimere alcune conside-razioni. Educare è un termine che deriva dal latino e-ducere, che significa « trarre fuori, allevare, condurre ». « In generale, pro-muovere, con l’insegnamento e con l’esempio, lo sviluppo delle facoltà intellettuali, estetiche e delle qualità morali di una perso-na » (Enciclopedia Treccani on-line). Nel suo significato etimo-logico viene espresso il concetto come « aiutare con opportuna disciplina a mettere in atto, a svolgere le buone inclinazioni dell’animo e le potenze della mente e a combattere le inclinazio-

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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nare con gli altri, vivere l’affettività in modo adeguato, saper ri-spettare l’altro.

Essere autonomi quindi significa essere in grado di governa-re se stessi e di determinare il proprio destino; essere in grado di assumersi la responsabilità delle proprie azioni e dei propri sen-timenti e di abbandonare i modelli di comportamento ingiustifi-cati e non adatti al « qui e ora ».

« Ogni uomo, in definitiva, decide di sé. E, in ultima analisi, l’e-ducazione deve essere educazione al saper decidere » (Victor Frankl).

Gli ingredienti dell’autonomia

« Una persona realmente autonoma è quella che dimostra di possedere o recuperare tre capacità: consapevolezza, spontaneità, intimità » (Eric Berne).

Consapevolezza

Significa sapere cosa sta accadendo ora. Chi è autonomo è anche consapevole e comincia a sentire, vedere, odorare, tocca-re, gustare, studiare; in una parola a valutare la realtà in modo indipendente.

Si è liberato dei pregiudizi che deformano il nostro modo di percepire il presente e ha, con la realtà, un suo modo di contat-to genuino e personale.

Chi è consapevole, è pienamente presente e veramente atten-to. La sua mente e il suo corpo rispondono all’unisono – « qui e ora » – così che non fa qualcosa concentrando nel frattempo la sua attenzione su qualcosa d’altro. Le persone consapevoli san-

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no dove stanno, cosa stanno facendo e quali sentimenti provano in proposito.

Spontaneità

Consiste nella libertà di scelta fra l’intera gamma di compor-tamenti e sentimenti della persona.

Una persona autonoma è spontanea, flessibile, non folle-mente impulsiva; vede tutte le scelte che può fare e adotta il comportamento che le sembra più opportuno, in rapporto alla situazione e ai propri scopi personali.

Essere spontanei vuol dire essere liberi, fare proprie scelte personali accettandone la responsabilità; significa liberarsi della spinta a vivere secondo uno stile predeterminato e imparare ad affrontare situazioni nuove, a esplorare nuovi modi di pensare, di sentire, di reagire.

Intimità

È l’espressione dei sentimenti di calore, di tenerezza, di co-munione con gli altri. La persona autonoma, quando crede che sia il caso, affronta il rischio dell’amicizia e dell’intimità.

Sviluppando la nostra capacità di intimità diventiamo più aperti, impariamo a lasciarci andare e a essere più trasparenti, facciamo cadere alcune nostre maschere.

Alla persona autonoma interessa « essere »; interessa espri-mere tutte le proprie capacità e incoraggia gli altri a fare altret-tanto; interessa proiettare le proprie possibilità nel futuro, con obiettivi realistici che danno scopo alla vita, sacrificandoli solo quando è in gioco qualcosa che ha maggior valore, almeno se-

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condo il proprio sistema di valutazione. Non interessa avere di più, ma essere di più.

Allora l’obiettivo dell’educare è favorire in maniera efficace una crescita libera, autentica e uno sviluppo armonioso della personalità dell’individuo e della persona. Educare è condurre all’autonomia.

Come educare i bambini all’autonomia?

Mangiare da solo lo aiuta a sviluppare la manualità e la stima di sé. Apparecchiare la tavola e rastrellare le foglie in giardino sono esercizi utilissimi di pre-scrittura. Saltare la corda e far rim-balzare la palla contro il muro allenano l’intelligenza musicale. Diverse attività quotidiane possono allenare i bambini ad acqui-sire autonomia e a sviluppare diverse intelligenze.

All’interno della realtà protetta della vita familiare e sotto la guida dei genitori, il bambino può sperimentare progressiva-mente le proprie capacità e competenze, venire messo alla pro-va, gestire successi e fallimenti, allenarsi alla vita.

Abituate vostro figlio alle piccole autonomie quotidiane

Non aspettate che i vostri figli siano grandi per farli mangia-re da soli, allacciarsi le scarpe, pettinarsi, vestirsi, lavarsi.

Un bambino ha bisogno di sentirsi competente, di sperimen-tare che « ce la può fare » e queste sono alcune tra le prime azio-ni in cui può fare da solo, anche sbagliando e perdendo tempo.

È importante che i genitori si concedano il tempo di lasciare ai figli il tempo per provare, senza cedere alla tentazione di fare

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loro perché fanno meglio o prima; un bambino che prova a fare da solo sta costruendo in quel momento la sua autostima e la fi-ducia in se stesso.

Fare e disfare sono un grande aiuto per imparare

È importante tenere presente che gli apprendimenti scolastici principali come leggere, scrivere e contare possono essere acqui-siti, consolidati e implementati non solo sui banchi di scuola o tra i libri ma anche attraverso esperienze concrete di vita quotidiana.

Un bambino che deve apparecchiare per quattro deve saper contare piatti, posate e bicchieri e gestire lo spazio della tavola co-me quello di un foglio. Se aiuta ad appaiare i calzini, impara a clas-sificare e raggruppare; se mentre passeggia è invitato a risolvere un piccolo problema costruito con gli elementi che lo circondano, impara a trasferire alla realtà le competenze matematiche; se rior-dina, di nuovo raggruppa e classifica e impara ad avere cura delle proprie cose e a esserne responsabile.

Chi non gioca non cresce

Oggi troppo spesso si sottovaluta o trascura il tempo per il gioco o si pensa che giocare significhi mettersi davanti alla tele-visione o al tablet e dedicarsi ai videogiochi, che spesso tra l’al-tro abbassano la capacità di attenzione e concentrazione.

I bambini, di qualunque età, hanno invece il bisogno e la vo-glia di giocare: giochi di ruolo, di movimento, di società, simbo-lici, ma anche giochi liberi e non strutturati con cui sfogare emo-zioni, fatiche, tensioni e anche relazionarsi con gli altri, lo spazio, gli oggetti.

Questo testo è un'anteprima del libro. Il numero delle pagine è limitato.

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Il gioco diverte, mette alla prova, sottopone a regole, fa spe-rimentare la vittoria e la sconfitta, insegna a competere e coope-rare, ad ascoltare ed esprimersi, a rispettare gli altri, a dare voce al proprio mondo interiore, non è un’attività con cui riempire il tempo quando non si sa cosa fare, ma un’attività prioritaria a cui dedicare tempo.

Se poi non solo si fanno giocare i propri figli ma si gioca con loro, allora davvero il gioco è fatto!

Abituate i vostri figli a fare i compiti da soli

Se si fanno sempre compiti con il proprio figlio, invece di aiutarlo si corre il rischio di impigrirlo, inoltre il bambino finisce per convincersi di essere incapace di lavorare da solo, e diminui-sce così la sua autostima.

È importante quindi, in modo graduale e progressivo, allena-re i propri figli a organizzare e gestire da soli i compiti, aiutandoli a strutturare il tempo e dichiarandosi disponibili all’aiuto e alla verifica ma ampliando un po’ alla volta i tempi di autonomia.

In questo modo inoltre, lasciando la responsabilità dei compi-ti nelle mani dell’alunno, si evita che il momento dei compiti di-venti un campo di battaglia in cui genitori e figli si sfidano a brac-cio di ferro, conflitti, liti, che finiscono per rovinare la relazione e rendere il momento dei compiti un tempo temuto e fonte di litigi.

Tempo libero, tra impegni e libertà

È positivo che i bambini abbiano l’opportunità di coltivare passioni, interessi e inclinazioni in attività extrascolastiche spor-tive, espressive, musicali ecc., anche per sperimentare linguaggi

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Indice

Introduzione pag. 5

1. GENITORE SI NASCE O SI DIVENTA? In cosa consiste il compito educativo » 11

Essere genitore… la sfida più impegnativa » 13 Gli ingredienti dell’autonomia » 17 Come educare i bambini all’autonomia? » 19

2. UNA, NESSUNA, CENTOMILA DOMANDE… I bisogni educativi dei bambini » 23

Cosa sono i bisogni? » 25 I bisogni dei bambini di oggi » 26 Quali bisogni » 27

Come non rispondere ai bisogni educativi dei bambini: luoghi comuni ed errori » 36

Come rispondere ai bisogni educativi dei bambini: consigli e indicazioni » 43

3. EMOZIONI ALLO SPECCHIO Educare alle e nelle emozioni » 47

Educare alle emozioni, educare nelle emozioni » 49 Le emozioni: una bussola per la vita » 51 Emozioni: da dentro a fuori » 52 L’intelligenza emotiva » 55

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Le quattro emozioni di base: paura, rabbia, dolore, piacere… una palestra per la vita emotiva pag. 60

Dalla parte dei bambini » 62Dalla parte dei genitori » 64

4. PARLA…. TI ASCOLTO!Come gestire in modo efficacela comunicazione in famiglia » 70

È impossibile non comunicare… anche in famiglia » 71Quando la comunicazione non funziona » 72Gli errori nella comunicazione… conoscerli per evitarli » 74Ingredienti per una buona comunicazione » 75Strategie efficaci » 77

5. EDUCARE AD ASCOLTARE,ASCOLTARE PER EDUCARECome educare ed educarsi all’ascolto » 83

Io ascolto…, tu ascolti…, lui parla: il tempo del dialogo » 84Gli ostacoli all’ascolto » 88Cosa significa ascoltare… o prestare attenzione? » 91Ascoltare… come? Efficacemente » 93

6. SEMPRE CAPRICCI?!Comprendere e gestire i capricci dei bambini » 97

I capricci servono ai bambini e ai genitori » 100La scelta del sistema educativo » 101Come alimentare e propagare i capricci:

18 regole per... « rovinare » i vostri figli » 103Capricci… avanti tutta! Consigli per interventi efficaci » 104

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7. EDUCARE A TAVOLA Educare per e con il cibo pag. 111

Una sana cultura alimentare inizia a tavola » 113 Verso un percorso di educazione alimentare » 115

Abitudini alimentari scorrette ed errori comuni da evitare a tavola » 116

Consigli utili per una buona e corretta alimentazione » 119 Quando mangiare è (anche) un gioco! » 122

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Che cosa vuol dire essere genitori efficaci e creativi? Credia-mo significhi soprattutto essere in grado di affrontare le varie si-tuazioni della vita familiare con le modalità educative, relazionali e comunicative più adeguate ai propri figli.

Questo testo prende in considerazione le situazioni e le diffi-coltà più frequenti nel rapporto con i figli, partendo dai loro biso-gni educativi, passando attraverso la gestione delle emozioni, la comunicazione, l’ascolto e arrivando ai temi sempre « caldi » dei capricci e dell’educazione a tavola; contesti quotidiani in cui spes-so si rischiano errori e fraintendimenti, discussioni e conflitti.

Gli autori, tutti formatori e consulenti CREAtiv, ne propongo-no una lettura immediata ma approfondita, fornendo indicazioni, consigli e strategie per genitori che non si stancano mai di metter-si… in azione!

Carlo Baruffi è docente di Scienze della formazione presso l’Università Cat-tolica di Brescia e di Educare ai media presso la Libera Università di Bolzano.

Daniele Castellari, insegnante, attore e regista teatrale, è membro dell’équi-pe del Creative Learning Method (CLM) e coautore di SOS creatività (Paoline 2013).

MiMMo De rosa, counselor educativo-relazionale, è esperto anche in tecniche di animazione. è coautore di Il mondo in una stanza (Paoline 2013).

lara Montanari, psicologa e psicoterapeuta, è consulente e formatrice per realtà educative e aziendali. Ha scritto libri sulla catechesi e sulla comunicazione. C.

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